Diario della caduta di un regime.

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flaviomob
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da flaviomob »

Roberto Orsi: Un mondo di simulacri: sul futuro della democrazia e del capitalismo

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Andrea Muzzarelli* intervista Roberto Orsi
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In un’intervista televisiva del 1989, il filosofo e sociologo Ralf Dahrendorf si richiama a Weber per sottolineare che, in un clima di generale mediocrità, le istituzioni democratiche – proprio quelle istituzioni che dovrebbero rendere possibile il cambiamento – possono in realtà finire per impedirlo, diventando una sorta di “muro di gomma” invalicabile (l’Italia è un caso da manuale, al riguardo). E qui ci ricolleghiamo a quanto lei scrive, nell’articolo citato, sulle democrazie come vettori di sviluppo, e non di declino. Ritiene che l’idea di democrazia come sistema politico che consente di realizzare cambiamenti in favore del demos senza ricorrere alla violenza (idea cara, tra gli altri, a Popper) sia definitivamente tramontata?

La democrazia sta vivendo un processo di de-contestualizzazione che ne riflette la degenerazione. Essa, quasi unanimemente, viene oggi concepita come un “valore”, ma in concreto si tratta semplicemente di una tra le possibili forme di governo. Qualsiasi discorso sui sistemi politici, almeno da Platone in avanti, parte dalla considerazione che un dato regime può operare solo in determinate circostanze, che lo rendono appunto sostenibile e, possibilmente, vantaggioso per la comunità politica che esso amministra. Preservare un certo regime politico significa dunque conservarne le condizioni (economiche, culturali, sociali, persino internazionali) che lo rendono possibile. Condizioni senza le quali esso si degrada, implode, scompare.

Naturalmente, è proprio in ciò che consiste il difficile della politica: nel guidare la comunità attraverso un processo di adattamento ai cambiamenti che, inevitabilmente, si verificano conservando al contempo ciò che deve essere preservato. La democrazia richiede la presenza di un demos: non di una “popolazione” o di un “elettorato” qualsiasi in senso esclusivamente formale, ma di una comunità in senso profondo e organico, come lo possono diventare quei gruppi umani che, generazione dopo generazione, imparano a vivere come un unicum, come appunto il demos della polis greca o del villaggio svizzero, con i loro riti, simboli, luoghi di riunione, passaggi iniziatici. Inoltre, la democrazia non può prescindere da una struttura economica basata sulla piccola proprietà diffusa dei mezzi di produzione (ovvero della terra e del capitale), nella convinzione che non vi è autentica libertà per chi sia indigente, né vera distribuzione del potere politico quando la base economica della società si concentra nelle mani di pochi. Questo è ben noto sin dai tempi di Aristotele.

La democrazia applicata a comunità politiche di decine o centinaia di milioni di persone ha problemi aggiuntivi che, già in molte istanze, ne rendono sospetto il carattere di autentica democraticità. Si pensi alla questione della rappresentanza, del rapporto tra centro e periferia, del ruolo svolto da minoranze abbastanza numerose da costituire una comunità (o società) parallela. Il punto è però che, anche in una democrazia diretta, ci sono elementi di carattere culturale ed economico che la democrazia presuppone, di cui abbisogna, ma che essa stessa non può garantire. Il riferimento che Dahrendorf fa alla “mediocrità” può riferirsi a una moltitudine di fenomeni. Innanzitutto l’anti-intellettualismo che si è accompagnato alla creazione della società di massa. In secondo luogo, la specializzazione di chi fa politica nel raggiungimento del successo elettorale a scapito dell’acquisizione di capacità intellettuali e pratiche di governo, cosa ormai evidentissima in tutto il mondo occidentale. In terzo luogo, la scomparsa a livello politico-culturale di qualsiasi ambizione collettiva, che si riflette nell’impossibilità di formulare obiettivi per il futuro del paese, o persino di pensare al futuro tout court.

Facendo un esempio concreto, non è un caso che i migliori leader politici italiani dopo il 1946 siano stati quelli del primo decennio della Repubblica, in quanto si tratta invariabilmente di uomini formatisi prima che prendesse corpo la società di massa. De Gasperi addirittura fu figlio dell’Impero Asburgico. Einaudi era figlio del vecchio Piemonte sabaudo, austero, magari provinciale, ma pur sempre di grande integrità e rigore. La lettura della Carta Costituzionale italiana come descrizione di un modello politico rimanda continuamente a un tipo ideale di cittadino, e soprattutto di uomo politico, caratterizzato da spiccate virtù di carattere civico e morale. L’esistenza e il buon funzionamento della Repubblica Italiana presuppongono che tali virtù siano diffuse tra la popolazione e la sua classe dirigente, ma non viene spiegato da dove tali virtù provengano, né come esse possano essere trasmesse alle generazioni successive. La preservazione di queste virtù civiche non ha funzionato, e anzi il Paese è diventato un gigantesco incubatoio del più devastante degrado antropologico e sociale cui esso abbia assistito negli ultimi secoli. Questo fenomeno non è certamente localizzabile solo in Italia, ma si riscontra in tutta l’Europa occidentale e negli Stati Uniti. Chiaramente, l’Italia aveva già dal principio molto meno “capitale” sociale, economico, culturale da bruciare, come la Grecia, e sta arrivando più velocemente di altri paesi alla fine delle sue possibilità. All’interno di questo quadro di crisi, si assiste alla produzione di un discorso ideologico per la protezione dello status quo, quello di un modello degradato che riproduce degrado, con la stigmatizzazione di chiunque cerchi di affermare che la traiettoria attuale è quella sbagliata. Di qui la continua autoreferenzialità di chi gestisce il potere, l’isolamento dai veri problemi della società, l’impermeabilità alla critica. Nel mio articolo cerco invece di spiegare le ragioni per cui la traiettoria del mondo occidentale odierno contraddice secoli di discussioni politiche su cosa sia il buon governo, e in che cosa consista una comunità politica funzionante. Occorre un cambiamento di cultura politica che, temo, non arriverà se non in conseguenza di un ulteriore, forte aggravamento della situazione – e, forse, troppo tardi.


