"Allahu Akbar!"
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Re: "Allahu Akbar!"
Insomma, il Dio Denaro è Grande!
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
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Re: "Allahu Akbar!"
Charlie Hebdo: i due terrorismi
e la vendetta
di Paolo Farinella
I macellai che hanno tentato di macellare la libertà, facendo strage di giornalisti nella redazione di Charlie Hebdo a Parigi, sono certamente folli, sono fanatici, sono musulmani, sono algerino-francesi, sono europei. Nessuno può tirare conclusioni a indovinare senza un minimo di analisi logica.
La coscienza civile, senza aggettivi, si ribella di fronte a questa cecità obnubilata dall’integralismo religioso, manovrato come un grimaldello e senza scrupoli, con il solo obiettivo di raggiungere lo scopo: destabilizzare l’Islam e fare arrabbiare l’Occidente. Nella mente degli organizzatori folli è una sfida, nelle mani dei manovali vi sono solo kalashnikov che sparano non importa a chi. Ciò che importa è ubbidire a un dio inesistente, cioè a una scusa costruita apposta per fare una strage.
I due assassini si sentono eroi e così verranno celebrati nel mondo fondamentalista sottomesso al terrorismo di alcune bande che hanno una strategia precisa, almeno dal 2000 ad oggi, colpendo ogni volta nel segno. Non basta indignarsi, non basta dire che l’Europa deve fare qualcosa (Renzi), non basta recriminare contro gli immigrati in generale (Salvini); occorre domandarsi: “Perché tutto ciò accade?”. In natura ogni fatto è generato da una causa e produce un effetto. Non esistono fatti, per quanto efferati, indegni e devastanti, isolati, a se stanti.
Io penso che i due poveracci che sono stati addestrati e imbottiti di scemenze per arrivare a tanto, sono figli di due cause ben precise che occorre chiamare per nome e non fare finta che sia l’Islam ad armare gli sciacalli e i malati mentali. Troppo comodo, troppo facile.
I due algerini, fratelli di sangue e di fideismo, terroristi senza ombra di dubbio, sono figli del terrorismo fondamentalista islamico; essi con questi atti cruenti, di sapore tribale, vogliono spaventare in primo luogo gli stessi immigrati di religione musulmana e costringere i paesi ospitanti a cacciarli fuori perché “tutti” sono un rischio potenziale. I fanatici politici come l’Is, evoluzione di Al Qaeda, che gli stanno dietro, hanno il progetto di costringere l’occidente a odiare gli islamici fino a pretendere di farli cacciarli dai territori degli “infedeli” e farli ritornare alle loro patrie, cioè in oriente, cioè al fondamentalismo.
Is e Al Qaeda sanno che gli immigrati che arrivano in occidente si aprono a principi e costumi per loro inaccettabili come democrazia, libertà, libertà di coscienza che sono l’inizio della fine del fondamentalismo religioso perché le masse immigrate non possono più essere dominate e comandate in funzione di un potere clericale che si basa solo su una caricatura del musulmanesimo. Chi arriva in occidente e assapora la libertà, indietro non torna; chi sbarca sulle coste occidentali e confronta il tenore di vita non ci pensa due volte, disposto anche a lasciarsi corrompere da tutto ciò che per l’Islam è male pur di affermare la propria libertà.
Per questo penso che gli attacchi dall’America alla Spagna alla Francia e qui alla sede di un giornale satirico, simbolo massimo di dissacrazione nella libertà sono mirati contro i musulmani immigrati e contro gli Stati che li ospitano. La stampa è colpevole perché “corrompe” le idee e lascia spazio al confronto e, cosa ancora peggiore, alla risata. La religione deve schiacciare, non può liberare e Dio ha il grugno perenne e guai a tentare un sorriso. Costoro hanno di Dio un concetto mortale e mortorio, espressione della loro vita e del loro progetto di società.
D’altra parte gli assassini dei giornalisti satirici sono figli del terrorismo di Stato occidentale che per ingordigia di petrolio e di materie prime, spaccia guerre preventive per interventi umanitari, ammazza bambini senza remore di coscienza, bombarda villaggi senza pietà, usa gas nervini, lanciafiamme per distruggere cose e persone che incontra sul proprio cammino, arrivando fino a al ludibrio che oggi combatte quelli che ieri armava e che sono armati di armi occidentali. Di fronte alle critiche di qualche insanabile democratico, la risposta da manuale è patetica, falsa e bugiarda: “Noi esportiamo democrazia e le nostre sono missioni di pace”. In retorica sugli “eroi”, non siamo secondi a nessuno, vero ministra della guerra Pinotti? Senza contare le torture erette a sistema, contro tutti i trattati internazionali che le vietano. Per gli Stati il diritto può essere eluso, frodato, vilipeso, calpestato e ucciso senza problemi. Quando però questo succede, si semina il seme della vendetta che negli spiriti deboli o nelle vittime è l’arma del riscatto.
L’Occidente ha invaso l’Oriente, ha depredato quello che poteva, ha armato i suoi alleati che poi sono diventati suoi nemici contro i quali ha scagliato gli amici di oggi che erano i nemici di ieri, amando anche questi: in Oriente non esiste una sola arma che non sia statunitense o europea o israeliana. Nessuno si è preoccupato delle conseguenze e oggi che queste arrivano puntuali come la morte perché distribuiscono morte, solo gli indegni si possono meravigliare.
Chi semina vento, raccoglie tempesta. Non è che l’inizio. Occorrono politiche trasparenti, non opportunistiche; politiche di vera integrazione che non siano solo un larva inesistente di finte dichiarazioni d’intenti, senza mai giungere a una concretezza. Abbiamo perso almeno venticinque anni di politiche integrative e siamo sempre al punto di partenza, con uno sciupìo di denaro pubblico (vedi Mafia Capitale), di personale, di mezzi e strumenti sapendo che da lì è obbligatorio passare se vogliamo che la convivenza sia reale ed efficace.
Piangiamo i morti di Charlie Hebdo, piangiamo sull’attentato alla libertà di stampa, piangiamo sulle vittime innocenti delle Torri Gemelle, ma chi piange i morti anonimi delle bombe e dei raid militari e dei droni che se uccidono innocenti commettono “errori”? Lacrime di coccodrillo? No, solo insipienza di governanti e parlamenti illegittimi perché quando governano contro gli interessi di tutta l’umanità perdono la loro legittimità morale.
Piango i giornalisti e abbraccio il dolore delle loro famiglie e di quanti si sentono colpiti, perché siamo colpiti da questo atto insano e senza religione, piango con chi piange, eppure vorrei non piangere per nessuno e nemmeno per la finta democrazia e per il finto Diritto in nome dei quali finti governanti decidono da folli.
