IN LIGURIA SI VOTA L'11 GENNAIO

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
soloo42000
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Re: IN LIGURIA SI VOTA L'11 GENNAIO

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Il problema è che non emerge pubblicamente in modo chiaro che il PD è stato "irrimediabilmente inquinato".
Per cui, a valle delle primarie truccate, gli elettori finiscono per votare ignari degli accadimenti interni.

Se le primarie sono state truccate o meno in pratica lo sanno in pochi.
Gli attivisti e una minoranza di elettori "civicamente attenti".

E' su questa dinamica che fanno conto sia I destri, sia dentro che fuori dal PD.

Dinamica però resa possibile solo dal silenzio dei "dissenzianti dentro il PD".
Questo silenzio assume varie forme:
- deboli proteste (vedi Cofferati) a fronte di gravi inquinamenti della politica interna
- ignavia di fronte a decisioni importanti da prendere (es. uscire dal partito, fondarne
uno nuovo, non votare certe leggi vergogna)

La domanda tipica dell'elettore "renziano arruolato per mancanza di alternative" è:

"Ma se le cose stanno come dici tu, allora perchè Civati e compagnia non escono?
Perchè non fanno un partito nuovo?
Non lo fanno perchè gli fa comodo stare al calduccio nel PD.
E' troppa la paura di fare la fine di Vendola.
E allora che alternativa sono?"


soloo42000
camillobenso
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Re: IN LIGURIA SI VOTA L'11 GENNAIO

Messaggio da camillobenso »

La Stampa 12.1.15
Liguria, primarie alla Paita
Ma Cofferati denuncia brogli
L’ex sindacalista: “Ai seggi cose gravissime, non accetto l’esito”
Polemica sugli immigrati: “Voto inquinato da cinesi e marocchini”

di Jacopo Iacoboni

Secondo le regole delle primarie Pd gli stranieri possono votare, purché regolarmente residenti in Liguria, e con permesso di soggiorno e carta d’identità: ma che pensare se gli stranieri al voto in alcuni seggi della Liguria, ieri, arrivavano a gruppi di dieci persone? «Società civile» o truppe cammellate? In Liguria bisognerà stabilirlo. La cosa si potrebbe trasformare nella più clamorosa rissa politica mai vista nella storia della primarie del Pd, anche perché alle dieci e mezzo di sera i due reali sfidanti - Raffaella Paita, la candidata sponsorizzata da Burlando, neorenziana, e Sergio Cofferati - erano molto vicini, con lei che si dichiara vincitrice, per pochi voti, tremila, su 50mila votanti: «Sarà un lavoro enorme - sono le prime parole di Paita a tarda sera - saranno anni rock, lavorerò per l’unità del Pd».

L’unità però pare lontana (forse più del rock). Cofferati ci anticipa: «Ho chiesto un pronunciamento alla Commissione nazionale di garanzia. Fino a che non ci sarà, non accetterò nessun esito. Sono successe cose gravissime. Non solo i cinesi ai seggi a La Spezia, tra l’altro in un seggio dove la signora Paita si è intrattenuta due ore in coda per dire chi votare... Che idiozia, oltretutto».

