Mafia Capitale trova terreno fertile nelle larghe intese....
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Mafia Capitale trova terreno fertile nelle larghe intese....
Monica Pasquino Diventa fan
presidente dell'associazione scosse.org
Mafia Capitale trova terreno fertile nelle larghe intese. Ma i cittadini possono (e devono) reagire
Pubblicato: 11/12/2014 15:18
Dopo aver letto le 1228 pagine dell'Ordinanza sulla cosiddetta Mafia Capitale, firmata dal Giudice delle Indagini Preliminari di Roma Flavia Costantini, sono rimasta impietrita per giorni. Quasi allo stesso modo mi ha angosciata l'assenza di parola della sinistra, migliore candidata, oggi, ad avanzare un dibattito e un percorso politico di rottura netta.
E' necessario, infatti, costruire le condizioni e la fiducia per una nuova stagione, che smonti definitivamente il leitmotiv che in tempi di crisi non ci sono risorse economiche; che rilanci il "pubblico" con la sua funzione originaria di garante dell'interesse generale e non di facilitatore della speculazione finanziaria e urbanistica. Quest'ultima, oggi è assai felice della scelta di Matteo Renzi di proporre la candidatura di Roma come città ospitante delle Olimpiadi del 2024.
Prendo subito le distanze da tutti coloro che hanno avuto reticenza a descrivere il sistema emerso a Roma come mafioso, e come mafia non di importazione ma autoctona, per quanto collegata alla 'ndrangheta, e da tutti quelli che si limitano a parlare di "mele marce". L'inchiesta mette in luce un elemento strutturale della classe politica, che baratta favori con tangenti o si adopera per dare autorizzazioni e concessioni in cambio di voti e finanziamenti elettorali.
In Italia abbiamo un sistema di potere politico-finanziario di natura trasversale, convinto che la gestione clientelare fondata sul profitto personale rimanga impunita, forte quanto il delirio di onnipotenza, tanto che non c'è alcuna remora e al telefono si parla con naturalezza delle dinamiche corruttive. Questo sistema tra forza da un vasto e ramificato contesto relazionale e si incarna nella forma mentis di quanti sono convinti che "se rubi tu allora posso farlo anche io". E' un codice culturale con regole, onori e comportamenti quotidiani, che può aumentare al massimo grado la discrezionalità dell'amministrazione. E' una cultura diffusa, priva di equità e giustizia anche quando non genera reati e corruzione, con distorsioni evidenti, come nei tentativi di alcuni di difendersi spiegando che i legami con Buzzi sono dovuti a rapporti di amicizia e informali, cene ed sms confidenziali.
Nelle fasce intermedie della dirigenza politica e nei livelli inferiori dell'amministrazione questo si traduce - spesso - in connivenza, omertà, indifferenza oppure in sciatteria, disaffezione dal proprio lavoro e negligenza.
Eppure, non tutto è compresso. I lavoratori e le lavoratrici sfruttati e sottopagati mentre i loro vertici si arricchivano (ieri in assemblea a Roma), i movimenti sociali e il terzo settore che gode di buona salute, assieme alle forze politiche non coinvolte, hanno davanti una sfida importantissima. L'inchiesta Mafia Capitale ci suggerisce i mali e indirettamente anche quali gli strumenti di prevenzione e contrasto.
Nel Paese abbiamo centinaia di casi simili alla Cooperativa 29 Giugno - l'anno scorso la cooperativa di Salvatore Buzzi ha registrato un margine operativo di quasi 3 milioni, il 48% in più rispetto al 2012 - che si alimentano grazie a una politica che promuove privatizzazioni, esternalizzazione dei servizi, gestione privata dei beni comunitari, dalla manutenzione del verde pubblico all'accoglienza dei migranti, dalla raccolta indifferenziata ai campi rom. Questo anche grazie al fattore di "emergenza" ambientale o sociale, che permette alle stazioni appaltanti di derogare alle procedure di gara con evidenza pubblica per far fronte a fatti imprevedibili che richiedono una risposta rapida, usato però anche per servizi ordinari per i quali non è ravvisabile alcuna urgenza, come la pulizia delle strade o l'assistenza socio-sanitaria.
L'esternalizzazione di ogni servizio e funzione pubblica è sempre più diffusa - con gare a massimo ribasso, criteri poco trasparenti e commissioni di valutazione i cui membri si avvicendano per decenni - e con il ricorso alla legislazione di emergenza. Questo processo ha come effetto la progressiva espropriazione di ogni democrazia di prossimità.
Il settore dei contratti pubblici muove circa il 7% del PIL nazionale, il 16% del PIL europeo e assegna ogni anno in Italia circa 125 mila contratti di importo superiore a 40 mila euro. Secondo le stime di Transparency International del Servizio anticorruzione e trasparenza della Presidenza del Consiglio dei ministri e della Procura generale presso la Corte dei conti, la corruzione costa al sistema economico italiano circa 60 miliardi di euro all'anno.
L'attuale meccanismo di governance allarga il perimetro di azione della cooperazione sociale e stravolge la natura di cooperative e associazioni no profit, come in passato è stato per la cooperazione di produzione/lavoro e le cooperative edilizie.
Per crearne uno diverso da quello che abbiamo visto all'opera nella Capitale occorre rompere le concentrazioni di potere economico, politico e clientelare che nelle città sono note a tutti e serve una trasformazione profonda della classe politica e dell'apparato amministrativo, con la diffusione di costumi non discrezionali né consociativisti. Bisogna avere il coraggio di chiamare i reati con il loro nome e spiegare come e perché questo sistema mafioso trova nelle larghe intese il suo humus più fertile. Occorre una politica che proponga l'internalizzazione dei servizi e una gestione del pubblico fondata sulla partecipazione della cittadinanza - unico vero antidoto alla corruzione.
Allo stesso modo è necessario ridurre il ricorso alle procedure di emergenza, aumentare la trasparenza e la pubblicità nei contratti pubblici, realizzare un sistema di rotazione dei dirigenti pubblici e dei membri delle commissioni di valutazione. Nel terzo settore è evidente la necessità di una regolamentazione che imponga il ricambio dei vertici di cooperative e consorzi, con al massimo due mandati, perché essere nelle cabine di regia per dieci o vent'anni assicura delle rendite di posizioni e avvantaggia la gestione opaca e il malaffare.
Nella storia recente della politica italiana sono pochi a poter svolgere questa trasformazione. La destra, da Berlusconi ad Alemanno non è un interlocutore credibile. Ma il sistema di corruzione, dall'Expo 2015 alla TAV, dallo scandalo del Mose a tante altre grandi opere, coinvolge anche molti esponenti del centrosinistra. Il PD, invaghito di una rottamazione anagrafica e di facciata, aggrava la situazione con i suoi provvedimenti, come nel caso delle deroghe alla disciplina ordinaria contenute nel decreto 'Sblocca Italia', che, secondo Bankitalia, rendono i lavori delle infrastrutture più vulnerabili alla corruzione.
Il movimento 5 stelle, affetto da diversi elementi strutturali di debolezza, e le formazioni che si avvicendano a sinistra, divise al proprio interno, sono le forze politiche che almeno fino ad oggi non risultano coinvolte nel sistema mafioso capitolino.
Nel frattempo Marino consegna i dossier sugli appalti in Procura, ci sono nuovi arresti e l'inchiesta si allarga. A Roma arrivano i commissari esterni con compiti ispettivi per la garanzia negli appalti e il commissariamento del Comune sembra un'ipotesi archiviata.
Rimangono molte ombre da dipanare. La cooperativa 29 giugno ha finanziato con 30 mila euro la campagna elettorale personale di Ignazio Marino, che in totale ammontava a 60.500 euro. Il vicesindaco, Luigi Nieri, di SEL, avrebbe ricevuto 5 mila sui 14 mila complessivamente raccolti (come si può leggere qui) e altri versamenti sono annotati verso eletti del PD e verso gli attuali presidenti del Primo e del Quarto Municipio di Roma.
Dal punto di vista politico, Ignazio Marino ha la legittimità di amministrare la città per un tempo limitato e definito e di portare la città all'approvazione del bilancio. Ma l'attuale Consiglio Comunale non può portare a termine il suo mandato, essendoci stata un'alterazione del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi, e non dovrebbe neanche intervenire nel merito di ingenti opere pubbliche, perché l'Amministrazione capitolina non è al momento in grado di assicurare alla città che i progetti siano privi di irregolarità - oggi nell'ordine dei lavori dell'Assemblea capitolina c'è la delibera sullo stadio della Roma.
