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paolo11
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Re: Top News

Messaggio da paolo11 »

Agorà sentito Buttiglione art 18.Sentito pure Ichino la Gabbia alrt 18.Questi personaggi che sono una vita in politica.Allora hanno pure loro art 18 visto che se ne vanno solamente o per aver rubato, o per vecchiaia.Ichino parlava degli imprenditori artigiani che a fine carriera no c'è nessuno che prende in mano queste aziende.Intanto cominciamo a chiarire le cose come stanno veramente.Idraulici elettricisti muratori ecc..... oggi stanno per chiudere.MOTIVO:Ci sono extracomunitari e comunitari che lavorano con fattura a 12 euro l'ora.Un artigiano con 3 o 4 dipendendi di certo non può lavorare con quelle cifre caro Ichino.Cominciamo come propone il M5S due legislature e poi ve ne tornate a casa tutti.Deputati consiglieri regionali sindaci ecc....SE tolgono art 18 i primi saranno i sindacalisti in fabbrica ad essere mandati a casa, poi saranno quelli di una certa età nelle catene di montaggio,pensando che le nuove leve per arrivare a maturare 40 anni di lavoro dovranno lavorare almeno fino a 70 anni.Chi ti tiene a quella età?.Adesso circola la voce pensioni.Ricordiamoci la Fornero.
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Fornero: nessun rischio pensioni, la sostenibilita' c'e'
Ministro dopo l'allarme del super-Inps
Nessun rischio pensioni: è la "rassicurazione" del ministro Fornero, dopo l'allarme sul Super-Inps. Il disavanzo dell'Inpdap "é conosciuto dallo Stato, sarebbe stato coperto e sarà comunque coperto adesso". Il governo "ha cambiato le regole" e "le istituzioni internazionali certificano la sostenibilità dei conti".

Fornero, parlando in audizione alla Camera sugli enti previdenziali, afferma di aver "visto stamattina sulla stampa" l'allarme del Civ dell'Inps sulla sostenibilità del sistema delle pensioni con l'incorporazione dell'Inpdap (e dell'Enpals). "Non mi sembra che ci siano fatti nuovi. Noi sapevamo che l'Inpdap era in profondo squilibrio" che è "il frutto di decisioni, di regole passate, di scarsa attenzione nelle regole per il bilanciamento tra prestazioni e contributi. Le regole del passato non le possiamo modificare", afferma il ministro. "Fino a quando l'Inpdap era separato dall'Inps, lo Stato pagava la differenza, con il trasferimento diretto. Oggi viene sempre coperto dallo Stato. Cambierà solo la modalità di copertura perché non credo ci sia un trasferimento diretto ma credo che l'Inps anticipi e poi lo Stato restituisca". Sottolineando che "questo disavanzo (dell'Inpdap, ndr) è conosciuto dallo Stato, sarebbe stato coperto prima e sarà comunque coperto adesso" Fornero evidenzia che "sotto il profilo della grandezza non c'é un elemento nuovo che richieda un appostamento di nuove risorse". Il ministro esclude che ci sia un rischio pensioni: "no. Vorrei rassicurare che la preoccupazione relativa alle pensioni dovrebbe essere persino minore", ottenendo "anche risparmi se facciamo bene questa incorporazione" nel cosiddetto Super-Inps. "Il rischio pensioni c'é - sottolinea ancora il ministro - quando non c'é equivalenza tra prestazioni e contributi. Le regole questo governo le ha cambiate e ha fortemente rafforzato la sostenibilità del sistema pensionistico pubblico, ha fortemente rafforzato questo equilibrio e ha fortemente contenuto la spesa pensionistica rispetto al pil. Le istituzioni internazionali certificano la sostenibilità dei conti pensionistici dell'Italia oggi". Quindi, conclude Fornero, "non c'é corrispondenza tra un rischio pensioni e la situazione reale, che oggi non ha elementi di novità per quanto riguarda i conti; se elementi di novità ci sono sono tutti di segno positivò.

