Mafia Capitale trova terreno fertile nelle larghe intese....
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Re: Mafia Capitale trova terreno fertile nelle larghe intese
Mafia Capitale, altri sei arresti. In manette appartenenti alla Marina
Giustizia & Impunità
Tra i protagonisti di questo nuovo blitz Massimo Perazza, detto "Massimo il romanista", già emerso nell’ambito dell’operazione 'Mondo di mezzo' del Ros dei Carabinieri. Cuore dell'inchiesta forniture di petrolio di una nave fantasma naufragata nell'Oceano Atlantico
di F. Q. | 15 dicembre 2014
Articolo + Video
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/12 ... a/1274803/
Giustizia & Impunità
Tra i protagonisti di questo nuovo blitz Massimo Perazza, detto "Massimo il romanista", già emerso nell’ambito dell’operazione 'Mondo di mezzo' del Ros dei Carabinieri. Cuore dell'inchiesta forniture di petrolio di una nave fantasma naufragata nell'Oceano Atlantico
di F. Q. | 15 dicembre 2014
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Re: Mafia Capitale trova terreno fertile nelle larghe intese
Vogliono che dimentichiamo in fretta
(Alessandro Di Battista).
22/12/2014 di triskel182
Stanno facendo di tutto per farci dimenticare #MafiaCapitale.
Vogliono che dimentichiamo in fretta che anche Marino ha preso soldi dalla cooperativa di Buzzi.
Che il Ministro Poletti ha datto appalti alla cooperativa 29 giugno per lavori nel suo ministero. Tutti provano a rifarsi la verginità.
Ci prova Berlusconi che con i mafiosi ha fondato un partito. Ci prova il PD che ci è dentro con tutte le scarpe (Mirko Coratti – indagato per corruzione – è stato eletto Presidente dell’Assemblea Capitolina dalla maggioranza di Marino). Ci prova la sinistra – o le frattaglie che ne rimangono – che sugli immigrati, i rom e i rifiuti ci mangia quanto la destra.
Ci prova la Meloni una che ha costruito la sua carriera politica accanto a Berlusconi e Alemanno. Ci prova Salvini dimenticando che i finanziamenti per istituire i CAMPI ROM sui quali mangiano a sbafo con i soldi nostri li ha dati Maroni, ministro leghista durante l’ultimo governo Berlusconi.
Ci proveranno tutti, perché #MafiaCapitale è solo uno dei tanti esempi dell’ormai indissolubile legame tra criminalità e politica. Lo stesso legame che c’è nel TAV, nell’EXPO, nel MOSE e chissà che non abbiano mangiato sulla METRO C di Roma visti i costi osceni dell’opera.
Renzi farà di tutto per CANCELLARE dai ricordi degli italiani #MafiaCapitale come fanno, quotidianamente, per #LaTrattativa Stato-Mafia.
Gli italiani senza memoria sono i loro migliori alleati. Altro che Carminati! E’ compito nostro tenere alta l’attenzione. Parliamo, commentiamo, condividiamo. Io l’ho fatto in aula e lo farò sempre perchè IL SILENZIO è MAFIA!
Da dibattista.alessandro
(Alessandro Di Battista).
22/12/2014 di triskel182
Stanno facendo di tutto per farci dimenticare #MafiaCapitale.
Vogliono che dimentichiamo in fretta che anche Marino ha preso soldi dalla cooperativa di Buzzi.
Che il Ministro Poletti ha datto appalti alla cooperativa 29 giugno per lavori nel suo ministero. Tutti provano a rifarsi la verginità.
Ci prova Berlusconi che con i mafiosi ha fondato un partito. Ci prova il PD che ci è dentro con tutte le scarpe (Mirko Coratti – indagato per corruzione – è stato eletto Presidente dell’Assemblea Capitolina dalla maggioranza di Marino). Ci prova la sinistra – o le frattaglie che ne rimangono – che sugli immigrati, i rom e i rifiuti ci mangia quanto la destra.
