Francesco un papa ...Cristiano!
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Bisognerebbe chiedere a Francesco cosa ne pensa.
GESÙ SPOSATO CON LA MADDALENA? L’IPOTESI NON CONVINCE GLI STUDIOSI: IL DIRETTORE DELL'’’OSSERVATORE ROMANO’’ VIAN: ‘’STORIE ROMANZESCHE’’ - IL TEOLOGO MANCUSO: ‘’GESÙ SPOSATO? GLI EVANGELISTI L’AVREBBERO SCRITTO’’
La studiosa Lucetta Scaraffia: “Si dice: la Chiesa ci nasconde che Gesù era sposato perché vuole reprimere e demonizzare la sessualità. Sono discorsi ridicoli” - Il sociologo Introvigne: “Operazione folcloristica cui certi ambienti inglesi non sono estranei”…
Maurizio Caverzan per “il Giornale”
A volte ritornano. Certe tesi campate per aria, o quasi, rispuntano. Indifferenti alle smentite, alle confutazioni più scientifiche. Dan Brown ha lasciato il segno. E così, anche andando a pescare testi precedenti e finora non considerati, si ricicla la vecchia tesi di Gesù ammogliato con Maria Maddalena. Secondo quanto scritto in un lungo articolo de La Stampa di Torino la tesi «continua a crescere e decine di seri studiosi vi si stanno dedicando senza pregiudizi».
La fonte principale è «un libro scritto nel 570 in siriaco su pergamena, e ora custodito alla British Library», che narra la storia di Joseph e Aseneth, due giovani sposi dell'epoca di Gesù. Secondo Simcha Jacobovici, giornalista investigativo israeliano che scrive anche sul New York Times, e Barrie Wilson, professore di ricerche religiose a Toronto, che hanno a lungo studiato e decodificato i riferimenti cristiani contenuti nel manoscritto, dietro i due giovani si possono riconoscere Gesù e Maddalena.
«Credo che se Gesù fosse stato sposato gli evangelisti non avrebbero avuto alcuna difficoltà a scriverlo - premette il teologo Vito Mancuso - Il fatto non avrebbe in alcun modo inficiato la sua divinità. Non è stato scritto semplicemente perché non era vero. Quanto alle presunte rivelazioni, non conosco il testo cui fa riferimento La Stampa, ma il solo fatto che sia del 570 lo rende davvero poco attendibile».
Tuttavia, secondo i due studiosi basta anche una lettura attenta dei vangeli per cogliere che la Maddalena assiste alla crocifissione, alla sepoltura e alla scoperta della tomba vuota. Lava il corpo di Gesù, pratica consentita solo alle mogli o agli uomini, ed è la prima persona cui Gesù si rivolge una volta risorto.
«È vero - osserva ancora Mancuso - se si legge il vangelo di Luca ci si accorge che Gesù aveva anche donne tra i suoi discepoli e che, tra queste, Maria Maddalena era la prediletta, come Giovanni e Pietro erano i preferiti tra gli apostoli. Nella Chiesa c'è una scuola tradizionalista che tende a ridurre l'elemento femminile contenuto nei vangeli. Ma da questo a dire che Maddalena fosse moglie di Gesù ne passa parecchio. Sono due letture opposte, entrambe estreme ed entrambe non corrette».
Anche Giovanni Maria Vian, direttore dell'Osservatore romano sottolinea la scarsa attendibilità del testo di riferimento. «Se si confonde la storia di Giuseppe e Aseneth - una storia popolare e romanzesca attinta alla figura biblica di Giuseppe, figlio di Giacobbe - con Gesù e Maddalena, significa che si è perso ogni contatto con il codice per eccellenza che è la Bibbia. Non esistono fonti né giudaiche né cristiane né pagane che parlino di un Gesù sposato. Il tema del celibato di Cristo - conclude il direttore del quotidiano della Santa Sede - è così scandagliato dal dibattito scientifico che non avrebbe potuto resistere fino ad oggi».
Eppure le citazioni e i riferimenti ai vangeli apocrifi o gnostici ricicciano periodicamente. Come se la scelta dei quattro canonici fosse un'imposizione d'autorità della Chiesa per nascondere qualcosa. E non, come osserva il vaticanista Andrea Tornielli, «il riconoscimento attraverso il canone muratoriano della credibilità dei quattro testi già in uso presso le prime comunità cristiane».
I vangeli canonici sono di Giovanni e Matteo, due apostoli, di Luca, discepolo di Paolo, e di Marco, discepolo di Pietro. Gli apocrifi invece arrivano nei secoli successivi.
«Si tende a mettere in discussione l'autenticità dei vangeli scritti pochi decenni dopo la morte di Gesù, ma si è disposti a dare credito a un testo di oltre cinque secoli successivo», osserva ironicamente Lucetta Scaraffia, storica e giornalista attenta ai temi della donna e della sessualità nella Chiesa.
«Nei vangeli Gesù tratta le donne in modo davvero rivoluzionario. Apprezza quelle di malaffare perché espressione di sete d'amore che però devono rivolgere a Dio. Per questo Maddalena ha un ruolo importante e per questo Gesù affida alla samaritana che ha avuto cinque mariti l'annuncio della sua identità.
Accreditare il fatto che Gesù fosse sposato - prosegue Scaraffia - è un modo per ridurre la portata rivoluzionaria del discorso che fa nei confronti delle donne. Si dice: la Chiesa ci nasconde che Gesù era sposato perché vuole reprimere e demonizzare la sessualità. Sono discorsi ridicoli», conclude la studiosa.
Altrettanto secco è il sociologo Massimo Introvigne: «Siamo davanti a un'operazione folcloristica cui certi ambienti inglesi non sono estranei. Usare un documento del sesto secolo per pretendere di dire qualcosa di attendibile su Gesù è come voler accreditare una scoperta inedita su Enrico VIII basandosi su un documento scritto due giorni fa.
Con l'aggravante che tra l'epoca di Cristo e il 570 non esistevano gli strumenti scientifici che ci sono oggi. Il risultato sarebbe una prevedibile e sonora risata. L'unico interesse che può avere quel manoscritto - taglia corto Introvigne - può riguardare un'indagine sulle idee e i contenuti che animavano i circoli eretici del VI secolo. Niente più».
GESÙ SPOSATO CON LA MADDALENA? L’IPOTESI NON CONVINCE GLI STUDIOSI: IL DIRETTORE DELL'’’OSSERVATORE ROMANO’’ VIAN: ‘’STORIE ROMANZESCHE’’ - IL TEOLOGO MANCUSO: ‘’GESÙ SPOSATO? GLI EVANGELISTI L’AVREBBERO SCRITTO’’
La studiosa Lucetta Scaraffia: “Si dice: la Chiesa ci nasconde che Gesù era sposato perché vuole reprimere e demonizzare la sessualità. Sono discorsi ridicoli” - Il sociologo Introvigne: “Operazione folcloristica cui certi ambienti inglesi non sono estranei”…
Maurizio Caverzan per “il Giornale”
A volte ritornano. Certe tesi campate per aria, o quasi, rispuntano. Indifferenti alle smentite, alle confutazioni più scientifiche. Dan Brown ha lasciato il segno. E così, anche andando a pescare testi precedenti e finora non considerati, si ricicla la vecchia tesi di Gesù ammogliato con Maria Maddalena. Secondo quanto scritto in un lungo articolo de La Stampa di Torino la tesi «continua a crescere e decine di seri studiosi vi si stanno dedicando senza pregiudizi».
La fonte principale è «un libro scritto nel 570 in siriaco su pergamena, e ora custodito alla British Library», che narra la storia di Joseph e Aseneth, due giovani sposi dell'epoca di Gesù. Secondo Simcha Jacobovici, giornalista investigativo israeliano che scrive anche sul New York Times, e Barrie Wilson, professore di ricerche religiose a Toronto, che hanno a lungo studiato e decodificato i riferimenti cristiani contenuti nel manoscritto, dietro i due giovani si possono riconoscere Gesù e Maddalena.
«Credo che se Gesù fosse stato sposato gli evangelisti non avrebbero avuto alcuna difficoltà a scriverlo - premette il teologo Vito Mancuso - Il fatto non avrebbe in alcun modo inficiato la sua divinità. Non è stato scritto semplicemente perché non era vero. Quanto alle presunte rivelazioni, non conosco il testo cui fa riferimento La Stampa, ma il solo fatto che sia del 570 lo rende davvero poco attendibile».
