Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!!!!!
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!
La vox populi:
Boocrb • 3 ore fa
…Non ce ne uno che meriti fiducia in quest’immondezzaio di
partito. Nel gruppo direzionale, poi, l’ inganno, il tradimento e l’ insidia, sono l’ossigeno che li tiene in vita. L’ungulato toscano che
ha imitato e superato Bruto per impadronirsi
del potere scoprirà presto di quale genere di ofidi è circondato…
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stalky • 3 ore fa
ormai tra renzi e berlusconi le principali differenze sono censo e età, due uomini mediocri che devono le loro fortune a spregiudicatezza, intrighi e una buona dose di faccia tosta e di balle ben confezionate..
Purtroppo chi avrebbe avuto le capacità di far diventare l'Italia un paese normale non andava bene agli italiani, vil razza dannata
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Cesare Goffredo Granese • 3 ore fa
Dopo che tutti nel pd sono diventati Renziani,chi avrebbe il coraggio di proporre la candidatura di Prodi ? D'altro canto il padre dell'ulivo potrebbe iscriversi a M5S, dove sicuramente, nonostante i trascorsi, godrebbe di più simpatia e comunque sicuramente rischierebbe meno coltellate alle spalle.
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azure • 3 ore fa
Prodi conosciuto e per competenza e per serietà.Grillo?Chi è mai,costui?Qualcuno dice sia una comico.Un po' ricco questo sì.Per il resto solo flatus vocès.
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gabri • 3 ore fa
Il personalismo nella politica è già un controsenso, c'hanno fatto credere che i nomi il leaderismo fa parte della politica come avviene in Usa, ma alla fine vince sempre la finanza e al popolo lasciano il dream-american....una truffa colossale. La politica una volta applicata la democrazia i nomi i leaders i personalismi autoreferenziali a cosa servono se non alla antipolitica speculativa? i nomi non esistono in democrazia farlo vuole dire essere distratti cadendo nella truffa dell'antipolitica
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FacciamoPulizia • 3 ore fa
Torni in campo Prodi....2 Berlusconi al governo è il peggio degli incubi !!!
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Ugo Pelizzari • 3 ore fa
Non sono un estimatore "tout court", ma per il solo motivo di essere inviso a Berlusconi(e non solo), Prodi avrebbe meritato di essere PdR.
Il problema che, a 'sto punto come diceva Berta, dopo Nerone quello che verrà sarà sicuramente peggio....e questa storia, purtroppo non è una favola.
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Veritassaphinho • 3 ore fa
Prodi pdr, sarebbe la cigliegina sulla torta in questa fogna di paese. Non dimentichiamoci, che grazie a prodi ed al suo letamaio di governo 97/98 il precariato, il dumping salariale sono stati l' innesco alla situazione che c' oggi oltre ad essere stato il padre fondatore della troika. Comunque, che berlu non voglia prodi al quirinale sono solo depistaggi elettorali, senza prodi e d' alema non avrebbe potuto governare cosi tanto tempo, e messo adesso il loro nipotino renzi dove sta. Prodi, come dissero quando era presidente della commissione europea:, inutile, arrogante, malato di superbia , inefficiente, come del resto i suoi compari : berlu, monti,letta,ed il renzino
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bardotto Veritassaphinho • 3 ore fa
Prodi è apprezzato e stimato in tutto il mondo.
Lo stesso non si può dire di Grillo o Berlusconi.
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Enzo Perrucci • 4 ore fa
spiegate alla PICERNO CHE I 101 del pd contro prodi, erano RENZIni.
tutto il pd conosce i giochini di renzi,ma in un partito di cod4rd1,cosa possono fare.
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Boocrb • 3 ore fa
…Non ce ne uno che meriti fiducia in quest’immondezzaio di
partito. Nel gruppo direzionale, poi, l’ inganno, il tradimento e l’ insidia, sono l’ossigeno che li tiene in vita. L’ungulato toscano che
ha imitato e superato Bruto per impadronirsi
del potere scoprirà presto di quale genere di ofidi è circondato…
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stalky • 3 ore fa
ormai tra renzi e berlusconi le principali differenze sono censo e età, due uomini mediocri che devono le loro fortune a spregiudicatezza, intrighi e una buona dose di faccia tosta e di balle ben confezionate..
Purtroppo chi avrebbe avuto le capacità di far diventare l'Italia un paese normale non andava bene agli italiani, vil razza dannata
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Cesare Goffredo Granese • 3 ore fa
Dopo che tutti nel pd sono diventati Renziani,chi avrebbe il coraggio di proporre la candidatura di Prodi ? D'altro canto il padre dell'ulivo potrebbe iscriversi a M5S, dove sicuramente, nonostante i trascorsi, godrebbe di più simpatia e comunque sicuramente rischierebbe meno coltellate alle spalle.
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azure • 3 ore fa
Prodi conosciuto e per competenza e per serietà.Grillo?Chi è mai,costui?Qualcuno dice sia una comico.Un po' ricco questo sì.Per il resto solo flatus vocès.
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gabri • 3 ore fa
Il personalismo nella politica è già un controsenso, c'hanno fatto credere che i nomi il leaderismo fa parte della politica come avviene in Usa, ma alla fine vince sempre la finanza e al popolo lasciano il dream-american....una truffa colossale. La politica una volta applicata la democrazia i nomi i leaders i personalismi autoreferenziali a cosa servono se non alla antipolitica speculativa? i nomi non esistono in democrazia farlo vuole dire essere distratti cadendo nella truffa dell'antipolitica
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FacciamoPulizia • 3 ore fa
Torni in campo Prodi....2 Berlusconi al governo è il peggio degli incubi !!!
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Ugo Pelizzari • 3 ore fa
Non sono un estimatore "tout court", ma per il solo motivo di essere inviso a Berlusconi(e non solo), Prodi avrebbe meritato di essere PdR.
Il problema che, a 'sto punto come diceva Berta, dopo Nerone quello che verrà sarà sicuramente peggio....e questa storia, purtroppo non è una favola.
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Veritassaphinho • 3 ore fa
Prodi pdr, sarebbe la cigliegina sulla torta in questa fogna di paese. Non dimentichiamoci, che grazie a prodi ed al suo letamaio di governo 97/98 il precariato, il dumping salariale sono stati l' innesco alla situazione che c' oggi oltre ad essere stato il padre fondatore della troika. Comunque, che berlu non voglia prodi al quirinale sono solo depistaggi elettorali, senza prodi e d' alema non avrebbe potuto governare cosi tanto tempo, e messo adesso il loro nipotino renzi dove sta. Prodi, come dissero quando era presidente della commissione europea:, inutile, arrogante, malato di superbia , inefficiente, come del resto i suoi compari : berlu, monti,letta,ed il renzino
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bardotto Veritassaphinho • 3 ore fa
Prodi è apprezzato e stimato in tutto il mondo.
Lo stesso non si può dire di Grillo o Berlusconi.
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Enzo Perrucci • 4 ore fa
spiegate alla PICERNO CHE I 101 del pd contro prodi, erano RENZIni.
tutto il pd conosce i giochini di renzi,ma in un partito di cod4rd1,cosa possono fare.
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!
giovanni bacco • 4 ore fa
La Boschi sarebbe meglio! sai che figata!
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giancarlo r • 4 ore fa
Che renzino fosse il capo bastone promotore della vigliaccata dei 101 ai danni del fondatore del pd erà già un sospetto molto fondato prima.
Ora è certezza dopo che renzino stesso: 1) ha escluso categoricamente che, quando di recente il governo è andato sotto al Senato, si sia ripetuta la porcata dei 101 (lui infatti sa bene come andarono le cose in allora); 2) non ha avuto nessuna titubanza, anzi, a "rassicurare" b su Prodi.
Che squallore!
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zioJay • 4 ore fa
"patto contro di me? sai che sorpresa."
un genio.
tanto gli italioti dal cervello supersonico si sono già bevuti un annetto di Renzi, chissà quanto gli ci vorrà al loro cervello supersonico per realizzare il bidone
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angela zioJay • 4 ore fa
ma dai...lo sanno e come...la storia della speranza è un'altra fufa...si vergognano di sostenerli...ma per la viltà che distingue il popolo italiano si coprono di scuse...anzichè di vergogna
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Gino • 4 ore fa
E' l'unica cosa sensata, un distruttore di aziende pubbliche, un distruttore di aziende private italiane quando era presidente in europa, se ci mangiamo il grano e tutti gli altri cereali altamente inquinati che arrivano da ucraina e paesi ex (gloriosi?) sovietici, possiamo solo ringraziarlo. La sua lungimiranza per la distruzione del bene pubblico non ha confini ed in ultimo confidente del dittatore kazako. proprio una bella carriera esaltata da cittadini miopi. Per qualcuno merita un'altarino in casa. De Profundis.
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stalky Gino • 3 ore fa
Veramente il grano (da sempre), lo compriamo soprattutto da Canada e Argentina, e anche mettessimo a grano pure il suo salotto non basterebbe ai nostri consumi, torni nel ventennio, vah (quando gli italiani erano 20 milioni di meno e morivano di fame nonostante la battaglia del grano e le importazioni)
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angela Gino • 4 ore fa
che le succede?
battuto? chieda a qualcuno che la porti al pronto soccorso o chiami il 118...
nn ci faccia sapere...sa, è sabato sera
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antonia 46 • 4 ore fa
ma uno, dico uno, con una faccia decente no?? e che caspita, abbiamo i politici più racchioni del mondo
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angela antonia 46 • 4 ore fa
e fossero solo racchioni...sarebbe un peccato veniale
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patrizia angela • 3 ore fa
Non dirmi che sei andata più .... in profondità!