Ci prova la Meloni una che ha costruito la sua carriera politica accanto a Berlusconi e Alemanno. Ci prova Salvini dimenticando che i finanziamenti per istituire i CAMPI ROM sui quali mangiano a sbafo con i soldi nostri li ha dati Maroni, ministro leghista durante l’ultimo governo Berlusconi.
Ci proveranno tutti, perché #MafiaCapitale è solo uno dei tanti esempi dell’ormai indissolubile legame tra criminalità e politica. Lo stesso legame che c’è nel TAV, nell’EXPO, nel MOSE e chissà che non abbiano mangiato sulla METRO C di Roma visti i costi osceni dell’opera.
Renzi farà di tutto per CANCELLARE dai ricordi degli italiani #MafiaCapitale come fanno, quotidianamente, per #LaTrattativa Stato-Mafia.
Gli italiani senza memoria sono i loro migliori alleati. Altro che Carminati! E’ compito nostro tenere alta l’attenzione. Parliamo, commentiamo, condividiamo. Io l’ho fatto in aula e lo farò sempre perchè IL SILENZIO è MAFIA!
Da dibattista.alessandro
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Re: Mafia Capitale trova terreno fertile nelle larghe intese
Piercamillo Davigo, in una recente intervista televisiva di circa una decina di giorni fa che non riesco a rintracciare in rete( dovrei ripassarmi tutti i Tg3 e i Tg7, ma non ne ho il tempo materiale), ha denunciato che in questa fase gli italiani sono RASSEGNATI.
Più che vero perché lo registro da molti anni.
Cosa passa il convento (la rete), per capire la rassegnazione:
• Corriere della Sera >
• Dizionari
• > Dizionario Italiano
• > R
• >rassegnazione
Dizionario di Italiano
il Sabatini ColettiDizionario della Lingua Italiana
rassegnazione
[ras-se-gna-zió-ne] s.f.
• 1 Paziente accettazione di ciò che è ritenuto inevitabile: sopportare qlco. con r.
• 2 non com. Rinuncia a un incarico
• • sec. XVII
^^^
Dizionario online tratto da:
Grande Dizionario Italiano
di GABRIELLI ALDO
Dizionario della Lingua Italiana
Editore: HOEPLI
rassegnato
[ras-se-gnà-to]
(part. pass. di rassegnàre)
A agg.
Che è disposto a subire con rassegnazione la volontà altrui, la superiore forza o necessità: è un uomo r.; sopportava le sventure con animo r.
B s.m. (f. -ta)
Persona disposta, abituata a sopportare con rassegnazione
^^^
Dalla Treccani.it
3. intr. pron. Accondiscendere, rimettersi alla volontà altrui o alla fatalità, accettandola senza reagire o protestare, anche se a malincuore, o subendo una costrizione: non sono d’accordo, ma mi rassegno alle decisioni della maggioranza; dovrà rassegnarsi a fare il pendolare; bisogna rassegnarsi al destino. Usato assol., accettare senza resistenze e proteste un fatto compiuto: per quanto mi sforzi, non riesco a rassegnarmi; non c’è altro da fare che rassegnarsi; con valore ironico: hai visto come ha fatto presto a rassegnarsi dopo quella disgrazia? ◆ Part. pass. rassegnato, anche come agg. (v.).
L’acchiappamerli, la macchina delle supercazzole, al suo esordio usava spesso:
#FATEVENE UNA RAGIONE
Che non è altro che un modo sostitutivo di dire : RASSEGNATEVI (Adesso comando io)
Tanto che da queste parti, che un tempo quando era la cittadella delle fabbriche, e che era conosciuta come la Stalingrado d’Italia, dove i contratti nazionali del lavoro venivano redatti all’interno della AFL Falck, e la parola rassegnazione non sapevano neppure cosa volesse dire, oggi la RASSEGNAZIONE si taglia a fette come la nebbia di una volta, quando non vedevi ad un metro chi stava davanti a te.
