Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
POLITICA & PALAZZO
Napolitano, ‘there’s no alternative’?
di Sergio Caserta | 18 dicembre 2014 COMMENTI
La crisi del Paese e dell’Europa sta consumando tutti i margini di tenuta sociale, la cura della Trojka ha impresso una drammatica accelerazione alla precarizzazione dei diritti, della condizione di lavoro e di vita, in nome di un’austerità senza uguaglianza e senza giustizia.
Il Presidente della Repubblica Napolitano dice come la Tachter:“There’s no alternative” cioè che un governo legittimamente eletto, con una legge elettorale costituzionale, l’Italia non lo merita e bisogna subire il terzo governo autoritario, che prepara attraverso il ricatto elettorale e l’accordo sottobanco con Berlusconi, una riforma delle Istituzioni che ridurrà gli spazi già ormai esigui della esangue democrazia parlamentare.
Questa condizione è nostra ma non solo: tutti i Paesi indebitati, sono sottoposti a una sottrazione di potestà ma non per creare condizioni sociali ed economiche migliori, nossignori la cura serve solo a garantire gli investitori in titoli di Stato e le elitès che si avvantaggiano da un sistema sociale sempre più iniquo e impedito al mondo del lavoro, ai precari, ai senza casa, alla parte debole della società.
Si sta preparando un nuovo medioevo, dove se non sei almeno un valvassino, dovrai vivere in condizioni di servitù della gleba: licenziabile liberamente, se sei malato o ti paghi le cure o crepi, se puoi pagare un mutuo o un affitto hai la casa sennò, stai per strada, se non paghi tuo figlio non ha accesso agli studi superiori e tra poco forse anche a quelli dell’obbligo che non lo saranno più.
Il welfare si trasformerà nella carità pelosa concessa in cambio di sottomissione sociale e silenzio, il Parlamento tornerà ad essere prerogativa di una nuova aristocrazia nominata nelle stanze del potere (è già così ma sarà molto peggio).
Chi si oppone è fuori dal contesto sociale e al massimo sarà consentito ai saltimbanchi come Salvini di agitare le piazze per i gonzi che si accontentano di prendersela con gli zingari. Post-democrazia prediceva Colin Crouch ma era ancora ottimista, qui siamo alla dittatura soft (per ora) nel senso che è impedito alcun ricambio di schieramenti, c’è un unico partito al potere ed è il partito del potere, costruito con il patto del nazareno. E vedrete che questo patto non si romperà perché comprende tutto anche il nuovo inquilino del Quirinale.
Questo è il quadro e non c’è alcuno spazio per la melina, alle truppe ancora sparse della sinistra, non resta che unirsi o perire definitivamente, a meno che non si voglia sopravvivere come fantasmi politici, mendicando un tozzo di pane. In Grecia, in Spagna, in Portogallo e in Irlanda sorgono movimenti politici di tipo nuovo che raccolgono molto consenso perché sanno porsi in sintonia con la gran parte della popolazione sofferente.
Anche in Italia nonostante tutto si aprono spazi di reazione e di alternativa, lo dimostrano le recenti elezioni in Emilia Romagna e i successivi sondaggi: c’è una vasta area di elettorato che non si riconosce in nessuno dei soggetti politici in campo, una maggioranza rilevante di elettorato totalmente sfiduciato, alla ricerca di un’alternativa credibile.
Per realizzare quest’obiettivo è però necessario anzi indispensabile gettarsi alle spalle vecchie incrostazioni e paludamenti ormai consunti. Le forme della politica attuate finora non hanno saputo garantire un efficace rinnovamento e non sono riconosciute dall’elettorato, occorre voltare pagina.
Fondare un nuovo movimento politico sulla partecipazione democratica dei cittadini, collegarlo agli analoghi movimenti che stanno crescendo in Europa, battersi per cambiare le attuali politiche economiche per un’Europa sociale del lavoro e dei popoli che imponga una nuova agenda con in cima i diritti delle persone.
Non si tratta di mettere insieme i “luogotenenti” di eserciti decimati, o rispolverare strategie già fallite, come la sinistra purtroppo ha fatto in passato. Si tratta di costruire un processo di lotta e partecipazione politica reale, accompagnandolo con una solida cultura di governo, inteso come capacità di indicare concrete alternative per il breve e il lungo termine, un’impresa non facile ma non impossibile se vengono in campo le energie giuste, con una visione unitari e non settaria.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/12 ... e/1286131/
Napolitano, ‘there’s no alternative’?
di Sergio Caserta | 18 dicembre 2014 COMMENTI
La crisi del Paese e dell’Europa sta consumando tutti i margini di tenuta sociale, la cura della Trojka ha impresso una drammatica accelerazione alla precarizzazione dei diritti, della condizione di lavoro e di vita, in nome di un’austerità senza uguaglianza e senza giustizia.
