Il "nuovo" governo Renzi

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camillobenso
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Re: Il "nuovo" governo Renzi

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IN ONDA del 19 agosto 2014 - Titolo:

VENTI DI GUERRA, RENZI VOLA A BAGHDAD


http://www.youtube.com/watch?v=gvflllnNHV8
camillobenso
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Re: Il "nuovo" governo Renzi

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Governo Renzi: la crisi non è un fatto personale
di Antonio Padellaro | 17 agosto 2014


C’è voluto il forcipe per estrarre dalla bocca di un esponente di governo l’ovvia constatazione che i famosi 80 euro non hanno mosso di un millimetro il Pil e neppure i consumi degli italiani, come del resto molti avevano pronosticato, subito impallinati dal premier zoologo come gufi, sciacalli, avvoltoi e profeti di sventura. Onore quindi al sottosegretario Graziano Delrio e al suo eloquente “mi aspettavo qualcosa di più”, anche se poi grazie anche a quei soldini nella busta paga di dieci milioni di italiani Matteo Renziha fatto il boom alle Europee del 25 maggio. Ma che a riconoscerlo fosse il numero due di Palazzo Chigi era chiedere troppo.

Sarebbe sufficiente che il Presidente del Consiglio la smettesse una buona volta con la guerra personale contro tutti quelli che si permettono di non essere d’accordo con lui, ammettendo qualche errore e concedendo a chi lo critica l’esistenza di qualche fondato argomento. Invece, ecco riesumata la vecchia regoletta del “chi non è con me è contro di me”. Questo continuo dividere il mondo in buoni e cattivi denota una preoccupante mancanza di buone ragioni proprio quando al premier ne sono richieste di formidabili per arginare calamità come il Pil che arretra, come i consumi inchiodati, come il vertiginoso aumento del debito pubblico salito a quota 2.168 miliardi.

Quando lo scorso 17 febbraio, esattamente sei mesi fa, ricevette l’incarico da Napolitano, Renzi aveva 2 problemi da affrontare. Il primo, elettorale lo ha risolto brillantemente arginando l’avanzata del M5S che stava per travolgere il fragile fortino in cui era asserragliato Enrico Letta con l’intero Pd. A Beppe Grillo non è bastato ingurgitare una sorsata di Maalox per riaversi dalla scoppola renziana del 40,8%, e oggi più che mai arroccati all’opposizione lui e Casaleggio sembrano puntare tutte le carte sul fallimento di Renzi. Come strategia potrebbe anche realizzarsi, ma a quale prezzo.

Perché se Renzi non riesce a risolvere il secondo problema, risollevare l’Italia da una crisi economica sempre più grave, sono guai per tutti. È la prima volta nella storia repubblicana che un presidente del Consiglio ha potuto contare in una situazione così drammatica su una apertura di credito così larga. Usarla con arroganza per bastonare critici e avversari o per aggiustarsi il proprio sistema di potere personale attraverso lo stravolgimento della Costituzione, è semplicemente scellerato. Renzi si dia da fare, unisca invece di dividere. Non vogliamo affondare con lui.

Il Fatto Quotidiano, 17 agosto 2014
camillobenso
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Re: Il "nuovo" governo Renzi

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Se questo è un premier,.........................vi immaginate Andreotti a secchiate!!!!!


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1. UN MONDO DI PARA-GURI NON POTEVA NON APPROFITTARE DELLO SPOT DELLA SECCHIATA


2. ESSI', OGNI VESTAGLIA HA IL SUO ROVESCIO. E IL ROVESCIO DI BENEFICENZA È "MALEFICENZA". AFFETTI DA CINISMO DI MASSA, ASPIRANDO A VIVERE IN DIVINA PUBBLICITÀ, SUCCEDE CHE POLITICI, DIVI TELEVISIVI, CANZONETTARI DA BALERA, GRANDI FIRME DELLA MODA, SCRITTORI E GIORNALISTI, HANNO SCOPERTO LA BENEFICENZA COME ALIBI PER CREARE GIGANTISMI AUTOPROMOZIONALI. UNA LUCCICANTE E PACCHIANA KERMESSE DOVE TUTTO, MALATO DI SLA COMPRESO, FA SPETTACOLO. NON È CARITÀ: È TORNACONTO. COME RUBARE I SOLDI DAL PIATTINO DELLA CIECA. NEL SENSO CHE OFFRONO POCO "CASH", MA RICEVONO MOLTI "FLASH"


3. DAGO SU RENZI INSECCHIATO: “SE DEVO ESSERE SINCERO AVREI PREFERITO UNA BELLA E SPIRITOSA SECCHIATA DI MERDA, MA NON SI PUÒ AVERE TUTTO DALLA VITA. COMUNQUE LE UNICHE SECCHIATE CHE CONTANO, E CONTERANNO, SONO QUELLE ELETTORALI"


4. MASSIMO CACCIARI: ‘’È TRAGICO CHE PER RACCOGLIERE FONDI OCCORRA FARE I DEFICIENTI”




1. PER RENZI UNA SECCHIATA E OBAMA SCHIVA LA VIP-MANIA - IL PREMIER SI VERSA ADDOSSO L’ACQUA GELATA PER BENEFICENZA E SFIDA I DIRETTORI DEI GIORNALI E BAGGIO. MA LE DONAZIONI SONO FERME A 33 MILA EURO
Tommaso Rodano per il Fattoquotidiano.it

C’è cascato pure lui. Matteo Renzi ha fatto la doccia gelata. L’Ice Bucket Challenge è la fiera della vanità e della beneficenza, nata negli Stati Uniti per dilagare nel resto del mondo. Il pretesto, nobilissimo, è impegnare chi partecipa a donare per la ricerca contro la Sla. Il risultato è una lunga sfilata di vip che si bagnano i capelli di fronte a una videocamera e condividono l’impresa.