"La sostenibilità del sistema pensionistico è stata certificata da tutte le riforme che sono state fatte da ultima quella Monti-Fornero che ha avuto il gradimento della Commissione Europea , dell'Ocse, della Banca d'Italia". E' quanto afferma il presidente dell'Inps Antonio Mastrapasqua al Gr 1, commentando l'allarme del Consiglio di indirizzo e vigilanza sul disavanzo Inpdap e la sostenibilità delle pensioni, nella prima nota di variazione di bilancio 2012 del SuperInps, in cui chiede al governo "interventi correttivi". "La sostenibilità -prosegue Mastrapasqua- è qualcosa che va oltre un bilancio che rappresenta dei numeri ma non rappresenta la tendenza quindi mi sento di poter dire che, a fronte di quello che sicuramente sono dei commenti tra il tecnico ma anche soprattutto politico, ci sono dei numeri incontrovertibili che sono dati dalla certificazione avvenuta dagli organismi europei della sostenibilità e delle buone riforme che sono state fatte nel nostro paese".

Il SuperInps nasce con un rosso nei conti di quasi 6 miliardi di euro nel 2012, che sfioreranno i 7 miliardi nei prossimi due anni, quasi del tutto dovuto al 'buco' dell'ex Inpdap, l'Istituto di previdenza per i dipendenti della Pa. E questo "comporterà nel breve periodo un problema di sostenibilità dell'intero sistema pensionistico pubblico".

L'allarme è messo nero su bianco nella prima nota di variazione del bilancio preventivo 2012 dell'Istituto di previdenza (in cui con il Salva Italia sono confluiti Inpdap ed Enpals), approvato oggi dal Civ (il Consiglio di indirizzo e vigilanza) dell'ente a larga maggioranza. Mentre dalla Uil arriva un giudizio negativo. Nelle conclusioni il Civ ritiene che "l'assunzione da parte dell'Inps del deficit imputabile al soppresso Inpdap comporterà nel breve periodo un problema di sostenibilità dell'intero sistema pensionistico pubblico".

E, dunque, chiede all'esecutivo "interventi correttivi". Inoltre con il SuperInps, l'incidenza della spesa per prestazioni previdenziali e assistenziali sul Pil "si attesta al 19,22%" nel 2012 "rispetto al 13,79% delle previsioni originarie".

"Appare doveroso ed urgente - si legge nel documento - che tale situazione sia sottoposta all'attenzione del governo e dei ministeri vigilanti al fine di consentire agli stessi di adottare adeguati interventi correttivi per sanare il disavanzo economico e patrimoniale della gestione ex Inpdap e quindi garantire - viene sottolineato - la sostenibilità della spesa pensionistica".

La questione è tutta legata ai conti dell'ente, destinati a peggiorare nell'arco del triennio anche per effetto del blocco del turnover e della spending review che, con i 24 mila esuberi dichiarati nella Pa, determinerà una riduzione dei contributi versati ed un aumento dei pensionati pubblici. Dopo di che si faranno sentire gli effetti della riforma Fornero delle pensioni. La gestione finanziaria di competenza dell'Inps con l'incorporazione dell'ex Inpdap e dell'ex Enpals segnerà infatti un disavanzo per l'esattezza, secondo la stima contenuta nel documento, di 5,977 miliardi nel 2012, a causa del rosso che lo stesso Inpdap porta con sé. Disavanzo destinato a salire a 6,936 miliardi nel 2013 e a 6,963 miliardi nel 2014.

Al primo bilancio del SuperInps i consiglieri del Civ dell'Inps in rappresentanza della Uil, Rocco Carannante e Luigi Scardaone, hanno espresso un "giudizio politico negativo": con l'incorporazione dell'ex Inpdap e dell'ex Enpals, "decisa con una certa leggerezza", sostengono, "si sono prodotti effetti disastrosi per la situazione patrimoniale dell'Inps con una riduzione di quasi 5 miliardi di euro interamente ascrivibili al disavanzo economico dell'Inpdap". I rappresentanti della Uil sottolineano, quindi, "la necessità ormai inderogabile di una riforma del sistema di governance dell'ente previdenziale".
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Ecco cosa diceva allora.
Ciao
Paolo11
camillobenso
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Re: Top News

Messaggio da camillobenso »

Questa sera a PiazzaPulita:

Bye bye Europa
paolo11
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Re: Top News