Una grana per Roma

Insomma, un malcontento e polemiche che il Pd dovrà a questo punto gestire a Roma, cioè un’altra enorme grana per Renzi, la sensazione di un voto alterato. Al seggio di Bolzaneto c’erano dei rom in coda per votare, e hanno votato. Piu tardi è venuto fuori che a La Spezia ci sono stati gruppi non piccoli di cinesi in almeno due seggi. Ci sono posti troppo «bulgari», sospetti: ad Albenga su 1500 voti Paita ne ha presi 1300, e Cofferati appena 200. A Pietra Ligure 750 voti lei e solo 50 lui. La denuncia di Cofferati era arrivata per tempo: «Mi hanno segnalato numerosissimi casi di violazione delle regole», comunicava in tarda mattinata, dopo aver votato nel seggio di Palazzo Ducale, camicia aperta, senza cravatta, in una tiepida giornata genovese. «L’inquinamento è molto pesante, per i voti della destra, o con il voto organizzato di intere etnie, oltre ai cinesi alla Spezia, i marocchini a Imperia», raccontava l’uomo che in un’altra vita fu la speranza della sinistra italiana, e al quale si sono aggrappati a Genova - anche obtorto collo - un po’ tutti quelli stufi del sistema-Burlando. Storie così non sono inedite nel Pd: successe coi cinesi a Napoli nelle primarie vinte da Cozzolino e poi annullate (non perché votarono i cinesi, ma per le tantissime schede contestate); successe a Roma nel 2013, la dirigente Pd Cristiana Alicata denunciò: «Ho visto gruppi di rom accampati in fila ai seggi», in zona Magliana-Portuense, vicino al campo nomadi di via Candoni (dove, si scoprirà poi, Buzzi era impegnatissimo, a modo suo, nel «sociale»). Paita sui cinesi risponde così: «Non so se sia vero, ma non ci vedo niente di male. Io sono per l’integrazione, trovo normale che anche comunità di stranieri partecipino alle nostre votazioni. Mi stupisco che un uomo che si dice di sinistra come Cofferati non la pensi così». A un certo punto ieri alle sei la candidata è stata fatta uscire dal seggio Allende, a La Spezia, perché è vietato per i candidati intrattenersi dentro il seggio. Proprio lì, dopo, è arrivata una cinese che non sapeva come votare, e subito l’hanno instradata alcuni suoi connazionali.
Battuta l’astensione
E dire che il Pd aveva scongiurato una temutissima astensione, l’effetto-Emilia non c’è stato. Poco meno di 50mila votanti: numeri alti, a febbraio scorso per il segretario regionale c’erano stati 20mila elettori, alle primarie di Genova nel 2012 - quelle sentitissime da cui uscì vincitore Marco Doria, anche grazie all’harakiri Pinotti-Vincenzi - 26mila. Eppure colpivano anche i votanti a Genova (15300) rispetto ai 12300 di La Spezia, la città di Paita, che ha un quinto degli abitanti del capoluogo. Finirà a commissioni di garanzia; anche il ministro di Giustizia Orlando - spezzino, endorsement per Cofferati - ha chiesto informazioni sulle tante cose strane avvenute.
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il Fatto 12.1.15
Liguria, Primarie Pd
Paita batte Cofferati con cinesi & destre

