Senato, Bonsanti: “Pronti a referendum".

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camillobenso
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Re: Senato, Bonsanti: “Pronti a referendum".

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Le ragioni per battere i contraenti del patto del Nazareno - 3


Riforma del Senato: la Costituzione e le bugie
di Amalia Signorelli | 9 agosto 2014
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Hanno superato il primo passaggio in Parlamento i primi due articoli nuovi della Costituzione italiana.

Che ci obbligano subito a prendere atto di una sgradevole verità: la Terza Repubblica, la nuova giovane agile efficiente veloce repubblica che sta nascendo è fondata sulle bugie. Queste bugie non bisogna dimenticarle: condizioneranno la nostra vita nei mesi e anni futuri.

Prima bugia. Alcuni mesi fa Matteo Renzi proclamava che si alleava con Berlusconi non per governare insieme, ma per fare insieme le regole. Richiesta di un commento nel corso di una puntata di Ballarò, dichiarai che questa del premier mi sembrava la battuta più spiritosa della stagione. Scegliersi come interlocutore per fare le regole, un signore che le ha sempre evase e violate e ha esortato gli altri a violarle; che, quando le ha fatte lui, invece di fare regole valide per tutti, le ha fatte ad personam, cioè su misura per sé; un signore che una sentenza passata attraverso tre gradi di giudizio definisce inoppugnabilmente un violatore di regole dannoso per la convivenza civile…be’, non potevo e non volevo crederci, pensavo davvero che non potesse essere altro che una battuta. Fui assalita da alcuni zelanti e supponenti giovani esegeti del pensiero delCapo, che mi spiegarono che – pensate un po’ – le leggi costituzionali vanno fatte con il consenso più ampio possibile, facendo partecipare tutti. Figuriamoci se poteva restar fuori il leader del terzo partito italiano! Alla fine sono rimasti fuori il secondo e il quarto partito italiano, più alcune forze minori e alcuni dissidenti della maggioranza. A tutti costoro, tra ghigliottine ecanguri è stato negato il diritto di discutere, in base al principio, ripetutamente dichiarato, che il governo ascolta tutti e poi fa come aveva già deciso prima di ascoltare chicchessia. Ricapitolando: la bugia è “le leggi costituzionali le faremo con la partecipazione di tutti”; la verità (che non si deve dire) era già quattro mesi fa “le riforme costituzionali le facciamo con Berlusconi; tutti gli altri saranno esclusi e se ne faranno una ragione”.

Seconda bugia. Si afferma che il bicameralismo all’italiana rallenta il processo legislativo. Non è vero, siamo nella media europea, dicono gli esperti sui giornali. E d’altra parte se siamo così lenti, come abbiamo fatto in mezzo secolo ad accumulare qualche centinaio di migliaia di leggi, mentre i paesi europei con cui ci confrontiamo ne hanno prodotte sì e no qualche migliaio? Non ho mai trovato una risposta del premier o di qualche altro rappresentante del governo a questa domanda. Eppure, la risposta è semplice: incompetenza e particolarismo clientelare dei rappresentanti del popolo, più inclini a legiferare in nome del proprio collegio elettorale che in nome del popolo italiano e a utilizzare il processo legislativo come una palestra per veti incrociati tra le forze politiche e all’interno di ciascuna forza politica. Dunque non andrebbe cambiato il Senato, ma coloro che vi siedono.

