La Massoneria del secondo e del terzo millennio

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camillobenso
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La Massoneria del secondo e del terzo millennio

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La Massoneria del terzo millennio - 1

E' nella seconda metà del secolo scorso che la Massoneria prende la scena dell'informazione italiana.

La Massoneria privilegia lavorare nell'ombra, lontana dai clamori della pubblica informazione. Questo da sempre.

Negli anni ottanta sulla stampa italiana esplode il caso della Massoneria deviata. Il massimo rappresentante di questo settore è il Gran Maestro Licio Gelli, tuttora vivente.
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Poi, dal 1994, con l'elezione della tessera 1816 a primo Ministro, la cronaca della Massoneria e soprattutto quella deviata all'improvviso sparisce misteriosamente dalla cronaca italiana, come a voler far credere che fosse andata in pensione.

Dopo qualche sporadica notizia di poca importanza come quella che il venerabile Licio Gelli aveva abbandonato l'appoggio alla tessera 1816, perché la pubbicità dell'entorage delle olgettine ed altre al seguito, ledeva l'onore dell'organizzazione segreta, non abbiamo saputo più nulla se non le recenti notizie


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LA MASSONERIA DEL TERZO MILLENNIO



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Archiviato il ventennio berlusconiano, gli affiliati alle obbedienze italiane cercano nuovi referenti politici. Simboli esoterici e vecchi riti rimangono, ma ci si apre al web, con Twitter e Facebook, guardando con speranza a Papa Francesco affinché faccia cadere la scomunica sancita nel 1738 da Clemente XII. Ma a fronte del tentato rinnovamento, restano le ombre sollevate dalle inchieste della magistratura sul peso avuto dalle logge in alcuni passaggi cruciali della storia recente d'Italia. Macchie talmente pesanti che stanno spingendo a rimuovere la memoria del passato massone di un'icona come Giuseppe Garibaldi
di ALBERTO CUSTODERO


La svolta social delle Obbedienze

ROMA - Anche la Massoneria diventa social. I Fratelli han deciso di uscire dal segreto delle logge e presentarsi nel mondo condiviso del Web. È il caso, ad esempio, del Grand'Oriente d'Italia, principale "obbedienza" con ventimila affiliati (riferimento al mondo inglese, porte delle logge aperte per soli uomini). L'Istituzione ha un sito ufficiale online. Ed è presente su Twitter con l'account @grandeoriente. Mentre il suo gran maestro, Stefano Bisi, twitta in prima persona firmandosi @bisisiena. Anche i "cugini" della Gran Loggia d'Italia degli Alam (riferimento al mondo francese, 520 Officine, 10mila iniziati sia uomini che donne), non sono meno social. Il sito è http://www.granloggia.it, hanno da un anno una omonima pagina Facebook che ha incassato un migliaio di "mi piace" e 26 visite (non molte, ma sono solo all'inizio). Mentre il gran maestro uscente, il massonologo e scrittore Luigi Pruneti, è presente personalmente su Facebook: la sua foto campeggia su uno sfondo (non casuale) di uno dei 22 arcani dei Tarocchi: il Sole, simbolo della luminosità. Ma anche della massoneria. La Gran Loggia è presente anche su Twitter, con un migliaio di follower. Oggi molti profani che vogliono essere iniziati, contattano questa "obbedienza" attraverso il sito, inviando alla mail gldi@granloggia.it la richiesta di essere invitati in loggia. Una autentica rivoluzione, rispetto ai tradizionali riti di "cooptazione" riservatissimi, fatti quasi di nascosto.