La moda incontenibile non poteva non contagiare anche Renzi, fuoriclasse dei selfie e delle autopromozioni “social”.

A piedi nudi, in una sgargiante mise azzurra (camicia e costume), il premier si è rovesciato addosso il fatidico cesto d’acqua ghiacciata nel giardino dell’albergo di Forte dei Marmi dove è in vacanza da alcuni giorni, per poi pubblicarlo sul suo profilo twitter.

Nel discorso introduttivo ha ringraziato “i simpaticoni ” che lo “hanno tirato in ballo” (Fiorello, poi anche Jovanotti, Francesco Facchinetti e Tiziano Ferro) e ha sfidato a sua volta Roberto Baggio, Paolo Livoli – ex compagno di scuola che fa il medico e si occupa di Sla – e i direttori di riviste, giornali e telegiornali italiani.

Negli Usa il fenomeno Ice Bucket è esploso a ridosso di Ferragosto, grazie a testimonial come Mark Zuckerberg e Bill Gates. Da quel giorno hanno partecipato praticamente tutti: attori di Hollywood, popstar, sportivi, imprenditori e persino l’ex presidente George W. Bush.


Barack Obama, sfidato da diversi “famosi”, ha schivato la secchiata, lasciando intendere di tenere ancora al decoro istituzionale. Il presidente degli Stati Uniti, sobriamente, si accontenterà di staccare un assegno per la ricerca contro la malattia. Intanto il Dipartimento di Stato ha diffuso una nota in cui ricorda ai suoi funzionari che per motivi etici bisogna evitare di partecipare a campagne per raccolte fondi private, “a prescindere da quanto nobili siano la cause”. Negli Stati Uniti comunque le donazioni raccolte dall’inizio dell’Ice Bucket mania hanno avuto un’impennata: oltre 42 milioni di dollari.


E in Italia? Anche qui la secchiata è lo spo(r)t estivo di un esercito di (più o meno) famosi: Belen, Elisabetta Canalis, Mario Balotelli, Emma Marrone, Marco Mengoni, il presidente della Juventus, Andrea Agnelli (che ha nominato il suo “nemico” in Figc, Carlo Tavecchio) e tantissimi altri. La politica ha fiutato il fenomeno e comincia a reagire. Ieri pomeriggio, prima di Renzi, si è prestato anche il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Il problema vero è che alla sfilata sui social network non corrisponde la generosità dei portafogli.

Massimo Mauro, ex calciatore, giornalista di Sky e presidente dell’Aisla (Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica) ha reso noto che in questi giorni di grande battage mediatico l’Ice Bucket Challenge de’ noantri ha prodotto donazioni per appena 33mila euro. Mauro riconosce “la straordinaria importanza del fatto che finalmente si parli di Sla, una malattia che è abituata a rimanere nell’ombra”, ma non nasconde un po’ di delusione per la scarsa generosità dei vip dalla testa ghiacciata.


“L’80 per cento delle donazioni – dichiara – sono arrivate via Pay Pal da persone comuni, con donazioni da 5, 10 e 50 euro. Qualche cantante, si è spinto fino a 500, massimo 700 euro, ma non voglio fare nomi”. Quello che non si può tollerare è che la malattia sia da sempre ignorata dalle istituzioni: “Per i governi la Sla non esiste. Zero euro all’anno per la ricerca. Altro che secchiate d’acqua. Ora serve un impegno concreto”.


2. “QUALE CARITÀ, È UN SELFIE AL CUBO”
di Nanni Delbecchi per il Fattoquotidiano.it

Roberto D’Agostino, nel girotondo virale dell’Ice Bucket Challenge poteva mancare la doccia di Matteo Renzi?
Era l’ora! Il nostro premier aspettava questa nomination in trepida attesa, credo proprio che non stesse nella pelle.

Perché?
Perché è un autospot formidabile, un selfie all’ennesima potenza, sta diventando l’unico tormentone di un’estate senza tormentoni.


E poi è a fin di bene.

Come no? Straordinaria beneficenza per chi lo fa, e si posta in rete. La secchiata d’acqua in testa fa subito simpatia. Ma diciamo la verità: nessuno parla più della SLA, la malattia se la sono già dimenticata tutti. L’Ice Bucket è autopromozione allo stato puro spacciata per altruismo. In questo senso la trovata degli inventori è stata davvero geniale.

Renzi ha nominato Roberto Baggio e i direttori dei giornali italiani. Condivide?

Mah, a questo punto l’unica nomination seria da fare sarebbe l’Asilo Mariuccia. Siamo in pieno infantilismo imperante, in piena “immaginocrazia”... Poi però, se uno cerca un posto di lavoro su twitter, mica lo trova.

Però per l’immagine di Renzi è una botta di vita.


Forse sì, visto che ha passato tutta l’estate in posa. L’ultima prodezza è stata il servizio appena uscito sul settimanale ‘Diva e donna’, con tanto di copertina. Sole, amore, jogging e bicicletta con moglie e figli, nel resort della Versilia...

Meglio di quelli che uscivano su Chi, dedicati alla famiglia da sogno di Silvio e Veronica?
Cambia lo sfondo, ma per il resto sono uguali; tutte belle statuine dall’inizio alla fine. Oddio, non che ci sia da stupirsi; Renzi si è messo in posa fin dai primi passi della carriera politica. La sua immagine è stata costruita nei dettagli da Stefano Guindani, il più bravo fotografo di moda di Milano.

È lui che ha scattato la celebre foto con il giubbotto di Fonzie?

Sì. Poi tra i due deve essere successo qualcosa, magari si è ingelosito per la partecipazione ad Amici della De Filippi.

Quindi tutto sommato questa secchiata d’acqua è un buon affare.
Se devo essere sincero avrei preferito una bella secchiata di merda, ma non si può avere tutto dalla vita. Comunque le uniche secchiate che contano, e conteranno, sono quelle elettorali.