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La Boschi sarebbe meglio! sai che figata!
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giancarlo r • 4 ore fa
Che renzino fosse il capo bastone promotore della vigliaccata dei 101 ai danni del fondatore del pd erà già un sospetto molto fondato prima.
Ora è certezza dopo che renzino stesso: 1) ha escluso categoricamente che, quando di recente il governo è andato sotto al Senato, si sia ripetuta la porcata dei 101 (lui infatti sa bene come andarono le cose in allora); 2) non ha avuto nessuna titubanza, anzi, a "rassicurare" b su Prodi.
Che squallore!
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zioJay • 4 ore fa
"patto contro di me? sai che sorpresa."
un genio.
tanto gli italioti dal cervello supersonico si sono già bevuti un annetto di Renzi, chissà quanto gli ci vorrà al loro cervello supersonico per realizzare il bidone
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angela zioJay • 4 ore fa
ma dai...lo sanno e come...la storia della speranza è un'altra fufa...si vergognano di sostenerli...ma per la viltà che distingue il popolo italiano si coprono di scuse...anzichè di vergogna
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Gino • 4 ore fa
E' l'unica cosa sensata, un distruttore di aziende pubbliche, un distruttore di aziende private italiane quando era presidente in europa, se ci mangiamo il grano e tutti gli altri cereali altamente inquinati che arrivano da ucraina e paesi ex (gloriosi?) sovietici, possiamo solo ringraziarlo. La sua lungimiranza per la distruzione del bene pubblico non ha confini ed in ultimo confidente del dittatore kazako. proprio una bella carriera esaltata da cittadini miopi. Per qualcuno merita un'altarino in casa. De Profundis.
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stalky Gino • 3 ore fa
Veramente il grano (da sempre), lo compriamo soprattutto da Canada e Argentina, e anche mettessimo a grano pure il suo salotto non basterebbe ai nostri consumi, torni nel ventennio, vah (quando gli italiani erano 20 milioni di meno e morivano di fame nonostante la battaglia del grano e le importazioni)
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angela Gino • 4 ore fa
che le succede?
battuto? chieda a qualcuno che la porti al pronto soccorso o chiami il 118...
nn ci faccia sapere...sa, è sabato sera
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antonia 46 • 4 ore fa
ma uno, dico uno, con una faccia decente no?? e che caspita, abbiamo i politici più racchioni del mondo
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angela antonia 46 • 4 ore fa
e fossero solo racchioni...sarebbe un peccato veniale
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patrizia angela • 3 ore fa
Non dirmi che sei andata più .... in profondità!
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!
Un eroe dei nostri tempi
(Marco Travaglio).
03/08/2014 di triskel182
Se la politica italiana fosse un fumetto, e non un filmaccio trash-horror, Piero Grasso sarebbe Gastone, il cugino fortunato di Paperino. E non solo perché uno del suo livello sia assurto nientemeno che alla seconda carica dello Stato. Ma per tutto il resto della carriera, di magistrato e poi di politico. Una CONTINUA altalena fra pochi atti nobili, come la sentenza del maxi-processo alla Cupola scritta nel 1987 da giudice a latere, o come il rifiuto di salvare Mancino dall’inchiesta sulla Trattativa su richiesta del Colle; e molti slalom a zigzag per non scontentare nessuno.Come il rifiuto di firmare nel 1980, giovane pm a Palermo, gli ordini di cattura per il clan Gambino-Spatola-Inzerillo spiccati dal procuratore Gaetano Costa, lasciato solo e assassinato poco dopo. Come la mancata firma sull’APPELLO contro l’assoluzione di Andreotti e la guerra aperta ai pm “caselliani” nei cinque anni di procuratore a Palermo. Come l’ascesa a Procuratore Antimafia grazie a tre leggi targate B. che eliminavano il suo concorrente Caselli.
Come l’incredibile proposta di premiare il Caimano per la presunta lotta alla mafia. L’ultimo colpo di fortuna l’anno scorso, appena entrato A PALAZZO Madama: presidente del Senato grazie a Pd, Sel e alcuni dissidenti 5 Stelle, comprensibilmente terrorizzati dal suo rivale Schifani. Da allora Piero l’Equilibrista non ha fatto che barcamenarsi per piacere a tutti o almeno non dispiacere a nessuno. Poi la scorsa settimana è finalmente giunto il redde rationem: la controriforma del Senato, osteggiata dalle opposizioni con 7800 emendamenti. Le opzioni erano solo due: o applicare la Costituzione, o cedere alle pressioni ricattatorie del premier, del Pd e del Quirinale al seguito. La Costituzione è chiarissima: “La procedura normale di esame e approvazione diretta… è sempre adottata per i disegni di legge in materia costituzionale” (art.72). Non c’è regolamento che tenga: niente ghigliottine, tagliole, canguri o altre specie faunistiche per strozzare il dibattito. Ma osservando la Carta si sarebbe discusso per mesi, com’è normale per una riforma che ne MODIFICA ben 47 articoli su 139 (oltre un terzo), e la Trojka Renzi-B.-Napolitano non voleva. Sulle prime, Grasso ha provato a fare la cosa che gli riesce meglio: l’anguilla. Poi, richiamato all’ordine (vale sempre la minaccia della Serracchiani quando lui si disse timidamente critico sul nuovo Senato: “Si ricordi chi l’ha messo lì”), ha dovuto scegliere. Indovinate per quale opzione? Che domande: quella del più forte. Il prof. Giannuli ha spiegato bene sul blog di Grillo le procedure irregolari e truffaldine con cui il Senato ha votato il cuore della controriforma: la non elettività dei 100 senatori nominati. Prima lo spacchettamento dell’emendamento De Petris sull’elettività delle Camere, per aggirare l’obbligo di voto segreto che avrebbe mandato sotto il governo. Poi l’uso illegittimo del “canguro” per radere al suolo 1400 emendamenti ritenuti simili a quello illegittimamente bocciato (seguiti a ruota, con lo stesso trucco da magliari, da altri 3mila, con dentro 120 voti segreti obbligatori e dunque tagliati). Ancora la promessa di voto segreto su alcuni emendamenti Mucchetti, fatta al mattino e rimangiata la sera. Infine il capolavoro: voto palese pure sull’emendamento Candiani che, a fronte della riduzione dei senatori a meno di un terzo, prevedeva un sacrosanto taglio dei deputati. Respinto anche quello: così il premier-padrone controllerà 354 deputati (grazie al mega-premio dell’Italicum) e gli basteranno 9 senatori su 100 per eleggersi un presidente della Repubblica di stretta osservanza e due terzi della Consulta di stretta obbedienza. Sel e Lega intanto continuano ad abbaiare ma smettono di mordere, in cambio di un ritocchino al ribasso dell’Italicum sulle soglie di ACCESSO alla Camera. E quei pochi che ancora protestano Grasso li minaccia di sgombero da parte della “polizia” (s’è poi scoperto che parlava dei commessi d’aula). Resterà agli annali il suo ordine perentorio “sequestrate quel canguro di peluche!”, imperituro reperto di un’epoca. L’epoca in cui un Parlamento illegittimo cambiava la Costituzione con procedure illegali. E meno male che il presidente del Senato era un MAGISTRATO.
Da Il FATTO Quotidiano del 03/08/2014.
(Marco Travaglio).
03/08/2014 di triskel182
Se la politica italiana fosse un fumetto, e non un filmaccio trash-horror, Piero Grasso sarebbe Gastone, il cugino fortunato di Paperino. E non solo perché uno del suo livello sia assurto nientemeno che alla seconda carica dello Stato. Ma per tutto il resto della carriera, di magistrato e poi di politico. Una CONTINUA altalena fra pochi atti nobili, come la sentenza del maxi-processo alla Cupola scritta nel 1987 da giudice a latere, o come il rifiuto di salvare Mancino dall’inchiesta sulla Trattativa su richiesta del Colle; e molti slalom a zigzag per non scontentare nessuno.Come il rifiuto di firmare nel 1980, giovane pm a Palermo, gli ordini di cattura per il clan Gambino-Spatola-Inzerillo spiccati dal procuratore Gaetano Costa, lasciato solo e assassinato poco dopo. Come la mancata firma sull’APPELLO contro l’assoluzione di Andreotti e la guerra aperta ai pm “caselliani” nei cinque anni di procuratore a Palermo. Come l’ascesa a Procuratore Antimafia grazie a tre leggi targate B. che eliminavano il suo concorrente Caselli.
