G R E C I A

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iospero
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Re: G R E C I A

Messaggio da iospero »

La Carta dei diritti fondamentali dell'Europa comprende un preambolo introduttivo e 54 articoli, suddivisi in sette capi:
•capo I: dignità (dignità umana, diritto alla vita, diritto all'integrità della persona, proibizione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti, proibizione della schiavitù e del lavoro forzato);
•capo II: libertà (diritto alla libertà e alla sicurezza, rispetto della vita privata e della vita familiare, protezione dei dati di carattere personale, diritto di sposarsi e di costituire una famiglia, libertà di pensiero, di coscienza e di religione, libertà di espressione e d’informazione, libertà di riunione e di associazione, libertà delle arti e delle scienze, diritto all'istruzione, libertà professionale e diritto di lavorare, libertà d'impresa, diritto di proprietà, diritto di asilo, protezione in caso di allontanamento, di espulsione e di estradizione);
•capo III: uguaglianza (uguaglianza davanti alla legge, non discriminazione, diversità culturale, religiose e linguistica, parità tra uomini e donne, diritti del bambino, diritti degli anziani, inserimento dei disabili);
•capo IV: solidarietà (diritto dei lavoratori all'informazione e alla consultazione nell'ambito dell'impresa, diritto di negoziazione e di azioni collettive, diritto di accesso ai servizi di collocamento, tutela in caso di licenziamento ingiustificato, condizioni di lavoro giuste ed eque, divieto del lavoro minorile e protezione dei giovani sul luogo di lavoro, vita familiare e vita professionale, sicurezza sociale e assistenza sociale, protezione della salute, accesso ai servizi d’interesse economico generale, tutela dell'ambiente, protezione dei consumatori);
•capo V: cittadinanza (diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni del Parlamento europeo e alle elezioni comunali, diritto ad una buona amministrazione, diritto d'accesso ai documenti, Mediatore europeo, diritto di petizione, libertà di circolazione e di soggiorno, tutela diplomatica e consolare);
•capo VI: giustizia (diritto a un ricorso effettivo e a un giudice imparziale, presunzione di innocenza e diritti della difesa, principi della legalità e della proporzionalità dei reati e delle pene, diritto di non essere giudicato o punito due volte per lo stesso reato);

Tsipras parte da questa carta fondamentale e se i diversi trattati che ci sono non soddisfano a pieno
la dignità dei cittadini qualcosa non ha FUNZIONATO e ha preso il sopravvento , quindi una conferenza europea per discutere in merito dovrebbe essere la risposta ai problemi che esistono i questa Europa.


Ormai quasi tutti gli economisti hanno messo in evidenza il fallimento della politica dell'austerità.
Come si può pensare che uno Stato riesca a migliorare la sua situazione quando prevede il 5% del proprio PIL per pagare gli interessi sul proprio debito mentre prevede solo l'1% del proprio PIL per l'istruzione e la ricerca
pancho
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Re: G R E C I A

Messaggio da pancho »

Grecia, Tsipras: per rinegoziazione debito, no a scontro con creditori
mercoledì 28 gennaio 2015 11:54

ATENE (Reuters) - Obiettivo della Grecia è un negoziato con i creditori internazionali che conceda sgravi su debito, evitando però uno scontro distruttivo.

Lo dice il neopremier Alexis Tsipras in occasione della prima riunione del consiglio dei ministri, incaricati soltanto ieri dopo la vittoria alle urne di domenica, spiegando che gli elettori hanno dato al governo un mandato per cambiamenti radicali.

Atene cercherà di evitare l'antagonismo nei confronti dell'Unione europea e del Fondo monetario internazionale, aggiunge, ma l'atteggiamento nei confronti della Grecia è mutato dopo il risultato delle consultazioni politiche.

"Non resteremo invischiati in uno scontro che distruggerebbe entrambi i contendenti ma nemmeno proseguiremo una politica di sottomissione" dichiara, precisando di prospettare un incontro "costruttivo" con il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem dopodomani ad Atene.

In materia di conti pubblici il nuovo esecutivo ellenico punterà a un equilibrio, non a un avanzo "irrealistico" per far fronte a un debito pubblico superiore a 175% del prodotto interno lordo.

Obiettivi prioritari, conclude, sono un sostegno alla fasce sociali più deboli e una politica che contrasti gli endemici clientelismo e corruzione dell'economia, riduca gli sprechi e faccia calare il tasso record della disoccupazione.

http://it.reuters.com/article/topNews/i ... 3A20150128
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
Maucat
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Re: G R E C I A

Messaggio da Maucat »

pancho ha scritto:Grecia, Tsipras: per rinegoziazione debito, no a scontro con creditori
mercoledì 28 gennaio 2015 11:54

ATENE (Reuters) - Obiettivo della Grecia è un negoziato con i creditori internazionali che conceda sgravi su debito, evitando però uno scontro distruttivo.

Lo dice il neopremier Alexis Tsipras in occasione della prima riunione del consiglio dei ministri, incaricati soltanto ieri dopo la vittoria alle urne di domenica, spiegando che gli elettori hanno dato al governo un mandato per cambiamenti radicali.