3. “POLITICA POP E BUONE AZIONI”

Al.Sch. per il Fattoquotidiano.it

Ovvio che l’avrebbe fatto! Uno come Renzi ci si tuffa a pesce in una cosa così!”. Secondo Giovanna Cosenza, semiologa e presidente del corso in Scienze della comunicazione a Bologna, vede nell’Ice Bucket il compimento del Renzi-pensiero, del suo approccio all’immagine pubblica.

Qualcuno si è stupito nel vedere il presidente del Consiglio partecipare a un’iniziativa del genere.
Io non ho mai avuto dubbi, era la previsione più facile del mondo, mica serviva la sfera di cristallo. Così com’era prevedibile l’avrebbe fatto con addosso una maglietta. È la solita politica spettacolo cui abbiamo assistito negli ultimi vent’anni, solo che adesso va pure in rete.


C’è chi pensa sia solo una forma di fare beneficenza.
È questo il punto: è una sinergia perfetta. Ci metti dentro pure l’obiettivo buono e lo mandi a nozze con la politica pop. Come fa uno a dire di no? Riesci a unire i buoni sentimenti e la politica spettacolo, metti in circolo la tua immagine in rete che la passa ai media tradizionali. E i vantaggi non finiscono qui.


Cioè?
Per i piccoletti di casa nostra è una strategia per entrare nel novero delle Lady Gaga, per internazionalizzarsi. Da un’iniziativa del genere si possono ricavare solo vantaggi: dei nani accanto ai George Bush, ai grandi del cinema di Hollywood.

La performance di Bush però non è stata brillante. Si è buttato in testa l’equivalente di un bicchiere d’acqua.
Infatti non è mai stato un grande comunicatore. La valenza comunicativa dell’Ice bucket è che fa capire quanto sei disposto a soffrire. C'è chi rimane lì a fare gli urletti, chi scappa subito dopo perché non vuole farsi vedere bagnato. È un modo per esibire il proprio corpo, mostrarsi in un momento di imbarazzo.

Sui social network spopola.

Certo, è un piccolo sacrificio che fa tanta simpatia: politici e star disposti a ridicolizzarsi un po’. Ed è anche normale che si espanda a macchia d’olio: con il meccanismo delle nomination come fai a tirarti indietro?

Barack Obama l’ha fatto. Sì all’assegno, ma senza gavettoni gelati, e l’ha pure proibito agli alti diplomatici.
Obama può permettersi di dire di no, lui è di un altro livello. Anche Obama ama esibire il proprio corpo nello sport e nella musica, ma lo fa con grande sobrietà. Chapeau, a lui e a chi lo ha consigliato.



“SOLO UNA SCUSA PER FARE I DEFICIENTI”
Al.Sch. per il Fattoquotidiano.it

‘’È tragico che per raccogliere fondi occorra fare i deficienti”. Massimo Cacciari quando gli si chiede cosa ne pensi dell’Ice Bucket Challenge, tira fuori tutta la sua causticità: una moda frivola perfettamente in linea con la società dell’immagine.

Cos’è che la fa arrabbiare così, professore? In fondo si tratta pur sempre di beneficenza.
La mia è una considerazione perfino banale. Questi spettacolini, anzi, chiamiamoli sketch, non hanno niente a fare con la beneficenza. Aiutare il prossimo è un altra cosa.

C’è chi dice che l’unica cosa che conta sia recuperare fondi.

Questa roba è una réclame per chi lo fa. Se è beneficenza, è beneficenza pelosa. Ci pensi un attimo: se le persone comuni si tirassero l’acqua gelata addosso, che effetti positivi sortirebbero sulla propensione al bene degli individui? Sono mode nate nella società della pubblicità. È tutto banale, tutto molto banale.

Quindi Renzi ha sbagliato a partecipare?
Era ovvio che Renzi lo facesse: o fa il discorso mio, o si butta l’acqua addosso, non ci sono alternative.


Obama si è tirato indietro.
Obama ha fatto la persona seria, ma lui se lo può permettere, Renzi forse no. Lui è un giovane che è nato, si è formato, negli anni in cui è proliferata quest’idea di politica qui. Uno che fa la politica come la fa Renzi, lo dico senza acredine, è perfetto per l’Ice Bucket. Tra l’altro se lo coinvolgono in un gioco del genere, lui mica può tirarsi indietro: lo accuserebbero di snobismo.


Però l’incontro tra beneficenza e celebrità non è nuovo: penso al Live aid, alle campagne contro il debito di Bono Vox, al Pavarotti & Friends...
Ma cosa c’entra? Il Live aid era una cosa diversa: l’epilogo di una stagione di grande impegno politico, il ’68, Woodstock. Erano eventi organizzati da grandi leader artistici, questi invece sono personaggi che si legano a degli spettacolini senza nessuna coscienza politica alle spalle. Vedo solo il deprimente spettacolo di giovani che si tirano l’acqua addosso.
camillobenso
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Re: Il "nuovo" governo Renzi

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Fate beneficenza non pagliacciate con i gavettoni
Tutti a sfidarsi alla doccia gelata, per beneficenza o per esibizionismo. Ma le buffonate non servono senza donazioni


Vittorio Feltri - Sab, 23/08/2014 - 15:46

I gavettoni benefici sono oggettivamente una manifestazione clamorosa di stupidità e proprio per questo hanno avuto e continuano ad avere successo. Se oggi non sei chiamato a scaraventarti in testa una secchiata di acqua mista a ghiaccio non sei abbastanza imbecille per essere considerato un personaggio importante.