Messaggio da paolo11 »

ciao camillobenso.Sai se viene tolto Art18.Ti ricordi la Fiat che discriminava quelli della CGIL poi quancuno è stato reintegrato.Prevedo che avranno vita dura quelli iscritti al sindacato,specialmente i rappresentanti sindacali.Poi verranno limitati pure gli scioperi.Prenderanno nota di chi ha scioperato, quelli saranno i primi ad essere licenziati.Non abbiamo le strutture necessarie per il collocamento quindi.......
Io invece lo estenderei dopo un anno anche ai nuovi assunti, eleminare i contratti a tempo determinato lasciando solamente questi ai lavori stagionali.
Tutto questo viene fatto per portare indietro di decenni la classe lavoratrice.
Tanto vediamo quasi ogni giorno , se una fabbrica chiude non c'è art18 che tenca.
Ciao
Paolo11
camillobenso
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Re: Top News

Messaggio da camillobenso »

paolo11 ha scritto:ciao camillobenso.Sai se viene tolto Art18.Ti ricordi la Fiat che discriminava quelli della CGIL poi quancuno è stato reintegrato.Prevedo che avranno vita dura quelli iscritti al sindacato,specialmente i rappresentanti sindacali.Poi verranno limitati pure gli scioperi.Prenderanno nota di chi ha scioperato, quelli saranno i primi ad essere licenziati.Non abbiamo le strutture necessarie per il collocamento quindi.......
Io invece lo estenderei dopo un anno anche ai nuovi assunti, eleminare i contratti a tempo determinato lasciando solamente questi ai lavori stagionali.
Tutto questo viene fatto per portare indietro di decenni la classe lavoratrice.
Tanto vediamo quasi ogni giorno , se una fabbrica chiude non c'è art18 che tenca.
Ciao
Paolo11

Noi siamo immersi in un mondo capitalista. E non c'è niente da fare. E' diventato capitalista anche il Partito Comunista Cinese.

In Russia, patria del comunismo, è esploso il capitalismo predone. Come in Cina.

Quindi, dobbiamo accettare di vivere all'interno del capitalismo.

Ma il problema è che c'è capitalismo e capitalismo.

Quello dominante è un capitalismo nazista che affonda le radici nella storia.

Questo capitalismo vuole prosperare sugli schiavi.

Certo che si ritorna indietro.
camillobenso
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Re: Top News

Messaggio da camillobenso »

Repubblica 21.9.14
Cambia solo la lingua
di Giorgio Diritti


QUANTO è distante Marzabotto? Settant’anni…?
Settanta miglia prima che lo scafista butti a mare i suoi naviganti “clandestini,” settanta giorni di prigionia prima che il combattente rivendichi la gloria di esporre al mondo la morte per decapitazione del suo prigioniero inerme, settanta bombe, settanta razzi prima che una, due, tre cadano sulla scuola, nel mercato, prima di vedere i brandelli di sangue come a Casaglia o Cerpiano. È molto vicina la stage di Marzabotto, ha cambiato lingua, territorio, ma poco altro nello scempio di vita altrui che certi uomini continuano a fare.
Nello scempio di un società evoluta dove la ricchezza si fonda anche sul mercato delle armi, sullo sfruttamento dei simili, sulla schiavitù, e dove il confine dello spettacolo televisivo mischia ogni sera la realtà drammatica e violenta a quella effimera della pubblicità. Il pianto cammina ancora sui sentieri di Monte Sole nell’animo di chi c’era o di chi ha ascoltato la voce di chi c’era. Credo sia fondamentale nella vita un giorno andare lì.
La memoria è il più importante patrimonio da difendere.
E forse un giorno, finalmente, il progresso non sarà solo un nuovo oggetto tecnologico ma il bene per l’umanità.
(L’autore nel 2-009 ha diretto il film L’uomo che verrà sulla strage di Marzabotto)



Repubblica 21.9.14
Ritorno a Marzabotto
“Per i tedeschi non eravamo persone ma bestie, piante, polvere”



«E tu, quanti?». Come ogni anno davanti a questo altare sbrecciato ci si rinfresca la memoria: «Io cinque, e tu?», «Io sette». Non sono i figli. Neppure i nipoti. Sono i morti ammazzati. I passi di Tina van da soli, fra questi ruderi. Da settanta dei suoi ottantasei anni viene a trovarli, i suoi fantasmi, su questo calvario di settecentosettanta cristi in croce che si chiama Monte Sole, nome splendente di una storia buia. Gli italiani la conoscono, ammesso che la ricordino ancora, come “la strage di Marzabotto”, ma a Marzabotto non accadde quasi niente, quel 29 settembre 1944
di Michele Smargiassi