Il Presidente della Repubblica Napolitano dice come la Tachter:“There’s no alternative” cioè che un governo legittimamente eletto, con una legge elettorale costituzionale, l’Italia non lo merita e bisogna subire il terzo governo autoritario, che prepara attraverso il ricatto elettorale e l’accordo sottobanco con Berlusconi, una riforma delle Istituzioni che ridurrà gli spazi già ormai esigui della esangue democrazia parlamentare.
Questa condizione è nostra ma non solo: tutti i Paesi indebitati, sono sottoposti a una sottrazione di potestà ma non per creare condizioni sociali ed economiche migliori, nossignori la cura serve solo a garantire gli investitori in titoli di Stato e le elitès che si avvantaggiano da un sistema sociale sempre più iniquo e impedito al mondo del lavoro, ai precari, ai senza casa, alla parte debole della società.
Si sta preparando un nuovo medioevo, dove se non sei almeno un valvassino, dovrai vivere in condizioni di servitù della gleba: licenziabile liberamente, se sei malato o ti paghi le cure o crepi, se puoi pagare un mutuo o un affitto hai la casa sennò, stai per strada, se non paghi tuo figlio non ha accesso agli studi superiori e tra poco forse anche a quelli dell’obbligo che non lo saranno più.
Il welfare si trasformerà nella carità pelosa concessa in cambio di sottomissione sociale e silenzio, il Parlamento tornerà ad essere prerogativa di una nuova aristocrazia nominata nelle stanze del potere (è già così ma sarà molto peggio).
Chi si oppone è fuori dal contesto sociale e al massimo sarà consentito ai saltimbanchi come Salvini di agitare le piazze per i gonzi che si accontentano di prendersela con gli zingari. Post-democrazia prediceva Colin Crouch ma era ancora ottimista, qui siamo alla dittatura soft (per ora) nel senso che è impedito alcun ricambio di schieramenti, c’è un unico partito al potere ed è il partito del potere, costruito con il patto del nazareno. E vedrete che questo patto non si romperà perché comprende tutto anche il nuovo inquilino del Quirinale.
Questo è il quadro e non c’è alcuno spazio per la melina, alle truppe ancora sparse della sinistra, non resta che unirsi o perire definitivamente, a meno che non si voglia sopravvivere come fantasmi politici, mendicando un tozzo di pane. In Grecia, in Spagna, in Portogallo e in Irlanda sorgono movimenti politici di tipo nuovo che raccolgono molto consenso perché sanno porsi in sintonia con la gran parte della popolazione sofferente.
Anche in Italia nonostante tutto si aprono spazi di reazione e di alternativa, lo dimostrano le recenti elezioni in Emilia Romagna e i successivi sondaggi: c’è una vasta area di elettorato che non si riconosce in nessuno dei soggetti politici in campo, una maggioranza rilevante di elettorato totalmente sfiduciato, alla ricerca di un’alternativa credibile.
Per realizzare quest’obiettivo è però necessario anzi indispensabile gettarsi alle spalle vecchie incrostazioni e paludamenti ormai consunti. Le forme della politica attuate finora non hanno saputo garantire un efficace rinnovamento e non sono riconosciute dall’elettorato, occorre voltare pagina.
Fondare un nuovo movimento politico sulla partecipazione democratica dei cittadini, collegarlo agli analoghi movimenti che stanno crescendo in Europa, battersi per cambiare le attuali politiche economiche per un’Europa sociale del lavoro e dei popoli che imponga una nuova agenda con in cima i diritti delle persone.
Non si tratta di mettere insieme i “luogotenenti” di eserciti decimati, o rispolverare strategie già fallite, come la sinistra purtroppo ha fatto in passato. Si tratta di costruire un processo di lotta e partecipazione politica reale, accompagnandolo con una solida cultura di governo, inteso come capacità di indicare concrete alternative per il breve e il lungo termine, un’impresa non facile ma non impossibile se vengono in campo le energie giuste, con una visione unitari e non settaria.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/12 ... e/1286131/
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Re: Diario della caduta di un regime.
SE vogliamo un dittatore lo troviamo nel PD (Renzi).Peggio di Berlusconi.
La prova l'abbiamo vista ieri sera nella legge di bilancio,altra fiducia.
Mi sembravano dei dilettanti allo sbaragio.
https://www.youtube.com/watch?v=_yz523V ... ploademail
Ciao
Paolo11
La prova l'abbiamo vista ieri sera nella legge di bilancio,altra fiducia.