Tuttavia, secondo i due studiosi basta anche una lettura attenta dei vangeli per cogliere che la Maddalena assiste alla crocifissione, alla sepoltura e alla scoperta della tomba vuota. Lava il corpo di Gesù, pratica consentita solo alle mogli o agli uomini, ed è la prima persona cui Gesù si rivolge una volta risorto.
«È vero - osserva ancora Mancuso - se si legge il vangelo di Luca ci si accorge che Gesù aveva anche donne tra i suoi discepoli e che, tra queste, Maria Maddalena era la prediletta, come Giovanni e Pietro erano i preferiti tra gli apostoli. Nella Chiesa c'è una scuola tradizionalista che tende a ridurre l'elemento femminile contenuto nei vangeli. Ma da questo a dire che Maddalena fosse moglie di Gesù ne passa parecchio. Sono due letture opposte, entrambe estreme ed entrambe non corrette».
Anche Giovanni Maria Vian, direttore dell'Osservatore romano sottolinea la scarsa attendibilità del testo di riferimento. «Se si confonde la storia di Giuseppe e Aseneth - una storia popolare e romanzesca attinta alla figura biblica di Giuseppe, figlio di Giacobbe - con Gesù e Maddalena, significa che si è perso ogni contatto con il codice per eccellenza che è la Bibbia. Non esistono fonti né giudaiche né cristiane né pagane che parlino di un Gesù sposato. Il tema del celibato di Cristo - conclude il direttore del quotidiano della Santa Sede - è così scandagliato dal dibattito scientifico che non avrebbe potuto resistere fino ad oggi».
Eppure le citazioni e i riferimenti ai vangeli apocrifi o gnostici ricicciano periodicamente. Come se la scelta dei quattro canonici fosse un'imposizione d'autorità della Chiesa per nascondere qualcosa. E non, come osserva il vaticanista Andrea Tornielli, «il riconoscimento attraverso il canone muratoriano della credibilità dei quattro testi già in uso presso le prime comunità cristiane».
I vangeli canonici sono di Giovanni e Matteo, due apostoli, di Luca, discepolo di Paolo, e di Marco, discepolo di Pietro. Gli apocrifi invece arrivano nei secoli successivi.
«Si tende a mettere in discussione l'autenticità dei vangeli scritti pochi decenni dopo la morte di Gesù, ma si è disposti a dare credito a un testo di oltre cinque secoli successivo», osserva ironicamente Lucetta Scaraffia, storica e giornalista attenta ai temi della donna e della sessualità nella Chiesa.
«Nei vangeli Gesù tratta le donne in modo davvero rivoluzionario. Apprezza quelle di malaffare perché espressione di sete d'amore che però devono rivolgere a Dio. Per questo Maddalena ha un ruolo importante e per questo Gesù affida alla samaritana che ha avuto cinque mariti l'annuncio della sua identità.
Accreditare il fatto che Gesù fosse sposato - prosegue Scaraffia - è un modo per ridurre la portata rivoluzionaria del discorso che fa nei confronti delle donne. Si dice: la Chiesa ci nasconde che Gesù era sposato perché vuole reprimere e demonizzare la sessualità. Sono discorsi ridicoli», conclude la studiosa.
Altrettanto secco è il sociologo Massimo Introvigne: «Siamo davanti a un'operazione folcloristica cui certi ambienti inglesi non sono estranei. Usare un documento del sesto secolo per pretendere di dire qualcosa di attendibile su Gesù è come voler accreditare una scoperta inedita su Enrico VIII basandosi su un documento scritto due giorni fa.
Con l'aggravante che tra l'epoca di Cristo e il 570 non esistevano gli strumenti scientifici che ci sono oggi. Il risultato sarebbe una prevedibile e sonora risata. L'unico interesse che può avere quel manoscritto - taglia corto Introvigne - può riguardare un'indagine sulle idee e i contenuti che animavano i circoli eretici del VI secolo. Niente più».
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Bagnasco al Papa: “Sacramenti pagati?
Mai”. Bergoglio ha ragione: ecco perché
Scontro tra il Pontefice e il presidente della Cei sul prezzario di matrimoni, battesimi e cresime.
Che per il porporato non ci sono. Ma che invece esistono, soprattutto al Sud
di Francesco Antonio Grana | 21 novembre 2014
“I sacramenti non sono assolutamente pagati in nessun modo”. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, prova a confutare con un’uscita che sa tanto di sgambetto quanto detto da Papa Francesco. Il cardinale di Genova non ci sta ad accettare in silenzio il durissimo affondo di Bergoglio che, nell’omelia della messa di Casa Santa Marta, si è scagliato contro “il listino dei prezzi per le messe e i sacramenti” di quelli che il Pontefice ha definito “preti affaristi” che fanno una vera e propria opera di “corruzione che scandalizza il popolo”. Per Bagnasco “le offerte che i fedeli, i laici e gli offerenti intendono dare in forma libera, sono un modo per contribuire alle necessità materiali della chiesa. Anche i nostri parroci, di fronte a situazioni di impossibilità di un’offerta sicuramente non rifiutano di dare nessun sacramento, è certo. Si può camminare sempre meglio – ha aggiunto il porporato – per fare capire a tutti quanti che non c’è un commercio, che non ci può essere un commercio tra le cose sacre, nessun tipo di compenso materiale“.Insomma, a differenza di quanto sostiene il Papa che nella sua omelia ha riportato esempi concreti vissuti in prima persona quando era giovane prete a Buenos Aires, per il presidente dei vescovi italiani non esiste questo “mercato” di messe e sacramenti. In realtà, andando in giro per la Penisola di casi scandalosi ne esistono non pochi. Emblematica la vicenda di don Valerio Mazzola, l’anziano parroco di Villa di Baggio, un piccolo borgo sulle colline pistoiesi, che espose un tariffario “per evitare l’imbarazzo degli accordi personali” tra il prete e i fedeli. Centonovanta euro per un matrimonio, 90 per un battesimo o un funerale con i parrocchiani inferociti che scrissero persino una lettera a Papa Francesco chiedendo il suo intervento.
Un problema abbastanza diffuso anche al Sud. Il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe più volte ha tuonato contro la vendita di messe e sacramenti nella più grande diocesi del Mezzogiorno fino a trovarsi costretto a vietarlo per iscritto nella sua lettera pastorale “Per amore del mio popolo”, sostenendo la “liberalizzazione delle offerte dei fedeli”. Per il porporato, infatti, deve prevalere sempre “lo spirito di liberalità e di spontaneità, come già avviene in molte parrocchie”. Niente tariffari per “correggere il sospetto di alcuni, secondo i quali anche i sacramenti ‘si comprano’”. “Che nessuno – scrive Sepe – esca dalle nostre chiese con la sensazione di aver comprato un beneficio che il Signore elargisce secondo la ricchezza del suo cuore! A tutti dobbiamo offrire il volto di una Chiesa animata dal solo desiderio di servire, senza nulla a pretendere”.
Ma proprio a Napoli i “prezzi” dei matrimoni, soprattutto in alcune chiese del centro storico con panorami mozzafiato sul lungomare e sul Vesuvio, sono arrivati alle stelle. Si parte da 100 euro per arrivare persino a 900 o 1.000 euro, senza considerare le tariffe per i battesimi, le prime comunioni e le cresime, da 50 a 400 euro. Una messa di suffragio varia da 15 a 50 euro, così come si sta sempre più affermando la “tassa sul catechismo” da 15 a 20 euro. Un vero e proprio “scandalo”, come lo ha definito Papa Francesco, che ha ricordato ciò che Gesù dice di coloro che compiono queste azioni: “Meglio essere buttati nel mare con la macina al collo”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11 ... i/1226671/
Francesco ogni giorno è sempre più duro ed esplicito nei confronti di una certa gerarchia che pratica ipocrisia e malaffare.
Per contro l'uscita di Bagnasco (presidente della CEI) che si permette di confutare il pontefice (cosa impensabile solo qualche tempo fa)
indica ciò che bolle dentro la pentola Vaticana e di quanto forte siano le resistenze che la schiera conservatrice e reazionaria oppone a questo Papa.
Mai”. Bergoglio ha ragione: ecco perché
Scontro tra il Pontefice e il presidente della Cei sul prezzario di matrimoni, battesimi e cresime.