Ma sotto le "volte stellate" delle logge italiane, si sta vivendo un momento di gran fermento politico e sociale. I temi in gioco, dal punto di vista massonico, sono molti. E delicati. Dal riposizionamento politico dopo la fine del ventennio berlusconiano all'arrivo al soglio pontificio di un papa gesuita e "rivoluzionario" che fa sperare i massoni che venga tolto il divieto secolare, per loro, di ricevere la comunione. Dall'aumento dei giovani che chiedono di entrare in loggia alla riflessione da parte delle "obbedienze" di matrice anglosassone se sia ancora attuale, oggi, in una società che si tinge sempre più di rosa, l'esclusione delle donne.
Alla ricerca di un referente politico. All'inizio del 1900 i massoni in Parlamento erano cento e prendevano pubblicamente posizione sui temi politici, come avvenne, nel 1908, sull'ora di religione obbligatoria nelle scuole. Dopo le persecuzioni fasciste, nel Dopoguerra, tuttavia, la massoneria si mosse a livello politico in modo più riservato. Se non segreto. Il caso più clamoroso di condizionamento occulto delle istituzioni da parte dei fratelli fu la loggia di Licio Gelli, "propaganda due". Gelli di recente si è attribuito addirittura il merito dell'elezione del presidente della Repubblica Giovanni Leone e la stesura del famoso Piano Rinascita. In seguito allo scandalo della P2, e passato lo tsunami di Tangentopoli, nel '94 il riferimento per la massoneria divenne Forza Italia (tra l'altro con lo stesso Berlusconi iscritto alla P2; con Fabrizio Cicchitto che aveva presentato la domanda per iscriversi alla P2 come dimostra il documento che abbiamo ritrovato negli archivi della Commissione Anselmi; e con il plenipotenziario di Berlusconi, Denis Verdini, che, però, ha sempre smentito la sua appartenenza ai "Figli della Vedova"). Forza Italia era infatti l'unico partito che, allora, non vietava l'iscrizione ai fratelli. Qualche fratello, a onor del vero, figurava anche tre le file del Carroccio: nel 1994 a Palazzo Madama erano stati eletti tre senatori leghisti col grembiulino, e una senatrice "sorella". Bossi, poi, quando nei comizi imprecava contro i massoni, si girava per incrociare lo sguardo del parlamentare Matteo Brigandì, suo avvocato personale. E fratello del Goi.

Così Cicchitto chiese protezione a Gelli anziché alla Polizia
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Gelli stronca Renzi. Ma oggi, concluso il ventennio del berlusconismo, e in pieno terremoto Renzi-Grillo, tutto il mondo dei partiti è cambiato. Non è facile, per la massoneria, trovare una nuova collocazione nel momento in cui l'attuale scenario politico è in pieno assestamento. Dopo il governo dei tecnici di Monti accusato di "collusione" coi poteri forti, con le banche, e anche con la massoneria, Renzi, con una squadra di giovanissimi, sembra aver rotto gli schemi di un potere vecchio, ma con consolidati rapporti con le logge. Il dubbio che il premier abbia un padre massone, del resto, è troppo poco per giustificare un link col mondo dei grembiulini. Su questo fronte è lo stesso Gelli a stroncarlo: "Matteo Renzi - ha detto il Venerabile in una recente intervista - non è un massone, ma solo un bambinone". Né può essere un riferimento, per i fratelli (perché difficilmente governabile dallo stesso Beppe Grillo), il M5S, nonostante le insistenti voci - smentite dal diretto interessato - dell'appartenenza alla massoneria di uno dei due leader del Movimento, Gianroberto Casaleggio. E così, in attesa che il potere nuovo di Renzi prenda forma, i massoni vagano alla ricerca di nuovi interlocutori.

"Noi siamo molto attenti ai partiti che vietano ai massoni l'iscrizione - svela uno dei maestri di grado 33 più influenti della Gran Loggia d'Italia, Luigi Danesin - è vero che a sinistra, senza tanto clamore, hanno recentemente tolto l'incompatibilità con l'essere massoni. Di certo, però, i partiti del centrodestra restano i più amici. Ma i tempi sono cambiati. In Parlamento non ci appoggiamo tanto a nostri 'fratelli', quanto piuttosto a deputati o senatori profani 'disponibili'. Con loro, cerchiamo il dialogo".