Terza bugia. “Ce lo chiede il popolo italiano”. Anche qui siamo ai limiti del grottesco. Qualcuno dei miei gentili lettori si ricorda gli scioperi generali per ottenere la riforma del Senato, i sit-in e le marce di massa per avere il senato delle autonomie, le raccolte di firme per ottenere l’innalzamento del numero delle firme necessarie per richiedere un referendum o per proporre una legge di iniziativa popolare? Ancora pochi giorni fa, nel bel mezzo della discussione (o di quel po’ di discussione che è stato possibile fare) al Senato, solo il 3% del popolo italiano riteneva che la riforma del Senato fosse un problema prioritario. La verità allora non è “ce lo chiede il popolo italiano”, ma “ce lo chiede il 3% del popolo italiano”. E’ un po’ diverso, non vi pare?
Potrei continuare, ma per fortuna c’è Marco Travaglio che ci tiene aggiornati sulle bugie del governo. Vorrei sottolineare che, contrariamente alle convinzioni del ministro Boschi e alle sue approssimative citazioni da Amintore Fanfani, i politici hanno sempre detto bugie. Fa parte del mestiere. Quello che c’è di nuovo in questo governo, è l’improntitudine con cui vengono sbandierate come verità le cose più evidentemente false e come certezze le assurdità più inverosimili. E la dabbenaggine o, più spesso, l’indifferenza, la sfiducia, il cinismo con cui il popolo le ingoia. E la rapidità con cui gli uni dimenticano di averle dette e gli altri di averle ingoiate.
A inaugurare la nuova agile giovane efficiente veloce Terza Repubblica abbiamo avuto la lezione ex- cathedra del chiarissimo prof. ex-comandante Schettino, alla Università La Sapienza di Roma. Tema: la gestione del panico. Appunto: Berlusconi a fare le regole per tutti, Schettino a spiegarci come si gestisce il panico…Chi è il prossimo o la prossima? Non importa, noi italiani digeriamo tutto.
Con l’estero la cosa è un po’ più complicata: nel mio piccolo ho ricevuto due telefonate dall’Inghilterra e una dalla Francia di amici che chiedevano se la storia di Schettino era vera. Gli ho spiegato che sì, l’Italia ha cambiato verso. E’ colpa mia se non riesco a farmene una ragione.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08 ... e/1086601/
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Re: Senato, Bonsanti: “Pronti a referendum".

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paolo11 ha scritto:Sicuramente se si andasse a votare credo che Renzi non vinca.Mare nostrun ha provocato da parte di molti anche cattolici praticanti una stanchezza, e un rifiuto di tutti questi sbarchi di immigrati.Malattie scomparse da decenni in Italia ritornano.
Scabbia,un caso in Veneto di Lebbra.Poi L'ebola che ha una incubazione di 60 giorni.Poi ordine pubblico eccc....
Ciao
Paolo11
Ma tu parli del referendum o di eventuali politiche nel 2015?
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: Senato, Bonsanti: “Pronti a referendum".

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Le ragioni per battere i contraenti del patto del Nazareno - 4


Se mai lo volesse fare.

12/08/2014 di triskel182


Credo che solo un pazzo furioso possa gioire delle pessime notizie estive sull’economia italiana. Voglio dire: il “tanto peggio tanto meglio” andrebbe semplicemente abrogato dai nostri cervelli come zona erronea da non frequentare, dato che il peggio sarebbe solo immensamente doloroso per tutti o quasi.

Quindi ci si avvicina all’autunno con una grande paura: la produzione che non riprende, anzi; gli 80 euro che chi li prende non li spende, quindi consumi fermi; la Bce che chiede “cessioni di sovranità” e fa venire i brividi alla schiena; il ministro degli interni che tenta il vecchio trucco di spostare le tensioni su altro – i «vù cumprà», in questo caso – per evitare scoppi d’ira altrove diretti, al rientro.



Ecco: in tutto questo, in autunno ci sarà da fare una finanziaria, forse qualche manovra pure prima, vedremo.

E qui verrà fuori tutto, credo.


Verrà fuori in primo luogo la statura reale di questo premier (c’è uno capace o no, dietro l’immagine dell’arrogantello sbruffone?) ma verrà fuori soprattutto la sua vera visione politica, quella che finora ha nascosto sotto la bolla mediatica fatta di proclami generazionali, retorica nuovista e generico ottimismo.

