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camillobenso
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Re: Economia

Messaggio da camillobenso »

Economia - Deflazione - 4


LA RILEVAZIONE ISTAT
Quindici grandi città in deflazioneCi sono anche Milano e Roma
L’indice nazionale dei prezzi diminuisce dello 0,1% nei confronti di agosto 2013

di Redazione Economia


Salgono a quindici le grandi città in deflazione. Registrano, infatti, prezzi in calo su base annua: Potenza, Reggio Emilia e Padova (-0,1%); Roma, Perugia, Bologna e Genova (-0,2%); Bari, Trieste, Firenze e Milano (-0,3%); Livorno (-0,5%); Torino (-0,6%); Verona (-0,7%); e Venezia (-0,8%). È quanto emerge dal monitoraggio dell’Istat. Ad agosto l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, aumenta dello 0,2% rispetto al mese precedente e diminuisce dello 0,1% nei confronti di agosto 2013 (era +0,1% a luglio), confermando la stima preliminare. La dinamica tendenziale dell’indice generale è principalmente dovuta all’accentuarsi della flessione annua dei prezzi dei Beni energetici (con quelli non regolamentati che da +0,4% di luglio passano a -1,2%) e al rallentamento della crescita tendenziale dei prezzi dei servizi; andamenti solo in parte controbilanciati dal ridimensionamento della flessione dei prezzi degli Alimentari non lavorati (-1,8%, da -2,9% di luglio). Al netto dei soli beni energetici, l’inflazione sale invece allo 0,4% (da +0,3% di luglio), mentre l’«inflazione di fondo», al netto degli alimentari non lavorati e dei beni energetici, scende allo 0,5% (dallo 0,6% del mese precedente).


I prezzi dei servizi
A contribuire al rialzo mensile dell’indice generale sono essenzialmente i prezzi dei servizi relativi ai trasporti (+3,8%), su cui incidono fattori di natura stagionale. Questo aumento è solo in parte compensato dal calo mensile dei prezzi degli Energetici non regolamentati (-0,5%). L’inflazione acquisita per il 2014 sale allo 0,4% dallo 0,3% di luglio. Rispetto ad agosto 2013, i prezzi dei beni diminuiscono dello 0,6% (lo stesso valore di luglio) mentre il tasso di crescita dei prezzi dei servizi rallenta (+0,6%, da +0,7% del mese precedente). Pertanto, rispetto a luglio 2014, il differenziale inflazionistico tra servizi e beni si riduce di un decimo di punto percentuale. I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona registrano una variazione congiunturale nulla e una flessione tendenziale (-0,2%) meno ampia di quella registrata a luglio (-0,6%). I prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto non variano su base mensile e presentano un tasso di crescita su base annua stabile allo 0,2%. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) diminuisce dello 0,2% in termini sia congiunturali sia tendenziali (a luglio, il tasso tendenziale era nullo). Anche in questo caso, la stima preliminare è confermata. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, aumenta dello 0,2% su base mensile e diminuisce dello 0,1% rispetto ad agosto 2013.
LA RILEVAZIONE ISTAT
Quindici grandi città in deflazioneCi sono anche Milano e Roma
L’indice nazionale dei prezzi diminuisce dello 0,1% nei confronti di agosto 2013
di Redazione Economia