La battuta di Andreotti sui presidenti Usa. Cosa sia stata la massoneria nella storia d'Italia lo spiegava bene, a modo suo, Andreotti: "Non ho mai capito bene cosa sia - chiosava - ma quando sono andato in America, ho appreso che solo due presidenti non erano massoni, Nixon e Kennedy". Nella storia del nostro Paese, ovunque ci sia stato un intrigo, un mistero, uno scandalo, spesso e volentieri spuntava lo zampino di qualche fratello. Fa strano perciò che non si sia intravisto neppure un grembiulino nelle numerose inchieste giudiziarie che hanno scandito le cronache della fine della Seconda Repubblica, dai rimborsi spese dei consiglieri regionali al caso "Malagrotta-monnezza a Roma", dall'Ilva di Taranto all'Expo di Milano, dal Monte dei Paschi di Siena alla Carige di Genova, dal Mose di Venezia alla vicenda Scajola tra Beirut e Montecarlo. Che i massoni non contino più niente? O che siano diventati buoni?

Pare più probabile, invece, che le "obbedienze" nostrane abbiano deciso di soprassedere sul fronte interno (magmatico, in evoluzione, liquido), per dedicarsi alla politica estera, avendo intuito che il potere politico vero, oggi, è gestito non più a Roma, ma a Bruxelles. "Attualmente - conferma Luigi Danesin - sono in corso 'lavori' massonici a livello internazionale per tentare di costituire un Supremo consiglio europeo. L'obiettivo è istituire un osservatorio permanente al Consiglio d'Europa, senza diritto di voto o di parola. Ma con la possibilità di accedere in diretta ai lavori europarlamentari. E di vigilare sugli interessi della fratellanza europea". Che dopo i francs maçons, stia per nascere sotto le volte stellate l'euromassone?


La Chiesa e la scomunica. Ad appena sei anni dalla fondazione della prima loggia (detta "Degli inglesi") su suolo italico, a Firenze, nel 1731, la Chiesa cattolica sparò la prima scomunica contro i massoni. Clemente XII, nella sua lettera apostolica del 24 aprile 1738, denunciò i "gravissimi danni che tali conventicole" arrecavano "alla salute spirituale delle anime". Condannò e proibì le "associazioni dei Liberi Muratori o des Francs Maçons". E ordinò che "gli Inquisitori dell'eretica malvagità facessero inquisizione contro quei sospetti di eresia". Il primo a farne le spese fu uno dei fondatori della loggia fiorentina, Tommaso Crudeli: torturato dal Sant'Uffizio di Firenze, morì per i postumi del carcere. E per questo è considerato il primo martire della massoneria universale. Ancora oggi, a 283 anni dalla bolla di Clemente XII, la disputa tra fede rivelata (dei cattolici, che credono nei dogmi) e fede ragionata (dei massoni, che credono in un principio trascendente senza peraltro specificarlo) arroventa i rapporti tra massoni e prelati. E la Chiesa non ha cambiato idea. Anzi, ritiene che "il clima di segretezza" della massoneria comporti per "gli iscritti il rischio di divenire strumento di strategie ad essi ignote".

La delusione del 1983. Nel 1983, con l'approvazione del "nuovo Codice di Diritto Canonico", i massoni sperarono che la Chiesa avesse tolto quella antica scomunica. Ma si illusero. Fu solo un equivoco, nulla più. Ecco cosa successe: quel nuovo codice, al canone 1374, prevedeva la punizione per "chi dà il nome ad una associazione che complotta contro la Chiesa". Il fatto che non fosse menzionata direttamente la massoneria, fu interpretato sotto le volte stellate come un'abolizione della scomunica. Ma i massoni si sbagliarono. Arrivò lo stesso anno una precisazione della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede (allora presieduta dal cardinal Ratzinger) a fugare ogni dubbio: il giudizio della Chiesa sulle associazioni massoniche era rimasto immutato. E, dunque, "l'iscrizione alle Obbedienze proibita sotto pena di esclusione dai sacramenti". Ma da sempre i massoni, soprattutto quelli cattolici (la maggioranza, in Italia) tentano di convincere la Chiesa a ritirare questo anatema. Tentativi di confronto tra fratelli e monsignori ce ne sono stati, seppure senza grandi risultati.

