Il "nuovo" governo Renzi
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Re: Il "nuovo" governo Renzi
Mario Sacchi • 11 minuti fa
Sinistra: rappresenta chi non ha potere nella società, chi ha solo il lavoro quando ce l'ha. Il PD che cos'è ? un partito che ha sposato le politiche economiche liberiste e che non ha alcun rispetto della dignità dei lavoratori. Per questo tutto può essere mercificato ed anche il lavoro è visto solo da quel punto di vista. Per questo l'art.18 può essere svenduto come può esserlo il CCNL in modo da poter ridurre ulteriormente i salari dove non c'è sufficiente produttività, come se questa fosse una variabile dipendente solo dal lavoro e non dalle innovazioni, investimenti, ecc. Non c'è più un partito che rappresenti il lavoro mentre i sindacati al di là dei proclami sono ormai alla Caporetto e non rappresentano che sè stessi salvo la piccola enclave presidiata dalla Fiom di Landini, che sola e isolata ben poco potrà fare.
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francesco b. • 13 minuti fa
bersani, non ti crede piu nessuno....tutta fuffa la vostra rivolta...minoranza del Pd, se realmente lo volete in due giorni lo mandate a casa er bullo..
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Daniel Fortesque • 16 minuti fa
A Bersani, gli manca troppo Berlusconi, lo vogliamo capire o no?
Berluisconi, "mon amour!"...
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Superuomo • 17 minuti fa
Finalmente una riforma del lavoro decente che ci avvicina all'Europa. Vai avanti Renzi, spianali tutti!
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camillobenso Superuomo • 2 minuti fa
Tieni duro, questo commento deve ancora essere approvato da Il Fatto Quotidiano.
Manca il finale...
VIVA BERLUSCONI
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Daniel Fortesque • 18 minuti fa
Ma ce lo siamo scordati, Bersani, che "lecca" che era, con Napolitano, Monti, Casini, Alfano (Berlusconi) e la Fornero?
Bersani, quello de' "La Fornero in una mia squadra di governo? Perché no?"!
Della macelleria sociale che ci fece, con quella gente là?
Andavano in giro vignette e fotomontaggi di Bersani e Monti col grembiule da macellai, mannaie levate, e schizzi di sangue e pezzi di carne da tutte le parti!
Questi soggetti, a io avviso, sono dominati da un ego smisurato, che vuol dire semplicemente ambizione, ambizione e ancora ambizione: a Bersani, gli frega di una cosa sola: poterci stare lui, al posto di Renzi, per farle esattamente lui, le cose che invece sta facendo Renzi. "Niente di più e niente di meno"!
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claude47 • 18 minuti fa
Quì si scannano per tutto per difendere il proprio ORTO POLITICO e andiamo a rotoli Invece l'economia irlandese accelera più del previsto nel secondo trimestre: +1,5% su base congiunturale e addirittura +7,7% rispetto all'anno scorso. la differenza tra i politici italiani a quelli irlandesi che per il paese che era al fallimento collaborano per il bene dei cittadini
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MiRiprendo LaLiberta • 20 minuti fa
Persino i parlamentari di FI e
Sinistra: rappresenta chi non ha potere nella società, chi ha solo il lavoro quando ce l'ha. Il PD che cos'è ? un partito che ha sposato le politiche economiche liberiste e che non ha alcun rispetto della dignità dei lavoratori. Per questo tutto può essere mercificato ed anche il lavoro è visto solo da quel punto di vista. Per questo l'art.18 può essere svenduto come può esserlo il CCNL in modo da poter ridurre ulteriormente i salari dove non c'è sufficiente produttività, come se questa fosse una variabile dipendente solo dal lavoro e non dalle innovazioni, investimenti, ecc. Non c'è più un partito che rappresenti il lavoro mentre i sindacati al di là dei proclami sono ormai alla Caporetto e non rappresentano che sè stessi salvo la piccola enclave presidiata dalla Fiom di Landini, che sola e isolata ben poco potrà fare.
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francesco b. • 13 minuti fa
bersani, non ti crede piu nessuno....tutta fuffa la vostra rivolta...minoranza del Pd, se realmente lo volete in due giorni lo mandate a casa er bullo..
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Daniel Fortesque • 16 minuti fa
A Bersani, gli manca troppo Berlusconi, lo vogliamo capire o no?
Berluisconi, "mon amour!"...
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Superuomo • 17 minuti fa
Finalmente una riforma del lavoro decente che ci avvicina all'Europa. Vai avanti Renzi, spianali tutti!
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camillobenso Superuomo • 2 minuti fa
Tieni duro, questo commento deve ancora essere approvato da Il Fatto Quotidiano.
Manca il finale...
VIVA BERLUSCONI
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Daniel Fortesque • 18 minuti fa
Ma ce lo siamo scordati, Bersani, che "lecca" che era, con Napolitano, Monti, Casini, Alfano (Berlusconi) e la Fornero?
Bersani, quello de' "La Fornero in una mia squadra di governo? Perché no?"!
Della macelleria sociale che ci fece, con quella gente là?
Andavano in giro vignette e fotomontaggi di Bersani e Monti col grembiule da macellai, mannaie levate, e schizzi di sangue e pezzi di carne da tutte le parti!
Questi soggetti, a io avviso, sono dominati da un ego smisurato, che vuol dire semplicemente ambizione, ambizione e ancora ambizione: a Bersani, gli frega di una cosa sola: poterci stare lui, al posto di Renzi, per farle esattamente lui, le cose che invece sta facendo Renzi. "Niente di più e niente di meno"!
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claude47 • 18 minuti fa
Quì si scannano per tutto per difendere il proprio ORTO POLITICO e andiamo a rotoli Invece l'economia irlandese accelera più del previsto nel secondo trimestre: +1,5% su base congiunturale e addirittura +7,7% rispetto all'anno scorso. la differenza tra i politici italiani a quelli irlandesi che per il paese che era al fallimento collaborano per il bene dei cittadini
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MiRiprendo LaLiberta • 20 minuti fa
Persino i parlamentari di FI e
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Re: Il "nuovo" governo Renzi
pino64 • 28 minuti fa
GLI ELETTORI DEL PD, POVERINI, NON SI SONO ANCORA ACCORTI CHE DI SINISTRA NEL LORO PARTITO NON C'E' PIU' NIENTE E CHE IL LORO SEGRETARIO NONCHE' PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E' DI DESTRA
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GLI ELETTORI DEL PD, POVERINI, NON SI SONO ANCORA ACCORTI CHE DI SINISTRA NEL LORO PARTITO NON C'E' PIU' NIENTE E CHE IL LORO SEGRETARIO NONCHE' PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E' DI DESTRA
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Re: Il "nuovo" governo Renzi
Tiziano Renzi, il padre del premier indagato a Genova per bancarotta
Tiziano Renzi, il padre del presidente del Consiglio, è indagato a Genova. L’accusa per lui è quella di bancarotta fraudolenta nell’ambito dell’inchiesta (seguita dal pm Marco Ayroldi e dall’aggiunto Nicola Piacente) sul fallimento della società di distribuzione Chil Post, avvenuta nel 2013. "Non sono preoccupato, anzi, sono molto preoccupato. Così preoccupato che non ho ancora nominato un avvocato" dice Renzi senior
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 18 settembre 2014Commenti (1526)
È una richiesta di proroga indagini presentata al giudice per le indagini preliminari di Genova che fa scoppiare l’ultima bufera giudiziaria sul Pd.
Anche se l’indagato non è un deputato o un candidato alle primarie, ma il padre del presidente del Consiglio. Tiziano Renzi è iscritto nel registro degli indagati per bancarotta fraudolenta.
Un’indagine nata, dopo la dichiarazione di fallimento della società Chil Post srl il 7 novembre 2013, e seguita dal pm Marco Ayroldi e dall’aggiunto Nicola Piacente. L’impresa occupava si distribuzione di giornali e volantini.
Secondo quanto riportato da La Repubblica e Il Secolo XIX, il curatore avrebbe rilevato passaggi sospetti dei rami d’impresa, e comunque delle uscite di denaro non giustificate e per questa ha trasmesso la relazione alla Procura della Repubblica. L’accusa nei confronti di Tiziano Renzi è la stessa rivolta contro altri due amministratori che si sono succeduti alla guida della Chil Post.
“Sono un indagato, non posso parlare” dice Tiziano Renzi rispondendo al telefono. È preoccupato? “No – ha risposto dopo una breve risata – anzi, sono molto preoccupato. Così preoccupato che non ho ancora nominato un avvocato”.
Prima di diventare Chil Post la società si chiamava Chil e il Fatto Quotidiano ne aveva scritto per le polemiche che avevano coinvolto l’allora sindaco di Firenze. Il futuro candidato alle primarie risultava assunto come dirigente dalla società di famiglia, la Chil Srl appunto, undici giorni prima che l’Ulivo lo candidasse a presidente della Provincia di Firenze nel 2004. Grazie a quella assunzione da dirigente (messo in aspettativa dopo l’elezione) i contributi della pensione del dirigente-sindaco venivano versati, di fatto, dalla collettività.
La Chil era stata creata da papà Tiziano. Dal 1999 al 2004 era stata intestata a Matteo e alla sorella, poi subentra il genitore. Nel 2006 Renzi senior vende il suo 50 per cento alle figlie Matilde e Benedetta. Chil arriva a fatturare 7 milioni di euro nel 2007. Poi cambia nome in Chil Post Srl e nell’ottobre del 2010 cede il suo ramo d’azienda a un’altra società creata dalla famiglia: la Eventi 6 Srl. La vecchia Chil, ormai svuotata, finisce a un imprenditore genovese e fallisce. Mentre la Eventi 6 decolla dai 2,7 milioni di fatturato del 2009 ai 4 milioni di euro del 2011. Dopo il suo collocamento in aspettativa, il dirigente Matteo Renzi segue il destino del ramo d’azienda.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09 ... a/1125268/
Tiziano Renzi, il padre del presidente del Consiglio, è indagato a Genova. L’accusa per lui è quella di bancarotta fraudolenta nell’ambito dell’inchiesta (seguita dal pm Marco Ayroldi e dall’aggiunto Nicola Piacente) sul fallimento della società di distribuzione Chil Post, avvenuta nel 2013. "Non sono preoccupato, anzi, sono molto preoccupato. Così preoccupato che non ho ancora nominato un avvocato" dice Renzi senior
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 18 settembre 2014Commenti (1526)
È una richiesta di proroga indagini presentata al giudice per le indagini preliminari di Genova che fa scoppiare l’ultima bufera giudiziaria sul Pd.
Anche se l’indagato non è un deputato o un candidato alle primarie, ma il padre del presidente del Consiglio. Tiziano Renzi è iscritto nel registro degli indagati per bancarotta fraudolenta.
Un’indagine nata, dopo la dichiarazione di fallimento della società Chil Post srl il 7 novembre 2013, e seguita dal pm Marco Ayroldi e dall’aggiunto Nicola Piacente. L’impresa occupava si distribuzione di giornali e volantini.
Secondo quanto riportato da La Repubblica e Il Secolo XIX, il curatore avrebbe rilevato passaggi sospetti dei rami d’impresa, e comunque delle uscite di denaro non giustificate e per questa ha trasmesso la relazione alla Procura della Repubblica. L’accusa nei confronti di Tiziano Renzi è la stessa rivolta contro altri due amministratori che si sono succeduti alla guida della Chil Post.
“Sono un indagato, non posso parlare” dice Tiziano Renzi rispondendo al telefono. È preoccupato? “No – ha risposto dopo una breve risata – anzi, sono molto preoccupato. Così preoccupato che non ho ancora nominato un avvocato”.
Prima di diventare Chil Post la società si chiamava Chil e il Fatto Quotidiano ne aveva scritto per le polemiche che avevano coinvolto l’allora sindaco di Firenze. Il futuro candidato alle primarie risultava assunto come dirigente dalla società di famiglia, la Chil Srl appunto, undici giorni prima che l’Ulivo lo candidasse a presidente della Provincia di Firenze nel 2004. Grazie a quella assunzione da dirigente (messo in aspettativa dopo l’elezione) i contributi della pensione del dirigente-sindaco venivano versati, di fatto, dalla collettività.
La Chil era stata creata da papà Tiziano. Dal 1999 al 2004 era stata intestata a Matteo e alla sorella, poi subentra il genitore. Nel 2006 Renzi senior vende il suo 50 per cento alle figlie Matilde e Benedetta. Chil arriva a fatturare 7 milioni di euro nel 2007. Poi cambia nome in Chil Post Srl e nell’ottobre del 2010 cede il suo ramo d’azienda a un’altra società creata dalla famiglia: la Eventi 6 Srl. La vecchia Chil, ormai svuotata, finisce a un imprenditore genovese e fallisce. Mentre la Eventi 6 decolla dai 2,7 milioni di fatturato del 2009 ai 4 milioni di euro del 2011. Dopo il suo collocamento in aspettativa, il dirigente Matteo Renzi segue il destino del ramo d’azienda.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09 ... a/1125268/
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Re: Il "nuovo" governo Renzi
La vox populi:
Ovviamente i commenti arrivano a vagonate....