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http://www.sinistrainrete.info/crisi-mo ... lismo.html
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

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La contromossa di Berlusconi per stoppare la fronda interna “Crisi lampo dopo il Quirinale e così torniamo al governo”
(CARMELO LOPAPA).
23/01/2015 di triskel182


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Il leader forzista è convinto che “sarà Alfano a far nascere il nuovo esecutivo” Ma Fitto attacca l’ex Cavaliere: “Sono allibito, sta svendendo il partito al premier”.


«Crisi pilotata» e ingresso al governo o tentare di far saltare tutto e «andare al voto col Consultellum».

Due strade per una resurrezione politica fino a una settimana fa insperata e che ora invece Silvio Berlusconi sogna davvero o finge di sognare. In entrambi i casi, con l’obiettivo mai rimosso di recuperare la piena agibilità politica.

Quelle due strade le descrive nei dettagli a tutti i dirigenti e i parlamentari che lo vanno a trovare a Palazzo Grazioli nelle 24 ore che hanno preceduto il suo rientro serale ad Arcore. Il leader di Forza Italia dice di vedere rosa sul suo futuro personale e politico, è concentrato sulla partita cruciale del Quirinale, «perché di Matteo non mi fido fino in fondo, dobbiamo stare attenti », ma è fiducioso di spuntarla anche su quel fronte.


«Fitto e i suoi non hanno capito niente, le condizioni sono cambiate e siamo tornati determinanti», dice commentando con stizza la conferenza stampa al vetriolo del capo dell’opposizione interna appena terminata.

A cena mercoledì e per tutta la giornata di ieri ha ripetuto la sua ultima analisi: «Vedrete che la sinistra pd romperà dopo il 29 e Renzi non sarà più in condizione di governare, gli serviranno i nostri voti per andare avanti ma dovrà passare attraverso una crisi pilotata e solo allora potrebbe esserci un nostro ingresso in un governo del Nazareno», spiega.

Ragionamento che viaggia di pari passo con quello alternativo che l’ex Cavaliere ha fatto con i capigruppo e i fedelissimi andati a trovarlo.

La seconda via, appunto, che muove dalla convinzione che «con Angelino il dialogo ormai è ripartito» e che l’asse per il Colle con l’Ncd verrà rafforzato poi dall’alleanza sulle regionali.

Nella sua visione sarà solo il primo passo: «Se loro accettano di staccare la spina al governo per ricostruire un grande centrodestra, abbiamo l’occasione d’oro di far saltare l’Italicum e andare al voto col Consultellum».

Vorrebbe dire andare alle elezioni con un proporzionale puro (con le preferenze), senza premio di maggioranza e con la certezza quasi matematica di tornare in un governo di larghe intese con lo stesso Renzi.

In un modo o in un altro, l’approdo sarebbe Palazzo Chigi. «Fitto sbaglia, perché siamo tornati protagonisti» va così ripetendo anche il capogruppo Paolo Romani.


Fin qui la strategia sul futuro. Ma gli stessi fedelissimi sanno che c’è molta propaganda nella nuova verve berlusconiana. Ottimismo seminato per incoraggiare i sostenitori del patto del Nazareno, nella prima ipotesi, e per convincere i nemici dell’Italicum che tanto si tornerà al voto col proporzionale, nella seconda.

Il ministro Ncd Maurizio Lupi passeggia in Transatlantico e non può trattenere una risata, quando gli viene chiesto del ritorno al fianco di Berlusconi. «Piuttosto che far cadere il governo, facciamo entrare lui», scherza.


«Abbiamo il merito di aver tenuto la barra dritta sulle riforme al fianco di Renzi, costringendo Forza Italia ad accettare le modifiche, pena l’esclusione dal patto», si vanta.

Tra i forzisti più polemici domina lo scetticismo. «Berlusconi farebbe bene a stare attento, già sul Quirinale Renzi gli tirerà una “sola”, come si dice a Roma », mette in guardia il senatore Augusto Minzolini. E altro che ricostruzione del centrodestra, spiega un agguerrito Daniele Capezzone: «Quand’anche ci riprovasse con Alfano, sarebbe comunque una mossa sbagliata, perché nel frattempo lo stadio si è già svuotato, come dimostrano le ultime regionali in Emilia e Calabria».

Tutta la truppa di deputati e senatori vicini a Raffaele Fitto affolla la sala stampa di Montecitorio per la conferenza stampa del capocorrente.

Berlusconi fa di tutto per impedirla, lo chiama al telefono fino a un’ora prima per convincerlo a desistere. Invano.