Verrà fuori, banalmente, se Renzi è di destra o di sinistra: cioè se replicherà le solite vecchie ricette che ci trasciniamo da tanti anni anni, quelle che curiosamente promettono di guarire la stessa crisi che hanno causato; oppure se ai dogmi trentennali e ai loro ortodossi custodi il premier italiano vorrà e saprà opporsi, comprendendo che lì sì che ci sono le élite, lì sì che c’è tanto ancora da rottamare.

Già, perché facile fare la faccia feroce con gli anziani “professoroni” nostrani, i Rodotà e i Settis; ed è ancora più facile sbertucciare Corradino Mineo, i “comitatini”, i gufi e i rosiconi.

Molto più difficile e più coraggioso sarebbe sfidare i poteri autentici e le paludi vere.

Se mai lo si volesse fare, s’intende.


Da gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it
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Re: Senato, Bonsanti: “Pronti a referendum".

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Ecco: in tutto questo, in autunno ci sarà da fare una finanziaria, forse qualche manovra pure prima, vedremo.

E qui verrà fuori tutto, credo.

Alessandro Gilioli


Nei Tg di ieri sera si è parlato di una manovra correttiva di 25 miliardi, a cui devono essere sommati quella della restituzione dei debiti pregressi della PA.

Nella giornata della presentazione delle Sacre Slide, Pittibimbo aveva promesso che avrebbe saldato i debiti entro luglio. Luglio è passato e si è fermato a quota 26 dei 68 miliardi di arretrati.

Gli appartenenti alle Brigate Emerenziane si affrettano a giustificare, come anticipato da Vespa che tutto slitterà a settembre. Il cronoprogramma è già diventato una bufala. E' servito come gli 80 euro a conquistare il potere.

Tutti accennano ad una manovra correttiva e solo il governo, come in precedenza quello Berlusconi, nega, nega, nega che ci sarà una manovra correttiva.

25 miliardi di manovra correttiva.
42 miliardi da restituire alla PA.

Ma qualcuno ci vuole dire dove va Renzi a prendere 67 miliardi nei prossimi 2 mesi e mezzo?

^^^^^^^^^^

Debiti Pa, Renzi continua a promettere. Ma più della metà è ancora da pagare
"Pagheremo tutto entro luglio" anzi no, a fine settembre. Per il premier la questione era risolta da mesi ma i suoi annunci sono stati smentiti e il problema è esploso, tra infrazione Ue e impennata del debito. Su 56 miliardi stanziati i pagamenti effettivi si sono fermati a quota 26. Sul sito del Mef, incredibilmente, il monitoraggio dei pagamenti è fermo da quattro mesi. E Padoan va a caccia di 31 miliardi in 60 giorni

di Thomas Mackinson | 20 luglio 2014

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/07 ... e/1064734/
Maucat
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Re: Senato, Bonsanti: “Pronti a referendum".

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Tutti questi miliardi che girano vorticosamente, l'unico modo per trovarli veramente è una patrimoniale secca su c/c, titoli e case stile Amato...
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Quale democrazia dopo la democrazia?
di Giulietto Chiesa | 13 agosto 2014Commenti (339)



Dopo “l’eccidio costituzionale” perpetrato da questo parlamento usurpatore, credo che si debba ricominciare d’accapo a riflettere. C’è poco da salvare. Il golpe è stato realizzato. Con costoro non c’è più dialogo possibile. Dovremmo cominciare a chiederci se ha ancora un senso parlare di democrazia nel tempo presente. Comunque non di questa, cioè quella che l’Occidente vorrebbe esportare. Questa è merce avariata, che ha già intossicato il miliardo d’oro e poco più in là. E’ chiaro che tutte le questioni in merito sono riaperte, nessuna esclusa, essendo evidente che le risposte fornite dalla civiltà occidentale non sono valide – neanche per la civiltà occidentale – e non si sono affermate in gran parte del pianeta. Dunque la domanda: “Serve ancora la democrazia?”, non è né pleonastica, né fuori luogo. Mi piacerebbe discuterne con il M5S e con quei settori della ex sinistra che sono ancora capaci di ragionare. Quale democrazia? Quali saranno le sue caratteristiche distintive? Come la si costruirà? Quanto tempo ci vorrà per costruirla?