MARZABOTTO (BOLOGNA) pronunciano il loro bla-bla di circostanza», mormora Tina, «i nostri morti sono quassù». Passeggiamo sullo sterrato verso Casaglia. Sui pendii galleggiano i ruderi di sasso delle case bruciate, delle chiese fatte esplodere coi fedeli dentro. «La nostra Pompei», scrive un vecchio partigiano, Francesco Berti Arnoaldi. Com’è vero. Una colata di lava sanguigna seppellì tutto, qui, lasciando la pace disabitata delle pietre. «Ecco, qui spararono alla Vittoria, perché non voleva camminare, era paralitica... Questa croce di ferro... Qui fucilarono don Ubaldo Marchionni». Sull’altare, come Thomas Becket. Aveva appena ingoiato tutte le ostie consacrate, per proteggere col suo corpo almeno Cristo. Un cagnolino da tartufi guizza da chissà dove, cerca il padrone. «Qualcosa di vivo, finalmente... Solo le lumache fanno compagnia ai morti». Furono centoquindici massacri che in una settimana fecero il grande massacro. È un trekking, oggi, il golgota dei contadini. Prendi la mappa giù al centro visitatori, tra boyscout in gita e famigliole al picnic, calchi i passi delle SS di Walter Reder, 16esima Panzergrenadier-Division , vieni su dalla valle del Setta o da quella del Reno, su su fino al crinale, e ogni cento passi trovi una lapide, una croce. «Qui sono morti tre dei miei cinque: zia Maria, le cugine Dirce e Marisa». Tina Lera Bugané non c’era, nei giorni dell’apocalisse. Abitava a Serravalle Scrivia, Alessandria, con papà che costruiva la prima autostrada d’Italia. Una lontananza che le è pesata, che sublimò vent’anni dopo, diventata redattrice di riviste, romanzando le storie di famiglia in un libro, Sole nero a Casaglia. «Pensi che eravamo noi, là, ad aver paura, dicevano: gli Alleati sbarcano in Liguria, arriva la guerra...». E i parenti rimasti qui le scrivevano preoccupati: «Torna da noi... Qui sei al sicuro...». Sì, certo, sull’Appennino bolognese il fronte vero era vicino. Linea Gotica. Gli americani poco più su. Lampi nel cielo di notte. Bombe sulla ferrovia. Ma come immaginare l’inimmaginabile, visto che i tedeschi già da mesi bussavano alle porte, cercando i partigiani, e «a donne, bambini e vecchi non avevano mai fatto nulla». Quel giorno, invece, qualcuno capì che il vento era cambiato. «Ma questo glielo racconta mio cugino Lillo. Lui c’era. Aveva quattordici anni».
Scendiamo a Gardelletta. Lillo Bugané è appena tornato a casa dalla dialisi. È un po’ frastornato, ma ricorda tutto. «Si vedeva il fumo. I tedeschi vengon su, bruciano le case!», i suoi occhi chiari li vedono ancora. Scappare, ma dove? Dove si è abituati ad andare, tutte le domeniche: lungo il sentiero medievale dell’Enfialugo, quello coi cippi antichi, su fino a Casaglia, alla chiesa parrocchiale di San Michele. Il 29 settembre è il suo giorno, il giorno dell’angelo custode, ci custodirà. Una cappella di pochi metri quadri, bastano poche decine di persone per stiparla, «in chiesa non ci faranno nulla ». Ma Lillo ha paura, mica di morire, no, «paura che i tedeschi mi prendano per portarmi in Germania». E allora, la mamma gli grida dal sagrato «Lillo vieni dentro!» ma lui in un secondo prende la decisione, «mi volto indietro e corro nel bosco», la voce gli si rompe, «io sono vivo perché ho disobbedito a mia madre». Nascosto fra querce e larici, vede tutto. La pattuglia che scardina la porta della chiesa, fa uscire tutti facendo il verso beffardo che si fa ai maiali, «brrr! brrr!», la colonna di donne vecchi bambini avviata verso il cimitero, appena cento metri, ecco, saltano anche i cancelli del camposanto, tutti in fila lungo il muro, la mitragliatrice montata, i colpi... Lillo non va più avanti, ora piange come il ragazzino terrorizzato che era.
Eccolo, il cimitero di Casaglia. C’è la tomba di don Giuseppe Dossetti, “l’onorevole di Dio”, il monaco che riconsacrò Monte Sole. Ci sono poche vecchie croci di ferro. Qualcuna mostra ancora i fori dei proiettili. «Volevano uccidere anche i morti...». Sono fori bassi. Ad altezza di bambino. «Volevo tornare a cercare la mamma», si riprende Lillo, «lì in quel mucchio di morti. Ma i tedeschi non se ne andavano. Ho girato due giorni nei boschi. Poi ho preso un camion che andava a Firenze», piange ancora. Sì, Lillo, basta, basta così.