Mi sembravano dei dilettanti allo sbaragio.
https://www.youtube.com/watch?v=_yz523V ... ploademail
Ciao
Paolo11
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Re: Diario della caduta di un regime.
paolo11 ha scritto:SE vogliamo un dittatore lo troviamo nel PD (Renzi).Peggio di Berlusconi.
La prova l'abbiamo vista ieri sera nella legge di bilancio,altra fiducia.
Mi sembravano dei dilettanti allo sbaragio.
https://www.youtube.com/watch?v=_yz523V ... ploademail
Ciao
Paolo11
Intervento, quello di Barbara Lezzi, condivisibile da parte mia.
Quanto al dittatore, quando si governa continuamente richiedendo la fiducia è già una forma di dittatura.
Evidentemente a buona parte degli italiani piace così.
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Re: Diario della caduta di un regime.
"L'Italia - aggiunge Gervaso - è questa perché questi sono gli italiani. È il Paese dove sono nati Pulcinella, Arlecchino, Pinocchio. Non c'è senso civico, non c'è senso dello Stato. I partiti sono delle bande incapaci e ladrone. La soluzione sarà la colonizzazione.
E' così??? Ci stiamo battendo per niente???
GAdnKronos - "L'Italia non è depressa, l'Italia è spacciata. Il nostro è un Paese che ha vissuto al di sopra dei suoi mezzi. Siamo usciti da una condizione di grande benessere, fino al 2005, per piombare in una crisi economica e finanziaria planetaria".
A dirlo, in un'intervista all'Adnkronos Salute, e' Roberto Gervaso, giornalista e scrittore, autore del libro 'Ho ucciso il cane nero', edito da Mondadori - dal 4 dicembre in libreria. Nel suo ultimo libro, lo storico giornalista racconta come ha vinto la battaglia contro la depressione.
"L'Italia - aggiunge Gervaso - è questa perché questi sono gli italiani. È il Paese dove sono nati Pulcinella, Arlecchino, Pinocchio. Non c'è senso civico, non c'è senso dello Stato. I partiti sono delle bande incapaci e ladrone. La soluzione sarà la colonizzazione. Per duemila anni siamo stati colonizzati dallo straniero e tutto sommato siamo sopravvissuti". La notizia dello scandalo di Mafia Capitale "non mi ha colpito per niente. Me l'aspettavo. Mi avrebbe colpito se questo scandalo non fosse esploso. Quello e' un letamaio, una discarica", conclude.
E' così??? Ci stiamo battendo per niente???
GAdnKronos - "L'Italia non è depressa, l'Italia è spacciata. Il nostro è un Paese che ha vissuto al di sopra dei suoi mezzi. Siamo usciti da una condizione di grande benessere, fino al 2005, per piombare in una crisi economica e finanziaria planetaria".
A dirlo, in un'intervista all'Adnkronos Salute, e' Roberto Gervaso, giornalista e scrittore, autore del libro 'Ho ucciso il cane nero', edito da Mondadori - dal 4 dicembre in libreria. Nel suo ultimo libro, lo storico giornalista racconta come ha vinto la battaglia contro la depressione.
"L'Italia - aggiunge Gervaso - è questa perché questi sono gli italiani. È il Paese dove sono nati Pulcinella, Arlecchino, Pinocchio. Non c'è senso civico, non c'è senso dello Stato. I partiti sono delle bande incapaci e ladrone. La soluzione sarà la colonizzazione. Per duemila anni siamo stati colonizzati dallo straniero e tutto sommato siamo sopravvissuti". La notizia dello scandalo di Mafia Capitale "non mi ha colpito per niente. Me l'aspettavo. Mi avrebbe colpito se questo scandalo non fosse esploso. Quello e' un letamaio, una discarica", conclude.
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Re: Diario della caduta di un regime.
La Stampa 20.12.14
Armi e droga con i soldi raccolti dai Francescani
Devoti infuriati per lo scandalo che ha messo in ginocchio l’Ordine
di Giacomo Galeazzi e Antonio Pitoni
L’accusa è da far tremare i polsi: «Armi e droga con le offerte dei fedeli». I contraccolpi nelle gerarchie ecclesiastiche rievocano le stagioni buie dei «bancarottieri di Dio» Sindona e Calvi. «Perché i frati avevano decine di milioni di euro da investire?». Sull’orlo del crac dell’Ordine francescano, una domanda scuote i Sacri Palazzi nel giorno in cui significativamente Bergoglio dedica l’omelia del mattino proprio alla denuncia della «Chiesa imprenditrice» e del «potere che rende sterili». Scandalo internazionale così grave da finire tra le «questioni urgenti» del segretario di Stato, Pietro Parolin.