E, mentre cerchiamo di affrontare queste questioni, non potremo evitare di esaminare le cause di fondo che hanno portato all’estinzione della democrazia liberale. Stanno esplodendo tutti i parametri della società contemporanea. Pensare che si possa tornare alla democrazia in un sistema analogo a quello che sta crollando sotto i nostri sguardi è ipotesi irreale. Seguo qui il ragionamento di Edgar Morin: “Individuo e società esistono reciprocamente”. “La democrazia si fonda sul controllo dell’apparato di potere da parte dei controllati”. “In questo senso la democrazia è più che un regime politico; è la rigenerazione continua di un anello complesso e retroattivo: i cittadini producono la democrazia che produce i cittadini”. Morin considera ovvia l’esistenza di un “apparato di potere”. Un postulato, come quello dell’esistenza dei “controllati”. Ha perfettamente ragione. Non esiste organizzazione sociale senza una struttura di potere, La questione è “quale” apparato di potere.

Si vede subito che nessuno dei tre punti citati da Morin ha resistito all’usura dei nostri tempi. Quasi nulla di tutto ciò è oggi in funzione. L’individuo è stato separato dalla società ed è oggi ad essa contrapposto. Il potere è ostile all’individuo e alla società. I controllati non hanno la possibilità di controllare, in quanto sono stati privati della conoscenza della realtà (vedi Matrix). Il fatto è che i punti messi a fuoco da Morin sono caratteri essenziali della civiltà moderna; valori di cui, io credo, dovremo ri-impadronirci dopo averli perduti. Senza questi valori-strumenti nessun’altra democrazia è possibile, poiché essa non potrebbe né consentire l’espressione della diversità e della libertà umana, né attingere al livello della decisione politica, e si condannerebbe, anche nella migliore delle ipotesi, a formare un pulviscolo di punti di “resistenza”, più o meno microscopici, comunque incapaci di fronteggiare uno scontro epocale tra il Potere “catastroforo” (portatore di catastrofe) e la Natura. Rinunciare a questi valori-strumenti significa rifiutare di cogliere la portata della battaglia che ci attende.

Aggiungo qui che l’analisi stessa della crisi ci dice che se ne potrà uscire – attraverso una transizione comunque estremamente difficile – solo con una partecipazione attiva, consapevole, di milioni e milioni. Poiché anche ipotizzando (e non è il caso) che le nostre società siano un giorno guidate da gruppi dirigenti onesti e dediti al bene comune, dovrebbe essere chiaro che essi non potranno prendere in tempo utile nessuna delle tremende decisioni che s’imporranno se, attorno ad essi, non si creerà un vasto consenso popolare. E questa è parte costituente, anche se non unica, della democrazia. Si dovrà stare in guardia da ogni tipo di semplificazioni e di banalizzazioni. Invece il dibattito, che infuria mentre la democrazia liberale muore, ne è pieno e produce molta confusione, dove l’idea prevalente è quella di buttare a mare bambino e acqua sporca.

Dopo avere affermato la sovranità del popolo come principio dominante, occorrerà aggiungere subito che essa “comporta l’autolimitazione di questa sovranità attraverso l’obbedienza alle leggi e il trasferimento di sovranità agli eletti”. Col che si piantano i paletti che devono definire la democrazia rappresentativa. Io sono favorevole a fissare questi paletti. In una società di massa la democrazia diretta (o, come spesso si sente dire, la democrazia assembleare), senza mediazioni di rappresentanza, è cosa impossibile praticamente e, dunque, teoricamente inammissibile. Non esistono assemblee di milioni. Se esistessero sarebbero autoritarie per la loro stessa composizione, sottoposte alla massificazione-semplificazione-banalizzazione del messaggio. Inoltre abbisognerebbero, per esempio, di un mezzo tecnico per realizzarsi. Questo, a sua volta porrebbe la questione del controllo di un tale mezzo tecnico. Inoltre i milioni di click affermativo-negativi snaturerebbero ogni possibile discussione, ogni possibile mediazione.