La comunione dell'affiliato. Ma se al vertice scomunicano, a livello periferico sacerdoti e prelati, va detto, non sempre ubbidiscono agli ordini superiori. E a volte capita che qualche religioso indossi i paramenti profani della massoneria. I casi di affiliazione di uomini della Chiesa in loggia sono stati confermati dallo stesso Luigi Danesin, per sei anni gran maestro della Gran Loggia d'Italia. "Nelle nostre file - ha confessato - abbiamo qualche sacerdote e qualche prelato. Non molti, ma ci sono". "Qualche anno fa - ha aggiunto - abbiamo conferito a un sacerdote, padre Rosario Esposito, il titolo di maestro libero muratore. Un frate, inoltre, partecipò ai nostri lavori il giorno di Natale indossando sopra il saio le insegne di maestro. Il mio parroco, infine, sa che sono massone, eppure io mi accosto alla comunione".

Analoga la posizione del Grand'Oriente. "Siamo eretici nel campo delle idee - ammette il gran maestro Stefano Bisi - in fondo siamo dei rivoluzionari. Però con la chiesa cattolica i rapporti nel corso degli anni sono cambiati a livello periferico. L'arciprete di Piombino, ad esempio, tempo fa ad un convegno si alzò in piedi e, pubblicamente, ci disse: 'Se vi sentite in pace con la coscienza, se venite in chiesa e volete ricevere la comunione, io non ho nulla in contrario'". "Il Goi - rivela ancora Bisi - spera oggi in papa Francesco. S'è dimostrato in certe occasioni come uomo del dubbio, come quando ha detto 'chi sono io per giudicare un gay?'. È stata una risposta rivoluzionaria, quella. Ebbene, visto che ha dimostrato questo tipo di apertura, perché non dialogare anche con la massoneria?".

Ma trame, intrighi e cospirazioni continuano

ROMA - Massoneria, trame, intrighi, cospirazioni. La storia della Repubblica è farcita di gialli nei quali i massoni sono sempre presenti, quasi a fare da collante tra Stato, mafie, eversione, terrorismo, e servizi segreti deviati o stranieri. E' il caso, ad esempio, del processo in corso di dibattimento a Palermo sulla trattativa tra Stato e mafia. Il gup Piergiorgio Morosini, nel suo decreto che dispone il giudizio contro gli imputati (tra gli altri i mafiosi Bagarella, Brusca e Riina, il figlio di Vito Ciancimino, Massimo, l'ex politico di Forza Italia Marcello Dell'Utri, l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino, l'ex capo dei Ros Mario Mori), ne parla in modo esplicito.

Trattativa Stato-mafia e P2. E non lesina particolari e inquietanti dettagli. Siamo nei primi anni Novanta, anni della cosiddetta (presunta) trattativa tra Stato e mafia per far cessare omicidi di personalità politiche della allora Dc, come Salvo Lima, e le stragi mafiose a colpi di tritolo. "Il primo obiettivo, più ambizioso e di 'lungo termine' di quell'associazione - annota il gup Morosini nel suo decreto - consisterebbe nel convergere verso un 'sistema criminale' più ampio capace di includere in sé altre consorterie di diversa estrazione (massoneria 'deviata'-P2, frange della destra eversiva, gruppi indipendentisti, mafia calabrese) interessate a sfruttare la crisi politico-istituzionale italiana e ad acuirla con azioni destabilizzanti ('strategia della tensione') in vista dei nuovi equilibri". Nonostante il caso P2 sia del 1981, ancora oggi si parla di quella loggia - e di quelle presunte deviazioni istituzionali - in un processo tutt'ora in corso sui misteri d'Italia.