Che per il porporato non ci sono. Ma che invece esistono, soprattutto al Sud
di Francesco Antonio Grana | 21 novembre 2014
“I sacramenti non sono assolutamente pagati in nessun modo”. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, prova a confutare con un’uscita che sa tanto di sgambetto quanto detto da Papa Francesco. Il cardinale di Genova non ci sta ad accettare in silenzio il durissimo affondo di Bergoglio che, nell’omelia della messa di Casa Santa Marta, si è scagliato contro “il listino dei prezzi per le messe e i sacramenti” di quelli che il Pontefice ha definito “preti affaristi” che fanno una vera e propria opera di “corruzione che scandalizza il popolo”. Per Bagnasco “le offerte che i fedeli, i laici e gli offerenti intendono dare in forma libera, sono un modo per contribuire alle necessità materiali della chiesa. Anche i nostri parroci, di fronte a situazioni di impossibilità di un’offerta sicuramente non rifiutano di dare nessun sacramento, è certo. Si può camminare sempre meglio – ha aggiunto il porporato – per fare capire a tutti quanti che non c’è un commercio, che non ci può essere un commercio tra le cose sacre, nessun tipo di compenso materiale“.Insomma, a differenza di quanto sostiene il Papa che nella sua omelia ha riportato esempi concreti vissuti in prima persona quando era giovane prete a Buenos Aires, per il presidente dei vescovi italiani non esiste questo “mercato” di messe e sacramenti. In realtà, andando in giro per la Penisola di casi scandalosi ne esistono non pochi. Emblematica la vicenda di don Valerio Mazzola, l’anziano parroco di Villa di Baggio, un piccolo borgo sulle colline pistoiesi, che espose un tariffario “per evitare l’imbarazzo degli accordi personali” tra il prete e i fedeli. Centonovanta euro per un matrimonio, 90 per un battesimo o un funerale con i parrocchiani inferociti che scrissero persino una lettera a Papa Francesco chiedendo il suo intervento.
Un problema abbastanza diffuso anche al Sud. Il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe più volte ha tuonato contro la vendita di messe e sacramenti nella più grande diocesi del Mezzogiorno fino a trovarsi costretto a vietarlo per iscritto nella sua lettera pastorale “Per amore del mio popolo”, sostenendo la “liberalizzazione delle offerte dei fedeli”. Per il porporato, infatti, deve prevalere sempre “lo spirito di liberalità e di spontaneità, come già avviene in molte parrocchie”. Niente tariffari per “correggere il sospetto di alcuni, secondo i quali anche i sacramenti ‘si comprano’”. “Che nessuno – scrive Sepe – esca dalle nostre chiese con la sensazione di aver comprato un beneficio che il Signore elargisce secondo la ricchezza del suo cuore! A tutti dobbiamo offrire il volto di una Chiesa animata dal solo desiderio di servire, senza nulla a pretendere”.
Ma proprio a Napoli i “prezzi” dei matrimoni, soprattutto in alcune chiese del centro storico con panorami mozzafiato sul lungomare e sul Vesuvio, sono arrivati alle stelle. Si parte da 100 euro per arrivare persino a 900 o 1.000 euro, senza considerare le tariffe per i battesimi, le prime comunioni e le cresime, da 50 a 400 euro. Una messa di suffragio varia da 15 a 50 euro, così come si sta sempre più affermando la “tassa sul catechismo” da 15 a 20 euro. Un vero e proprio “scandalo”, come lo ha definito Papa Francesco, che ha ricordato ciò che Gesù dice di coloro che compiono queste azioni: “Meglio essere buttati nel mare con la macina al collo”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11 ... i/1226671/
Francesco ogni giorno è sempre più duro ed esplicito nei confronti di una certa gerarchia che pratica ipocrisia e malaffare.
Per contro l'uscita di Bagnasco (presidente della CEI) che si permette di confutare il pontefice (cosa impensabile solo qualche tempo fa)
indica ciò che bolle dentro la pentola Vaticana e di quanto forte siano le resistenze che la schiera conservatrice e reazionaria oppone a questo Papa.
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Prima o poi lo fanno fuori, anche con la scusa dell'Isis.erding ha scritto:Bagnasco al Papa: “Sacramenti pagati?
Mai”. Bergoglio ha ragione: ecco perché
Scontro tra il Pontefice e il presidente della Cei sul prezzario di matrimoni, battesimi e cresime.
Che per il porporato non ci sono. Ma che invece esistono, soprattutto al Sud
di Francesco Antonio Grana | 21 novembre 2014
“I sacramenti non sono assolutamente pagati in nessun modo”. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, prova a confutare con un’uscita che sa tanto di sgambetto quanto detto da Papa Francesco. Il cardinale di Genova non ci sta ad accettare in silenzio il durissimo affondo di Bergoglio che, nell’omelia della messa di Casa Santa Marta, si è scagliato contro “il listino dei prezzi per le messe e i sacramenti” di quelli che il Pontefice ha definito “preti affaristi” che fanno una vera e propria opera di “corruzione che scandalizza il popolo”. Per Bagnasco “le offerte che i fedeli, i laici e gli offerenti intendono dare in forma libera, sono un modo per contribuire alle necessità materiali della chiesa. Anche i nostri parroci, di fronte a situazioni di impossibilità di un’offerta sicuramente non rifiutano di dare nessun sacramento, è certo. Si può camminare sempre meglio – ha aggiunto il porporato – per fare capire a tutti quanti che non c’è un commercio, che non ci può essere un commercio tra le cose sacre, nessun tipo di compenso materiale“.Insomma, a differenza di quanto sostiene il Papa che nella sua omelia ha riportato esempi concreti vissuti in prima persona quando era giovane prete a Buenos Aires, per il presidente dei vescovi italiani non esiste questo “mercato” di messe e sacramenti. In realtà, andando in giro per la Penisola di casi scandalosi ne esistono non pochi. Emblematica la vicenda di don Valerio Mazzola, l’anziano parroco di Villa di Baggio, un piccolo borgo sulle colline pistoiesi, che espose un tariffario “per evitare l’imbarazzo degli accordi personali” tra il prete e i fedeli. Centonovanta euro per un matrimonio, 90 per un battesimo o un funerale con i parrocchiani inferociti che scrissero persino una lettera a Papa Francesco chiedendo il suo intervento.
Un problema abbastanza diffuso anche al Sud. Il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe più volte ha tuonato contro la vendita di messe e sacramenti nella più grande diocesi del Mezzogiorno fino a trovarsi costretto a vietarlo per iscritto nella sua lettera pastorale “Per amore del mio popolo”, sostenendo la “liberalizzazione delle offerte dei fedeli”. Per il porporato, infatti, deve prevalere sempre “lo spirito di liberalità e di spontaneità, come già avviene in molte parrocchie”. Niente tariffari per “correggere il sospetto di alcuni, secondo i quali anche i sacramenti ‘si comprano’”. “Che nessuno – scrive Sepe – esca dalle nostre chiese con la sensazione di aver comprato un beneficio che il Signore elargisce secondo la ricchezza del suo cuore! A tutti dobbiamo offrire il volto di una Chiesa animata dal solo desiderio di servire, senza nulla a pretendere”.
Ma proprio a Napoli i “prezzi” dei matrimoni, soprattutto in alcune chiese del centro storico con panorami mozzafiato sul lungomare e sul Vesuvio, sono arrivati alle stelle. Si parte da 100 euro per arrivare persino a 900 o 1.000 euro, senza considerare le tariffe per i battesimi, le prime comunioni e le cresime, da 50 a 400 euro. Una messa di suffragio varia da 15 a 50 euro, così come si sta sempre più affermando la “tassa sul catechismo” da 15 a 20 euro. Un vero e proprio “scandalo”, come lo ha definito Papa Francesco, che ha ricordato ciò che Gesù dice di coloro che compiono queste azioni: “Meglio essere buttati nel mare con la macina al collo”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11 ... i/1226671/
Francesco ogni giorno è sempre più duro ed esplicito nei confronti di una certa gerarchia che pratica ipocrisia e malaffare.
Per contro l'uscita di Bagnasco (presidente della CEI) che si permette di confutare il pontefice (cosa impensabile solo qualche tempo fa)
indica ciò che bolle dentro la pentola Vaticana e di quanto forte siano le resistenze che la schiera conservatrice e reazionaria oppone a questo Papa.
Papa Francesco, timori per attentati con droni da parte di ...
http://www.huffingtonpost.it/.../papa-f ... oni_n_6190...