La sensazione di giustizia negata che serpeggia tra le strade è tutt'uno con l'astensionismo in crescita e con la rinuncia dei cittadini a esercitare il diritto di voto, consapevoli che si va a votare scegliendo il "meno peggio" tra opachi interessi indistinguibili da un punto di vista ideale e valoriale. Se la sinistra vuole tornare a essere votata dai ceti popolari e non solo dal 5% della classe intellettuale, deve accogliere la sfida che Mafia Capitale le pone, proponendo un dibattito pubblico ed indicando misure e meccanismi per prevenire le dinamiche corruttive nella politica e nell'amministrazione.
Molti comitati di cittadini, movimenti sociali, media indipendenti e associazioni no profit avevano scoperto e denunciato prima della magistratura alcune delle magagne emerse, così come era noto che negli ultimi anni i costi degli appalti e delle esternalizzazioni fossero triplicati in AMA e ATAC. Questa coalizione sociale, sofferente per l'attuale contrazione degli spazi di democrazia, assieme alle decine di migliaia di persone oneste che lavorano per il Comune (70mila tra dipendenti pubblici, appalti e convenzioni a privati), con il sostegno delle forze politiche ancora credibili, devono avviare un percorso comune di lotta contro il sistema mafioso che ci attanaglia e di costruzione di una nuova stagione, rispondendo alla sfida che Mafia Capitale pone alla città e ai suoi abitanti.
presidente dell'associazione scosse.org
Mafia Capitale trova terreno fertile nelle larghe intese. Ma i cittadini possono (e devono) reagire
Pubblicato: 11/12/2014 15:18
Dopo aver letto le 1228 pagine dell'Ordinanza sulla cosiddetta Mafia Capitale, firmata dal Giudice delle Indagini Preliminari di Roma Flavia Costantini, sono rimasta impietrita per giorni. Quasi allo stesso modo mi ha angosciata l'assenza di parola della sinistra, migliore candidata, oggi, ad avanzare un dibattito e un percorso politico di rottura netta.
E' necessario, infatti, costruire le condizioni e la fiducia per una nuova stagione, che smonti definitivamente il leitmotiv che in tempi di crisi non ci sono risorse economiche; che rilanci il "pubblico" con la sua funzione originaria di garante dell'interesse generale e non di facilitatore della speculazione finanziaria e urbanistica. Quest'ultima, oggi è assai felice della scelta di Matteo Renzi di proporre la candidatura di Roma come città ospitante delle Olimpiadi del 2024.
Prendo subito le distanze da tutti coloro che hanno avuto reticenza a descrivere il sistema emerso a Roma come mafioso, e come mafia non di importazione ma autoctona, per quanto collegata alla 'ndrangheta, e da tutti quelli che si limitano a parlare di "mele marce". L'inchiesta mette in luce un elemento strutturale della classe politica, che baratta favori con tangenti o si adopera per dare autorizzazioni e concessioni in cambio di voti e finanziamenti elettorali.
In Italia abbiamo un sistema di potere politico-finanziario di natura trasversale, convinto che la gestione clientelare fondata sul profitto personale rimanga impunita, forte quanto il delirio di onnipotenza, tanto che non c'è alcuna remora e al telefono si parla con naturalezza delle dinamiche corruttive. Questo sistema tra forza da un vasto e ramificato contesto relazionale e si incarna nella forma mentis di quanti sono convinti che "se rubi tu allora posso farlo anche io". E' un codice culturale con regole, onori e comportamenti quotidiani, che può aumentare al massimo grado la discrezionalità dell'amministrazione. E' una cultura diffusa, priva di equità e giustizia anche quando non genera reati e corruzione, con distorsioni evidenti, come nei tentativi di alcuni di difendersi spiegando che i legami con Buzzi sono dovuti a rapporti di amicizia e informali, cene ed sms confidenziali.
Nelle fasce intermedie della dirigenza politica e nei livelli inferiori dell'amministrazione questo si traduce - spesso - in connivenza, omertà, indifferenza oppure in sciatteria, disaffezione dal proprio lavoro e negligenza.
Eppure, non tutto è compresso. I lavoratori e le lavoratrici sfruttati e sottopagati mentre i loro vertici si arricchivano (ieri in assemblea a Roma), i movimenti sociali e il terzo settore che gode di buona salute, assieme alle forze politiche non coinvolte, hanno davanti una sfida importantissima. L'inchiesta Mafia Capitale ci suggerisce i mali e indirettamente anche quali gli strumenti di prevenzione e contrasto.
Nel Paese abbiamo centinaia di casi simili alla Cooperativa 29 Giugno - l'anno scorso la cooperativa di Salvatore Buzzi ha registrato un margine operativo di quasi 3 milioni, il 48% in più rispetto al 2012 - che si alimentano grazie a una politica che promuove privatizzazioni, esternalizzazione dei servizi, gestione privata dei beni comunitari, dalla manutenzione del verde pubblico all'accoglienza dei migranti, dalla raccolta indifferenziata ai campi rom. Questo anche grazie al fattore di "emergenza" ambientale o sociale, che permette alle stazioni appaltanti di derogare alle procedure di gara con evidenza pubblica per far fronte a fatti imprevedibili che richiedono una risposta rapida, usato però anche per servizi ordinari per i quali non è ravvisabile alcuna urgenza, come la pulizia delle strade o l'assistenza socio-sanitaria.
L'esternalizzazione di ogni servizio e funzione pubblica è sempre più diffusa - con gare a massimo ribasso, criteri poco trasparenti e commissioni di valutazione i cui membri si avvicendano per decenni - e con il ricorso alla legislazione di emergenza. Questo processo ha come effetto la progressiva espropriazione di ogni democrazia di prossimità.
Il settore dei contratti pubblici muove circa il 7% del PIL nazionale, il 16% del PIL europeo e assegna ogni anno in Italia circa 125 mila contratti di importo superiore a 40 mila euro. Secondo le stime di Transparency International del Servizio anticorruzione e trasparenza della Presidenza del Consiglio dei ministri e della Procura generale presso la Corte dei conti, la corruzione costa al sistema economico italiano circa 60 miliardi di euro all'anno.
L'attuale meccanismo di governance allarga il perimetro di azione della cooperazione sociale e stravolge la natura di cooperative e associazioni no profit, come in passato è stato per la cooperazione di produzione/lavoro e le cooperative edilizie.
Per crearne uno diverso da quello che abbiamo visto all'opera nella Capitale occorre rompere le concentrazioni di potere economico, politico e clientelare che nelle città sono note a tutti e serve una trasformazione profonda della classe politica e dell'apparato amministrativo, con la diffusione di costumi non discrezionali né consociativisti. Bisogna avere il coraggio di chiamare i reati con il loro nome e spiegare come e perché questo sistema mafioso trova nelle larghe intese il suo humus più fertile. Occorre una politica che proponga l'internalizzazione dei servizi e una gestione del pubblico fondata sulla partecipazione della cittadinanza - unico vero antidoto alla corruzione.
Allo stesso modo è necessario ridurre il ricorso alle procedure di emergenza, aumentare la trasparenza e la pubblicità nei contratti pubblici, realizzare un sistema di rotazione dei dirigenti pubblici e dei membri delle commissioni di valutazione. Nel terzo settore è evidente la necessità di una regolamentazione che imponga il ricambio dei vertici di cooperative e consorzi, con al massimo due mandati, perché essere nelle cabine di regia per dieci o vent'anni assicura delle rendite di posizioni e avvantaggia la gestione opaca e il malaffare.
Nella storia recente della politica italiana sono pochi a poter svolgere questa trasformazione. La destra, da Berlusconi ad Alemanno non è un interlocutore credibile. Ma il sistema di corruzione, dall'Expo 2015 alla TAV, dallo scandalo del Mose a tante altre grandi opere, coinvolge anche molti esponenti del centrosinistra. Il PD, invaghito di una rottamazione anagrafica e di facciata, aggrava la situazione con i suoi provvedimenti, come nel caso delle deroghe alla disciplina ordinaria contenute nel decreto 'Sblocca Italia', che, secondo Bankitalia, rendono i lavori delle infrastrutture più vulnerabili alla corruzione.
Il movimento 5 stelle, affetto da diversi elementi strutturali di debolezza, e le formazioni che si avvicendano a sinistra, divise al proprio interno, sono le forze politiche che almeno fino ad oggi non risultano coinvolte nel sistema mafioso capitolino.
Nel frattempo Marino consegna i dossier sugli appalti in Procura, ci sono nuovi arresti e l'inchiesta si allarga. A Roma arrivano i commissari esterni con compiti ispettivi per la garanzia negli appalti e il commissariamento del Comune sembra un'ipotesi archiviata.