shadow
Salgono a quindici le grandi città in deflazione. Registrano, infatti, prezzi in calo su base annua: Potenza, Reggio Emilia e Padova (-0,1%); Roma, Perugia, Bologna e Genova (-0,2%); Bari, Trieste, Firenze e Milano (-0,3%); Livorno (-0,5%); Torino (-0,6%); Verona (-0,7%); e Venezia (-0,8%). È quanto emerge dal monitoraggio dell’Istat. Ad agosto l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, aumenta dello 0,2% rispetto al mese precedente e diminuisce dello 0,1% nei confronti di agosto 2013 (era +0,1% a luglio), confermando la stima preliminare. La dinamica tendenziale dell’indice generale è principalmente dovuta all’accentuarsi della flessione annua dei prezzi dei Beni energetici (con quelli non regolamentati che da +0,4% di luglio passano a -1,2%) e al rallentamento della crescita tendenziale dei prezzi dei servizi; andamenti solo in parte controbilanciati dal ridimensionamento della flessione dei prezzi degli Alimentari non lavorati (-1,8%, da -2,9% di luglio). Al netto dei soli beni energetici, l’inflazione sale invece allo 0,4% (da +0,3% di luglio), mentre l’«inflazione di fondo», al netto degli alimentari non lavorati e dei beni energetici, scende allo 0,5% (dallo 0,6% del mese precedente).
I prezzi dei servizi
A contribuire al rialzo mensile dell’indice generale sono essenzialmente i prezzi dei servizi relativi ai trasporti (+3,8%), su cui incidono fattori di natura stagionale. Questo aumento è solo in parte compensato dal calo mensile dei prezzi degli Energetici non regolamentati (-0,5%). L’inflazione acquisita per il 2014 sale allo 0,4% dallo 0,3% di luglio. Rispetto ad agosto 2013, i prezzi dei beni diminuiscono dello 0,6% (lo stesso valore di luglio) mentre il tasso di crescita dei prezzi dei servizi rallenta (+0,6%, da +0,7% del mese precedente). Pertanto, rispetto a luglio 2014, il differenziale inflazionistico tra servizi e beni si riduce di un decimo di punto percentuale. I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona registrano una variazione congiunturale nulla e una flessione tendenziale (-0,2%) meno ampia di quella registrata a luglio (-0,6%). I prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto non variano su base mensile e presentano un tasso di crescita su base annua stabile allo 0,2%. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) diminuisce dello 0,2% in termini sia congiunturali sia tendenziali (a luglio, il tasso tendenziale era nullo). Anche in questo caso, la stima preliminare è confermata. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, aumenta dello 0,2% su base mensile e diminuisce dello 0,1% rispetto ad agosto 2013.

http://www.corriere.it/economia/14_sett ... 319b.shtml
Maucat
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Re: Economia

Messaggio da Maucat »

Deflazione, PIL che scende, tasse sempre più alte, sempre più disoccupati, tensione internazionale in aumento...
Come si fa a parlare di ripresa se non mentendo sapendo di mentire... Che squallore Padoan, Renzi e tutti i tromboni che dan loro manforte e corda...
camillobenso
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Re: Economia

Messaggio da camillobenso »

Economia - Dati - 1
Istat del 12 settembre 2014



1) Produzione industriale

A luglio 2014 l'indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dell'1,0% rispetto a giugno. Nella media del trimestre maggio-luglio la produzione è diminuita dello 0,8% rispetto al trimestre precedente.

Corretto per gli effetti di calendario, a luglio 2014 l'indice è diminuito in termini tendenziali dell'1,8% (i giorni lavorativi sono stati 23 come a luglio 2013). Nella media dei primi sette mesi dell'anno la produzione è rimasta invariata rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

A luglio l'indice destagionalizzato presenta variazioni congiunturali negative in tutti i principali comparti. Diminuiscono i beni di consumo (-2,4%), i beni strumentali (-2,1%) e, in misura più lieve, l'energia
(-0,8%) e i beni intermedi (-0,6%).

Gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano, a luglio 2014, diminuzioni tendenziali nel comparto dell'energia (-3,9%) e, in modo meno accentuato, nei raggruppamenti dei beni intermedi (-1,9%), dei beni strumentali (-1,6%) e dei beni di consumo (-1,2%).

Per quanto riguarda i settori di attività economica, a luglio 2014, i comparti che registrano la maggiore crescita tendenziale sono quelli della fabbricazione di computer, prodotti di elettronica ed ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+4,8%), della produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+3,0%) e della fabbricazione dei mezzi di trasporto (+2,9%). Le diminuzioni maggiori si registrano nei settori della fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche
(-13,9%), della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-10,1%) e dell'attività estrattiva (-7,8%).
http://www.istat.it/it/archivio/131191

2) Prezzi al consumo

Nel mese di agosto 2014, l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, aumenta dello 0,2% rispetto al mese precedente e diminuisce dello 0,1% nei confronti di agosto 2013 (era +0,1% a luglio), confermando la stima preliminare.


Istat: anche Milano in deflazione
Venerdì, 12 Settembre 2014: Avvenire
Italia in deflazione. La conferma arriva dai dati dell'Istat, che registrano per agosto un indice dei prezzi in calo dello 0,1% rispetto allo stesso mese dello scorso anno (era +0,1% a luglio). Il Paese entra in deflazione
camillobenso
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Re: Economia

Messaggio da camillobenso »

Economia e Ue - 1


Il nuovo giocattolo di Pittibimbo si chiama "articolo 18".

Quello precedente "riforma del Senato".

E mentre il bimbo fiorentino si trastulla l'Italia va dove dice Grillo.

Ma la cosa più strana di tutte non è Pittibimbo che gioca, ma gli italiani che gli danno retta.

E' come nella favola di Pinocchio con il campo dove crescevano gli zecchini d'oro.

Auguri e figli maschi...............


Domanda:

Cosa s'inventerà il gelataio fiorentino in visita negli Usa e getta per fare il verso al Financial Times?

Si calerà i pantaloni e gli mostrerà il lato B scoperto?????????????????????????


Crisi, Financial Times: “Se l’Italia non cresce farà default sul debito pubblico”
Un editoriale di Wolfgang Munchau lancia l'allarme: "Il fardello del debito italiano è un problema per tutti noi". E il Paese non ha strumenti per uscire dalla "trappola". Matteo Renzi "ha promesso riforme radicali ma non ha ancora realizzato nulla" ed è "ingenuo pensare che l’economia ripartirà miracolosamente quando le imprese potranno licenziare il personale". Unica speranza è l'acquisto di titoli da parte della Bce di Mario Draghi

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 22 settembre 2014Commenti (1779)



“La situazione economica italiana è insostenibile e porterà a un default sul debito a meno che non ci sia un improvviso e duraturo cambiamento nella crescita. Se così non fosse, il futuro dell’Italia nell’eurozona sarebbe in dubbio, e di fatto lo sarebbe il futuro dell’euro stesso”.

E’ quanto si legge in un editoriale del Financial Times, a firma Wolfgang Munchau. Secondo il quale “Matteo Renzi, il primo ministro italiano, ha promesso riforme radicali, ma non ha ancora realizzato nulla. E comunque, questo non basta. La sostenibilità del debito italiano richiede politiche a livello europeo che finora sono state escluse. E’ qui che si deciderà il successo o il fallimento dell’eurozona”.

Senza crescita del pil non c’è via di uscita dalla “trappola” – Se anche nel 2015 e 2016 l’economia rimarrà stagnante, ricorda Munchau, “il rapporto debito/pil salirà fino al 150%”.


Anche se proprio lunedì l’Istat ha diffuso i dati sul pil ricalcolato sulla base del nuovo sistema di contabilità pubblica Esa 2010, dati che comportano una revisione al ribasso anche per i parametri di finanza pubblica. Il debito/pil 2013, in particolare, cala al 127,9%. Si tratta però di puri effetti contabili. Mentre l‘unica via d’uscita dal circolo vizioso, spiega l’editorialista, consiste dunque in una crescita solida dell’economia, che deve essere “più veloce di quella del debito”. Il fatto è che il Paese “non ha gli strumenti” per stimolarla: al contrario del Giappone, che ha un rapporto debito/Pil del 200% ma è ancora considerato “solvente”, Roma “non può abbassare il tasso di interesse“, “non ha banca centrale che possa finanziare con la moneta i suoi debiti”, “non ha un tasso di cambio da poter svalutare”. Naturalmente tutte queste leve esistono ancora: sono nelle mani della Bce di Mario Draghi. Ma “i tassi di interesse dell’Eurozona sono ancora a zero”, “la Bce non sta (ancora) comprando titoli di Stato italiani” e “l’euro dovrebbe svalutarsi di circa il 60 per cento perché l’Italia possa ottenere una svalutazione di portata simile a quella del 1992, quando la lira lasciò temporaneamente il sistema monetario europeo“.

“Ingenuo pensare che economia riparta se imprese possono licenziare” – E le invocate riforme economiche, che tutti indicano come indispensabili e salvifiche?


“Possono contribuire alla crescita nel lungo periodo, ma è un po’ ingenuo pensare che l’economia ripartirà miracolosamente una volta che le imprese potranno licenziare il loro personale”. L’aggiustamento economico necessario “va molto al di là di qualche riforma strutturale. L’Italia ha bisogno di cambiare il sistema legale, di ridurre le tasse alla media dell’Eurozona e di migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione“. “In altre parole, deve cambiare l’intero sistema politico“, scrive Munchau, che in passato non ha risparmiato critiche al governo tecnico di Mario Monti ma nemmeno alla Cancelliera Angela Merkel, rea di un eccesso di rigore.

Solo Draghi può “comprare tempo” per Roma - In questo quadro, secondo l’editorialista, “le speranze migliori risiedono in un programma di acquisto di titoli da parte della Bce” che “dia tempo ai tassi di inflazione di tornare normali, all’economia europea di riprendersi e al governo italiano di implementare almeno alcune riforme”. Francoforte dovrebbe comprare non solo Asset backed securities e covered bonds, come annunciato il 4 settembre, ma anche “altri tipi di strumenti finanziari: per esempio “bond del Meccanismo europeo di stabilità (il cosiddetto fondo salva-Stati, ndr) e della Banca europea degli investimenti”. La Commissione “potrebbe poi usare la Bei per lanciare un grande programma di emissione di titoli per finanziare infrastrutture”. E all’Italia non resta che sperare che “parte di questi interventi si trasmetta all’economia reale”.

Renzi “ha promesso riforme ma non ha realizzato nulla”. E interventi nazionali “non bastano” – Ma le previsioni di Munchau non sono rosee: “Sono ottimista sul fatto che questi programmi avranno un notevole effetto positivo sull’Eurozona nel complesso, ma molto meno sul loro impatto sull’Italia”. “Abbiamo bisogno di un’azione politica estrema e coordinata per permettere all’Italia di crescere, sostenere il debito e in definitiva rimanere dentro l’Eurozona”, è la conclusione del columnist del Ft. “Matteo Renzi, il primo ministro italiano, ha promesso riforme radicali, ma non ha ancora realizzato nulla. E comunque, questo non basta. La sostenibilità del debito italiano richiede politiche a livello europeo che finora sono state escluse. E’ qui che si deciderà il successo o il fallimento dell’eurozona”.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09 ... o/1128956/
erding
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Re: Economia

Messaggio da erding »

C'è qualcuno che mi sa spiegare, sono molto ignorante, perchè e come si può può conteggiare nel PIL
l'economia illegale e sommersa?
Ma se è illegale... e sopratutto se è sommersa...

un saluto erding
camillobenso
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Re: Economia

Messaggio da camillobenso »

erding ha scritto:C'è qualcuno che mi sa spiegare, sono molto ignorante, perchè e come si può può conteggiare nel PIL
l'economia illegale e sommersa?
Ma se è illegale... e sopratutto se è sommersa...

un saluto erding

In Germania il conteggio del gettito della prostituzione ha un senso (14 miliardi/anno) in quanto da anni resa legale e quindi tassata.

Da noi no. Ed essendo illegale non può essere contabilizzata.

Il traffico delle armi, della droga, del contrabbando e di tutte le altre puttanate illegali annesse e connesse non hanno senso.

Se io mi mettessi a fare il traffico di droga, pretenderei di essere lasciato in pace in quanto concorro ad aumentare il PIL esattamente come La Rinascente, la Colgate o
la Barilla.

Rimango dell'idea, fino a quando non mi si darà una spiegazione tecnica convincente, che la "MAFIE SpA", oramai controllano la Ue.

Non trovo altra spiegazione. Perché dal punto di vista del diritto, è un controsenso che lo Stato contabilizzi quanto persegue dal punto di vista criminale.

A meno che la criminalità organizzata sia diventata all'improvviso legale.

Però dovrebbero spiegarmela.
camillobenso
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Re: Economia

Messaggio da camillobenso »

Economia e Ue - 2


Draghi pessimista al Parlamento Ue: “Ripresa perde impulso. Servono riforme”
Il presidente Bce alla Commissione degli Affari critico verso i governi Ue: "Dove sono finiti gli ingenti risparmi che i governi hanno realizzato grazie alle misure della Bce?". Scaramuccia con l'eurodeputato dei 5 Stelle Marco Valli: "Si sono riprese solo le tasche dei manager", "Quando prendo decisioni non penso agli amici della City ma ai cittadini europei"

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 22 settembre 2014Commenti (43)



Critiche ai governi europei, allarme sulla crescita che non arriva e anche una inedita scaramuccia con l’eurodeputato del Movimento 5 Stelle Marco Valli. Questi i temi dell’intervento del numero uno della Bce Mario Draghi, questo pomeriggio a Bruxelles in audizione di fronte alla commissione Affari economici e monetari del Parlamento Ue. Qui il presidente dell’Eurotower si è scontrato con il pentastellato che ricordava ironicamente “i miliardi dati alle banche dalla Bce dall’inizio della crisi. Non le sembra che l’unica cosa che si è ripresa siano state le tasche dei manager e i soldi che girano nelle mani dei broker?”, ha chiesto. Secca la risposta di Draghi: “Quando prendo le decisioni di politica monetaria non penso agli amici nella City o a Wall Street ma ai cittadini europei, all’inflazione, alla crescita, alla disoccupazione”. Così come secco e sarcastico è stato il passaggio del suo intervento dedicato alla politica di bilancio degli stati europei: “Dove sono finiti gli ingenti risparmi che i governi hanno realizzato grazie alle misure della Bce?”. Il numero uno della banca centrale ha ricordato che finanziare i governi “non è un compito della Bce”. Ciò non toglie, ha evidenziato, che la riduzione dei tassi sui titoli di debito “in alcuni Paesi non è stata usata per abbattere il debito ma per finanziare nuova spesa”.


L’ALLARME SULLA CRESCITA - Per il resto, nel suo intervento il presidente dell’Eurotower ha ripetuto l’allarme che già era stato al centro del suo intervento all’Ecofin di Milano, due settimane fa: ”La crisi sarà davvero finita solo quando tornerà la fiducia dell’economia reale, quando ci sarà di nuovo la volontà delle aziende di assumere rischi”. Draghi ha parlato di ripresa che “nell’eurozona sta perdendo un po’ d’impulso. Le prime informazioni che abbiamo ricevuto durante l’estate sono state più deboli del previsto”.

Il numero uno dell’Eurotower ha sottolineato che “mentre produzione industriale e ordini a luglio avevano dato delle indicazioni migliori del previsto, altre indicazioni hanno mostrato che il declino cominciato ad agosto non si è ancora arrestato”. Draghi ha poi aggiunto: “Un alto livello di disoccupazione e una crescita del credito debole continueranno a frenare la ripresa”. Per poi tornare, ancora una volta, a soffermarsi sull’importanza delle riforme da parte degli stati membri: “Le riforme coraggiose” sono la “chiave” per “migliorare l’ambiente economico” e “aumentare gli investimenti”. Per il numero uno della Bce il successo delle stesse misure di politica monetaria “dipende dalle riforme strutturali” che devono “migliorare la competitività”. Con un suggerimento agli stati che si muovono dentro ‘magri’ margini di bilancio e chiedono flessibilità per fare le riforme: “Per i Paesi che non hanno spazio fiscale – ha detto – è molto importante dare nuove priorità alle loro politiche di bilancio attraverso un consolidamento orientato alla crescita, ad esempio tagliando le spese improduttive. Nel Patto di stabilità ci sono margini di flessibilità per tutti, chi non ha margini di bilancio può ridistribuire le priorità orientandole alla crescita, cioè dando priorità a investimenti, abbassando le tasse e pensando di ridurre la spesa improduttiva, chi ha spazio segua le raccomandazioni”. Come a dire che la coperta è corta, certamente. E che è arrivato il momento di tirarla dalla spesa verso la riduzione delle tasse.

Quanto all’impatto economico delle Tltro (il maxi finanziamento alle banche europee a tassi vantaggiosi) ”è troppo presto” per fare una valutazione, ha rilevato poi il presidente della Bce, ma “si può già affermare che il loro annuncio ha avuto un effetto notevolmente positivo sul sentimento dei mercati finanziari”. La Bce, ha aggiunto “è ben preparata e consapevole” per la supervisione bancaria che si appresta a esercitare. Draghi ha inoltre ricordato che l’Eurotower traslocherà a breve “nella nuova sede, mentre nella vecchia resterà lo staff” del meccanismo di supervisione bancaria. E’ prevista la divisione “anche geografica delle funzioni”.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09 ... e/1129347/
camillobenso
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Re: Economia

Messaggio da camillobenso »

Economia - Aumenti tariffari - 1


Uè,...ma che bella pensata....


E il mago Renzusconix non ha niente da dire??????????????


^^^^^^^



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Energia, stangata d'autunno sulle bollette:
il gas sale del 5,4% mentre la luce dell'1,7%

Con la revisione trimestrale da parte dell'Autorità dell'energia, le famiglie e le piccole imprese vedono aumentare le tariffe. Per la luce l'incremento sarà di 2 euro al mese, per il metano di 19 euro. Da inizio anno invece ci sarà un risparmio di 84 euro complessivi
di LUCA PAGNI


Energia, stangata d'autunno sulle bollette: il gas sale del 5,4% mentre la luce dell'1,7%
TAG bollette, consumatori, tariffe, luce, gas, metano, Guido Bortoni
MILANO - Stangata d'autunno per le famiglie e le piccole imprese. Le bollette dell'energia tornano a crescere: per il periodo che parte dal primo ottobre e arriva al 31 dicembre, l'elettricità costerà l'1,7 per cento in più rispetto al trimestre precedente, mentre per il gas il rincaro è addirittura del 5,4 per cento. Entrando nel dettaglio delle singole voci, da mercoledì prossimo gli italiani pagheranno in media per l'elettricità circa 2 euro in più al mese, con una spesa media annua per la famiglia tipo di 521 euro. Per il gas, la maggiore spesa si aggirerà sui 19 euro pari a 1.148 euro su base annua per il cliente tipo.

Lo ha comunicato l'Autorità per l'energia, il gas e il sistema idrico, cui spetta il compito di rivedere ogni tre mesi le condizioni di riferimento delle tariffe. Per il gas si tratta del primo rialzo dopo un anno di ribassi. Tutta colpa della crisi russo-ucraina: il prezzo sulle borse europee del gas è salito con i timori di una possibile sospensione delle forniture con l'approssimarsi dell'inverno. Il 30 per cento del metano che si consuma in Europa occidentale arriva dai giacimenti di proprietà del colosso di stato Gazprom: il metano raggiunge l'Eurozona, nel suo corridoio meridionale passando proprio dall'Ucraina.

La necessità di evitare sorprese, ha spinto sia gli operatori che i governi a riempire il prima possibile gli stoccaggi (i depositi in cui si ricovera il gas d'estate per essere pronti a utilizzarlo d'inverno). Questo,


assieme all'acuirsi della crisi, ha fatto salire il prezzo "europeo" del gas. L'accordo che è stato raggiunto alla fine della scorsa settimana sulla forniture di gas all'Ucraina da parte della Russia (con la mediazione interessate della Ue) dovrebbe portare a un calmieramento dei prezzi. Ma i benefici, se ci saranno, si avranno soltanto con le revisioni delle tariffe del prossimo anno.

Per il gas, ha spiegato in una nota l'Authority per l'Energia, "grazie alla riforma che dallo scorso anno ha agganciato i prezzi italiani a quelli di mercato europei, (eliminando anche molti costi strutturali negativi), la famiglia tipo nel 2014 avrà risparmiato 84 euro rispetto ai 1.257 Euro complessivi della bolletta del gas di tutto il 2013". Traduzione: un deecreto del governo Monti ha imposto all'Autorità di calcolare i prezzi del gas tenendo conto dei prezzi che si pagano sui mercati europei e non più - come accadeva in precedenza - secondo i contratti di lungo periodo che gli operatori italiani (in primis, Eni ed Edison) avevano contratto con i fornitori esteri. I contratti sulle borse europee si sono rivelati più vantaggiosi e questo ha fatto risparmiare il consumatore.

Diverso il discorso per il rincaro dei prezzi dell'elettricità. In parte ha inciso il rialzo del prezzo del gas (il combustibile che per il 40% copre la produzione di energia elettrica in Italia), in parte alle rinnovabili (incremento degli incentivi pagati ai certificati verdi), in parte alcune decisioni del governo Renzi. In sostanza, il ministero dell'Economia ha chiesto gli arretrati degli ultimi due anni per la componente A2, una quota che i consumatore pagano in bolletta per lo smantellamento delle centrali nucleari e il deposito delle scorie. Si tratta di circa 200 milioni per il 2012 e 2013, più altri 100 milioni all'anno per il 2014 e seguenti. L'Autorità per l'Energia, nella sua nota, ha fatto notare come la quota potrebbe essere cancellata dalla bolletta se - come promesso dai governi precedenti - venisse girata sulle bollette una parte della Robin Tax, prevista come riduzione proprio della componente A2.

L'Autorità ha fatto pure presenta che non è ancora stato varato il provvedimento con cui alle famiglie meno abbienti che hanno difficoltà a pagare le bollette sia data la possibilità di rateizzare gli arretrati prima che si vedano sospendere la fornitura per morosità.

(29 settembre 2014) © RIPRODUZIONE RISERVATA

http://www.repubblica.it/economia/finan ... ef=HREC1-1
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Re: Economia

Messaggio da camillobenso »

Economia - Dati - 2
Istat



ECONOMIA & LOBBY
"Pil negativo anche nel terzo trimestre"
E' la previsione dell'Istat nella nota mensile sull'andamento dell'economia italiana. Secondo l'istituto di statistica "l’attuale fase di debolezza proseguirà". Ennesimo dato negativo sull'ottimismo del governo

L’economia continua a perdere colpi e la luce in fondo al tunnel sembra proprio non voler arrivare. Il Pil dovrebbe registrare "una nuova flessione" nel terzo trimestre dell’anno, quello che va da luglio a settembre. Lo scrive l’Istat nella sua nota mensile sull’andamento dell’economia italiana, precisando che la stima emerge dall’anticipare composito, aggiornato a luglio, che "è in rallentamento"


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Istat: “Verso Pil negativo anche nel terzo trimestre e consumi quasi fermi”
Nella sua nota mensile sull'andamento dell'economia italiana, l'Istituto nazionale di statistica traccia un quadro a tinte fosche del periodo tra luglio e settembre: deterioramento dei ritmi produttivi, carenza della domanda interna e "fiducia delle imprese arretrata sui valori di inizio anno". Cattive notizie anche sul versante del lavoro: "La prolungata scarsità di posti sembra divenire una caratteristica strutturale"

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 30 settembre 2014 | Commenti (72)


L’economia continua a perdere colpi e la luce in fondo al tunnel sembra proprio non voler arrivare, nonostante gli appelli all’ottimismo e la promessa di riforme. Il Prodotto interno lordo dovrebbe registrare “una nuova flessione” nel terzo trimestre dell’anno, quello che va da luglio a settembre. Lo scrive l’Istat nella sua nota mensile sull’andamento dell’economia italiana, precisando che la previsione emerge dall’anticipare composito, aggiornato a luglio, che “è in rallentamento“. Dunque, sottolinea l’istituto statistico, “l’attuale fase di debolezza del ciclo economico è attesa proseguire anche nel terzo trimestre”. Questa “fase di debolezza ciclica dell’economia italiana – si legge ancora – si accompagna al rallentamento dell’area euro”.

“Continua la fase di debolezza ciclica dell’economia italiana che si accompagna al rallentamento dell’area euro”, si legge ancora, anche se “il deprezzamento del cambio dell’euro verso il dollaro porterebbe ad una ripresa delle esportazioni”. “Il deterioramento dei ritmi produttivi – sottolinea l’istituto statistico – riflette la carenza di domanda interna che colpisce soprattutto gli investimenti”. Nel rapporto si evidenzia che “negli ultimi due mesi, la fiducia delle imprese italiane è arretrata sui valori di inizio anno, con perdite più marcate nei settori dei servizi”. ”Tuttavia – conclude l’Istat – il deprezzamento del cambio dell’euro verso il dollaro porterebbe ad una ripresa delle esportazioni”.

Per l’istituto statistico “l’elemento saliente del recente sviluppo dei prezzi risiede nella sensibile riduzione dell’inflazione di fondo, conseguenza di una domanda di consumo persistentemente debole e di condizioni ancora difficili sul mercato del lavoro”. Quest’ultimo “nonostante qualche isolato segnale positivo, non sembra ancora presentare miglioramenti significativi- si legge ancora - ormai il “tasso di posti vacanti permane su livelli molto bassi, a sottolineare la prolungata scarsità di posti di lavoro disponibili che sembra divenire una caratteristica strutturale“.