Vorrei che il rispetto dei diritti di tutti fosse garantito, a costo della stessa morte. In Occidente, in Oriente, a nord e a sud e in tutte le direzioni della Rosa dei venti.
e la vendetta
di Paolo Farinella
I macellai che hanno tentato di macellare la libertà, facendo strage di giornalisti nella redazione di Charlie Hebdo a Parigi, sono certamente folli, sono fanatici, sono musulmani, sono algerino-francesi, sono europei. Nessuno può tirare conclusioni a indovinare senza un minimo di analisi logica.
La coscienza civile, senza aggettivi, si ribella di fronte a questa cecità obnubilata dall’integralismo religioso, manovrato come un grimaldello e senza scrupoli, con il solo obiettivo di raggiungere lo scopo: destabilizzare l’Islam e fare arrabbiare l’Occidente. Nella mente degli organizzatori folli è una sfida, nelle mani dei manovali vi sono solo kalashnikov che sparano non importa a chi. Ciò che importa è ubbidire a un dio inesistente, cioè a una scusa costruita apposta per fare una strage.
I due assassini si sentono eroi e così verranno celebrati nel mondo fondamentalista sottomesso al terrorismo di alcune bande che hanno una strategia precisa, almeno dal 2000 ad oggi, colpendo ogni volta nel segno. Non basta indignarsi, non basta dire che l’Europa deve fare qualcosa (Renzi), non basta recriminare contro gli immigrati in generale (Salvini); occorre domandarsi: “Perché tutto ciò accade?”. In natura ogni fatto è generato da una causa e produce un effetto. Non esistono fatti, per quanto efferati, indegni e devastanti, isolati, a se stanti.
Io penso che i due poveracci che sono stati addestrati e imbottiti di scemenze per arrivare a tanto, sono figli di due cause ben precise che occorre chiamare per nome e non fare finta che sia l’Islam ad armare gli sciacalli e i malati mentali. Troppo comodo, troppo facile.
I due algerini, fratelli di sangue e di fideismo, terroristi senza ombra di dubbio, sono figli del terrorismo fondamentalista islamico; essi con questi atti cruenti, di sapore tribale, vogliono spaventare in primo luogo gli stessi immigrati di religione musulmana e costringere i paesi ospitanti a cacciarli fuori perché “tutti” sono un rischio potenziale. I fanatici politici come l’Is, evoluzione di Al Qaeda, che gli stanno dietro, hanno il progetto di costringere l’occidente a odiare gli islamici fino a pretendere di farli cacciarli dai territori degli “infedeli” e farli ritornare alle loro patrie, cioè in oriente, cioè al fondamentalismo.
Is e Al Qaeda sanno che gli immigrati che arrivano in occidente si aprono a principi e costumi per loro inaccettabili come democrazia, libertà, libertà di coscienza che sono l’inizio della fine del fondamentalismo religioso perché le masse immigrate non possono più essere dominate e comandate in funzione di un potere clericale che si basa solo su una caricatura del musulmanesimo. Chi arriva in occidente e assapora la libertà, indietro non torna; chi sbarca sulle coste occidentali e confronta il tenore di vita non ci pensa due volte, disposto anche a lasciarsi corrompere da tutto ciò che per l’Islam è male pur di affermare la propria libertà.
Per questo penso che gli attacchi dall’America alla Spagna alla Francia e qui alla sede di un giornale satirico, simbolo massimo di dissacrazione nella libertà sono mirati contro i musulmani immigrati e contro gli Stati che li ospitano. La stampa è colpevole perché “corrompe” le idee e lascia spazio al confronto e, cosa ancora peggiore, alla risata. La religione deve schiacciare, non può liberare e Dio ha il grugno perenne e guai a tentare un sorriso. Costoro hanno di Dio un concetto mortale e mortorio, espressione della loro vita e del loro progetto di società.
D’altra parte gli assassini dei giornalisti satirici sono figli del terrorismo di Stato occidentale che per ingordigia di petrolio e di materie prime, spaccia guerre preventive per interventi umanitari, ammazza bambini senza remore di coscienza, bombarda villaggi senza pietà, usa gas nervini, lanciafiamme per distruggere cose e persone che incontra sul proprio cammino, arrivando fino a al ludibrio che oggi combatte quelli che ieri armava e che sono armati di armi occidentali. Di fronte alle critiche di qualche insanabile democratico, la risposta da manuale è patetica, falsa e bugiarda: “Noi esportiamo democrazia e le nostre sono missioni di pace”. In retorica sugli “eroi”, non siamo secondi a nessuno, vero ministra della guerra Pinotti? Senza contare le torture erette a sistema, contro tutti i trattati internazionali che le vietano. Per gli Stati il diritto può essere eluso, frodato, vilipeso, calpestato e ucciso senza problemi. Quando però questo succede, si semina il seme della vendetta che negli spiriti deboli o nelle vittime è l’arma del riscatto.
L’Occidente ha invaso l’Oriente, ha depredato quello che poteva, ha armato i suoi alleati che poi sono diventati suoi nemici contro i quali ha scagliato gli amici di oggi che erano i nemici di ieri, amando anche questi: in Oriente non esiste una sola arma che non sia statunitense o europea o israeliana. Nessuno si è preoccupato delle conseguenze e oggi che queste arrivano puntuali come la morte perché distribuiscono morte, solo gli indegni si possono meravigliare.
Chi semina vento, raccoglie tempesta. Non è che l’inizio. Occorrono politiche trasparenti, non opportunistiche; politiche di vera integrazione che non siano solo un larva inesistente di finte dichiarazioni d’intenti, senza mai giungere a una concretezza. Abbiamo perso almeno venticinque anni di politiche integrative e siamo sempre al punto di partenza, con uno sciupìo di denaro pubblico (vedi Mafia Capitale), di personale, di mezzi e strumenti sapendo che da lì è obbligatorio passare se vogliamo che la convivenza sia reale ed efficace.
Piangiamo i morti di Charlie Hebdo, piangiamo sull’attentato alla libertà di stampa, piangiamo sulle vittime innocenti delle Torri Gemelle, ma chi piange i morti anonimi delle bombe e dei raid militari e dei droni che se uccidono innocenti commettono “errori”? Lacrime di coccodrillo? No, solo insipienza di governanti e parlamenti illegittimi perché quando governano contro gli interessi di tutta l’umanità perdono la loro legittimità morale.
Piango i giornalisti e abbraccio il dolore delle loro famiglie e di quanti si sentono colpiti, perché siamo colpiti da questo atto insano e senza religione, piango con chi piange, eppure vorrei non piangere per nessuno e nemmeno per la finta democrazia e per il finto Diritto in nome dei quali finti governanti decidono da folli.
Vorrei che il rispetto dei diritti di tutti fosse garantito, a costo della stessa morte. In Occidente, in Oriente, a nord e a sud e in tutte le direzioni della Rosa dei venti.
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Re: "Allahu Akbar!"