di Ferruccio Sansa e Lorenzo Tosa

Genova Ha vinto Raffaella Paita (53,1% contro 45,6%). Ha vinto il sistema che ha guidato la Liguria negli ultimi decenni. Ha perso Sergio Cofferati, simbolo della sinistra all’inizio del Duemila. Ha perso Genova, schiacciata dal voto nelle altre province. Ma di sicuro hanno perso le primarie. Non solo liguri, perché questa consultazione avrà un peso nazionale. A prescindere da un annullamento che non è escluso.
Con un paradosso: a decidere chi sarà il candidato Pd alle regionali (e quindi al 90% la persona che guiderà la Liguria) potrebbero essere stati scajoliani, post fascisti e cinesi. A denunciarlo gli stessi dirigenti Pd: sono stati visti cinesi e nordafricani alle urne, segnala il segretario provinciale di La Spezia, Alessandro Pollio. E Cofferati rincara la dose: “Oltre a me, sono stati segnalati tanti cinesi ai seggi”, ha provato a scherzare. Prima di sparare a zero: “Mi sono stati segnalati numerosissimi casi di violazione delle regole – ha proseguito il “Cinese” – L'inquinamento è molto pesante e non solo per i voti della destra ma con il voto organizzato di intere etnie, come quella cinese alla Spezia e quella marocchina a ponente”.
PAITA RISPONDE per le rime: “La comunità marocchina di Migliarina (La Spezia) mi risulta abbia votato Cofferati su input della Cgil”. Poi aggiunge, senza timore di suscitare polemiche: “Ma scusate: gli stranieri li vogliamo far votare o no? Se sì, non vedo dove stia il problema”. Ma Paita pensa già da candidato alle elezioni: “Abbiamo vinto in tre province su quattro con uno scarto enorme. Adesso lavorerò per l’unità”. Sarà difficile. Il Pd sta esplodendo: “Ho visto comportamenti da criminalità organizzata”, attacca un dirigente. E Stefano Zara (Pd): “Rischia di essere la pietra tombale sulle primarie”.
Dovevano essere una prova di democrazia, una dimostrazione di vitalità del Pd. Le primarie liguri invece rischiano di mettere definitivamente in crisi il partito. Non importa che sia stato scongiurato lo spauracchio dei seggi deserti: “Hanno votato 54.420 elettori, nel 2013 per l’elezioni di Matteo Renzi erano stati 60mila”, ricorda Luca Borzani, intellettuale ed ex assessore Pd. Il punto è un altro: mai si era visto uno scontro tanto aspro. Tanto da far dire a Cofferati di aver respirato “odio”. Da fargli ipotizzare: “Non è detto che ci si possa poi ritrovare a sostenere lo stesso candidato”. Insomma, c’è il rischio serio di una spaccatura nel Pd. Non basta: “Ho visto un sistema di potere, una cupola terrorizzata dall’idea che fossero aperti i cassetti. Che si scoprisse cosa avevano fatto in questi anni”.
La lettura dei risultati dice molto. Genova (64% a Cofferati, 34,9% Paita) resta isolata, marginale nella sua stessa regione, come sottolinea Zara: “Il capoluogo che conta due terzi della popolazione regionale alla fine peserà meno della Spezia che ha un quarto degli abitanti”. La sorte della Liguria è decisa dalle province: La Spezia, paitiana fino al midollo (67,4% per la candidata cittadina contro 32% di Cofferati). Ma sorprendono soprattutto i dati di Imperia (57% Paita) e Savona (67,9% Paita, con percentuali bulgare nel Ponente). Una sorpresa relativa per chi da settimane denunciava il rischio che a decidere le primarie fossero gli scajoliani e la destra che apertamente si sono schierati con Paita. Appoggi scomodi, ma alla fine forse decisivi. Alleanze prima consumate nei corridoi della politica e poi alla luce del sole.
PRIMA SI ERA registrata la conversione al Pd di Pierluigi Vinai, già candidato sindaco di Genova con il Pdl e caro alla Curia di Bagnasco. Poi era toccato a Roberto Avogadro, ex sindaco di Alassio (centrodestra). Fino ai casi più clamorosi: Alessio Saso, un passato in An e un presente nell’Ncd. Ma soprattutto un’indagine sulle spalle per voto di scambio. E che dire di Eugenio Minasso, Ncd, in passato fotografato mentre festeggia l’elezione in Regione con membri di famiglie calabresi al centro di inchieste? Per ultimo era toccato a Franco Orsi (Pdl), da molti definito scajoliano doc. Uno che aveva abbandonato le celebrazioni del 25 aprile durante il discorso di Oscar Luigi Scalfaro. “Ben vengano nuovi elettori”, ha tagliato corto Burlando, primo grande sponsor di Paita, che dovrebbe garantire la continuità di potere. Del resto la posta in gioco era enorme: si doveva decidere se conservare o mandare a casa un sistema di potere sedimentato in decenni che comanda dalla prima all’ultima poltrona. Quindi la politica, certo, ma anche l’economia che dà appalti, le banche che finanziano, le Asl e la Sanità che decidono il 70 % del bilancio regionale, i giornali. Tutto. Erano in gioco miliardi.
Paita già si sente governatrice. Ma l’unico ostacolo tra lei e la poltrona potrebbe arrivare dallo stesso Pd. Da un eventuale annullamento. “Queste primarie non sono finite”, conclude Cofferati ed evoca il possibile intervento della magistratura. “Alla fine potrebbero decidere di candidare il ministro Orlando, magari per toglierselo dal governo”.
camillobenso
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POLITICA
Pd, Liguria e non solo. La crisi delle primarie
Brogli, elettori portati con i pulmini, ricompense e, soprattutto, l’alleanza con Alfano e il centrosinistra che non c’è. Così si spezza la magia delle primarie che a partire dalla Campania potrebbero saltare
DI LUCA SAPPINO
12 gennaio 2015