Dalle carte Moro spunta un dossier sul gran maestro di PIazza del Gesù. Nell'archivio delle carte di Aldo Moro presso l'Archivio centrale dello Stato di Roma, è conservato un appunto riservato del Viminale che dimostra due cose. La prima, l'attenzione che lo statista ucciso dalle Br aveva nel tenere sotto osservazione la massoneria. La seconda, che il ministero dell'Interno vigilava con estrema attenzione le obbedienze. Al punto da redigere un documentato dossier nei confronti del più noto dei gran maestri della massoneria italiana, Giovanni Ghinazzi. Il questore di Bologna ne fa un ritratto inedito, che noi pubblichiamo integrale, dal quale emerge una personalità forse poco conosciuta di quello che è stato per anni il riferimento della massoneria francese al punto che ancora oggi i frateli di piazza del Gesù vengono sopprannominati "ghinazziani".

GUARDA IL PDF DELL'INFORMATIVA GHINAZZI

Da allora altre inchieste hanno coinvolto in qualche modo la massoneria, o i fratelli, al punto da indurre i magistrati a battezzare le loro inchieste evocando la loggia di Licio Gelli. Dopo il 2010, ci sono state in particolare le indagini P3 e P4 che hanno in qualche modo chiamato in causa ancora il ruolo delle "obbedienze". Nella vicenda P3 erano stati coinvolti anche il parlamentare del Pdl, Denis Verdini e l'ex senatore Marcello Dell'Utri. Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e il pm Rodolfo Sabelli ipotizzarono che avevano costituito una "super loggia segreta" divenuta punto di riferimento di imprenditori e politici per "influenzare decisioni politiche, a pilotare processi e a decidere le nomine dei componenti di organi dello Stato di rilievo costituzionale".

Il figlioccio di Licio Gelli. Il termine P4 è utilizzato per riferirsi ad una inchiesta giudiziaria su una presunta associazione a delinquere che avrebbe operato nell'ambito della pubblica amministrazione e della giustizia. Indagati in tale procedimento giudiziario furono, tra gli altri, il faccendiere Luigi Bisignani e il deputato Alfonso Papa (Pdl). La cosiddetta P4 invece avrebbe avuto l'obiettivo di gestire e manipolare informazioni segrete o coperte da segreto istruttorio, oltre che di controllare e influenzare l'assegnazione di appalti e nomine, interferendo anche nelle funzioni di organi costituzionali. L'origine della sigla P4 non fu solo frutto di immaginazione giornalistica, ma si deve anche al fatto che il nome di Luigi Bisignani comparisse negli elenchi della loggia Propaganda Due (detta P2) di Licio Gelli (il quale lo ha recentemente definito "il mio figlioccio"), benché Bisignani si sia sempre dichiarato estraneo a tale loggia

Per chi desidera ascoltare le interviste vada direttamente sul sito, perché non sono singolarmente esportabili.

http://inchieste.repubblica.it/it/repub ... -89304067/
camillobenso
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Re: La Massoneria del secondo e del terzo millennio

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il Fatto 19.11.14
Grembiulini al comando
“Il mio album segreto con i grandi massoni d’Italia e del mondo”
Lo sconcertante libro di Gioele Magaldi sulle superlogge che governano il pianeta: sarebbero stati iniziati anche molti vip della nostra politica
Il capo dello Stato sarebbe stato iniziato nel 1978 alla Ur-Lodge conservatrice Three Eyes, potentissima
Mario Draghi invece vanta l’affiliazione a ben 5 superlogge