Atene cercherà di evitare l'antagonismo nei confronti dell'Unione europea e del Fondo monetario internazionale, aggiunge, ma l'atteggiamento nei confronti della Grecia è mutato dopo il risultato delle consultazioni politiche.

"Non resteremo invischiati in uno scontro che distruggerebbe entrambi i contendenti ma nemmeno proseguiremo una politica di sottomissione" dichiara, precisando di prospettare un incontro "costruttivo" con il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem dopodomani ad Atene.

In materia di conti pubblici il nuovo esecutivo ellenico punterà a un equilibrio, non a un avanzo "irrealistico" per far fronte a un debito pubblico superiore a 175% del prodotto interno lordo.

Obiettivi prioritari, conclude, sono un sostegno alla fasce sociali più deboli e una politica che contrasti gli endemici clientelismo e corruzione dell'economia, riduca gli sprechi e faccia calare il tasso record della disoccupazione.

http://it.reuters.com/article/topNews/i ... 3A20150128
E noi abbiamo Renzi... :(
camillobenso
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Re: G R E C I A

Messaggio da camillobenso »

Repubblica 27.1.15
La sinistra italiana e il vento dell’est
di Gad Lerner

TENIAMOCI forte perché ora si comincia a ballare per davvero, sul bordo di un debito pubblico che tutti sanno inestinguibile .
E A uscirne terremotata potrebbe essere quell’alleanza fra le due famiglie tradizionali della politica europea — popolari e socialisti — su cui si regge la Commissione Juncker. La Grecia fa ballare l’Europa mandando al governo una Coalizione della Sinistra Radicale (questo significa l’acronimo Syriza) che ha riscosso il consenso del ceto medio impoverito grazie all’esempio del suo volontariato di mutuo soccorso e con la promessa di un’economia fondata su principi umanitari: aumentare pensioni e salari minimi, bloccare il pignoramento delle case, diluire il pagamento dei debiti con lo Stato, restituire l’assistenza sanitaria ai disoccupati. Anche a costo di infrangere gli accordi stipulati dai governi precedenti con la Troika. Giungendo fino a stipulare un’alleanza con il piccolo partito di destra anti-euro Anel, l’unico denominatore comune essendo proprio questa scelta di indisciplina rispetto ai memorandum europei applicati dal predecessore Samaras.
In campagna elettorale Alexis Tsipras, divenuto ieri capo del nuovo governo di Atene, ha enumerato le ragioni per cui la Grecia rivendica il diritto a negoziare un’insolvenza che l’establishment europeo e il Fmi considerano devastante, perché incoraggerebbe altri paesi indebitati a seguirne l’esempio. L’arma proibita, e perciò non dichiarata da Tsipras, in caso di fallimento dei negoziati, consisterebbe nella decisione unilaterale di ristrutturare il debito greco. Ovvero di pagarne solo una parte. Molti esperti ritengono che ciò rimetterebbe in discussione l’attuale moneta unica europea.
Se questo è lo scenario che si annuncia a seguito del terremoto politico in Grecia, è evidente che la prima a esservi coinvolta sarà la sinistra riformista, il Partito socialista europeo che vede improvvisamente stravolti, invecchiati, i suoi paradigmi: ammansire i mercati finanziari rispettando la disciplina di bilancio, anche se ciò l’ha costretta malvolentieri a applicare una politica economica di austerità. La sequenza fino a ieri solo temuta, e da oggi divenuta probabile, è che alle elezioni d’autunno in Spagna vinca Podemos sulla stessa linea di ristrutturazione del debito che ha premiato Syriza. A quel punto anche il Portogallo potrebbe seguire. E l’Italia, inchiodata da un debito gigantesco che toglie ossigeno all’economia reale?
Alexis Tsipras e Matteo Renzi sono coetanei, quarant’anni appena compiuti. Volti nuovi accomunati da una pulsione di leadership finalizzata al ricambio di classe dirigente per fronteggiare l’emergenza economica in cui sono precipitate la Grecia e l’Italia. Pablo Iglesias, il candidato premier di Podemos, è ancora più giovane e radicale di loro. Qui finiscono le somiglianze, ma è evidente che i nuovi leader di un’Europa mediterranea indebitata, disoccupata e impoverita, pur nella reciproca diffidenza avranno bisogno l’uno dell’altro per farsi valere a Bruxelles, Berlino e Francoforte. Non a caso i socialdemocratici tedeschi della Spd, al governo con la Merkel, restano i più freddi di fronte alla vittoria di Syriza, che invece accende le speranze euromediterranee. Ma è proprio nei paesi del Sud Europa che — con l’eccezione dell’Italia — si è già sbriciolato il consenso dei partiti socialisti vincolati dalle larghe intese rispettose dei trattati vigenti. Lo stesso Partito democratico, forte del suo 40,8% di voti validi consepolitica alle europee del maggio 2014, non può che guardare con preoccupazione alla sorte del Pasok, il “partito fratello” greco, precipitato dal 43% del 2009 al 5% odierno. I sondaggi dicono che il Psoe spagnolo rischia di fare la stessa fine.
Il nostro Renzi, proteso com’è a occupare il centro del sistema politico italiano recuperando i consensi in libera uscita da una destra acefala, finora ha diffidato di Tsipras. Più volte si è negato a richieste d’incontro col leader di Syriza (come già fece Bersani prima di lui), forse per non infrangere il patto di lealtà con il Partito socialista europeo cui solo di recente ha fatto aderire il Pd. Suonava anzi come un vistoso distinguo l’incontro fiorentino di Renzi con la cancelliera Merkel, avvenuto lo stesso giorno in cui Tsipras concludeva la sua campagna elettorale trionfale. Ma ora cambia tutto. Renzi ha fondati motivi per muoversi con maggior cautela (l’enormità del nostro debito pubblico), e inoltre gli è estranea la formazione culturale anticapitalistica di Tsipras e Iglesias. Eppure gli si presenta un’occasione unica per andare oltre le timide richieste di flessibilità nell’applicazione dei trattati che hanno contraddistinto il semestre italiano di presidenza dell’Ue.
All’improvviso si avvia una ricomposizione degli schieramenti politici europei in cui la “rivolta” dei paesi del Sud potrebbe determinare esiti fino a ieri imprevedibili. Un cambio di baricentro negli equilibri interni alla sinistra socialista, ma anche nelle linee di indirizzo della Commissione. Com’era prevedibile, la vittoria elettorale di Syriza rilancia pure le aspettative dell’estrema sinistra italiana che punta a uno sfaldamento del Pd. Soffiano di nuovo venti di scissione, dimenticando che se Renzi ha assunto con voto plebiscitario la guida del Pd, ciò fu dovuto alla palese inadeguatezza della classe dirigente che lui ha sconfitto.
Per escludere la possibilità di una meccanica trasposizione in Italia del fenomeno Syriza, basterebbe riconoscere le peculiari caratteristiche che hanno favorito il radicamento di quel movimento nella realtà greca: niente a che vedere con l’antiguito grillina o col litigioso ceto politico della veterosinistra nostrana, di matrice ex Pci o estremista. Syriza deve la sua fortuna a una pratica di giustizia sociale dal basso maturata in risposta alla sofferenza sociale. Un’intera generazione di medici e infermieri volontari che hanno dato vita a ambulatori gratuiti; e poi mercati popolari di generi alimentari, mense, ricoveri notturni… In una parola, quella cultura umanitaria del mutuo soccorso che finora in Italia si è sviluppata lontano da una politica concentrata nelle lotte di potere.
Se l’esperimento greco non si risolverà presto nell’ennesima disillusione, esso potrà schiudere un’alternativa popolare ai movimenti nazionalisti e xenofobi che minacciano l’edificio dell’Unione. Ieri Le Pen, Farage e Salvini hanno salutato con favore la vittoria di Syriza, ma è evidente che l’estrema destra resta agli antipodi del solidarismo uscito vincente dalle urne a Atene. Come si augurano i neonazisti di Alba Dorata, inquietante terza forza della politica greca, i reazionari confidano in un rapido fallimento di Syriza. Se verranno smentiti dalla realtà, allora è verosimile che dal bacino di civiltà del Mediterraneo si rigeneri un nuovo europeismo solidale, contrapposto ai paradigmi fallimentari dell’austerity. È un azzardo, ma per il futuro dell’Italia non è affatto una cattiva notizia.
iafran
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Re: G R E C I A