Rimangono molte ombre da dipanare. La cooperativa 29 giugno ha finanziato con 30 mila euro la campagna elettorale personale di Ignazio Marino, che in totale ammontava a 60.500 euro. Il vicesindaco, Luigi Nieri, di SEL, avrebbe ricevuto 5 mila sui 14 mila complessivamente raccolti (come si può leggere qui) e altri versamenti sono annotati verso eletti del PD e verso gli attuali presidenti del Primo e del Quarto Municipio di Roma.
Dal punto di vista politico, Ignazio Marino ha la legittimità di amministrare la città per un tempo limitato e definito e di portare la città all'approvazione del bilancio. Ma l'attuale Consiglio Comunale non può portare a termine il suo mandato, essendoci stata un'alterazione del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi, e non dovrebbe neanche intervenire nel merito di ingenti opere pubbliche, perché l'Amministrazione capitolina non è al momento in grado di assicurare alla città che i progetti siano privi di irregolarità - oggi nell'ordine dei lavori dell'Assemblea capitolina c'è la delibera sullo stadio della Roma.
La sensazione di giustizia negata che serpeggia tra le strade è tutt'uno con l'astensionismo in crescita e con la rinuncia dei cittadini a esercitare il diritto di voto, consapevoli che si va a votare scegliendo il "meno peggio" tra opachi interessi indistinguibili da un punto di vista ideale e valoriale. Se la sinistra vuole tornare a essere votata dai ceti popolari e non solo dal 5% della classe intellettuale, deve accogliere la sfida che Mafia Capitale le pone, proponendo un dibattito pubblico ed indicando misure e meccanismi per prevenire le dinamiche corruttive nella politica e nell'amministrazione.
Molti comitati di cittadini, movimenti sociali, media indipendenti e associazioni no profit avevano scoperto e denunciato prima della magistratura alcune delle magagne emerse, così come era noto che negli ultimi anni i costi degli appalti e delle esternalizzazioni fossero triplicati in AMA e ATAC. Questa coalizione sociale, sofferente per l'attuale contrazione degli spazi di democrazia, assieme alle decine di migliaia di persone oneste che lavorano per il Comune (70mila tra dipendenti pubblici, appalti e convenzioni a privati), con il sostegno delle forze politiche ancora credibili, devono avviare un percorso comune di lotta contro il sistema mafioso che ci attanaglia e di costruzione di una nuova stagione, rispondendo alla sfida che Mafia Capitale pone alla città e ai suoi abitanti.
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Re: Mafia Capitale trova terreno fertile nelle larghe intese
I vescovi a Napolitano: “Un politico corrotto
è più eversivo di un antipolitico onesto”
Monsignor Bregantini, uno dei responsabili Cei, commenta il monito del Colle e chiede trasparenza
BLOG GOMEZ – PAROLE DI BUON SENSO CHE SUONANO RIVOLUZIONARIE. E RE GIORGIO E’ NUDO
La stroncatura al capo dello Stato, che mercoledì si era schierato contro la “antipolitica che è patologia eversiva”, arriva da un esponente di spicco della Conferenza episcopale italiana. “Corruzione e antipolitica sono il risultato della mancanza di etica all’interno della politica”, spiega a Radio Vaticana monsignor Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso e presidente della Commissione Cei per gli affari sociali e il lavoro. “Corruzione e antipolitica sono il medesimo risultato tristedell’assenza di etica”
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/12 ... a/1267455/
È la cattiva politica che genera l'antipolitica. NON viceverso.
Perchè meravigliarsi dell'esternazione di Brigantino?
Penso che un vescovo cristiano non può che esprimersi così.
è più eversivo di un antipolitico onesto”
Monsignor Bregantini, uno dei responsabili Cei, commenta il monito del Colle e chiede trasparenza
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La stroncatura al capo dello Stato, che mercoledì si era schierato contro la “antipolitica che è patologia eversiva”, arriva da un esponente di spicco della Conferenza episcopale italiana. “Corruzione e antipolitica sono il risultato della mancanza di etica all’interno della politica”, spiega a Radio Vaticana monsignor Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso e presidente della Commissione Cei per gli affari sociali e il lavoro. “Corruzione e antipolitica sono il medesimo risultato tristedell’assenza di etica”
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/12 ... a/1267455/
È la cattiva politica che genera l'antipolitica. NON viceverso.
Perchè meravigliarsi dell'esternazione di Brigantino?
Penso che un vescovo cristiano non può che esprimersi così.
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Re: Mafia Capitale trova terreno fertile nelle larghe intese
Leggiamo da Repubblica riportiamo quanto scritto dalla giornalista Giovanna Vitale sul quotidiano cartaceo di questa mattina:
Pacchetti di tessere comprate in bianco dai capibastone e restituite compilate, come e da chi però non si sa. Code di extracomunitari ai seggi delle primarie. Pulmini di anziani prelevati dai centri ricreativi e ricompensati con buste alimentari. Soldi distribuiti fuori dai circoli per incentivare il voto. Congressi finiti a insulti e spintoni, e la polizia che arriva a sirene spiegate.
Benvenuti nel meraviglioso mondo del Pd Roma. L'azionista di maggioranza della giunta Marino commissariato da Matteo Renzi. Ché non fosse stato per il procuratore Pignatone, forse, si sarebbe continuato a chiudere un occhio, anzi tutti e due: sulle iscrizioni gonfiate, i maneggi dei signori delle tessere, l'inquinamento di un partito che di democratico ha soltanto il nome, condizionato com'è dai vari Kim Jong-un di quartiere che a botte da migliaia di euro spostano consensi, ricattano segreterie locali, controllano pezzi di istituzioni. Un gioco borderline, di certo pericoloso. Ormai smascherato dalle inchieste giudiziarie.
http://www.tzetze.it/redazione/2014/12/ ... index.html
---------
Ciao
Paolo11
Pacchetti di tessere comprate in bianco dai capibastone e restituite compilate, come e da chi però non si sa. Code di extracomunitari ai seggi delle primarie. Pulmini di anziani prelevati dai centri ricreativi e ricompensati con buste alimentari. Soldi distribuiti fuori dai circoli per incentivare il voto. Congressi finiti a insulti e spintoni, e la polizia che arriva a sirene spiegate.
Benvenuti nel meraviglioso mondo del Pd Roma. L'azionista di maggioranza della giunta Marino commissariato da Matteo Renzi. Ché non fosse stato per il procuratore Pignatone, forse, si sarebbe continuato a chiudere un occhio, anzi tutti e due: sulle iscrizioni gonfiate, i maneggi dei signori delle tessere, l'inquinamento di un partito che di democratico ha soltanto il nome, condizionato com'è dai vari Kim Jong-un di quartiere che a botte da migliaia di euro spostano consensi, ricattano segreterie locali, controllano pezzi di istituzioni. Un gioco borderline, di certo pericoloso. Ormai smascherato dalle inchieste giudiziarie.
http://www.tzetze.it/redazione/2014/12/ ... index.html
---------
Ciao
Paolo11
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Re: Mafia Capitale trova terreno fertile nelle larghe intese
erding ha scritto:I vescovi a Napolitano: “Un politico corrotto
è più eversivo di un antipolitico onesto”
Monsignor Bregantini, uno dei responsabili Cei, commenta il monito del Colle e chiede trasparenza
BLOG GOMEZ – PAROLE DI BUON SENSO CHE SUONANO RIVOLUZIONARIE. E RE GIORGIO E’ NUDO
La stroncatura al capo dello Stato, che mercoledì si era schierato contro la “antipolitica che è patologia eversiva”, arriva da un esponente di spicco della Conferenza episcopale italiana. “Corruzione e antipolitica sono il risultato della mancanza di etica all’interno della politica”, spiega a Radio Vaticana monsignor Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso e presidente della Commissione Cei per gli affari sociali e il lavoro. “Corruzione e antipolitica sono il medesimo risultato tristedell’assenza di etica”
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/12 ... a/1267455/
È la cattiva politica che genera l'antipolitica. NON viceverso.
Perchè meravigliarsi dell'esternazione di Brigantino?
Penso che un vescovo cristiano non può che esprimersi così.
Diciamo che con quest'ultimo atto si suggella che lo Stato italiano è allo sbando. Non abbiamo più riferimenti.