4 giorni fa - Non mi risulta alcun 'innalzamento' della protezione del Papa. ... commenta così l'articolo del Corriere della Sera che parla di "minacce e droni" ...
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Il Papa 'conquista' Strasburgo:
"Europa ruoti sulla sacralità della persona, non sull'economia"
Standing ovation degli eurodeputati al termine del discorso di Bergoglio al Parlamento Ue.
Il Pontefice ha posto l'accento sul lavoro: "E' necessario ridargli dignità. Coniugare flessibilità e stabilità".
E non ha lesinato critiche, paragonando il Vecchio continente a "una nonna, non più fertile e vivace".
Richiamo sui migranti: "Mediterraneo non diventi grande cimitero".
Poi discorso al Consiglio d'Europa: "Allontanare la cultura del conflitto"
STRASBURGO - "Desidero indirizzare a tutti i cittadini europei un messaggio di speranza e di incoraggiamento". Esordisce con queste parole Papa Bergoglio nell'emiciclo del Parlamento europeo, dove è giunto a 26 anni di distanza dalla visita effettuata da Giovanni Paolo II, che finora era stato l'unico Papa a parlare all'assemblea Ue nel 1988.
Bergoglio ha toccato alcuni dei temi che gli stanno più a cuore e che allo stesso tempo sono al centro dell'agenda comunitaria. Così il Pontefice ha parlato, in un discorso 'alto' e per certi versi storico, di lavoro, ambiente, temi eticamente sensibili, migranti, difesa della famiglia, esortando gli eurodeputati "a operare perché l'Europa riscopra la sua anima buona", a "ridare dignità al lavoro". Alla fine del discorso standing ovation dall'assemblea. Il presidente dell'Europarlamento Martin Schulz, che aveva invitato il Papa, ha definito il discorso papale "un fruttuoso incoraggiamento" per l'Europa e "la strada per un buon futuro". Ma le parole di Francesco hanno voluto soprattutto 'scuotere' gli eurodeputati, spronarli a cambiare le istituzioni europee, percepite come sempre più distanti dai cittadini, e tornare allo "spirito dei padri fondatori" e a far sì che "l'Europa ruoti intorno alla sacralità della persona umana e non all'economia".
Papa Bergoglio, dopo il suo discorso, ha incontrato il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, quello della Commissione Jean-Claude Juncker e quello di turno del Consiglio dell'Ue, il premier italiano Matteo Renzi. Successivamente è andato alla sede del Consiglio d'Europa, seconda tappa del suo viaggio a Strasburgo, il quinto viaggio internazionale del suo pontificato, il più breve mai compiuto da un Pontefice (circa quattro ore). La visita arriva pochi giorni prima della partenza di Bergoglio per la Turchia, prevista per venerdì. "Un intervento profondamente condivisibile: un discorso politico, quando la politica è una cosa seria, con la P maiuscola", ha detto Renzi. Un discorso che registra il dissenso di Jean Luc Melenchon, il 'tribuno' dell'estrema sinistra francese, che ha disertato l'aula: "Non ammetto la presenza di religiosi nell'emiciclo, né nel dibattito pubblico quando si parla di leggi".
Il richiamo alle radici cristiane. Il Pontefice ha voluto lanciare all'assemblea Ue un forte richiamo: "Un'Europa che sia in grado di fare tesoro delle proprie radici religiose, sapendone cogliere la ricchezza e le potenzialità", può essere "più facilmente immune dai tanti estremismi che dilagano nel mondo odierno, anche per il grande vuoto ideale a cui assistiamo nel cosiddetto Occidente, perché è proprio l'oblio di Dio, e non la sua glorificazione, a generare la violenza". Quello delle radici cristiane dell'Europa era stato uno dei temi centrali del pontificato di Giovanni Paolo II, che più volte si era espresso per un richiamo all'identità cristiana all'interno della Costituzione europea, poi non ratificata dalla Ue. "Un'Europa che non è più capace di aprirsi alla dimensione trascendente della vita è un'Europa che lentamente rischia di perdere la propria anima e anche quello 'spirito umanistico' che pure ama e difende", ha ammonito Bergoglio.
Critiche alle istituzioni Ue: "Europa stanca e percepita come distante dai cittadini". Il Papa, senza troppi giri di parole, non ha risparmiato critiche alle istituzioni europee, sempre più in crisi di popolarità: negli ultimi anni "è andata crescendo la sfiducia da parte dei cittadini nei confronti di istituzioni ritenute distanti, impegnate a stabilire regole percepite come lontane dalla sensibilità dei singoli popoli, se non addirittura dannose. Da più parti si ricava un'impressione generale di stanchezza e d'invecchiamento, di un'Europa nonna e non più fertile e vivace". E ancora: "I grandi ideali che hanno ispirato l'Europa sembrano aver perso forza attrattiva, in favore dei tecnicismi burocratici delle sue istituzioni". La soluzione per il Papa può essere una sola: "L'Europa non deve ruotare intorno all'economia, ma intorno alla sacralità della persona umana". La sfida per l'Europa è quella di "mantenere viva la realtà delle democrazie" evitando che "la loro forza reale sia rimossa davanti alla pressione di interessi multinazionali non universali, che le indeboliscano e le trasformino in sistemi uniformanti di potere finanziario al servizio di imperi sconosciuti".
Il monito contro l'individualismo: "Europa malata di solitudine". Il Pontefice ha messo in guardia dai rischi dell'individualismo: "Una delle malattie che vedo più diffuse oggi in Europa è la solitudine, propria di chi è privo di legami". E ha aggiunto: "Lo si vede particolarmente negli anziani, spesso abbandonati al loro destino, come pure nei giovani privi di punti di riferimento e di opportunità per il futuro; la si vede nei numerosi poveri che popolano le nostre città; la si vede negli occhi smarriti dei migranti che sono venuti qui in cerca di un futuro migliore". Il Papa ha poi sottolineato la disponibilità della Santa Sede e della Chiesa a collaborare con le istituzioni europee attraverso la Commissione delle Conferenze Episcopali Europee (Comece), guidata dal cardinale di Monaco di Baviera Reinhard Marx, membro della ristretta cerchia dei suoi consiglieri e uno dei principali fautori al Sinodo straordinario sulla famiglia delle aperture su gay e comunione ai divorziati risposati. Ad accogliere il Papa all'aeroporto di Strasburgo anche l'arcivescovo di Strasburgo Jean-Pierre Grallet e il cardinale Peter Erdo, arcivescovo di Budapest e presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d'europa (Ccee), che è stato il relatore del Sinodo.
Il richiamo sui temi etici: "Uomo non sia come un bene di consumo". Papa Francesco ha voluto porre anche l'accento sulla difesa dei diritti umani e della dignità della persona e ha affrontato al Parlamento europeo i temi più sensibili dell'etica, ponendo al centro del suo lungo discorso le vite che vengono scartate: "L'essere umano rischia di essere ridotto a semplice ingranaggio di un meccanismo che lo tratta alla stregua di un bene di consumo da utilizzare così che quando la vita non è funzionale a tale meccanismo viene scartata senza troppe remore, come nel caso dei malati terminali, degli anziani abbandonati e senza cura, o dei bambini uccisi prima di nascere", ha detto il Papa tra gli applausi di una parte dell'emiciclo. "E' il grande equivoco che avviene quando prevale l'assolutizzazione della tecnica, che finisce per realizzare una confusione fra fini e mezzi. Risultato inevitabile della cultura dello scarto e del consumismo esasperato. Al contrario, affermare la dignità della persona significa riconoscere la preziosità della vita umana, che ci è donata gratuitamente e non può perciò essere oggetto di scambio o di smercio". E ancora: "Persistono fin troppe situazioni in cui gli esseri umani sono trattati come oggetti, dei quali si può programmare la concezione, la configurazione e l'utilità, e che poi possono essere buttati via quando non servono più, perché diventati deboli, malati o vecchi".
La difesa dei cristiani perseguitati nel mondo. Una parte del messaggio di Bergoglio è stata poi dedicata ai cristiani perseguitati in diverse parti del mondo: "Non possiamo qui non ricordare le numerose ingiustizie e persecuzioni che colpiscono quotidianamente le minoranze religiose, e particolarmente cristiane, in diverse parti del mondo. Comunità e persone che si trovano ad essere oggetto di barbare violenze: cacciate dalle proprie case e patrie; vendute come schiave; uccise, decapitate, crocefisse e bruciate vive, sotto il silenzio vergognoso e complice di tanti".