di Gianni Barbacetto e Fabrizio d’Esposito

Esistono i massoni e i supermassoni, le logge e le superlogge. Gioele Magaldi, quarantenne libero muratore di matrice progressista, ha consegnato all’editore Chiarelettere (che figura tra gli azionisti di questo giornale) un manoscritto sconcertante e che sarà presentato domani sera alle 21 a Roma, a Fandango Incontro. Il libro, anticipato ieri dal sito af faritaliani.it , è intitolato Massoni società a responsabilità illimitata, ma è nel sottotitolo la chiave di tutto: La scoperta delle Ur-Lodges. Magaldi, che anni fa ha fondato in Italia il Grande Oriente Democratico, in polemica con il Grande Oriente d’Italia, la più grande obbedienza massonica del nostro Paese, in 656 pagine apre ai profani un mondo segreto e invisibile: tutto quello che accade di importante e decisivo nel potere è da ricondurre a una cupola di superlogge sovranazionali, le Ur-Lodges, appunto, che vantano l’affiliazione di presidenti, banchieri, industriali. Non sfugge nessuno a questi cenacoli. Le Ur-Lodges citate sono 36 e si dividono tra progressiste e conservatrici e da loro dipendono le associazioni paramassoniche tipo la Trilateral Commission o il Bilderberg Group. Altra cosa infine sono le varie gran logge nazionali, ma queste nel racconto del libro occupano un ruolo marginalissimo. Tranne in un caso, quello della P2 del Venerabile Licio Gelli.
I documenti che mancano sono a Londra, Parigi e New York
Prima però di addentrarci nelle rivelazioni clamorose di Massoni è d’obbligo precisare, come fa Laura Maragnani, giornalista di Panorama che ha collaborato con Magaldi e ha scritto una lunga prefazione, che l’autore non inserisce alcuna prova o documento a sostegno del suo libro, frutto di un lavoro durato quattro anni, nei quali ha consultato gli archivi di varie Ur-Lodges. Tuttavia, come scrive l’editore nella nota iniziale, in caso di “contestazioni” Magaldi si impegna a rendere pubblici gli atti segreti depositati in studi legali a Londra, Parigi e New York. Detto questo, andiamo al dunque non senza aver specificato che tra le superlogge progressiste la più antica e prestigiosa è la Thomas Paine (cui è stato iniziato lo stesso Magaldi) mentre tra le neoaristocratiche e oligarchiche, vero fulcro del volume, si segnalano la Edmund Burke, la Compass Star-Rose, la Leviathan, la Three Eyes, la White Eagle, la Hathor Pentalpha. Tutto il potere del mondo sarebbe contenuto in queste Ur-Lodges e finanche i vertici della fu Unione Sovietica, a partire da Lenin per terminare a Breznev, sarebbero stati superfratelli di una loggia conservatrice, la Joseph de Maistre, creata in Svizzera proprio da Lenin. Può sembrare una contraddizione, un paradosso, ma nella commedia delle apparenze e dei doppi e tripli giochi dei grembiulini può finire che il più grande rivoluzionario comunista della storia fondi un cenacolo in onore di un caposaldo del pensiero reazionario. In questo filone, secondo Magaldi, s’inserisce pure l’iniziazione alla Three Eyes, a lungo la più potente Ur-Lodges conservatrice, di Giorgio Napolitano, attuale presidente della Repubblica e per mezzo secolo esponente di punta della destra del Pci: “Tale affiliazione avvenne nello stesso anno il 1978, nel quale divenne apprendista muratore Silvio Berlusconi. E mentre Berlusconi venne iniziato a Roma in seno alla P2 guidata da Licio Gelli nel gennaio, Napolitano fu cooptato dalla prestigiosa Ur-Lodge sovranazionale denominata Three Architects o Three Eyes appunto nell’aprile del 1978, nel corso del suo primo viaggio negli Stati Uniti”.
Altri affiliati: Papa Giovanni XXIII, Bin Laden e l’Isis, Martin Luther King e i Kennedy
C’è da aggiungere, dettaglio fondamentale, che nel libro di Magaldi la P2 gelliana è figlia dei progetti della stessa Three Eyes, quando dopo il ‘68 e il doppio assassinio di Martin Luther King e Robert Kennedy, le superlogge conservatrici vanno all’attacco con una strategia universale di destabilizzazione per favorire svolte autoritarie e un controllo più generale delle democrazie. “Il vero potere è massone”. E descritto nelle pagine di Magaldi spaventa e fa rizzare i capelli in testa. Dal fascismo al nazismo, dai colonnelli in Grecia alla tecnocrazia dell’Ue, tutto sarebbe venuto fuori dagli esperimenti di questi superlaboratori massonici, persino Giovanni XXIII (“il primo papa massone”), Osama bin Laden e il più recente fenomeno dell’Isis. In Italia, se abbiamo evitato tre colpi di Stato avallati da Kissinger lo dobbiamo a Schlesinger jr., massone progressista.
L’elenco di tutti gli italiani attuali spiccano D’Alema, Passera e Padoan
Il capitolo finale è un colloquio tra Magaldi e altri confratelli collaboratori con quattro supermassoni delle Ur-Lodges. Racconta uno di loro, a proposito del patto unitario tra grembiulini per la globalizzazione: “Ma per far inghiottire simili riforme idiote e antipopolari alla cittadinanza, la devi spaventare come si fa con i bambini. Altrimenti gli italiani, se non fossero stati dei bambinoni deficienti, non avrebbero accolto con le fanfare i tre commissari dissimulati che abbiamo inviato loro in successione: il fratello Mario Monti, il parafratello Enrico Letta, l’aspirante fratello Matteo Renzi”. Per non parlare del “venerabilissimo” Mario Draghi, governatore della Bce, affiliato a ben cinque superlogge. Ecco l’elenco degli italiani nelle Ur-Lodges: Mario Draghi, Giorgio Napolitano, Mario Monti, Fabrizio Saccomanni, Pier Carlo Padoan, Massimo D’Alema, Gianfelice Rocca, Domenico Siniscalco, Giuseppe Recchi, Marta Dassù, Corrado Passera, Ignazio Visco, Enrico Tommaso Cucchiani, Alfredo Ambrosetti, Carlo Secchi, Emma Marcegaglia, Matteo Arpe, Vittorio Grilli, Giampaolo Di Paola, Federica Guidi. Berlusconi, invece, avrebbe creato una Ur-Lodge personale, la Loggia del Drago. Bisognerà aspettare le “contestazioni”, per vedere le carte di Magaldi.
MASSONI Gioele Magaldi Chiarelettere pagg. 656, € 19
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Re: La Massoneria del secondo e del terzo millennio