Neppure nella figura del Capo dello Stato, ripreso giustamente da monsignor Bregantini, in termini di valori assoluti ( in termini relativi decisamente meno in quanto la Chiesa Cattolica ha ancora molto da farsi rimproverare)
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- Iscritto il: 21/02/2012, 22:55
Re: Mafia Capitale trova terreno fertile nelle larghe intese
( in termini relativi decisamente meno in quanto la Chiesa Cattolica ha ancora molto da farsi rimproverare)
la gerarchia clericale... senza alcun dubbio!
la gerarchia clericale... senza alcun dubbio!
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Mafia Capitale trova terreno fertile nelle larghe intese
Presunti indecenti
(Marco Travaglio).
13/12/2014 di triskel182
Buzzi
A maggio, nel suo forum con Il Fatto, Matteo Renzi rispose sui quattro inquisiti del Pd promossi sottosegretari e su quelli candidati al Parlamento europeo: “Per me, finché non sei condannato, sei innocente. Io sono su posizioni diametralmente opposte a voi. Non cambierò mai idea su una persona in base a un avviso di garanzia. Difendo la presunzione di non colpevolezza, in questo sono più fedele alla Costituzione di voi. Poi, se uno è condannato, se ne va”.
Ora, dinanzi allo scandalo Mafia Capitale, che aggiunge mafiosi, terroristi neri, cravattari, spacciatori, professionisti della violenza alla formazione-tipo del malaffare, il premier sembra vacillare.
È troppo presuntuoso per ammetterlo, ma basta sentirlo parlare: “Fuori i ladri dalla politica” è una frase che, alla luce della presunzione di non colpevolezza come la intende lui, pare un tantino azzardata.
Andrebbe pronunciata fra una decina d’anni (se basteranno), dopo la Cassazione: ora siamo appena agli avvisi di garanzia e alle misure cautelari, neppure ancora confermate dal Riesame.
Eppure Renzi legge le carte con le intercettazioni e dice “ladri”. Come qualunque cittadino dotato di media intelligenza.
Poi però si ricorda delle sue interviste e dei suoi inquisiti (a cui si sono aggiunti il neogovernatore Bonaccini e diversi neoconsiglieri emiliani e calabresi) e mette una toppa peggiore del buco: “Subito i processi”.
Pura propaganda, con un’indagine così complessa ancora in corso e con un sistema farraginoso come il nostro. Ma anche una resa incondizionata al potere giudiziario di un presunto primatista della politica: come se non bastasse quel che emerge dalle intercettazioni per farsi un’idea di certi politici e decidere di conseguenza (politicamente, non giudiziariamente).
Non c’è niente da fare: pare proprio che nemmeno un premier giovane e sveglio come lui riesca a divincolarsi dalle fumisterie e dalle tartuferie della vecchia politica, che da sempre usa la presunzione d’innocenza come l’ultimo rifugio delle canaglie: un gargarismo utilissimo per buttare la palla in tribuna e sfuggire fino alle calende greche alle proprie responsabilità dinanzi alle indecenze emerse da questa o quell’indagine.
Se un politico o un pubblico amministratore è indagato perché filmato o intercettato o immortalato da una contabile bancaria a incassare mazzette, non dev’essere dimissionato perché è indagato, ma per i fatti gravi che lo rendono un potenziale, probabile corrotto.
Magari quei fatti, al terzo grado di giudizio, non basteranno per condannarlo.
Oppure la mannaia della prescrizione calerà prima.
Ma è giusto che la soglia probatoria richiesta per mandarlo in galera sia molto più alta di quella necessaria per lasciarlo a casa. Altrimenti, siccome Carminati, Buzzi e pure la mamma di Loris sono solo indagati dunque innocenti, perché non portiamo al governo o in Parlamento anche loro, poi quando arriva la Cassazione ne riparliamo?
Viceversa: se, per assurdo, 10 o 20 anni fa un leader di sinistra avesse fatto quel che abbiamo fatto noi, cioè avesse letto le carte, guardato i fatti e poi chiamato “delinquenti” Berlusconi, Previti e Dell’Utri senz’aspettare la Cassazione (oggi son buoni tutti), si sarebbe beccato anche lui decine di querele e cause civili, e da allora sarebbe imputato a vita per diffamazione: ma avrebbe migliorato la propria reputazione e nessuno si sarebbe mai sognato di chiederne le dimissioni. Un politico vero, per dare un giudizio e prendere una decisione (subito, non dopo la Cassazione), non guarda i registri degli indagati e i dispositivi delle sentenze: legge gli atti, valuta i fatti e poi decide se i protagonisti sono degni di restare al loro posto o meno. Se poi proprio non capisce, chieda una consulenza ad Antonio Mancini, il pentito della Magliana intervistato dal Fatto e da Announo.
L’altroieri Mancini ricordava che Carminati era imputato a Perugia con Andreotti per il delitto Pecorelli. Sandro Ruotolo obiettava: “Ma poi la Cassazione li ha assolti”. E Mancini: “Sapesse quante volte hanno assolto me!”. Un genio.
Da Il Fatto Quotidiano del 13/12/2014.
(Marco Travaglio).
13/12/2014 di triskel182
Buzzi
A maggio, nel suo forum con Il Fatto, Matteo Renzi rispose sui quattro inquisiti del Pd promossi sottosegretari e su quelli candidati al Parlamento europeo: “Per me, finché non sei condannato, sei innocente. Io sono su posizioni diametralmente opposte a voi. Non cambierò mai idea su una persona in base a un avviso di garanzia. Difendo la presunzione di non colpevolezza, in questo sono più fedele alla Costituzione di voi. Poi, se uno è condannato, se ne va”.
Ora, dinanzi allo scandalo Mafia Capitale, che aggiunge mafiosi, terroristi neri, cravattari, spacciatori, professionisti della violenza alla formazione-tipo del malaffare, il premier sembra vacillare.
È troppo presuntuoso per ammetterlo, ma basta sentirlo parlare: “Fuori i ladri dalla politica” è una frase che, alla luce della presunzione di non colpevolezza come la intende lui, pare un tantino azzardata.
Andrebbe pronunciata fra una decina d’anni (se basteranno), dopo la Cassazione: ora siamo appena agli avvisi di garanzia e alle misure cautelari, neppure ancora confermate dal Riesame.
Eppure Renzi legge le carte con le intercettazioni e dice “ladri”. Come qualunque cittadino dotato di media intelligenza.
Poi però si ricorda delle sue interviste e dei suoi inquisiti (a cui si sono aggiunti il neogovernatore Bonaccini e diversi neoconsiglieri emiliani e calabresi) e mette una toppa peggiore del buco: “Subito i processi”.
Pura propaganda, con un’indagine così complessa ancora in corso e con un sistema farraginoso come il nostro. Ma anche una resa incondizionata al potere giudiziario di un presunto primatista della politica: come se non bastasse quel che emerge dalle intercettazioni per farsi un’idea di certi politici e decidere di conseguenza (politicamente, non giudiziariamente).
Non c’è niente da fare: pare proprio che nemmeno un premier giovane e sveglio come lui riesca a divincolarsi dalle fumisterie e dalle tartuferie della vecchia politica, che da sempre usa la presunzione d’innocenza come l’ultimo rifugio delle canaglie: un gargarismo utilissimo per buttare la palla in tribuna e sfuggire fino alle calende greche alle proprie responsabilità dinanzi alle indecenze emerse da questa o quell’indagine.
Se un politico o un pubblico amministratore è indagato perché filmato o intercettato o immortalato da una contabile bancaria a incassare mazzette, non dev’essere dimissionato perché è indagato, ma per i fatti gravi che lo rendono un potenziale, probabile corrotto.
Magari quei fatti, al terzo grado di giudizio, non basteranno per condannarlo.
Oppure la mannaia della prescrizione calerà prima.
Ma è giusto che la soglia probatoria richiesta per mandarlo in galera sia molto più alta di quella necessaria per lasciarlo a casa. Altrimenti, siccome Carminati, Buzzi e pure la mamma di Loris sono solo indagati dunque innocenti, perché non portiamo al governo o in Parlamento anche loro, poi quando arriva la Cassazione ne riparliamo?
Viceversa: se, per assurdo, 10 o 20 anni fa un leader di sinistra avesse fatto quel che abbiamo fatto noi, cioè avesse letto le carte, guardato i fatti e poi chiamato “delinquenti” Berlusconi, Previti e Dell’Utri senz’aspettare la Cassazione (oggi son buoni tutti), si sarebbe beccato anche lui decine di querele e cause civili, e da allora sarebbe imputato a vita per diffamazione: ma avrebbe migliorato la propria reputazione e nessuno si sarebbe mai sognato di chiederne le dimissioni. Un politico vero, per dare un giudizio e prendere una decisione (subito, non dopo la Cassazione), non guarda i registri degli indagati e i dispositivi delle sentenze: legge gli atti, valuta i fatti e poi decide se i protagonisti sono degni di restare al loro posto o meno. Se poi proprio non capisce, chieda una consulenza ad Antonio Mancini, il pentito della Magliana intervistato dal Fatto e da Announo.