Come l’incredibile proposta di premiare il Caimano per la presunta lotta alla mafia. L’ultimo colpo di fortuna l’anno scorso, appena entrato A PALAZZO Madama: presidente del Senato grazie a Pd, Sel e alcuni dissidenti 5 Stelle, comprensibilmente terrorizzati dal suo rivale Schifani. Da allora Piero l’Equilibrista non ha fatto che barcamenarsi per piacere a tutti o almeno non dispiacere a nessuno. Poi la scorsa settimana è finalmente giunto il redde rationem: la controriforma del Senato, osteggiata dalle opposizioni con 7800 emendamenti. Le opzioni erano solo due: o applicare la Costituzione, o cedere alle pressioni ricattatorie del premier, del Pd e del Quirinale al seguito. La Costituzione è chiarissima: “La procedura normale di esame e approvazione diretta… è sempre adottata per i disegni di legge in materia costituzionale” (art.72). Non c’è regolamento che tenga: niente ghigliottine, tagliole, canguri o altre specie faunistiche per strozzare il dibattito. Ma osservando la Carta si sarebbe discusso per mesi, com’è normale per una riforma che ne MODIFICA ben 47 articoli su 139 (oltre un terzo), e la Trojka Renzi-B.-Napolitano non voleva. Sulle prime, Grasso ha provato a fare la cosa che gli riesce meglio: l’anguilla. Poi, richiamato all’ordine (vale sempre la minaccia della Serracchiani quando lui si disse timidamente critico sul nuovo Senato: “Si ricordi chi l’ha messo lì”), ha dovuto scegliere. Indovinate per quale opzione? Che domande: quella del più forte. Il prof. Giannuli ha spiegato bene sul blog di Grillo le procedure irregolari e truffaldine con cui il Senato ha votato il cuore della controriforma: la non elettività dei 100 senatori nominati. Prima lo spacchettamento dell’emendamento De Petris sull’elettività delle Camere, per aggirare l’obbligo di voto segreto che avrebbe mandato sotto il governo. Poi l’uso illegittimo del “canguro” per radere al suolo 1400 emendamenti ritenuti simili a quello illegittimamente bocciato (seguiti a ruota, con lo stesso trucco da magliari, da altri 3mila, con dentro 120 voti segreti obbligatori e dunque tagliati). Ancora la promessa di voto segreto su alcuni emendamenti Mucchetti, fatta al mattino e rimangiata la sera. Infine il capolavoro: voto palese pure sull’emendamento Candiani che, a fronte della riduzione dei senatori a meno di un terzo, prevedeva un sacrosanto taglio dei deputati. Respinto anche quello: così il premier-padrone controllerà 354 deputati (grazie al mega-premio dell’Italicum) e gli basteranno 9 senatori su 100 per eleggersi un presidente della Repubblica di stretta osservanza e due terzi della Consulta di stretta obbedienza. Sel e Lega intanto continuano ad abbaiare ma smettono di mordere, in cambio di un ritocchino al ribasso dell’Italicum sulle soglie di ACCESSO alla Camera. E quei pochi che ancora protestano Grasso li minaccia di sgombero da parte della “polizia” (s’è poi scoperto che parlava dei commessi d’aula). Resterà agli annali il suo ordine perentorio “sequestrate quel canguro di peluche!”, imperituro reperto di un’epoca. L’epoca in cui un Parlamento illegittimo cambiava la Costituzione con procedure illegali. E meno male che il presidente del Senato era un MAGISTRATO.
Da Il FATTO Quotidiano del 03/08/2014.
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!
Di questo articolo di Alberto Alesina condivido molto. Ma è solo una parte del problema economico che abbiamo di fronte. La scelta di Renzi di anticipare le riforme istituzionali rispetto a quelle economiche sono condivise dalla base renziana, soprattutto di sinistra. E questo è una fonte di rottura della sinistra ex Pci, Pds, Ds.
TEMPI DELLE RIFORME, L’ESEMPIO DI MADRID
Se parlassimo un po’ spagnolo
di Alberto Alesina
Nei primi mesi del suo governo, Matteo Renzi si è impegnato su due fronti.
Il primo, le riforme istituzionali; l’altro, una discussione con l’Europa sulle regole di bilancio. Evidentemente queste erano, nella sua strategia, le condizioni necessarie per iniziare l’annunciata «mini rivoluzione» economica basata su meno tasse, più flessibilità, piu concorrenza, meno spesa pubblica.
Le due fondamenta della sua strategia stanno però franando.
Nonostante i primi risultati sul Senato, in tema di riforme l’atmosfera resta tesa e la strada ancora lunga.
E sull’Europa? Da queste colonne si è ripetuto spesso che quel che l’Italia avrebbe dovuto fare da tempo era presentarsi a Bruxelles con un piano preciso di riforme economiche che includessero tagli di imposte sul lavoro con una riforma strutturale del mercato sempre del lavoro, accompagnato da riduzioni di spesa.
==================================================
L’Europa avrebbe potuto concedere un po’ più di flessibilità sui vincoli. Invece di far questo, Renzi ha cercato con la sua simpatia di «ingraziarsi» i partner del Nord Europa promettendo di rispettare i vincoli. Ma ancora non ha ottenuto quanto voleva.
==================================================
Purtroppo l’economia non aspetta.
Il Prodotto interno lordo (Pil) crescerà di qualche decimale dopo aver perso quasi il 10 per cento negli ultimi anni e la disoccupazione giovanile sale.
Renzi ha sbagliato la sequenza delle sue mosse. Doveva partire approfittando della luna di miele della vittoria elettorale alle Europee per presentare un coraggioso piano economico, farlo approvare a colpi di voti di fiducia e poi approdare a Bruxelles forte di questo e, dati alla mano, discutere di vincoli. Con qualche concessione dall’Europa e qualche risultato sull’economia, avrebbe poi potuto affrontare le riforme istituzionali da una posizione di forza.
In ottobre dovremo presentare i conti all’Unione europea. Sarà difficile rimanere sotto il 3 per cento nel rapporto deficit/Pil, con la crescita che è di poco sopra lo zero. Si mormora quindi di un’ulteriore manovra in autunno. Dato che chi doveva occuparsi di tagli alla spesa (Carlo Cottarelli) pare stia per dimettersi perché nessuno lo ascolta, questa manovra, se sarà necessaria, dovrà basarsi su nuove imposte, con effetti negativi per la crescita.
Renzi può quindi presentarsi a Bruxelles in queste condizioni e discutere di cifre decimali del rapporto deficit/Pil (si salveranno i famosi 80 euro?); oppure sfondare il tetto aprendo le procedure del caso e ottenere uno «sconto» dall’Europa. Ma per riuscirci senza spaventare i mercati e i partner Ue, il premier deve far partire qualche riforma. Per esempio quella del lavoro, dando a tutti il segnale che la politica economica italiana sta cambiando marcia. Certo, tutto ciò è facile a dirsi ma difficile a farsi; anche se, per esempio, la Spagna si è comportata meglio di noi sulla strada e sui tempi delle riforme.
Insomma, l’economia procede a ritmi molto più veloci delle riforme costituzionali e quando un Paese naviga sull’orlo di una crisi da debito, con mercati nervosi, la velocità degli eventi si impone all’economia. Bisogna accelerare. Il tempo non è scaduto ma Renzi deve rivedere l’ordine delle sue priorità.
2 agosto 2014 | 08:39
© RIPRODUZIONE RISERVATA
TEMPI DELLE RIFORME, L’ESEMPIO DI MADRID
Se parlassimo un po’ spagnolo
di Alberto Alesina
Nei primi mesi del suo governo, Matteo Renzi si è impegnato su due fronti.
Il primo, le riforme istituzionali; l’altro, una discussione con l’Europa sulle regole di bilancio. Evidentemente queste erano, nella sua strategia, le condizioni necessarie per iniziare l’annunciata «mini rivoluzione» economica basata su meno tasse, più flessibilità, piu concorrenza, meno spesa pubblica.
Le due fondamenta della sua strategia stanno però franando.
Nonostante i primi risultati sul Senato, in tema di riforme l’atmosfera resta tesa e la strada ancora lunga.
E sull’Europa? Da queste colonne si è ripetuto spesso che quel che l’Italia avrebbe dovuto fare da tempo era presentarsi a Bruxelles con un piano preciso di riforme economiche che includessero tagli di imposte sul lavoro con una riforma strutturale del mercato sempre del lavoro, accompagnato da riduzioni di spesa.
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L’Europa avrebbe potuto concedere un po’ più di flessibilità sui vincoli. Invece di far questo, Renzi ha cercato con la sua simpatia di «ingraziarsi» i partner del Nord Europa promettendo di rispettare i vincoli. Ma ancora non ha ottenuto quanto voleva.
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Purtroppo l’economia non aspetta.
Il Prodotto interno lordo (Pil) crescerà di qualche decimale dopo aver perso quasi il 10 per cento negli ultimi anni e la disoccupazione giovanile sale.
Renzi ha sbagliato la sequenza delle sue mosse. Doveva partire approfittando della luna di miele della vittoria elettorale alle Europee per presentare un coraggioso piano economico, farlo approvare a colpi di voti di fiducia e poi approdare a Bruxelles forte di questo e, dati alla mano, discutere di vincoli. Con qualche concessione dall’Europa e qualche risultato sull’economia, avrebbe poi potuto affrontare le riforme istituzionali da una posizione di forza.