Messaggio da iafran »

camillobenso ha scritto:Repubblica 27.1.15
Per escludere la possibilità di una meccanica trasposizione in Italia del fenomeno Syriza, basterebbe riconoscere le peculiari caratteristiche che hanno favorito il radicamento di quel movimento nella realtà greca: niente a che vedere con l’antiguito grillina o col litigioso ceto politico della veterosinistra nostrana, di matrice ex Pci o estremista. Syriza deve la sua fortuna a una pratica di giustizia sociale dal basso maturata in risposta alla sofferenza sociale. Un’intera generazione di medici e infermieri volontari che hanno dato vita a ambulatori gratuiti; e poi mercati popolari di generi alimentari, mense, ricoveri notturni… In una parola, quella cultura umanitaria del mutuo soccorso che finora in Italia si è sviluppata lontano da una politica concentrata nelle lotte di potere.
Come? Allora i politici ellenici non sono al passo dei tempi "politici" italiani (quelli che hanno smisuratamente aumentato la distanza dei governanti dai loro governati), che hanno fatto finora la fortuna dei talk show televisivi e che intendono legiferare tramite i social network con twitter mattutini, pomeridiani e serali? :o

Però, questa brezza greca (da me votata alle ultime europee :) ) è il vento giusto per riscaldare e fare anticipare la primavera anche nel luogo ove tutto sembra congelato per le visioni (interessate ed utilitaristiche) delle giovani marmotte toscane e per le volontà dei vecchi marpioni (forza)italioti.
iospero
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Re: G R E C I A