Tacere dopo la reprimenda del leader contro i fittiani nell’assemblea di gruppo di mercoledì sarebbe apparsa una resa. E allora l’eurodeputato rincara la dose, più tagliente del solito.

Conferma che lui e i suoi daranno battaglia dall’interno, nessuna scissione, ma sembrano già due pariti distinti.


«Diciamo no al “Forza Renzi”, è una resa incondizionata ai desiderata del premier», le riforme secondo Fitto sarebbero un bluff che nasconde altro. E allora, eccoli i “guastatori”: «Siamo qui per sgualcire e rendere inutilizzabili gli abiti blu di qualche nostro collega che già sogna di andare a giurare da ministro».

Sbagliato il ritorno con Alfano dopo un anno e sbagliato candidare Antonio Martino «per bruciarlo in un pomeriggio». E proprio sul Quirinale Fitto avverte Berlusconi e i suoi, nessun voto a scatola chiusa da giovedì prossimo: «Ascolteremo, valuteremo, non accetteremo nomi comunicati all’ultimo minuto». Quei 40 voti potrebbero venire a mancare, insomma. «Noi non diciamo questo — ammicca Saverio Romano a fine conferenza — Ma di certo senza di noi non vanno lontano: se sommati ai 140 della sinistra pd, siamo abbastanza per vanificare qualsiasi candidatura eventualmente imposta da Renzi e Berlusconi».


Da La Repubblica del 23/01/2015.
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

DA LOTTA CONTINUA A SODOMIZZAZIONE CONTINUA




I due obiettivi di Fi: governo e Rai
(Sara Nicoli).
23/01/2015 di triskel182


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NEL CENTRODESTRA.


Certo, per Matteo Renzi l’ipotesi non sta né in cielo, né in terra. Poi, però, si sente la voce di Paolo Romani, che considera il tema semplicemente “prematuro”, ma poi non così remoto e ricredersi è un attimo.

Tanto che all’interno di Forza Italia la questione tiene parecchio banco, scuotendo una minoranza, quella fittiana, che teme di restare spiazzata da una mossa a sorpresa del Cavaliere.

Insomma, il tema dell’ingresso degli azzurri nella maggioranza di governo esiste eccome.

SIA PER CHI LO CALDEGGIA, sia per chi lo ostacola. A maggior ragione dopo che il patto del Nazareno ha superato la prova del voto del Senato sull’Italicum nonostante i voti contrari dei rispettivi dissidenti. Un “avvenimento”, così lo ha chiamato Berlusconi, che ha fatto “tornare Forza Italia a essere centrale”. Anzi, determinante per il futuro dell’esecutivo Renzi.

Ipotesi che ha reso ancora più nervosa la minoranza azzurra interna, con Raffaele Fitto che ieri ha alzato ancora più i toni parlando esplicitamente di “tradimento” della maggioranza e sibilando di non voler morire “come una piccola lista civica renziana”.


Il rischio, per Fitto, è infatti quello di diventare sempre più marginale una volta che il Cavaliere dovesse portare a termine il suo principale intento: riportare Forza Italia al governo.



Come? Il quadro che snocciola un alto esponente del partito azzurro è questo: “L’asse tra Renzi e il Cavaliere reggerà sia sull’Italicum che sul Quirinale – sostiene – ma a quel punto, a ridosso del ‘fine pena’ per Berlusconi, si potrà riparlare con Renzi di un eventuale rimpasto di governo per far entrare almeno uno dei nostri nell’esecutivo per blindarlo fino al 2018 con una maggioranza solida capace di polverizzare le minoranze interne”.


Avere un capo dello Stato “amico” di certo aiuterà l’operazione, ma la fonte azzurra non lo dice esplicitamente.


Dice, invece, che c’è una partita che comincerà in primavera (secondo quanto detto da Renzi stesso) e a cui il Cavaliere tiene molto: il riassetto del sistema tv, con il possibile superamento della legge Gasparri e la riforma della Rai.


È PER QUESTO che si parla esplicitamente di un ingresso proprio di Paolo Romani nel governo con un ruolo chiave sul tema.

Per far questo, però, il primo passo è quello di non avere Angelino Alfano che rema contro.

Meglio, dunque, puntare sulla ricomposizione dell’area del centrodestra, ricucendo il più possibile proprio con l’ex delfino, non a caso incontrato ben tre volte nelle ultime ore, ufficialmente per parlare di Quirinale, ma di fatto per riallacciare un rapporto che potrebbe rivelarsi ancor più determinante nella prospettiva futura. Sempre che – ovviamente – la partita del Quirinale dia i risultati sperati.


Quelli che Fitto, ieri, ha cercato in ogni modo di vanificare alzando il tiro oltre ogni ostacolo: “Stiamo svendendo Forza Italia – ha detto l’ex governatore pugliese – siamo alla capitolazione totale”. Romani – proprio lui – lo ha rimbrottato: “Sbagli, ora Forza Italia è protagonista”.


E con un luminoso avvenire davanti.


Il punto politico, però, ruota tutto intorno all’intenzione del Cavaliere di portare a Matteo Renzi una ricca dote di voti sul Quirinale, banco di prova dell’intesa.


L’obiettivo è infatti “arrivare alla quarta votazione con un nome condiviso dal Pd”.

Sul riavvicinamento con gli alfaniani, poi, c’è anche la questione dell’Italicum perchè, con il premio alla lista, un centrodestra riunito rischia di essere quasi un obbligo, specie se la Lega ribadirà di voler continuare ad agire in solitaria, ma di questo si parlerà poi.