In ottobre dovremo presentare i conti all’Unione europea. Sarà difficile rimanere sotto il 3 per cento nel rapporto deficit/Pil, con la crescita che è di poco sopra lo zero. Si mormora quindi di un’ulteriore manovra in autunno. Dato che chi doveva occuparsi di tagli alla spesa (Carlo Cottarelli) pare stia per dimettersi perché nessuno lo ascolta, questa manovra, se sarà necessaria, dovrà basarsi su nuove imposte, con effetti negativi per la crescita.
Renzi può quindi presentarsi a Bruxelles in queste condizioni e discutere di cifre decimali del rapporto deficit/Pil (si salveranno i famosi 80 euro?); oppure sfondare il tetto aprendo le procedure del caso e ottenere uno «sconto» dall’Europa. Ma per riuscirci senza spaventare i mercati e i partner Ue, il premier deve far partire qualche riforma. Per esempio quella del lavoro, dando a tutti il segnale che la politica economica italiana sta cambiando marcia. Certo, tutto ciò è facile a dirsi ma difficile a farsi; anche se, per esempio, la Spagna si è comportata meglio di noi sulla strada e sui tempi delle riforme.
Insomma, l’economia procede a ritmi molto più veloci delle riforme costituzionali e quando un Paese naviga sull’orlo di una crisi da debito, con mercati nervosi, la velocità degli eventi si impone all’economia. Bisogna accelerare. Il tempo non è scaduto ma Renzi deve rivedere l’ordine delle sue priorità.
2 agosto 2014 | 08:39
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!
L’APATIA DI FRONTE ALL’EMERGENZA
Non farsene una ragione
di Giuseppe De Rita
Tempo fa per andare oltre chi dissentiva o si allontanava da lui, Matteo Renzi usò un orgoglioso e definitivo «ce ne faremo una ragione». Sapeva che avrebbe ripetuto altre volte quella frase, ma certo non si aspettava che essa sarebbe diventata una ricorrente litania nazionale.
Se la ripresa, l’occupazione e i consumi non tornano a crescere, ce ne faremo una ragione; se crescono il «nero», l’economia sommersa e l’evasione fiscale, ce ne faremo una ragione; se non riusciremo a comprimere il nostro debito pubblico, ce ne faremo una ragione ; se la tecnoburocrazia europea ci prospetterà una qualche forma di rigoroso commissariamento, ce ne faremo una ragione; se dovremo accettare l’influenza di poteri forti e trasversali (europei e globalizzati, cinesi e tedeschi, bancari e telematici, ecc.), ce ne faremo una ragione; se la classe dirigente risulterà sempre più inadeguata, ce ne faremo una ragione; se per effetto di alcune riforme non avremo più Camere di commercio, Province, Comunità montane, Prefetture, ce ne faremo una ragione; se vinceranno le riforme di verticalizzazione del potere, ce ne faremo una ragione; se la questione meridionale uscirà dall’agenda del Paese, ce ne faremo una ragione; se qualche nostra impresa storica prescinde dall’Italia, ce ne faremo una ragione; se aumenta l’entità delle immigrazioni (un lago ormai, non un flusso) ce ne faremo una ragione; se il nostro sistema continua a occupare gli ultimi posti nelle graduatorie internazionali di modernità ed efficienza, ce ne faremo una ragione.
Chiunque frequenti giornali e televisione potrebbe aggiungere altre situazioni esemplari, magari con qualche nobile negazione o correzione; ma nel complesso resta l’impressione di una società ironicamente apatica, quasi che le cose che ci capitano siano più grandi di noi, non contrastabili dalla nostra cultura, per cui rifuggiamo da un atteggiamento proattivo ed esprimiamo un realistico adattamento.
Si può quindi arrivare alla ipotesi che la frase di Renzi citata all’inizio non sia l’avvio di un’onda di moda, ma piuttosto la messa in circuito di un diffuso impotente disincanto.
Forse il declino della lunga cavalcata del «fai da te» (che ha per decenni fatto da base allo sviluppo italiano) ha lasciato il campo a una forma sbiadita ed estenuata di soggettività individuale, che diventa un rinserramento in se stessi e un’apatica indifferenza, molto lontana da quell’orgoglio di essere artefici del proprio destino che ci ha supportato nel recente passato.
C’è spazio per invertire questa tendenza e riproporre quell’orgogliosa catena di impegni che ci ha fatto grandi nella seconda metà del secolo scorso? Non c’è dubbio che la giovinezza orgogliosa di un premier e la sua voglia di essere artefice solitario dei comuni destini sono un input giusto per far capire cosa si voglia anche dal sentire della gente. Ma di solito la gente non vede come proprio obbligato paradigma l’impeto di chi comanda, preferisce delegare, stare a guardare, aspettare, sommergersi in una moltitudine adattativa e deresponsabilizzata. È una prospettiva forse più grave degli avvisi di calamità che si rincorrono in queste settimane. E sarà anche più difficile farsene una ragione.
1 agosto 2014 | 07:54
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/editoriali/14_ag ... 05fa.shtml
Non farsene una ragione
di Giuseppe De Rita
Tempo fa per andare oltre chi dissentiva o si allontanava da lui, Matteo Renzi usò un orgoglioso e definitivo «ce ne faremo una ragione». Sapeva che avrebbe ripetuto altre volte quella frase, ma certo non si aspettava che essa sarebbe diventata una ricorrente litania nazionale.
Se la ripresa, l’occupazione e i consumi non tornano a crescere, ce ne faremo una ragione; se crescono il «nero», l’economia sommersa e l’evasione fiscale, ce ne faremo una ragione; se non riusciremo a comprimere il nostro debito pubblico, ce ne faremo una ragione ; se la tecnoburocrazia europea ci prospetterà una qualche forma di rigoroso commissariamento, ce ne faremo una ragione; se dovremo accettare l’influenza di poteri forti e trasversali (europei e globalizzati, cinesi e tedeschi, bancari e telematici, ecc.), ce ne faremo una ragione; se la classe dirigente risulterà sempre più inadeguata, ce ne faremo una ragione; se per effetto di alcune riforme non avremo più Camere di commercio, Province, Comunità montane, Prefetture, ce ne faremo una ragione; se vinceranno le riforme di verticalizzazione del potere, ce ne faremo una ragione; se la questione meridionale uscirà dall’agenda del Paese, ce ne faremo una ragione; se qualche nostra impresa storica prescinde dall’Italia, ce ne faremo una ragione; se aumenta l’entità delle immigrazioni (un lago ormai, non un flusso) ce ne faremo una ragione; se il nostro sistema continua a occupare gli ultimi posti nelle graduatorie internazionali di modernità ed efficienza, ce ne faremo una ragione.
Chiunque frequenti giornali e televisione potrebbe aggiungere altre situazioni esemplari, magari con qualche nobile negazione o correzione; ma nel complesso resta l’impressione di una società ironicamente apatica, quasi che le cose che ci capitano siano più grandi di noi, non contrastabili dalla nostra cultura, per cui rifuggiamo da un atteggiamento proattivo ed esprimiamo un realistico adattamento.
Si può quindi arrivare alla ipotesi che la frase di Renzi citata all’inizio non sia l’avvio di un’onda di moda, ma piuttosto la messa in circuito di un diffuso impotente disincanto.
Forse il declino della lunga cavalcata del «fai da te» (che ha per decenni fatto da base allo sviluppo italiano) ha lasciato il campo a una forma sbiadita ed estenuata di soggettività individuale, che diventa un rinserramento in se stessi e un’apatica indifferenza, molto lontana da quell’orgoglio di essere artefici del proprio destino che ci ha supportato nel recente passato.
C’è spazio per invertire questa tendenza e riproporre quell’orgogliosa catena di impegni che ci ha fatto grandi nella seconda metà del secolo scorso? Non c’è dubbio che la giovinezza orgogliosa di un premier e la sua voglia di essere artefice solitario dei comuni destini sono un input giusto per far capire cosa si voglia anche dal sentire della gente. Ma di solito la gente non vede come proprio obbligato paradigma l’impeto di chi comanda, preferisce delegare, stare a guardare, aspettare, sommergersi in una moltitudine adattativa e deresponsabilizzata. È una prospettiva forse più grave degli avvisi di calamità che si rincorrono in queste settimane. E sarà anche più difficile farsene una ragione.
1 agosto 2014 | 07:54
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http://www.corriere.it/editoriali/14_ag ... 05fa.shtml
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!
Oramai è un diluvio di proteste che non si ferma più. E' come il maltempo di questa estate.
Brancaccio, Feltri, Polito, Giavazzi, Cottarelli, Padoan, Alesina, De Rita, Della Valle, e adesso Scalfari, contestano le scelte di Renzi.
Senza tenere conto dei giornalisti della redazione de Il Fatto Quotidiano e chi fa capo a Giustizia e Libertà. Come Rodotà, Zagrebelsky, Sandra Bonsanti, Roberta De Monticelli e tanti altri.
Renzi si è fatto imbottigliare dal solito Berlusconi che gli ha messo a fianco Verdini.
Senza poi contare Napolitano che non si capisce che partita stia giocando.
Se non si mette rimedio subito ci saranno grossi guai per noi.