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GREMBIULINI DEVIATI


GIUSTIZIA & IMPUNITÀ
Bologna e la P2, una storia sbagliata
di Riccardo Lenzi | 2 gennaio 2015 COMMENTI


Nel 1980 Fabrizio De André cantava così la deriva italiana: “E’ una storia vestita di nero, è una storia da basso impero, è una storia mica male insabbiata, è una storia sbagliata”. In seguito al fallimento artistico dell’installazione massonico-natalizia apparsa a dicembre nei pressi della stazione di Bologna, l’autore Luca Vitone è intervenuto pubblicamente, rispondendo così alle critiche di molti cittadini e della Curia bolognese: “Ma quale ambiguità, volevo solo stimolare una maggiore consapevolezza sulle responsabilità della P2 nella strage di Bologna. Per capire bisogna discutere e studiare”.

Ecco, proviamo a seguire il suo consiglio e ripercorriamo brevemente la storia degli incroci tra il capoluogo emiliano, la loggia di Gelli e le altre logge bolognesi scoperte negli anni 80. Ovvero le responabilità della P2 nello stragismo e nella progressiva attuazione del suo programma politico: quel “Piano di rinascita democratica” scritto a sei mani dal toscano Licio Gelli, dal romano Umberto Ortolani e dal palermitano Francesco Cosentino (segretario generale di Montecitorio fino al ’76, fu immortalato nella foto in cui il presidente De Nicola firma la Costituzione). Non aspettiamo, dunque, il prossimo 2 agosto per ricordare che il capo della loggia P2, il suo sodale Francesco Pazienza, il generale Pietro Musumeci e il colonnello Giuseppe Belmonte – allora entrambi ai vertici dei servizi segreti militari – sono stati condannati per aver depistato le indagini sulla strage alla stazione.