Lavoro, famiglia, ambiente. Bergoglio ha poi richiamato gli eurodeputati sul tema del lavoro: "E' tempo di favorire le politiche di occupazione, ma soprattutto è necessario ridare dignità al lavoro" e ha indicato la strada: è necessario trovare nuovi modi "per coniugare la flessibilità del mercato con le necessità di stabilità e certezza delle prospettive lavorative, indispensabili per lo sviluppo umano dei lavoratori". Un passaggio che è stato sottolineato da Renzi, che si è detto d'accordo con Bergoglio, soprattutto sulla necessità di "tenere insieme nuove forme innovative di flessibilità con la necessaria stabilità del posto di lavoro", "esattamente il senso e il principio di quello che noi stiamo facendo in Italia". Il riferimento è al Jobs Act, in questo momento in discussione alla Camera.
Anche la cura e la tutela dell'ambiente sono stati oggetto del discorso del Papa: "L'Europa è sempre stata in prima linea in un lodevole impegno a favore dell'ecologia. Questa nostra terra ha infatti bisogno di continue cure e attenzioni e ciascuno ha una personale responsabilità nel custodire il creato, prezioso dono che Dio ha messo nelle mani degli uomini". Poi un passaggio sulla difesa della famiglia: "La famiglia unita, fertile e indissolubile porta con sé gli elementi fondamentali per dare speranza al futuro. Senza tale solidità si finisce per costruire sulla sabbia, con gravi conseguenze sociali".
Il richiamo sui migranti. "Non si può tollerare che il Mar Meditarraneo diventi un grande cimitero. Ci sono uomini e donne che necessitano di un aiuto", è stata la denuncia del Pontefice. Un tema che, fin dal viaggio a Lampedusa, è nel cuore di papa Francesco. "L'assenza di un sostegno reciproco all'interno dell'Ue - ha aggiunto - rischia di incentivare soluzioni particolaristiche al problema, che non tengono conto della dignità umana degli immigrati, favorendo il lavoro schiavo e continue tensioni sociali". La sfida per l'Europa è quella di "proporre con chiarezza la propria identità culturale e mettere in atto legislazioni adeguate che sappiano allo stesso tempo tutelare i diritti dei cittadini europei e garantire l'accoglienza dei migranti".
Al Consiglio d'Europa un discorso "contro la guerra". Dopo il discorso al Parlamento europeo, il Papa si è recato al Consiglio d'Europa, istituzione nata nel 1949 con il compito di promuovere la democrazia e i diritti dell'uomo nel continente. Nel suo secondo discorso il Pontefice è tornato su molti dei temi già affrontati al Parlamento Ue. Si è concentrato sul tema della pace, chiedendo di "allontanare la cultura del conflitto". Bergoglio ha elogiato il lavoro del Consiglio d'Europa per la promozione dei diritti umani: "E' un lavoro particolarmente prezioso, con notevoli implicazioni etiche e sociali, poiché da un retto intendimento di tali termini e da una riflessione costante su di essi dipende lo sviluppo delle nostre società, la loro pacifica convivenza e il loro futuro". E ha definito la Corte europea dei Diritti dell'uomo "la coscienza dell'Europa nel rispetto dei diritti umani".
Il Papa ha ricordato che "purtroppo la pace è ancora troppo spesso ferita. Lo è in tante parti del mondo, dove imperversano conflitti di vario genere. Lo è anche qui in Europa, dove non cessano tensioni. Quanto dolore e quanti morti ancora in questo continente, che anela alla pace, eppure ricade facilmente nelle tentazioni d'un tempo!".
Ferma la condanna del "terrorismo religioso e internazionale", che "nutre profondo disprezzo per la vita umana e miete in modo indiscriminato vittime innocenti". Poi il Papa ha paragonato l'Europa al pioppo descritto dal poeta italiano Clemente Rebora in una delle sue poesie. L'Europa è come quel pioppo, con i rami protesi verso l'alto, "animata da un insaziabile desiderio di conoscenza, di sviluppo, di progresso, di pace e di unità", uno slancio possibile solo grazie "alla solidità del tronco e alla profondità delle radici che lo alimentano".
Il discorso al Consiglio d'Europa è stata l'occasione per auspicare un'Europa davvero pluralista, dove le ideologie lascino spazio al dialogo e al confronto per il bene comune. Il Papa ha poi voluto richiamare il concetto di "trasversalità" inter-generazionale a partire "da un'esperienza personale: negli incontri con i politici di diversi Paesi d'Europa ho potuto notare che i politici giovani affrontano la realtà da una prospettiva diversa rispetto ai loro colleghi più adulti. Forse dicono cose apparentemente simili ma l'approccio è diverso". L'altra sfida è quella della "multipolarità": il tempo di una "bipolarità" o di una "tripolarità" sono finiti, oggi "possiamo legittimamente parlare di un'Europa multipolare", afferma Francesco.
http://www.repubblica.it/esteri/2014/11 ... 101355462/
C'è stata una Standing ovation.
Sarà stata sincera? Convinta?
Saranno (i parlamentare europei) conseguenti?
"Europa ruoti sulla sacralità della persona, non sull'economia"
Standing ovation degli eurodeputati al termine del discorso di Bergoglio al Parlamento Ue.
Il Pontefice ha posto l'accento sul lavoro: "E' necessario ridargli dignità. Coniugare flessibilità e stabilità".
E non ha lesinato critiche, paragonando il Vecchio continente a "una nonna, non più fertile e vivace".
Richiamo sui migranti: "Mediterraneo non diventi grande cimitero".
Poi discorso al Consiglio d'Europa: "Allontanare la cultura del conflitto"
STRASBURGO - "Desidero indirizzare a tutti i cittadini europei un messaggio di speranza e di incoraggiamento". Esordisce con queste parole Papa Bergoglio nell'emiciclo del Parlamento europeo, dove è giunto a 26 anni di distanza dalla visita effettuata da Giovanni Paolo II, che finora era stato l'unico Papa a parlare all'assemblea Ue nel 1988.
Bergoglio ha toccato alcuni dei temi che gli stanno più a cuore e che allo stesso tempo sono al centro dell'agenda comunitaria. Così il Pontefice ha parlato, in un discorso 'alto' e per certi versi storico, di lavoro, ambiente, temi eticamente sensibili, migranti, difesa della famiglia, esortando gli eurodeputati "a operare perché l'Europa riscopra la sua anima buona", a "ridare dignità al lavoro". Alla fine del discorso standing ovation dall'assemblea. Il presidente dell'Europarlamento Martin Schulz, che aveva invitato il Papa, ha definito il discorso papale "un fruttuoso incoraggiamento" per l'Europa e "la strada per un buon futuro". Ma le parole di Francesco hanno voluto soprattutto 'scuotere' gli eurodeputati, spronarli a cambiare le istituzioni europee, percepite come sempre più distanti dai cittadini, e tornare allo "spirito dei padri fondatori" e a far sì che "l'Europa ruoti intorno alla sacralità della persona umana e non all'economia".
Papa Bergoglio, dopo il suo discorso, ha incontrato il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, quello della Commissione Jean-Claude Juncker e quello di turno del Consiglio dell'Ue, il premier italiano Matteo Renzi. Successivamente è andato alla sede del Consiglio d'Europa, seconda tappa del suo viaggio a Strasburgo, il quinto viaggio internazionale del suo pontificato, il più breve mai compiuto da un Pontefice (circa quattro ore). La visita arriva pochi giorni prima della partenza di Bergoglio per la Turchia, prevista per venerdì. "Un intervento profondamente condivisibile: un discorso politico, quando la politica è una cosa seria, con la P maiuscola", ha detto Renzi. Un discorso che registra il dissenso di Jean Luc Melenchon, il 'tribuno' dell'estrema sinistra francese, che ha disertato l'aula: "Non ammetto la presenza di religiosi nell'emiciclo, né nel dibattito pubblico quando si parla di leggi".