Infatti, stamani, un ex Alfa Romeo, decisamente RASSEGNATO, metteva in evidenza che siamo all’interno di una dittatura liberale. Io, non posso che condividere perché nell’ultimo ventennio ho sentito una quantità indescrivibile di borbottii, di lamentele sulle cose che non vanno, ma poi tutto finisce lì.
I furboni della casta lo hanno capito da tempo. Tu lasciali brontolare poi alla fine si dimenticano tutto e noi possiamo continuare indisturbati a fare i nostri comodi.
Si erano un po’ tutti spaventati nel 2012 con il successo e l’avanzata di Grillo. Ma poi, si sono accorti che alla fine era innocuo. Abbaiava solo, ma non mordeva.
All’inizio di Mafia Capitale erano in molti a pronosticare che tutto sarebbe finito in niente.
Alessandro Di Battista, prima di Natale denunciava che la casta stava cercando di far dimenticare tutto.
Ad un mese circa dal fattaccio, tirando le somme, sembra che Di Battista ed altri avessero ragione.
I TRICOLORI SONO RASSEGNATI.
Più che vero perché lo registro da molti anni.
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[ras-se-gna-zió-ne] s.f.
• 1 Paziente accettazione di ciò che è ritenuto inevitabile: sopportare qlco. con r.
• 2 non com. Rinuncia a un incarico
• • sec. XVII
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rassegnato
[ras-se-gnà-to]
(part. pass. di rassegnàre)
A agg.
Che è disposto a subire con rassegnazione la volontà altrui, la superiore forza o necessità: è un uomo r.; sopportava le sventure con animo r.
B s.m. (f. -ta)
Persona disposta, abituata a sopportare con rassegnazione
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Dalla Treccani.it
3. intr. pron. Accondiscendere, rimettersi alla volontà altrui o alla fatalità, accettandola senza reagire o protestare, anche se a malincuore, o subendo una costrizione: non sono d’accordo, ma mi rassegno alle decisioni della maggioranza; dovrà rassegnarsi a fare il pendolare; bisogna rassegnarsi al destino. Usato assol., accettare senza resistenze e proteste un fatto compiuto: per quanto mi sforzi, non riesco a rassegnarmi; non c’è altro da fare che rassegnarsi; con valore ironico: hai visto come ha fatto presto a rassegnarsi dopo quella disgrazia? ◆ Part. pass. rassegnato, anche come agg. (v.).
L’acchiappamerli, la macchina delle supercazzole, al suo esordio usava spesso:
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Che non è altro che un modo sostitutivo di dire : RASSEGNATEVI (Adesso comando io)
Tanto che da queste parti, che un tempo quando era la cittadella delle fabbriche, e che era conosciuta come la Stalingrado d’Italia, dove i contratti nazionali del lavoro venivano redatti all’interno della AFL Falck, e la parola rassegnazione non sapevano neppure cosa volesse dire, oggi la RASSEGNAZIONE si taglia a fette come la nebbia di una volta, quando non vedevi ad un metro chi stava davanti a te.
Infatti, stamani, un ex Alfa Romeo, decisamente RASSEGNATO, metteva in evidenza che siamo all’interno di una dittatura liberale. Io, non posso che condividere perché nell’ultimo ventennio ho sentito una quantità indescrivibile di borbottii, di lamentele sulle cose che non vanno, ma poi tutto finisce lì.
I furboni della casta lo hanno capito da tempo. Tu lasciali brontolare poi alla fine si dimenticano tutto e noi possiamo continuare indisturbati a fare i nostri comodi.
Si erano un po’ tutti spaventati nel 2012 con il successo e l’avanzata di Grillo. Ma poi, si sono accorti che alla fine era innocuo. Abbaiava solo, ma non mordeva.
All’inizio di Mafia Capitale erano in molti a pronosticare che tutto sarebbe finito in niente.
Alessandro Di Battista, prima di Natale denunciava che la casta stava cercando di far dimenticare tutto.
Ad un mese circa dal fattaccio, tirando le somme, sembra che Di Battista ed altri avessero ragione.