Messaggio da iospero »

da Il FATTO Q
Varoufakis nuovo ministro delle Finanze greco. Chi è il guru economico di Tsipras

Autore del programma di Syriza, l'economista e docente universitario 53enne è un oppositore dell'austerity - che paragona ai metodi di tortura della Cia - e punta a trasformare i prestiti concessi dalla troika ad Atene in un maxi bond a scadenza illimitata
di Francesco De Palo | 27 gennaio 2015

Yanis Varoufakis, classe ’61, non è stato solo il deputato più votato di queste elezioni greche con 130mila preferenze. Ma è anche quello che personalmente ha steso il programma di Syriza e che meglio di tutti incarna il cosiddetto stile Tsipras: non a caso la sua designazione a ministro delle Finanze – che lui stesso ha annunciato via Twitter prima del comunicato ufficiale – è stata il passaggio più naturale del governo che ha appena giurato. Secondo fonti interne, il neo premier aveva in mente quella nomina già da tempo. Ma chi è l’uomo che, insieme al vicepremier Yannis Dragasakis, dovrà gestire le trattative con Ue, Bce e Fmi sul rientro dall’enorme debito greco?

Il suo biglietto da visita è il “fiscal waterboarding”. Due parole che richiamano il nome in codice delle terribili torture della Cia ma si riferisce all’austerità imposta da Bruxelles e Berlino. Paragonandone gli effetti, appunto, a quelli dell’annegamento controllato” utilizzato negli interrogatori dei sospetti terroristi. Secondo Varoufakis l’austerity è una scelta senza senso perché non aiuta a ottenere il risultato voluto, dal momento che al termine del trattamento il prigioniero è quasi morto, come a Guantanamo. Ed è la ragione per cui punta a trasformare il prestito della troika in un maxi bond a scadenza illimitata.

Visiting professor alla Lyndon B. Johnson School of public affairs di Austin in Texas, stile ancora più informale di quello del nuovo premier – ha giurato non solo senza cravatta ma anche con la camicia fuori dai pantaloni -, dal 2008 Varoufakis cura un blog intitolato Pensieri per il mondo post 2008, in cui ha riversato le sue considerazioni sulla crisi europea, “causata dall’incapacità delle sue istituzioni di resistere alle onde d’urto del terremoto globale del 2008”. Le sue teorie hanno trovato spazio in numerosi pamphlet socio-economici come Dare un senso al mondo post-2008, con Joseph Halevi e Nicholas Theocarakis (2011), Teoria dei giochi con Shaun Hargreaves-Heap (2004). E soprattutto Il Minotauro globale: l’America, le vere cause della crisi finanziaria e il futuro del mondo dell’economia (2011), in cui sostiene la tesi che un sistema economico e monetario internazionale necessita di un meccanismo di riutilizzo dei surplus commerciali per poter funzionare al meglio. Ovvero una sorta di hub logistico di distribuzione che ripresta automaticamente i proventi dei Paesi in surplus a quelli in deficit: solo in questo modo, osserva, è possibile riuscire a sostenere i disavanzi.

Ma perché Minotauro? Il modello economico nato nel 1971 viene definito da Varoufakis “Minotauro globale” perché si è in presenza di una potenza “imperiale” – gli Usa – che produce, con il proprio mercato interno, la domanda globale di ultima istanza. E lo fa assorbendo i surplus commerciali di altri Paesi: Giappone, Germania, Corea del Sud. Per soddisfare l’insaziabile Minotauro, quindi, il resto del mondo si sacrifica. Ottenendo come contropartita la “pax americana” e soprattutto l’ordine politico-monetario garantito dalla grande potenza che svolge anche il ruolo di consumatore di ultima istanza.

Il suo libro più recente, Una modesta proposta per uscire dalla crisi dell’euro, scritto a quattro mani con James Galbraith, figlio di John (guru economico del presidente Kennedy) certifica che solo con meno austerity e più politiche espansive di esce dall’eurocrisi. Ed è ciò che proporrà ai creditori. Non a caso in quel libro uscito nel 2010 ma revisionato due anni fa scrive che le quattro istituzioni al centro della crisi – Bce, Banca europea degli investimenti, Fmi e Fondo salva Stati – devono occuparsi di meglio ridistribuire le risorse per risolvere le quattro crisi che ci affliggono: la crisi bancaria, quella del debito pubblico, il sotto-investimento e gli squilibri interni e l’emergenza sociale che affligge i paesi Piigs. E propone tre punti cardine per una nuova svolta europea: la conversione del debito, il recupero dei programmi di investimenti, un piano Marshall mediterraneo per la solidarietà e l’emergenza sociale.
iospero
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Re: G R E C I A

Messaggio da iospero »

da Il Fatto Q
Elezioni Grecia 2015, tutti amano Tsipras: i risultati di domenica, nel contesto europeo

Nella giornata di lunedì, infatti, Tsipras ha scelto di formare il nuovo governo greco, il primo senza il Pasok o Nea Dimokratia dalla caduta del regime dei colonnelli, con i Greci Indipendenti (Anel) di Panos Kammenos, costola conservatrice di centrodestra staccatasi da Nea Dimokratia dopo il voto del partito a favore di Lukas Papademos e l’approvazione del famoso e discusso memorandum.