«Forse, fossero scappati tutti nei boschi... disperdendosi, come Lillo...», si chiede Tina. «Ma credevano nell’inviolabilità della Chiesa. Rimasero tutti assieme e facilitarono il lavoro ai tedeschi». Scrisse con triste sintesi una delle sentenze dei processi del dopoguerra: “Rimase chi credeva di essere protetto dalla propria debolezza”. O magari dai partigiani. Ma loro avevano già perso la partita, fin dalla mattina. All’alba i tedeschi avevano sorpreso e ammazzato a Cadotto il Lupo, il capo della brigata Stella Rossa. Qualcuno dice: avevano fatto festa la sera prima, erano certi che gli americani stessero arrivando, che fosse ormai finita. Chissà. Di certo, in quei giorni non ci fu nessun vero combattimento. Solo massacro, che i partigiani ormai sbandati guardarono attoniti dalla cima di Monte Sole, poche centinaia di metri più su di Casaglia, impreparati e impotenti di fronte a una guerra fatta così. Perché non fecero un tentativo disperato? È la domanda che da settant’anni infiamma le polemiche fra le due narrazioni rivali del martirio, quella partigiana-comunista che rivendica la lotta impari, e quella cattolica che li accusa di aver attirato l’ira dei tedeschi per poi lasciar sola la popolazione coi suoi sacerdoti. Ma ormai si sa, che cosa vennero a fare i tedeschi. Di andare a stanare ribelli armati uno per uno, nei boschi, sul loro terreno, non avevano la minima intenzione. Il piano di Reder era chiaro, lucido, razionale. Era “guerra sterminazionista”, come l’hanno definita gli storici Luca Baldissara e Paolo Pezzino nel libro Il massacro. L’ordine era: fare terra bruciata attorno ai partigiani. Case, cibo, persone, distruggere tutto. L’obiettivo, primario e anzi unico, erano i civili. Tutti i civili indifferentemente. Il massacro di Monte Sole non fu un’eruzione inspiegabile di bestialità, di “male assoluto”, non fu un crudele inutile irrazionale supplemento alla guerra: era la guerra. Era la guerra ai civili, la guerra inventata dal Novecento, la guerra che non punta a sconfiggere il nemico, vuole annientarlo, la stessa guerra che continua a seminare, nel mondo, anche oggi, la domanda agghiacciante: «E tu, quanti?».
A Monte Sole niente follia disumana, ma genocidio militarmente pianificato. Auschwitz sull’Appennino. La lapide nel sacrario, giù a Marzabotto, celebra le vittime «dell’amor di patria», ma di quale patria erano mai patrioti i settecentosettanta abitanti di questa prua di rocce e boschi, mondo di storia lenta, di uova sotto la cenere e mele sotto il letto? Vittime senza neppure la ricompensa dell’eroismo, scrive Tina nel suo romanzo, «morirono l’uno sull’altro, senza nessun motivo che li inorgoglisse per il sacrificio », senza nomi di condottieri o di ideali da gridare, solo quelli di figli, sorelle e madri. Testimoni rovesciarono al processo cataratte di episodi atroci, stupri, sevizie indicibili, un groviglio di terribili verità e mitologie dell’orrore che gli storici fanno ancora fatica a dipanare. Ma basterebbe dire: duecentosedici bambini. Una delle lapidi riporta «Ferretti Annamaria, di mesi uno». Come può un uomo, Tina? «I tedeschi erano ragazzi, sì, avevano madri, sorelle, forse figli. Ma per loro quelle erano persone. Razza dominatrice del mondo. Noi no, per loro eravamo bestiame, piante, polvere». Andiamo a trovare nonno Mingòn. Lo ammazzarono a Cerpiano, un chilometro oltre il crinale. I tedeschi lo trovarono seduto sulla panca di legno che aveva scavato in un tronco. Prima di sparargli, il soldato del Reich gli tolse dal taschino l’orologio d’oro, orgoglio di una vita, e glielo fece dondolare davanti agli occhi, ridendo. Ecco, fra gli sterpi, la chiesa distrutta con le bombe a mano con quarantanove persone dentro. «Zia Amelia cercò di uscire dall’inferno, la falciarono sulla soglia». Vide tutto Antonietta Benni, la maestra della scuolina degli sfollati, che si salvò fingendosi morta fra i cadaveri, e salvò due bambini tappando loro la bocca. «Lasciarono lì la zia per due giorni. I maiali le mangiarono la testa». Come riesce a raccontarlo, Tina? Esita. «Vede, quando Reder ci chiese la grazia, a noi sopravvissuti, disse che doveva rivedere la madre inferma prima che morisse». Tina è una dolce signora, una nonna da libri d’infanzia. Sospira: «Lei capisce, vero? Perdonare sarebbe stato disumano».
Tina saluta in silenzio i suoi spiriti, è un saluto speciale, «non so quante altre volte potrò tornare». Risaliamo la mulattiera verso Casaglia. Ha piovuto tutta la notte, proprio come settant’anni fa. La macchina scivola, s’impantana. Il salvatore che ci trascina fuori col suo fuoristrada mormora con disapprovazione: «i morti, bisogna lasciarli in pace».
camillobenso
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Re: Top News