I TRICOLORI SONO RASSEGNATI.
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Re: Mafia Capitale trova terreno fertile nelle larghe intese
Repubblica 2.1.15
Le sfide della cooperazione
La bufera giudiziaria Mafia Capitale che ha coinvolto alcune coop ha messo in luce i problemi strutturali della mutualità
di Nadia Urbinati
LA BUFERA giudiziaria Mafia Capitale che ha coinvolto alcune cooperative mette in luce i problemi strutturali della cooperazione rubricabili sotto due grandi capitoli: la debolezza della politica e l’opacità della sussidiarietà. Sul primo fronte, valgono le parole del presidente di Coop Italia, Marco Pedroni, al Congresso nazionale della Lega delle Cooperative: «nessuna giustificazione può avere l’ignoranza» e la cooperazione che deve fare di più «per arrivare anche prima dei magistrati». La politica della trasparenza è figlia dei principi sui quali si regge la cooperazione: la mutualità e l’associazionismo solidale. Sul secondo fronte, la questione si fa più seria perché la crescita della cooperazione è avvenuta in concomitanza con la politica della sussidiarietà, entrata a far parte della Costituzione con il Titolo V. Delineando il programma futuro al Congresso della Lega, Mauro Lusetti ha messo tra i settori in espansione «la sussidiarietà rispetto a uno Stato non più in grado di mantenere l’universalità dei servizi». La cooperazione a sfondo sociale vive di finanziamento pubblico, è in crescita e si è dimostrata permeabile all’infiltrazione mafiosa e alla corruzione.
L’intreccio tra lecito e illecito sta insieme a quello tra disagio e profitto. È qui che “arrivare prima dei magistrati” fa la differenza: il che significa verificare la “sincerità” delle cooperative, vigilare sulle gare di appalto, monitorare le spese a partire dalla verifica delle condizioni di vita di coloro che dovrebbero beneficiare dei servizi. La prova dell’efficienza va cercata laddove sta il bisogno, nell’oggetto finale del servizio. Qui sta il test di coerenza con i principi della cooperazione; qui va cercata la prova della distanza tra servizio offerto e criteri ispi- ratori. Il degrado è allora un segno di subalternità a metodi di gestione che configurano illeciti e comportamenti contrari ai principi della cooperazione. Quali sono questi principi?
Non è esercizio ozioso andare alle origini di questo movimento europeo, al 1795, quando in Hull, contea inglese dello Yorkshire, la gente del villaggio fondò una società cooperativa per acquistare pane a prezzi non proibitivi liberando i consumatori dalle “pratiche fraudolente di produttori e distributori di farina”. L’esperimento ebbe tanto successo che i proprietari di mulini si rivolsero al giudice della contea per far chiudere la cooperativa. Il giudice si schierò con la cooperazione che si era dimostrata capace di generare armonia sociale. Con lo statuto dei “prodi pionieri” di Rochdale del 1844, un altro fattore emerse: la struttura decisionale democratica fondata sulla partecipazione non delegata e la conta di voti uguali con regola di maggioranza. L’Alleanza cooperativa inter- nazionale ha confermato nel 1966 questi principi con altri tre: il controllo democratico, l’interesse limitato sul capitale, il ristorno. Questi sono ancora oggi i valori cardine della cooperazione, statuiti nella legge quadro del 2003.