Dopo aver scoperto l'acqua calda, e averla spacciata per secoli come una geniale invenzione, l'umanità si è accorta che quella fredda è ancora più simpatica e vale la pena di versarsela addosso. A che scopo? La spiegazione è tortuosa ma rivela che il conformismo non è solo uno stato d'animo molto diffuso: è anche un liquido a bassa temperatura.

Credo che il lettore sia già abbastanza informato sulla questione che sto trattando, ma la riassumo per chi eventualmente fosse stato distratto da banalità tipo lo sgozzamento di un reporter americano in Irak e la crocefissione di vari infedeli in zone a forte intensità islamica. Negli Stati Uniti, un tale Corey Griffin, avendo un amico malato di Sla (roba esiziale), e desiderando aiutarlo, si è inventato una forma stravagante per raccogliere denaro utile alla ricerca di terapie idonee a sconfiggere il suddetto morbo. Quale? Avviare una sorta di catena di Sant'Antonio basata sul gioco già descritto: invitare Vip, ovviamente facoltosi, a sottoporsi a una rudimentale doccia (secchiate di acqua gelida, appunto) allo scopo di suscitare interesse, o almeno curiosità, nella gente comune inducendola a prendere coscienza del flagello Sla e a versare contributi in denaro onde aiutare gli scienziati a intensificare gli studi per la cura e la prevenzione di questa terribile forma di sclerosi.

L'idea è stata accolta con entusiasmo, come tutte le novità idiote, in mezzo mondo, Italia inclusa, talché oggi anche dalle nostre parti si fa a gara per bagnarsi e rabbrividire. Poco male. Essendo estate, il rischio di raffreddori, polmoniti e affini è ridotto al minimo, o almeno si spera, dato che il solleone quest'anno non è stato implacabile.


Se c'è da imitare gli americani, noi italioti siamo in prima fila. Cosicché non vi è da stupirsi se un sacco di compatrioti si sono messi di buzzo buono a inzupparsi davanti alla macchina fotografica o alla telecamera. Si sfidano l'un l'altro: bagnati tu che io mi sono già bagnato. I giornali, costretti a raccontare la realtà, anche la più cretina, non trascurano di documentare questo esercizio umido, e giù articolesse in cui si narrano le prodezze di chi, per essere alla moda, non esita a farsi gioiosamente annaffiare.

Gli infradiciati, felici di essere immortalati mentre battono i denti, riescono a vantarsi con gli amici del loro sacrificio e fanno molti adepti, tutti interessati ad allungare la lista di coloro che si offrono alla doccia fredda. L'elenco degli umettati è lungo. Si va da Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti a Valentino Rossi, da Emma Marrone a Laura Pausini, da José Mourinho a Marco Materazzi (quello delle capocciate con Zidane ai mondiali di calcio del 2006). Ci fermiamo qui per un senso di pietà nei confronti dei bagnanti.

Una citazione però merita Selvaggia Lucarelli, giornalista mai banale, esteticamente apprezzabile, a suo modo snobbetta, dalla quale tutto ci aspettavamo tranne che si assoggettasse al gavettone pur di non essere esclusa dal madido club. Tu quoque.

L'unica che è stata capace di resistere alla tentazione di agganciarsi al treno dell'imbecillità sotto zero è stata Francesca Pascale, fidanzata di Silvio Berlusconi. Proprio lei che, essendo napoletana, era autorizzata ad abbandonarsi a una sceneggiata tanto pagliaccesca, si è rifiutata saggiamente d'impregnarsi di acqua con una motivazione impeccabile: per fare beneficenza non è necessario irrigarsi dinanzi al paparazzo e ridursi a macchietta; è sufficiente mettere mano al portafogli ed estrarvi una somma acconcia alle esigenze degli scienziati.

Il discorso di Francesca non fa una grinza. È una lezione di sobrietà che nemmeno Mario Monti (parlandone da vivo) sarebbe stato in grado di impartire. Un'ultima annotazione. Il capostipite degli amanti dell'Ice Bucket Challenge – la gara cretina si chiama così – è morto alcuni giorni orsono sull'isola di Nantucker: annegato. A dimostrazione che dare troppa confidenza all'acqua porta sfiga. Uomo avvisato mezzo salvato. Lo diciamo a Matteo Renzi che si è unito alla schiera degli sciocchi che si sono fatti irrorare. Bella figura da pistola.

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 46253.html
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Re: Il "nuovo" governo Renzi

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Ice Bucket Challenge: Renzi, una secchiata vi seppellirà
di Valeria Pacelli | 23 agosto 2014Commenti (34)

Questa estate è andata così. Pensavamo di aver visto tutto: Alfano che utilizza il termine “Vu cumprà” e poi si giustifica ricorrendo alla Treccani; la polemica di Schettino invitato alla Sapienza; il neopresidente della Federcalcio, Carlo Tavecchio, che nel discorso per la candidatura ufficiale alla Figc etichetta come “mangiabanane” gli stranieri del campionato italiano.

Ma non ci è bastato. E in questo clima, già abbastanza deprimente, non potevano mancare le docce ghiacciate per la raccolta fondi per la Sla.

Vip, personaggi pubblici, politici, tutti uniti in una lotta che improvvisamente è diventata di primaria importanza, dopo che nessuno ne ha parlato per mesi. Sorge perciò il dubbio, lecito. Che quei video siano in realtà degli spot pubblicitari, fatti anche un po’ male. Chiaramente, con queste premesse, non poteva sottrarsi all’importante sfida Matteo Renzi, dopo essere stato chiamato in causa da Fiorello, Facchinetti, Tiziano Ferro e Jovanotti. Lui, fuoriclasse dei “selfie” e maestro della politica a suon di Tweet, dopo un pomeriggio di attesa, ieri finalmente ci ha regalato quei due minuti di gloria in costume e camicia azzurra da Forte dei Marmi. Dopo essersi versato la secchiata d’acqua ghiacciata, ha invitato i direttori dei giornali a fare lo stesso (la speranza è che non cadano anche loro nel tranello).