Ovviamente, la notizia della vittoria di Tsipras ha generato reazioni differenti in Europa. Mentre alcuni hanno ribadito il fatto che la Grecia dovrà comunque mantenere gli impegni presi nei confronti degli altri Paesi Membri, altri hanno accolto il 36,34% di Syriza come un grande messaggio di speranza non solo per la Grecia, ma per l’intera comunità europea. Smaltita la sbornia post-elettorale che pare aver coinvolto in modo bipartisan la maggior parte dei leader europei, è bene provare a capire come l’elezione di Tsipras si possa inserire nelle dinamiche partitiche europee e quali conseguenze possano generare i risultati delle elezioni ad Atene.

Marine Le Pen e Matteo Salvini hanno salutato con favore la vittoria di Syriza, considerato un valido alleato nella formazione di un fronte anti-austerità, pure piuttosto eterogeneo, che contrasti le politiche economiche intraprese dall’Unione negli ultimi anni e affronti faccia a faccia i falchi del rigore di Bruxelles. Senza ripetere in questa sede i punti salienti del programma di Tsipras, ormai noti ai più, basti ricordare che il leader ha dichiarato domenica di voler collaborare “con i nostri amici europei per far tornare l’Europa verso la crescita e la stabilità, per far risorgere i valori europei come la democrazia e la solidarietà”. Probabilmente non si riferiva esattamente a Lega Nord e Front National. Soffermiamoci quindi su questo punto, sui potenziali collaboratori.

I principali alleati di Alexis Tsipras, più che Le Pen e Salvini, sono sicuramente le compagini di sinistra all’interno delle altre democrazie mediterranee in difficoltà. Podemos, guidato da Pablo Iglesias, ha scalato la piramide dei partiti e, secondo gli ultimi sondaggi di El Pais, è al momento il primo per intenzioni di voto in Spagna – anche in questo caso rompendo un’alternanza sinistra/popolari al governo che dura dalla fine del regime di Franco; alcune frange del Partito Democratico hanno accolto con grande entusiasmo i risultati di domenica, salutando Tsipras quasi come l’uomo della Provvidenza, schiacciandosi tra l’altro un po’ troppo sul leader greco, probabilmente per l’assenza di un capocorrente forte che unisca sotto un’unica bandiera gli interpreti di una sinistra frammentata e sparsa. Il quadro, a livello europeo, potrebbe così completarsi: centrismi di vario colore nel mezzo dello schieramento, formazioni euroscettiche e conservatrici a destra sull’asse Lega-Fn-Ukip, europeismi moderni e progressisti a sinistra tra Madrid, Roma ed Atene (senza dimenticare l’attenzione con cui Mélenchon in Francia e Kipping a Berlino guardano a quel che succede nel Mediterraneo).

Il periodo chiave per capirne di più, tuttavia, sarà il bimestre novembre-dicembre 2015: le elezioni politiche di novembre in Spagna e nove mesi di governo Tsipras ci diranno se un fronte mediterraneo a sinistra prenderà effettivamente forma e come, nel frattempo, le istituzioni dell’Unione si porranno nei confronti della questione Grecia e gestiranno il contrasto con gli euroscetticismi più radicali. Per il momento, pare che tutti amino Tsipras; che il leader greco ce la possa fare o no, in ogni caso, sicuramente la sua vittoria sembra destinata a rimescolare le carte sul tavolo, probabilmente in modo decisivo. E’ un’occasione, per l’Europa: vediamo come se la saprà giocare.
iospero
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Re: G R E C I A

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Tsipras, un mese per scegliere: compromessi o default?

Il destino del governo Tsipras si decide in 30 giorni: il 28 febbraio sarà chiaro se Syriza ha intenzione di fare sul serio con l’Europa, anche a rischio di spingere la Grecia verso un default e verso l’uscita dall’euro. E si capirà se quella di Antonis Samaras e di Nuova Democrazia è stata una sconfitta elettorale o un’abile ritirata tattica per distruggere la credibilità del giovane leader radicale greco.

Il programma economico europeo di Syriza si compone di due parti fondamentali: una conferenza per ridurre il debito pubblico, arrivato al 175 per cento del Pil, e ribellarsi alle richieste della Troika, il trio di istituzioni (Commissione europea, Fondo monetario internazionale e Bce) che vigilano sullo scambio tra aiuti finanziari e riforme per rendere l’economia competitiva (e, in teoria, in grado di rimborsare i prestiti).