Interessante botta e risposta tra una scrittrice italiana di origine somala.Igiaba Scego (http://it.wikipedia.org/wiki/Igiaba_Scego)
e un educatore e blogger algerino che vive a Torino. Karim Metref (http://www.agoravox.it/Karim-METREF)
Non in mio nome
Igiaba Scego
Gen 2015 20.02
Oggi mi hanno dichiarato guerra. Decimando militarmente la redazione del giornale satirico Charlie Hebdo mi hanno dichiarato guerra. Hanno usato il nome di dio e del profeta per giustificare l’ingiustificabile. Da afroeuropea e da musulmana io non ci sto.
“Not in my name”, dice un famoso slogan, e oggi questo slogan lo sento mio come non mai. Sono stufa di essere associata a gente che uccide, massacra, stupra, decapita e piscia sui valori democratici in cui credo e lo fa per di più usando il nome della mia religione. Basta! Non dobbiamo più permettere (lo dico a me stessa, ai musulmani e a tutti) che usino il nome dell’islam per i loro loschi e schifosi traffici.
Vorrei che ogni imam in ogni moschea d’Europa lo dicesse forte e chiaro. Sono stufa di veder così sporcato il nome di una religione. Non è giusto. Come non è giusto veder vilipesi quei valori di convivenza e pace su cui è fondata l’Unione europea di cui sono cittadina. Sono stufa di chi non rispetta il diritto di ridere del prossimo. Stufa di vedere ogni giorno, da Parigi a Peshawar, scorrere sangue innocente. E ho già il voltastomaco per i vari xenofobi che aspettano al varco. So già che ci sarà qualcuno che userà questo attentato contro migranti e figli di migranti per qualche voto in più. C’è sempre qualche avvoltoio che si bea delle tragedie.
È così a ogni attentato.
A ogni disgrazia cresce il mio senso di ansia e di frustrazione. A ogni attentato vorrei urlare e far capire alla gente che l’islam non è roba di quei tizi con le barbe lunghe e con quei vestiti ridicoli. L’islam non è roba loro, l’islam è nostro, di noi che crediamo nella pace. Quelli sono solo caricature, vorrei dire. Si vestono così apposta per farvi paura. È tutto un piano, svegliamoci.
Per questo dico che mi hanno dichiarato guerra. Anzi, ci hanno dichiarato guerra.
Questo attentato non è solo un attacco alla libertà di espressione, ma è un attacco ai valori democratici che ci tengono insieme. L’Europa è formata da cittadini ebrei, cristiani, musulmani, buddisti, atei e così via. Siamo in tanti e conviviamo. Certo il continente zoppica, la crisi è dura, ma siamo insieme ed è questo che conta. I killer professionisti e ben addestrati che hanno colpito Charlie Hebdo vogliono il caos. Vogliono un’Europa piena di paura, dove il cittadino sia nemico del suo prossimo. E in questo vanno a braccetto con l’estrema destra xenofoba. Tra nazisti si capiscono. Di fatto vogliono isolare i musulmani dal resto degli europei. Vogliono vederci soli e vulnerabili. Vogliono distruggere la convivenza che stiamo faticosamente costruendo insieme.
Trovo bellissimo che alla moschea di Roma alla fine del Ramadan, per l’Eid, ci siano a festeggiare con noi tanti cristiani ed ebrei. Ed è bello per me augurare agli amici cristiani buon Natale e agli amici ebrei happy Hanukkah. È bello farsi due risate con gli amici atei e ridere di tutto. Si può ridere di tutto, si deve. Ecco perché questo attentato di oggi è così pauroso. Fa male sapere che degli esseri umani siano stati uccisi da una mano vigliacca perché volevano solo far ridere, ma fa male anche capire il disegno che c’è dietro, ovvero una volontà di distruzione totale.
Una distruzione che sapeva chi e cosa colpire.
Niente è stato casuale. Sono stati spesi molti soldi da chi ha organizzato il massacro. Sono stati scelti uomini addestrati. È stato scelto un target, la redazione di un giornale satirico, che era sì un target simbolico, ma anche facile da attaccare. Tutto è stato studiato nei minimi dettagli. D’altronde una dichiarazione di guerra lo è sempre. Chi ha compiuto questo attentato sa cosa produrrà. Sa il delirio che si sta preparando. Allora se siamo in guerra si deve cominciare a pensare come combatterla. In questi anni la teoria della guerra preventiva, dell’odio preventivo, delle disastrose campagne di Iraq e Afghanistan hanno creato solo più fondamentalismo.
Forse se si vuole vincere questa guerra contro il terrorismo l’Europa si dovrà affidare a quello che ha di più forte, ovvero i suoi valori. Chi ha ucciso sa che si scatenerà l’odio. Ora dovremmo non cascare in questa trappola. Ribadire quello che siamo: democratici. Ha ragione la scrittrice Helena Janeczek quando dice che liberté, égalité, fraternité è ancora il motto migliore per vincere la battaglia. E i musulmani europei ribadendo il “Not in my name” potranno essere l’asso nella manica della partita. L’Europa potrà fermare la barbarie solo se i suoi cittadini saranno uniti in quest’ora difficile.
http://www.internazionale.it/opinione/i ... n-mio-nome
Gen 2015 17.42
Io non mi dissocio
Karim Metref
Karim Metref, educatore e blogger che vive a Torino, ha scritto una lettera di risposta a questo articolo di Igiaba Scego.
Cara Igiaba,
in questi giorni saremo messi sotto torchio e le prossime campagne elettorali saranno fatte sulla nostra schiena. Gli xenofobi di tutta Europa vanno in brodo di giuggiole per la gioia e anche gli establishment europei che non hanno risposte da dare per la crisi saranno contenti di resuscitare il vecchio spauracchio per far rientrare le pecore spaventate nel recinto.
Da ogni parte ci viene chiesto di dissociarci, di scrivere che noi stiamo con Charlie, di condannare, di provare che siamo bravi immigrati, ben integrati, degni di vivere su questa terra di pace e di libertà.
Ebbene, anche se ovviamente condanno questo atto come condanno ogni violenza, non mi dissocio da niente. Non sono integrato e non chiedo scusa a nessuno. Io non ho ucciso nessuno e non c’entro niente con questa gente. Altrettanto non possono dire quelli che domani dichiareranno guerra a qualcuno in nome di questo crimine.
Tu dici: “Oggi mi hanno dichiarato guerra. Decimando militarmente la redazione del giornale satirico Charlie Hebdo mi hanno dichiarato guerra. Hanno usato il nome di dio e del profeta per giustificare l’ingiustificabile. Da afroeuropea e da musulmana io non ci sto”.
Io con questa gente sono in guerra da trent’anni. Li affrontavo con i pugni all’epoca dell’università e con le parole e con le azioni da allora e fino a oggi. Sono trent’anni che li combatto e sono trent’anni che il sistema della Nato e i suoi alleati li sostengono regolarmente ogni dieci anni per fomentare una guerra di qua o di là.