Stop alle finanze allegre
Le spericolate speculazioni finanziarie, realizzate attraverso la mediazione di faccendieri senza scrupoli, sulle quali sta già indagando la magistratura svizzera, confluiranno presto in un fascicolo d’indagine della procura di Roma. Il sequestro dei fondi, gli interessi passivi da pagare, la perdita di parte del patrimonio e l’esaurimento della liquidità hanno messo in ginocchio i frati esponendoli per svariati milioni di euro nei confronti di banche e istituti di credito. Tanto da costringere il nuovo ministro generale, padre Michael Anthony Perry, a scrivere una lettera-choc ai confratelli e a recarsi nelle Province per una colletta a sostegno della Curia generalizia. Bufera che sconvolge i fedeli del santo di Assisi. «Cacciate i mercanti dal tempio», è il grido di rabbia e frustrazione condiviso in questi giorni dal variegato «popolo di Francesco».
Il cantico dei debiti
Una «grave situazione di difficoltà finanziaria» svelata da un’approfondita indagine interna e provocata da una maxi-truffa con «il coinvolgimento significativo di alcune persone esterne all’Ordine». Luogo-simbolo delle «allegre finanze», l’hotel-ristorante «Il Cantico», a due passi dalla Basilica di San Pietro e di proprietà dei frati. È finito tra i capitoli incriminati: è stato ristrutturato di recente e dai piani alti si può ammirare il Cupolone. A guardarlo da fuori sembra più un «resort» di lusso che un sobrio albergo ispirato agli austeri valori del Poverello. «Siamo sereni, siamo solo dipendenti e continuiamo a lavorare», spiega la direttrice della struttura. Poche parole di rassicurazione prima di stringerci la mano e tornare frettolosamente a chiudersi nel suo ufficio, tradendo una malcelata preoccupazione. La stessa che accomuna i vertici dell’Ordine e la moltitudine dei fedeli in piazza.
La rivolta dei fedeli
Assisi è l’epicentro della protesta nella galassia francescana. «Qui preghiamo, a Roma fanno affari», è il mantra che unisce la gente e i religiosi. Alla basilica di Santa Maria degli Angeli mette la mani avanti padre Rosario Gugliotta, custode della Porziuncola: «È una questione che va approfondita». Ma i pellegrini mettono il dito nella piaga. «Il fine non giustifica i mezzi - protesta Mario Ponzetti, in visita a San Damiano con la famiglia -. Non importa che coi rendimenti dei fondi investiti la Curia pagasse i mutui per attività caritative e di culto». Angela Binci, alla guida di un gruppo di Ancona, rincara la dose: «Chi amministra le offerte non può dare deleghe in bianco agli squali della finanza. Sentir parlare di droga e armi è una bestemmia che contraddice lo spirito di San Francesco».
Armi e droga con i soldi raccolti dai Francescani
Devoti infuriati per lo scandalo che ha messo in ginocchio l’Ordine
di Giacomo Galeazzi e Antonio Pitoni
L’accusa è da far tremare i polsi: «Armi e droga con le offerte dei fedeli». I contraccolpi nelle gerarchie ecclesiastiche rievocano le stagioni buie dei «bancarottieri di Dio» Sindona e Calvi. «Perché i frati avevano decine di milioni di euro da investire?». Sull’orlo del crac dell’Ordine francescano, una domanda scuote i Sacri Palazzi nel giorno in cui significativamente Bergoglio dedica l’omelia del mattino proprio alla denuncia della «Chiesa imprenditrice» e del «potere che rende sterili». Scandalo internazionale così grave da finire tra le «questioni urgenti» del segretario di Stato, Pietro Parolin.
Stop alle finanze allegre
Le spericolate speculazioni finanziarie, realizzate attraverso la mediazione di faccendieri senza scrupoli, sulle quali sta già indagando la magistratura svizzera, confluiranno presto in un fascicolo d’indagine della procura di Roma. Il sequestro dei fondi, gli interessi passivi da pagare, la perdita di parte del patrimonio e l’esaurimento della liquidità hanno messo in ginocchio i frati esponendoli per svariati milioni di euro nei confronti di banche e istituti di credito. Tanto da costringere il nuovo ministro generale, padre Michael Anthony Perry, a scrivere una lettera-choc ai confratelli e a recarsi nelle Province per una colletta a sostegno della Curia generalizia. Bufera che sconvolge i fedeli del santo di Assisi. «Cacciate i mercanti dal tempio», è il grido di rabbia e frustrazione condiviso in questi giorni dal variegato «popolo di Francesco».