L’idea della conferenza sul debito per ora non raccoglie grandi entusiasmi: il ministro delle Finanze di un altro Paese che ha avuto la Troika, l’irlandese Michael Noonan, da Bruxelles ha detto che “il problema è la sostenibilità del debito non la cancellazione”. Noonan, che non vuole mettere a rischio i miliardi prestati dall’Irlanda alla Grecia, è favorevole a una rinegoziazione dei termini dei prestiti – scadenze, interessi, condizioni ecc. – ma non a una cancellazione di parte delle somme. Si è parlato anche di questo, ieri all’Eurogruppo, la riunione dei ministri economici dell’eurozona a Bruxelles. Ma soprattutto si è parlato dei rapporti tra la Grecia e la Troika.

Dopo quasi cinque anni e 240 miliardi di prestiti straordinari erogati, tra Fmi, fondi salva Stati europei e prestiti bilaterali dai governi (Italia inclusa), il 28 febbraio la Grecia dovrebbe liberarsi del giogo della Troika. Non per merito di Tsipras, ma perché così era già previsto. Anzi: l’esame finale con erogazione degli ultimi 1, 8 miliardi di euro di prestiti era fissato a dicembre.

Poi è scoppiata la crisi politica: il governo guidato dal premier di centrodestra Samaras e sostenuto dai socialisti del Pasok non è riuscito a eleggere il presidente della Repubblica e questo, per la legge greca, determina elezioni anticipate, con Tsipras che fremeva per trasformare i sondaggi positivi in seggi. Il 19 dicembre scorso, quindi, il fondo Salva stati Efsf (la versione iniziale, poi inglobata nell’Esm) ha concesso un rinvio dell’esame finale della Troika, dal 31 dicembre al 28 febbraio.

Lo schema delineato dai funzionari di Bruxelles e dai loro omologhi del Fmi a Washington era questo: a fine febbraio la Troika esamina le riforme, la Grecia non rischia la bocciatura perché sta facendo molto soprattutto su fisco e riduzione del numero di statali, dopo la “promozione” arrivano gli ultimi 1, 8 miliardi e soprattutto viene confermato il sostegno da 10,9 miliardi al Fondo Ellenico di Stabilità (Hfsf) che deve intervenire in caso di cresi bancaria.

Da febbraio a giugno la Grecia si prepara a tornare sul mercato dei capitali in autonomia, cioè a emettere debito senza più il sostegno europeo. Secondo i calcoli degli analisti e di Bruxelles, però, la Grecia non può farcela completamente da sola: i suoi titoli a dieci anni oggi sul mercato hanno un tasso di interesse da strozzinaggio, 9, 1 per cento. Ci sarebbe quindi bisogno di quella che si chiama Linea di credito rafforzata, (Eccl) fornita dal fondo Salva Stati Esm. Che, manco a dirlo, presuppone impegni da parte del Paese beneficiario, un nuovo accordo tipo quello che oggi c’è con la Troika. Proprio per liberarsi da ogni vincolo, quando l’Irlanda a dicembre 2013 ha congedato la Troika ha rifiutato questa linea di credito. Ma poteva permetterselo: oggi il rendimento dei titoli decennali di Dublino è 1, 2 per cento, quasi dieci volte meno degli omologhi greci.

Con il suo discorso della vittoria, Alexis Tsipras ha confermato di voler far saltare questo schema: “Il popolo greco oggi annulla il memorandum dell’austerità e mette la Troika nel passato”, ha urlato il leader di Syriza domenica sera dal palco davanti all’università.



Ma cancellare il memorandum e applicare da subito politiche opposte a quelle concordate dalla Troika non è senza conseguenze: significa che a febbraio non ci sarà nessuna erogazione degli 1, 8 miliardi mancanti, che le banche greche non avranno più la rete di protezione europea da 10, 9 miliardi, e questo potrebbe innescare una fuga di capitali (come quella che si è vista prima del voto) e perfino una corsa agli sportelli da parte dei cittadini greci, che sempre più preferiscono tenere i contanti sotto il materasso.

Non solo: sottrarsi a ogni sorveglianza europea significa spingere la Grecia sul mercato senza la linea di credito dell’Esm. E come fa un Paese che ha un deficit previsto per il 2014 del 2, 8 per cento (e con le politiche di Syriza potrebbe aumentarlo parecchio) a pagare interessi al 9 per cento sul debito di nuova emissione? In caso di guai – cioè di mancanza di credito – la Bce non potrebbe intervenire se la Grecia si rifiuta di prendere impegni vincolanti. Tsipras ha soltanto due possibilità: o scende a compromessi, si sottopone all’esame della Troika e a quello dell’Esm, magari rivedendo un po’ le condizioni. Oppure resta coerente col suo programma elettorale, sapendo che può spingere la Grecia verso il default.