^^^^^^^^^^^^
Governo, Scalfari: “L’Italia in crisi anche con Renzi, dovrebbe sottoporsi alla Troika”
Il fondatore di Repubblica: "Sotto il profilo politico sarebbe uno scacco, ma a volte bisogna trascurare la vanagloria". Le riforme? "Un gioco tutto italiano, ci si accapiglia sul nulla". E per lui il premier assomiglia a Craxi
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 3 agosto 2014 - Commenti (567)
Fallita l’operazione “80″euro, compresa una situazione ormai difficile per conti ed economica, non ci resta che la Troika. Il messaggio è di Eugenio Scalfari che fa intendere che in un paio di mesi le cose sono cambiate e parecchio, visto che alla vigilia delle elezioni europee scrisse uno dei suoi fondi domenicali con il titolo “Il 25 maggio bisogna votare per Renzi e per Schulz“. Nell’editoriale di oggi, 3 agosto, il fondatore di Repubblica arriva al punto quasi nel finale: “Dirò un’amara verità che però corrisponde a mio parere ad una realtà che è sotto gli occhi di tutti: forse l’Italia dovrebbe sottoporsi al controllo della Troika internazionale formata dalla Commissione di Bruxelles, dalla Bce e dal Fondo monetario internazionale“. Secondo Scalfari non c’è più la Troika per come l’abbiamo conosciuta fin qui. “Un tempo (e lo dimostrò soprattutto in Grecia) quella Troika era orientata ad un insopportabile restrizionismo – ammette – Ora è esattamente il contrario: la Troika deve combattere la deflazione che ci minaccia e quindi punta su una politica al tempo stesso di aumento del Pil, di riforme sulla produttività e la competitività, di sostengo della liquidità e del credito delle banche alle imprese”. Certo, l’Italia non farebbe questa gran figura, ma in certi casi serve mettere da parti l’orgoglio, spiega Scalfari: “Capisco che dal punto di vista del prestigio politico sottoporsi al controllo diretto della troika sarebbe uno scacco di rilevanti proporzioni, ma a volte la necessità impone di trascurare la vanagloria e questo è per l’appunto uno di quei casi”.
La premessa a questo ragionamento è che tutti gli indicatori che “l’economia non va affatto bene” e d’altra parte “l’hanno dichiarato esplicitamente il ministro Pier Carlo Padoan e anche Renzi”. L’esclusione dei poveri dal BONUS degli 80 euro “conferma le difficoltà finanziarie che – secondo il fondatore di Repubblica - sono il vero problema del governo, ma i giornali non hanno colto a sufficienza un altro dato estremamente significativo: il BONUS di ottanta euro doveva servire a rilanciare i consumi e quindi ravvivare la domanda. Invece non è accaduto nulla, i consumi sono fermi e in certi settori sono addirittura in diminuzione. L’operazione ottanta euro è dunque fallita (come avevamo previsto quando fu annunciata) e rivela ora la vera ragione per la quale fu fatta: suscitare simpatia elettorale a favore del Partito democratico renziano”.
Quanto alle riforme istituzionali Scalfari da una parte fa notare come “la gente è indifferente, della riforma del Senato e della legge elettorale non gliene importa niente come del resto non importa niente neppure all’Europa. È un gioco tutto italiano, e il circuito mediatico lo moltiplica. Ci si accapiglia sul nulla, ma dietro a quel nulla ci sono progetti di potere coltivati con grande abilità”.
Dall’altra ammette la necessità di alcuni contrappesi che servono nel caso di un sistema monocamerale. Altrimenti la somiglianza più aderente a Renzi non è Mussolini né Napoleone. Ma Craxi: “Qualcuno lo chiama dispotismo democratico. Altri autoritarismo o centralismo democratico. Altri ancora egemonia individuale – scrive Scalfari – Ma la sostanza è la stessa, i pessimisti ad oltranza rievocano addirittura i rapporti tra il Direttorio e Napoleone Bonaparte. Personalmente sono meno pessimista e quando penso al nostro presidente del Consiglio il cursus di Napoleone non mi viene neanche in mente e neppure quello di Benito Mussolini. Però mi viene in mente Bettino Craxi, quello sì, e debbo ammettere che non mi piace per niente. Craxi era un socialista, ma di destra non di sinistra. Era alleato della Dc che aveva molti più voti di lui ma i suoi erano determinanti, quelli democristiani erano divisi in correnti molto in contrasto tra loro. Lui avrebbe voluto che Berlinguer lo appoggiasse restando però all’opposizione. Un piano alquanto bizzarro. Anche Renzi vorrebbe che la sinistra lo appoggiasse e perfino i 5Stelle. Ma il vero cardine è con Berlusconi, la sua forza sta lì, nel patto del Nazareno”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08 ... a/1080785/
Brancaccio, Feltri, Polito, Giavazzi, Cottarelli, Padoan, Alesina, De Rita, Della Valle, e adesso Scalfari, contestano le scelte di Renzi.
Senza tenere conto dei giornalisti della redazione de Il Fatto Quotidiano e chi fa capo a Giustizia e Libertà. Come Rodotà, Zagrebelsky, Sandra Bonsanti, Roberta De Monticelli e tanti altri.
Renzi si è fatto imbottigliare dal solito Berlusconi che gli ha messo a fianco Verdini.
Senza poi contare Napolitano che non si capisce che partita stia giocando.
Se non si mette rimedio subito ci saranno grossi guai per noi.
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Governo, Scalfari: “L’Italia in crisi anche con Renzi, dovrebbe sottoporsi alla Troika”
Il fondatore di Repubblica: "Sotto il profilo politico sarebbe uno scacco, ma a volte bisogna trascurare la vanagloria". Le riforme? "Un gioco tutto italiano, ci si accapiglia sul nulla". E per lui il premier assomiglia a Craxi
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 3 agosto 2014 - Commenti (567)
Fallita l’operazione “80″euro, compresa una situazione ormai difficile per conti ed economica, non ci resta che la Troika. Il messaggio è di Eugenio Scalfari che fa intendere che in un paio di mesi le cose sono cambiate e parecchio, visto che alla vigilia delle elezioni europee scrisse uno dei suoi fondi domenicali con il titolo “Il 25 maggio bisogna votare per Renzi e per Schulz“. Nell’editoriale di oggi, 3 agosto, il fondatore di Repubblica arriva al punto quasi nel finale: “Dirò un’amara verità che però corrisponde a mio parere ad una realtà che è sotto gli occhi di tutti: forse l’Italia dovrebbe sottoporsi al controllo della Troika internazionale formata dalla Commissione di Bruxelles, dalla Bce e dal Fondo monetario internazionale“. Secondo Scalfari non c’è più la Troika per come l’abbiamo conosciuta fin qui. “Un tempo (e lo dimostrò soprattutto in Grecia) quella Troika era orientata ad un insopportabile restrizionismo – ammette – Ora è esattamente il contrario: la Troika deve combattere la deflazione che ci minaccia e quindi punta su una politica al tempo stesso di aumento del Pil, di riforme sulla produttività e la competitività, di sostengo della liquidità e del credito delle banche alle imprese”. Certo, l’Italia non farebbe questa gran figura, ma in certi casi serve mettere da parti l’orgoglio, spiega Scalfari: “Capisco che dal punto di vista del prestigio politico sottoporsi al controllo diretto della troika sarebbe uno scacco di rilevanti proporzioni, ma a volte la necessità impone di trascurare la vanagloria e questo è per l’appunto uno di quei casi”.
La premessa a questo ragionamento è che tutti gli indicatori che “l’economia non va affatto bene” e d’altra parte “l’hanno dichiarato esplicitamente il ministro Pier Carlo Padoan e anche Renzi”. L’esclusione dei poveri dal BONUS degli 80 euro “conferma le difficoltà finanziarie che – secondo il fondatore di Repubblica - sono il vero problema del governo, ma i giornali non hanno colto a sufficienza un altro dato estremamente significativo: il BONUS di ottanta euro doveva servire a rilanciare i consumi e quindi ravvivare la domanda. Invece non è accaduto nulla, i consumi sono fermi e in certi settori sono addirittura in diminuzione. L’operazione ottanta euro è dunque fallita (come avevamo previsto quando fu annunciata) e rivela ora la vera ragione per la quale fu fatta: suscitare simpatia elettorale a favore del Partito democratico renziano”.
Quanto alle riforme istituzionali Scalfari da una parte fa notare come “la gente è indifferente, della riforma del Senato e della legge elettorale non gliene importa niente come del resto non importa niente neppure all’Europa. È un gioco tutto italiano, e il circuito mediatico lo moltiplica. Ci si accapiglia sul nulla, ma dietro a quel nulla ci sono progetti di potere coltivati con grande abilità”.
Dall’altra ammette la necessità di alcuni contrappesi che servono nel caso di un sistema monocamerale. Altrimenti la somiglianza più aderente a Renzi non è Mussolini né Napoleone. Ma Craxi: “Qualcuno lo chiama dispotismo democratico. Altri autoritarismo o centralismo democratico. Altri ancora egemonia individuale – scrive Scalfari – Ma la sostanza è la stessa, i pessimisti ad oltranza rievocano addirittura i rapporti tra il Direttorio e Napoleone Bonaparte. Personalmente sono meno pessimista e quando penso al nostro presidente del Consiglio il cursus di Napoleone non mi viene neanche in mente e neppure quello di Benito Mussolini. Però mi viene in mente Bettino Craxi, quello sì, e debbo ammettere che non mi piace per niente. Craxi era un socialista, ma di destra non di sinistra. Era alleato della Dc che aveva molti più voti di lui ma i suoi erano determinanti, quelli democristiani erano divisi in correnti molto in contrasto tra loro. Lui avrebbe voluto che Berlinguer lo appoggiasse restando però all’opposizione. Un piano alquanto bizzarro. Anche Renzi vorrebbe che la sinistra lo appoggiasse e perfino i 5Stelle. Ma il vero cardine è con Berlusconi, la sua forza sta lì, nel patto del Nazareno”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08 ... a/1080785/
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!