L’altroieri Mancini ricordava che Carminati era imputato a Perugia con Andreotti per il delitto Pecorelli. Sandro Ruotolo obiettava: “Ma poi la Cassazione li ha assolti”. E Mancini: “Sapesse quante volte hanno assolto me!”. Un genio.
Da Il Fatto Quotidiano del 13/12/2014.
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Re: Mafia Capitale trova terreno fertile nelle larghe intese
da www.L'Altra Europa
CONFERENZA STAMPA DEL SOCIALE A ROMA
Soc!al Pr!de
Questa mattina si è svolta la conferenza stampa del sociale a Roma che ha visto riunite diverse sigle del mondo della cooperazione, del terzo settore e del volontariato. Nella conferenza si è denunciato il clima di consociativismo che ha provocato la degenerazione del sistema di potere, fino alla rappresentazione che ci consegna la magistratura, sulla spartizione della torta dell’ intervento sociale e non solo a Roma. In particolare tutte le attività rivolte alle tossicodipendenze sono state di fatto consegnate alle coop sociali e all’associazionismo di destra con la presenza ingombrante di Integra coop. sociale, come abbiamo denunciato nel 2012 con il dossier “La cricca di Alemanno e Rampelli”. Il Social Pride ha inoltre proiettato in anteprima esclusiva, la video inchiesta sullo stato di degrado e totale abbandono in cui versa la comunità terapeutica di Roma Capitale situata a Città della Pieve, dopo un anno e mezzo di gestione dalla suddetta Integra e Ceis.
La stessa Integra coop. sociale è stata artefice insieme alla coop. 29 Giugno di Salvatore Buzzi dell’espulsione delle precedenti esperienze di altra economia dalla C.A.E ( Città dell’ altra economia) con la conseguente presa in gestione (7 agosto 2012). Nonostante le nostre denunce, le amministrazioni locali e i partiti hanno continuato a dare riconoscimenti alla C.A.E compresi finanziamenti pubblici. La C.A.E., che doveva diventare un polo innovativo all’ avanguardia sia per produzione che per economie, di fatto non ha prodotto nessun cambiamento. Tanto è che il complesso si presenta tale e quale al 2012. Sorge un chiaro dubbio sulle procedure di affidamento e soprattutto sulle funzioni che la C.A.E. doveva ricoprire nelle strategie di “Mafia Capitale”.
Nella conferenza si è inoltre denunciato l’oscura vicenda del “Piano Nomadi” della Giunta Alemanno/Belviso, che l’attuale Prefetto di Roma era stato chiamato a gestire.
Dove sono finiti i circa 30 milioni di euro per il “piano nomadi”? E’ vero che la costruzione del campo de la Barbuta è costato circa 10 milioni di euro a fronte di una spesa di un milione e mezzo del campo di Salone? A quali ditte è stata affidata la ristrutturazione e con quali procedure? Che ruolo ha giocato il commissario della Croce Rossa Francesco Rocca in tutta questa vicenda? Francesco Rocca risulta infatti partecipante alla cena del 5 aprile 2011, presso un noto ristorante romano in via Appia Antica, insieme a buona parte dei membri della giunta Alemanno e allo staff di Legacoop Lazio. ( foto pubblicate dal quotidiano on line Cinque- quotidiano)
Questi fatti, già da noi denunciati nel 2012, trovano una conferma nell’ attuale inchiesta giudiziaria che è andata ben oltre le nostre asserzioni e denunce pubbliche.
Per quanto ci riguarda è necessario riscrivere un nuovo patto sociale della città, un nuovo statuto costitutivo per rigenerare Roma e rigenerare il Welfare cambiando radicalmente l’indirizzo delle attuali politiche sociali ancora intrise di interventi emergenziali e assistenziali.
Roma 11 dicembre ’14
CONFERENZA STAMPA DEL SOCIALE A ROMA
Soc!al Pr!de
Questa mattina si è svolta la conferenza stampa del sociale a Roma che ha visto riunite diverse sigle del mondo della cooperazione, del terzo settore e del volontariato. Nella conferenza si è denunciato il clima di consociativismo che ha provocato la degenerazione del sistema di potere, fino alla rappresentazione che ci consegna la magistratura, sulla spartizione della torta dell’ intervento sociale e non solo a Roma. In particolare tutte le attività rivolte alle tossicodipendenze sono state di fatto consegnate alle coop sociali e all’associazionismo di destra con la presenza ingombrante di Integra coop. sociale, come abbiamo denunciato nel 2012 con il dossier “La cricca di Alemanno e Rampelli”. Il Social Pride ha inoltre proiettato in anteprima esclusiva, la video inchiesta sullo stato di degrado e totale abbandono in cui versa la comunità terapeutica di Roma Capitale situata a Città della Pieve, dopo un anno e mezzo di gestione dalla suddetta Integra e Ceis.
La stessa Integra coop. sociale è stata artefice insieme alla coop. 29 Giugno di Salvatore Buzzi dell’espulsione delle precedenti esperienze di altra economia dalla C.A.E ( Città dell’ altra economia) con la conseguente presa in gestione (7 agosto 2012). Nonostante le nostre denunce, le amministrazioni locali e i partiti hanno continuato a dare riconoscimenti alla C.A.E compresi finanziamenti pubblici. La C.A.E., che doveva diventare un polo innovativo all’ avanguardia sia per produzione che per economie, di fatto non ha prodotto nessun cambiamento. Tanto è che il complesso si presenta tale e quale al 2012. Sorge un chiaro dubbio sulle procedure di affidamento e soprattutto sulle funzioni che la C.A.E. doveva ricoprire nelle strategie di “Mafia Capitale”.
Nella conferenza si è inoltre denunciato l’oscura vicenda del “Piano Nomadi” della Giunta Alemanno/Belviso, che l’attuale Prefetto di Roma era stato chiamato a gestire.
Dove sono finiti i circa 30 milioni di euro per il “piano nomadi”? E’ vero che la costruzione del campo de la Barbuta è costato circa 10 milioni di euro a fronte di una spesa di un milione e mezzo del campo di Salone? A quali ditte è stata affidata la ristrutturazione e con quali procedure? Che ruolo ha giocato il commissario della Croce Rossa Francesco Rocca in tutta questa vicenda? Francesco Rocca risulta infatti partecipante alla cena del 5 aprile 2011, presso un noto ristorante romano in via Appia Antica, insieme a buona parte dei membri della giunta Alemanno e allo staff di Legacoop Lazio. ( foto pubblicate dal quotidiano on line Cinque- quotidiano)
Questi fatti, già da noi denunciati nel 2012, trovano una conferma nell’ attuale inchiesta giudiziaria che è andata ben oltre le nostre asserzioni e denunce pubbliche.
Per quanto ci riguarda è necessario riscrivere un nuovo patto sociale della città, un nuovo statuto costitutivo per rigenerare Roma e rigenerare il Welfare cambiando radicalmente l’indirizzo delle attuali politiche sociali ancora intrise di interventi emergenziali e assistenziali.
Roma 11 dicembre ’14
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Re: Mafia Capitale trova terreno fertile nelle larghe intese
I MANDANTI DEL MONDO DI MEZZO
(Furio Colombo).
14/12/2014 di triskel182
Carminati non basta Chi dirige Mafia Capitale?.
Primo, non esiste il futuro. Non c’è niente che verrà e niente da aspettare.
C’è gente che ha capito che o si vive adesso (e si comanda adesso, si esercita la forza o il privilegio o l’arbitrio, adesso) o non ci sarà un secondo tempo.
Adesso vuol dire qui, subito, con ogni mezzo, dall’espediente truffaldino al delitto.
Secondo. Il mondo è cambiato. È cambiata la politica. La politica è un lavoro triste, ben pagato, guidato a strappi (cambiamenti improvvisi ) da altri poteri, che a volte neppure conosci (meglio dire: neppure immagini), sottoposto a due tipi di umiliazioni: dentro la politica, perché non sai in nome di quale autorevolezza, strategia o ragione qualcuno ti dà ordini perentori, contraddicendo la Costituzione che ti vorrebbe “libero da mandato”.
