LE FABBRICHE CHIUDONO...E..SI APRONO LE DISCARICHE UMANE

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pancho
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LE FABBRICHE CHIUDONO...E..SI APRONO LE DISCARICHE UMANE

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LE FABBRICHE CHIUDONO...E..SI APRONO LE DISCARICHE UMANE
di Raffaele Langone

Non c’è giorno che passi nel quale i giornali non riportino la notizia della chiusura o del ridimensionamento di qualche fabbrica. Sono oramai diverse CENTINAIA DI MIGLIAIA i lavoratori dichiarati in “ESUBERO” ed espulsi dal sistema produttivo NAZIONALE. Ma cosa vuol..

dire per lavoratrici e lavoratori essere dichiarati in “esubero” ? Riflettiamo sul significato della parola.
Essere in “esubero” significa essere non necessari, inutili, in soprannumero. Gli altri possono stare senza di te, non hanno bisogno di te. Non v’è motivo che tu esista, che tu ci sia e ancor più nessuna motivazione può giustificare la tua rivendicazione e il tuo diritto ad esserci. Essere dichiarato in “esubero” significa essere fuori da tutto ciò che è utile, significa essere stato eliminato perché eliminabile, significa essere stato cassato, cancellato.

“Esubero” divide il suo spazio semantico con “scarti”, “immondizia”, “pattume”, “prodotto di risulta”, con “Rifiuti”. Essere dichiarati in “esubero”, quindi un rifiuto, significa essere destinato alla discarica, all’immondezzaio al pari di tutti i prodotti imperfetti e difettosi che gli addetti al controllo qualità scartano dalla catena di montaggio.

Le donne e gli uomini dichiarati in “esubero” perdono la fiducia in sé, perdono i punti di riferimento, perdono la dignità, l’autostima, il senso di sé, sono…nudi perchè espulsi da tutto ciò che conta, da tutto ciò che è necessario a sé e agli altri. Si dice che la produzione di “rifiuti umani” sia il risultato inevitabile della espansione della nuova modernità. Se così è allora, occorrono veramente delle “discariche umane” che raccolgono i “rifiuti” della nuova modernizzazione, che la “pattumiera”, destinazione ultima degli esclusi, diventi l’unica prospettiva naturale per CENTINAIA DI migliaia di uomini e donne ITALIANE.

Il paradosso è che essere un “rifiuto” umano vuol dire valere meno di niente perché Oggi il valore degli scarti industriali, della plastica, della carta e di tutto ciò che buttiamo in discarica è maggiore degli “scarti umani”, delle donne e degli uomini dichiarati in esubero dal sistema di produzione NAZIONALE.

La carta, la plastica, possono riciclarsi e ritornare ad avere valore. Gli uomini e le donne in esubero, gli “scarti umani appunto”, non hanno valore, anzi sono un peso economico per la società che attraverso i sussidi li sfama e li veste. Una bottiglia di plastica vuota vale più di un essere umano. Ma dei problemi, della condizione di queste donne ed uomini chi se occupa? Altro che società giusta. Altro che società solidale, meritocratica, partecipativa. La società nella quale GLI ITALIANI VIVONO non è oggi una società socialista e men che meno cristiana. Agire perché una donna o un uomo valga più di una bottiglia di plastica vuota significa essere cristiani e socialisti. Importerà a qualcuno? Spero che ci sia ancora chi abbia conservato un poco di dignità e soprattutto di memoria storica e cominci ad occuparsi delle donne e degli uomini altrimenti destinati alla “discarica” umana.
Con indignazione...
http://www.traccialibera.it/index.php?o ... &Itemid=88

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Articolo scritto molto bene da questo ragazzo che bazzica il Web. Considerazioni piu che giuste e che condivido in pieno.

Detto questo una domanda ancora piu' seria la dobbiamo per forza fare: Dopo queste chiusure e queste "discariche" come apriranno se aprirannno queste fabbriche dopo la crisi?

Con quali diritti e doveri?

E' chiaro che a questo punto qualcuno di noi si domandi se il tutto non derivi proprio da obiettivi chiari e studiati a tavolino?

Cmq se la pensi, han preso la palla al balzo per farci rimangiare tutte le conquiste fatte dai ns. padri come pure da noi. Conquiste fatte con molti sacrifici e qualche volta scappando pure il morto.

....e intanto (che) le fabbriche chiudono..... qualcuno ha pensato pure che era un po' prestino per andare in pensione. Troppi anni per vivere "a sbaffo" dei contributi . Meglio finiscano qualche anno ancora davanti ad un banco di lavoro o tuttalpiu', dopo se arriveranno alla pensione, a costoro, bastera' garantirgli una sedia di paglia fuori dall'uscio di casa per osservare le macchine che passano ed un piatti di minestra visto che non dipendono gran calorie. La spesa, qundi, non sara' cosi' eccessiva e i conti ritorneranno subito.


un salutone

ps:
Giuro..giuretto, non giochero piu' con i colori . Perdonatemi per questa volta
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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