Nel prossimi mesi, poi, l’inflazione resterà bassa. “Nel complesso, dall’inizio del processo l’inflazione è diminuita di 3,3 punti percentuali – si legge ancora nella nota – di cui 0,8 nel corso di quest’anno. Questi sviluppi rendono possibile il permanere dell’inflazione italiana su livelli vicini allo zero nei prossimi mesi“.
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Re: Economia

Messaggio da camillobenso »

Economia aziende private - 1


IL CASO LUXOTTICA
Gli umori non fanno l’impresa
di DANIELE MANCA


Era il simbolo usato per dimostrare che l’Italia aveva tante peculiarità e non tutte negative; anzi, la storia della Luxottica, del suo fondatore, Leonardo Del Vecchio, e dei suoi manager, ha rappresentato la faccia buona di quel capitalismo familiare che ci ha fatto diventare una delle maggiori potenze industriali del pianeta. La storia di un ex Martinitt, l’istituto degli orfani milanese, riuscito a creare un’impresa leader nell’industria mondiale. Ma, nei giorni scorsi, è stato come risvegliarsi da un bel sogno. Ci siamo ritrovati a contemplare l’improvviso indebolimento di una delle migliori aziende italiane, una delle poche presente in tutti i continenti. Con una segreta speranza: che questo non fosse l’ennesimo segnale di un Paese in difficoltà.
Non è né una questione privata, né tantomeno solo economica. La Luxottica, non più tardi di un mese e mezzo fa, aveva effettuato un cambio alla guida del gruppo di per sé già sorprendente. Dopo 10 anni usciva di scena Andrea Guerra. Per quanto ben remunerato (per avere un’idea tra liquidazione e cessioni di titoli ha incassato una quarantina di milioni) il quarantanovenne manager, tra i più apprezzati in Italia, ha deciso di rompere il sodalizio con il fondatore.
Domenica scorsa l’annuncio dell’uscita del sostituto di Guerra, Enrico Cavatorta. Lunedì il no del Consiglio d’amministrazione alla proposta di Del Vecchio di nominare amministratore delegato Massimo Vian. Con il risultato che, da ieri, in quel ruolo c’è lo stesso Del Vecchio, che del gruppo è anche presidente. I mprovvisamente i mercati finanziari hanno iniziato a vendere i titoli Luxottica. Un’impresa che soltanto una settimana fa aveva un valore di circa 20 miliardi di euro, ora arriva a poco più di 17. Un esito indesiderato dalla famiglia, che ha visto deprezzarsi pesantemente quel 66,5% posseduto dell’azienda.
L’effetto peggiore è stato però l’improvviso materializzarsi di tutte le fragilità dell’intreccio tra famiglie e imprese che più di una volta nel nostro Paese ha impedito ad aziende pur di rango di crescere ed espandersi. L’imprenditore Del Vecchio, classe 1935, ha iniziato a pensare non più e non solo come aveva fatto in questi anni. Ovvero a sostenere in modo esemplare lo sviluppo dell’azienda e a dare stabilità a Luxottica. Hanno iniziato a prevalere le ragioni di famiglia. Quelle dei figli, sei, avuti nei suoi tre matrimoni; quelle della moglie Nicoletta Zampillo, sposata una prima volta in seconde nozze e poi risposata dopo un altro matrimonio. Si è rotto quel patto tra l’azionista di controllo e gli uomini che erano posti alla guida dell’azienda.
Un patto considerato esempio di ottima governance. Una parola che riassume quei processi necessari ad un’azienda per funzionare in modo equilibrato. Vale a dire tenendo conto di tutti gli interessi in gioco: dai piccoli ai grandi azionisti, dai dipendenti ai cittadini e infine al Paese. Tutti coloro sui quali influiscono le azioni di un’impresa, positive o negative che siano. Quella corretta governance che - con forza - la classe imprenditoriale chiede giustamente sia applicata alla politica. Come è potuto accadere allora che Luxottica, da esempio studiato nelle università, si sia tramutata in una saga familiare? Come tante altre e non solo in Italia. Ma ne valeva la pena?

Spesso si rimprovera alla politica, a ragione, di non considerare le aziende come preziose componenti della nostra società, elementi da preservare e difendere perché motori dello sviluppo del Paese, garanzia del suo benessere. Ma la lucidità che ha portato a creare grandi aziende, a contribuire significativamente con la loro istituzione alla crescita dell’Italia, non deve necessariamente trasformarsi in muscolare esibizione di potere imprenditoriale. Tanto più se fatta per garantire il futuro di chissà quante generazioni della propria famiglia. A scapito delle stesse imprese.
15 ottobre 2014 | 09:07
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