Quanto di più autoritario si possa immaginare. “L’esperienza storica ha dimostrato che la democrazia aritmetica è un’impostura semplicistica della sovranità popolare e in realtà l’anticamera della degenerazione oligarchica e del dispotismo”. Quanto di più irrealistico è pensare a forme di consultazione, inevitabilmente molto simili a dei test attitudinali, in cui le “diversità” di collettività numerose ma minoritarie sarebbero impossibilitate a esprimersi e verrebbero comunque schiacciate. Contare il miliardo e trecento milioni di volontà “cinesi”, il miliardo di volontà “indiane” e metterle nella stessa “urna” elettronica con il miliardo scarso dell’Occidente non è materialmente possibile. E, se lo fosse, sarebbe giusto? Si tratta di semplificazioni incolte, a-storiche, sostanzialmente autoritarie, a prescindere dalle buone intenzioni di chi le formula.

Ma procediamo, seguendo ancora Morin, che fornisce un’interpretazione non ideologica della democrazia, liberandola dal loglio e conservando al tempo stesso i buoni semi da cui proviene la stessa democrazia liberale. Qualcuno può pensare che di buoni semi da quella pianta non possano più venirne, ma io penso che abbiamo davanti agli occhi la prova del contrario. Che si chiama Costituzione della Repubblica Italiana. Che, certo, non è soltanto (di gran lunga non lo è) figlia della democrazia liberale, ma è anche questo, e gettarla via sarebbe grande delitto.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08 ... a/1090063/
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Re: Senato, Bonsanti: “Pronti a referendum".

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La vox populi de Il Fatto Quotidiano:


Bella di Giorno • 39 minuti fa
dal momento che abbiamo constatato che non siamo più in una democrazia abbiamo chiaro che non esistono metodi democratici per far valere le nostre ragioni. Non resta che la lotta armata contro il regime?
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Steve Carenn • un'ora fa
ma cosa ci tocca sentire... un fan di Putin che mi parla di "eccidio costituzionale"
certa gentaglia non solo ha perso il senso del ridicolo, ma ormai non ha più nemmeno quello della realtà
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Forrest Gump • un'ora fa
... consenso e controllo , le polarità entro su cui si muove la democrazia .. gli strumenti con cui il cittadino "dovrebbe" creare e guidare il processo democratico
già nel 46 Gioacchino Lauro distribuiva scarpe sinistre e pacchi di pasta in cambio di voti , mentre "a sinistra" tranne che in Emilia e fino al crollo del muro il consenso era in primis ideologico. É evidente perché Berlinguer fosse onesto e Tanassi meno
nei Partiti vi era un'Etica , almeno esteriore, perché il cittadino la richiedeva
oggi non viene richiesto il consenso, bensi un rapido assenso a scelte già fatte, e il controllo, nell'era dei nominati e dei "listini" non esiste, ma sono gli elettori stessi a non esigerlo più, troppo presi a produrre e vivere da cicale,
Il Craxismo prima e il Berlusconismo poi hanno avuto consenso e voti, ma tutti erano convinti sia andasse bene così e non avevano il tempo di controllare.
i primi complici della deriva democratica sono i cittadini stessi, che non volevano vedere le cose a noi chiarissime.
ancora fino al 2011 mi sono sentito tacciare di disfattismo quando ne parlavo, e ancora qualcuno crede che basti rimettere in sella il Kainano , per tornare al benessere e ai "ristoranti pieni" .. ogni dittatura ha il suo consenso le sue masse urlanti
é di quelle che tocca tener conto
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Ronin • 2 ore fa
se si vuole evolvere la democrazia ed evitare il ritorno al feudalesimo (per me è definitivamente tardi), bisogna scardinare i postulati dell'esistenza di un apparato di potere, dell'esistenza dei 'controllati' e della cessione di sovranità agli eletti.
questi paletti esistono da sempre nelle culture occidentali, si chiama sistema piramidale, e abbiamo perso millenni spostandoli in qua e in la e cercando un equilibrio tra loro che non esiste e non può esistere.
ovviamente deve esistere un apparato, non di potere, ma di gestione e coordinamento, e non ci deve essere nessuna cessione di sovranità agli eletti, questa serve solo a chi non riesce a superare l'atavico e pavloviano concetto di leader, che in democrazia è la bestemmia peggiore che si possa pronunciare.