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È questa l’immagine del presidente del consiglio italiano. E basta vedere come si è comportato Obama per scoprire le differenze. Anche il presidente degli Usa (con una politica estera molto discutibile, ma qui si parla d’altro) era stato invitato a partecipare all’Ice Bucket Challange.

Per mantenere quel minimo di decoro istituzionale, Obama ha declinato l’invito e ha semplicemente staccato un assegno per la ricerca.

Sarebbe stato bello vedere anche Renzi comportarsi allo stesso modo. Ma noi siamo abituati diversamente. Basta pensare inoltre, che solo nel 2010 è stato proprio il governo Berlusconi a tagliare i fondi per 2,5 miliardi di euro, una parte destinati alle famiglie dei malati di Sla. Gli stessi che – come ha raccontato Il Fatto – da anni vivono nel totale abbandono di uno Stato che non ha mai compreso (e applicato) realmente il concetto di “welfare”. Sono i malati che non ricevono i rimborsi neanche per i materassi anti-piaghe, che non riescono a coprire le spese per cure molto esose e che puntualmente si ritrovano costretti a bussare alla porta del premier di turno, chiedendo maggiori sussidi. In cambio ricevono solo promesse.

Matteo Renzi avrebbe potuto contribuire alla ricerca semplicemente facendo una donazione, evitando di spettacolarizzare qualcosa di veramente serio. Avrebbe dovuto cercare delle soluzioni per i sussidi, e non soltanto quando il tutto diventa una moda. Ma la politica qui si fa diversamente. E questa era una splendida occasione per farsi pubblicità.

Lo stesso avrebbero dovuto fare tutti gli altri, calciatori, vip e ‘vippini’. Invece di gettarvi secchiate d’acqua, donate una quindicesimo del vostro stipendio alla ricerca. Per finire in copertina, ci sono già i giornali di gossip.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08 ... a/1097265/
paolo11
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Re: Il "nuovo" governo Renzi

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camillobenso
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Re: Il "nuovo" governo Renzi

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ORA SE LA PRENDE COL “CAPITALISMO DI RELAZIONE” DOPO AVER PIAZZATO AMICI E FINANZIATORI DAPPERTUTTO.

Quello che Marco Palombi non dice, è quanto anticipato questa settimana in un talk. Renzi, diversamente ad esempio di Bertinotti, non frequenta i salotti romani dove si sviluppa il capitalismo di relazione.

Semplice. Non ha la preparazione politica per affrontarli e verrebbe letteralmente mangiato. In quei salotti, da sempre, esiste una certa preparazione politica che Renzi non ha. Anche questa sua reazione a spazzarli via conferma questa realtà.






La fiaba renziana della sfida ai “soliti noti”
(Marco Palombi).
24/08/2014 di triskel182


ORA SE LA PRENDE COL “CAPITALISMO DI RELAZIONE” DOPO AVER PIAZZATO AMICI E FINANZIATORI DAPPERTUTTO.

Matteo Renzi non è un politico, ma qualcosa di meno e di più: è come uno di quei guru americani che insegnano al pubblico pagante l’autocura, l’autostima, l’autoinganno. Renzi vive in un mondo in cui basta sentirsi giusti, buttarsi e il resto viene da sé: quando uno si sente figo non ha nemmeno bisogno di essere coerente, perché è lui stesso il miracolo che stavamo aspettando e ignora, per così dire, ogni contraddizion che nol consente. L’EQUIVOCO narrativo che ne scaturisce – un impasto di vecchi adagi recuperati nel salotto di Nonna Speranza, cronaca mal digerita e buona coscienza a prezzi di saldo – viene generosamente chiamata “visione”.

Ieri, per dire, la visione di Renzi è tornata a parlarci attraverso le anticipazioni di un’intervista rilasciata dal nostro a Tempi, settimanale dell’ala destra di Comunione e Liberazione: “In Italia è il momento di passare dalla logica del piagnisteo a quella della proposta”. E poi? “Serve lo spirito del maratoneta” (ma solo se un italiano ha appena vinto gli Europei, mentre la generazione Balotelli può ormai andare a Liverpool o in qualche altro paese). Che altro ancora? “Togliere il paese dalle mani dei soliti noti, quelli che vanno in tutti i salotti buoni a concludere gli affari di un capitalismo di relazione ormai trito e ritrito”. Questa, dice lui, “è la rivoluzione culturale che serve all’Italia: spalancare le finestre e fare entrare aria nuova”. Così, al settimanale di Cl, parlò l’ex portaborse di Lapo Pistelli, oggi sottosegretario. Ecco, a questo punto, uno dovrebbe ricordare al signor “Aria Nuova” che dalle sue finestre spalancate sarà uscito PaoloScaroni, ma è entrata alla guida dell’Eni Emma Marcegaglia, ex presidente di Confindustria la cui azienda di famiglia – tra le altre cose – fu incidentalmente coinvolta anni fa nella consegna di mazzette a un manager del gruppo Eni. Dalla finestra spalancata, ancora, è uscito Fulvio Conti, mentre Gianni De Gennaro, dalla sua poltrona, non ha sentito nemmeno un po’ di brezza mentre alzava il telefono per dare il benvenuto in Finmeccanica a Mauro Moretti, nome che ha un certo curriculum nelle aziende di Stato. Gli strali contro “il capitalismo di relazione” poi, così cari all’amico e – forse – finanziatore Diego Della Valle (nessuna sorpresa: lo fu già di Clemente Mastella), sarebbero meno spiacevoli in bocca a uno che non avesse perpetuato, e largamente, “la politica di relazione”: le nomine di amici, sponsor e conoscenti – quasi tutti toscani – in governo, sottogoverno e aziende pubbliche col signor “Aria Nuova” hanno raggiunto livelli difficilmente riscontrabili nella storia della Repubblica. Il Fatto Quotidiano, a inizio luglio, ne contò almeno 26 (e se ne contano di nuove): sono i valvassini del nuovo Granducato renziano. Esempi? Quanti ne volete: Marco Seracini, commercialista e fundraiser del premier, è finito nel cda Eni; Alberto Bianchi, presidente della Fondazione Open (già Big Bang) e suo avvocato, è andato in Enel; l’amico e finanziatore Fabrizio Landi in Finmeccanica. Questo solo per dare l’idea di che tipo di avversario si ritrova “il capitalismo di relazione” italiano. SI POTREBBE, si diceva, ricordargli tutto questo per dire: “Da che pulpito?”. Sarebbe inutile. Renzi non capirebbe la critica: non è in malafede, vive in una bolla in cui la sua limpida coscienza – unita a una rotonda capacità di rimozione del reale – è tutto ciò che basta al mondo, o almeno all’Italia, per rinascere a nuova vita. Sempre da Tempi: “Solo l’atavica volontà di parte della classe dirigente italiana impedisce di prendere atto di una realtà: noi stiamo aiutando l’Europa, non è l’Europa che aiuta noi”. Non è faccia tosta, è la visione. La stessa che gli ha consentito, venerdì, di commentare la situazione in Iraq con l’antico giovanilismo “tanta roba” senza nemmeno scoppiare a ridere o vergognarsi. È la buona coscienza che ce lo conserva ragazzo, la buona coscienza che lo spinge nella sua lotta contro i gufi in particolare e i cattivi in genere, ancora la buona coscienza che gli consente di buttare il cuore oltre l’ostacolo e il cervello oltre la realtà. Però – lo spiegò bene Giorgio Gaber parlando dei Radicali – con la coscienza bisogna stare attenti: “È come l’organo sessuale: o dà la vita o fa pisciare”.

