Come se ne viene fuori ?
Re: Come se ne viene fuori ?
Ma quale guera e guera !!! estraggono e portano via , e tanti cari saluti a casa .
articolo vecchio ( 2010 ) di repubblica
LA CORSA all' oro nero di Sicilia è già iniziata da tempo. E non riguarda soltanto le trivellazioni in mare aperto. Sono ben cinque gli insediamenti petroliferi già attivi nell' Isola, per complessivi 241 pozzi, che estraggono ogni anno una media di 600 mila tonnellate di greggio, il 15 per cento dell' intera produzione in Italia. Un fiume d' oro nero che vale per le compagnie petrolifere oltre 300 milioni di euro, ma che al territorio, cioè alla Regione, lascia royalty per appena 420 mila euro all' anno: tanto ha incassato Palazzo d' Orleans nel 2009 dall' Eni e dalla società Irminio di proprietà dei texani della Mediterranean Resources, titolari dei cinque permessi di estrazione su terraferma. Conti alla mano, la Regione dal petrolio estratto in Sicilia incassa meno di quanto spende per acquistare la carta nei propri assessorati. E se il ministero dello Sviluppo economico dovesse dare il via libera alle 20 richieste di ricerca in mare, nemmeno un euro rimarrebbe in Sicilia in royalty, perché la Regione sui permessi delle piattaforme offshore non ha competenza. Una beffa, visto che in caso d' incidenti, come accaduto nel golfo del Messico, a pagare le conseguenze del disastro ambientale sarebbero solo le coste siciliane e chi con il mare ci lavora, cioè i pescherecci attivi da Pozzallo a Trapani. Ma la Sicilia corre rischi anche sulla terra ferma. Attualmente sono 5 le concessioni attive per estrazione di petrolio. Le due più grandi sono di proprietà dell' Eni e trivellano a Gela in un' area di 93 chilometri quadrati, e nella contrada Giaurone, sempre nel gelese, in un' area di 4 chilometri quadrati. Attraverso ben 131 pozzi, in questi due siti l' Eni nel 2009 ha estratto 420 mila tonnellate di petrolio. Sempre dell' Eni sono anche 102 pozzi a Ragusa, che trivellano in un' area di 77 chilometri quadrati. I giacimenti siciliani valgono il 9 per cento dell' intera produzione Eni in Italia. L' unica compagnia straniera che estrae petrolio dal sottosuolo siciliano è la Irminio, acquistata nel 2005 dai texani della Mediterranean Resources, che gestisce un pozzo a Ragusa dal quale nel 2009 sono stati estratti 50 mila tonnellate di petrolio. Complessivamente nel 2009 sono stati estratti in Sicilia 556 mila tonnellate di greggio su una produzione complessiva in Italia di 4 milioni di tonnellate. Nello stesso anno le royalty pagate alla Regione per queste quantità di petrolio estratto sono stati pari a 420 mila euro. Nulla, insomma, considerando inoltre che la Sicilia secondo i dati del ministero rimane una terra ricca di petrolio. Le previsioni sulle riserve nazionali di greggio danno una possibilità di estrazione dalla terraferma siciliana pari a 1,9 milioni di tonnellate di petrolio, più di quanto è conservato nel sottosuolo delle regioni del Nord e del Centro Italia messe assieme. Le previsioni più ottimistiche dicono però che nel sottosuolo dell' Isola ci sono ben 8,9 milioni di tonnellate di petrolio. Non è un caso quindi che al ministero siano già arrivate altre quattro domande per avviare ricerche di greggio sulla terraferma siciliana: nel dettaglio, l' Eni chiede di avviare ricerche in un' area di 74 chilometri quadrati a Biancavilla e in una seconda area di 727 chilometri nella zona di Petralia Soprana. La bolognese Fantozzi Fgm, una delle più antiche imprese petrolifere italiane, ha chiesto di poter avviare trivellazioni in una mega area di 748 chilometri quadrati da individuare nel territorio siciliano, mentre i texani della Irminio oltre che a Ragusa, dove già estraggono greggio, chiedono di poter installare pozzi anche a Scicli in un' area di 95 chilometri quadrati. I loro colleghi texani della Panther Eureka, che avevano avuto via libera per trivellare nel Val di Noto, dopo le proteste degli ambientalisti e lo stop della Regione, hanno ritirato le nuove domande di