essere sudditi di un sovrano eletto non ci rende cittadini, la democrazia non può essere questo.
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IlNickTiInfluenza Ronin • un'ora fa
stato=sistema piramidale con poteri formalmente riconosciuti a qualcuno, il resto è utopia, va mitigato al massimo e non è sperando di eliminare l'autoreferenzialità col gioco dei cubetti, ma impedendo di scegliere a priori chi avrà tale potere per un tempo finito, a questo serve il caso, la migliore strategia razione nei dilemmi del prigioniero.
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Ronin IlNickTiInfluenza • un'ora fa
utopia è cercare di far funzionare un sistema provato in tutte le sue possibili varianti nell'arco di quasi 3000 anni e che non ha mai garantito equità sociale, benessere e sostenibilità se non per brevi e casuali periodi, questo è un dato di fatto che è puerile non accettare, 3000 anni di fallimenti sono un periodo sufficiente per accettare il fatto che all'interno di questo sistema non c'è possibilità di democrazia, c'è solo sudditanza, più o meno confortevole.

in realtà il vertice della piramide (l'entità che ha il doppio ruolo di definire gli obiettivi della società e di attuare le strategie per raggiungerli) può essere facilmente scisso per arrivare a un sistema più evoluto ed efficiente del sistema piramidale con un salto più grande di quello che abbiamo fatto con l'illuminismo, si tratta solo di superare i preconcetti atavici e pavloviani che legano al sistema piramidale.
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Ghirardi Sergio • 2 ore fa
Dopo la sconfitta vittoriosa della Comune, le radici della democrazia moderna sono più volte riapparse a Cronstadt, nella Machnovcina, con Spartaco a Berlino e Durruti in Spagna nel 36 e poi in ogni rivolta contro il totalitarismo bolscevico e/o liberale fino in Chiapas e nel più piccolo microcosmo dove la gemainwesen umana ha provato a esistere contro dirigenti, burocrati e servitori volontari. I luoghi comuni sulla democrazia diretta intera idiotamente come un'assemblea di un miliardo di cinesi indicano a meraviglia quanto l'ipotesi consiliare sia stata un tabù vergognoso per tutti i fascismi neri, bianchi o rossi, da Stalin a Putin, da mussolini a Hitler, dalla DC al PD passando per mafie e P2. Occupy Life.
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Nello_Roscini • 2 ore fa
gli esseri umani sono come dei bambini che giocano con i lego , prima creano l'essenza di quello che vorrebbero , poi aggiungono particolari inutili o dannosi , piano piano l'essenza del progetto viene persa , snaturata ,ingigantita...

ma i bambini , a differenza degli adulti , hanno il coraggio di rompere tutto e ricominciare daccapo.

in Italia , avremo mai il coraggio di ricominciare ?
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lucilla • 2 ore fa
Un'analisi interessante. Per quanto riguarda la democrazia diretta, un ampliamento in tal senso, per alcune questioni, non comporterebbe la fine di quella rappresentativa. E' vero che la democrazia diretta comporta dei pericoli, ma se devo immaginare un paese migliore lo vedo anche con un' informazione corretta ed efficace e un maggior peso dato all'istruzione, alla cultura, all'educazione, al rispetto della diversità e delle minoranze. In questo modo si ridurrebbero significativamente anche i possibili rischi di una maggior partecipazione popolare alle decisioni politiche.
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Enzo Nellomonello • 3 ore fa
Condivido, condivido e condivido, speriamo che tanti incominceranno a svincolarsi dalla logica dell'appartenenza ad un'area politica a costo di sacrificare a questa logica perversa i principi fondanti della Democrazia .
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Ardlu si • 3 ore fa
ma guardi che la democrazia in Italia esiste, si governa con il 40% di persone che vogliono mantenere i privilegi (pensionati e dipendenti pubblici) assieme ad un 30% di benestanti che tengono al loro patrimonio. Il M5* ha il 25% fatto di qualche persona illuminata e per la maggior parte di disperati (giovani,disoccupati e imprenditori al collasso). Visto che la democrazia è cultura,quindi benessere,vuol dire che la maggior parte delle persone sta bene così. Poi si può discutere se tanti che non votano 5* sono desiderosi di cambiare comunque le cose,o al contrario se tanti che votano 5* avessero una pensione o un lavoro sicuro continuerebbero a votarlo, ma tantè che la democrazia è la maggioranza, io sono un pubblico dipendente e voto 5*,non è detto che sia comunque un illuminato, solo spero che le nuove generazioni non facciano gli schiavi di quelle vecchie,così come si sta prospettando. Certo non amo i nostalgici di vecchie idolatrie, sia quelli che abbiam provato, o quelli che la democrazia l'han presa idolatriando i fucilieri lettoni, quei tipi di democrazia sì che erano fasulli, in Italia c'è democrazia,magari dei furbi, vorrà dire che sono la maggioranza, va bene così
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Dodzal • 4 ore fa
La verità è che la Democrazia sta collassando definitivamente sotto varie spinte che trovano nel suo annientamento il fine o il mezzo. L'eccessivo differenziale di ricchezza tra paesi ricchi e paesi poveri, e tra gruppi sempre più distanti all'interno degli stessi paesi ricchi; la deriva del singolo e la fine del senso di appartenenza e di comunità, sottolineate nell'articolo, e il tracollo della rappresentatività politica, questi due elementi convergenti in causa/effetto. L'ignoranza sempre più diffusa, senza arrivare all'analfabetismo di ritorno, ma fermandosi semplicemente all'impossibilità pratica e "culturale" per l'uomo moderno di formarsi una vera coscienza politica, di trovare il raccoglimento necessario a darsi delle risposte sul lungo termine che lo impegnino in un percorso coerente nel tempo, ben evidenziato nella società liquida descritta da Bauman. L'incredibile livello di superficialità, cialtroneria e degrado in cui sono piombate le cosiddette "elites" borghesi ed intellettuali, totalmente incapaci anche solo di formarsi loro stesse un'idea realistica della società in cui sono immerse come corpi estranei, impegnate esclusivamente a fare festa nel decadente crepuscolo dell'occidente. E infine, citando ancora Bauman, la minaccia forse più insidiosa per la democrazia: la bomba demografica. Che, sommata ai precedenti elementi ed in assenza di un'inversione di rotta decisa e anche dolorosa, comporterà sempre più la necessità
di governare "dall'alto" masse sterminate di persone povere ed ignoranti. La democrazia ha bisogno di un grande impegno quotidiano di tutta la società per restare viva, o quantomeno di una sua parte vivace, colta, informata, consapevole, fortemente militante. Oggi quasi scomparsa ed incapace di produrre alcunchè, tranne di tornare nostalgicamente con la memoria (e comprensibilmente) al Berlinguer o al Pertini di turno. Non solo in Italia.
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