Diciamo definitivamente addio alla ""democrazia"". Una faticaccia boia per trovare in rete l'articolo originale di Scalfari. Trovata solo una parte.
Questo Pino che l'ha postata definisce Repubblica la Pravda di regime, e credo che abbia ragione.
Se l'avesse fatto Berlusconi La Repubblica avrebbe chiesti le barricate.
Invece adesso sono pappa e ciccia.
Solitamente gli editoriali del fondatore di Repubblica rimangono almeno un giorno sulla hp del sito del quotidiano romano. Oggi l'hanno fatto sparire. La Repubblica appoggia Pittibimbo e come un qualsiasi quotidiano dei regimi dittatoriali lo ha fatto sparire.
Gli italiani non devono sapere.
E' molto strano che IFQ si sia occupato di un articolo della rivale Repubblica.
Molto probabilmente si sono accorti che il quotidiano di De Benedetti non voleva fare conoscere l'articolo di Scalfari.
In rete solo una parte dell'originale di Scalfari.
Ovviamente è una bomba sotto le chiappe del Bomba e questo non si deve sapere.
^^^^^^^^^^^^
CRISI ECONOMICA: SCALFARI E LA TROIKA: E'VERO AMORE?
Posted by Pino on 3 Ago 2014 news
“Dirò un’amara verità che però corrisponde a mio parere ad una realtà che è sotto gli occhi di tutti: forse l’Italia dovrebbe sottoporsi al controllo della troika internazionale formata dalla Commissione di Bruxelles, dalla Bce e dal Fondo monetario internazionale. Un tempo (e lo dimostrò soprattutto in Grecia) quella troika era orientata ad un insopportabile restrizionismo. Ora è esattamente il contrario: la troika deve combattere la deflazione che ci minaccia e quindi punta su una politica al tempo stesso di aumento del Pil, di riforme sulla produttività e la competitività, di sostegno della liquidità e del credito delle banche alle imprese. Capisco che dal punto di vista del prestigio politico sottoporsi al controllo diretto della troika sarebbe uno scacco di rilevanti proporzioni, ma a volte la necessità impone di trascurare la vanagloria e questo è per l’appunto uno di quei casi”.
Eh sì, Eugenio Scalfari, in uno dei suoi editoriali domenicali, quelli che il paese attende con trepidazione per ripartire di slancio la settimana successiva, getta la maschera. E se dell’arrivo della Troika inizia a parlare il padre padrone della ‘Pravda del regime’, c’è di che preoccuparsi.
In uno dei passi precedenti del suo editoriale, a voler giustificare l’ingiustificabile, Scalfari ci dice che l’Italia da sola non ce la può fare e che la sua unica salvezza si chiama Europa federale. Ribadiamo almeno un punto. La costruzione di un bilancio federale, ha stimato l’economista francese Jacques Sapir (e sono anche stime ottimistiche rispetto ad altri studi), richiederebbe un trasferimento monetario dalla Germania ai Paesi del Sud superiore ai 200 miliardi di euro l’anno, un 10% del Pil del Paese. Significherebbe la distruzione del tessuto economico tedesco e un suicidio che Angela Merkel e Wolfgang Schauble non permetteranno mai. E’ quindi un’opzione che oltre a non essere efficace, come dimostra ampiamente la storia del nostro Mezzogiorno, non è, e non lo sarà mai, nel fantomatico tavolo delle trattative della zona euro. Se anche lo stesso Juncker, nuovo presidente della Commissione europea e uno dei principali artefici del disastro in corso nel continente, è arrivato a dire di non credere all’Europa federale, Scalfari è oggi più o meno come quei “soldati fantasma giapponesi” che non obbedirono all’ordine di resa imposto dagli Alleati il 2 settembre 1945 e continuarono a combattere per anni in Indocina e Filippine.
Veniamo alla Troika. Dal ‘colpo di Stato’ del novembre del 2011 che ha portato Mario Monti alla presidenza del Consiglio e che il giornale di Scalfari ha benedetto come il nuovo salvatore della Patria, la Troika è già presente in Italia. Ragioniamo un momento su che cosa è la Troika. Sono dei burocrati del Fondo Monetario Internazionale, della Commissione europea e della Banca centrale europea che si sostituiscono ai governi, dettando un’agenda politica molto chiara: austerità, privatizzazioni selvagge e macelleria sociale per avere manodopera a basso costo da sfruttare per quei grandi complessi industriali di cui fanno gli interessi.
Quest’agenda da Mario Monti a Renzi è già in vigore nel nostro Paese, senza che ci sia stato il bisogno delle visite abituali o dei rapporti di controllo come è avvenuto in Grecia, Irlanda, Cipro, Spagna e Portogallo. E’ bastata la zelante sottomissione del governo.
Con il 43,7% dei giovani che non ha lavoro, con il debito italiano arrivato al 135.6% del Pil - vale a dire un punto molto vicino alla rottura per un paese che è costretto a indebitarsi con una moneta straniera – e con una situazione di deflazione che rende completamente inutili austerità e surplus di bilancio (la traiettoria è cresciuta del 5,4% nell’ultimo anno, nonostante l’austerità e i surplus di bilancio), la Troika, silenziosamente, in Italia c’è già. Con la Cassa depositi e PRESTITISpa che, per citare solo l’ultimo esempio, ha ceduto per 2 miliardi di euro in settimana ai cinesi di SGID (State Grid Corporation of China) il 35% del capitale sociale di CDP RETI Spa, con al suo interno Terna e Snam Rete Gas, la Troika nel nostro Paese è già arrivata. E’ già arrivata al punto che Ambrose Evans Pritchard, columist del Telegraph, scrive come l’eurozona si stia rilevando per l’Italia una lenta tortura.
Quando in autunno Renzi dovrà chiedere le ennesime lacrime e sangue, i mandanti – come si auspica Scalfari nel suo tentativo di preparare il terreno della propaganda – arriveranno a concludere il lavoro iniziato così bene dai loro sottoposti e imporranno il cosiddetto “modello Cipro” che tanto piace al FMI, vale a dire intervenire direttamente con il prelievo forzoso sui correntisti. Ma, a quel punto, neanche Scalfari e i giornali del regime potranno più contenere la rabbia popolare.
http://www.portaleducatori.it/nw/archives/188962
Questo Pino che l'ha postata definisce Repubblica la Pravda di regime, e credo che abbia ragione.
Se l'avesse fatto Berlusconi La Repubblica avrebbe chiesti le barricate.
Invece adesso sono pappa e ciccia.
Solitamente gli editoriali del fondatore di Repubblica rimangono almeno un giorno sulla hp del sito del quotidiano romano. Oggi l'hanno fatto sparire. La Repubblica appoggia Pittibimbo e come un qualsiasi quotidiano dei regimi dittatoriali lo ha fatto sparire.
Gli italiani non devono sapere.
E' molto strano che IFQ si sia occupato di un articolo della rivale Repubblica.
Molto probabilmente si sono accorti che il quotidiano di De Benedetti non voleva fare conoscere l'articolo di Scalfari.
In rete solo una parte dell'originale di Scalfari.
Ovviamente è una bomba sotto le chiappe del Bomba e questo non si deve sapere.
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CRISI ECONOMICA: SCALFARI E LA TROIKA: E'VERO AMORE?
Posted by Pino on 3 Ago 2014 news
“Dirò un’amara verità che però corrisponde a mio parere ad una realtà che è sotto gli occhi di tutti: forse l’Italia dovrebbe sottoporsi al controllo della troika internazionale formata dalla Commissione di Bruxelles, dalla Bce e dal Fondo monetario internazionale. Un tempo (e lo dimostrò soprattutto in Grecia) quella troika era orientata ad un insopportabile restrizionismo. Ora è esattamente il contrario: la troika deve combattere la deflazione che ci minaccia e quindi punta su una politica al tempo stesso di aumento del Pil, di riforme sulla produttività e la competitività, di sostegno della liquidità e del credito delle banche alle imprese. Capisco che dal punto di vista del prestigio politico sottoporsi al controllo diretto della troika sarebbe uno scacco di rilevanti proporzioni, ma a volte la necessità impone di trascurare la vanagloria e questo è per l’appunto uno di quei casi”.
Eh sì, Eugenio Scalfari, in uno dei suoi editoriali domenicali, quelli che il paese attende con trepidazione per ripartire di slancio la settimana successiva, getta la maschera. E se dell’arrivo della Troika inizia a parlare il padre padrone della ‘Pravda del regime’, c’è di che preoccuparsi.