Da Il Fatto Quotidiano del 24/08/2014.
camillobenso
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Re: Il "nuovo" governo Renzi

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Il governo frù frù

In Italia non cambia mai......il nonno.....





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Il nipote

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25 AGO 2014 12:45
C’È DA SPOSTARE UN ALFANO –

NEL GIOCO A INCASTRI DEL RIMPASTO CI SAREBBE L’UOMO DEL VIMINALE DA PIAZZARE ALLA FARNESINA AL POSTO DELLA ‘MOSCERINI’, MA SENZAQUID RESISTE –

LE IPOTESI PISTELLI E PINOTTI E SERRACCHIANI

Renzie alle prese con il primo rimpasto ha una soluzione semplice, che è quella di spostare Alfano e di mettere agli Interni Graziano Delrio. Ma vorrebbe confermare il 50% di donne e allora ecco l’idea di spostare la Pinotti o tirare dentro Debora Serracchiani. E Prodi e Vittadini gli dicono: “Ricordati degli amici”…


1.RENZI PENSA GIÀ AL RIMPASTO TRA LITIGI, RIFORME E DECRETI
Laura Cesaretti per "il Giornale"

Ripartire, e pure di gran carriera visto che l'Italia ha un bel po' di strada da recuperare e in molti ci stanno col fiato sul collo. Oggi si apre la settimana post-ferie, e il premier torna a Roma a preparare il primo Consiglio dei ministri della ripresa e a richiamare tutti all'ordine.


In agenda per il 29 agosto una sventagliata di provvedimenti ambiziosi, a cominciare dalla riforma della giustizia, cui ha lavorato pazientemente tutto il mese il Guardasigilli Orlando: si comincia con lo «snellimento» del processo civile, e con un dl per smaltire i pesanti arretrati.


Poi c'è lo «Sblocca Italia», un «provvedimento ambizioso per mobilitare 43 miliardi di risorse già disponibili e che si occuperà anche di efficienza energetica, reti digitali e semplificazioni burocratiche», annuncia Renzi. E ancora le linee guida della riforma della scuola, che «intende andare in direzione dei ragazzi, delle famiglie e del personale docente che è la negletta spina dorsale del nostro sistema educativo».


Il giorno dopo Renzi volerà a Bruxelles per il Vertice straordinario Ue, che dovrebbe designare il prossimo Alto rappresentante della politica estera per l'Unione, e iniziare a comporre il puzzle della Commissione. Sulla candidatura di Federica Mogherini i contatti diplomatici si infittiscono. Nel governo si mostra grande ottimismo: «L'accordo è pressoché chiuso», assicura un esponente dell'esecutivo.

Le ultime mosse italiane, con l'iniziativa guidata dal duo Renzi-Mogherini sull'Irak, che ha portato al vertice dei ministri degli esteri Ue di Ferragosto, promosso dalla Farnesina, e alla missione del premier a Baghdad, hanno dato nuovo smalto e credibilità alla candidatura italiana. Il sostegno francese e tedesco si è rafforzato, il fronte ostile dei paesi dell'Est Europa si è diviso, le condizioni per farcela ci sono tutte.


Il premier, come si sa, è testardo e - come ama ripetere - sa tenere «il passo del maratoneta»: il 30 agosto potrebbe essere l'occasione per chiudere in bellezza un'operazione sulla quale ha sempre negato ogni ripensamento: «Non ci sono piani B, su Mr Pesc andiamo dritti all'obiettivo». Si riscatterebbe così la sconfitta di metà luglio, quando il vertice Ue di Bruxelles finì con un buco nell'acqua e un rinvio.

Ma una volta portato a casa l'incarico per Mogherini (che comporta anche la vice-presidenza della Commissione europea), si aprirà una partita domestica altrettanto irta di insidie. Come sempre, la parola «rimpasto» porta con sé molte incognite e molte resistenze. I più ostili sono quelli di Ncd, terrorizzati che un giro di poltrone porti inevitabilmente a un ridimensionamento dei suoi posti di potere, decisamente sovradimensionati dopo il bagno elettorale delle Europee.