Si tende ad associare l’ideologia cooperativa con quella socialista, eppure la sua origine è liberale. Furono i riformatori liberali ottocenteschi a comprenderne l’importanza nella ricerca di soluzioni alternative al socialismo statalista e al capitalismo individualista. La cooperazione non è nata come ripudio del regime di mercato né della proprietà privata. Ha accettato i principi liberali della divisione del lavoro e della libera iniziativa e ha coniugato i concetti di solidarietà, democraticità e mutualismo solidaristico con i più classici fini commerciali. Per questo è stata considerata come un’alternativa al sistema capitalistico. Il mutualismo cooperativo fu una risorsa etica importante, che aiutò la democratizzazione della società favorendo la pratica dell’aiuto volontario. Nelle società gerarchiche il mutualismo è stato un’arma di difesa di chi non aveva nulla. Ha giocato un ruolo cruciale nelle economie europee dei due dopoguerra del XX secolo e ha ispirato i nostri costituenti che nell’Art. 45 vollero «riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata». Respingendo la logica della carità, la cooperazione si è proposta come partnership: associazione volontaria di persone che mettono in comune le loro capacità per un fine utile agli associati. La con-divisione della responsabilità ha voluto significare una concezione del lavoro produttivo come opera, non come merce; un pratica di mutua-dipendenza tra lavoratori invece che una condizione di asimmetrica dipendenza di proletari da un capo. J. S. Mill era convinto che la cooperazione potesse realizzare «le migliori aspirazioni dello spirito democratico».
È lecito chiedersi se abbia senso andare ai valori di un secolo e mezzo fa. Se si tiene conto delle vicende romane, la domanda non è retorica. Ma che i principi cooperativi siano antichi non vuol dire che siano desueti. È possibile che nella cooperazione di oggi i valori che l’hanno distinta all’origine si siano offuscati. Ma se i cooperatori continuano a organizzarsi secondo i criteri tradizionali non si capisce perché si debba pensare che siano valori anacronistici. Sono semmai non sufficientemente attrezzati a resistere alle nuove sfide del capitalismo finanziario e a una pratica della sussidiarietà che deve, questa sì, essere ripensata. Del resto, a quali altri principi la cooperazione può affidarsi se non a quelli che la qualificano da quando è nata, la democraticità e il perseguimento di uno scopo mutualistico?
Le sfide della cooperazione
La bufera giudiziaria Mafia Capitale che ha coinvolto alcune coop ha messo in luce i problemi strutturali della mutualità
di Nadia Urbinati
LA BUFERA giudiziaria Mafia Capitale che ha coinvolto alcune cooperative mette in luce i problemi strutturali della cooperazione rubricabili sotto due grandi capitoli: la debolezza della politica e l’opacità della sussidiarietà. Sul primo fronte, valgono le parole del presidente di Coop Italia, Marco Pedroni, al Congresso nazionale della Lega delle Cooperative: «nessuna giustificazione può avere l’ignoranza» e la cooperazione che deve fare di più «per arrivare anche prima dei magistrati». La politica della trasparenza è figlia dei principi sui quali si regge la cooperazione: la mutualità e l’associazionismo solidale. Sul secondo fronte, la questione si fa più seria perché la crescita della cooperazione è avvenuta in concomitanza con la politica della sussidiarietà, entrata a far parte della Costituzione con il Titolo V. Delineando il programma futuro al Congresso della Lega, Mauro Lusetti ha messo tra i settori in espansione «la sussidiarietà rispetto a uno Stato non più in grado di mantenere l’universalità dei servizi». La cooperazione a sfondo sociale vive di finanziamento pubblico, è in crescita e si è dimostrata permeabile all’infiltrazione mafiosa e alla corruzione.
L’intreccio tra lecito e illecito sta insieme a quello tra disagio e profitto. È qui che “arrivare prima dei magistrati” fa la differenza: il che significa verificare la “sincerità” delle cooperative, vigilare sulle gare di appalto, monitorare le spese a partire dalla verifica delle condizioni di vita di coloro che dovrebbero beneficiare dei servizi. La prova dell’efficienza va cercata laddove sta il bisogno, nell’oggetto finale del servizio. Qui sta il test di coerenza con i principi della cooperazione; qui va cercata la prova della distanza tra servizio offerto e criteri ispi- ratori. Il degrado è allora un segno di subalternità a metodi di gestione che configurano illeciti e comportamenti contrari ai principi della cooperazione. Quali sono questi principi?