“Nei giorni drammatici del 2012 non pensavo che la Grecia potesse uscire dall’euro, oggi non posso più escluderlo”, dice un funzionario europeo. Samaras resta a guardare. Sapendo che, comunque vada, sarà Syriza a pagare il prezzo politico.

il Fatto Quotidiano, 27 gennaio 2015

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Dipenderà molto dagli altri paesi europei; Varoufakis, chi è il guru economico di Tsipras sembra che abbia segnalato una via di uscita, e poi tutti sanno che un'Europa senza la Grecia non sarebbe compreso dal resto del mondo.
flaviomob
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Re: G R E C I A

Messaggio da flaviomob »

http://www.vita.it/mondo/attualita/grec ... ciale.html

Grecia: il boom dell’economia sociale
di Ottavia Spaggiari
Oltre Tsipras, ecco come i greci hanno risposto alla crisi. Dalla crescita delle cooperative, alle monete di scambio sociale, ecco perché tra le soluzioni più comuni per combattere recessione e disoccupazione, il paese ha scelto l’economia sociale

Una risposta alla crisi, dal basso, ancora difficile da stimare con dati precisi. Quel che è certo è che da quel 2008, l’economia sociale in Grecia è stata adottata da migliaia di cittadini, per continuare, faticosamente, a garantire quei servizi che le stremate casse governative non riuscivano più ad assicurare e combattere la disoccupazione, schizzata oltre il 20 percento. Lo sa bene Christos Kamenides, professore di marketing agricolo all’ Università di Tessalonica, tra i fondatori di quello che i media internazionali hanno ribattezzato “no-middleman movement”, un modello ispirato ai gruppi di acquisto solidale, che coinvolge intere città, acquistando prodotti all’ingrosso direttamente dai produttori, a prezzi accessibili, consentendo alle aziende di continuare a lavorare ed essere pagate alla consegna. “Il sistema ha successo perché rappresenta un beneficio per tutti.” Ha dichiarato Kamenides in un’intervista al Guardian, “I consumatori acquistano prodotti di buona qualità ad un terzo del normale prezzo di mercato, e i produttori vengono pagati immediatamente”.
Se infatti il no-middleman movement, per i cittadini rappresenta la possibilità di poter continuare ad acquistare prodotti, nonostante le difficoltà economiche, ai produttori permette di fatturare ed essere pagati alla consegna.
Secondo Savvas Mavromatis, titolare di una piccola impresa che produce detersivi, la decisione di vendere a gruppi solidali, è stata ciò che gli ha consentito di tenere aperta l’azienda, combattendo l’insolvenza. Con i rivenditori tradizionali, Mavromatis ha infatti un credito di oltre 300 mila euro. “Ho fatto causa, ma ho capito che non avevano i soldi per pagarmi.” La vendita diretta presenta anche un altro vantaggio: l’abbassamento dei costi di distribuzione, spesso alzati da richieste illecite di compensi extra sottobanco. Secondo Mavromatis, spesso ai produttori viene chiesto un compenso economico anche solo per poter organizzare un incontro di presentazione, e per posizionare i prodotti sullo scaffale più in evidenza, “Avevo lavorato coi supermarket per così tanto tempo, che da un momento all’altro, mi aspettavo che il gruppo di acquisto mi chiedesse dei soldi, in nero. Nessuno mi ha chiesto nulla però.” Racconta Mavromatis. “Non capivo dove fosse il trucco.”
Elias Tsolakidis, tra i promotori del movimento nel nord della Grecia, ha dato vita ad una vera e propria organizzazione, il Voluntary Action Group of Pieria, che gestisce gli ordini dei clienti, online e recapita i prodotti dedirettamente ai consumatori, grazie ad una rete di 3,500 volontari. “Siamo nel mezzo di una crisi terribile e stiamo cercando delle soluzioni”. Ha dichiarato Tsolakidis. “Non abbiamo la bacchetta magica, non siamo capitalisti e non siamo comunisti. Stiamo solo cercando di aiutare le persone.”
Il Voluntary Action Group of Pieria gestisce anche una clinica completamente gratuita, formata da medici e personale sanitario volontario e una farmacia creata in base a donazioni.
Ma il sistema dei gruppi di acquisto non è il solo metodo sviluppato nel paese.
A Volos, i cittadini si sono organizzati, per supplire alla mancanza di servizi pubblici, fondando additrittura una moneta di scambio sociale, la Tem, equivalente a un euro. Per poterla utilizzare, bisogna iscriversi all’associazione comunale che gestisce il sistema e che mette in relazione tutti gli utenti che hanno aderito all’iniziativa.
Se si hanno beni o servizi da offrire, si può decidere di scambiarli con questa moneta virtuale, e riutilizzarla poi per fare altri acquisti offerti dal network di persone. Tra gli scambi più comuni, lezioni di inglese, di informatica, di yoga e ripetizioni per i bambini.
In crescita anche le cooperative sociali, come Tò Kastri, nata a Syros, grazie ad un fondo europeo e all’iniziativa della presidente, Anna Darzenta, e cresciuta negli anni, diventando un punto di riferimento per la popolazione dell’isola. “Abbiamo deciso di mettere a reddito quello che sapevamo fare meglio.” Spiega Darzenta che fin da subito ha puntato sulle abilità che lei e le sue socie avevano affinato negli anni, proprio in casa: la preparazione delle ricette tradizionali, con la scelta e l’utilizzo dei prodotti più freschi. Con i suoi 400 mila euro di fatturato annuale Tò Kastri ha resistito anche al periodo più difficile. “Anche noi abbiamo sentito la crisi, ma siamo riuscite a limitare i danni.” Racconta Darzena. “Abbiamo abbassato i prezzi di ogni porzione e adottato dei sistemi di fidelizzazione della clientela, come la creazione di una carta fedeltà e l’offerta di prodotti in omaggio ai clienti più assidui.” E se il fatturato ha tenuto, i posti di lavoro sono addirittura aumentati. “Dal 2008 abbiamo sette nuove socie, entrate in cooperativa perché i mariti avevano perso il lavoro. Grazie a Tò Kastri sono diventate loro la fonte principale di reddito della famiglia. D’altra parte lo stipendio delle dipendenti della cooperativa si aggira intorno ai mille euro al mese, circa il 20% in più di uno stipendio medio nel settore privato.”
A testimoniare la crescita del settore, anche lo sbarco nel Paese di Impact Hub, il network internazionale di spazi di co-working che riunisce e promuove l'impresa sociale e l'innovazione. Aperto la scorsa estate ad Atene, conta già oltre 200 membri.
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
iospero
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DA REPUBBLICA.IT
Tsipras, il supporto che non ti aspetti. Il governatore inglese sferza la Ue: "Basta austerity"