Anche io sono afroeuropeo, sono originario di un paese a maggioranza musulmana ma non mi considero un musulmano: non sono praticante, non sono credente. Ma anche io non ci sto. Non ci sto con questi folli, non ci sto quando lo fanno a Parigi ma non ci sto nemmeno quando lo fanno a Tripoli, Malula o a Qaraqush.
Non sto con loro e non sto con chi li arma un giorno e poi li bombarda il giorno dopo. Non ci sto in questa storia nel suo insieme e non solo quando colpisce il cuore di questa Europa costruita su “valori di convivenza e pace”. Perché dico che questa Europa deve essere costruita su valori di pace e convivenza anche altrove, non solo internamente (ammesso che internamente lo sia).
Tu dici che questo non è islam. Io dico che anche questo è islam. L’islam è di tutti. Buoni o cattivi che siano. E come succede con ogni religione ognuno ne fa un po’ quello che vuole. La adatta alle proprie convinzioni, paure, speranze e interessi. Nelle prossime ore, i comunicati di moschee e centri islamici arriveranno in massa, non ti preoccupare. Tutti (o quasi) giustamente si dissoceranno da questo atto criminale. Qualche altro Abu Omar sparirà dalla circolazione per non creare imbarazzo a nessuno. La Lega e altri avvoltoi si ciberanno di questa storia per mesi, forse per anni. E noi ci faremo di nuovo piccoli piccoli, in attesa della fine della tempesta. Come stiamo facendo dopo questi attentati (forse) commessi da quella stessa rete che la Nato aveva creato per combattere una sua sporca guerra.
Loro creano mostri e poi, quando gli si rivoltano contro, noi dobbiamo chiedere scusa, dissociarci e farci piccoli. A me questo giochino non interessa più. Non chiedo scusa a nessuno e non mi dissocio da niente. Io devo pretendere delle scuse. Io devo chiedere a questi signori di dissociarsi, definitivamente, non ad alternanza, da questa gente: amici in Afghanistan e poi nemici, amici in Algeria e poi nemici, amici in Libia e poi… non ancora nemici lì ma nemici nel vicino Mali, amici in Siria poi ora metà amici e metà nemici… Io non ho più pazienza per questi macabri giochini. Mando allo stesso inferno sia questi mostri sia gli stregoni della Nato e dei paesi del Golfo che li hanno creati e li tengono in vita da decenni. Mando tutti all’inferno e vado a farmi una passeggiata in questa notte invernale che sa di primavera… Speriamo non araba.
Karim Metref è un educatore e blogger che vive a Torino.
http://www.internazionale.it/opinione/k ... i-dissocio
e un educatore e blogger algerino che vive a Torino. Karim Metref (http://www.agoravox.it/Karim-METREF)
Non in mio nome
Igiaba Scego
Gen 2015 20.02
Oggi mi hanno dichiarato guerra. Decimando militarmente la redazione del giornale satirico Charlie Hebdo mi hanno dichiarato guerra. Hanno usato il nome di dio e del profeta per giustificare l’ingiustificabile. Da afroeuropea e da musulmana io non ci sto.
“Not in my name”, dice un famoso slogan, e oggi questo slogan lo sento mio come non mai. Sono stufa di essere associata a gente che uccide, massacra, stupra, decapita e piscia sui valori democratici in cui credo e lo fa per di più usando il nome della mia religione. Basta! Non dobbiamo più permettere (lo dico a me stessa, ai musulmani e a tutti) che usino il nome dell’islam per i loro loschi e schifosi traffici.
Vorrei che ogni imam in ogni moschea d’Europa lo dicesse forte e chiaro. Sono stufa di veder così sporcato il nome di una religione. Non è giusto. Come non è giusto veder vilipesi quei valori di convivenza e pace su cui è fondata l’Unione europea di cui sono cittadina. Sono stufa di chi non rispetta il diritto di ridere del prossimo. Stufa di vedere ogni giorno, da Parigi a Peshawar, scorrere sangue innocente. E ho già il voltastomaco per i vari xenofobi che aspettano al varco. So già che ci sarà qualcuno che userà questo attentato contro migranti e figli di migranti per qualche voto in più. C’è sempre qualche avvoltoio che si bea delle tragedie.
È così a ogni attentato.
A ogni disgrazia cresce il mio senso di ansia e di frustrazione. A ogni attentato vorrei urlare e far capire alla gente che l’islam non è roba di quei tizi con le barbe lunghe e con quei vestiti ridicoli. L’islam non è roba loro, l’islam è nostro, di noi che crediamo nella pace. Quelli sono solo caricature, vorrei dire. Si vestono così apposta per farvi paura. È tutto un piano, svegliamoci.
Per questo dico che mi hanno dichiarato guerra. Anzi, ci hanno dichiarato guerra.
Questo attentato non è solo un attacco alla libertà di espressione, ma è un attacco ai valori democratici che ci tengono insieme. L’Europa è formata da cittadini ebrei, cristiani, musulmani, buddisti, atei e così via. Siamo in tanti e conviviamo. Certo il continente zoppica, la crisi è dura, ma siamo insieme ed è questo che conta. I killer professionisti e ben addestrati che hanno colpito Charlie Hebdo vogliono il caos. Vogliono un’Europa piena di paura, dove il cittadino sia nemico del suo prossimo. E in questo vanno a braccetto con l’estrema destra xenofoba. Tra nazisti si capiscono. Di fatto vogliono isolare i musulmani dal resto degli europei. Vogliono vederci soli e vulnerabili. Vogliono distruggere la convivenza che stiamo faticosamente costruendo insieme.
Trovo bellissimo che alla moschea di Roma alla fine del Ramadan, per l’Eid, ci siano a festeggiare con noi tanti cristiani ed ebrei. Ed è bello per me augurare agli amici cristiani buon Natale e agli amici ebrei happy Hanukkah. È bello farsi due risate con gli amici atei e ridere di tutto. Si può ridere di tutto, si deve. Ecco perché questo attentato di oggi è così pauroso. Fa male sapere che degli esseri umani siano stati uccisi da una mano vigliacca perché volevano solo far ridere, ma fa male anche capire il disegno che c’è dietro, ovvero una volontà di distruzione totale.
Una distruzione che sapeva chi e cosa colpire.
Niente è stato casuale. Sono stati spesi molti soldi da chi ha organizzato il massacro. Sono stati scelti uomini addestrati. È stato scelto un target, la redazione di un giornale satirico, che era sì un target simbolico, ma anche facile da attaccare. Tutto è stato studiato nei minimi dettagli. D’altronde una dichiarazione di guerra lo è sempre. Chi ha compiuto questo attentato sa cosa produrrà. Sa il delirio che si sta preparando. Allora se siamo in guerra si deve cominciare a pensare come combatterla. In questi anni la teoria della guerra preventiva, dell’odio preventivo, delle disastrose campagne di Iraq e Afghanistan hanno creato solo più fondamentalismo.