In uno dei passi precedenti del suo editoriale, a voler giustificare l’ingiustificabile, Scalfari ci dice che l’Italia da sola non ce la può fare e che la sua unica salvezza si chiama Europa federale. Ribadiamo almeno un punto. La costruzione di un bilancio federale, ha stimato l’economista francese Jacques Sapir (e sono anche stime ottimistiche rispetto ad altri studi), richiederebbe un trasferimento monetario dalla Germania ai Paesi del Sud superiore ai 200 miliardi di euro l’anno, un 10% del Pil del Paese. Significherebbe la distruzione del tessuto economico tedesco e un suicidio che Angela Merkel e Wolfgang Schauble non permetteranno mai. E’ quindi un’opzione che oltre a non essere efficace, come dimostra ampiamente la storia del nostro Mezzogiorno, non è, e non lo sarà mai, nel fantomatico tavolo delle trattative della zona euro. Se anche lo stesso Juncker, nuovo presidente della Commissione europea e uno dei principali artefici del disastro in corso nel continente, è arrivato a dire di non credere all’Europa federale, Scalfari è oggi più o meno come quei “soldati fantasma giapponesi” che non obbedirono all’ordine di resa imposto dagli Alleati il 2 settembre 1945 e continuarono a combattere per anni in Indocina e Filippine.
Veniamo alla Troika. Dal ‘colpo di Stato’ del novembre del 2011 che ha portato Mario Monti alla presidenza del Consiglio e che il giornale di Scalfari ha benedetto come il nuovo salvatore della Patria, la Troika è già presente in Italia. Ragioniamo un momento su che cosa è la Troika. Sono dei burocrati del Fondo Monetario Internazionale, della Commissione europea e della Banca centrale europea che si sostituiscono ai governi, dettando un’agenda politica molto chiara: austerità, privatizzazioni selvagge e macelleria sociale per avere manodopera a basso costo da sfruttare per quei grandi complessi industriali di cui fanno gli interessi.
Quest’agenda da Mario Monti a Renzi è già in vigore nel nostro Paese, senza che ci sia stato il bisogno delle visite abituali o dei rapporti di controllo come è avvenuto in Grecia, Irlanda, Cipro, Spagna e Portogallo. E’ bastata la zelante sottomissione del governo.
Con il 43,7% dei giovani che non ha lavoro, con il debito italiano arrivato al 135.6% del Pil - vale a dire un punto molto vicino alla rottura per un paese che è costretto a indebitarsi con una moneta straniera – e con una situazione di deflazione che rende completamente inutili austerità e surplus di bilancio (la traiettoria è cresciuta del 5,4% nell’ultimo anno, nonostante l’austerità e i surplus di bilancio), la Troika, silenziosamente, in Italia c’è già. Con la Cassa depositi e PRESTITISpa che, per citare solo l’ultimo esempio, ha ceduto per 2 miliardi di euro in settimana ai cinesi di SGID (State Grid Corporation of China) il 35% del capitale sociale di CDP RETI Spa, con al suo interno Terna e Snam Rete Gas, la Troika nel nostro Paese è già arrivata. E’ già arrivata al punto che Ambrose Evans Pritchard, columist del Telegraph, scrive come l’eurozona si stia rilevando per l’Italia una lenta tortura.
Quando in autunno Renzi dovrà chiedere le ennesime lacrime e sangue, i mandanti – come si auspica Scalfari nel suo tentativo di preparare il terreno della propaganda – arriveranno a concludere il lavoro iniziato così bene dai loro sottoposti e imporranno il cosiddetto “modello Cipro” che tanto piace al FMI, vale a dire intervenire direttamente con il prelievo forzoso sui correntisti. Ma, a quel punto, neanche Scalfari e i giornali del regime potranno più contenere la rabbia popolare.
http://www.portaleducatori.it/nw/archives/188962
Ultima modifica di camillobenso il 03/08/2014, 19:54, modificato 1 volta in totale.
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!
Tra tutti gli sputtanamenti degli ultimi 10 giorni, quello più pesante è senz'altro questo di Scalfari che chiede direttamente la Troika.
Sancisce quindi il fallimento del governo di Pittibimbo.
Vediamo le conseguenze nelle prossime ore.
Sancisce quindi il fallimento del governo di Pittibimbo.
Vediamo le conseguenze nelle prossime ore.
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!
Scalfari pensa che L'Europa promuoverà delle misure non deflazionistiche: ci credo poco. Sul fatto che invece di diminuire il cuneo fiscale dovesse diminuire l'Irap non condivido. Almeno non a pioggia, visto che la torta è piccola e che non tutti gli imprenditori si sono comportati come si deve.
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!
Una giornata esplosiva sul piano interno
3 AGO 2014 16:29
1. SCALFARI: VIA RENZI, DENTRO LA TROIKA - GRILLO: MEGLIO PINOCHET DI NAPO-RENZI-CAINANO - 2. EU-GENIO: ‘’DIRÒ UN’AMARA VERITÀ CHE PERÒ CORRISPONDE AD UNA REALTÀ CHE È SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI: FORSE L’ITALIA DOVREBBE SOTTOPORSI AL CONTROLLO DELLA TROIKA” -
2. ANCORA: “I GIORNALI (ANCHE “REPUBBLICA”?, NDR) NON HANNO COLTO A SUFFICIENZA UN ALTRO DATO ESTREMAMENTE SIGNIFICATIVO: L’OPERAZIONE OTTANTA EURO È FALLITA (COME AVEVAMO PREVISTO QUANDO FU ANNUNCIATA) E RIVELA ORA LA VERA RAGIONE PER LA QUALE FU FATTA: SUSCITARE SIMPATIA ELETTORALE A FAVORE DEL PARTITO DEMOCRATICO RENZIANO" -
3. GRILLO: "CI SONO DUE SEGRETI DI STATO, DUE NUOVI SEGRETI DI FATIMA. IL PRIMO SONO LE CONVERSAZIONI TRA MANCINO E IL SIGNOR NAPOLITANO AVVENUTE NELL'AMBITO DELL'INCHIESTA SULLA TRATTATIVA STATO-MAFIA. IL SECONDO È IL PATTO DEL NAZARENO TRA UN PIDUISTA CONDANNATO IN VIA DEFINITIVA E UN EX SINDACO MAI ELETTO IN PARLAMENTO"
1. MEGLIO LA TROIKA CHE RENZI
Eugenio Scalfari per Repubblica
DAGOSPIA RIMEDIA AL REGIME DELLA PRAVDA.
L’economia non va affatto bene. Questa settimana l’hanno dichiarato esplicitamente il ministro Pier Carlo Padoan e anche Renzi, le cifre fornite dall’Istat sull’occupazione e sull’andamento del debito e del Pil lo confermano; quelle della Svimez danno un quadro di disperazione per l’andamento del Mezzogiorno.
Infine il commissario alla spending review Carlo Cottarelli l’ha messo nero su bianco: il governo vuole spendere in lavori pubblici cifre che non ha e che pensa di ricavare dai tagli sulle spese. In teoria quei tagli — che per ora sono solo teorici — dovrebbero servire a diminuire la pressione fiscale e non a finanziare altre spese.
In una conferenza stampa di giovedì scorso il presidente del Consiglio ha garantito che gli ottanta euro di BONUS, pagato a partire dal maggio scorso ai lavoratori con redditi da otto a venticinquemila euro all’anno, saranno pagati anche nel 2015, mentre non saranno estesi ai poveri, esenti dall’imposta personale sul reddito (Irpef).
Questa esclusione conferma le difficoltà finanziarie che sono il vero problema del governo, ma i giornali non hanno colto a sufficienza un altro dato estremamente significativo: il BONUS di ottanta euro doveva servire a rilanciare i consumi e quindi ravvivare la domanda. Invece non è accaduto nulla, i consumi sono fermi e in certi settori sono addirittura in diminuzione.
L’operazione ottanta euro è dunque fallita (come avevamo previsto quando fu annunciata) e rivela ora la vera ragione per la quale fu fatta: suscitare simpatia elettorale a favore del Partito democratico renziano. Da quel punto di vista il risultato c’è stato alle elezioni europee del 25 maggio; le sbandierate finalità economiche sono invece miseramente fallite; molto meglio sarebbe stato destinare i 10 miliardi (tanto è costata l’operazione) ad una diminuzione dell’Irap in favore delle imprese: avrebbe accresciuto gli investimenti e forse avrebbe contribuito ad una ripresa della produzione industriale con conseguenze positive sull’occupazione. Anche questo era stato suggerito, ma naturalmente non fu ascoltato.
Senza l’Europa non si cresce. Il nostro governo vorrebbe essere autorizzato a sforare il 3 per cento del deficit almeno per due anni. Può darsi che questa facilitazione si ottenga, darebbe un certo respiro ma non è quella la chiave per uscire dalla stagnazione che minaccia di portarci a fondo. La chiave è nella nascita dell’Europa federale, con opportune cessioni di sovranità da parte degli Stati nazionali e diretti interventi di Bruxelles sulla politica economica e fiscale negli Stati in questione.