Non è esercizio ozioso andare alle origini di questo movimento europeo, al 1795, quando in Hull, contea inglese dello Yorkshire, la gente del villaggio fondò una società cooperativa per acquistare pane a prezzi non proibitivi liberando i consumatori dalle “pratiche fraudolente di produttori e distributori di farina”. L’esperimento ebbe tanto successo che i proprietari di mulini si rivolsero al giudice della contea per far chiudere la cooperativa. Il giudice si schierò con la cooperazione che si era dimostrata capace di generare armonia sociale. Con lo statuto dei “prodi pionieri” di Rochdale del 1844, un altro fattore emerse: la struttura decisionale democratica fondata sulla partecipazione non delegata e la conta di voti uguali con regola di maggioranza. L’Alleanza cooperativa inter- nazionale ha confermato nel 1966 questi principi con altri tre: il controllo democratico, l’interesse limitato sul capitale, il ristorno. Questi sono ancora oggi i valori cardine della cooperazione, statuiti nella legge quadro del 2003.
Si tende ad associare l’ideologia cooperativa con quella socialista, eppure la sua origine è liberale. Furono i riformatori liberali ottocenteschi a comprenderne l’importanza nella ricerca di soluzioni alternative al socialismo statalista e al capitalismo individualista. La cooperazione non è nata come ripudio del regime di mercato né della proprietà privata. Ha accettato i principi liberali della divisione del lavoro e della libera iniziativa e ha coniugato i concetti di solidarietà, democraticità e mutualismo solidaristico con i più classici fini commerciali. Per questo è stata considerata come un’alternativa al sistema capitalistico. Il mutualismo cooperativo fu una risorsa etica importante, che aiutò la democratizzazione della società favorendo la pratica dell’aiuto volontario. Nelle società gerarchiche il mutualismo è stato un’arma di difesa di chi non aveva nulla. Ha giocato un ruolo cruciale nelle economie europee dei due dopoguerra del XX secolo e ha ispirato i nostri costituenti che nell’Art. 45 vollero «riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata». Respingendo la logica della carità, la cooperazione si è proposta come partnership: associazione volontaria di persone che mettono in comune le loro capacità per un fine utile agli associati. La con-divisione della responsabilità ha voluto significare una concezione del lavoro produttivo come opera, non come merce; un pratica di mutua-dipendenza tra lavoratori invece che una condizione di asimmetrica dipendenza di proletari da un capo. J. S. Mill era convinto che la cooperazione potesse realizzare «le migliori aspirazioni dello spirito democratico».
È lecito chiedersi se abbia senso andare ai valori di un secolo e mezzo fa. Se si tiene conto delle vicende romane, la domanda non è retorica. Ma che i principi cooperativi siano antichi non vuol dire che siano desueti. È possibile che nella cooperazione di oggi i valori che l’hanno distinta all’origine si siano offuscati. Ma se i cooperatori continuano a organizzarsi secondo i criteri tradizionali non si capisce perché si debba pensare che siano valori anacronistici. Sono semmai non sufficientemente attrezzati a resistere alle nuove sfide del capitalismo finanziario e a una pratica della sussidiarietà che deve, questa sì, essere ripensata. Del resto, a quali altri principi la cooperazione può affidarsi se non a quelli che la qualificano da quando è nata, la democraticità e il perseguimento di uno scopo mutualistico?