Forse se si vuole vincere questa guerra contro il terrorismo l’Europa si dovrà affidare a quello che ha di più forte, ovvero i suoi valori. Chi ha ucciso sa che si scatenerà l’odio. Ora dovremmo non cascare in questa trappola. Ribadire quello che siamo: democratici. Ha ragione la scrittrice Helena Janeczek quando dice che liberté, égalité, fraternité è ancora il motto migliore per vincere la battaglia. E i musulmani europei ribadendo il “Not in my name” potranno essere l’asso nella manica della partita. L’Europa potrà fermare la barbarie solo se i suoi cittadini saranno uniti in quest’ora difficile.
http://www.internazionale.it/opinione/i ... n-mio-nome
Gen 2015 17.42
Io non mi dissocio
Karim Metref
Karim Metref, educatore e blogger che vive a Torino, ha scritto una lettera di risposta a questo articolo di Igiaba Scego.
Cara Igiaba,
in questi giorni saremo messi sotto torchio e le prossime campagne elettorali saranno fatte sulla nostra schiena. Gli xenofobi di tutta Europa vanno in brodo di giuggiole per la gioia e anche gli establishment europei che non hanno risposte da dare per la crisi saranno contenti di resuscitare il vecchio spauracchio per far rientrare le pecore spaventate nel recinto.
Da ogni parte ci viene chiesto di dissociarci, di scrivere che noi stiamo con Charlie, di condannare, di provare che siamo bravi immigrati, ben integrati, degni di vivere su questa terra di pace e di libertà.
Ebbene, anche se ovviamente condanno questo atto come condanno ogni violenza, non mi dissocio da niente. Non sono integrato e non chiedo scusa a nessuno. Io non ho ucciso nessuno e non c’entro niente con questa gente. Altrettanto non possono dire quelli che domani dichiareranno guerra a qualcuno in nome di questo crimine.
Tu dici: “Oggi mi hanno dichiarato guerra. Decimando militarmente la redazione del giornale satirico Charlie Hebdo mi hanno dichiarato guerra. Hanno usato il nome di dio e del profeta per giustificare l’ingiustificabile. Da afroeuropea e da musulmana io non ci sto”.
Io con questa gente sono in guerra da trent’anni. Li affrontavo con i pugni all’epoca dell’università e con le parole e con le azioni da allora e fino a oggi. Sono trent’anni che li combatto e sono trent’anni che il sistema della Nato e i suoi alleati li sostengono regolarmente ogni dieci anni per fomentare una guerra di qua o di là.
Anche io sono afroeuropeo, sono originario di un paese a maggioranza musulmana ma non mi considero un musulmano: non sono praticante, non sono credente. Ma anche io non ci sto. Non ci sto con questi folli, non ci sto quando lo fanno a Parigi ma non ci sto nemmeno quando lo fanno a Tripoli, Malula o a Qaraqush.
Non sto con loro e non sto con chi li arma un giorno e poi li bombarda il giorno dopo. Non ci sto in questa storia nel suo insieme e non solo quando colpisce il cuore di questa Europa costruita su “valori di convivenza e pace”. Perché dico che questa Europa deve essere costruita su valori di pace e convivenza anche altrove, non solo internamente (ammesso che internamente lo sia).
Tu dici che questo non è islam. Io dico che anche questo è islam. L’islam è di tutti. Buoni o cattivi che siano. E come succede con ogni religione ognuno ne fa un po’ quello che vuole. La adatta alle proprie convinzioni, paure, speranze e interessi. Nelle prossime ore, i comunicati di moschee e centri islamici arriveranno in massa, non ti preoccupare. Tutti (o quasi) giustamente si dissoceranno da questo atto criminale. Qualche altro Abu Omar sparirà dalla circolazione per non creare imbarazzo a nessuno. La Lega e altri avvoltoi si ciberanno di questa storia per mesi, forse per anni. E noi ci faremo di nuovo piccoli piccoli, in attesa della fine della tempesta. Come stiamo facendo dopo questi attentati (forse) commessi da quella stessa rete che la Nato aveva creato per combattere una sua sporca guerra.
Loro creano mostri e poi, quando gli si rivoltano contro, noi dobbiamo chiedere scusa, dissociarci e farci piccoli. A me questo giochino non interessa più. Non chiedo scusa a nessuno e non mi dissocio da niente. Io devo pretendere delle scuse. Io devo chiedere a questi signori di dissociarsi, definitivamente, non ad alternanza, da questa gente: amici in Afghanistan e poi nemici, amici in Algeria e poi nemici, amici in Libia e poi… non ancora nemici lì ma nemici nel vicino Mali, amici in Siria poi ora metà amici e metà nemici… Io non ho più pazienza per questi macabri giochini. Mando allo stesso inferno sia questi mostri sia gli stregoni della Nato e dei paesi del Golfo che li hanno creati e li tengono in vita da decenni. Mando tutti all’inferno e vado a farmi una passeggiata in questa notte invernale che sa di primavera… Speriamo non araba.
Karim Metref è un educatore e blogger che vive a Torino.
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Re: "Allahu Akbar!"
DA f q
Nigeria, strage di Boko Haram nel nord-est. Bbc: “Si temono 2mila morti”
Mentre l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale è puntata sulla caccia ai due jihadisti francesi che hanno fatto strage nella redazione di Charlie Hebdo, i miliziani di Boko Haram che hanno giurato fedeltà allo Stato islamico continuano a perpetrare le loro atrocità nel nordest della Nigeria. Potrebbero essere duemila i morti nell’offensiva contro la città di Baqa e altri 16 villaggi vicini nel travagliato Stato di Borno
Il conflitto segna una violenta escalation nell’ultimo anno, proprio da quando i leader del gruppo hanno giurato fedeltà al califfo Abu Bakr al Baghdadi, con una sequela di attentati kamikaze, in molti casi compiuti da donne, che fanno strage in tutto il Paese.
Nigeria, strage di Boko Haram nel nord-est. Bbc: “Si temono 2mila morti”
Mentre l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale è puntata sulla caccia ai due jihadisti francesi che hanno fatto strage nella redazione di Charlie Hebdo, i miliziani di Boko Haram che hanno giurato fedeltà allo Stato islamico continuano a perpetrare le loro atrocità nel nordest della Nigeria. Potrebbero essere duemila i morti nell’offensiva contro la città di Baqa e altri 16 villaggi vicini nel travagliato Stato di Borno
Il conflitto segna una violenta escalation nell’ultimo anno, proprio da quando i leader del gruppo hanno giurato fedeltà al califfo Abu Bakr al Baghdadi, con una sequela di attentati kamikaze, in molti casi compiuti da donne, che fanno strage in tutto il Paese.
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Re: "Allahu Akbar!"
DIGITANDO poi "Le cause del terrorismo islamico" troverai " Il terrore ha un luogo d’origine: l’Arabia Saudita"Camillobenso
Dammi, per favore, un mano ad entrare dove si parla dell'Arabia Saudita.
Io ho visto
http://blog.libero.it/immagination/13067746.html
ma non l'ho trovato.
Grazie.