concessione presentate al ministero dello Sviluppo economico, mentre resta vigente il permesso di ricerca da 740 chilometri quadrati nella Valle del Tellaro. Nel settore energetico in Sicilia non c' è però solo la caccia all' oro nero. Anche sul fronte dell' estrazione di gas naturale le grandi compagnie sfruttano non poco il territorio dell' Isola, anche se in questo settore la Regione ha competenza autonoma. Oggi sono 13 gli impianti per estrazione di gas in Sicilia. Ben 12 sono gestiti dell' Eni che ha impianti in tutta la Sicilia, da Bronte, alle contrade Gagliano e Fiumetto a Enna, dall' area di Rocca Cavallo tra le province di Catania ed Enna, a Caltanissetta e Mazara del Vallo. La Edison invece gestisce un impianto a Comiso. Da questi siti nel 2009 sono stati estratti 325 milioni di metri cubi di metano e gas naturale, una cifra elevata tanto che in questo settore alla Regione e al ministero dello Sviluppo economico sono arrivate altre 11 richieste per avviare ricerche sulla terraferma. La pressione delle multinazionali nei confronti del governo nazionale e di quello regionale è elevata. Americani, australiani, irlandesi, canadesi e inglesi chiedono inoltre di costruire altre 20 piattaforme off-shore in mare per estrarre gas naturale e petrolio. Gli interessi in ballo sono milionari. L' assessore al Territorio, Roberto Di Mauro, teme che il via libera a nuovi impianti off-shore arrivi direttamente dal ministero senza che la Regione «possa fare nulla perché in mare non ha alcuna competenza». «Mi pare che oggi la Sicilia dia abbastanza in termini energetici al Paese senza avere nulla in cambio - dice Di Mauro - Se a questo si aggiunge che soltanto con il rigassificatore di Porto Empedocle metteremo in circolo un quantitativo di gas pari a quello consumato in Italia, sono convito che nessun nuovo impianto in terraferma e in mare debba essere autorizzato».
articolo vecchio ( 2010 ) di repubblica
LA CORSA all' oro nero di Sicilia è già iniziata da tempo. E non riguarda soltanto le trivellazioni in mare aperto. Sono ben cinque gli insediamenti petroliferi già attivi nell' Isola, per complessivi 241 pozzi, che estraggono ogni anno una media di 600 mila tonnellate di greggio, il 15 per cento dell' intera produzione in Italia. Un fiume d' oro nero che vale per le compagnie petrolifere oltre 300 milioni di euro, ma che al territorio, cioè alla Regione, lascia royalty per appena 420 mila euro all' anno: tanto ha incassato Palazzo d' Orleans nel 2009 dall' Eni e dalla società Irminio di proprietà dei texani della Mediterranean Resources, titolari dei cinque permessi di estrazione su terraferma. Conti alla mano, la Regione dal petrolio estratto in Sicilia incassa meno di quanto spende per acquistare la carta nei propri assessorati. E se il ministero dello Sviluppo economico dovesse dare il via libera alle 20 richieste di ricerca in mare, nemmeno un euro rimarrebbe in Sicilia in royalty, perché la Regione sui permessi delle piattaforme offshore non ha competenza. Una beffa, visto che in caso d' incidenti, come accaduto nel golfo del Messico, a pagare le conseguenze del disastro ambientale sarebbero solo le coste siciliane e chi con il mare ci lavora, cioè i pescherecci attivi da Pozzallo a Trapani. Ma la Sicilia corre rischi anche sulla terra ferma. Attualmente sono 5 le concessioni attive per estrazione di petrolio. Le due più grandi sono di proprietà dell' Eni e trivellano a Gela in un' area di 93 chilometri quadrati, e nella contrada Giaurone, sempre nel gelese, in un' area di 4 chilometri quadrati. Attraverso ben 131 pozzi, in questi due siti l' Eni nel 2009 ha estratto 420 mila tonnellate di petrolio. Sempre dell' Eni sono anche 102 pozzi a Ragusa, che trivellano in un' area di 77 chilometri quadrati. I giacimenti siciliani valgono il 9 per cento dell' intera produzione Eni in Italia. L' unica compagnia straniera che estrae petrolio dal sottosuolo siciliano è la Irminio, acquistata nel 2005 dai texani della Mediterranean Resources, che gestisce un pozzo a