Ben Hur • 3 minuti fa
i democristiani bisogna arrestarli senza neanche indagare. dai tempi remoti del 1945 hanno fatto solo truffe. poi si confessano pagano il prete e si sentono tranquilli e prendono il biglietto per il paradiso. ora anche i comunisti del pd sono diventati dc
1 • Rispondi•Condividi ›
Che gli ex comunisti del Pd siano diventati Dc, non ci piove.
Ma anche intorno al 25 aprile 1945 molti fascisti erano diventati comunisti.
Ovviamente i commenti arrivano a vagonate....
Ben Hur • 3 minuti fa
i democristiani bisogna arrestarli senza neanche indagare. dai tempi remoti del 1945 hanno fatto solo truffe. poi si confessano pagano il prete e si sentono tranquilli e prendono il biglietto per il paradiso. ora anche i comunisti del pd sono diventati dc
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Che gli ex comunisti del Pd siano diventati Dc, non ci piove.
Ma anche intorno al 25 aprile 1945 molti fascisti erano diventati comunisti.
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Re: Il "nuovo" governo Renzi
redmachine • 13 minuti fa
C'era una volta il conflitto di interessi.
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Qfwfq redmachine • 12 minuti fa
Ma sicuramente altrove, perché qui non c'è mai stato.
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PaviglianitiDica • 14 minuti fa
- Pronto Ruby? Ti ho già pagata, basta che chiudi il becc...
- Ma che dici Silvio! Son io, tuo nipote!
- Ancora a mangiare gelati te?
- No, ho smesso zio! Ci ho un problema con mi' babbo!
- Che è successo?
- Ha ricevuto una letterina da Babbo Natale come quelle che ricevi te ogni anno!
- Ok, ti aiuto, ma per prima cosa firma quel decreto e mandami qualche bella ragazza!
- Sì zio! Ti mando la Maria Elena?
- Quello che vuoi, basta che non mi mani la Picierno o la Bonafè, non fare il furbo!
- Si zio, grazie mille, sei tanto buono? Graz...
- Matteo?
- DImmi zio!
- Occhio che a Natale la letterina la ricevi anche tu.
(Click).
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kicner PaviglianitiDica • 12 minuti fa
Ma secondo voi il F.Q. si diverte a pubblicare questo tipo di articoli? Dio mio!!!
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Norrin Radd • 15 minuti fa
i pidastri ora si accorgono che le responsabilita dei padri non ricadono sui figli, per di battista invece non valeva..
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silvano de lazzari Norrin Radd • 11 minuti fa
E' sacrosanto che le responsabilità dei padri non ricadano sui figli.
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Cristina Correani silvano de lazzari • 3 minuti fa
Nemmeno l'orientamento politico, allora.
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kicner • 25 minuti fa
Il Fatto Quotidiano si diverte a mettere questi titoloni da tragedia greca. In casi del genere che sono tristi per un figlio non si dovrebbe calcare la mano e invece quegli invasati del Buff.... one non perdono occasione. Poveretti loro non hanno altri interessi nella vita e si sono dati anima e corpo a Grillo. Il Buff.... one che è destinato a sparire, congelato com'è a causa di Renzi non aspettava altro che un fatto del genere per pompare i suoi. Ma vedrete che il destino vi sistemerà più in fretta del dovuto.
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Qfwfq kicner • 22 minuti fa
Il Fatto Quotidiano ha solo riportato la notizia pubblicata da da La Repubblica e Il Secolo XIX. È chiaramente scritto nell'articolo.
http://genova.repubblica.it/cr...
http://www.ilsecoloxix.it/p/ge...
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kicner Qfwfq • 15 minuti fa
E questo non giustifica affatto quello che ho detto. Quello che è più scandaloso è che il F.Q. vuole essere un giornale diverso e francamente lo è quando non riguarda Renzi. Ma se avete un po' di valori e la giusta cultura per la vostra età, questa secondo voi è una notizia da prima pagina? anzi da testata? Secondo voi questa è una notizia che può togliere visibilità ad altre questioni serie? Beati voi. Si vede che il F.Q. sa di avere un tale pubblico di lettori.
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giemme74 kicner • 17 minuti fa
occasioni tristi per un figlio sono una malattia o, peggio, un decesso... l'ipotesi di bancarotta fraudolenta è altra cosa....
3 • Rispondi•Condividi ›
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kicner giemme74 • 14 minuti fa
Si, figli come te li conosco bene, il figlio di un mio amico è così. Quante volte vado a dargli una mano, poveretto lui.
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giemme74 kicner • 12 minuti fa
ma che cacchio stai scrivendo ?
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Daniel Fortesque • 26 minuti fa
Ma te lo immagini, ai servizi sociali col Berlusca?
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C'era una volta il conflitto di interessi.
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Qfwfq redmachine • 12 minuti fa
Ma sicuramente altrove, perché qui non c'è mai stato.
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PaviglianitiDica • 14 minuti fa
- Pronto Ruby? Ti ho già pagata, basta che chiudi il becc...
- Ma che dici Silvio! Son io, tuo nipote!
- Ancora a mangiare gelati te?
- No, ho smesso zio! Ci ho un problema con mi' babbo!
- Che è successo?
- Ha ricevuto una letterina da Babbo Natale come quelle che ricevi te ogni anno!
- Ok, ti aiuto, ma per prima cosa firma quel decreto e mandami qualche bella ragazza!
- Sì zio! Ti mando la Maria Elena?
- Quello che vuoi, basta che non mi mani la Picierno o la Bonafè, non fare il furbo!
- Si zio, grazie mille, sei tanto buono? Graz...
- Matteo?
- DImmi zio!
- Occhio che a Natale la letterina la ricevi anche tu.
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kicner PaviglianitiDica • 12 minuti fa
Ma secondo voi il F.Q. si diverte a pubblicare questo tipo di articoli? Dio mio!!!
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Norrin Radd • 15 minuti fa
i pidastri ora si accorgono che le responsabilita dei padri non ricadono sui figli, per di battista invece non valeva..
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silvano de lazzari Norrin Radd • 11 minuti fa
E' sacrosanto che le responsabilità dei padri non ricadano sui figli.
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Cristina Correani silvano de lazzari • 3 minuti fa
Nemmeno l'orientamento politico, allora.