Il cantico dei debiti
Una «grave situazione di difficoltà finanziaria» svelata da un’approfondita indagine interna e provocata da una maxi-truffa con «il coinvolgimento significativo di alcune persone esterne all’Ordine». Luogo-simbolo delle «allegre finanze», l’hotel-ristorante «Il Cantico», a due passi dalla Basilica di San Pietro e di proprietà dei frati. È finito tra i capitoli incriminati: è stato ristrutturato di recente e dai piani alti si può ammirare il Cupolone. A guardarlo da fuori sembra più un «resort» di lusso che un sobrio albergo ispirato agli austeri valori del Poverello. «Siamo sereni, siamo solo dipendenti e continuiamo a lavorare», spiega la direttrice della struttura. Poche parole di rassicurazione prima di stringerci la mano e tornare frettolosamente a chiudersi nel suo ufficio, tradendo una malcelata preoccupazione. La stessa che accomuna i vertici dell’Ordine e la moltitudine dei fedeli in piazza.
La rivolta dei fedeli
Assisi è l’epicentro della protesta nella galassia francescana. «Qui preghiamo, a Roma fanno affari», è il mantra che unisce la gente e i religiosi. Alla basilica di Santa Maria degli Angeli mette la mani avanti padre Rosario Gugliotta, custode della Porziuncola: «È una questione che va approfondita». Ma i pellegrini mettono il dito nella piaga. «Il fine non giustifica i mezzi - protesta Mario Ponzetti, in visita a San Damiano con la famiglia -. Non importa che coi rendimenti dei fondi investiti la Curia pagasse i mutui per attività caritative e di culto». Angela Binci, alla guida di un gruppo di Ancona, rincara la dose: «Chi amministra le offerte non può dare deleghe in bianco agli squali della finanza. Sentir parlare di droga e armi è una bestemmia che contraddice lo spirito di San Francesco».
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Re: Diario della caduta di un regime.
Il Fatto di oggi apre con questo titolo:
STABILITA’, IL SENATO VOTA
UNA LEGGE CHE NON HA VISTO
La manovra approvata con la fiducia su un testo incompleto , pieno di errori a che nessuno aveva letto. Il premier “Evitato l’assalto alla diligenza”. Ma le “marchette” ci sono ancora: dal porto di Molfetta alla Sisal. Nella fretta passa anche la stangata sulle piccole partite Iva.
Se qualcuno pensa che il ritorno del fascismo avvenga con gente nelle strade in camicia nera, che ritornino i salti nei cerchi di fuoco, che qualcuno rispolveri il vecchio olio di ricino e il santo manganello si sbaglia. Si sbaglia di grosso. Hanno capito che si può mettere in atto una nuova forma moderna di fascismo messa in pratica in questo modo.
Si governa a suon di fiducie. Il Parlamento non conta più niente. Non discute più niente.
L’insistenza della bella figheira di cancellare il Senato per tornare alla”Camera sorda e grigia” di suo nonno Benito è disarmante.
Il Dottor. Davigo, intervistato due giorni fa mette l’accento sulla rassegnazione che domina il Paese.
Come dargli torto? La rassegnazione è un modo per governare le masse.
Ma a questi tricolori il fascismo in qualsiasi salsa piace così tanto??????
STABILITA’, IL SENATO VOTA
UNA LEGGE CHE NON HA VISTO
La manovra approvata con la fiducia su un testo incompleto , pieno di errori a che nessuno aveva letto. Il premier “Evitato l’assalto alla diligenza”. Ma le “marchette” ci sono ancora: dal porto di Molfetta alla Sisal. Nella fretta passa anche la stangata sulle piccole partite Iva.
Se qualcuno pensa che il ritorno del fascismo avvenga con gente nelle strade in camicia nera, che ritornino i salti nei cerchi di fuoco, che qualcuno rispolveri il vecchio olio di ricino e il santo manganello si sbaglia. Si sbaglia di grosso. Hanno capito che si può mettere in atto una nuova forma moderna di fascismo messa in pratica in questo modo.
Si governa a suon di fiducie. Il Parlamento non conta più niente. Non discute più niente.
L’insistenza della bella figheira di cancellare il Senato per tornare alla”Camera sorda e grigia” di suo nonno Benito è disarmante.
Il Dottor. Davigo, intervistato due giorni fa mette l’accento sulla rassegnazione che domina il Paese.
Come dargli torto? La rassegnazione è un modo per governare le masse.
Ma a questi tricolori il fascismo in qualsiasi salsa piace così tanto??????
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Re: Diario della caduta di un regime.
camillobenso ha scritto:[color=#FF0000
GAdnKronos - "L'Italia non è depressa, l'Italia è spacciata. Il nostro è un Paese che ha vissuto al di sopra dei suoi mezzi. Siamo usciti da una condizione di grande benessere, fino al 2005, per piombare in una crisi economica e finanziaria planetaria".