La sostituzione di Federica Mogherini non è cosa semplice, e ad ingarbugliarla ulteriormente c'è il fattore sesso. Renzi tiene molto al suo record italiano (50% di donne nel governo), e non vuole intaccarlo. Ma questo precluderebbe la soluzione politicamente più lineare: spostare Angelino Alfano agli Esteri (tanto la politica estera la fa il premier), promuovendo al Viminale, dove il leader Ncd non ha certo brillato, il solido Graziano Delrio.


E risolvendo così anche il problema della sua difficile convivenza a Palazzo Chigi con l'altro sottosegretario alla Presidenza, Lorenzo Lotti. Il problema però è che Alfano non solo resiste, ma con tutta la buona volontà non può essere annoverato in quota rosa.

Stesso handicap per il viceministro Lapo Pistelli, che pure sarebbe il successore naturale della Mogherini per le ampie competenze e contatti dimostrati (è stato lui ad organizzare il blitz iracheno del premier). Si è ipotizzato uno spostamento di Roberta Pinotti dalla Difesa ma lei smentisce seccamente. E c'è chi fa il nome della new entry Debora Serracchiani. Ma come andrà a finire, confida un ministro, «lo sa solo Renzi».


2.QUELLI CHE... "MATTEO, NON DIMENTICARTI DEGLI AMICI"

Da "il Giornale"
Con un articolo di fondo sul Messaggero Romano Prodi spiega che rottamare va bene ma solo «se serve a costruire». E Giorgio Vittadini, storico organizzatore del Meeting di Rimini ed ex presidente della Compagnia delle opere, assicura, attraverso un'intervista al Corriere della Sera, che la kermesse ciellina riconosce gli errori del passato andando oltre gli schieramenti e le ideologie. Prodi e Vittadini dicono, in parole povere: Renzi, ricordati degli amici.
camillobenso
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Re: Il "nuovo" governo Renzi

Messaggio da camillobenso »

La tentazione: addio agli 80 euro e meno Irap

di Stefano Feltri

E se gli 80 euro mensili per i redditi bassi, invece che essere confermati per l’eternità, venissero limitati al 2014? I soldi risparmiati, oltre 10 miliardi l’anno, si potrebbero destinare a ridurre l’Irap, cioè a tutto beneficio delle aziende che avrebbero un costo del lavoro più basso e –si spera – assumerebbero di più facendo scendere la disoccupazione.


La proposta arriva dalle colonne di Re – pubblica direttamente da Eugenio Scalfari, proprio mentre Matteo Renzi lascia la vacanza a Forte dei Marmi per tornare a lavorare a Roma. “Il governo italiano dovrebbe destinare almeno 10 miliardi alla riduzione dell’Irap a favore delle imprese. Con quali risorse? Stornando la medesima cifra dal finanziamento dei famosi 80 euro i cui risultati di rilancio dei consumi non sono avvenuti; oppure tassando i ricchi il cui reddito sia da 130mila euro in su”, scrive il fondatore di Repubblica che spesso si vanta di interpretare gli umori del Quirinale e della Banca d’Italia. Da sempre tutti gli economisti sostengono che ridurre l’Irap, e dunque il costo del lavoro, spingerebbe il Pil molto più di qualunque intervento sull’Irpef. Ma il governo ha deciso di puntare sugli 80 euro, stimando un ottimistico impatto sulla crescita dello 0,3 per cento nel 2015, 0,4 nel 2014 e 0,7 negli anni seguenti.

Perché i lavoratori dipendenti votano e le aziende no. Sul Mattinale, il bollettino quotidiano che fissa la linea politica di Forza Italia e che è curato da Renato Brunetta, c’è un commento all’articolo di Eugenio Scalfari: “Sull’economia dà ragione a Draghi e sulla necessità – il primo a teorizzarlo è stato Berlusconi – di provocare una svalutazione dell’euro rispetto al dollaro, giudica malissimo gli 80 euro inutili per risollevare i consumi (qui Scalfari è a lezione da Brunetta)”. Ma è soprattutto il Nuovo centro destra di Angelino Alfano, sempre in cerca di battaglie simboliche per ricordare la propria esistenza, che pare pronto a intestarsi la campagna dell’Irap, per recuperare un po’ di consensi in un mondo imprenditoriale che dopo l’iniziale entusiasmo renziano ora pare più permeabile a suggestioni alternative.

“RIMETTERE IN DISCUSSIONE gli 80 euro? Ma non scherziamo. E poi è troppo presto per sostenere che non hanno funzionato, dobbiamo aspettare di dati sui consumi di settembre, anche se già quelli di giugno indicavano un miglioramento”, dice uno dei consiglieri economici del premier, il deputato Pd Yoram Gutgeld.

L’altro economista ascoltato da Renzi, Filippo Taddei che ha la delega nella segreteria del partito, conferma che il governo “ha promesso di rendere lo sconto Irpef permanente e lo farà, trovando le risorse nella revisione della spesa”. Però il sogno renziano di aumentare la platea dei beneficiari pare destinato a non concretizzarsi. Se ci fosse la possibilità, spiega Taddei, “la priorità sarebbe adottare un correttivo per le famiglie numerose, è molto più difficile allargare lo sconto fiscale ai pensionati per la semplice ragione che sono tantissimi”. Un approccio pragmatico che lascia spazio a Ncd per condurre, da dentro la maggioranza, l’eterna battaglia centrista per il “quoziente famigliare”, il trattamento fiscale che premia le famiglie numerose. Qualcosa nella strategia economica di Renzi andrà però affinato, mantenere le vecchie (e ambiziose) promesse non è abbastanza. Un po’ perché sono già logore, un po’ perché sta cambiando il quadro europeo in cui si devono inserire. Dalla riunione annuale dei banchieri centrali a Jackson Hole, in Wyoming, il presidente della Bce Mario Draghi ha indicato quale deve essere l’approccio alla crisi: interventi sul mercato del lavoro combinate con un po’ di flessibilità nei conti per chi si impegna in riforme strutturali.