Ragusa dal quale nel 2009 sono stati estratti 50 mila tonnellate di petrolio. Complessivamente nel 2009 sono stati estratti in Sicilia 556 mila tonnellate di greggio su una produzione complessiva in Italia di 4 milioni di tonnellate. Nello stesso anno le royalty pagate alla Regione per queste quantità di petrolio estratto sono stati pari a 420 mila euro. Nulla, insomma, considerando inoltre che la Sicilia secondo i dati del ministero rimane una terra ricca di petrolio. Le previsioni sulle riserve nazionali di greggio danno una possibilità di estrazione dalla terraferma siciliana pari a 1,9 milioni di tonnellate di petrolio, più di quanto è conservato nel sottosuolo delle regioni del Nord e del Centro Italia messe assieme. Le previsioni più ottimistiche dicono però che nel sottosuolo dell' Isola ci sono ben 8,9 milioni di tonnellate di petrolio. Non è un caso quindi che al ministero siano già arrivate altre quattro domande per avviare ricerche di greggio sulla terraferma siciliana: nel dettaglio, l' Eni chiede di avviare ricerche in un' area di 74 chilometri quadrati a Biancavilla e in una seconda area di 727 chilometri nella zona di Petralia Soprana. La bolognese Fantozzi Fgm, una delle più antiche imprese petrolifere italiane, ha chiesto di poter avviare trivellazioni in una mega area di 748 chilometri quadrati da individuare nel territorio siciliano, mentre i texani della Irminio oltre che a Ragusa, dove già estraggono greggio, chiedono di poter installare pozzi anche a Scicli in un' area di 95 chilometri quadrati. I loro colleghi texani della Panther Eureka, che avevano avuto via libera per trivellare nel Val di Noto, dopo le proteste degli ambientalisti e lo stop della Regione, hanno ritirato le nuove domande di concessione presentate al ministero dello Sviluppo economico, mentre resta vigente il permesso di ricerca da 740 chilometri quadrati nella Valle del Tellaro. Nel settore energetico in Sicilia non c' è però solo la caccia all' oro nero. Anche sul fronte dell' estrazione di gas naturale le grandi compagnie sfruttano non poco il territorio dell' Isola, anche se in questo settore la Regione ha competenza autonoma. Oggi sono 13 gli impianti per estrazione di gas in Sicilia. Ben 12 sono gestiti dell' Eni che ha impianti in tutta la Sicilia, da Bronte, alle contrade Gagliano e Fiumetto a Enna, dall' area di Rocca Cavallo tra le province di Catania ed Enna, a Caltanissetta e Mazara del Vallo. La Edison invece gestisce un impianto a Comiso. Da questi siti nel 2009 sono stati estratti 325 milioni di metri cubi di metano e gas naturale, una cifra elevata tanto che in questo settore alla Regione e al ministero dello Sviluppo economico sono arrivate altre 11 richieste per avviare ricerche sulla terraferma. La pressione delle multinazionali nei confronti del governo nazionale e di quello regionale è elevata. Americani, australiani, irlandesi, canadesi e inglesi chiedono inoltre di costruire altre 20 piattaforme off-shore in mare per estrarre gas naturale e petrolio. Gli interessi in ballo sono milionari. L' assessore al Territorio, Roberto Di Mauro, teme che il via libera a nuovi impianti off-shore arrivi direttamente dal ministero senza che la Regione «possa fare nulla perché in mare non ha alcuna competenza». «Mi pare che oggi la Sicilia dia abbastanza in termini energetici al Paese senza avere nulla in cambio - dice Di Mauro - Se a questo si aggiunge che soltanto con il rigassificatore di Porto Empedocle metteremo in circolo un quantitativo di gas pari a quello consumato in Italia, sono convito che nessun nuovo impianto in terraferma e in mare debba essere autorizzato».
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Re: Come se ne viene fuori ?
Caro Amadeus.Ora non ricordo la regione.Ma tempo addietro avevo visto un filmato.Dove anche li erano stati promessi posti di lavoro.Quindi esproprio del terreno, non hanno visto posti di lavoro.Gli danno una tessera agli abitanti che possono far benzina gratis per un certo quantitatico.Non molto comunque.
Ciao
paolo11
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paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?
La regione è la Basilicata.
A parte la tessera per fare benzina ( una vera e propria presa per in fondelli) il petrolio ha portato solo
inquinamento e distruzione.
A parte la tessera per fare benzina ( una vera e propria presa per in fondelli) il petrolio ha portato solo
inquinamento e distruzione.
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Re: Come se ne viene fuori ?
.myriam ha scritto:La regione è la Basilicata.
A parte la tessera per fare benzina ( una vera e propria presa per in fondelli) il petrolio ha portato solo
inquinamento e distruzione.
.......................
Brava myriam.La Basilicata.Proprio quella adoperavano operai non del posto oltretutto.
Mi chiedo: ENI come mai non la fa pagare un po meno la Benzina almeno in Italia, essendo nostri i giacimenti.
Ciao
Paolo11
Re: Come se ne viene fuori ?
Italia e Spagna propongano al nuovo presidente francese una strategia comune per l’Europa
Prodi su El Pais: è ora di cambiare la rotta della politica Ue. Italia e Spagna propongano alla Francia strategia comune
Articolo di Elysa Fazzino su Il Sole 24 Ore del 27 aprile 2012
Romano Prodi propone un “colpo di timone” per l’Unione europea. In dichiarazioni pubblicate da El Pais, Prodi sollecita un cambiamento di rotta e lancia la sfida: “E’ necessario cambiare la politica” dell’Europa. L’ex premier di centro-sinistra guarda alla Francia: il giorno dopo le presidenziali, Italia e Spagna devono essere pronte a proporre una strategia comune al prossimo presidente francese, chiunque esso sia.
“Se la Germania sembra convinta di poterlo fare da sola, l’Italia deve lavorare con la Francia e la Spagna per dare impulso all’Europa”, afferma Prodi. Per Pablo Ordaz, corrispondente da Roma del quotidiano spagnolo, il messaggio è inequivocabile: “Avrebbe potuto dirlo più forte, ma non più chiaro”. Prodi, 72 anni, primo ministro italiano dal 1996 al 1998 e dal 2006 al 2008, presidente della Commissione europea dal 1999 al 2004, riconosce gli sforzi “nella direzione giusta” dei governi di Mario Monti e Mariano Rajoy per ridurre il deficit e raggiungere il pareggio di bilancio, ma avverte che, “come si sta dimostrando”, ciò non risulta sufficiente per evitare l’abisso. Approfittando del nuovo presidente francese, “chiunque sia il vincitore”, adesso è il momento buono per lanciare la sfida e dare una svolta alla politica europea.
Il professore di economia – scrive El Pais – non è l’unico che, dall’Italia, comincia a spazientirsi per la mancanza di risultati delle “dure politiche di aggiustamento”. Perfino il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, continua il quotidiano, ha avvertito il suo “pupillo” Monti – sebbene non direttamente – che “non è sufficiente invocare costantemente la parola crescita”: “Mancano i fatti”. In ogni caso, secondo Ordaz, nessuno lo spiega tanto graficamente come Prodi: “In primo luogo, la Germania sembra convinta di poterlo fare da sola, ignorando che noi (il resto dei paesi europei, ndr) rappresentiamo una gran parte della sua fortuna. Il resto dei paesi, a loro volta, invece di formare un fronte comune, competono tra di loro. In questo senso, la lotta tra Italia e Spagna è stata dannosa… E non solo l’Italia e la Spagna, ma anche il resto dei paesi periferici, Francia inclusa, sono sulla stessa barca: la caduta di uno trascinerebbe tutti. Partendo da questa realtà, adesso è necessario cambiare politica. E questo cambiamento, per essere efficace, non si può fare senza la Francia”.
Prodi – prosegue El Pais – lancia una “frecciata” all’orgoglio francese: “Finora la Francia ha preferito dialogare in solitario con la Germania in riunioni distinte, dalle quali non è mai sorta un’alternativa francese alla politica tedesca…” Per far fronte alla pressione industriale di Cina, Giappone e Corea del Sud, l’ex presidente della Commissione europea chiede che i governi di Spagna e Italia elaborino rapidamente una strategia congiunta e la presentino al prossimo presidente francese, qualunque esso sia, il giorno dopo che avrà vinto le elezioni: “Tale operazione sarà più facile se sarà eletto un presidente diverso, anche se sono convinto che, anche se fosse Sarkozy, dopo le innumerevoli riunioni in cui non ha ottenuto niente, si sta rendendo conto che gli interessi francesi si difendono meglio da un fronte comune con Italia, Spagna e gli altri paesi europei”.
Prodi su El Pais: è ora di cambiare la rotta della politica Ue. Italia e Spagna propongano alla Francia strategia comune
Articolo di Elysa Fazzino su Il Sole 24 Ore del 27 aprile 2012
Romano Prodi propone un “colpo di timone” per l’Unione europea. In dichiarazioni pubblicate da El Pais, Prodi sollecita un cambiamento di rotta e lancia la sfida: “E’ necessario cambiare la politica” dell’Europa. L’ex premier di centro-sinistra guarda alla Francia: il giorno dopo le presidenziali, Italia e Spagna devono essere pronte a proporre una strategia comune al prossimo presidente francese, chiunque esso sia.
“Se la Germania sembra convinta di poterlo fare da sola, l’Italia deve lavorare con la Francia e la Spagna per dare impulso all’Europa”, afferma Prodi. Per Pablo Ordaz, corrispondente da Roma del quotidiano spagnolo, il messaggio è inequivocabile: “Avrebbe potuto dirlo più forte, ma non più chiaro”. Prodi, 72 anni, primo ministro italiano dal 1996 al 1998 e dal 2006 al 2008, presidente della Commissione europea dal 1999 al 2004, riconosce gli sforzi “nella direzione giusta” dei governi di Mario Monti e Mariano Rajoy per ridurre il deficit e raggiungere il pareggio di bilancio, ma avverte che, “come si sta dimostrando”, ciò non risulta sufficiente per evitare l’abisso. Approfittando del nuovo presidente francese, “chiunque sia il vincitore”, adesso è il momento buono per lanciare la sfida e dare una svolta alla politica europea.
Il professore di economia – scrive El Pais – non è l’unico che, dall’Italia, comincia a spazientirsi per la mancanza di risultati delle “dure politiche di aggiustamento”. Perfino il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, continua il quotidiano, ha avvertito il suo “pupillo” Monti – sebbene non direttamente – che “non è sufficiente invocare costantemente la parola crescita”: “Mancano i fatti”. In ogni caso, secondo Ordaz, nessuno lo spiega tanto graficamente come Prodi: “In primo luogo, la Germania sembra convinta di poterlo fare da sola, ignorando che noi (il resto dei paesi europei, ndr) rappresentiamo una gran parte della sua fortuna. Il resto dei paesi, a loro volta, invece di formare un fronte comune, competono tra di loro. In questo senso, la lotta tra Italia e Spagna è stata dannosa… E non solo l’Italia e la Spagna, ma anche il resto dei paesi periferici, Francia inclusa, sono sulla stessa barca: la caduta di uno trascinerebbe tutti. Partendo da questa realtà, adesso è necessario cambiare politica. E questo cambiamento, per essere efficace, non si può fare senza la Francia”.
Prodi – prosegue El Pais – lancia una “frecciata” all’orgoglio francese: “Finora la Francia ha preferito dialogare in solitario con la Germania in riunioni distinte, dalle quali non è mai sorta un’alternativa francese alla politica tedesca…” Per far fronte alla pressione industriale di Cina, Giappone e Corea del Sud, l’ex presidente della Commissione europea chiede che i governi di Spagna e Italia elaborino rapidamente una strategia congiunta e la presentino al prossimo presidente francese, qualunque esso sia, il giorno dopo che avrà vinto le elezioni: “Tale operazione sarà più facile se sarà eletto un presidente diverso, anche se sono convinto che, anche se fosse Sarkozy, dopo le innumerevoli riunioni in cui non ha ottenuto niente, si sta rendendo conto che gli interessi francesi si difendono meglio da un fronte comune con Italia, Spagna e gli altri paesi europei”.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Se per te Monti è il meno peggio ...per me NO
Joblack
***
E certamente possibile che l’articolo precedente possa essere fonte dell’interpretazione che Monti sia la soluzione meno peggio in questa fase.
Quello che vedo, è il dramma che avevo intravisto molti mesi fa quando sull’altro forum avevo aperto il 3d “LA GUERRA CIVILE IN ITALIA”, ….tessera dopo tessera gli eventi ci stanno portando alla realizzazione del puzzle.
Io ho già un mio giudizio personale non del tutto positivo sul Prof. Monti economista “cattolico”, se poi ci si mette anche Marco Travaglio con la pubblicazione sull’Espresso di questa settimana dal titolo “Ci vorrebbe un tecnico per i guai dei tecnici”, presente sul forum (La Questione Monti --- http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... 77d1#p3601 ), oltre a quello che hanno dichiarato don Farinella e don Mazzoleni allora si vede che c’è ben poco da sperare.
Il crollo dei consensi dal 71 % al 40 % è piuttosto significativo. Titolava ieri Il fatto Quotidiano: "Ha successo per la sfiducia nei partiti" - Monti bifronte: perde da premier, vince da politico. Perché gli altri sono peggio – (http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04 ... io/210008/)
Anche Noto di Ipr-Marketing in settimana ha fatto la stessa osservazione alla Berlinguer nel Tg3 delle 19.
Con un’amico con cui mi confronto spesso sui temi politici, già due anni fa, facendogli presente la gravità della situazione rispondeva che quando le situazioni si aggravano poi delle soluzioni si trovano sempre, ci si mette assieme e si esce dalla crisi.
Per me è stata una battaglia lunga che solo in questi giorni sta trovando conferma, cercando di dimostrare che con gli attori a disposizione non poteva assolutamente funzionare. Non poteva funzionare con Berlusconi e i berluscones in campo e con Casini che ha usato Monti e i suoi Professori per riscuotere quella credibilità che non ha, con l’obiettivo specifico di arruolare Monti e parte dei sui ministri nel Partito della Nazione. Se hanno fatto bene nel ruolo di salvatori della Patria, date il voto a noi che siamo intenzionati a proseguire per questa strada.
L’Italia è un Paese di merli e queste scemenze se le beve facilmente come una birra fresca nella calura estiva.
Questo che stiamo vivendo è un vuoto di potere molto preoccupante, perché chi doveva sostituire B, ha in pratica salvato la casta, o meglio le caste, se allarghiamo ai banchieri, al mondo della finanza, a quel 10 % di popolazione che detiene il 44,7 % del patrimonio privato italiano.
Siamo sempre alle solite, si passa da un incantatore di merli ad un altro. Monti ha indotto gli italiani ad accettare i sacrifici promettendo una manovra equa,…in realtà è stata equina. I carichi non sono stati distribuiti in modo opportuno e di conseguenza il punto di rottura è vicino.
Leggendo Travaglio ci si accorge che questo governo non è all’altezza del suo compito. Ma anche leggendo l’articolo dell’Espresso : “La crescita non abita più qui” – “Politiche di rigore. Pressione fiscale, Stretta creditizia della banche. E le prospettive di rilancio dell’economia si allontanano nonostante gli annunci del premier”, nascono perplessità.
Ergo, ci vorrebbe subito qualcos’altro, ma questo qualcos’altro per il momento non esiste,…o almeno,…io non lo vedo. Non intendo con questo dire che quello di Monti sia il male minore, solo che al momento non riesco a vedere qualcosa di meglio.
Monti, evitando una manovra a largo raggio immediata all’atto dell’insediamento alla guida del Paese, tale che coinvolgesse tutti gli italiani, ha solo ritardato il default. Quindi proseguendo in questo modo prima o poi si va a sbattere. Il ritorno delle salme però allo stesso modo non è una soluzione, perché se osservate attentamente, loro ragionano sempre nei termini di salvare “il loro posto di lavoro” e i privilegi annessi e connessi all’interno della Villa di Versailles, mai di salvare il Paese.
Per me la tragedia è doppia, in quanto non vedo soluzioni. Non vedo chi in Italia possa imporre una politica di rigore al mondo della finanza, dei banchieri, del 10 % che detiene il 44,7 % del patrimonio italiano, ai politici e al Vaticano. