Prove di rivolta????

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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camillobenso
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Prove di rivolta????

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Venerdì botte a Bagnoli.

Sabato:

GLI STATALI SPREMUTI A RENZI: “BASTA! LA PAZIENZA È FINITA”

(Salvatore Cannavò).
09/11/2014 di triskel182

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CORTEO A ROMA. CAMUSSO CON MAGLIETTA “ARROGANCE, PROFUMO DI PREMIER”.

Renzi abbiamo perso la pazienza”. Il grido del vigile del fuoco di Roma, che interviene dal palco mentre piazza del Popolo si riempie interamente, viene accolto da un boato. È una delle tante testimonianze in rappresentanza della manifestazione nazionale del pubblico impiego organizzata ieri a Roma da Cgil, Cisl e Uil. “Pubblico6tu”, lo slogan in un corteo che sfila per oltre due ore, un piazza gremita, centomila persone stimate dagli organizzatori (sono di meno, però) e, dunque, ennesima tappa di uno scontro ormai sempre più esacerbato tra i sindacati e il governo di Matteo Renzi. La polarizzazione è riscontrabile in tanti segnali inequivocabili. Innanzitutto, la riuscita della giornata. Quando alle 16 stanno per cominciare i comizi finali, il corteo non è ancora arrivato del tutto.

Lungo il percorso è stato accompagnato da centinaia di palloncini raffiguranti un Renzi formato Pinocchio con la scritta “stai sereno” e, accanto, la sigla della compassata Uil. La presenza di impiegati pubblici è garantita da tutte e tre le sigle, ma si nota la forte presenza della Cisl i cui delegati e dirigenti non esitano a minacciare lo sciopero generale. IL SEGNO PIÙ DISTINTIVO di questa sfida, però, non può che essere esibito dal segretario generale della Cgil, Susanna Ca-musso, che chiuderà la manifestazione insieme a Annamaria Furlan, Cisl, e Carmelo Barbagallo, Uil. Camusso, provocatoriamente, indossa una maglietta rossa con sopra la scritta di un noto profumo, “Arrogance” e lo slogan: “Profumo di premier”. Non può essere più chiaro di così che il dialogo non abita da queste parti. Gli insulti sono tutti per il presidente del Consiglio. Una infermiera di Padova lo apostrofa con rabbia al grido di “Vergognati”. Si susseguono gli interventi del mondo della scuola, della ricerca, a denunciare uno sfacelo continuo, fatto di tagli permanenti e di promesse ripetute . Fino all’intervento di Riccardo Ciofi, vigile del fuoco romano che riassume bene lo stato d’animo della piazza: “Siamo quelli che intervengono quando c’è bisogno di sicurezza, ma siamo senza il rinnovo del contratto da sei anni. La nostra pazienza è finita”, urla tra gli applausi soprattutto quando rivolgendosi al premier, chiede: “Renzi, tu al nostro posto, con 1.200 euro al mese, lo faresti il nostro lavoro?”. Domanda retorica, dalla risposta scontata. La parola ricorrente della giornata è “sciopero generale” nonostante la manifestazione non sia formata dalla sola Cgil. Lo minaccia chiaramente la Uil con Barbagallo – che sta per prendere il posto di Luigi Angeletti e interviene a nome della terza confederazione – lo minaccia anche il segretario della Cisl, Annamaria Furlan anche per effetto della pressione che in tal senso ha esercitato finora il segretario dei dipendenti pubblici, Mauro Faverin, cislino dinamico e forse non del tutto allineato con la nuova segreteria. E torna a riproporlo nel suo intervento Susanna Camusso che osserva compiaciuta la piazza – dove tra i politici si scorge solo Stefano Fassina – ed esibisce per fotografi e telecamere la maglietta anti-renziana. “Il governo la smetta di scaricare le colpe sui lavoratori pubblici” afferma il segretario del Cgil per poi riproporre l’affondo: “Sappia il governo che se non ci saranno risposte, noi proseguiremo non solo con lo sciopero della categoria, ma chiameremo tutti i lavoratori”. NEL CASO DI UNO SCIOPERO generale del pubblico impiego, assai probabile dopo il corteo di ieri, la sua proclamazione non coinciderà con quello della sola Cgil. Cisl e Uil non potrebbero accettare di essere inglobati nell’iniziativa della sigla più rossa. L’approccio di Renzi nei confronti del sindacato sta provocando una nuova modalità nelle relazioni sindacali con una unità a geometrie variabili. Insieme nel pubblico impiego o tra i pensionati, divisi a livello confederale o in categorie come quella dei metalmeccanici . La mancanza di un tavolo centrale di concertazione rende poco rilevante l’unità complessiva che invece viene ormai ricercata a livello di singole vertenze o categorie. Nel pubblico impiego, la questione dirimente è lo sblocco degli aumenti contrattuali o, come nel caso della scuola, il vero e proprio rinnovo dei contratti. La categoria è ferma al 2010, in alcuni settori anche a prima. Una realtà poco tollerabile per stipendi che, in ogni caso, non superano 1.300-1.400 euro. Le richieste della piazza sono quelle di tagliare “sprechi e consulenze” e di investire nei servizi. “Se gli ospedali sono di qualità” spiega un medico precario, “è perché ci sono persone che lavorano”. “I pazienti” spiega l’infermiera veneta, “non si curano da soli”. E invece, continuano i tagli e il disprezzo strisciante verso una categoria bistrattata. “Ho spiegato a mia figlia che lo studio è la prima cosa” spiega la ricercatrice universitaria. “Spero che un giorno non mi dica ‘ma guardati, a che ti è servito?’”. Un modo come un altro per chiedere dignità.

Da Il Fatto Quotidiano del 09/11/2014.
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La sala consiliare del Comune di Carrara è occupata. Non se ne andranno fino a quando il sindaco non ha avrà dato le dimissioni.

Qualche giorno fa in tv passano le immagini delle botte a Genova. Anche li chiedono le dimissioni del sindaco.

Alla Gabbia ieri sera collegamento con i dipendenti di Alcatel e di altre aziende della zona che rischiano i posti di lavoro.

Dal lunedì al venerdì Agorà si collega con una città diversa dove si rischia il posto di lavoro.

Mi hanno fatto notare stamani, il comune silenzio dei media italiani sullo sciopero in Germania.

Là chiedono di lavorare mezz'ora di meno e chiedono l'aumento degli stipendi.

Qua vige il dictat di Marchionne portato avanti da quello squallore di Pittibimbo, in cui si chiede di lavorare di più e di ridurre gli stipendi.

Silenzio dei media anche sulla ribellione in Belgio di questa settimana.

Qualcuno ha notizie in merito?
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AST DI TERNI
Protesta degli operai, bloccata
l’A1 ad Orte: disagi e traffico

I lavoratori della Acciai Speciali Terni dopo giorni di manifestazioni e un’assemblea tenutasi questa mattina hanno bloccato l’Autosole
di Redazione Online Roma

Articolo + filmati

http://roma.corriere.it/notizie/cronaca ... 5827.shtml
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QUARTIERE IN RIVOLTA
Tor Sapienza «Interventi urgenti»
Timore per nuovi assalti a immigrati

Marino incontra i cittadini: ipotesi spostamento degli immigrati, interventi di illuminazione, pulitura e contrasto del degrado. Intanto Borghezio e Salvini (Lega) annunciano la visita nella periferia teatro degli scontri
di Redazione Online Roma

Foto - Filmati + articolo

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Tor Sapienza, continua la rivolta anti-immigrati. Alfano convoca il prefetto

Cronaca
Il Comune ordina il trasferimento di 43 minori: "Il Centro non è agibile". Lanci di bottiglie e pietre. All'origine, il divieto di ingresso agli stranieri in un bar del quartiere: Qui non entrate, non è per voi. Venerdì 14 è previsto l'arrivo dell'eurodeputato della Lega Nord Mario Borghezio. I residenti: "Cacceremo anche i politici. Facciamo la guerra alle istituzioni che non ci proteggono"
di F. Q. | 13 novembre 2014 COMMENTI


“Trasferiscono i minori? A questo punto vogliamo vincere davvero: devono andarsene tutti. E non solo quelli di questo centro, devono portare via anche tutti quelli che sono nelle zone limitrofe”. I residenti di Tor Sapienza, 16mila abitanti a est di Roma, insistono: gli immigrati devono lasciare il centro di accoglienza di via Morandi. Una questione che sta destando sempre più preoccupazione, tanto che il Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha convocato il Prefetto e il Questore di Roma per avere chiarimenti sulle vicende in corso.

A seguito delle continue tensioni che si stanno verificando nella borgata a est di Roma, il Comune ha ordinato il trasferimento di 43 minori: 36 non accompagnati e 9 in semi-autonomia. I ragazzi hanno lasciato il Centro scortati da due volanti della polizia e verranno trasferiti in altre strutture della Capitale. Gli ultimi scontri, con bottiglie e pietre lanciate contro le finestre del Centro, seguono due notti consecutive di tafferugli in cui i residenti hanno tentato l’assalto alla struttura per stranieri: “Il Centro è diventato al momento inagibile“, hanno spiegato dall’Assessorato alle Politiche Sociali, motivando il trasferimento dei minori. Restano all’interno una trentina di immigrati maggiorenni, sulla cui destinazione sono ancora in corso valutazioni.

All’origine delle tensioni di giornata le parole del titolare di un bar che ha impedito l’ingresso degli stranieri nel locale. “Qui non entrate, non è per voi”, ha detto. Alcune donne hanno poi portato il caffè agli immigrati che sono rimasti fuori. Prima ancora un gruppo di residenti si è radunato sotto il centro dei rifugiati urlando: “Scendete bastardi, scendete”. Poi se la sono presa con le forze dell’ordine schierate davanti alla struttura: “Difendete noi non loro perché noi vi paghiamo le tasse e lo stipendio“. Oltre alla rabbia, tra i cittadini della borgata romana prevale la paura.”Sono soggetti violenti e la gente ha paura di uscire di casa” – dice un intervistato. “I nostri figli vanno in giro scortati perché temiamo che li picchino o li violentino – aggiunge una residente del quartiere. L’intolleranza non investe però tutta la borgata romana: “Il trasferimento dei ragazzi per noi è una sconfitta - afferma Roberto Torre, del Comitato di quartiere Tor Sapienza – i cittadini come esseri umani ci stanno rimettendo la loro dignità, e non faccio distinzione, sono sia gli immigrati che gli italiani a pagare”.

Nella notte di mercoledì un immigrato è stato preso a botte, mentre nella notte tra il 10 e l’11 novembre una folla di 50 persona ha assalito il Centro tirando anche bombe carta contro le forze dell’ordine, che ormai presidiano stabilmente la zona. E venerdì 14 nel quartiere è previsto anche l’arrivo del deputato della Lega Nord, Mario Borghezio. “Sarò a Roma per mostrare la mia diretta vicinanza nei confronti dei cittadini italiani che si sentono assediati nei loro quartieri, vessati da degrado, immigrazione clandestina, sporcizia e totale assenza di sicurezza”, ha detto. Matteo Salvini ha invece annunciato che arriverà il prossimo 23 novembre.

Ma i residenti non hanno accolto positivamente l’annuncio dell‘arrivo dei politici. “Vuole venire Borghezio? Vuole venire Salvini? Venissero pure, cacceremo via anche loro. Noi non facciamo la guerra agli immigrati, facciamo la guerra alle istituzioni che non ci proteggono da chicchessia, stranieri o no”, hanno detto alcuni abitanti. “I politici vengono e fanno vetrina, venissero che li cacciamo”, aggiunge una donna. “Dove erano prima? – si chiede un altro – Dove? Ora vengono qui a farsi pubblicità sulla nostra pelle. Li cacciamo, punto”. “L’attenzione dei politici arriva solamente quando scoppia il caos, ma nessuno fa nulla per prevenirlo” – aggiunge un altro residente.

Tor Sapienza, periferia est di Roma, dove trent’anni fa il Campidoglio decise di costruire un torrione di case popolari, vive da tempo una situazione di degrado e di abbandono da parte delle istituzioni. Don Marco Ridolfo, parroco della chiesa di San Cirillo Alessandrino in viale Morandi, proprio nella stessa strada in cui sorge il Centro di accoglienza, sottolinea che il razzismo non è l’unico problema della borgata: “È solo la punta dell’iceberg – ha detto il parroco – i problemi sono anche di degrado e scarsa sicurezza: sono legati alla prostituzione, allo spaccio frequente che avviene nella zona, alla cattiva gestione dell’illuminazione. La sera – ha continuato – le persone hanno paura a circolare perché ad esempio le luci sono spesso spente o comunque l’illuminazione non è sufficiente, c’è paura per atti di violenza che non riguardano solo gli immigrati“.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11 ... i/1209470/
camillobenso
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Corriere 13.11.14
Gli scontri alla periferia di Roma
Nei due fortini di Tor Sapienza «Qui non si cade, si mena e basta»

di Goffredo Buccini

Pochi denti in bocca e molta rabbia in testa, lo stigma dell’eroina e della miseria. «Ci sarà una grande pulizia, vedrai!», giurano i vecchi di Tor Sapienza, quelli entrati nelle prime case Ater trent’anni fa — una specie di nobiltà locale —, seduti sul muretto dietro al Lory Bar, che è il quartier generale di questo caos: «I neri protetti dal Vaticano e dai comunisti devono anna’ affa...», sibilano.
Terza sera di paura, dopo botte e bombe carta, cortei e sassaiole: ora però ci sono molti blindati, tanti poliziotti, tute antisommossa. Bianchi e neri sono pronti a scannarsi come in una banlieue, come a Soweto, in questa periferia est di Roma. Il civico 142 di viale Morandi è un falansterio di degrado popolato da 500 famiglie, un circolo di otto piani di cemento con quattro pini piantati in mezzo, romeni abusivi subentrati nei sottoscala a 300 euro al mese, vecchi negozi occupati dai rom. «Non ho più il mio metro quadrato per respirare», ghigna Gino, e giura che negli anni Ottanta «qua era un paradiso, prima che venisse ’sta gente».
Le spedizioni degli incappucciati sono partite da qui, dai giardinetti, strillando «viva il Duce!», agitando mazze, confuse dentro i cortei di protesta degli abitanti. Bilancio: quattordici feriti, tra cui molti poliziotti e un cameraman di Raidue. Davanti alla scala DD (ogni civico ha lettere e sottolettere) c’è ancora qualche macchia di sangue di martedì.
I «nemici» sono dall’altra parte di viale Morandi, al civico 153 e seguenti, in un altro casermone, dipinto fresco di arancione: 430 metri quadrati per sette piani più due di seminterrato. Proprio di fronte, stanno. E dalle finestre guardano spaventati, in realtà non hanno gran voglia di combattere, anche se si preparano a barricare di nuovo l’ingresso contro i tentativi di irruzione. Sono ospiti della onlus «Un sorriso», che impiega una quarantina di operatori al centro d’accoglienza. I ragazzi hanno faccette implumi ma già segnate anche loro. Vengono da dove si combatte sul serio, Libia, Siria, Egitto. In tutto trentasei minorenni, per legge sotto la tutela del sindaco Marino. E trentasei adulti rifugiati. Parlano a fatica: «Sono scappato dalla guerra e ho trovato un’altra guerra», «ho più paura di prima», «meglio che morivo a casa mia».
Uno di loro, un bengalese, dimostrerà dieci anni ma ne ha quattordici, è stato preso a bastonate in testa l’altro giorno al parco. Il parco Barone Rampante è un posto sconsigliabile. I romeni ci si sono accampati e lunedì uno di loro avrebbe infastidito una ragazza romana con la coda di capelli bionda e un pitbull al guinzaglio. Quando si usa troppo la locuzione «uno di loro» significa che le cose si mettono male. Ora tutti dicono «tentato stupro», ma non c’è denuncia. La scintilla è stata quella. Il romeno è stato pestato, ma poche ore dopo è partito il primo assalto alla onlus. Negli scontri, anche la ragazza con la coda bionda ha preso un paio di manganellate.
Qua tutti menano tutti, è la legge di questo inferno che ha venti identiche succursali tutt’attorno alla periferia romana, venti focolai in attesa.
Un mese fa toccò a Corcolle. Tra un mese magari sarà la volta di Ponte Mammolo o della Romanina. La tensione gira come una pallina di roulette, il copione non cambia, quelli che soffiano sul fuoco fanno la fila. Lunedì e martedì la polizia ha individuato tra i picchiatori noti fascisti e ultrà. Ieri, rispondendo all’appello «di solidarietà» diffuso dalla onlus, sono apparsi antagonisti e vecchi militanti di Action. L’incendiario leghista Salvini, che pure ha annunciato la sua venuta, stavolta arriverà buon ultimo. Molto atteso sarebbe Ignazio Marino, che tra le grane della sua Panda Rossa ha trovato il tempo per incontrare in Campidoglio alcuni residenti. Ed è certo ingeneroso prendersela con lui, fresco arrivato. Tuttavia un suo comunicato che promette di «individuare soluzioni condivise», «una presa di distanza dagli episodi di violenza» e una visita «a breve», suona inadeguato se non grottesco.
«Qua è ‘na tragedia», inquadra la situazione Gabriella Errico, presidentessa della cooperativa che gestisce il centro d’accoglienza, «l’altra sera hanno tirato sedici bombe carta. Ma, vede, noi non ce ne possiamo andare. Come dicono i colleghi delle altre cooperative, poi si sposterebbero alla Prenestina, all’Ardeatina...», come la pallina della roulette appunto. Gli ospiti del centro sono accusati di furti, provocazioni, persino di cambiarsi nudi alla finestra.
Francesca, dirigente della struttura, calabrese, sospira: «La verità? I ragazzini sono quasi ingestibili. Vengono qui direttamente dallo sbarco. Su di loro devi partire da zero... avessimo cinque anni di tempo! Nessuno ruba. Ma qui si aggiunge disagio a disagio». Accanto, due dei più giovani si azzuffano. Gabriella Errico sospira: «Giocano, sono esuberanti. Sa, gli egiziani?».
In questa storia non si vedono ragioni, tutto sembra un torto. Persino le dimensioni del centro «Un sorriso», quasi quattromila metri quadrati per una settantina di rifugiati a 25 mila euro al mese di affitto pagati da Europa, Stato italiano e Comune di Roma. Certi spazi fanno gola in un quartiere dove prima si occupa e poi si dice buongiorno. «Ma questa è la sede della cooperativa sociale, non c’è solo l’accoglienza», spiega ancora Francesca. Di sicuro il centro attira molta polizia e la cosa non può far piacere ai padroncini dello spaccio locale: anche qualcuno di loro era in mezzo ai tafferugli.
Dalla trincea del Lory Bar, Marina dice che «no! Noi non difendiamo gli spacciatori». Ha una faccia patita per i suoi trent’anni, un cappuccio di lana in testa e, attorno, il gruppo dei vecchi tossici. Qui è nata, sua madre c’è venuta nel ‘78. Ammette: «Sì, l’altra sera c’eravamo noi. Ma abbiamo fatto un’ istigazione ». Cioè? «Ha presente nel Sessantotto quando c’erano i comunisti? Uguale a loro. Abbiamo fatto un’istigazione per farci vedere! Io nun so’ razzista. Negro non lo dico a nessuno perché è una diffamazione. Ma, scusi, se nel suo quartiere le arriva gente così lei che fa?». Un’istigazione? «No, nooo! Una rivoluzione!».
Sotto la pioggerella della sera, un cinquantenne congolese si accascia sul marciapiede della onlus, un taglio in fronte, chiedendo aiuto. Capannelli, polizia, ambulanza. Forse è caduto? Una vocina da dietro risponde: «Qua nun cade nessuno, qua se mena e basta».

il Fatto 13.11.14
Tor Sapienza. Caccia al negro
di Antonello Caporale

ROMA EST. NOTTE DI GUERRIGLIA, ESASPERAZIONE E VIOLENZA PER IL CENTRO MIGRANTI. NERVI TESI

Roma “Te venimo a prenne, nun te preoccupà che entramo e ve svotamo”. C’è una frenesia di botte, di spranghe e mortai di varia intensità nel corpo a corpo di TorSapienza, lungo i metri che separano i due muri di viale Giorgio Morandi, nel rettilineo di periferia che conduce dritti all’inferno. Nel primo blocco di case popolari, un serpentone appena più gentile di quello famoso, sono ospitati i romani residenti e acquisiti. Brava gente, famiglie di lavoratori insieme a teste calde di varia umanità e provenienza. Nel muro opposto, dentro stanze che oramai sono gabbie, resistono asserragliati nel centro di accoglienza una cinquantina di immigrati, il cui destino è però segnato. Dovranno sloggiare presto da qui. O ci pensa la polizia oppure provvedono loro, gli amici di Luciano, una lieve balbuzie, l’animo semplice e tanta voglia di farla finita con gli intrusi: “Nun ce l’ho con i negri ma con gli arabi. Gli arabi fanno schifo, sono stronzi, come pure i rumeni e questi sono arabi e li dovemo caccià”.
Borgata da 16 mila anime
Tor Sapienza conta 16 mila abitanti, è la borgata romana con più ordine apparente, resiste una geometria urbana, un decoro e una mitezza dei colori e degli alloggi tra la via Prenestina e la Collatina, a est di Roma. Trent’anni fa, il Campidoglio decise di posizionare un torrione di case popolari ai margini del quartiere. “Aveva ordine e gradevolezza, tanto che comprai casa lì vicino in unacooperativa”, diceGiuliano, 64 anni, pensionato. “Oggi però è l’inferno. È una rabbia sorda che monta, un’intolleranza che prende piede e ogni giorno si fa più dura. I miei figli mi supplicano di vender casa e trasferirmi in un luogo più tranquillo”. L’ordine era già da tempo divenuto disordine, con una delinquenza organizzata al dettaglio, una piazza speciale nello spaccio di droga, traffici di crimini comuni, un’area eletta per i transessuali e il sesso en plein air. La politica ha fatto il resto e ha trasformato Tor Sapienza, già piegata e depauperata dalla crisi, in una discarica umana. Qui dietro i rom, nel campo selvaggio di via Salviotti, qui davanti gli immigrati. Perfino il costruttore Caltagirone si è arreso all’evidenza e ha lasciato i suoi palazzi con lo scheletro a vista, senza tompagnature per paura delle occupazioni abusive. Cemento issato e invenduto. Meglio fuggire da qui. E dunque sono rimasti solo i nuovi poveri contro questi diseredati, nel più classico e conosciuto revival della disperazione. E le spranghe da due giorni sono iniziate a farsi sentire. Luciana, del comitato di quartiere: “Ci pisciano addosso, fannoladoccianudi”. Roberto, disoccupato: “M’hanno tirato un posacenere”. Carla, in auto: “Li dovete menà”. Roberto: “La situazione è insostenibile”. Signora in pantofole: “La nostra delinquenza ha rispettato ogni abitante di questo quartiere. Invece quelli... ”. Ecco il punto. Lo spacciatore riconosce i condomini e non reca fastidio, il ladro ruba altrove, il cattivo resta quieto in casa sua. Invece il piccolo barcone di Lampedusa che alla fine ha attraccato qui ha rotto ogni equilibrio e spaventato, fatto incazzare tutti per una serie di ragioni. Roberto: “Io sono disoccupato e m’arangio, loro prendono trenta euro al giorno”. Luciana: “Io so quaranta euri”. “Abbiamo le prove”. I soldi che lo Stato spende per il mantenimento provvisorio di questa disperazione umana sono stati visti come un affronto, un gesto offensivo, una incredibile provocazione. Facilissimo alimentare questa nube tossica con altro veleno, e testimoniare l’urgenza di darsi da fare con le proprie mani. Casa Pound ha una cellula attiva a Tor Cervara, due passi da Tor Sapienza, Giulio ha visto l’altra sera, negli scontri tra polizia e manifestanti, saluti romani. “Gridano viva il duce, c’è puzza di fascismo lunga un chilometro in questa protesta. E dentro ci sono pure gli ultras dello stadio. Quelli vedono botte e accorrono”. Luciana: “Non ti permettere di scrivere che siamo fascisti. Noi siamo gente che vuole vivere in tranquillità. Hai sentito di quella ragazza violentata da un immigrato? È stata violentata e poi anche manganellata dalla polizia”.
La passerella dei fascio-leghisti
Botte a non finire due sere fa, la polizia che qui ha steso un cordone di protezione, ha usato i manganelli per resistere alle bombe carta e far fronte agli animi bellicosi, ai pugni mostrati, alle lame dei coltelli”. Ma era solo il primo round. Ieri sera un immigrato è stato preso a botte. Uno a caso, tanto per far capire qual’è la musica. Questi corpi di cemento armato ospiteranno presto il promo di ciò che prevedibilmente interesserà le altre periferie d’Italia. Il sindaco Ignazio Marino verrà nei prossimi giorni, dopo un Consiglio comunale straordinario sulla sicurezza. Ma non esiste la politica nazionale, nessuno si avventura quaggiù. Il premier Renzi tace. L’unica stella che fa capolino è quella di Matteo Salvini che in joint venture con Casa Pound monopolizza temi e simpatie, distribuisce parole d’ordine, accumula slogan e per adesso intenzioni di voto. “Tor Sapienza ha bisogno di noi. Il 23 novembre sarò lì”, ha subito dichiarato. Prima di lui ci sarà già passato il solito Borghezio (domani). Sarà una marcia trionfale e anche il clou di una ribellione di massa, la miccia sul fuoco c’è e il quadrante di Roma attraversato dalla linea ad alta velocità è solo in attesa di mostrare dove la collera può portare e quale dono abbia fatto la crisi economica. Un mese fa un gruppo di abitanti di Corcolle, al di là della linea ferroviaria, avevano preso a sassate i rifugiati africani. Qui hanno alzato il livello e hanno dissotterrato le bombe carta, modelli guerreschi finora in uso alle curve, per “farsi giustizia”. “Abbiamo paura di uscire e di entrare a casa, la vita si fa preoccupante in questa strada”, dice Valentina nel soggiorno a piano terra dell’appartamento. “Ci è costato 75 milioni trent’anni fa, e tanti sacrifici. Si starebbe bene se non ci fossero loro”. Loro chi? “Quelli delle case popolari. Ci sono tante teste calde e tanti fascisti. Vogliono far guerra e adesso hanno trovato il modo per giustificarla”. E allora che si fa? “Mia figlia dice che devo venderla e intanto non mettere il naso fuori. Per fortuna abbiamo il garage con due uscite. Prendiamo sempre quella più lontana e non facciamo mai tardi di sera”.
camillobenso
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Nel marasma di questi giorni non potevano che mancare le Sentinelle.