Il richiamo alle radici cristiane. Il Pontefice ha voluto lanciare all'assemblea Ue un forte richiamo: "Un'Europa che sia in grado di fare tesoro delle proprie radici religiose, sapendone cogliere la ricchezza e le potenzialità", può essere "più facilmente immune dai tanti estremismi che dilagano nel mondo odierno, anche per il grande vuoto ideale a cui assistiamo nel cosiddetto Occidente, perché è proprio l'oblio di Dio, e non la sua glorificazione, a generare la violenza". Quello delle radici cristiane dell'Europa era stato uno dei temi centrali del pontificato di Giovanni Paolo II, che più volte si era espresso per un richiamo all'identità cristiana all'interno della Costituzione europea, poi non ratificata dalla Ue. "Un'Europa che non è più capace di aprirsi alla dimensione trascendente della vita è un'Europa che lentamente rischia di perdere la propria anima e anche quello 'spirito umanistico' che pure ama e difende", ha ammonito Bergoglio.
Critiche alle istituzioni Ue: "Europa stanca e percepita come distante dai cittadini". Il Papa, senza troppi giri di parole, non ha risparmiato critiche alle istituzioni europee, sempre più in crisi di popolarità: negli ultimi anni "è andata crescendo la sfiducia da parte dei cittadini nei confronti di istituzioni ritenute distanti, impegnate a stabilire regole percepite come lontane dalla sensibilità dei singoli popoli, se non addirittura dannose. Da più parti si ricava un'impressione generale di stanchezza e d'invecchiamento, di un'Europa nonna e non più fertile e vivace". E ancora: "I grandi ideali che hanno ispirato l'Europa sembrano aver perso forza attrattiva, in favore dei tecnicismi burocratici delle sue istituzioni". La soluzione per il Papa può essere una sola: "L'Europa non deve ruotare intorno all'economia, ma intorno alla sacralità della persona umana". La sfida per l'Europa è quella di "mantenere viva la realtà delle democrazie" evitando che "la loro forza reale sia rimossa davanti alla pressione di interessi multinazionali non universali, che le indeboliscano e le trasformino in sistemi uniformanti di potere finanziario al servizio di imperi sconosciuti".
Il monito contro l'individualismo: "Europa malata di solitudine". Il Pontefice ha messo in guardia dai rischi dell'individualismo: "Una delle malattie che vedo più diffuse oggi in Europa è la solitudine, propria di chi è privo di legami". E ha aggiunto: "Lo si vede particolarmente negli anziani, spesso abbandonati al loro destino, come pure nei giovani privi di punti di riferimento e di opportunità per il futuro; la si vede nei numerosi poveri che popolano le nostre città; la si vede negli occhi smarriti dei migranti che sono venuti qui in cerca di un futuro migliore". Il Papa ha poi sottolineato la disponibilità della Santa Sede e della Chiesa a collaborare con le istituzioni europee attraverso la Commissione delle Conferenze Episcopali Europee (Comece), guidata dal cardinale di Monaco di Baviera Reinhard Marx, membro della ristretta cerchia dei suoi consiglieri e uno dei principali fautori al Sinodo straordinario sulla famiglia delle aperture su gay e comunione ai divorziati risposati. Ad accogliere il Papa all'aeroporto di Strasburgo anche l'arcivescovo di Strasburgo Jean-Pierre Grallet e il cardinale Peter Erdo, arcivescovo di Budapest e presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d'europa (Ccee), che è stato il relatore del Sinodo.
Il richiamo sui temi etici: "Uomo non sia come un bene di consumo". Papa Francesco ha voluto porre anche l'accento sulla difesa dei diritti umani e della dignità della persona e ha affrontato al Parlamento europeo i temi più sensibili dell'etica, ponendo al centro del suo lungo discorso le vite che vengono scartate: "L'essere umano rischia di essere ridotto a semplice ingranaggio di un meccanismo che lo tratta alla stregua di un bene di consumo da utilizzare così che quando la vita non è funzionale a tale meccanismo viene scartata senza troppe remore, come nel caso dei malati terminali, degli anziani abbandonati e senza cura, o dei bambini uccisi prima di nascere", ha detto il Papa tra gli applausi di una parte dell'emiciclo. "E' il grande equivoco che avviene quando prevale l'assolutizzazione della tecnica, che finisce per realizzare una confusione fra fini e mezzi. Risultato inevitabile della cultura dello scarto e del consumismo esasperato. Al contrario, affermare la dignità della persona significa riconoscere la preziosità della vita umana, che ci è donata gratuitamente e non può perciò essere oggetto di scambio o di smercio". E ancora: "Persistono fin troppe situazioni in cui gli esseri umani sono trattati come oggetti, dei quali si può programmare la concezione, la configurazione e l'utilità, e che poi possono essere buttati via quando non servono più, perché diventati deboli, malati o vecchi".
La difesa dei cristiani perseguitati nel mondo. Una parte del messaggio di Bergoglio è stata poi dedicata ai cristiani perseguitati in diverse parti del mondo: "Non possiamo qui non ricordare le numerose ingiustizie e persecuzioni che colpiscono quotidianamente le minoranze religiose, e particolarmente cristiane, in diverse parti del mondo. Comunità e persone che si trovano ad essere oggetto di barbare violenze: cacciate dalle proprie case e patrie; vendute come schiave; uccise, decapitate, crocefisse e bruciate vive, sotto il silenzio vergognoso e complice di tanti".
Lavoro, famiglia, ambiente. Bergoglio ha poi richiamato gli eurodeputati sul tema del lavoro: "E' tempo di favorire le politiche di occupazione, ma soprattutto è necessario ridare dignità al lavoro" e ha indicato la strada: è necessario trovare nuovi modi "per coniugare la flessibilità del mercato con le necessità di stabilità e certezza delle prospettive lavorative, indispensabili per lo sviluppo umano dei lavoratori". Un passaggio che è stato sottolineato da Renzi, che si è detto d'accordo con Bergoglio, soprattutto sulla necessità di "tenere insieme nuove forme innovative di flessibilità con la necessaria stabilità del posto di lavoro", "esattamente il senso e il principio di quello che noi stiamo facendo in Italia". Il riferimento è al Jobs Act, in questo momento in discussione alla Camera.
Anche la cura e la tutela dell'ambiente sono stati oggetto del discorso del Papa: "L'Europa è sempre stata in prima linea in un lodevole impegno a favore dell'ecologia. Questa nostra terra ha infatti bisogno di continue cure e attenzioni e ciascuno ha una personale responsabilità nel custodire il creato, prezioso dono che Dio ha messo nelle mani degli uomini". Poi un passaggio sulla difesa della famiglia: "La famiglia unita, fertile e indissolubile porta con sé gli elementi fondamentali per dare speranza al futuro. Senza tale solidità si finisce per costruire sulla sabbia, con gravi conseguenze sociali".
Il richiamo sui migranti. "Non si può tollerare che il Mar Meditarraneo diventi un grande cimitero. Ci sono uomini e donne che necessitano di un aiuto", è stata la denuncia del Pontefice. Un tema che, fin dal viaggio a Lampedusa, è nel cuore di papa Francesco. "L'assenza di un sostegno reciproco all'interno dell'Ue - ha aggiunto - rischia di incentivare soluzioni particolaristiche al problema, che non tengono conto della dignità umana degli immigrati, favorendo il lavoro schiavo e continue tensioni sociali". La sfida per l'Europa è quella di "proporre con chiarezza la propria identità culturale e mettere in atto legislazioni adeguate che sappiano allo stesso tempo tutelare i diritti dei cittadini europei e garantire l'accoglienza dei migranti".
Al Consiglio d'Europa un discorso "contro la guerra". Dopo il discorso al Parlamento europeo, il Papa si è recato al Consiglio d'Europa, istituzione nata nel 1949 con il compito di promuovere la democrazia e i diritti dell'uomo nel continente. Nel suo secondo discorso il Pontefice è tornato su molti dei temi già affrontati al Parlamento Ue. Si è concentrato sul tema della pace, chiedendo di "allontanare la cultura del conflitto". Bergoglio ha elogiato il lavoro del Consiglio d'Europa per la promozione dei diritti umani: "E' un lavoro particolarmente prezioso, con notevoli implicazioni etiche e sociali, poiché da un retto intendimento di tali termini e da una riflessione costante su di essi dipende lo sviluppo delle nostre società, la loro pacifica convivenza e il loro futuro". E ha definito la Corte europea dei Diritti dell'uomo "la coscienza dell'Europa nel rispetto dei diritti umani".
Il Papa ha ricordato che "purtroppo la pace è ancora troppo spesso ferita. Lo è in tante parti del mondo, dove imperversano conflitti di vario genere. Lo è anche qui in Europa, dove non cessano tensioni. Quanto dolore e quanti morti ancora in questo continente, che anela alla pace, eppure ricade facilmente nelle tentazioni d'un tempo!".