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kicner • 25 minuti fa
Il Fatto Quotidiano si diverte a mettere questi titoloni da tragedia greca. In casi del genere che sono tristi per un figlio non si dovrebbe calcare la mano e invece quegli invasati del Buff.... one non perdono occasione. Poveretti loro non hanno altri interessi nella vita e si sono dati anima e corpo a Grillo. Il Buff.... one che è destinato a sparire, congelato com'è a causa di Renzi non aspettava altro che un fatto del genere per pompare i suoi. Ma vedrete che il destino vi sistemerà più in fretta del dovuto.
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Qfwfq kicner • 22 minuti fa
Il Fatto Quotidiano ha solo riportato la notizia pubblicata da da La Repubblica e Il Secolo XIX. È chiaramente scritto nell'articolo.
http://genova.repubblica.it/cr...
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kicner Qfwfq • 15 minuti fa
E questo non giustifica affatto quello che ho detto. Quello che è più scandaloso è che il F.Q. vuole essere un giornale diverso e francamente lo è quando non riguarda Renzi. Ma se avete un po' di valori e la giusta cultura per la vostra età, questa secondo voi è una notizia da prima pagina? anzi da testata? Secondo voi questa è una notizia che può togliere visibilità ad altre questioni serie? Beati voi. Si vede che il F.Q. sa di avere un tale pubblico di lettori.
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giemme74 kicner • 17 minuti fa
occasioni tristi per un figlio sono una malattia o, peggio, un decesso... l'ipotesi di bancarotta fraudolenta è altra cosa....
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kicner giemme74 • 14 minuti fa
Si, figli come te li conosco bene, il figlio di un mio amico è così. Quante volte vado a dargli una mano, poveretto lui.
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giemme74 kicner • 12 minuti fa
ma che cacchio stai scrivendo ?
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Daniel Fortesque • 26 minuti fa
Ma te lo immagini, ai servizi sociali col Berlusca?
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Re: Il "nuovo" governo Renzi
Aridatece la vecchia Dc.
Almeno quelli erano politici di seconda categoria.
Questi sono di quinta categoria.
13^ votazione per il Csm andata buca. Riprovano martedì.
Quelli della vecchia Dc, quando capivano che i cavalli non andavano cambiavano cavallo.
Una questione di mera intelligenza politica.
Ma ai due dittatori fa difetto l'intelligenza politica.
Almeno quelli erano politici di seconda categoria.
Questi sono di quinta categoria.
13^ votazione per il Csm andata buca. Riprovano martedì.
Quelli della vecchia Dc, quando capivano che i cavalli non andavano cambiavano cavallo.
Una questione di mera intelligenza politica.
Ma ai due dittatori fa difetto l'intelligenza politica.
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Re: Il "nuovo" governo Renzi
18 SET 2014 19:20
BRUSH HOUR! LEGGI OGGI LE NOTIZIE DI DOMANI – IL PREMIER DI ROTTAMAZIONE HA UN PADRE INDAGATO E SULLA GIUSTIZIA TUTTO SARÀ AVVELENATO – MA QUANTO È SPACCATO IL PD SULLA RIFORMA DEL LAVORO
L’avviso di garanzia per bancarotta fraudolenta, a Tiziano Renzi è arrivato nella giornata di lunedì. Il giorno dopo il figlio Matteo ha attaccato la magistratura proprio sull’uso degli avvisi di garanzia. Sul Jobs Act, che passa in Commissione al Senato, Bersani e Orfini sparano come al luna park…
Francesco Bonazzi per Dagospia
Da questa sera il circolo Pd di Rignano sull’Arno non ha più il suo segretario. Tiziano Renzi, papà di Matteo, si è dimesso dopo l’avviso di garanzia ricevuto per bancarotta fraudolenta dalla Procura di Genova, che indaga su una sua vecchia società di distribuzione di giornali. Renzi senior ha mostrato grande fairpaly e ha anche detto: “Ringrazio la magistratura perché è un atto a mia tutela”.
L’avviso di garanzia è arrivato lunedì, ovvero il giorno prima del duro attacco alla magistratura sferrato da Renzi figlio in Parlamento, proprio sul tema degli avvisi di garanzia. Chissà se sapeva già del padre indagato. In ogni caso, la vicenda è destinata a pesare perché d’ora in poi ogni volta che il premier affronterà i magistrati ci saranno illazioni sui problemi giudiziari di suo padre. Da oggi, insomma, Renzie è un po’ meno libero.
(Brrr...che paura......- Pittibimbo a Porta a Porta - Ndt)
Giustizia a parte, oggi è stato il giorno del primo via libera alla legge delega sul lavoro da parte della commissione Lavoro del Senato. Tutti e otto i senatori del Pd hanno votato a favore, anche della norma che introduce il contratto a tutele crescenti e che di fatto apre la strada al superamento parziale dell’’articolo 18 sui licenziamenti per giusta causa. Da segnalare il fatto che Forza Italia si è astenuta, in attesa, probabilmente, di dare una mano al governo.
Il Pd in ogni caso resta diviso. L’ex segretario Pierluigi Bersani dice che sui giornali ha letto intenzioni attribuite al governo che gli paiono “surreali” e sfida Renzie a dire al più presto con chiarezza cosa intende mettere nel decreto delegato sul lavoro. Mentre il presidente del partito, Matteo Orfini, concede che i titoli del Jobs Act sono condivisibili, ma si aspetta ampie variazioni da discutere in direzione.
Un primo via libera, molto di massima, al Jobs Act arriva nel frattempo dal Fondo monetario internazionale, che parla di “obiettivi condivisibili”. L’organismo di Washington ha però rivisto al ribasso le stime sull’Italia e ha toccato un altro nervo scoperto, notando che “ottenere risparmi significativi sarebbe difficile senza intervenire sulla grande spesa pensionistica”. Un taglio delle pensioni non è però all’ordine del giorno e il ministro Padoan ha già smentito più volte un intervento sugli assegni più ricchi.
Sul fronte della Consulta, intanto, è andata a vuoto anche la tredicesima votazione delle Camere. I due candidati, Luciano Violante e Donato Bruno, non ce l’hanno fatta a raggiungere il quorum di 570 voti, nonostante il “soccorso rosso” di Sel. Non solo non è servito l’appello di ieri del presidente Napolitano, ma sono cadute nel vuoto anche le parole di oggi di Renzie, che in mattinata aveva dichiarato: “Credo che il Parlamento oggi o nei prossimi giorni troverà una soluzione di livello”.