Il grande benessere fino al 2005 non l'ho visto. La perdita del potere d'acquisto è iniziata da quando è arrivata la nuova moneta e i commercianti hanno progressivamente alzato i prezzi senza che gli stipendi (anche quelli del pubblico impiego) si alzassero più di tanto.
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Re: Diario della caduta di un regime.
il Fatto 21.12.14
Video di Stato. Polvere di stelle
Cinegiornale Luce 2.0: “Un premier da amare”
di Andrea Scanzi
L’unica nota lieta, dello straziante (sin dal titolo) Un mondo da amare, è stata la decisione di Matteo Renzi di andare sì da Antonella Clerici ma non a La prova del cuoco: sarebbe stato difficile, in quel caso, scorgere differenze percettibili tra lui e una melanzana. Vuoi per le sempre più generose forme, vuoi per i sempre meno generosi contenuti. Il Presidente del Consiglio, in costante decrescita (non solo) nei sondaggi, aveva bisogno di un altro bagno nel nazionalpopolare e ha trovato consono il vestitino cucitogli addosso su misura da RaiUno, con uno speciale in prima serata che è parso per metà uno spin-off di Ti lascio una canzone e per l’altra una variante 2.0 dell’Istituto Luce di fascistissima memoria. Lo spettacolo è stato vieppiù raggelante e l’unica voce vagamente contraria all’Expo, argomento teorico dell’adunanza, è stata quella di Ornella Vanoni. Per il resto canzoni deboli dei Modà (“Per avervi ho dovuto fare i patti col diavolo”, ha detto la Clerici: bei tempi quando ci si accordava col Demonio per avere l’anima di Robert Johnson). Lezioni noiosissime di Roberto Vecchioni. Frasi fatte, tacco 12 di Cristina Parodi (di gran lunga la cosa migliore del programma), nenie natalizie e uno share del 19.55%: 4 milioni e 72mila persone, tante ma comunque meno della seconda puntata di Senza identità su Canale 5. Nel mezzo, come un apostrofo rosa tra le parole “che” e “pena”, poco dopo le ventidue, lo spottone elettorale per Renzi. Teoricamente intervistato dai bambini. Per il Presidente del Consiglio non è una novità: era già stato accolto da cori di “balilla” (incolpevoli) in Sicilia, non meno della statista Boschi che aveva ricevuto analogo trattamento dagli scolari della natìa Laterina. E non è nuova neanche l’idea di farsi intervistare dai bimbi. Era già accaduto con Papa Giovanni Paolo II, che aveva ricevuto domande sincere.
“USARE” I BAMBINI è pericolosissimo ed è accettabile unicamente se li si lascia liberi di essere se stessi: infantili, innocenti, buffi. Naturali. Due sere fa, però, davanti a Renzi c’erano bambini imbeccati dagli autori, che li avevano “dotati” di quesiti tristemente preparati. Vespa fingeva domande cattive (“Gli italiani quando potranno comprare una pizza in più? ”). La Clerici ridacchiava alle pseudo-battute di Renzi. E lui, il Premier, esibiva tronfiamente la sua simpatia presunta e il suo ottimismo stantio. “Mettiamo da parte il pessimismo”. “L’Expo è un’occasione per voler bene all’Italia”. “No ai furbetti” (apprezzabile autocritica). Fino all’apice assoluto della sua visione politica: “È come se l’Italia non sapesse farsi i selfie”. Un mix tra uno slogan di Tonino Guerra, un brano minore di Jovanotti e un brano qualsiasi dei Righeira. Un pensiero così elaborato che, dopo averlo pronunciato, Renzi si sarà verosimilmente dovuto riposare, giusto per controbilanciare l’immane sforzo neuronale. Nel frattempo i poveri bambini mettevano sempre più tenerezza (“Perché le riunioni di governo si chiamano di gabinetto? ”), la regia mandava La traviata e la Clerici poneva domande irrinunciabili a Vespa: “Cosa ti faceva mangiare donna Ida? ”. Se Berlusconi avesse fatto anche solo un decimo di quanto hanno avuto il coraggio di imbastire Rai e Renzi, la “sinistra” avrebbe marciato su Roma. Significativa, in ogni caso, la performance (registrata) di Bocelli alle ore ventitré: “Nessun dorma”. Un’esortazione, più che un’esibizione. Purtroppo per lui, e per Renzi, dormivano però già tutti da un bel pezzo.