E fuori dalla politica perché ti raggiungono richieste non negoziabili (e vistate dal partito di appartenenza) di cui forse vedi e forse non vedi (o non vuoi vedere) il rischio illegale, dato che è implicitamente previsto un premio, che è prima di tutto l’accettazione nel gruppo “giusto”, quello nel quale si scelgono le “persone giuste”.
Se non rispondi, hai chiuso, non conti niente. E raggiungi subito un limbo nel quale siedono molti politici per molti anni, dimenticati.
Non ha nulla a che fare con il famoso e mitico “gruppo misto” dove vanno sia gli onesti incerti, sia coloro che si muovono verso il mercato.
Quel limbo significa che non cerchi, non vieni cercato, non stringi mai le mani sbagliate, ma neppure le mani giuste.
Sei fuori, e basterà aspettare la fine del mandato.
Ti resta, come Pollicino nel bosco, la possibilità di lasciare sul sentiero qualche clamoroso voto contrario a qualche accordo esageratamente indecente (vedi Trattato di eterna amicizia con la Libia che contiene molto danaro, molti impegni costosi e non chiari, e viene votato dal Parlamento italiano con una mai spiegata unanimità).
Ma lo fai solo per lasciare almeno una traccia. Però è bene ricordare che le peggiori decisioni parlamentari e le più legate a ordini ricevuti da un ignoto “fuori” dalla politica, e diretti a disciplinati parlamentari, sono nascoste dentro emendamenti e commi di leggi del tutto incomprensibili, e commentate e discusse, e magari lodate, anche da esperti perbene.
TERZO. Dunque il marcio può essere nella politica, che però non è il potere (qualunque cosa sia e comunque lo si voglia descrivere o teorizzare).
La verifica è semplice. Cominciamo dal livello locale. I sindaci sono ostaggi che camminano per tutto il tempo su un asse di equilibrio da cui possono cadere per errore umano (come tenere aperte le scuole il giorno dell’alluvione) o per complotto politico.
Nove volte su dieci il complotto non è politico (come lo sarebbe uno scontro fra visioni politiche di personaggi forti e incompatibili).
È una vendetta per impegno preso (o imposto) e non mantenuto. O perché qualcuno, altrove, ha cambiato idea. I presidenti di Regione vivono una brutta vita dello stesso tipo. È vero che cominciano male. Invece di presentarsi con un programma semplice e condiviso fondato sugli interessi dei cittadini, sono molto presto impegnati in progetti sconosciuti e incomprensibili che a volte hanno l’apparenza del grande balzo in avanti (le metropolitane, le tangenziali, le “grandi opere”), più spesso di fatti misteriosi, parti di più vasti progetti misteriosi.
Per fare un esempio: la chiusura improvvisa (un mese di preavviso) dell’antico e vasto ospedale San Giacomo, unico e attivissimo ente ospedaliero nel centro storico di Roma, cancellato di colpo dopo lunga, accurata e costosissima modernizzazione degli impianti, senza una spiegazione, da un presidente che poi è stato vittima di un violento bullismo, allo stesso tempo istituzionale e illegale, forse con mandanti autorevoli, mai spiegato.
Ordini non eseguiti? Uno sgarro? È la vita della Regione. Quarto. Poi si arriva al potere esecutivo. Una buona tesi di laurea per una buona facoltà di Scienze politiche in Italia, oggi, potrebbe essere: come si diventa ministro? Avete davvero l’impressione che tutto avvenga all’ultimo momento e per caso e che quella brava persona, esperta in quel campo, sia stata scelta proprio ieri notte dopo lunga riflessione e buoni consigli ricevuti da saggi amici del premier? Mi direte che il più delle volte, la brava persona di cui sto parlando non solo non è esperta nel campo, ma ha avuto anche delle frequentazioni non esemplari. Resta l’impressione che vi siano percorsi e ragioni che non conosciamo e che connettano alcuni al potere.
VOLENDO, una tesi di dottorato più ambiziosa e intellettualmente rischiosa potrebbe essere: come si diventa presidente del Consiglio, quando l’evento non è il risultato delle elezioni? C’è un comitato? Ci sono regole? Ci sono divieti? Quinto.
Tutti abbiamo notato che la politica non è mai l’investigatore e il giudice della politica. Per esempio, è stato il Senato americano a denunciare e documentare il gravissimo caso delle torture. Il Senato accusa la Cia, ma implicitamente accusa se stesso e l’intero Congresso, che ha efficientissime Commissioni di vigilanza sui servizi segreti del Paese.
In Italia arriva il giudice, solo il giudice. Questa volta lo vediamo affacciato su un cumulo di detriti criminali molto più vasto delle pure notevoli esperienze passate. Però anche il giudice sembra bloccato dalla domanda: “Ma questi, di destra e di sinistra, del Mondo di Mezzo, che ovviamente usano la politica e su di essa spadroneggiano, hanno davvero il potere immenso che sembrano avere? Davvero il Cecato comanda Roma? Sennò, chi li manda?”.
Da Il Fatto Quotidiano del 14/12/2014.
(Furio Colombo).
14/12/2014 di triskel182
Carminati non basta Chi dirige Mafia Capitale?.
Primo, non esiste il futuro. Non c’è niente che verrà e niente da aspettare.
C’è gente che ha capito che o si vive adesso (e si comanda adesso, si esercita la forza o il privilegio o l’arbitrio, adesso) o non ci sarà un secondo tempo.
Adesso vuol dire qui, subito, con ogni mezzo, dall’espediente truffaldino al delitto.
Secondo. Il mondo è cambiato. È cambiata la politica. La politica è un lavoro triste, ben pagato, guidato a strappi (cambiamenti improvvisi ) da altri poteri, che a volte neppure conosci (meglio dire: neppure immagini), sottoposto a due tipi di umiliazioni: dentro la politica, perché non sai in nome di quale autorevolezza, strategia o ragione qualcuno ti dà ordini perentori, contraddicendo la Costituzione che ti vorrebbe “libero da mandato”.
E fuori dalla politica perché ti raggiungono richieste non negoziabili (e vistate dal partito di appartenenza) di cui forse vedi e forse non vedi (o non vuoi vedere) il rischio illegale, dato che è implicitamente previsto un premio, che è prima di tutto l’accettazione nel gruppo “giusto”, quello nel quale si scelgono le “persone giuste”.
Se non rispondi, hai chiuso, non conti niente. E raggiungi subito un limbo nel quale siedono molti politici per molti anni, dimenticati.
Non ha nulla a che fare con il famoso e mitico “gruppo misto” dove vanno sia gli onesti incerti, sia coloro che si muovono verso il mercato.
Quel limbo significa che non cerchi, non vieni cercato, non stringi mai le mani sbagliate, ma neppure le mani giuste.
Sei fuori, e basterà aspettare la fine del mandato.
Ti resta, come Pollicino nel bosco, la possibilità di lasciare sul sentiero qualche clamoroso voto contrario a qualche accordo esageratamente indecente (vedi Trattato di eterna amicizia con la Libia che contiene molto danaro, molti impegni costosi e non chiari, e viene votato dal Parlamento italiano con una mai spiegata unanimità).
Ma lo fai solo per lasciare almeno una traccia. Però è bene ricordare che le peggiori decisioni parlamentari e le più legate a ordini ricevuti da un ignoto “fuori” dalla politica, e diretti a disciplinati parlamentari, sono nascoste dentro emendamenti e commi di leggi del tutto incomprensibili, e commentate e discusse, e magari lodate, anche da esperti perbene.
TERZO. Dunque il marcio può essere nella politica, che però non è il potere (qualunque cosa sia e comunque lo si voglia descrivere o teorizzare).
La verifica è semplice. Cominciamo dal livello locale. I sindaci sono ostaggi che camminano per tutto il tempo su un asse di equilibrio da cui possono cadere per errore umano (come tenere aperte le scuole il giorno dell’alluvione) o per complotto politico.
Nove volte su dieci il complotto non è politico (come lo sarebbe uno scontro fra visioni politiche di personaggi forti e incompatibili).
È una vendetta per impegno preso (o imposto) e non mantenuto. O perché qualcuno, altrove, ha cambiato idea. I presidenti di Regione vivono una brutta vita dello stesso tipo. È vero che cominciano male. Invece di presentarsi con un programma semplice e condiviso fondato sugli interessi dei cittadini, sono molto presto impegnati in progetti sconosciuti e incomprensibili che a volte hanno l’apparenza del grande balzo in avanti (le metropolitane, le tangenziali, le “grandi opere”), più spesso di fatti misteriosi, parti di più vasti progetti misteriosi.