E a proposito di livello, inteso come livello dello scontro, i deputati grillini oggi hanno polemizzato con il Quirinale, bollando l’intervento di ieri come una “ingerenza” e Beppe Grillo ha definito il ticket Violante-Bruno “una minestra rancida”. Si ricomincia martedì con il voto numero 14 e una situazione più tesa, anche per la tenuta del Patto del Nazareno. O quantomeno sempre per il suo prestigio.
BRUSH HOUR! LEGGI OGGI LE NOTIZIE DI DOMANI – IL PREMIER DI ROTTAMAZIONE HA UN PADRE INDAGATO E SULLA GIUSTIZIA TUTTO SARÀ AVVELENATO – MA QUANTO È SPACCATO IL PD SULLA RIFORMA DEL LAVORO
L’avviso di garanzia per bancarotta fraudolenta, a Tiziano Renzi è arrivato nella giornata di lunedì. Il giorno dopo il figlio Matteo ha attaccato la magistratura proprio sull’uso degli avvisi di garanzia. Sul Jobs Act, che passa in Commissione al Senato, Bersani e Orfini sparano come al luna park…
Francesco Bonazzi per Dagospia
Da questa sera il circolo Pd di Rignano sull’Arno non ha più il suo segretario. Tiziano Renzi, papà di Matteo, si è dimesso dopo l’avviso di garanzia ricevuto per bancarotta fraudolenta dalla Procura di Genova, che indaga su una sua vecchia società di distribuzione di giornali. Renzi senior ha mostrato grande fairpaly e ha anche detto: “Ringrazio la magistratura perché è un atto a mia tutela”.
L’avviso di garanzia è arrivato lunedì, ovvero il giorno prima del duro attacco alla magistratura sferrato da Renzi figlio in Parlamento, proprio sul tema degli avvisi di garanzia. Chissà se sapeva già del padre indagato. In ogni caso, la vicenda è destinata a pesare perché d’ora in poi ogni volta che il premier affronterà i magistrati ci saranno illazioni sui problemi giudiziari di suo padre. Da oggi, insomma, Renzie è un po’ meno libero.
(Brrr...che paura......- Pittibimbo a Porta a Porta - Ndt)
Giustizia a parte, oggi è stato il giorno del primo via libera alla legge delega sul lavoro da parte della commissione Lavoro del Senato. Tutti e otto i senatori del Pd hanno votato a favore, anche della norma che introduce il contratto a tutele crescenti e che di fatto apre la strada al superamento parziale dell’’articolo 18 sui licenziamenti per giusta causa. Da segnalare il fatto che Forza Italia si è astenuta, in attesa, probabilmente, di dare una mano al governo.
Il Pd in ogni caso resta diviso. L’ex segretario Pierluigi Bersani dice che sui giornali ha letto intenzioni attribuite al governo che gli paiono “surreali” e sfida Renzie a dire al più presto con chiarezza cosa intende mettere nel decreto delegato sul lavoro. Mentre il presidente del partito, Matteo Orfini, concede che i titoli del Jobs Act sono condivisibili, ma si aspetta ampie variazioni da discutere in direzione.
Un primo via libera, molto di massima, al Jobs Act arriva nel frattempo dal Fondo monetario internazionale, che parla di “obiettivi condivisibili”. L’organismo di Washington ha però rivisto al ribasso le stime sull’Italia e ha toccato un altro nervo scoperto, notando che “ottenere risparmi significativi sarebbe difficile senza intervenire sulla grande spesa pensionistica”. Un taglio delle pensioni non è però all’ordine del giorno e il ministro Padoan ha già smentito più volte un intervento sugli assegni più ricchi.
Sul fronte della Consulta, intanto, è andata a vuoto anche la tredicesima votazione delle Camere. I due candidati, Luciano Violante e Donato Bruno, non ce l’hanno fatta a raggiungere il quorum di 570 voti, nonostante il “soccorso rosso” di Sel. Non solo non è servito l’appello di ieri del presidente Napolitano, ma sono cadute nel vuoto anche le parole di oggi di Renzie, che in mattinata aveva dichiarato: “Credo che il Parlamento oggi o nei prossimi giorni troverà una soluzione di livello”.
E a proposito di livello, inteso come livello dello scontro, i deputati grillini oggi hanno polemizzato con il Quirinale, bollando l’intervento di ieri come una “ingerenza” e Beppe Grillo ha definito il ticket Violante-Bruno “una minestra rancida”. Si ricomincia martedì con il voto numero 14 e una situazione più tesa, anche per la tenuta del Patto del Nazareno. O quantomeno sempre per il suo prestigio.
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Re: Il "nuovo" governo Renzi
giovedì 18 settembre 2014
La Stampa 18.9.14
La ex consigliera di Forza Italia scelta per la segreteria del Pd
Stefania Covello, 42 anni, broker, fu consigliere comunale di centrodestra a Cosenza
di Francesca Schianchi
Tra i calabresi del Pd non fanno che sottolineare quanto la cosa sia lontana nel tempo, «io me l’ero persino dimenticata», assicura il collega di segreteria Ernesto Carbone. Ma, mentre lei è chiusa in una riunione da cui non risponde al telefono, sono tanti i suoi compagni di partito a raccontare che sì, è vero, Stefania Covello, 42enne broker di Cosenza, la nuova responsabile del Mezzogiorno e dei fondi europei del Pd, delega che le dovrebbe essere ufficialmente conferita oggi alla prima riunione della nuova segreteria «plurale», in passato ha fatto un passaggio in Forza Italia. Peccato veniale nel Pd post-ideologico targato Renzi, ma che non manca di fare notizia.
Figlia di un ex parlamentare democristiano, Franco, che si candidò poi con Forza Italia, lei inizia a fare politica nel 1997, quando viene eletta per la prima volta in consiglio comunale a Cosenza: lo scrive lei stessa, nel suo sito, specificando che il sindaco è Mancini, di centrosinistra. Vero, ma lei fa parte della minoranza, la lista civica dei Cattolici democratici e riformisti. Nel 2002, poi, si ricandida, viene eletta, e l’archivio del comune di Cosenza la elenca di nuovo in minoranza: ma stavolta, appunto, nel gruppo di Forza Italia.
«E’ tutto così lontano nel tempo che nemmeno lei ricorda bene le date», taglia corto il portavoce, prontamente nominato (ieri) in vista dell’impegno in segreteria. Stando ai ricordi di chi la conosce, comunque, nel gruppo di Fi resta poco. «Nel 2003 è entrata a far parte della Margherita», garantisce il segretario regionale della Calabria, Ernesto Magorno. Un passaggio che dalle sue parti non passa inosservato: nel 2005 un candidato al Consiglio regionale calabrese, il leader del Movimento disoccupati Carlo Morrone, la nomina tra i candidati al velenoso premio «Giuda 2005» riservato ai politici passati dal centrodestra al centrosinistra. Lei, però, da quel momento lì sta: assessore provinciale all’istruzione e alle politiche e beni culturali, poi consigliere regionale, infine deputata alla Camera, dal 2013, dopo aver partecipato alle primarie per i parlamentari. Vicina al leader dei popolari Beppe Fioroni, nell’ultimo congresso si è schierata con Renzi.
«Il Pd calabrese è molto soddisfatto della sua nomina in segreteria», garantisce Magorno. Lo scrive sul sito del Partito democratico regionale: «Un risultato importante che premia il lavoro dell’intero Pd Calabria, un motivo d’orgoglio per tutti i democratici calabresi». Tra di loro, giurano, nessuno se lo ricordava nemmeno più quel «peccato di gioventù»...
La Stampa 18.9.14
Renzi di destra e di sinistra
di Mattia Feltri
Pesanti attacchi alla magistratura per quante ferie hanno, per come influiscono nella vita politica e in quella delle aziende. Decisa intenzione di rivedere il diritto dei lavoratori e di riformare l’articolo 18. Noia e fastidio per i sindacalisti, che non incontra mai e anzi maltrattata. Aperta diffidenza verso l’Europa... È proprio vero: quanto piacerebbe a Forza Italia un Renzi di destra. E al Pd uno di sinistra.
La Stampa 18.9.14
La ex consigliera di Forza Italia scelta per la segreteria del Pd
Stefania Covello, 42 anni, broker, fu consigliere comunale di centrodestra a Cosenza
di Francesca Schianchi
Tra i calabresi del Pd non fanno che sottolineare quanto la cosa sia lontana nel tempo, «io me l’ero persino dimenticata», assicura il collega di segreteria Ernesto Carbone. Ma, mentre lei è chiusa in una riunione da cui non risponde al telefono, sono tanti i suoi compagni di partito a raccontare che sì, è vero, Stefania Covello, 42enne broker di Cosenza, la nuova responsabile del Mezzogiorno e dei fondi europei del Pd, delega che le dovrebbe essere ufficialmente conferita oggi alla prima riunione della nuova segreteria «plurale», in passato ha fatto un passaggio in Forza Italia. Peccato veniale nel Pd post-ideologico targato Renzi, ma che non manca di fare notizia.
Figlia di un ex parlamentare democristiano, Franco, che si candidò poi con Forza Italia, lei inizia a fare politica nel 1997, quando viene eletta per la prima volta in consiglio comunale a Cosenza: lo scrive lei stessa, nel suo sito, specificando che il sindaco è Mancini, di centrosinistra. Vero, ma lei fa parte della minoranza, la lista civica dei Cattolici democratici e riformisti. Nel 2002, poi, si ricandida, viene eletta, e l’archivio del comune di Cosenza la elenca di nuovo in minoranza: ma stavolta, appunto, nel gruppo di Forza Italia.
«E’ tutto così lontano nel tempo che nemmeno lei ricorda bene le date», taglia corto il portavoce, prontamente nominato (ieri) in vista dell’impegno in segreteria. Stando ai ricordi di chi la conosce, comunque, nel gruppo di Fi resta poco. «Nel 2003 è entrata a far parte della Margherita», garantisce il segretario regionale della Calabria, Ernesto Magorno. Un passaggio che dalle sue parti non passa inosservato: nel 2005 un candidato al Consiglio regionale calabrese, il leader del Movimento disoccupati Carlo Morrone, la nomina tra i candidati al velenoso premio «Giuda 2005» riservato ai politici passati dal centrodestra al centrosinistra. Lei, però, da quel momento lì sta: assessore provinciale all’istruzione e alle politiche e beni culturali, poi consigliere regionale, infine deputata alla Camera, dal 2013, dopo aver partecipato alle primarie per i parlamentari. Vicina al leader dei popolari Beppe Fioroni, nell’ultimo congresso si è schierata con Renzi.
«Il Pd calabrese è molto soddisfatto della sua nomina in segreteria», garantisce Magorno. Lo scrive sul sito del Partito democratico regionale: «Un risultato importante che premia il lavoro dell’intero Pd Calabria, un motivo d’orgoglio per tutti i democratici calabresi». Tra di loro, giurano, nessuno se lo ricordava nemmeno più quel «peccato di gioventù»...
La Stampa 18.9.14
Renzi di destra e di sinistra
di Mattia Feltri
Pesanti attacchi alla magistratura per quante ferie hanno, per come influiscono nella vita politica e in quella delle aziende. Decisa intenzione di rivedere il diritto dei lavoratori e di riformare l’articolo 18. Noia e fastidio per i sindacalisti, che non incontra mai e anzi maltrattata. Aperta diffidenza verso l’Europa... È proprio vero: quanto piacerebbe a Forza Italia un Renzi di destra. E al Pd uno di sinistra.
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Re: Il "nuovo" governo Renzi
La Stampa 18.9.14
Sulle riforme in scena un inedito bipolarismo Pd-Pd
di Marcello Sorgi
Il Pd è sotto pressione, e perfino a rischio implosione, dopo la decisione di Renzi di presentare un emendamento al Jobs Act che punta all’abolizione dell’art.18. Il testo dell’emendamento non è tassativo, anche se punta ad aumentare i poteri delle imprese in materia di ristrutturazione aziendale, diminuendo corrispondentemente quelli della magistratura del lavoro, e Renzi ha confermato nel corso della visita alla Stampa a Torino che l’impostazione scelta è questa. Nel giro di poche ore, all’annuncio è seguita una dichiarazione della Camusso, che invita tutti i sindacati a mobilitarsi contro il governo, e l’atteso incontro tra il premier e Berlusconi, in cui il leader di Forza Italia ha garantito pieno appoggio alla riforma delle leggi sul lavoro.
Prima ancora di un necessario approfondimento, è stata proprio questa sequenza a mettere in ebollizione il Pd, spingendo il capogruppo dei senatori Zanda a convocare un’assemblea del gruppo di Palazzo Madama. Al Senato infatti, stando agli attuali rapporti di forza, la delega chiesta dal governo sul Jobs Act potrebbe passare in commissione e poi, nel caso in cui la minoranza del Pd provasse a bloccarla in aula, essere approvata con l’aiuto dei voti di Forza Italia. Ma è proprio su questo punto che all’interno del Pd s’è riaperta una frattura: se Renzi vuol governare con la destra, obiettano gli esponenti della minoranza di sinistra, deve dirlo chiaramente. Altrimenti deve affrontare una discussione nelle sedi di partito e un confronto con i sindacati.