Video di Stato. Polvere di stelle
Cinegiornale Luce 2.0: “Un premier da amare”
di Andrea Scanzi
L’unica nota lieta, dello straziante (sin dal titolo) Un mondo da amare, è stata la decisione di Matteo Renzi di andare sì da Antonella Clerici ma non a La prova del cuoco: sarebbe stato difficile, in quel caso, scorgere differenze percettibili tra lui e una melanzana. Vuoi per le sempre più generose forme, vuoi per i sempre meno generosi contenuti. Il Presidente del Consiglio, in costante decrescita (non solo) nei sondaggi, aveva bisogno di un altro bagno nel nazionalpopolare e ha trovato consono il vestitino cucitogli addosso su misura da RaiUno, con uno speciale in prima serata che è parso per metà uno spin-off di Ti lascio una canzone e per l’altra una variante 2.0 dell’Istituto Luce di fascistissima memoria. Lo spettacolo è stato vieppiù raggelante e l’unica voce vagamente contraria all’Expo, argomento teorico dell’adunanza, è stata quella di Ornella Vanoni. Per il resto canzoni deboli dei Modà (“Per avervi ho dovuto fare i patti col diavolo”, ha detto la Clerici: bei tempi quando ci si accordava col Demonio per avere l’anima di Robert Johnson). Lezioni noiosissime di Roberto Vecchioni. Frasi fatte, tacco 12 di Cristina Parodi (di gran lunga la cosa migliore del programma), nenie natalizie e uno share del 19.55%: 4 milioni e 72mila persone, tante ma comunque meno della seconda puntata di Senza identità su Canale 5. Nel mezzo, come un apostrofo rosa tra le parole “che” e “pena”, poco dopo le ventidue, lo spottone elettorale per Renzi. Teoricamente intervistato dai bambini. Per il Presidente del Consiglio non è una novità: era già stato accolto da cori di “balilla” (incolpevoli) in Sicilia, non meno della statista Boschi che aveva ricevuto analogo trattamento dagli scolari della natìa Laterina. E non è nuova neanche l’idea di farsi intervistare dai bimbi. Era già accaduto con Papa Giovanni Paolo II, che aveva ricevuto domande sincere.
“USARE” I BAMBINI è pericolosissimo ed è accettabile unicamente se li si lascia liberi di essere se stessi: infantili, innocenti, buffi. Naturali. Due sere fa, però, davanti a Renzi c’erano bambini imbeccati dagli autori, che li avevano “dotati” di quesiti tristemente preparati. Vespa fingeva domande cattive (“Gli italiani quando potranno comprare una pizza in più? ”). La Clerici ridacchiava alle pseudo-battute di Renzi. E lui, il Premier, esibiva tronfiamente la sua simpatia presunta e il suo ottimismo stantio. “Mettiamo da parte il pessimismo”. “L’Expo è un’occasione per voler bene all’Italia”. “No ai furbetti” (apprezzabile autocritica). Fino all’apice assoluto della sua visione politica: “È come se l’Italia non sapesse farsi i selfie”. Un mix tra uno slogan di Tonino Guerra, un brano minore di Jovanotti e un brano qualsiasi dei Righeira. Un pensiero così elaborato che, dopo averlo pronunciato, Renzi si sarà verosimilmente dovuto riposare, giusto per controbilanciare l’immane sforzo neuronale. Nel frattempo i poveri bambini mettevano sempre più tenerezza (“Perché le riunioni di governo si chiamano di gabinetto? ”), la regia mandava La traviata e la Clerici poneva domande irrinunciabili a Vespa: “Cosa ti faceva mangiare donna Ida? ”. Se Berlusconi avesse fatto anche solo un decimo di quanto hanno avuto il coraggio di imbastire Rai e Renzi, la “sinistra” avrebbe marciato su Roma. Significativa, in ogni caso, la performance (registrata) di Bocelli alle ore ventitré: “Nessun dorma”. Un’esortazione, più che un’esibizione. Purtroppo per lui, e per Renzi, dormivano però già tutti da un bel pezzo.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Vogliono che dimentichiamo in fretta
(Alessandro Di Battista).
22/12/2014 di triskel182
Mi sembra il minimo per la Banda Larga.
^^^^^
Stanno facendo di tutto per farci dimenticare #MafiaCapitale.
Vogliono che dimentichiamo in fretta che anche Marino ha preso soldi dalla cooperativa di Buzzi.
Che il Ministro Poletti ha datto appalti alla cooperativa 29 giugno per lavori nel suo ministero. Tutti provano a rifarsi la verginità.
(Alessandro Di Battista).
22/12/2014 di triskel182
Mi sembra il minimo per la Banda Larga.
^^^^^
Stanno facendo di tutto per farci dimenticare #MafiaCapitale.