Per fare un esempio: la chiusura improvvisa (un mese di preavviso) dell’antico e vasto ospedale San Giacomo, unico e attivissimo ente ospedaliero nel centro storico di Roma, cancellato di colpo dopo lunga, accurata e costosissima modernizzazione degli impianti, senza una spiegazione, da un presidente che poi è stato vittima di un violento bullismo, allo stesso tempo istituzionale e illegale, forse con mandanti autorevoli, mai spiegato.
Ordini non eseguiti? Uno sgarro? È la vita della Regione. Quarto. Poi si arriva al potere esecutivo. Una buona tesi di laurea per una buona facoltà di Scienze politiche in Italia, oggi, potrebbe essere: come si diventa ministro? Avete davvero l’impressione che tutto avvenga all’ultimo momento e per caso e che quella brava persona, esperta in quel campo, sia stata scelta proprio ieri notte dopo lunga riflessione e buoni consigli ricevuti da saggi amici del premier? Mi direte che il più delle volte, la brava persona di cui sto parlando non solo non è esperta nel campo, ma ha avuto anche delle frequentazioni non esemplari. Resta l’impressione che vi siano percorsi e ragioni che non conosciamo e che connettano alcuni al potere.
VOLENDO, una tesi di dottorato più ambiziosa e intellettualmente rischiosa potrebbe essere: come si diventa presidente del Consiglio, quando l’evento non è il risultato delle elezioni? C’è un comitato? Ci sono regole? Ci sono divieti? Quinto.
Tutti abbiamo notato che la politica non è mai l’investigatore e il giudice della politica. Per esempio, è stato il Senato americano a denunciare e documentare il gravissimo caso delle torture. Il Senato accusa la Cia, ma implicitamente accusa se stesso e l’intero Congresso, che ha efficientissime Commissioni di vigilanza sui servizi segreti del Paese.
In Italia arriva il giudice, solo il giudice. Questa volta lo vediamo affacciato su un cumulo di detriti criminali molto più vasto delle pure notevoli esperienze passate. Però anche il giudice sembra bloccato dalla domanda: “Ma questi, di destra e di sinistra, del Mondo di Mezzo, che ovviamente usano la politica e su di essa spadroneggiano, hanno davvero il potere immenso che sembrano avere? Davvero il Cecato comanda Roma? Sennò, chi li manda?”.
Da Il Fatto Quotidiano del 14/12/2014.
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Re: Mafia Capitale trova terreno fertile nelle larghe intese
GIUSTIZIA & IMPUNITÀ
Mafia Capitale: questo sistema serve alla politica
di Bruno Tinti | 13 dicembre 2014
Mafia Capitale. Prima c’era stato il Consorzio Venezia Nuova. E ancora prima Expo 2015. E in mezzo corruzioni grandi, medie e piccole con cadenza bi o triquotidiana. E ogni volta Renzi&C. hanno blaterato di misura colma e di riforme necessarie e immediate.
Che naturalmente non si sono fatte. E che, se si fossero fatte, non sarebbero servite a niente.
Perché le riforme che servirebbero la politica non le vuole.
Perché i reati di corruzione, frode fiscale, falso in bilancio e compagnia continuano a essere commessi? Perché vi è la garanzia dell’impunità. E perché questa garanzia? Per via della prescrizione e della pena che non si sconta.
La prescrizione. Renzi&C. dicono che vogliono aumentarla. Di quanto? In realtà non importa.
Aumentarla è come intervenire su una macchina che ha un motore progettato male: con un litro fa 500 metri. Allora si costruisce un serbatoio più grande: sempre 500 metri al litro farà, ma il percorso si allungherà.
I passeggeri trasportati resteranno gli stessi, pochi. La prescrizione deve essere allungata, si capisce. Ma non è questo il problema.
Il fatto è che il nostro processo è troppo lungo. In effetti, possibile che 7 anni e mezzo, ma anche 10 o perfino 15 (pensate a Eternit) non bastino per un processo? No che non bastano, perché non è un processo. Sono almeno tre, Tribunale, Appello e Cassazione. Ma in realtà sono cinque perché c’è l’udienza preliminare e il Tribunale della Libertà. Ma in realtà sono ancora di più perché al Tl si può ricorrere anche 20 volte di seguito; e la Cassazione può rinviare all’Appello o perfino al Tribunale e far ricominciare tutto. Come può un processo come questo essere fatto in tempi brevi?
Ovvio che tutto si prescrive (quello che conta, il furto al supermercato no, tranquilli). Quindi la vera riforma è modificare il processo. Niente Appello, niente udienza preliminare, notifiche solo agli avvocati e solo via email, niente avvisi, depositi, termini ripetuti 3/4 volte, un processo in Tribunale e un ricorso in Cassazione per motivi di diritto. Così si raddoppiano i magistrati e il personale senza spendere un soldo e probabilmente la prescrizione smette di essere un problema.
La pena è finita. Fino a 4 anni in prigione non ci si va. Ma ci pensate? Si spendono una marea di soldi, si passano anni e anni a giocare in aule di giustizia e, sempre che si arrivi a sentenza definitiva di condanna, si dice all’imputato; sei colpevole, ti toccano 3 anni e 11 mesi. Vai pure a casa. Se poi la condanna è di 5 anni, si sconteranno 7 mesi e mezzo; e se fosse di 6 (praticamente mai si danno pene del genere) si sconterebbe 1 anno e mezzo. 10 anni di galera sono poco più di 3. Ma dai!
In queste condizioni, perché corruttori e corrotti dovrebbero smettere di delinquere? L’unico guaio che gli può toccare, dopo aver messo al sicuro una barca di soldi, è farsi pochi mesi di carcerazione preventiva (fino a quando la politica non la eliminerà, come periodicamente minaccia di fare. Ma si sa, è una conquista di civiltà).
Quale riforma possono partorire Renzi&C. se non modificano questa situazione? Che non sarà modificata. Pensateci. Quale cittadino di normale buon senso potrebbe volere un sistema del genere? Chi (esclusi gli amici di mafiosi e criminali e di politici associati, tanti ma pur sempre una minoranza della popolazione) direbbe al suo politico di collegio elettorale: ti voto, vai e realizza un sistema così? Nessuno, ovviamente.
Allora come ci si è arrivati? Perché alla politica serve un sistema così. Perché la politica è fondata sul malaffare, perché i politici campano di reati o di sovvenzioni criminali. E non possono permettersi un sistema penale che blocchi il sistema che gli dà da vivere, anche nel senso stretto del termine.
Una prova? C’è un sistema semplicissimo per battere la corruzione. Spezzare il sodalizio necessario tra corrotto e corruttore. Oggi entrambi, se scoperti, sono punibili, tutti e due in galera. Ma, se si prevedesse che il primo che denuncia l’altro, anche prima di un’indagine, andrà esente da pena, il vincolo è reciso. Chi si fiderebbe a farsi corrompere sapendo che, appena c’è in giro puzza di indagini, qualcuno può comprarsi l’impunità denunciandolo. E viceversa.
Sistema banale, non a caso adottato da sempre negli Usa e di cui io parlai la prima volta negli anni 70 a Beniamino Andreatta, un Dc onesto e preparato che fu subito d’accordo. Naturalmente non se ne fece niente. Ma, se quello denuncia il falso? Va in prigione per calunnia. Non è che basti la denuncia per condannare, ci vanno i riscontri. Se non si trovano, poveretto lui.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/12 ... a/1271237/
Mafia Capitale: questo sistema serve alla politica
di Bruno Tinti | 13 dicembre 2014
Mafia Capitale. Prima c’era stato il Consorzio Venezia Nuova. E ancora prima Expo 2015. E in mezzo corruzioni grandi, medie e piccole con cadenza bi o triquotidiana. E ogni volta Renzi&C. hanno blaterato di misura colma e di riforme necessarie e immediate.
Che naturalmente non si sono fatte. E che, se si fossero fatte, non sarebbero servite a niente.
Perché le riforme che servirebbero la politica non le vuole.
Perché i reati di corruzione, frode fiscale, falso in bilancio e compagnia continuano a essere commessi? Perché vi è la garanzia dell’impunità. E perché questa garanzia? Per via della prescrizione e della pena che non si sconta.
La prescrizione. Renzi&C. dicono che vogliono aumentarla. Di quanto? In realtà non importa.
Aumentarla è come intervenire su una macchina che ha un motore progettato male: con un litro fa 500 metri. Allora si costruisce un serbatoio più grande: sempre 500 metri al litro farà, ma il percorso si allungherà.
I passeggeri trasportati resteranno gli stessi, pochi. La prescrizione deve essere allungata, si capisce. Ma non è questo il problema.
Il fatto è che il nostro processo è troppo lungo. In effetti, possibile che 7 anni e mezzo, ma anche 10 o perfino 15 (pensate a Eternit) non bastino per un processo? No che non bastano, perché non è un processo. Sono almeno tre, Tribunale, Appello e Cassazione. Ma in realtà sono cinque perché c’è l’udienza preliminare e il Tribunale della Libertà. Ma in realtà sono ancora di più perché al Tl si può ricorrere anche 20 volte di seguito; e la Cassazione può rinviare all’Appello o perfino al Tribunale e far ricominciare tutto. Come può un processo come questo essere fatto in tempi brevi?
Ovvio che tutto si prescrive (quello che conta, il furto al supermercato no, tranquilli). Quindi la vera riforma è modificare il processo. Niente Appello, niente udienza preliminare, notifiche solo agli avvocati e solo via email, niente avvisi, depositi, termini ripetuti 3/4 volte, un processo in Tribunale e un ricorso in Cassazione per motivi di diritto. Così si raddoppiano i magistrati e il personale senza spendere un soldo e probabilmente la prescrizione smette di essere un problema.
La pena è finita. Fino a 4 anni in prigione non ci si va. Ma ci pensate? Si spendono una marea di soldi, si passano anni e anni a giocare in aule di giustizia e, sempre che si arrivi a sentenza definitiva di condanna, si dice all’imputato; sei colpevole, ti toccano 3 anni e 11 mesi. Vai pure a casa. Se poi la condanna è di 5 anni, si sconteranno 7 mesi e mezzo; e se fosse di 6 (praticamente mai si danno pene del genere) si sconterebbe 1 anno e mezzo. 10 anni di galera sono poco più di 3. Ma dai!
In queste condizioni, perché corruttori e corrotti dovrebbero smettere di delinquere? L’unico guaio che gli può toccare, dopo aver messo al sicuro una barca di soldi, è farsi pochi mesi di carcerazione preventiva (fino a quando la politica non la eliminerà, come periodicamente minaccia di fare. Ma si sa, è una conquista di civiltà).
Quale riforma possono partorire Renzi&C. se non modificano questa situazione? Che non sarà modificata. Pensateci. Quale cittadino di normale buon senso potrebbe volere un sistema del genere? Chi (esclusi gli amici di mafiosi e criminali e di politici associati, tanti ma pur sempre una minoranza della popolazione) direbbe al suo politico di collegio elettorale: ti voto, vai e realizza un sistema così? Nessuno, ovviamente.
Allora come ci si è arrivati? Perché alla politica serve un sistema così. Perché la politica è fondata sul malaffare, perché i politici campano di reati o di sovvenzioni criminali. E non possono permettersi un sistema penale che blocchi il sistema che gli dà da vivere, anche nel senso stretto del termine.
Una prova? C’è un sistema semplicissimo per battere la corruzione. Spezzare il sodalizio necessario tra corrotto e corruttore. Oggi entrambi, se scoperti, sono punibili, tutti e due in galera. Ma, se si prevedesse che il primo che denuncia l’altro, anche prima di un’indagine, andrà esente da pena, il vincolo è reciso. Chi si fiderebbe a farsi corrompere sapendo che, appena c’è in giro puzza di indagini, qualcuno può comprarsi l’impunità denunciandolo. E viceversa.
Sistema banale, non a caso adottato da sempre negli Usa e di cui io parlai la prima volta negli anni 70 a Beniamino Andreatta, un Dc onesto e preparato che fu subito d’accordo. Naturalmente non se ne fece niente. Ma, se quello denuncia il falso? Va in prigione per calunnia. Non è che basti la denuncia per condannare, ci vanno i riscontri. Se non si trovano, poveretto lui.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/12 ... a/1271237/
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Re: Mafia Capitale trova terreno fertile nelle larghe intese
da www.L'ALTRA EUROPA...
CHE STA SUCCEDENDO A ROMA ? – DALL’INCONTRO ALLA CASA DELLE DONNE UNA CHIAVE PER CAPIRE
Mercoledì 10 dicembre scorso si è svolta a Roma una significativa assemblea in cui, nella cornice di analisi politica proposta dall’antropologa studiosa del razzismo, Annamaria Rivera, donne e uomini presenti, che operano nelle periferie, da Tor Sapienza a Tor Pignattara a Torrevecchia, nei centri culturali, nelle scuole, nei centri per richiedenti asilo, nei campi rom, che si impegnano rispetto ai problemi della casa e dei migranti, hanno sviscerato quanto sta accadendo a Roma, per capire le radici e i percorsi attraverso i quali malaffare e razzismo si sono infiltrati nelle istituzioni e nei territori, rendendo spesso ininfluenti le loro iniziative sociali e culturali.
E una chiave è stata individuata da Annamaria Rivera e discussa in assemblea: se si trasformano bisogni e diritti, quali quelli dei rifugiati, dei migranti, e dei rom, in emergenze, in base alle quali si producono decisioni centralistiche e procedure di appalto fuori norma, ecco che si apre un terreno permeabile a chi lucra sul sociale, sui campi rom e sui centri per rifugiati e migranti, e a chi nelle istituzioni sostiene i malfattori, che a loro volta li mettono a libro paga.
Se i servizi pubblici vengono esternalizzati dalle istituzioni – compresi quelli sanitari e sociali e dell’accoglienza – ecco che si gonfia a dismisura il cosiddetto “terzo settore” e tutto rischia di diventare mercato, clientelismo, scambio tra chi ha bisogno di voti e chi di soldi e di appalti. A costruire e difendere questo sistema perverso a Roma ci ha pensato una cupola mafiosa e bande fasciste al suo servizio, che hanno fatto danni gravi sul piano sociale e sul piano politico-culturale, fomentando il razzismo nelle periferie romane.
Ieri la Casa internazionale delle donne ha voluto sviscerare proprio l’ intreccio tra questi elementi: cupola mafiosa; rigonfiamento del terzo settore; fomentazione fascio-leghista del razzismo- di questo si tratta, non di una guerra tra poveri, ha ribadito Rivera; disinformazione – e talvolta mistificazioni della realtà – operata dai media; manipolazione politica contro falsi bersagli e capri espiatori ad opera di “imprenditori della paura”.
CHE STA SUCCEDENDO A ROMA ? – DALL’INCONTRO ALLA CASA DELLE DONNE UNA CHIAVE PER CAPIRE
Mercoledì 10 dicembre scorso si è svolta a Roma una significativa assemblea in cui, nella cornice di analisi politica proposta dall’antropologa studiosa del razzismo, Annamaria Rivera, donne e uomini presenti, che operano nelle periferie, da Tor Sapienza a Tor Pignattara a Torrevecchia, nei centri culturali, nelle scuole, nei centri per richiedenti asilo, nei campi rom, che si impegnano rispetto ai problemi della casa e dei migranti, hanno sviscerato quanto sta accadendo a Roma, per capire le radici e i percorsi attraverso i quali malaffare e razzismo si sono infiltrati nelle istituzioni e nei territori, rendendo spesso ininfluenti le loro iniziative sociali e culturali.
E una chiave è stata individuata da Annamaria Rivera e discussa in assemblea: se si trasformano bisogni e diritti, quali quelli dei rifugiati, dei migranti, e dei rom, in emergenze, in base alle quali si producono decisioni centralistiche e procedure di appalto fuori norma, ecco che si apre un terreno permeabile a chi lucra sul sociale, sui campi rom e sui centri per rifugiati e migranti, e a chi nelle istituzioni sostiene i malfattori, che a loro volta li mettono a libro paga.
Se i servizi pubblici vengono esternalizzati dalle istituzioni – compresi quelli sanitari e sociali e dell’accoglienza – ecco che si gonfia a dismisura il cosiddetto “terzo settore” e tutto rischia di diventare mercato, clientelismo, scambio tra chi ha bisogno di voti e chi di soldi e di appalti. A costruire e difendere questo sistema perverso a Roma ci ha pensato una cupola mafiosa e bande fasciste al suo servizio, che hanno fatto danni gravi sul piano sociale e sul piano politico-culturale, fomentando il razzismo nelle periferie romane.
Ieri la Casa internazionale delle donne ha voluto sviscerare proprio l’ intreccio tra questi elementi: cupola mafiosa; rigonfiamento del terzo settore; fomentazione fascio-leghista del razzismo- di questo si tratta, non di una guerra tra poveri, ha ribadito Rivera; disinformazione – e talvolta mistificazioni della realtà – operata dai media; manipolazione politica contro falsi bersagli e capri espiatori ad opera di “imprenditori della paura”.
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