Ora, l’obiettivo è andare al governo. Con Renzi.

Da Il Fatto Quotidiano del 23/01/2015.
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

POLITICA
Matteo Renzi rischia tutto: ecco la strategia del premier
Spacca il Pd. E Forza Italia. Su legge elettorale e Quirinale. Perché vuole costruire le alleanze del futuro. Con Silvio Berlusconi

DI MARCO DAMILANO
23 gennaio 2015


Articolo + Video

http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... =HEF_RULLO
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

IL CAVALLO DI TROIA

Licio Gelli, Denis Verdini, non è che hanno dovuto spremere troppo le meningi per distruggere la parte residuale della sinistra.

Bastava ripetere l’esperienza del cavallo di Troia, ed affidare a Renzi la parte di Ulisse.



Se l’uno-due Italicum-Quirinale va a buon fine, Renzi avrà mano libera per ridisegnare l’intero sistema politico. Nuovi partiti. E forse, chissà, anche un nuovo governo. Un Renzi-bis, con un pezzo del Pd fuori dal partito. Sostituito dall’ala di Forza Italia fedele a Silvio Berlusconi. Il governo del Nazareno. Nominato dal nuovo Capo dello Stato.
Marco Damilano


Hanno scritto in altri 3D:

Maucat
Si deve iniziare a fare qualcosa poi la si aggiusta strada facendo altrimenti sarà troppo tardi e non si potrà fare più niente...

*

pancho
Condivido con te che bisogna far presto

*

lucameni1
L'oscenità sta innanzitutto nella berlusconizzazione del Pd, nelle menzogne, nell'arroganza, nelle furberie alla Verdini.


Tutto all’improvviso, dal momento che il disegno Gelli, Verdini, Berlusconi si è palesato anche ai più riottosi, è diventato terribilmente urgente trovare un rimedio.

La contro risposta a questa manovra è quella di mandare all’aria il Pacco del Nazareno prima che sia troppo tardi.

Cosa succederebbe secondo voi se non si riesce a far eleggere il presidente che vuole la coppia di fatto?

E’ questo il momento in cui tutti i partecipanti del forum dicessero il loro parere sul da farsi e le conseguenze relative.

In tutti i sondaggi, e dove si è giocato a nominare un nuovo presidente, è uscito il nome di Rodotà su tutti.

Anche a Otto e mezzo questa sera nel resoconto di Paolo Pagliaro, la volontà popolare indica _

Rodotà al 37 %
Prodi al 33 %

Due nomi completamente ignorati dalla coppia di fatto.

E’ chiaro che questo è un passaggio in cui si gioca il destino degli italiani.

Un presidente piegato alla volontà di Berlusconi e Renzi diventa una follia.

Questi si fanno un golpe bianco.

E allora cosa possiamo fare per evitare questo ulteriore disastro in tempi ristrettissimi.

Visto che questo è un forum che permette ad ognuno di esprimere il proprio parere, mi aspetto le vostre risposte e i vostri suggerimenti.
soloo42001
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da soloo42001 »

E allora cosa possiamo fare per evitare questo ulteriore disastro in tempi ristrettissimi.
Visto che questo è un forum che permette ad ognuno di esprimere il proprio parere, mi aspetto le vostre risposte e i vostri suggerimenti.

Zione, non per deluderti.

Ma i numeri li conosci anche tu.

Bersani fa il LEALE.
Grillo se ne SBATTE.

Per cui al momento mi sembra che votando il PDR si possa solo fare testimonianza.
Civati+Vendola forse non arrivano neanche a 100 grandi elettori.

Senza Bersani e Grillo il disegno del Nazareno passerà alla grande.
E la nostra parte risulterà ulteriormente delegittimata e ridicolizzata.


soloo42000
flaviomob
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Imposimato dixit

Messaggio da flaviomob »

Il decreto fiscale salva Berlusconi. La tecnica legislativa truffaldina
7 gennaio 2015 alle ore 9.31
[07/01/2015] di Ferdinando Imposimato (Facebook)

In una corrottissima Repubblica ci sono molte leggi, diceva Tacito. I cittadini hanno bisogno di poche leggi , senza trucchi e senza favori , solo così si tutela uno Stato in cui il bene di tutti garantisce la salvezza di tutti . Se tutta la nazione è prospera, arreca ai privati più vantaggi