Vogliono che dimentichiamo in fretta che anche Marino ha preso soldi dalla cooperativa di Buzzi.
Che il Ministro Poletti ha datto appalti alla cooperativa 29 giugno per lavori nel suo ministero. Tutti provano a rifarsi la verginità.
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Diario della caduta di un regime.
Tu scendi dalle stelle,.......o Re del Cielo.......
Settimo anno di guerra.
Si ricomincia. Ne avevamo molta nostalgia.....................
OPERAZIONE DEI ROS
Blitz dei carabinieri: arrestati 14 neofascisti, progettavano attentati
Perquisizioni a carico di altri 50 indagati. Secondo la procura dell’Aquila gli indagati volevano colpire, magistrati, questure, prefetture e sedi di Equitalia
di Redazione Online
Una vera e propria «retata». Quattordici arresti in varie regioni italiane e perquisizioni a carico di altri 50 indagati. È il risultato di un blitz dei carabinieri del Ros, coordinati dalla procura dell’Aquila, contro un «gruppo clandestino che, richiamandosi agli ideali del disciolto movimento politico neofascista “Ordine Nuovo”, progettava azioni violente nei confronti di obiettivi istituzionali, utilizzando i social network quale strumenti di propaganda eversiva».
Nell’operazione dei carabinieri del Ros, i militari hanno arrestato una persona anche a Milano ed hanno eseguito alcune perquisizioni nel capoluogo lombardo. Indagini e perquisizioni anche in Piemonte, Lazio e Campania.
Secondo gli investigatori tra i luoghi prescelti per possibili attentati, ci sarebbero state questure, prefetture e sedi di Equitalia. Nel mirino di possibili attentati anche politici.
Secondo i pubblici ministeri gli arrestati si proponevano il «compimento di atti di violenza (tramite attentati a Equitalia, magistrati e forze dell’ordine) al solo fine di destabilizzare l’ordine pubblico e la tranquillità dello Stato». Documentati anche i ripetuti tentativi degli indagati di reperire armi, tramite una rapina già pianificata o approvvigionamenti all’estero. Le indagini dei carabinieri del Ros hanno anche evidenziato «il progetto, sfumato, di assassinare il noto ordinovista Marco Affatigato, “ritenuto infame” poiché asseritamente legato ai servizi segreti». Lo riferiscono gli investigatori.
Affatigato, esponente di Ordine Nuovo dal 1973 al 1976, è attualmente latitante in quanto accusato di «associazione sovversiva.
http://www.corriere.it/cronache/14_dice ... c40b.shtml
Settimo anno di guerra.
Si ricomincia. Ne avevamo molta nostalgia.....................
OPERAZIONE DEI ROS
Blitz dei carabinieri: arrestati 14 neofascisti, progettavano attentati
Perquisizioni a carico di altri 50 indagati. Secondo la procura dell’Aquila gli indagati volevano colpire, magistrati, questure, prefetture e sedi di Equitalia
di Redazione Online
Una vera e propria «retata». Quattordici arresti in varie regioni italiane e perquisizioni a carico di altri 50 indagati. È il risultato di un blitz dei carabinieri del Ros, coordinati dalla procura dell’Aquila, contro un «gruppo clandestino che, richiamandosi agli ideali del disciolto movimento politico neofascista “Ordine Nuovo”, progettava azioni violente nei confronti di obiettivi istituzionali, utilizzando i social network quale strumenti di propaganda eversiva».
Nell’operazione dei carabinieri del Ros, i militari hanno arrestato una persona anche a Milano ed hanno eseguito alcune perquisizioni nel capoluogo lombardo. Indagini e perquisizioni anche in Piemonte, Lazio e Campania.
Secondo gli investigatori tra i luoghi prescelti per possibili attentati, ci sarebbero state questure, prefetture e sedi di Equitalia. Nel mirino di possibili attentati anche politici.
Secondo i pubblici ministeri gli arrestati si proponevano il «compimento di atti di violenza (tramite attentati a Equitalia, magistrati e forze dell’ordine) al solo fine di destabilizzare l’ordine pubblico e la tranquillità dello Stato». Documentati anche i ripetuti tentativi degli indagati di reperire armi, tramite una rapina già pianificata o approvvigionamenti all’estero. Le indagini dei carabinieri del Ros hanno anche evidenziato «il progetto, sfumato, di assassinare il noto ordinovista Marco Affatigato, “ritenuto infame” poiché asseritamente legato ai servizi segreti». Lo riferiscono gli investigatori.
Affatigato, esponente di Ordine Nuovo dal 1973 al 1976, è attualmente latitante in quanto accusato di «associazione sovversiva.
http://www.corriere.it/cronache/14_dice ... c40b.shtml
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