In mano una copia del “Mein Kampf” di Hitler, ai piedi un cartello con al scritta:«I nazisti dell’Illinois stanno con le Sentinelle».


Sentinelle in piedi, chi sono e cosa fanno i nuovi guardiani dei valori cattolici
Sono gruppi informali che si ritrovano per protestare contro il progetto di legge anti omofobia. Spaventati e contrari all’adozione da parte di coppie omosessuali, fecondazione eterologa e unioni civili scendono in piazza per difendere la famiglia tradizionale. Apartitici sì, ma spunta la Nuova Destra
DI ANDREA BALLONE E MICHELE SASSO
09 ottobre 2014


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Sentinelle in piedi, chi sono e cosa fanno i nuovi guardiani dei valori cattolici
L’immagine-simbolo delle Sentinelle in piedi che vegliano per la libertà è il ragazzo vestito da nazista dell’Illinois.

Piazza Sant’Anna, Bergamo, domenica 5 ottobre. Tra il movimento che si batte contro la proposta di legge anti omofobia e contro l’estensione dei diritti alle coppie gay riunendosi per leggere un libro, si infila Giampietro Belotti vestito con la divisa resa celebre dalla commedia musicale “The Blues Brothers”.

In mano una copia del “Mein Kampf” di Hitler, ai piedi un cartello con al scritta:«I nazisti dell’Illinois stanno con le Sentinelle».

Una provocazione per esprimere silenziosamente il suo dissenso nei confronti degli attivisti ultra conservatori. Sul petto la spilla arcobaleno del gruppo «Rompiamo il silenzio», schierato contro l’omofobia.

Sì perché chi scende in piazza per la veglia decide per il silenzio contro le parole. Mentre chi organizza le contro-manifestazioni, accusandoli di omofobia e intolleranza di genere, grida il proprio dissenso con proteste, slogan e lancio di uova.

Un muro contro muro tra chi difende i diritti della comunità Lgbt (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) e vede come una prova di civiltà la prima legge per punire l’omofobia e chi difende i valori della famiglia tradizionale e non accetta nessun cambiamento.

Come “formazione permanente” le Sentinelle in piedi hanno scelto la lettura condivisa e di gruppo. Un’ora in silenzio, a due metri di distanza uno dall'altro. Tutti girati nella stessa direzione. Senza segni di appartenenza, se si escludono i segnalibri griffati.

Un rigido protocollo anche per la comunicazione. «La scelta è parlare solo in piazza, unico momento di presenza pubblica. Non abbiamo rapporti con al curia e altri mondi, siamo semplici partecipanti. È una roba venuta dal nulla», spiega una militante milanese.

La reunion della scorsa domenica è solo l’ultima ondata di una marea crescente. Centinaia di persone si sono ritrovate negli ultimi mesi in piazze grandi e piccole. Un network informale con ottanta città. Milano, Roma, Bologna, Napoli ma anche centri minori come Ivrea, Varese, Reggio Emilia, Verona, Treviso, Arezzo e Lecce.

Ovunque lo stesso copione per affermare la libertà di pensiero, riassunta in questo manifesto onnipresente nei ritrovi:«Difendiamo la centralità della famiglia nata dall’unione dell’uomo e della donna. Manifestiamo in silenzio oggi affinché non ci venga tolta la libertà di parola domani».

LE SENTINELLE TRA DI NOI

È una rete che si autodefinisce aconfessionale e apartitica ispirata al gruppo francese Manif Pour Tous, défilé di piazza contro il matrimonio per le coppie omosessuali voluto dal governo Hollande.