Lo scrittore premio Nobel Vidiadhar Naipaul ha scritto: «Bisognerebbe esigere risarcimenti dall'Arabia Saudita. Bisognerebbe ritorcergli l'argomentazione: se una nazione viene attaccata da terroristi islamici, tutti i paesi islamici sono responsabili e devono pagare. Non tocca alle vittime pagare, tocca agli aggressori». Forse è una ricetta un po' dura. Ma almeno è chiara.
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Re: "Allahu Akbar!"
FORSE PER QUESTO???
Ma in Europa Francesco, al momento, è l’unico leader.
Il Tg7 delle 20,00 ha comunicato che i servizi segreti Usa hanno avvertito che il prossimo attentato avverrà in Vaticano.
il Fatto 11.1.15
Cambio al vertice Boko Haram e Califfato
L’Europa ha un solo leader che può arginare il nuovo terrore: Francesco
di Furio Colombo
Molti sono stati colpiti dalla coincidenza di due fatti di sangue orrendi e lontani: la strage a Parigi nella redazione di un giornale giudicato blasfemo (dodici morti in una stanza, e l’altro evento di sangue francese). E il massacro di almeno duemila persone portato a termine in poche ore, fra villaggi e campagne, al confine con la Nigeria, da due diverse unità militari addestrate e armate di un nuovo fondamentalismo islamico, nel primo caso un commando, nel secondo un esercito. Emergono due capi, Al Baghdadi e Boko Haram, che proclamano due Califfati. Vuol dire dominio assoluto, l’uno dal Medio Oriente verso l'Europa, l’altro dal centro dell'Africa verso il mondo.
NON SAPPIAMO NULLA dei rapporti fra i due potentati al momento, ma sappiamo che i due potentati esistono e che la loro minaccia non è di parole. Al Baghdadi domina una parte dell'Iraq e della Siria, con capitale Mosul. Boko Haram (che, ricorderete ha esordito con il reclutamento forzato di bambini per il suo esercito, e poi con il rapimento di duecento giovanissime studentesse da “convertire” all'islamismo) è il padrone di villaggi, città e campagne in tutta la parte nord della Nigeria su cui impone e mantiene un potere di sangue. Se rileggete le righe di riassunto della situazione che precedono, noterete che, a prima vista, niente è nuovo o diverso dalle storie di violenza a cui la storia contemporanea ci ha abituato ai margini dell'impero. Anche la grande minaccia, ormai varie volte realizzata, a partire dall'11 settembre, di colpire dentro l'impero, è causa di una continua paura, ma non è più un fatto nuovo. Ciò che è nuovo è l’emergere in posizioni di comando assoluto di nuovi personaggi che sono totalmente liberi di annunciare e poi di realizzare iniziative di una folle violenza, perché non appartengono ad alcuna classe dirigente del passato, rappresentano in modo arbitrario e autodefinito, valori ambigui che non devono giustificare ma solo proclamare. E così nasce un presunto Islam fondamentalista che è un’ottima trovata per disorientare i credenti di quella fede, e una buona mossa per chiamare alla guerra credenti altrettanto finti di un presunto mondo cristiano.
Ma è avvenuto qualcosa di nuovo persino rispetto ai tempi finiti da poco con una irruzione di “teste di cuoio” e l’uccisione di Osama bin Laden. È avvenuto un cambio di classe dirigente che improvvisamente si è autoassegnata la guida degli insorti di un mondo di autoproclamato fondamentalismo islamico, e che in realtà raccoglie tutte le ribellioni estreme lungo la linea non negoziabile di “rivincita” e “riconquista”, dopo la guerra in Iraq e le sue moltissime vittime, ma anche di “diverstà” inventata e sostenuta come tale dal pregiudizio europeo.
CHE COSA INTENDO per “nuova classe dirigente”? e come mai lo stesso fenomeno si manifesta con la stessa forza distruttiva e apparentemente cieca, dal Medio Oriente al cuore dell'Africa? Forse la spiegazione è questa. Fino a un momento fa occupanti e resistenti, invasori e ribelli, dominatori e dominati, erano guidati, allo stesso modo, dalle classi colte e dall'apparato dirigente, dai gruppi sociali delle parti in causa. Questo fatto non ha mai evitato durezza, crudeltà e violenza anche estrema. Ma disponeva di strumenti di comunicazione e di intesa reciproca, in caso di necessità. E le due parti avverse cercavano, ciascuna in modo diverso, compressione e sostegno in altre culture e altri Paesi del mondo. Al Baghdadi e Boko Haram rappresentano un nuovo tipo di dirigente rivoluzionario che, tra le classi dirigenti del proprio ambito, o del mondo, non cercano e non chiedono niente. Non vogliono comprensione e non offrono giustificazione. Le loro radici sono altrove, nel tempo (che è evidentemente un mitico passato) ; nei luoghi, che sono vissuti come del tutto privi della struttura civile e organizzativa iniziata col colonialismo e poi divenute abituali; nei rapporti umani, che cercano in basso, e nella appartenenza concepita come ubbidienza e sottomissione; nelle regole, che sono libere da ogni codice e dettate solo da opportunismo spettacolare e da efficacia emotiva, dando e ricevendo il senso di un potere che non deve trattare condizioni o sottostare a doveri.
Ma un altro cambiamento drammatico segna questo ultimo periodo di vita politica internazionale. Dal punto cruciale dell’equilibrio mondiale escono gli Stati Uniti, che avevano e hanno pur sempre un potere sproporzionatamente grande. Ed entra la debole e divisa Europa, che non ha una politica e non ha una guida, ma appare come unico guardiano e garante delle regole del gioco.
IL CAMBIO DELLA GUARDIA non è stato pianificato o voluto. Accade perché gli Usa hanno ritirato le loro opzioni di guerra. Accade perché lo sconvolgimento e il cambiamento di classe dirigente del Medio Oriente e dell'Africa ricadono fatalmente sull’Europa e sugli europei, come ha dimostrato la vicenda francese. In ogni caso le ragioni del cambio della guardia contano poco. Conta che sia avvenuta. E colpisce l’inadeguatezza dell'Europa unita e delle sue istituzioni di fronte al compito di reggere l'equilibrio del mondo libero, e di tenere a bada le pulsioni violentemente aggressive. È questa situazione che ha dettato le pagine, controverse e apparentemente solo provocatorie del libro Soumission di Houellebecq: una Francia che si arrende, diventa islamica ed elegge un presidente islamico. Houellebecq non ha tenuto conto di Papa Francesco.
Non è un difensore, è un testimone. Con un compito più difficile del suo predecessore. Infatti la follia, come un incendio pericoloso, sembra venire da una parte e dall'altra, dalla “nuova classe dirigente” islamica disposta a tutto, e dal gruppo Le Pen-Salvini, altrettanto privo di scrupoli pur di esibirsi. Il compito di Francesco è grande e impossibile. Ma in Europa Francesco, al momento, è l’unico leader.