Dirò un’amara verità che però corrisponde a mio parere ad una realtà che è sotto gli occhi di tutti: forse l’Italia dovrebbe sottoporsi al controllo della troika internazionale formata dalla Commissione di Bruxelles, dalla Bce e dal Fondo monetario internazionale. Un tempo (e lo dimostrò soprattutto in Grecia) quella troika era orientata ad un insopportabile
restrizionismo. Ora è esattamente il contrario: la troika deve combattere la deflazione che ci minaccia e quindi punta su una politica al tempo stesso di aumento del Pil, di riforme sulla produttività e la competitività, di sostengo della liquidità e del credito delle banche alle imprese.
berlusconi al tribunale di napoli per il processo lavitola
Capisco che dal punto di vista del prestigio politico sottoporsi al controllo diretto della troika sarebbe uno scacco di rilevanti proporzioni, ma a volte la necessità impone di trascurare la vanagloria e questo è per l’appunto uno di quei casi.
2. BLOG GRILLO, MEGLIO PINOCHET DI NAPOLITANO-RENZI-BERLUSCONI
Ansa.it
"Gli italiani hanno il sacrosanto diritto di sapere e i giudici di indagare sui colloqui privati del trio Napolitano-Renzie-Berlusconi dato che riguardano il futuro della Nazione. Meglio Pinochet di questi sepolcri imbiancati e bimbominkia assortiti". E' quanto si legge sul blog di Beppe Grillo in un post dal titolo "I due segreti di Fatima", alludendo alle "conversazioni tra Mancino e il signor Napolitano" e al "Patto del Nazareno".
"Ci sono due segreti di Stato, due nuovi segreti di Fatima che al confronto Ustica e Piazza Fontana sbiadiscono. Il primo sono le conversazioni tra Mancino e il signor Napolitano avvenute nell'ambito dell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia. Il secondo è il patto del Nazareno tra un piduista condannato in via definitiva e un ex sindaco mai eletto in Parlamento", si legge.
"Segreti con i timbri della P2 e della mafia. Con la sostanziale abolizione del Senato siamo giunti all'epilogo di un percorso iniziato con Gelli e proseguito con l'omicidio di Falcone e Borsellino", prosegue l'articolo. "Gli italiani - conclude - hanno il sacrosanto diritto di sapere e i giudici di indagare sui colloqui privati del trio Napolitano-Renzie-Berlusconi dato che riguardano il futuro della Nazione. Meglio Pinochet di questi sepolcri imbiancati e bimbominkia assortiti. Chi sa parli, chi può denunci. O dovremo fare un appello a Riina per sapere la verità?"
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3 AGO 2014 16:29
1. SCALFARI: VIA RENZI, DENTRO LA TROIKA - GRILLO: MEGLIO PINOCHET DI NAPO-RENZI-CAINANO - 2. EU-GENIO: ‘’DIRÒ UN’AMARA VERITÀ CHE PERÒ CORRISPONDE AD UNA REALTÀ CHE È SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI: FORSE L’ITALIA DOVREBBE SOTTOPORSI AL CONTROLLO DELLA TROIKA” -
2. ANCORA: “I GIORNALI (ANCHE “REPUBBLICA”?, NDR) NON HANNO COLTO A SUFFICIENZA UN ALTRO DATO ESTREMAMENTE SIGNIFICATIVO: L’OPERAZIONE OTTANTA EURO È FALLITA (COME AVEVAMO PREVISTO QUANDO FU ANNUNCIATA) E RIVELA ORA LA VERA RAGIONE PER LA QUALE FU FATTA: SUSCITARE SIMPATIA ELETTORALE A FAVORE DEL PARTITO DEMOCRATICO RENZIANO" -
3. GRILLO: "CI SONO DUE SEGRETI DI STATO, DUE NUOVI SEGRETI DI FATIMA. IL PRIMO SONO LE CONVERSAZIONI TRA MANCINO E IL SIGNOR NAPOLITANO AVVENUTE NELL'AMBITO DELL'INCHIESTA SULLA TRATTATIVA STATO-MAFIA. IL SECONDO È IL PATTO DEL NAZARENO TRA UN PIDUISTA CONDANNATO IN VIA DEFINITIVA E UN EX SINDACO MAI ELETTO IN PARLAMENTO"
1. MEGLIO LA TROIKA CHE RENZI
Eugenio Scalfari per Repubblica
DAGOSPIA RIMEDIA AL REGIME DELLA PRAVDA.
L’economia non va affatto bene. Questa settimana l’hanno dichiarato esplicitamente il ministro Pier Carlo Padoan e anche Renzi, le cifre fornite dall’Istat sull’occupazione e sull’andamento del debito e del Pil lo confermano; quelle della Svimez danno un quadro di disperazione per l’andamento del Mezzogiorno.
Infine il commissario alla spending review Carlo Cottarelli l’ha messo nero su bianco: il governo vuole spendere in lavori pubblici cifre che non ha e che pensa di ricavare dai tagli sulle spese. In teoria quei tagli — che per ora sono solo teorici — dovrebbero servire a diminuire la pressione fiscale e non a finanziare altre spese.
In una conferenza stampa di giovedì scorso il presidente del Consiglio ha garantito che gli ottanta euro di BONUS, pagato a partire dal maggio scorso ai lavoratori con redditi da otto a venticinquemila euro all’anno, saranno pagati anche nel 2015, mentre non saranno estesi ai poveri, esenti dall’imposta personale sul reddito (Irpef).
Questa esclusione conferma le difficoltà finanziarie che sono il vero problema del governo, ma i giornali non hanno colto a sufficienza un altro dato estremamente significativo: il BONUS di ottanta euro doveva servire a rilanciare i consumi e quindi ravvivare la domanda. Invece non è accaduto nulla, i consumi sono fermi e in certi settori sono addirittura in diminuzione.
L’operazione ottanta euro è dunque fallita (come avevamo previsto quando fu annunciata) e rivela ora la vera ragione per la quale fu fatta: suscitare simpatia elettorale a favore del Partito democratico renziano. Da quel punto di vista il risultato c’è stato alle elezioni europee del 25 maggio; le sbandierate finalità economiche sono invece miseramente fallite; molto meglio sarebbe stato destinare i 10 miliardi (tanto è costata l’operazione) ad una diminuzione dell’Irap in favore delle imprese: avrebbe accresciuto gli investimenti e forse avrebbe contribuito ad una ripresa della produzione industriale con conseguenze positive sull’occupazione. Anche questo era stato suggerito, ma naturalmente non fu ascoltato.
Senza l’Europa non si cresce. Il nostro governo vorrebbe essere autorizzato a sforare il 3 per cento del deficit almeno per due anni. Può darsi che questa facilitazione si ottenga, darebbe un certo respiro ma non è quella la chiave per uscire dalla stagnazione che minaccia di portarci a fondo. La chiave è nella nascita dell’Europa federale, con opportune cessioni di sovranità da parte degli Stati nazionali e diretti interventi di Bruxelles sulla politica economica e fiscale negli Stati in questione.
Dirò un’amara verità che però corrisponde a mio parere ad una realtà che è sotto gli occhi di tutti: forse l’Italia dovrebbe sottoporsi al controllo della troika internazionale formata dalla Commissione di Bruxelles, dalla Bce e dal Fondo monetario internazionale. Un tempo (e lo dimostrò soprattutto in Grecia) quella troika era orientata ad un insopportabile
restrizionismo. Ora è esattamente il contrario: la troika deve combattere la deflazione che ci minaccia e quindi punta su una politica al tempo stesso di aumento del Pil, di riforme sulla produttività e la competitività, di sostengo della liquidità e del credito delle banche alle imprese.
berlusconi al tribunale di napoli per il processo lavitola
Capisco che dal punto di vista del prestigio politico sottoporsi al controllo diretto della troika sarebbe uno scacco di rilevanti proporzioni, ma a volte la necessità impone di trascurare la vanagloria e questo è per l’appunto uno di quei casi.
2. BLOG GRILLO, MEGLIO PINOCHET DI NAPOLITANO-RENZI-BERLUSCONI
Ansa.it
"Gli italiani hanno il sacrosanto diritto di sapere e i giudici di indagare sui colloqui privati del trio Napolitano-Renzie-Berlusconi dato che riguardano il futuro della Nazione. Meglio Pinochet di questi sepolcri imbiancati e bimbominkia assortiti". E' quanto si legge sul blog di Beppe Grillo in un post dal titolo "I due segreti di Fatima", alludendo alle "conversazioni tra Mancino e il signor Napolitano" e al "Patto del Nazareno".
"Ci sono due segreti di Stato, due nuovi segreti di Fatima che al confronto Ustica e Piazza Fontana sbiadiscono. Il primo sono le conversazioni tra Mancino e il signor Napolitano avvenute nell'ambito dell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia. Il secondo è il patto del Nazareno tra un piduista condannato in via definitiva e un ex sindaco mai eletto in Parlamento", si legge.
"Segreti con i timbri della P2 e della mafia. Con la sostanziale abolizione del Senato siamo giunti all'epilogo di un percorso iniziato con Gelli e proseguito con l'omicidio di Falcone e Borsellino", prosegue l'articolo. "Gli italiani - conclude - hanno il sacrosanto diritto di sapere e i giudici di indagare sui colloqui privati del trio Napolitano-Renzie-Berlusconi dato che riguardano il futuro della Nazione. Meglio Pinochet di questi sepolcri imbiancati e bimbominkia assortiti. Chi sa parli, chi può denunci. O dovremo fare un appello a Riina per sapere la verità?"
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