Con video

http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... =HEF_RULLO
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LA BANDA FONZIE

Sono questi gli ultimi due commenti all'articolo sulla Serraccniani e le elezioni liguri


rikypower • 5 minuti fa
ii saltimbanchi mentitori il buffone fonzie se li è scelti bene
mentono con una tale facciatosta che ti vien quasi da credergli
poveri quelli che non vedono niente altro che la TV su cui compaiono questi augusti personaggi
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Patrickclimb • 31 minuti fa
Il fatto che il loro capo menta tranquillamente, dà loro forza nel fare la stessa cosa
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Primarie Liguria, Serracchiani (Pd): ‘Cinesi ai seggi? Non è così, Cofferati si rassegni’


Video
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2015/01/ ... ni/329681/

Il premier Matteo Renzi, entrando nella sede del Partito democratico a Roma, per la riunione della segreteria del Pd questa mattina alle 7.30, non risponde a nessuna domanda dei giornalisti ed avanza con la scorta che non risparmia qualche spintone ai cameraman. La vicesegretaria dem, Debora Serracchiani, dopo alcuni imbarazzi alle domande sul caos delle primarie in Liguria, afferma: “Cinesi ai seggi? Vedrete che non è assolutamente così com’è stato rappresentato, ne sono assolutamente convinta. A Cofferati dico che ‘quando si partecipa alle primarie poi si deve accettare l’esito’. Sui ricorsi deciderà la Commissione di Garanzia (oggi, ndr)”. E se questo caso sia l’occasione per rivedere la regolamentazione delle primarie, la Serracchiani non si sbilancia: “E’ una riflessione che faremo negli organismi del partito deputati” di Manolo Lanaro
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PALAZZI & POTERE
Liguria: egregi consiglieri, mandateci i vostri curricula

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/01 ... a/1371429/
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Via Don Gallo, arriva Don Farinella



Regionali Liguria, don Farinella raduna la sinistra anti-Paita: “Ecco il mio appello”

"Risvegliare quel 40% di elettori che i sondaggi indicano come decisi all’astensione. Gli organigrammi non mi interessano. Mi interessa creare una forza che si opponga alla politica consegnata in mano ai malfattori". All'incontro anche la candidata M5S Alice Salvatore: "Ma niente alleanze"
di Renzo Parodi | 12 febbraio 2015 COMMENTI


Il promotore, don Paolo Farinella, lo definisce “un appello pubblico rivolto alla cittadinanza e ai gruppo politici organizzati per verificare le possibili convergenze attorno ad una figura che sbarri la strada della presidenza della Regione Liguria a Raffaella Paita, candidata del partito Democratico”.

E’ dunque una vera e propria chiamata alle armi indirizzata alle varie componenti della sinistra, tuttora in libera uscita e alla ricerca, appunto, di un candidato comune da contrapporre alla battagliera signora spezzina. Anche il M5S potrebbe tornare in partita, seppure senza accettare alleanze.