E già che ci siamo ricordiamoci anche che la commissione parlamentare d’inchiesta presieduta da Tina Anselmi dimostrò che la P2 è “gravemente coinvolta nella strage dell’Italicus e può ritenersene anzi addirittura responsabile in termini non giudiziari ma storico-politici, quale essenziale retroterra economico, organizzativo e morale”. Un’altra vicenda connessa, che molti non sanno o non ricordano, è quella scaturita dalla scoperta dei nomi degli affiliati bolognesi alla P2. Per esempio, chi si ricorda del colonnello Antonio Calabrese, che il 2 agosto 1980 comandava i Carabinieri di Bologna? A conferma del radicamento della P2 nell’esercito italiano, basti ricordare che nel 1973 l’allora maggiore Calabrese aveva partecipato – insieme ai comandanti dell’Arma di Milano (Palumbo), Roma (Picchiotti) e Firenze (Bittoni) – ad una riunione a Villa Wanda, domicilio aretino di Gelli, in cui il padrone di casa raccomandava ai fratelli-generali di appoggiare sempre e comunque governi di centro, ancor meglio se presieduti da un magistrato “affidabile” come l’allora procuratore generale della Corte d’appello di Roma Carmelo Spagnuolo.

Bisogna invece attendere il 1984 perché la commissione P2 riveli l’esistenza di altre due logge, anch’esse riservatissime, con sede a Bologna. Una si chiama Virtus, come la squadra di basket, è aperta anche alle donne ed è legata all’obbedienza massonica di Piazza del Gesù. La loggia Zamboni de Rolandis – affiliata invece, come la P2, alla comunione massonica di Palazzo Giustiniani – aveva tra i suoi “fratelli” alcuni volti molto noti in città: Fabio Roversi Monaco (ex rettore dell’Università, attualmente presidente della Fondazione Carisbo), il medico Mario Zanetti (direttore del Sant’Orsola dal ’72 al ’93, direttore dell’agenzia sanitaria regionale dal ’95 al 2000) e il magistrato Angelo Vella, che nel ’90 fu costretto dal Csm a rinunciare alla carica di presidente di sezione della Cassazione, proprio a causa dei suoi malcelati legami massonici. Negli anni settanta Vella era stato giudice istruttore nel processo Italicus: a dieci anni di distanza appariva chiaro per quale motivo non aveva mai coinvolto alcun piduista nelle indagini. Su queste logge bolognesi nel 1988 ci fu un’indagine, condotta dal pm Libero Mancuso, che non portò ad alcuna condanna.

Già trent’anni fa, a prescindere dagli esiti dei successivi processi, lo scandalo P2 aveva reso possibile una denuncia più incisiva e circostanziata dei guasti che i “poteri occulti”, che fin dall’immediato dopoguerra si erano insinuati nelle istituzioni repubblicane (il caso dell’insospettabile Francesco Cosentino ne è un esempio lampante), stavano producendo alla democrazia italiana. Già alla fine dell 1983, in un’intervista al manifesto, l’allora segretario di Magistratura Democratica Giovanni Palombarini lanciò un allarme che oggi suona di impressionante attualità: «L’impresa mafiosa è oggi una micidiale mistura di potere criminale e potere politico. La via seguita è spianata dalla degenerazione dei partiti e della pubblica amministrazione. La parallela degenerazione istituzionale consente il passaggio continuo dalle attività criminali a quelle legali».

Infine, a proposito di quegli anni, chi volesse rinfrescarsi la memoria su un’altro eccidio dimenticato, fino alla Befana potrà visitare la mostra fotografica dedicata al 30° anniversario della strage del treno Rapido 904(23/12/1984), allestita nella sala d’attesa della stazione di Bologna: lo stesso luogo in cui il 2 agosto 1980 i Nar lasciarono la valigia con la bomba. Oggi che Francesca Mambro e Giuseppe Valerio Fioravanti sono liberi – nonostante gli ergastoli e la non collaborazione con la giustizia (non hanno confessato di essere autori della strage, non hanno aiutato gli inquirenti ad individuare complici e mandanti) – e che il loro amico Carminati è nei guai, nessuno si ricorda più di quando li chiamavano “i killer della P2″.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/01 ... a/1310427/
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