A giudicare da quel che il premier ha detto martedì alla Camera in occasione della presentazione del programma dei mille giorni del governo, di spazio per una discussione del genere ne resta poco. Consapevole dell’urgenza che le autorità europee mettono all’Italia, Renzi ha detto che la riforma va realizzata entro la fine di ottobre: ciò vuol dire che il Parlamento dovrebbe concedere la delega entro la metà del mese, e nelle due settimane seguenti il governo emanerebbe i decreti delegati che darebbero efficacia alle nuove norme. In caso contrario, se in Parlamento il dibattito dovesse arenarsi, o peggio scontrarsi con l’ostruzionismo, com’è già avvenuto per la riforma del Senato, Renzi procederebbe per decreto, rinunciando alla complessa procedura della legge delega.
Per certi versi, lo scontro che si profila ricorda quello storico, di quasi trent’anni fa, sul taglio della scala mobile: anche allora la sinistra andò incontro a una profonda spaccatura tra socialisti e comunisti. La novità è che adesso la divisione è tutta interna al partito che ha la guida del governo: così dopo quello tra destra e sinistra degli ultimi vent’anni, e quello Renzi-Grillo delle recenti elezioni europee, sta per nascere un nuovo, inedito bipolarismo Pd-Pd.
il Fatto 18.9.14
Mille giorni di B. e Matteo Il Nazareno raddoppia
Incontro a Palazzo Chigi
Silvio offre il soccorso azzurro su economia, lavoro e Italicum
La chiusa: “Andiamo come treni”
di Wa Ma.
Ho un messaggio per voi da Renzi”: Berlusconi esce da Palazzo Chigi e va al Sap, il sindacato di polizia. E veste addirittura i panni dell’ ambasciatore. Se qualcuno poteva avere qualche dubbio su com’è andato l’incontro tra Renzi e Berlusconi ieri a Palazzo Chigi l’episodio è sintomatico. Un’ora e un quarto per fare il tagliando al Patto del Nazareno. Di più: per ratificare quello che ormai evidentemente è un patto di governo. Le formazioni sono allargate: con Silvio ci sono Gianni Letta e Denis Verdini, con Matteo, Luca Lotti e Lorenzo Guerini. Qualche battuta dell’ex Cavaliere sul Milan a Guerini e Lotti, tanto per rompere il ghiaccio, ma poi si entra nel vivo. Il format è consolidato, gli obiettivi sono chiari. Renzi inizia con una panoramica sulla situazione internazionale, da premier ad ex premier, la definiscono. Poi, una sorta di informativa su legge di stabilità e riforma del lavoro, quello che “dobbiamo fare”. In Parlamento l’altroieri si è rivolto a tutti, non solo alla maggioranza per chiedere di fare le riforme, pena il voto anticipato. Adesso parla con Berlusconi, che ufficialmente è fuori dal governo, ma è quello che davvero lo garantisce. Non c’è neanche bisogno di chiedere i voti sui provvedimenti economici. Arriveranno. L’offerta da parte di Forza Italia è sul piatto, e Renzi gradisce. L’emendamento presentato dal governo al Senato, che sospende l’articolo 18 per i nuovi assunti, piace molto anche a Forza Italia, non soddisfa Angelino Alfano e provoca le proteste della minoranza Pd, Fassina in testa. Ma se il premier deve scegliere, sceglie il “soccorso azzurro”.
Poi si entra nel vivo della questione, l’Italicum. Ratificata qualche modifica, oggetto di trattativa da mesi: l’innalzamento della soglia per accedere al ballottaggio, dal 37 al 40%, il ritocco verso il basso dal 4,5% al 4% per l’ingresso dei singoli partiti, e il tema delle preferenze (ci sarà un capolista bloccato, come chiede B,. e le preferenze per gli altri, come vogliono Pd e piccoli partiti). Pare che sullo sfondo rimanga la volontà di estendere l’Italicum anche al Senato, cancellando la clausola che ora lo impedisce. Per avere una legge pronta all’uso. Tema delicato: perché Berlusconi non vuole andare alle urne e ha chiesto garanzie. Renzi ha risposto che il suo è un orizzonte di legislatura, l’ha rassicurato. “Non si va al voto anticipato ha detto più volte sarebbe il fallimento dei 1000 giorni”. Ma una pistola carica pronta all’uso è essenziale, viste le fronde perenni dentro Fi e Pd. “Il patto – dirà Berlusconi alla fine dell’incontro – è rafforzato. Andiamo avanti come treni”. Dunque, il Caimano sul punto sta sereno (l’aggettivo non è puramente casuale). Da Forza Italia raccontano che si è anche cominciato a parlare del nuovo inquilino del Colle, dal Pd smentiscono categoricamente. Si sia affrontato o no ieri, un candidato per passare, deve avere l’avallo dei due, questo è certo. Infine, Csm e Consulta: non se n’è parlato, raccontano. Nel senso che non si è deciso un cambio ufficiale di rotta. Per adesso. Quando il Patto è forte, tutto (sembra) possibile. Tanto per essere chiaro Berlusconi ha fatto i complimenti a Renzi per il discorso dell’altroieri in Parlamento: “Sei stato bravissimo, soprattutto sulla giustizia”. Tra i due la “profonda sintonia” (definizione di Matteo dopo il primo vis a vis, quello nella sede del Pd) va avanti. Per ora il segretario-premier non ha preso i ministri di B., come aveva promesso. Per ora. Perché che il prossimo passo saranno le larghe intese lo pensano in molti.
Sulle riforme in scena un inedito bipolarismo Pd-Pd
di Marcello Sorgi
Il Pd è sotto pressione, e perfino a rischio implosione, dopo la decisione di Renzi di presentare un emendamento al Jobs Act che punta all’abolizione dell’art.18. Il testo dell’emendamento non è tassativo, anche se punta ad aumentare i poteri delle imprese in materia di ristrutturazione aziendale, diminuendo corrispondentemente quelli della magistratura del lavoro, e Renzi ha confermato nel corso della visita alla Stampa a Torino che l’impostazione scelta è questa. Nel giro di poche ore, all’annuncio è seguita una dichiarazione della Camusso, che invita tutti i sindacati a mobilitarsi contro il governo, e l’atteso incontro tra il premier e Berlusconi, in cui il leader di Forza Italia ha garantito pieno appoggio alla riforma delle leggi sul lavoro.