Declinato in chiave renziana, questo significa che se si deve aprire una trattativa con Bruxelles sui saldi di bilancio e su eventuali ulteriori scostamenti dal pareggio, è meglio farlo per i costi delle grandi riforme (esempio: una modifica degli ammortizzatori sociali, che inciderebbe anche sul mercato del lavoro). E non su tagli fiscali che hanno un sapore molto elettorale. Tanto più che le elezioni sono passate.

Da Il Fatto Quotidiano del 25 agosto 2014
camillobenso
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Re: Il "nuovo" governo Renzi

Messaggio da camillobenso »

Sotto il secchio niente
(Marco Travaglio).
24/08/2014 di triskel182


Nell’estate del coatto trionfante, del presidente del Consiglio dei ministri che si prende a secchiate d’acqua per fare beneficenza a favore di telecamera e soprattutto a costo zero, delle ministre ritratte in retrospettiva col photoshop che fa quello che può, della riforma costituzionale in quattro e quattr’otto col trolley dietro la porta, delle vecchie armi arrugginite inviate ai curdi come le perline colorate agli indios e i farmaci scaduti agli africani, per giunta da parte di politici che confondono il Kurdistan col cardigan, va rovesciato il vecchio adagio “un popolo ha la classe politica che si merita”. Semmai è vero il contrario: una classe politica ha il popolo che si merita. I turisti italioti che sfoderano il pisello a Barcellona sono l’effetto collaterale degli auto-gavettoni e dei tweet tamarri del premier a base di “maddeche”. Ve li immaginate De Gasperi, Einaudi, Togliatti, Fanfani, Moro, Berlinguer, Almirante, La Malfa che s’infradiciano d’acqua gelida su richiesta di Fiorello? Poi uno si meraviglia se il presidente del maggior partito è Matteo Orfini, che non avrebbe sfigurato con Totò sul wagon-lit: “Onorevole lei, con quella faccia? Ma mi faccia il piacere!”.

L’altro giorno Orfini, nel penoso tentativo di nascondere il patto Pd-Berlusconi sulla giustizia, non ha trovato di meglio che twittare (comunica solo così, come i ragazzini ipnotizzati dall’iPhone): “I grillini rifiutano il confronto sulla riforma della giustizia… coi terroristi bisogna interloquire, ma guai a farlo col governo…”. Solennissima sciocchezza, visto che Di Battista non s’è mai sognato di affermare che i 5Stelle debbano dialogare con l’Isis: semmai le diplomazie. Renzi, altro compulsivo dell’hashtag, ha subito ritwittato l’orfinata, salvo poi accorgersi che era troppo grossa persino per i suoi standard. Allora ha precisato che non era sua intenzione accusare la forza politica più votata in Italia nel 2013 di parlare solo coi terroristi. Ma Orfini ha ribadito il concetto a Repubblica, che proprio non sapeva come riempire una pagina: “I 5Stelle vogliono aprire il dialogo con i jihadisti dell’Is e poi rifiutano di parlare col governo del loro paese”. Non è ben chiaro che cosa c’entri un’analisi sul Medioriente con la presunta riforma della giustizia in Italia. Ma la domanda è oziosa: le parole, per Orfini, sono riempitivi accidentali per dimostrare la propria esistenza in vita. Alla tenera età di 40 anni, l’altro Matteo è già riuscitoaesseredalemiano,bersaniano,giovaneturco e renziano. Nell’aprile 2013 giurava: “Fra Marini e Rodotà scelgo Rodotà”. Poi votò Napolitano. Larghe intese con B.? Giammai: “Un governo Pd-Pdl e senza Grillo è impensabile, non esiste in natura. Al governo con Berlusconi ero e resto contrario”. Poi votò il governo Letta, con B. e senza Grillo. Il 26 agosto disse all’Unità: “Se il governo Letta cade non vedo altra strada che il voto”. Poi Renzi iniziò la fronda a Letta e Orfini lo ammonì: “Basta provocare, faccia il segretario e la smetta con certe guasconate”. Poi Renzi pugnalò Letta e prese il suo posto con l’appoggio di Orfini, promosso a presidente. Lui che due mesi prima aveva votato Cuperlo contro Renzi, “sedotto dalle sirene liberiste di questi ultimi venti anni”. Infatti – tuonava – “Renzi premier sarebbe una follia”, “è l’ultimo giapponese di una linea abbandonata in tutto il mondo”, “mi ricorda i Righeira e gli Europe, fa scelte estetico-musicali da paninaro. La sua idea della politica spettacolo è figlia di quegli anni”. “È passato dalla rottamazione al riciclo. L’allegria con cui si passa da veltroniani a bersaniani a renziani senza provare a giustificare i propri cambiamenti è un male storico del Pd. E questa ipocrisia è un problema per chi si candida a cambiarlo: non si può pensare di rivoluzionare il Pd con Veltroni, Bettini, Franceschini e Fassino, che tentano di abbracciare chi è ritenuto il vincitore pur essendo l’opposto della rivoluzione di cui parla Renzi. Non si possono premiare opportunismo e trasformismo. Altrimenti portiamo nel nuovo partito tutti i vizi e i difetti del vecchio Pd. Renzi doveva cambiare il partito, ma forseilpartitohacambiatolui.L’abbracciomortale lo sta portando sempre più verso un patto di oligarchi”. Mancava solo Orfini. Poi è arrivato.

Da Il Fatto Quotidiano del 24/08/2014
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