Il decreto fiscale salva Berlusconi
Non c'è nessun giallo; il decreto legislativo fiscale del 24 dicembre 2014 varato dal Governo, va certamente a favore dell'ex presidente del Consiglio, condannato a quattro anni di reclusione per frode fiscale e decaduto dal Parlamento. Esso, se resterà, come sembra, come è stato formulato, cancellerà la condanna e riporterà il condannato in Parlamento e magari gli consentirà di riprendere la guida del Governo e di candidarsi al Colle. Si tratta della tecnica legislativa truffaldina della maggioranza sperimentata con le leggi anticorruzione , un vero e proprio imbroglio smascherato da parlamentari del M5S.
Il decreto fiscale apparentemente dovrebbe contrastare l'evasione fiscale ma in realtà. Ma, come ha spiegato l'ex Ministro Visco, va nella direzione contraria. Il decreto è un corpo di norme permissive che depenalizza molti reati tributari, secondo una logica assurda di legalizzazione dell'evasione fiscale. Il provvedimento , che secondo gli ultimi annunci del Presidente del Consiglio resterà immutato, farà perdere credibilità al Governo e alla maggioranza, sulla scia di quanto accadde con le norme annunciate contro corruzione, falso in bilancio, voto di scambio, concussione e prescrizione. Tutte risoltesi in assoluzioni, condoni e prescrizioni dei delitti a favore dei corrotti.
Qualcuno finge di credere che la legge di Natale non sarebbe applicabile al nostro ex premier, perché la sentenza di condanna è passata in giudicato. Non è così. Il condono è stato fatto non per i responsabili di dichiarazioni infedeli, ma per un personaggio definito dal Tribunale di Milano socialmente pericoloso. Il presidente dell'ANM Rodolfo Maria Sabelli non ha dubbi: la non punibilità si applica all'ex Presidente del Consiglio. Come riconosce lo stesso prof. Franco Coppi, che però ha smentito. Se il decreto fosse approvato , sarebbe l'ennesimo attacco al principio di legalità e a quello di eguaglianza, e incostituzionale per violazione dell'art 3 della Costituzione.
Ma cerchiamo di capire cosa è accaduto. Il decreto truffa natalizio, modificato da un misterioso Babbo Natale, prevede che, per i reati di evasione fiscale, la punibilità è esclusa quando le imposte evase non superano il 3% del reddito imponibile. Chi ha introdotto la norma sa che l'evasione fiscale dell'ex premier raggiunge l'1,91 per cento del reddito. E quindi è inferiore al 3%. A questo punto scatta l'art 673 codice di procedura penale. Questo prevede che , nel caso di abrogazione del reato o di una parte del reato, “ il giudice dell'esecuzione revoca la sentenza di condanna, dichiarando che il fatto non è previsto dalla legge come reato”. Il giudice non avrebbe scelta ; in sede di incidente di esecuzione, previsto dalla legge, dovrebbe dichiarare che il reato non esiste più- - la formula è che il fatto non è previsto più come reato- , e sarà accusato di favorire un potente uomo politico. Il giudice diventerà il responsabile dell'imbroglio. La pubblica opinione dimenticherà che il giudice è l'esecutore di un ordine incostituzionale emesso dal Governo mediante legge e lo accuserà di indulgenza verso i potenti.
Il giudice potrebbe eccepire la incostituzionalità della legge, ma la Corte Costituzionale interverrebbe tra qualche anno, dopo che il guasto sarebbe divenuto irrimediabile .
Ma la questione non finisce qui. Il Presidente del Consiglio spara a destra e a manca che “sospenderà subito la norma”. Facendo finta che non si era accorto del condono verso i grandi evasori tra cui Silvio Berlusconi. In realtà senza l'allarme di una parte della stampa, l'inganno non sarebbe stato scoperto . Inoltre se il decreto resta immutato, secondo le ultime notizie, ed entrerà in vigore anche per un solo giorno , si cancellerà la condanna di Silvio Berlusconi e si consentirà il ritorno dell'ex premier sulla scena politica . Il trattato di diritto penale di Ferrando Mantovani dice che i decreti favorevoli al reo, anche se non convertiti in legge, sono retroattivi e si applicano a favore del condannato. Ciò significa che la revoca del decreto legge- che Renzi ha deciso di mantenere immutato- non servirebbe a nulla. Il piano criminale è perfetto e sarà realizzato. Oggi il decreto non è entrato ancora in vigore neppure per un giorno, per cui il condannato non se ne può giovare. Resta il fatto grave che il premier se ne gioverà appena sarà approvato. Il Presidente Renzi sembra intenzionato a salvare il suo alleato, con un condono che riguarda molte persone ma anche e soprattutto l'ex premier Silvio Berlusconi. Si tratta di un condono del quale non godono i ladri dei supermercati, coloro che occupano le case per necessità, gli oppositori di opere accusati di violenza privata, i cittadini di Savona, Campania, Val di Susa, Liguria, Toscana, Puglia e Sicilia che si battono in difesa dell'ambiente e della vita. Ed è inutile che il premier ci rassicuri dicendo che Berlusconi sconterà la pena; egli sa bene che fruirà della cancellazione della condanna principale e della pena accessoria, la decadenza dal Parlamento
Non ci sarebbe da meravigliarsi che la legge sul condono fiscale fosse approvata nella disattenzione generale. Favorendo un condannato che partecipa alle riforme costituzionali e condiziona l'elezione del Capo dello Stato. C'eravamo illusi che fossero passate di moda le pratiche legislative criminali a favore dei potenti, dopo il riconoscimento della correttezza della Cassazione e del suo presidente Antonio Esposito , sottoposto a un linciaggio mediatico interminabile e a un procedimento disciplinare devastante .
Berlusconi , forte del controllo di TV private e pubbliche , in cui lavorano anche parenti di famosi e influenti giornalisti , condiziona il nostro sistema legale, il nostro futuro e quello dei giovani. Egli è uno dei promotori dell'Italicum che stravolge i principi più importanti della Costituzione democratica, l'eguaglianza e la libertà del voto. La maggioranza , eletta in base alla legge bocciata dalla Consulta, ripropone una legge con i vizi di quella cancellata . Con l'Italicum la maggioranza resterebbe per sempre immutata, creando da sé, a proprio vantaggio, un sistema elettorale che le permetterebbe di restare maggioranza, anche quando fosse diventata per avventura minoranza.
E non è vero che l'opposizione abbia fatto opera di distruzione e non di proposta migliorativa del sistema legale e di adeguamento delle leggi alla Costituzione. E' innegabile il coraggioso e puntuale lavoro compiuto dal M5S, con una schiera di parlamentari, che tende a un sistema elettorale democratico, a battersi per varare un'efficace legge sul conflitto di interessi, presupposto della lotta alla corruzione. E a fare decadere chi, in Parlamento, versa in una clamorosa situazione di incompatibilità . E di coloro che, in conformità con la Costituzione , vogliono accrescere il livello di democrazia dentro le Forze Armate che sono presidio di legalità e difesa della Patria .
L'allarme lanciato dalla Stampa, prima dell'approvazione del decreto, ha bloccato gli inganni delle potenti lobbies presenti in Parlamento. Contro cui agirebbe la legge sulle lobbies , sollecitata dall'Unione Europea, e che è stata proposta da anni, da alcuni giovani parlamentari come Luigi Di Maio, Carlo Sibilia, Riccardo Fraccaro, Riccardo Nuti , Federico d'Incà e Giuseppe Brescia , legge che ristagna alla Camera favorendo la corruzione e minando l'indipendenza dei parlamentari.
La speranza di vincere la lotta alla corruzione con la legge del Governo, migliorata dalla opposizione guidata da Massimo Enrico Baroni , fu illusoria. Alla fine di una lunga battaglia, avemmo una legge propaganda, con deroghe incredibili a favore di soggetti potenti, che versavano in clamorosi conflitti di interesse. Deroghe introdotte con la stessa tecnica truffaldina usata nel decreto di Natale. Il Premier ha esaltato il decreto , parlando dell'aumento delle pene per i casi più gravi di evasione fiscale, sorvolando sugli effetti devastanti sul principio di legalità. Ora questa storia tragicomica si concluderà , sembra, col mantenimento dell'emendamento di favore. Assieme alle norme che non puniscono in modo efficace la corruzione, il falso in bilancio e il voto di scambio, che non fanno cessare gli effetti devastanti della prescrizione.
Il modo di legiferare della maggioranza è stato spesso un susseguirsi di trucchi, frodi, inganni mediante occultamenti o inserimenti surrettizi di commi profittando di decreti legislativi generici, e per questo incostituzionali, con deleghe aperte a ogni contenuto e tali da favorire gli interessi di pochi fortunati in danno del bene comune della stragrande maggioranza dei cittadini. Tacito
Le leggi non possono essere partorite da legislatori che tutelano interessi particolari e non generali. Negli ultimi anni il governo ha esercitato il potere in nome della legge e mediante ordini travestiti da leggi. Le leggi sono state sciupate per inflazione, cattiva qualità, perdita di certezza e perdita di generalità. Una pletora di leggi che le ha svalutate. Corruptissima Republica plurimae leges. In una corrottissima Repubblica ci sono molte leggi, diceva Tacito. I cittadini hanno bisogno di poche leggi , senza trucchi e senza favori , solo così si tutela uno Stato in cui il bene di tutti garantisce la salvezza di tutti . Se tutta la nazione è prospera, arreca ai privati più vantaggi che se è fortunata in ciascuno dei suoi cittadini, ma va in rovina nel suo complesso, come sta accadendo oggi in Italia .
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