Prima ancora di un necessario approfondimento, è stata proprio questa sequenza a mettere in ebollizione il Pd, spingendo il capogruppo dei senatori Zanda a convocare un’assemblea del gruppo di Palazzo Madama. Al Senato infatti, stando agli attuali rapporti di forza, la delega chiesta dal governo sul Jobs Act potrebbe passare in commissione e poi, nel caso in cui la minoranza del Pd provasse a bloccarla in aula, essere approvata con l’aiuto dei voti di Forza Italia. Ma è proprio su questo punto che all’interno del Pd s’è riaperta una frattura: se Renzi vuol governare con la destra, obiettano gli esponenti della minoranza di sinistra, deve dirlo chiaramente. Altrimenti deve affrontare una discussione nelle sedi di partito e un confronto con i sindacati.
A giudicare da quel che il premier ha detto martedì alla Camera in occasione della presentazione del programma dei mille giorni del governo, di spazio per una discussione del genere ne resta poco. Consapevole dell’urgenza che le autorità europee mettono all’Italia, Renzi ha detto che la riforma va realizzata entro la fine di ottobre: ciò vuol dire che il Parlamento dovrebbe concedere la delega entro la metà del mese, e nelle due settimane seguenti il governo emanerebbe i decreti delegati che darebbero efficacia alle nuove norme. In caso contrario, se in Parlamento il dibattito dovesse arenarsi, o peggio scontrarsi con l’ostruzionismo, com’è già avvenuto per la riforma del Senato, Renzi procederebbe per decreto, rinunciando alla complessa procedura della legge delega.
Per certi versi, lo scontro che si profila ricorda quello storico, di quasi trent’anni fa, sul taglio della scala mobile: anche allora la sinistra andò incontro a una profonda spaccatura tra socialisti e comunisti. La novità è che adesso la divisione è tutta interna al partito che ha la guida del governo: così dopo quello tra destra e sinistra degli ultimi vent’anni, e quello Renzi-Grillo delle recenti elezioni europee, sta per nascere un nuovo, inedito bipolarismo Pd-Pd.
il Fatto 18.9.14
Mille giorni di B. e Matteo Il Nazareno raddoppia
Incontro a Palazzo Chigi
Silvio offre il soccorso azzurro su economia, lavoro e Italicum
La chiusa: “Andiamo come treni”
di Wa Ma.
Ho un messaggio per voi da Renzi”: Berlusconi esce da Palazzo Chigi e va al Sap, il sindacato di polizia. E veste addirittura i panni dell’ ambasciatore. Se qualcuno poteva avere qualche dubbio su com’è andato l’incontro tra Renzi e Berlusconi ieri a Palazzo Chigi l’episodio è sintomatico. Un’ora e un quarto per fare il tagliando al Patto del Nazareno. Di più: per ratificare quello che ormai evidentemente è un patto di governo. Le formazioni sono allargate: con Silvio ci sono Gianni Letta e Denis Verdini, con Matteo, Luca Lotti e Lorenzo Guerini. Qualche battuta dell’ex Cavaliere sul Milan a Guerini e Lotti, tanto per rompere il ghiaccio, ma poi si entra nel vivo. Il format è consolidato, gli obiettivi sono chiari. Renzi inizia con una panoramica sulla situazione internazionale, da premier ad ex premier, la definiscono. Poi, una sorta di informativa su legge di stabilità e riforma del lavoro, quello che “dobbiamo fare”. In Parlamento l’altroieri si è rivolto a tutti, non solo alla maggioranza per chiedere di fare le riforme, pena il voto anticipato. Adesso parla con Berlusconi, che ufficialmente è fuori dal governo, ma è quello che davvero lo garantisce. Non c’è neanche bisogno di chiedere i voti sui provvedimenti economici. Arriveranno. L’offerta da parte di Forza Italia è sul piatto, e Renzi gradisce. L’emendamento presentato dal governo al Senato, che sospende l’articolo 18 per i nuovi assunti, piace molto anche a Forza Italia, non soddisfa Angelino Alfano e provoca le proteste della minoranza Pd, Fassina in testa. Ma se il premier deve scegliere, sceglie il “soccorso azzurro”.
Poi si entra nel vivo della questione, l’Italicum. Ratificata qualche modifica, oggetto di trattativa da mesi: l’innalzamento della soglia per accedere al ballottaggio, dal 37 al 40%, il ritocco verso il basso dal 4,5% al 4% per l’ingresso dei singoli partiti, e il tema delle preferenze (ci sarà un capolista bloccato, come chiede B,. e le preferenze per gli altri, come vogliono Pd e piccoli partiti). Pare che sullo sfondo rimanga la volontà di estendere l’Italicum anche al Senato, cancellando la clausola che ora lo impedisce. Per avere una legge pronta all’uso. Tema delicato: perché Berlusconi non vuole andare alle urne e ha chiesto garanzie. Renzi ha risposto che il suo è un orizzonte di legislatura, l’ha rassicurato. “Non si va al voto anticipato ha detto più volte sarebbe il fallimento dei 1000 giorni”. Ma una pistola carica pronta all’uso è essenziale, viste le fronde perenni dentro Fi e Pd. “Il patto – dirà Berlusconi alla fine dell’incontro – è rafforzato. Andiamo avanti come treni”. Dunque, il Caimano sul punto sta sereno (l’aggettivo non è puramente casuale). Da Forza Italia raccontano che si è anche cominciato a parlare del nuovo inquilino del Colle, dal Pd smentiscono categoricamente. Si sia affrontato o no ieri, un candidato per passare, deve avere l’avallo dei due, questo è certo. Infine, Csm e Consulta: non se n’è parlato, raccontano. Nel senso che non si è deciso un cambio ufficiale di rotta. Per adesso. Quando il Patto è forte, tutto (sembra) possibile. Tanto per essere chiaro Berlusconi ha fatto i complimenti a Renzi per il discorso dell’altroieri in Parlamento: “Sei stato bravissimo, soprattutto sulla giustizia”. Tra i due la “profonda sintonia” (definizione di Matteo dopo il primo vis a vis, quello nella sede del Pd) va avanti. Per ora il segretario-premier non ha preso i ministri di B., come aveva promesso. Per ora. Perché che il prossimo passo saranno le larghe intese lo pensano in molti.
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Re: Il "nuovo" governo Renzi
Renzi e Berlusconi andranno sui libri si storia come coloro che distrussero l'Italia...
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