Ma in Europa Francesco, al momento, è l’unico leader.
Il Tg7 delle 20,00 ha comunicato che i servizi segreti Usa hanno avvertito che il prossimo attentato avverrà in Vaticano.
il Fatto 11.1.15
Cambio al vertice Boko Haram e Califfato
L’Europa ha un solo leader che può arginare il nuovo terrore: Francesco
di Furio Colombo
Molti sono stati colpiti dalla coincidenza di due fatti di sangue orrendi e lontani: la strage a Parigi nella redazione di un giornale giudicato blasfemo (dodici morti in una stanza, e l’altro evento di sangue francese). E il massacro di almeno duemila persone portato a termine in poche ore, fra villaggi e campagne, al confine con la Nigeria, da due diverse unità militari addestrate e armate di un nuovo fondamentalismo islamico, nel primo caso un commando, nel secondo un esercito. Emergono due capi, Al Baghdadi e Boko Haram, che proclamano due Califfati. Vuol dire dominio assoluto, l’uno dal Medio Oriente verso l'Europa, l’altro dal centro dell'Africa verso il mondo.
NON SAPPIAMO NULLA dei rapporti fra i due potentati al momento, ma sappiamo che i due potentati esistono e che la loro minaccia non è di parole. Al Baghdadi domina una parte dell'Iraq e della Siria, con capitale Mosul. Boko Haram (che, ricorderete ha esordito con il reclutamento forzato di bambini per il suo esercito, e poi con il rapimento di duecento giovanissime studentesse da “convertire” all'islamismo) è il padrone di villaggi, città e campagne in tutta la parte nord della Nigeria su cui impone e mantiene un potere di sangue. Se rileggete le righe di riassunto della situazione che precedono, noterete che, a prima vista, niente è nuovo o diverso dalle storie di violenza a cui la storia contemporanea ci ha abituato ai margini dell'impero. Anche la grande minaccia, ormai varie volte realizzata, a partire dall'11 settembre, di colpire dentro l'impero, è causa di una continua paura, ma non è più un fatto nuovo. Ciò che è nuovo è l’emergere in posizioni di comando assoluto di nuovi personaggi che sono totalmente liberi di annunciare e poi di realizzare iniziative di una folle violenza, perché non appartengono ad alcuna classe dirigente del passato, rappresentano in modo arbitrario e autodefinito, valori ambigui che non devono giustificare ma solo proclamare. E così nasce un presunto Islam fondamentalista che è un’ottima trovata per disorientare i credenti di quella fede, e una buona mossa per chiamare alla guerra credenti altrettanto finti di un presunto mondo cristiano.
Ma è avvenuto qualcosa di nuovo persino rispetto ai tempi finiti da poco con una irruzione di “teste di cuoio” e l’uccisione di Osama bin Laden. È avvenuto un cambio di classe dirigente che improvvisamente si è autoassegnata la guida degli insorti di un mondo di autoproclamato fondamentalismo islamico, e che in realtà raccoglie tutte le ribellioni estreme lungo la linea non negoziabile di “rivincita” e “riconquista”, dopo la guerra in Iraq e le sue moltissime vittime, ma anche di “diverstà” inventata e sostenuta come tale dal pregiudizio europeo.
CHE COSA INTENDO per “nuova classe dirigente”? e come mai lo stesso fenomeno si manifesta con la stessa forza distruttiva e apparentemente cieca, dal Medio Oriente al cuore dell'Africa? Forse la spiegazione è questa. Fino a un momento fa occupanti e resistenti, invasori e ribelli, dominatori e dominati, erano guidati, allo stesso modo, dalle classi colte e dall'apparato dirigente, dai gruppi sociali delle parti in causa. Questo fatto non ha mai evitato durezza, crudeltà e violenza anche estrema. Ma disponeva di strumenti di comunicazione e di intesa reciproca, in caso di necessità. E le due parti avverse cercavano, ciascuna in modo diverso, compressione e sostegno in altre culture e altri Paesi del mondo. Al Baghdadi e Boko Haram rappresentano un nuovo tipo di dirigente rivoluzionario che, tra le classi dirigenti del proprio ambito, o del mondo, non cercano e non chiedono niente. Non vogliono comprensione e non offrono giustificazione. Le loro radici sono altrove, nel tempo (che è evidentemente un mitico passato) ; nei luoghi, che sono vissuti come del tutto privi della struttura civile e organizzativa iniziata col colonialismo e poi divenute abituali; nei rapporti umani, che cercano in basso, e nella appartenenza concepita come ubbidienza e sottomissione; nelle regole, che sono libere da ogni codice e dettate solo da opportunismo spettacolare e da efficacia emotiva, dando e ricevendo il senso di un potere che non deve trattare condizioni o sottostare a doveri.
Ma un altro cambiamento drammatico segna questo ultimo periodo di vita politica internazionale. Dal punto cruciale dell’equilibrio mondiale escono gli Stati Uniti, che avevano e hanno pur sempre un potere sproporzionatamente grande. Ed entra la debole e divisa Europa, che non ha una politica e non ha una guida, ma appare come unico guardiano e garante delle regole del gioco.
IL CAMBIO DELLA GUARDIA non è stato pianificato o voluto. Accade perché gli Usa hanno ritirato le loro opzioni di guerra. Accade perché lo sconvolgimento e il cambiamento di classe dirigente del Medio Oriente e dell'Africa ricadono fatalmente sull’Europa e sugli europei, come ha dimostrato la vicenda francese. In ogni caso le ragioni del cambio della guardia contano poco. Conta che sia avvenuta. E colpisce l’inadeguatezza dell'Europa unita e delle sue istituzioni di fronte al compito di reggere l'equilibrio del mondo libero, e di tenere a bada le pulsioni violentemente aggressive. È questa situazione che ha dettato le pagine, controverse e apparentemente solo provocatorie del libro Soumission di Houellebecq: una Francia che si arrende, diventa islamica ed elegge un presidente islamico. Houellebecq non ha tenuto conto di Papa Francesco.
Non è un difensore, è un testimone. Con un compito più difficile del suo predecessore. Infatti la follia, come un incendio pericoloso, sembra venire da una parte e dall'altra, dalla “nuova classe dirigente” islamica disposta a tutto, e dal gruppo Le Pen-Salvini, altrettanto privo di scrupoli pur di esibirsi. Il compito di Francesco è grande e impossibile. Ma in Europa Francesco, al momento, è l’unico leader.
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Re: "Allahu Akbar!"
Io mi dissocio dal terrorismo occidentale, neocolonialista, angloamericano, europeo, israeliano, razzista, dispotico ma falso, che mira sempre a far fuori gli altri lontano da casa e dai teleschermi, che è responsabile di stragi di innocenti, di corruzione, di esportazione della barbarie, di speculazione su armamenti e mine antiuomo, di centinaia di migliaia di vittime civili di cui non si ricorda quasi nessuno.
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
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Re: "Allahu Akbar!"