Messaggio da camillobenso »

NB.
Ricordo che l'argomento è già stato trattato, ma non ricordo da chi e in quale thread.
Se me lo rammentate lo sposto nel thread giusto.
Grazie




^^^
Prime 10 province al voto, senza i cittadini
Vox Ricca - "Ma non erano state abolite?"

Domenica "elettorale" in 4 città metropolitane e 6 delle delle 64 Aree vaste disegnate dalla legge
Delrio. Tolta l'urna restano le alleanze tra i partiti. Che si spartiranno le poltrone nel silenzio

Prime 10 province al voto, senza i cittadini Vox Ricca - "Ma non erano state abolite?"
Riservate ai già eletti nei consigli comunali, le elezioni per le nuove province e le città metropolitane - in programma da domenica al 12 ottobre - non riscuotono l'interesse dei cittadini. Tra chi abbiamo interpellato nessuno ha chiare in mente le modalità di elezione e le funzioni dei nuovi consigli provinciali e tanto meno dei consigli metropolitani. Quasi tutti ignorano completamente l'appuntamento. Alcuni addirittura ritengono che le province siano già state abolite


di Piero Ricca, riprese di Ricky Farina

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Province al voto senza i cittadini: “Non le avevano abolite?” Il Vox di Piero Ricca

Video
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/09/ ... ca/298430/

Riservate ai già eletti nei consigli comunali, le elezioni per le province e le città metropolitane – in programma da domenica al 12 ottobre – non riscuotono l’interesse dei cittadini. Basta un giro di interviste in strada per averne immediata conferma. Tra coloro che abbiamo interpellato nessuno ha chiare in mente le modalità di elezione e le funzioni istituzionali dei nuovi consigli provinciali e tanto meno del consigli metropolitani. Molti ignorano completamente l’appuntamento elettorale. Alcuni addirittura ritengono che le province siano già state abolite. Altri sono convinti che si tratti di elezioni aperte ai cittadini. Insomma, confusione di idee e assenza di informazione regnano sovrane. E’ forse il caso di un supplemento di riflessione, in nome del principio di rappresentanza, quando si discute di “elezioni di secondo grado” anche per il Senato?

di Piero Ricca, riprese di Ricky Farina
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Re: Top News

Messaggio da camillobenso »

L'opera pia:

IL PATTO DEL NAZARENO NON C'ENTRA????



Tv, l’Agcom ha pronto un maxi-sconto per Mediaset e Rai. Chi paga? Le piccole
Cambia il metodo per ricalcolare i canoni delle concessioni televisive. Il Biscione risparmierà 80 milioni, viale Mazzini più di 100 (e così sarebbe vanificata la spending review). Totale 200 milioni in meno per l'erario. E a rimetterci saranno La7 e gli altre private

di Carlo Tecce | 28 settembre 2014Commenti (271)



Ecco il cambio di verso per la televisione: i ricchi pagano di meno, i poveri pagano di più. Oppure: mercato sempre più comodo per i ricchi e sempre più scomodo per i poveri. Anzi, impossibile per i poveri. Questo clamoroso cambio di verso, nonostante i rimproveri dell’Unione europea e la ribellione dei piccoli editori, verrà ratificato la settimana prossima (martedì) dall’Autorità di garanzia (Agcom) che applicherà uno sconto milionario a Mediaset e Rai sul canone per la concessione delle frequenze televisive, un bene pubblico: in sette anni, il Biscione potrebbe risparmiare almeno 80 milioni di euro, la Rai addirittura più di 100 (quasi 126). In totale: 200 per due.