soloo42001 ha scritto:
E allora cosa possiamo fare per evitare questo ulteriore disastro in tempi ristrettissimi.
Visto che questo è un forum che permette ad ognuno di esprimere il proprio parere, mi aspetto le vostre risposte e i vostri suggerimenti.

Zione, non per deluderti.

Ma i numeri li conosci anche tu.

Bersani fa il LEALE.
Grillo se ne SBATTE.

Per cui al momento mi sembra che votando il PDR si possa solo fare testimonianza.
Civati+Vendola forse non arrivano neanche a 100 grandi elettori.

Senza Bersani e Grillo il disegno del Nazareno passerà alla grande.
E la nostra parte risulterà ulteriormente delegittimata e ridicolizzata.


soloo42000
Caro soloo42000, riprendo questo articolo già pubblicato in altro 3D.


il Fatto 18.12.14
Bande e correnti
Così si organizzano i franchi tiratori
I 101 che impallinarono Prodi sono già raddoppiati
Tanti gruppi seminano il panico tra i democratici e i fittiani sono pronti a distruggere il Nazareno

di Fabrizio d’Esposito


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Il manuale del franco tiratore sul Quirinale che verrà prende forma ora dopo ora nei capannelli o sui divanetti del Transatlantico di Montecitorio.

I renziani tentano di esorcizzare l’abisso del pantano con un finto e nervoso ottimismo.

Chi racconta che alla fine ci sarà il metodo Ciampi già al primo scrutinio, chi ribadisce che comunque non si andrà oltre la quinta votazione, quando servirà la maggioranza assoluta di 505 su 1008 grandi elettori. Ma le truppe dei ribelli, emuli dei 101 che frantumarono sia Prodi sia la Ditta di Bersani, si stanno organizzando e promettono di essere almeno il doppio di quelli che provocarono la genuflessione di un intero sistema davanti a Napolitano, con la supplica di accettare un inedito secondo mandato.