Ho sentito Ferrara parlare di Guerra Santa, Giulietto Chiesa che vede la mano della CIA dappertutto ecc. ecc.... mi sembra che straparlino.
Oggi esiste un Califfato . uno stato, anche se non riconosciuto, che ha proclamato la Guerra Santa contro chi non la pensa come lui, rappresenta una minima parte rispetto al miliardo e mezzo di mussulmani dell'ISLAM, Il 29 giugno 2014 l'autoproclamato Stato Islamico ha riconosciuto Abu Bakr al-Baghdadi come suo velleitario califfo, non riconosciuto come tale in alcuna istanza ufficiale dell'intero mondo islamico.
Ll'Isis comanda nell'antica città libica di Derna. Il Califfato islamico preme sul Mediterraneo.
Nella Nigeria del nord sta nascendo un altro califfato.
Questi califfati hanno in comune una interpretazione del Corano in cui i nemici vanno uccisi.
Semplificando molto si può dire che, alla base di tutto, l’Islam manca della trinità e di Gesù Cristo: è rimasto all’Antico Testamento.
La Sharia (legge islamica) è fondata invece su una triplice disuguaglianza: tra musulmano e no, tra uomo e donna, tra libero e schiavo. Il cristianesimo invece avrebbe abbattuto tutte le barriere del razzismo e del sessismo.
Nell’Islam manca Cristo. Gesù è venuto a rivelare la dignità di ogni uomo, quindi i diritti dell’uomo, la libertà dell’uomo anche di fare il male, perché Dio non s’impone con la forza, ma chiede a sua volta amore e libera corrispondenza
Premesso questo vorrei dire all'islam moderato che nella loro religione ci sono tante contraddizioni a partire da Maometto stesso che ha affermato la sua religione con la violenza e quindi l'affermazione che islam significhi pace è contraddetta fin dalla nascita.
E' vero che anche i cristiani hanno usato la spada e hanno fatto le crociate in nome di Cristo, ma ciò ha una valenza soprattutto politica perché tradisce quanto la religione e i vangeli del nuovo testamento affermano.
Detto questo , una prima considerazione laica:
cosa avrebbe dovuto fare il mondo occidentale in presenza del nazismo?
aspettare che crollasse da solo per opera della Provvidenza ?
o intervenire, come ha fatto, con tutte le conseguenze di milioni di morti ?
E oggi, che dei califfati proclamano la guerra santa, cosa dovrebbero fare gli islamisti moderati e le potenze occidentali ?
Una seconda considerazione va fatta a proposito dei venditori di armi , degli interessi economici , delle strategie dei paesi occidentali che spesso contrastano con gli obiettivi dei popoli occidentali.
Si dice che Arabia Saudita e USA abbiano stretti rapporti, è vero, però la guerra del petrolio, a prezzi sempre più bassi, va contro gli USA e li mette in seria difficoltà perché sotto i 60 $ non conviene estrarre.
Tra USA e Arabia non c'è molto in comune sotto l'aspetto della concezione della vita mentre molti sono gli interessi economici.
Oggi esiste un Califfato . uno stato, anche se non riconosciuto, che ha proclamato la Guerra Santa contro chi non la pensa come lui, rappresenta una minima parte rispetto al miliardo e mezzo di mussulmani dell'ISLAM, Il 29 giugno 2014 l'autoproclamato Stato Islamico ha riconosciuto Abu Bakr al-Baghdadi come suo velleitario califfo, non riconosciuto come tale in alcuna istanza ufficiale dell'intero mondo islamico.
Ll'Isis comanda nell'antica città libica di Derna. Il Califfato islamico preme sul Mediterraneo.
Nella Nigeria del nord sta nascendo un altro califfato.
Questi califfati hanno in comune una interpretazione del Corano in cui i nemici vanno uccisi.
Semplificando molto si può dire che, alla base di tutto, l’Islam manca della trinità e di Gesù Cristo: è rimasto all’Antico Testamento.
La Sharia (legge islamica) è fondata invece su una triplice disuguaglianza: tra musulmano e no, tra uomo e donna, tra libero e schiavo. Il cristianesimo invece avrebbe abbattuto tutte le barriere del razzismo e del sessismo.
Nell’Islam manca Cristo. Gesù è venuto a rivelare la dignità di ogni uomo, quindi i diritti dell’uomo, la libertà dell’uomo anche di fare il male, perché Dio non s’impone con la forza, ma chiede a sua volta amore e libera corrispondenza
Premesso questo vorrei dire all'islam moderato che nella loro religione ci sono tante contraddizioni a partire da Maometto stesso che ha affermato la sua religione con la violenza e quindi l'affermazione che islam significhi pace è contraddetta fin dalla nascita.
E' vero che anche i cristiani hanno usato la spada e hanno fatto le crociate in nome di Cristo, ma ciò ha una valenza soprattutto politica perché tradisce quanto la religione e i vangeli del nuovo testamento affermano.
Detto questo , una prima considerazione laica:
cosa avrebbe dovuto fare il mondo occidentale in presenza del nazismo?
aspettare che crollasse da solo per opera della Provvidenza ?
o intervenire, come ha fatto, con tutte le conseguenze di milioni di morti ?
E oggi, che dei califfati proclamano la guerra santa, cosa dovrebbero fare gli islamisti moderati e le potenze occidentali ?
Una seconda considerazione va fatta a proposito dei venditori di armi , degli interessi economici , delle strategie dei paesi occidentali che spesso contrastano con gli obiettivi dei popoli occidentali.
Si dice che Arabia Saudita e USA abbiano stretti rapporti, è vero, però la guerra del petrolio, a prezzi sempre più bassi, va contro gli USA e li mette in seria difficoltà perché sotto i 60 $ non conviene estrarre.
Tra USA e Arabia non c'è molto in comune sotto l'aspetto della concezione della vita mentre molti sono gli interessi economici.
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Re: "Allahu Akbar!"
L'ISIS usa armi americane, pagate dagli americani e dai loro alleati. Infatti quando si è fomentata la ribellione contro Assad si sono foraggiati inquetanti personaggi e oggi ne vediamo le conseguenze. Persino la Bonino ha affermato che certi oppositori di Assad erano feroci e sanguinari e ce ne saremmo dovuti tenere lontanissimi. Inoltre hanno trovato terreno fertile anche in quell'Iraq distrutto proprio dagli americani. Ora parliamo tanto di combattere il califfato, ma quante responsabilità occidentali per averlo messo in piedi! E quante ambivalenze, soprattutto turche, nel sostegno necessario ai Curdi che resistono con dignità (e laicità).
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
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Re: "Allahu Akbar!"
Ciao Flavio
e allora oggi, che dei califfati proclamano la guerra santa, cosa dovrebbero fare gli islamisti moderati e le potenze occidentali ?
e allora oggi, che dei califfati proclamano la guerra santa, cosa dovrebbero fare gli islamisti moderati e le potenze occidentali ?
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