I nemici giurati che spingono alla mobilitazione sono le battaglie per l’adozione da parte di coppie omosessuali, la fecondazione eterologa, le unioni civili e soprattutto lo spauracchio del progetto di legge Scalfarotto: allargare l'intera legge Mancino - che condanna l'istigazione all'odio e alla violenza - a omofobia e transfobia, cercando di tutelare la comunità Lgbt vittima di discriminazioni, insulti e botte.

Troppo per i conservatori di casa nostra che sono passati al contrattacco dopo la prima approvazione alla Camera (settembre 2013) e anche se oggi la legge rimane arenata al Senato.

«Se dovesse passare, introducendo il reato di omofobia – spiega Francesco Bellotto, portavoce delle Sentinelle in piedi - chi dice che la famiglia naturale è composta da un uomo e una donna rischia sino a un anno e mezzo di reclusione».

Stessa linea di pensiero per Pietro Invernizzi, rappresentante milanese: «Non vogliamo andare in carcere o essere denunciati per dire che un bambino ha diritto ad avere una mamma e un papà».

Un crescendo di paure anche per questa sentinella romana: «Sono preoccupata perché questa legge introduce il reato d’opinione. E omofobia può essere interpretato il fatto che io domani dirò ai miei figli che un bambino per crescere sano deve crescere con una mamma e un papà».

Un altro partecipante delle veglie aggiunge:«Avremo un regime totalitario. Non potremo educare i nostri figli secondo la nostra libertà di educazione».

A replicare a queste esagerazioni è Ivan Scalfarotto: «Si tratta di osservazioni che dimostrano una conoscenza molto superficiale, di seconda mano. La legge di cui parliamo, la cosiddetta Mancino che punisce razzismo, antisemitismo, xenofobia, è in vigore da vent’anni e non ha mai causato problemi di limitazione della libertà di opinione. Non si capisce perché dovrebbe crearli ora che viene estesa all'omofobia e alla transfobia. Inoltre, la Camera ha introdotto nella legge ben due norme che salvaguardano la libertà di opinione. È veramente preoccupante che ci sia qualcuno che investe una significativa parte del proprio tempo per opporsi a una norma contro l'odio e la violenza».

IL FORZISTA ORGANIZZA VIA SOCIAL

Se avessero meno di vent’anni e facessero parte della net generation, le Sentinelle direbbero che organizzano un flash mob. Invece sono molto più adulti ma sono entrati subito nell'idea liquida di incontri informali, senza nemmeno conoscersi tra loro.

Filippo Cavazza a Pavia è un attivista cattolico piuttosto conosciuto, ma giura che le letture collettive sono nate spontaneamente: «Abbiamo avuto due riunioni organizzative di 40 minuti l'una per l'evento di domenica scorsa. Eravamo in dieci e non l’abbiamo nemmeno comunicato ai giornali. Nemmeno il settimanale della diocesi ne ha parlato. Tant'è che temevo ci trovassimo solo noi organizzatori. Ero già pronto a tornare a casa, invece in piazza eravamo 300, arrivati grazie al passa parola».

Di professione addetto stampa dell'Avis, con un passato da dirigente dell'Apolf (l'azienda provinciale che si occupa di formazione) in quota Forza Italia, per nomina dell'ex sindaco Alessandro Cattaneo, Cavazza della sua partecipazione non ne fa una questione politica. «Apprezzo Mario Adinolfi e le sue analisi che punzecchiano la sinistra e pongono temi che non chiama etici, ma essenziali».

In città la sinistra era schierata dall'altra parte, con il sindaco di centrosinistra Massimo De Paoli che sfilava con il contro corteo dell'Arcigay.

«Siamo persone con idee diverse - continua Cavazza - mentre so che a Brescia hanno partecipato anche degli islamici alle nostre letture. Il bello di questo movimento è la sua spontaneità. Io mi sono avvicinato tramite i social network, come tutto il gruppo pavese. Sappiamo che c'è un coordinamento nazionale, ma molto piccolo e con il quale non abbiamo mai avuto contatti. Siamo solo cittadini che chiedono di tornare a parlare di alcuni temi. Crediamo che i figli non siano un diritto e lo dico io stesso che sono sposato senza averne e da anni vivo questo dolore, ma mi chiedo perché insistere sulla fecondazione eterologa e non sulle adozioni».

In Italia pur avendo grandi sponsor tra il mondo cattolico (in testa il settimanale ciellino Tempi), non sembrerebbe molto strutturato. Si sono dati un piccolo sito, ma non esiste una pagina wikipedia. Via Facebook i seguaci si scambiano messaggi tipo questo:«L’unione di coppie omo non può essere istituzionalmente equiparata al matrimonio che costituisce la cellula della società. Senza la famiglia la società si condanna all'autodistruzione».

PER EVITARE PROBLEMI IL MANIFESTO

Un libro in mano è il loro biglietto da visita. I titoli scelti sono vari:“Il castello interiore”, “Diario di un dolore”, classici come “Delitto e castigo” e “Orgoglio e pregiudizio”, o il best seller “Io sono Malala”.