Ferma la condanna del "terrorismo religioso e internazionale", che "nutre profondo disprezzo per la vita umana e miete in modo indiscriminato vittime innocenti". Poi il Papa ha paragonato l'Europa al pioppo descritto dal poeta italiano Clemente Rebora in una delle sue poesie. L'Europa è come quel pioppo, con i rami protesi verso l'alto, "animata da un insaziabile desiderio di conoscenza, di sviluppo, di progresso, di pace e di unità", uno slancio possibile solo grazie "alla solidità del tronco e alla profondità delle radici che lo alimentano".
Il discorso al Consiglio d'Europa è stata l'occasione per auspicare un'Europa davvero pluralista, dove le ideologie lascino spazio al dialogo e al confronto per il bene comune. Il Papa ha poi voluto richiamare il concetto di "trasversalità" inter-generazionale a partire "da un'esperienza personale: negli incontri con i politici di diversi Paesi d'Europa ho potuto notare che i politici giovani affrontano la realtà da una prospettiva diversa rispetto ai loro colleghi più adulti. Forse dicono cose apparentemente simili ma l'approccio è diverso". L'altra sfida è quella della "multipolarità": il tempo di una "bipolarità" o di una "tripolarità" sono finiti, oggi "possiamo legittimamente parlare di un'Europa multipolare", afferma Francesco.
http://www.repubblica.it/esteri/2014/11 ... 101355462/
C'è stata una Standing ovation.
Sarà stata sincera? Convinta?
Saranno (i parlamentare europei) conseguenti?
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Ci sarà il "Partito del Papa"?
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
proprio un partito del papa !!!Maucat ha scritto:Ci sarà il "Partito del Papa"?
però i cristiani in Italia sono tanti e credo che facciano più proseliti i messggi del papa che quelli di Salvini
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Sicuramente dice cose più di sinistra il Papa che Renzi
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Papa Francesco indica le 15 malattie curiali: “Perdonateci per gli scandali”
In occasione degli auguri di Natale a cardinali e vescovi, Bergoglio condanna i vizi della Curia,
predica povertà e sottolinea come sia dannoso l'accumulo di beni materiali "per riempire un vuoto esistenziale"
“Curatevi dalle vostre malattie per non diventare degli omicidi come Satana”. Durissimo esame di coscienza di Papa Francesco ai cardinali e ai vescovi della Curia romana in occasione dei tradizionali auguri di Natale. Bergoglio (per la prima volta è stato lui ad andare verso ciascun porporato per salutarlo personalmente) ha fatto un vero e proprio “catalogo delle malattie curiali” senza alcuna reticenza. Quindici le patologie individuate da Francesco: “Sentirsi immortali; l’eccessiva operosità; il cuore di pietra; l’eccessiva pianificazione e il funzionalismo; il mal coordinamento; l’alzheimer spirituale; la vanità e la vanagloria; la schizofrenia esistenziale; le chiacchiere, le mormorazioni e i pettegolezzi; il divinizzare i capi; l’indifferenza; la faccia funerea; l’accumulare beni materiali; il vivere in circoli chiusi”.
Ma il Papa non ha risparmiato neanche una severa critica per i cardinali, come Tarcisio Bertone, che sono andati in pensione: “Il tempo del riposo per chi ha terminato la propria missione è necessario. C’è un tempo per ogni cosa”. Con un riferimento anche ai traslochi. “Ricordo quando un giovane gesuita, mentre caricava su di un camion i suoi tanti averi, si sentì dire da un vecchio confratello che lo stava a osservare: ‘Questa sarebbe la cavalleria leggera della Chiesa?’”. Bergoglio non ha nascosto i “peccati” della Curia invitando cardinali e vescovi a prendere esempio dalla “povertà della grotta di Betlemme”. Un appello all’unità nonostante le “diversità delle membra e degli uffici” della Santa Sede perché, ha ricordato il Papa, “uno è lo spirito”. Ma Francesco ha invitato anche tutti i presenti a “chiedere perdono per le mancanze commesse in pensieri, parole, opere e omissioni” durante il 2014 nel servizio alla Chiesa. Senza dimenticare che la Curia “non può vivere senza nutrirsi e senza curarsi, senza avere un rapporto vitale con Cristo”.
Nel lungo e impietoso catalogo delle malattie curiali Francesco ha puntato il dito verso coloro che si sentono “immortali, immuni, e non fanno autocritica”. Uomini che si trasformano in “padroni e si sentono superiori a tutti”. Una sindrome che “deriva spesso dalla patologia del potere, dal narcisismo che guarda la propria immagine e non vede il volto di Dio impresso sui più deboli”. Per il Papa “l’antidoto a questa epidemia è la grazia di sentirci peccatori, di dire siamo servi inutili”. C’è poi la malattia “dell’eccessiva operosità di coloro che si immergono nel lavoro”. Segue “l’impetrimento mentale e spirituale, l’avere il cuore di pietra”. È la malattia di “coloro che strada facendo perdono serenità interiore e si nascondono sotto le carte diventando macchine di pratiche e non uomini di Dio”.
Altra patologia della Curia individuata dal Papa è “l’eccessiva pianificazione e il funzionalismo”, quando si “programma tutto minuziosamente e si crede che così le cose progrediscano, diventando un contabile e un commercialista”. Segue il “mal coordinamento, quando i membri di un’orchestra producono chiasso e non musica perché le diverse membra non collaborano ma ognuno vuole comandare”. Per Francesco bisogna curare anche “l’alzheimer spirituale, la dimenticanza della storia della salvezza, della storia personale con il Signore. Si tratta di un declino progressivo delle facoltà spirituali che vediamo in coloro che dipendono dalle loro passioni, dai loro capricci e dalle loro manie, che costruiscono intorno a sé dei muri e delle abitudini diventando sempre di più schiavi degli idoli che hanno scolpiti con le loro stesse mani”.
Ci sono poi “la vanità e la vanagloria, l’apparenza, l’avere come vero primo obiettivo i colori delle vesti e le insegne delle onorificenze”. Una malattia che per Bergoglio “ci porta a essere uomini e donne falsi e a vivere un falso misticismo e un falso pietismo”. Segue la “schizofrenia esistenziale, una doppia vita frutto dell’ipocrisia del mediocre e del progressivo vuoto spirituale che lauree o titoli accademici non possono colmare”. Ma c’è anche il “terrorismo delle chiacchiere insieme alle mormorazioni e ai pettegolezzi, che si impadroniscono delle persone facendole diventare seminatrici di zizzania e veri e propri omicidi come Satana. In molti casi delle persone vigliacche, che non avendo il coraggio di parlare direttamente, parlano dietro le spalle”. Altra malattia curiale individuata dal Papa è il “divinizzare i capi. Coloro che corteggiano i superiori sperando di ottenere la loro benevolenza. Carrieristi e opportunisti ispirati solo dal proprio fatale egoismo”. Ma per Bergoglio questa malattia potrebbe anche colpire i superiori quando corteggiano i loro collaboratori per averne lealtà e dipendenza. Ma il risultato finale – avverte Francesco – è una vera complicità”.
Bergoglio, dopo il recente crac che ha colpito i frati minori, ha puntato anche il dito contro chi, per “riempire un vuoto esistenziale”, accumula beni materiali “non per necessità ma solo per sentirsi sicuro. Il sudario – ha ribadito il Papa – non ha tasche e tutti i tesori terreni non riempiranno quel vuoto”. Ultimo monito contro chi vive “del profitto mondano, dell’esibizionismo, quando l’apostolo trasforma il suo servizio in potere per ottenere profitti mondani o più potere. Persone che cercano insaziabilmente di moltiplicare poteri e per questo capaci di screditare e diffamare gli altri, persino sui giornali e sulle riviste, per mostrarsi più capaci degli altri.