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Re: Mafia Capitale trova terreno fertile nelle larghe intese
SECONDO TEMPO
Mafia Capitale, Sarzanini: «La nuova inchiesta potrebbe avere effetti devastanti»
Il video commento della giornalista del Corriere della Sera: «Coinvolti gli uomini più vicini a Marino e Zingaretti» - Fiorenza Sarzanini /Corriere TV
http://video.corriere.it/mafia-capitale ... 283c023844
Mafia Capitale, Sarzanini: «La nuova inchiesta potrebbe avere effetti devastanti»
Il video commento della giornalista del Corriere della Sera: «Coinvolti gli uomini più vicini a Marino e Zingaretti» - Fiorenza Sarzanini /Corriere TV
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Re: Mafia Capitale trova terreno fertile nelle larghe intese
“I consiglieri? Ai nostri ordini, li paghiamo”
Mafia Capitale, nuova retata di politici Pd-Fi
A Roma 44 arresti e 21 perquisizioni. AUDIO – Buzzi a Carminati: “Devono rispettare gli accordi”
Gli affari: “La mucca va munta. Marino resta sindaco? Col mio amico capogruppo ci mangiamo Roma”
Mafia Capitale atto secondo: 44 arresti, 21 perquisizioni, in manette un consigliere regionale di Forza Italia e di altri politici Pd-Fi e non solo. Come nella prima tranche “Mondo di mezzo”, cuore di questa di inchiesta è il business degli immigrati. Confermato il “sistema Odevaine” (dal nome dello storico collaboratore di Veltroni), che garantiva un ritorno economico a chi gestiva i centri d’accoglienza
http://www.ilfattoquotidiano.it/
Mafia Capitale, nuova retata di politici Pd-Fi
A Roma 44 arresti e 21 perquisizioni. AUDIO – Buzzi a Carminati: “Devono rispettare gli accordi”
Gli affari: “La mucca va munta. Marino resta sindaco? Col mio amico capogruppo ci mangiamo Roma”
Mafia Capitale atto secondo: 44 arresti, 21 perquisizioni, in manette un consigliere regionale di Forza Italia e di altri politici Pd-Fi e non solo. Come nella prima tranche “Mondo di mezzo”, cuore di questa di inchiesta è il business degli immigrati. Confermato il “sistema Odevaine” (dal nome dello storico collaboratore di Veltroni), che garantiva un ritorno economico a chi gestiva i centri d’accoglienza
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Re: Mafia Capitale trova terreno fertile nelle larghe intese
•ARRESTATI MANAGER DELLA COOP, DI AREA COMUNIONE LIBERAZIONE
Mafia Capitale, inchiesta bis: 44 arresti e 21 perquisizioni. In manette consigliere regionale Gramazio
Giustizia & Impunità
L'inchiesta sul "Mondo di mezzo" della Procura di Roma prosegue. Operazione del Ros nel Lazio, in Sicilia e Abruzzo. Nel mirino anche la gestione dell'accoglienza di immigrati. A tre giorni dal giudizio immediato per il “Mondo di mezzo” la nuova bufera giudiziaria ha investito politici di Fi e Pd. Confermato il “sistema Odevaine” pensato per garantire un ritorno economico a chi gestiva i centri d’accoglienza. In manette i manager di una cooperativa di area Comunione e Liberazione. Buzzi: "Ma questi i consiglieri comunali devono sta ai nostri ordini..."
di Andrea Palladino e Giovanna Trinchella | 4 giugno 2015
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06 ... i/1745826/
Mafia Capitale, inchiesta bis: 44 arresti e 21 perquisizioni. In manette consigliere regionale Gramazio
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L'inchiesta sul "Mondo di mezzo" della Procura di Roma prosegue. Operazione del Ros nel Lazio, in Sicilia e Abruzzo. Nel mirino anche la gestione dell'accoglienza di immigrati. A tre giorni dal giudizio immediato per il “Mondo di mezzo” la nuova bufera giudiziaria ha investito politici di Fi e Pd. Confermato il “sistema Odevaine” pensato per garantire un ritorno economico a chi gestiva i centri d’accoglienza. In manette i manager di una cooperativa di area Comunione e Liberazione. Buzzi: "Ma questi i consiglieri comunali devono sta ai nostri ordini..."
di Andrea Palladino e Giovanna Trinchella | 4 giugno 2015
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Re: Mafia Capitale trova terreno fertile nelle larghe intese
La vox populi
fabry51 • 16 minuti fa
Le prossime primarie del PD a Regina Coeli
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fabry51 • 16 minuti fa
Le prossime primarie del PD a Regina Coeli
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Re: Mafia Capitale trova terreno fertile nelle larghe intese
paolo • 30 minuti fa
una sola domanda ma che ci fanno ancora al governo questi del pd -pdl??
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una sola domanda ma che ci fanno ancora al governo questi del pd -pdl??
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