Gettonatissimo “Voglio la mamma” dell’ex parlamentare Mario Adinolfi in cui distrugge i falsi miti di progresso come aborto, eutanasia, matrimonio omosessuale e utero in affitto. Proprio lui, ex onorevole e fondatore del Pd è diventato l’ideologo del movimento.

«È stata violenza cieca che otterrà un solo risultato. Renderci più decisi nella battaglia al fianco dei soggetti più deboli della società a partire dai bambini e dalle mamme». Così ha replicato agli scontri di domenica scorsa quando si sono presentati in massa per contestare la loro intolleranza ed è finita ad urli, spintoni e lancio di uova.

Eppure per evitare problemi si sono scritti anche un manifesto di comportamento:«La Sentinella esprime il suo disaccordo politico mediante la sua postura statica e pacifica, ad ogni ora del giorno e della notte. Affinché non si possa configurare il reato di manifestazione non dichiarata le sentinelle non formano dei gruppi compatti, al contrario, fanno in modo di essere distanziati di qualche metro e non turba mai l’ordine pubblico. Essa non cerca di farsi notare altro modo che per la sua presenza, in totale assenza di segni distintivi. Interrogata dai passanti o dalle forze dell’ordine la sentinella parla tassativamente in suo proprio nome e non in quelli di altri».

I LEGAMI CON LA GALASSIA NERA

Nonostante queste decalogo ai primi appuntamenti ecco spuntare l’estrema destra. A Milano, lo scorso dicembre, quando a due passi dal Duomo si presenta la sezione milanese di Forza Nuova, partito neofascista con un migliaio di seguaci.

Sono trenta e vengono ripresi dai presenti per i titoli dei libri che vorrebbero leggere: “Omofollia”, il cui scopo è «contribuire alla buona battaglia contro l'ideologia omosessualista» e la rivista di estrema destra Ordine Futuro.

Passano tre mesi ed eccoli rispuntare in Veneto. «Nonostante i divieti della prefettura 100 forzanovisti sono sbarcati a Venezia sotto la Chiesa della Salute di fronte a piazza San Marco. Rivendichiamo la libertà di pensiero, la libertà di essere patrioti. La nostra idea diventa azione». È domenica 30 marzo quando in Laguna spuntano le prime teste rasate, sciarpe e libro in mano.

Una Sentinella si copre il volto con la bandiera di Forza Nuova. Stesso copione a Bologna, domenica scorsa con otto esponenti della stessa sigla della galassia nera tra le fila dei guardiani della tradizione. Finisce a botte, sputi e insulti.

Dall’estrema destra le Sentinelle prendono le distanze: «Non accettiamo “adesioni” di gruppi, partiti o associazioni. Rifiutiamo fermamente e categoricamente ogni forma di violenza. Non possiamo per questo permettere che gruppi di estrema destra cerchino di strumentalizzare la nostra presenza di piazza per ottenere visibilità o per legittimare azioni che nulla hanno a che vedere con la nostra resistenza».

Il rischio da correre quando l’anno scorso non c’era quasi nessuno alle veglie e nell’ultimo week-end si sono ritrovati in diecimila.

http://espresso.repubblica.it/inchieste ... i-1.183549
paolo11
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Re: Prove di rivolta????

Messaggio da paolo11 »

http://www.repubblica.it/
Sciopero sociale, protesta invade le piazze/ foto
Cariche a Milano, agenti feriti a Padova
Jobs Act, Camusso attacca: "La partita non è chiusa" video
Borsa, petardi e fumogeni / Colosseo, in 30 su impalcature
Cronache dalle città / Diretta Rep tv
Ciao
Paolo11
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Re: Prove di rivolta????

Messaggio da paolo11 »

http://www.tzetze.it/redazione/2014/11/ ... a_passare/
Scontri a Milano: 'avevamo l'autorizzazione della Questura a passare'
Proteste, scontri, blitz a ministeri e monumenti. Lo sciopero sociale ha attraversato tutta Italia, da Milano a Palermo, passando per Roma e Napoli. In venticinque città migliaia di persone hanno riempito le piazze per contestare il Jobs Act e le politiche del governo. Immigrati, sindacalisti, lavoratori e tanti studenti hanno dato vita a manifestazioni e cortei, caratterizzati in alcuni casi anche da scontri.

Cortei e manifestazioni si sono svolte in molte città d'italia e non sono mancati gli scontri. A Milano si sono registrati contatti tra gli studenti e le forze dell'ordine.

Ma come sono andate realmente le cose a Milano? Chi a caricato chi e per quale motivo? Nel video del Fatto Quotidiano, un giovane mostra a tutti l'autorizzazione scritta della Questura che aveva dato l'ok per il passaggio dei manifestanti da Piazza Fontana. Nonostante questo, i poliziotti hanno fatto scudo, caricato e manganellato i manifestanti impedendo loro il passaggio
Ciao
Paolo11
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Re: Prove di rivolta????

Messaggio da paolo11 »

http://www.beppegrillo.it/la_cosa/2014/ ... -italiani/
Drops of Light”, discorso agli italiani
Ciao
Paolo11
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