Il viaggio nei palazzi dove nascono le trame
La ricognizione del cronista, ovviamente, parte dal Partito democratico renziano che sulla carta conta 446 voti. La mappa del dissenso la fa un bersaniano ortodosso, a taccuino chiuso: “Non è vero che siamo 40. Siamo almeno il doppio”. Segue la descrizione delle tribù: “Tra Bersani e D’Alema, quelli fedeli-fedeli senza canali con Renzi sono 25. Poi una decina controllati da Fioroni, dieci di Civati, una ventina dell’area Cgil di Fassina e Damiano”. Siamo a 65. E il resto? “A questo punto entrano in ballo i malpancisti trasversali a tutte le correnti: parlamentari che vogliono la riconferma oppure che si lamentano di essere stati emarginati sul territorio; aspiranti sottosegretari che sono rimasti fuori dal governo; semplici deputati condannati all’anonimato che invidiano i colleghi che vanno in tv”. La somma di quest’ultima tribù, nome dopo nome, sfiora la cinquantina. In pratica, siamo a 115, ben oltre i 101 di prodiana memoria. Ma ecco che scatta la variante Nazareno, snodo decisivo della lunga partita che durerà due mesi: “Se Renzi ci porta impacchettato il candidato concordato con Berlusconi per la serie prendere o lasciare allora si sale minimo a 140, se non di più”. Qui è Rodi e qui bisogna saltare. Ed è per questo che Bersani vuole intestarsi il ruolo di mediatore unitario delle minoranze per trattare con il premier. La condizione dei ribelli è una soltanto: “Sconfessare Berlusconi e proporre uno dei nostri. Se il premier è un ex dc della Margherita, allora al Colle può andarci un pidino di matrice diessina”. I nomi che circolano sono tre, tenendo presente che ognuno di loro avrebbe già sondato riservatamente il Condannato: Piero Fassino, Walter Veltroni e Anna Finocchiaro. Qualcuno sostiene che alla fine potrebbe uscire lo stesso Bersani, ma molto dipenderà dall’inizio degli scrutini. Agli emissari dei ribelli, però, è chiara la minaccia che Renzi agiterà per farsi seguire: il voto anticipato. È lo schema del teorema propugnato dal forzista dissidente Augusto Minzolini: “A questo Parlamento, il futuro capo dello Stato deve garantire solo una cosa: far terminare la legislatura nel 2018. Con questa promessa potrebbe sperare persino Prodi”. Un paradosso, ma nemmeno tanto. Dai potenziali 140 del Pd si passa alle faide di Forza Italia. Ieri mattina a Omnibus, il fittiano Francesco Paolo Sisto – dopo aver collocato le parole di Napolitano contro le minoranze in una sorta di “anticamera dell’antidemocrazia” – ha detto chiaramente che la successione a Napolitano sarà un affare “molto complesso”. I parlamentari che fanno riferimento all’ex governatore pugliese Raffaele Fitto, baluardo azzurro contro il patto del Nazareno tra B. e Renzi, sono almeno quaranta dichiarati, pronti a diventare cinquanta nel segreto dell’urna. Battuta di un deputato non renziano del Pd: “A dare la linea a Fitto ci penserà D’Alema”. Segno che la leggenda sull’interlocuzione tra i due non è tramontata. Anzi: lo spettro di una convergenza tattica tra le due minoranze interne è un’altra variabile impazzita del Grande Gioco del Quirinale. E 140 più 50 fa 190 schegge impazzite che nel loro percorso segreto potrebbero incrociare le ambizioni dei centristi sparsi tra alfaniani di Ncd, casiniani dell’Udc ed ex montiani di Scelta civica. I neodc hanno un candidato, non solo di bandiera, che si chiama Pier Ferdinando Casini.
Crescono i cattivi pensieri del giovane fiorentino
L’ex presidente della Camera è politico esperto e navigato e sa perfettamente che le sue chance di successo sono bassissime. Però c’è un prezzo da stabilire per i voti e una scelta non condivisa oppure difficile da digerire creerebbe in quest’area una frangia di 30 malpancisti che farebbe schizzare a 200 la zona ballerina. Un tormento senza fine per Renzi a quel punto, che difficilmente compenserebbe queste perdite con lo scouting tra i grillini. Nel Movimento 5 Stelle i renziani in sonno non sono più di venti, nella migliore delle ipotesi. Ma Renzi una possibilità per recuperare voti ce l’ha. Gliela suggerisce un altro bersaniano in incognito: “Si sforzi di essere più simpatico”.
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

I dati delle ultime 72 ore, riportano che i dissidenti del Pd non sono più 115 ma 140.

Quello che però mi chiedo è se i restanti 306 siano tutti voltagabbana renziani per essendo stati eletti nel 2013.

Passerebbero tutti in un prossimo governo Renzi – Berlusconi?

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Per quanto riguarda Bersani.

1) Mi chiedo se è così pollastro da non capire che per la sinistra cimiteriale questa è l’ultima occasione per dare una spallata al Pacco del Nazareno, prima che si formi definitivamente la nuova maggioranza di CDX?

2) Oppure, dato che la partita è grossa e molto rischiosa, diventa inopportuno passare davanti all’opinione pubblica come il frenatore dell’elezione del nuovo presidente, e quindi recita la parte del “leale”?
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

L’Unità resta chiusa il Foglio diventa di Lotti e di governo
(Salvatore Cannavò).
24/01/2015 di triskel182
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IL NUOVO DIRETTORE ESPLICITA I LEGAMI CON RENZUSCONI: “SIAMO INNAMORATI DELLA LIMONATA TRA MATTEO E SILVIO”.