Il cambio di verso funziona così: Cologno Monzese e Viale Mazzini non dovranno versare più l’uno per cento del fatturato aziendale, ma un obolo (meno di 10 milioni ciascuno) estratto dai conti di quelle società controllate che gestiscono le antenne, cioè Elettronica Industriale e Rai-Way (che sarà pure quotata in Borsa e ceduta ai privati per il 40%). Con questa mossa masochista, lo Stato rinuncia a 131,7 milioni di euro nei 7 anni, a essere ottimisti. Perché l’Agcom crede di poter recuperare un po’ di denaro caricando i costi su La7, Persidera (Telecom-Espresso), H3G e, soprattutto, su quegli imprenditori locali che di certo non raggiungono i miliardi registrati dal duopolio.

Pubblicità

In media, in questi anni, il Biscione e Viale Mazzini garantivano assieme tra i 50-55 milioni di euro: in futuro non supereranno i 20, se va male. I dati qui riportati sono quelli che circolano all’Agcom per le proiezioni sul periodo 2014-2021. Oltre a un imperituro impegno politico per salvaguardare il patrimonio di Silvio Berlusconi il gran riformatore, non ci sono spiegazioni plausibili al provvedimento che l’Agcom si appresta a emanare. I dissidenti, su cinque componenti, sono la coppia Angelo Cardani (presidente) e Antonio Nicita (commissario). Agguerriti, più che favorevoli: Antonio Martusciello, ex dirigente di Publitalia, cioè Mediaset e sottosegretario nel governo di Berlusconi; Antonio Preto, ex collaboratore di Renato Brunetta e Antonio Tajani di Forza Italia e Francesco Posteraro, eletto in quota Udc. I numeri non danno scampo.

Il governo, tramite il sottosegretario Antonello Giacomelli, è intervenuto formalmente (in passato) per ottenere un rinvio. I giorni che restano sono una manciata, e neppure una lettera spedita a metà luglio da Bruxelles è riuscita a far desistere Martusciello e colleghi. I burocrati europei Linsley McCallum e Anthony Whelan – come ha riferito Aldo Fontanarosa su Repubblica– ordinarono all’Agcom di rispettare “le pari opportunità tra i vari operatori economici” e notarono che “l’importo dei diritti non può ostacolare l’accesso al mercato”. Bruxelles aveva perfettamente inteso gli effetti di questi inediti criteri di tassazione sul canone per l’utilizzo delle frequenze: i ricchi pagano di meno, i poveri pagano di più (se riescono a pagare).

L’ex commissario Nicola D’Angelo, che già all’epoca del suo mandato s’era trovato a fronteggiare il problema, frantuma le eventuali giustificazioni di Agcom: “Non sono costretti a vidimare questo grave errore. La norma che viene richiamata per ridurre il canone, poteva essere interpretata diversamente, perché la revisione è sì obbligatoria, ma deve essere proporzionale e ragionevole per salvaguardare il pluralismo. E non devono copiare il sistema in vigore per le telecomunicazioni o avvantaggiare i soliti”.

Il governo, se ne avesse intenzione, ha un paio di giorni di tempo per contrastare l’Agcom, non è sufficiente promettere un ostruzionismo postumo. Perché una volta decretato lo sconto, non si potrà tornare indietro. A Palazzo Chigi, così disponibile con l’amico di Arcore, conviene evitare l’aiutino a Mediaset? Non conviene. Anche se i saldi Agcom non sono convenienti né per le casse statali né per la “figuraccia” con Viale Mazzini: prima Matteo Renzi impone un prelievo di 150 milioni di euro e poi li restituisce a rate. E tra una rata e l’altra, ci scappano (almeno) 80 milioni per Mediaset.

Da Il Fatto Quotidiano del 25 settembre 2014


http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09 ... e/1136116/
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Re: Top News

Messaggio da camillobenso »

Colletta straordinaria sul forum per Barbara D'Urso


Barbara D’Urso: “Guadagno pochissimo,..............
camillobenso
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Re: Top News

Messaggio da camillobenso »

Articolo pubblicato in ritardo ma va bene lo stesso....