Il numero uno della Bank of England, Mark Carney, in un discorso "decisamente insolito" per il Financial Times, "condanna" della linea dell'austerità. Promosse le mosse della Bce di Draghi. Ai governanti dell'Unione chiede di cedere sovranità e ampliare gli investimenti pubblici. Le reazioni della City: "Farà infuriare la Merkel"

dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI
29 gennaio 2015


Tsipras, il supporto che non ti aspetti. Il governatore inglese sferza la Ue: "Basta austerity"
Il governatore della Banca d'Inghilterra, il canadese Mark Carney (afp)
LONDRA - Il paese più euroscettico d'Europa che esorta la Ue ad unirsi di più e la Germania ad aiutare la Grecia. Chi l'avrebbe detto? Eppure è successo, quando l'altra sera Mark Carney, governatore della Banca d'Inghilterra, ha lanciato un attacco "senza precedenti" - secondo il Times di Londra - all'austerità tedesca. Parole che, arrivate all'indomani della vittoria della sinistra radicale ad Atene, sono suonate come un appello a Berlino a cedere alle richieste greche sulla ristrutturazione del debito. Ma non solo.

Canadese (prima di guidare nel 2013 la banca centrale inglese aveva guidato anche quella del proprio paese) e con una reputazione di "liberal" (progressista, per capirsi: si dice che prima o poi tornerà in patria e abbia ambizioni politiche), Carney ha cominciato lodando il programma di Quantitative easing (acquisto di titoli da 60 miliardi di euro al mese, soprattutto in bond sovrani) varato nei giorni scorsi dalla banca centrale europea per aiutare a risolvere i problemi dell'Eurozona. "Le azioni della Bce sono benvenute, tempestive e importanti, ma insufficienti ad evitare il rischio di un altro decennio perduto per l'Unione Europea", ha però ammonito il governatore. Quello che serve veramente è l'accettazione da parte degli Stati membri che devono mettere insieme le proprie risorse, ha aggiunto. "La risposta alla crisi è costruire quelle istituzioni che esistono in ogni unione monetaria di successo", afferma Carney. "L'unione monetaria europea non sarà completa fino a quando non costruirà dei meccanismi di condivisione della sovranità fiscale".

Pur senza nominare espressamente Germania e Grecia, il suo discorso, "decisamente insolito" per il Financial Times, viene giudicato dai commentatori britannici come una "condanna" della linea dell'austerità: "Farà infuriare la Merkel", si dice a Londra. Compiacerà invece Mario Draghi e gli assertori di una maggiore integrazione europea: "Finora i Paesi dell'Eurozona sono stati piuttosto timidi nel creare le politiche necessarie a produrre una prosperità sostenibile per i loro cittadini e questo non è il momento per le mezze misure", ha proseguito il governatore. "I membri dell'unione monetaria devono cedere più sovranità. I leader europei attualmente non prevedono l'integrazione fiscale come parte di una unità monetaria, ma una simile cautela ha i suoi costi. Non è realistico aspettarsi che sia il settore privato a fare tutto quello che non fa il settore pubblico".

Dalla Banca d'Inghilterra, dunque, giunge la richiesta di più unione, meno austerità e più interventi pubblici. Parole sorprendenti, forse, venendo dal Paese dell'euroscetticismo, che si appresta a votare in un referendum, nel 2017, per decidere se rimanere dentro la Ue. Ma a parte che un sondaggio pubblicato questa settimana assegna la maggioranza (44 a 38 per cento) ai "sì" a restare nell'Unione, Carney non ha difficoltà spiegare il suo punto di vista: la ripresa dell'eurozona è importante per la Gran Bretagna e per il mondo intero "poiché è un elemento determinante della stabilità finanziaria globale", dice. Cosa che sanno tutti, in teoria, ma che alcuni spesso dimenticano.

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E RENZI COSA FARà ?
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