Penso che Renzi e Berlusconi siano la coppia più bella del mondo. Noi siamo innamorati della grande limonata tra i due”. Intervistato dal Corriere della Sera, il futuro direttore del Foglio, il trentaduenne Claudio Cerasa, ha illustrato in pochissime righe il programma editoriale del giornale che ha come soci Paolo Berlusconi e Denis Verdini e come presidente Giuseppe Spinelli, il ragioniere di Silvio Berlusconi.


Non è una gran novità. Giuliano Ferrara, direttore dal 1996 e che ha deciso di lasciare “perché non si può fare il direttore per venti anni”, ha sempre “limonato” con i dirigenti del Pd. La stessa nascita del suo giornale avvenne nell’innamoramento per la Bicamerale allora presieduta da Massimo D’Alema e che rappresentò l’apice degli “inciuci” tra destra e sinistra.

Ancora nel 2006, Ferrara si prodigò per sostenere la candidatura di D’Alema alla presidenza della Repubblica pubblicando, con una esplicita intervista all’allora segretario dei Ds, Piero Fassino, un programma per il Quirinale improntato alla pacificazione nazionale.

Infine, quando, dopo il 2008, l’Elefantino tifava per l’intesa tra Silvio Berlusconi e il Pd, arrivò a inventarsi l’abbreviazione Caw, dove la lettera finale stava per Walter, nome di Veltroni, primo segretario del Partito democratico. LE LIMONATE, dunque, sono storia antica. Oggi, però, alla guida della “sinistra” italiana c’è un signore che all’attivo del suo primo anno di governo ha la chiusura di, quasi, tutti i giornali della sinistra.

E in questo vuoto, il Foglio può offrirsi come una sorta di house organ del governo Renzusconi con una agilità sorprendente.

Un segnale degli amorosi sensi tra il quotidiano e il partito lo si è avuto con la paginata pubblicata l’altroieri in cui i deputati e i senatori Pd sono stati tutti “schedati” a seconda del loro affidabilità in vista delle elezioni per il presidente della Repubblica.



Una lista dietro cui è sembrata evidente la mano dei colonnelli di Renzi, in primis quel Luca Lotti che ormai è il vero numero 2 dell’entourage renziano. E la cui prima, vera, biografia giornalistica fu pubblicata proprio da Cerasa nel dicembre 2013. Una pagina di aneddoti e ricostruzioni in cui veniva esaltato “il bambino che da piccolo ha imparato ad azzannare i comunisti”. Senza cedere alla malizia con cui ieri Dagospia bollava la dipartita di Ferrara – “abbandona la nave che cola a picco?” – le vicende del Foglio si intersecano ai problemi economici di gran parte della stampa italiana.

Come una cinquantina di testate, anche il quotidiano dell’Elefantino percepisce i “contributi diretti alle imprese editoriali” in base al comma 2 dell’articolo 3 della legge 250 del 1990. Nell’ultimo dato disponibile presso il Dipartimento dell’Editoria, i contributi ammontavano a 1,2 milioni di euro che corrispondono a circa il 20% del fatturato del Foglio stando ai numeri pubblicati da Milano Finanza. Quei fondi, però, si stanno riducendo impietosamente. Il Fondo per l’Editoria è stato via via prosciugato e lo stesso governo Renzi conta di dimezzarlo nel 2015.

UN RAPPORTO diretto con il premier potrebbe essere utile per avere qualche sponda? Lecito pensarlo.

Renzi finora non ha dimostrato grande sensibilità per la stampa politica. Nel corso del suo governo, infatti, hanno chiuso quasi tutti i quotidiani collocati a sinistra: Liberazione a marzo, poi l’Unità, Europa, Left – che però è stata riacquistata da Matteo Fago – il Salvagente e, ultima in ordine di tempo, Rassegna sindacale che si è trasferita sul web. I problemi principali emergono per quanto riguarda i quotidiani di area Pd. L’Unità ed Europa, infatti, avrebbero dovuto essere recuperati dalla nuova società editoriale Eyu (l’acronimo di Europa, Youdem, Unità) di proprietà al 100% del Pd. A oggi, però, la situazione è drammatica, soprattutto per i dipendenti dei rispettivi giornali (quasi un centinaio). Europa è stata chiusa e la testata assorbita direttamente dal Pd che, assicura, la farà tornare presto online. All’Unità, invece, si attendono ancora le decisioni che prenderà l’editoriale Veneziani che punta ad acquisire la testata.


Un comunicato della Fnsi e del Cdr del quotidiano teme che la vicenda possa concludersi “nel peggiore dei modi” perché Veneziani vorrebbe rilevare il giornale “senza avvalersi della professionalità dei suoi lavoratori, giornalisti e poligrafici”. Eppure, il tesoriere del Pd Francesco Bonifazi, aveva garantito che il cambio di proprietà sarebbe avvenuto a condizione di avvalersi “prioritariamente” dei lavoratori della Nie (società in liquidazione) oggi in cassa integrazione straordinaria. L’offerta di Veneziani è all’esame del Tribunale di Roma ma le componenti sindacali reclamano, da mesi, un incontro immediato con l’editore Veneziani “capofila della cordata di cui fa parte anche la fondazione Eyu del Pd” .

Da Il Fatto Quotidiano del 24/01/2015.
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