LA NUOVA BANCONOTA DA 10 EURO AL VIA DAL 23 SETTEMBRE

Immagine

In circolazione la nuova banconota della serie “Europa”, dotata di elementi di sicurezza che proteggono maggiormente dalla falsificazione. Le vecchie banconote da 10 euro continueranno ad essere emesse fino ad esaurimento scorte e circoleranno insieme alle nuove. Le associazioni: “Temiamo gli stessi disservizi capitati coi 5 euro”.
pubblicato da: REDAZIONE



BANCA FALSIBANCONOTEMONETA

Dieci_euro.jpgDa domani, 23 settembre, entrerà in circolazione la nuova banconota da 10 euro della serie “Europa”, dotata di elementi di sicurezza nuovi e avanzati che proteggono maggiormente dalla falsificazione. Le vecchie banconote da 10 euro continueranno ad essere emesse fino ad esaurimento scorte e circoleranno insieme alle nuove, finché non saranno gradualmente ritirate. Anche dopo che cesseranno di avere corso legale, manterranno il proprio valore e potranno essere sempre cambiate presso le Banche Centrali dei Paesi dell’area euro.

La sostituzione delle banconote dopo un certo numero di anni è parte di un processo fisiologico. La Banca Centrale Europea e le Banche Centrali Nazionali dell’Eurosistema tutelano l’integrità delle banconote in euro e adempiono a questo compito anche sfruttando i progressi tecnologici realizzati nel campo della sicurezza dei biglietti di banca.

Dal 13 gennaio – data in cui il 10 euro della serie Europa è stato presentato pubblicamente – le nuove banconote sono offerte in prestito agli operatori economici affinché possano eseguire test presso le proprie sedi e presso i luoghi dove sono installate le macchine. Gli operatori hanno recepito le sollecitazioni dell’Eurosistema e stanno adottando strategie di adeguamento sulla base di proprie autonome valutazioni. Spetta agli stessi operatori assicurare la piena e tempestiva spendibilità delle banconote fin dalla loro emissione.

La Banca d’Italia è impegnata su tutto il territorio nazionale in un’ampia campagna d’informazione, che si avvale anche di un sito internet dedicato www.nuovovoltoeuro.eu. Sono stati allestiti punti informativi nelle filiali e in altri luoghi aperti al pubblico, come stazioni ferroviarie, centri della grande distribuzione commerciale e fiere. L’obiettivo è aiutare i cittadini a riconoscere le nuove banconote e le loro caratteristiche di sicurezza.

Con l’arrivo delle nuove banconote da 10 euro, Federconsumatori e Adusbef temono disservizi. E già si dichiarano pronte ai risarcimenti: “Abbiamo già effettuato degli incontri in Banca d’Italia nell’ambito dei quali abbiamo segnalato la necessità e l’urgenza di adeguare tutte le macchinette ed i dispositivi per il pagamento automatico affinché accettino le nuove banconote – dicono le due associazioni –Dalle macchinette presso i distributori di benzina a quelle per i biglietti dell’autobus o del treno. Per nessuna ragione si devono ripetere i disservizi e le difficoltà già registrate in occasione dell’introduzione delle nuove banconote da 5 euro. Invitiamo in ogni caso tutti i cittadini che dovessero incontrare problemi con i pagamenti a segnalarlo prontamente ai nostri sportelli, presso i quali riceveranno tutta l’assistenza necessaria per richiedere un risarcimento per il disservizio subito, nonché il rimborso/annullamento di eventuali multe (ad esempio nel caso dei biglietti di autobus o treno)”.

settembre 2014 - fonte: helpconsumatori

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erding
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Re: Top News

Messaggio da erding »

Sentinelle in piedi, tensione alle manifestazioni. Concia: "Antagonisti fanno passare conservatori per vittime"

Lanci di uova, urla e qualche scontro in diverse città italiane tra i rappresentanti ultraconservatori, raggruppati in sit-in per dire 'no' al ddl Scalfarotto che vuole introdurre il reato di omofobia, e i gruppi che difendono i diritti dei gay. Gasparri (Pdl): "Iniziative pacifiche hanno scoperto l'intolleranza violenta di settori della sinistra"


http://www.repubblica.it/politica/2014/ ... -97456753/

Mah... chi sono costoro??
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