Il Papa ha concluso il suo lungo esame di coscienza ricordando di aver letto che “i sacerdoti sono come gli aerei che fanno notizia solo quando cadono”. Ma, ha precisato Bergoglio, “ce ne sono tanti che volano. Quanto male potrebbe causare un solo sacerdote che cade a tutto il corpo della Chiesa. Dunque per non cadere in questi giorni chiediamo alla Vergine di sanare le ferite del peccato che ognuno di noi porta e sostenere la Chiesa e la Curia affinché siano sane e risanatrici”. Subito dopo l’incontro con i cardinali e i vescovi, Francesco ha voluto rivolgere, per la prima volta nel suo pontificato, gli auguri natalizi anche a tutti i dipendenti vaticani. Bergoglio ha ringraziamento particolarmente gli italiani, che sono in grande maggioranza nella Città leonina, e “che hanno sempre operato con animo generoso e fedele mettendo al servizio della Santa Sede la loro laboriosità, offrendo alla Chiesa gradi santi che nessuna ombra passeggera della storia potrà offuscare”. E proprio ai dipendenti il Papa ha chiesto perdono per gli “scandali” che ancora ci sono in Vaticano.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/12 ... i/1289390/
In occasione degli auguri di Natale a cardinali e vescovi, Bergoglio condanna i vizi della Curia,
predica povertà e sottolinea come sia dannoso l'accumulo di beni materiali "per riempire un vuoto esistenziale"
“Curatevi dalle vostre malattie per non diventare degli omicidi come Satana”. Durissimo esame di coscienza di Papa Francesco ai cardinali e ai vescovi della Curia romana in occasione dei tradizionali auguri di Natale. Bergoglio (per la prima volta è stato lui ad andare verso ciascun porporato per salutarlo personalmente) ha fatto un vero e proprio “catalogo delle malattie curiali” senza alcuna reticenza. Quindici le patologie individuate da Francesco: “Sentirsi immortali; l’eccessiva operosità; il cuore di pietra; l’eccessiva pianificazione e il funzionalismo; il mal coordinamento; l’alzheimer spirituale; la vanità e la vanagloria; la schizofrenia esistenziale; le chiacchiere, le mormorazioni e i pettegolezzi; il divinizzare i capi; l’indifferenza; la faccia funerea; l’accumulare beni materiali; il vivere in circoli chiusi”.
Ma il Papa non ha risparmiato neanche una severa critica per i cardinali, come Tarcisio Bertone, che sono andati in pensione: “Il tempo del riposo per chi ha terminato la propria missione è necessario. C’è un tempo per ogni cosa”. Con un riferimento anche ai traslochi. “Ricordo quando un giovane gesuita, mentre caricava su di un camion i suoi tanti averi, si sentì dire da un vecchio confratello che lo stava a osservare: ‘Questa sarebbe la cavalleria leggera della Chiesa?’”. Bergoglio non ha nascosto i “peccati” della Curia invitando cardinali e vescovi a prendere esempio dalla “povertà della grotta di Betlemme”. Un appello all’unità nonostante le “diversità delle membra e degli uffici” della Santa Sede perché, ha ricordato il Papa, “uno è lo spirito”. Ma Francesco ha invitato anche tutti i presenti a “chiedere perdono per le mancanze commesse in pensieri, parole, opere e omissioni” durante il 2014 nel servizio alla Chiesa. Senza dimenticare che la Curia “non può vivere senza nutrirsi e senza curarsi, senza avere un rapporto vitale con Cristo”.
Nel lungo e impietoso catalogo delle malattie curiali Francesco ha puntato il dito verso coloro che si sentono “immortali, immuni, e non fanno autocritica”. Uomini che si trasformano in “padroni e si sentono superiori a tutti”. Una sindrome che “deriva spesso dalla patologia del potere, dal narcisismo che guarda la propria immagine e non vede il volto di Dio impresso sui più deboli”. Per il Papa “l’antidoto a questa epidemia è la grazia di sentirci peccatori, di dire siamo servi inutili”. C’è poi la malattia “dell’eccessiva operosità di coloro che si immergono nel lavoro”. Segue “l’impetrimento mentale e spirituale, l’avere il cuore di pietra”. È la malattia di “coloro che strada facendo perdono serenità interiore e si nascondono sotto le carte diventando macchine di pratiche e non uomini di Dio”.
Altra patologia della Curia individuata dal Papa è “l’eccessiva pianificazione e il funzionalismo”, quando si “programma tutto minuziosamente e si crede che così le cose progrediscano, diventando un contabile e un commercialista”. Segue il “mal coordinamento, quando i membri di un’orchestra producono chiasso e non musica perché le diverse membra non collaborano ma ognuno vuole comandare”. Per Francesco bisogna curare anche “l’alzheimer spirituale, la dimenticanza della storia della salvezza, della storia personale con il Signore. Si tratta di un declino progressivo delle facoltà spirituali che vediamo in coloro che dipendono dalle loro passioni, dai loro capricci e dalle loro manie, che costruiscono intorno a sé dei muri e delle abitudini diventando sempre di più schiavi degli idoli che hanno scolpiti con le loro stesse mani”.
Ci sono poi “la vanità e la vanagloria, l’apparenza, l’avere come vero primo obiettivo i colori delle vesti e le insegne delle onorificenze”. Una malattia che per Bergoglio “ci porta a essere uomini e donne falsi e a vivere un falso misticismo e un falso pietismo”. Segue la “schizofrenia esistenziale, una doppia vita frutto dell’ipocrisia del mediocre e del progressivo vuoto spirituale che lauree o titoli accademici non possono colmare”. Ma c’è anche il “terrorismo delle chiacchiere insieme alle mormorazioni e ai pettegolezzi, che si impadroniscono delle persone facendole diventare seminatrici di zizzania e veri e propri omicidi come Satana. In molti casi delle persone vigliacche, che non avendo il coraggio di parlare direttamente, parlano dietro le spalle”. Altra malattia curiale individuata dal Papa è il “divinizzare i capi. Coloro che corteggiano i superiori sperando di ottenere la loro benevolenza. Carrieristi e opportunisti ispirati solo dal proprio fatale egoismo”. Ma per Bergoglio questa malattia potrebbe anche colpire i superiori quando corteggiano i loro collaboratori per averne lealtà e dipendenza. Ma il risultato finale – avverte Francesco – è una vera complicità”.
Bergoglio, dopo il recente crac che ha colpito i frati minori, ha puntato anche il dito contro chi, per “riempire un vuoto esistenziale”, accumula beni materiali “non per necessità ma solo per sentirsi sicuro. Il sudario – ha ribadito il Papa – non ha tasche e tutti i tesori terreni non riempiranno quel vuoto”. Ultimo monito contro chi vive “del profitto mondano, dell’esibizionismo, quando l’apostolo trasforma il suo servizio in potere per ottenere profitti mondani o più potere. Persone che cercano insaziabilmente di moltiplicare poteri e per questo capaci di screditare e diffamare gli altri, persino sui giornali e sulle riviste, per mostrarsi più capaci degli altri.
Il Papa ha concluso il suo lungo esame di coscienza ricordando di aver letto che “i sacerdoti sono come gli aerei che fanno notizia solo quando cadono”. Ma, ha precisato Bergoglio, “ce ne sono tanti che volano. Quanto male potrebbe causare un solo sacerdote che cade a tutto il corpo della Chiesa. Dunque per non cadere in questi giorni chiediamo alla Vergine di sanare le ferite del peccato che ognuno di noi porta e sostenere la Chiesa e la Curia affinché siano sane e risanatrici”. Subito dopo l’incontro con i cardinali e i vescovi, Francesco ha voluto rivolgere, per la prima volta nel suo pontificato, gli auguri natalizi anche a tutti i dipendenti vaticani. Bergoglio ha ringraziamento particolarmente gli italiani, che sono in grande maggioranza nella Città leonina, e “che hanno sempre operato con animo generoso e fedele mettendo al servizio della Santa Sede la loro laboriosità, offrendo alla Chiesa gradi santi che nessuna ombra passeggera della storia potrà offuscare”. E proprio ai dipendenti il Papa ha chiesto perdono per gli “scandali” che ancora ci sono in Vaticano.
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Dovrebbe campare ancora un centinaio d'anni, Francesco, per rimettere in piedi la Chiesa Cattolica che nuovamente era arrivata sul fondo.
Anche l'Italia avrebbe bisogno di un rinnovamento di questo genere.
Anche l'Italia avrebbe bisogno di un rinnovamento di questo genere.
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
La speranza che questo vento di rinnovamento possa scuotere e cambiare profondamente le coscienze e... di conseguenza...camillobenso ha scritto:Dovrebbe campare ancora un centinaio d'anni, Francesco, per rimettere in piedi la Chiesa Cattolica che nuovamente era arrivata sul fondo.
Anche l'Italia avrebbe bisogno di un rinnovamento di questo genere.
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