L’appuntamento è per venerdì pomeriggio alle 17.30 nella parrocchia di don Farinella, San Torpete, in piazza San Giorgio, pieno centro storico, a due passi dal Poeto Antico. Non ci saranno soltanto le schegge della sinistra radicale, la Reteasinistra che comprende Civatiani, Sel, Arci e Comunità di San Benedetto al porto (quella di don Gallo), e l’Altra Liguria che raduna Rifondazione, Verdi e Lista Tsipras. Hanno accolto l’invito, garantisce don Farinella, anche il capogruppo al comune di Genova del M5S, Paolo Putti e la candidata ufficiale del Movimento, designata dal web attraverso le “Regionarie”, Alice Salvatore che peraltro ribadisce: “Non faremo alleanze”.

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L’importante è rompere il ghiaccio e parlarsi. Lo faranno le varie anime dei dissidenti dopo aver ascoltato la prolusione del giurista Mauro Barberis che per Micromega, assieme al saggista Pierfranco Pellizzetti, ha scritto un libro bianco, “Controvento”: un catalogo di proposte operative per la Liguria di domani. Questa proposta, assieme al pamphlet di don Paolo Farinella “L’Italia che vorrei. Ripartire dalla Liguria” (in uscita a fine febbraio da Gabrielli Editore) dovrebbe diventare il manifesto della nuova aggregazione a sinistra. Esattamente per perseguire quale obiettivo politico? “Risvegliare quel 40% di elettori che i sondaggi indicano come decisi all’astensione – risponde don Farinella a Ilfattoquotidiano.it – Gli organigrammi non mi interessano. Mi interessa creare una forza che si opponga alla politica consegnata in mano ai malfattori“. Il battagliero sacerdote, celebre per le sue feroci critiche ai vertici vaticani (prima di papa Francesco) andrà oltre. “Girerò la Liguria in lungo e in largo. Non è più tempo di proteste e girotondi, è tempo di uscire allo scoperto e contarsi. E dare voce ai cittadini onesti“.

“La Liguria è il laboratorio politico nazionale, alle regionali anticiperà quello che può diventare lo scenario italiano del partito unico voluto da Renzi. Pur di conquistare la poltrona di governatore, Paita si è aperta alla destra e ai fascisti. Sergio Cofferati ha denunciato la compravendita di voti e le infiltrazioni mafiose alle Primarie del Pd. I cittadini non sono più disposti a delegare in bianco e vogliono controllare l’operato dei politici. Il mio appello vuole arrivare a promuovere una candidatura condivisa che possa contrapporsi alla Paita e ai suoi alleati. Personalmente penso che la figura che meglio potrebbe interpretare questa esigenza sia quella di Adriano Sansa, ex magistrato e dunque non più in conflitto di interessi, personalità conosciuta anche nel Paese. Come sindaco di Genova alla metà degli anni Novanta ha accumulato una forte esperienza amministrativa e oggi si pone come presidio di legalità. L’ho già interpellato e non si è dichiarato indisponibile”.

Una parte della sinistra (i civatiani e Cofferati) e del M5S puntava sul giornalista del Fatto Quotidiano, Ferruccio Sansa, figlio di Adriano, che ha chiarito di non voler lasciare la professione. Le candidature di Francesca Balzani (assessore al bilancio nella giunta Pisapia), Sergio Cofferati (europarlamentare sconfitto alle primarie da Paita), Sabina Rossa (ex parlamentare del Pd e figlia di Guido, ucciso dalle br), sono sorte e tramontate rapidamente. Il parlamentare Luca Pastorino, sindaco di Bogliasco, civatiano, commenta così a Ilfattoquotidiano.it: “Stimo Adriano Sansa, ma occorre trovare un accordo su una personalità che risulti il più inclusiva possibile non solo a sinistra ma anche rispetto alla società civile. Ben venga la riunione di San Torpete, lì ci si potrà confrontare. Io non ci sarò, sono impegnato in Parlamento. Probabilmente interverrà Stefano Gaggero”. Nessuno spazio per accordi col M5S? “Non fanno alleanze, ma confido che si possano trovare punti di contatto con i singoli esponenti. L’obiettivo è creare una cosa nuova, di centrosinistra. Se si preferisce fare testimonianza allora l’obiettivo cambia e non ci interessa”.

Lo statuto del Pd prevede l’espulsione per gli iscritti che sostengono un candidato diverso da quello del partito. “Ne sono perfettamente cosciente e l’ho già detto. Mi manderanno via…”
iospero
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Regione Liguria, “Giorgio Pagano candidato della società civile, non è della sinistra


Don Paolo Farinella ha trovato il candidato che ha accettato di correre contro Raffaela Paita (Pd), strafavorita nella corsa per guidare la Regione Liguria: "E' l’uomo giusto per rompere con i riti del passato"
di Renzo Parodi | 5 marzo 2015


“Giorgio Pagano è il candidato di una schieramento civico e popolare al di fuori dei partiti. Non scrivete più che Pagano è il candidato della sinistra. E’ il candidato della società civile”. Accorato nei toni e chiarissimo nei contenuti, don Paolo Farinella spazza via gli equivoci fioriti attorno all’ex sindaco della Spezia. Il battagliero prete di San Torpete – centro storico genovese – lo ha infine convinto ad accettare di correre contro Raffaela Paita del Pd, strafavorita nella corsa per guidare la Regione Liguria. A giudicare dalla platea alla quale don Farinella si rivolge il suo messaggio è andato a segno. Non ci notano esponenti di spicco della galassia di sinistra. Qualche attivista dei Verdi, l’ex magistrato Michele Marchesiello, Mario Epifani, prodiano, già assessore comunale. Reteasinistra assente. Qualche decina di cittadini in cerca di un appiglio politico. La società civile, appunto. Basterà?

La candidatura di Pagano, un ex comunista cresciuto alla scuola gramsciana del partito, avrebbe dovuto aggregare un ventaglio ampio di forze. Ma la logica, in politica, fa spesso a pugni con le consorterie e gli interessi costituiti. E quindi, Pagano, se correrà, sarà in gara da solo o quasi, in nome di quella società civile delusa e furiosa con i partiti che il king maker Farinella spera di convincere a non disertare le urne. Offrendole una candidatura fuori dal coro. Pagano è spezzino come Paita che negli anni in cui fu sindaco della città era il suo capo di gabinetto. Un bel derby, che si giocherà principalmente a Genova, dove Paita alle Primarie ha perso da Cofferati e Pagano non è popolarissimo.
Per dieci anni (1997-2007) Giorgio Pagano ha fatto il sindaco della Spezia, alla testa di una giunta di centrosinistra. Nel 2005 ha rinunciato a correre per il Parlamento pur di completare il secondo mandato. Uscito dalla politica attiva ( aveva quasi subito rinunciato a rinnovare la tessera del Pd) si è dedicato con pasisone alla cooperazione internazionale. E’ iscritto all’Anpi. «Mi hanno convinto le parole di un prete al quale non si può non dare ascolto – dice Pagano al Fattoquotidiano.it – Vengo dalla scuola del Pci e non ho dimenticato la lezione di un partito che aveva le sue radici nel popolo. Tra pochi mesi avrei dovuto cominciare un bellissimo progetto in Africa, a Sao Tomè. Mi costerà ma sono pronto a rinunciare. C’è, in Liguria, uno scontento enorme, c’è rabbia, c’è voglia di un nuovo inizio. Bisogna rappresentare politicamente questa spinta sociale.
Il suo è dunque un profilo ineccepibile per tutti coloro che si pongono in netta alternativa a Raffaella Paita, alle sue aperture centriste e verso la destra di Ncd, che lei adesso rinnega, dopo averle accettate in campagna elettorale per le Primarie. Eppure l’offerta politica proposta da don Farinella lascia fredde le varie anime della sinistra. In particolare Reteasinistra (civatiani, Sel, Rifondazione), che lavora alla candidatura di Enrico Pignone, capogruppo a palazzo Tursi della lista Doria. Il civatiano Stefano Gaggero aveva messo subito le mani avanti: «Pagano non è il tipo di profilo che stiamo cercando». Anche Lorenzo Azzolini, portavoce di Sel e del raggruppamento, aveva preso le distanze: «Noi stiamo lavorando per una candidatura unitaria». “No comment” da Sergio Cofferati, per niente entusiasta dell’interventismo di don Farinella. Altra Liguria – che si rifà alla Lista Tsipras – era presente al meeting di San Torpete con la portavoce Simonetta Astigiano: “Abbiamo in corso una procedura di selezione, con rose di candidati per la presidenza e per il consiglio regionali. Il nome di Pagano vi compare. Dobbiamo ascoltare i cittadini che abbiamo chiamato ad esprimersi. Poi decideremo”.

Dopo i Sansa, il padre Adriano ex magistrato e il figlio Ferruccio, giornalista, dopo Francesca Balzani, assessore al bilancio nella giunta Pisapia, e il giudice Anna Canepa che avevano respinto l’invito di don Farinella; dopo il capogruppo a Tursi del M5S, Paolo Putti, bloccato dagli ukaze di Grillo, mentre il deputato civatiano Luca Pastorino resta in surplace, Pagano si regge in equilibrio precario. Don Farinella non è preoccupato: “La nostra proposta è alternativa a tutti i partiti e Pagano è l’uomo giusto per rompere con i riti del passato”.
iospero
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DA Il Fatto Q
Regione Liguria, Luca Pastorino è il candidato governatore di Rete a Sinistra

Il sindaco di Bogliasco ha accettato la candidatura proposta da Sergio Cofferati. Lui dice: "Il mio obiettivo è proporre un modello alternativo". Per ora nessuna alleanza con l'altro candidato a sinistra Giorgio Pagano
di Renzo Parodi | 18 marzo 2015

Pastorino ha annunciato che lascerà il partito democratico, cosciente che la sua discesa in campo contro il candidato ufficiale del partito, la spezzina Raffaella Paita a norma di statuto gli sarebbe costata l’espulsione. “Ma non mi candido come l’anti Paita”, precisa Pastorino. “Il mio obiettivo è proporre un modello alternativo di sviluppo per la Regione Liguria”. Precisamente lo stesso obiettivo dichiarato da Giorgio Pagano.
Replica a distanza di Pagano. “Se si trova l’accordo sul progetto il problema del nome del candidato non esiste.
Scegliendo Pastorino come candidato di Rete a Sinistra, Sel (ma gli spezzini finora appoggiano Pagano) civatiani e frammenti della dissidenza del Pd, Cofferati ha fatto un commento che svela le sue strategie profonde: “La candidatura di Pastorino è l’inizio di qualcosa di nuovo anche a livello nazionale”. L’ex segretario della Cgil, uscito a gennaio dal Pd dopo la contestata sconfitta alle primarie del partito contro Paita, auspica che anche i civatiani brucino i ponti alle spalle e lascino il Pd. Cominciando in qualche Regione prima di fare il passo a Roma. Obiettivo finale: costruire un partito della sinistra alternativo al Pd. Cofferati non lo dice ma il piano è evidente.

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Speriamo finisca bene. CASSON a Venezia ... Lupi che deve dimettersi ....... è tutto in movimento
iospero
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Re: IN LIGURIA SI VOTA L'11 GENNAIO

Messaggio da iospero »

«Sul mio nome come candidato Presidente non converge lo schieramento dei partiti; sul tuo nome non convergono le forze civiche che ho aggregato » scrive Pagano, ricordando i confronti e le obiezioni. E quindi, perché non ritirarsi e lasciare il campo alla “personalità di alto profilo”? C’è chi ci legge un identikit dell’ex magistrato e sindaco di Genova Adriano Sansa. Ma il tempo sarebbe scaduto

Evviva a sinistra si continua a dividersi
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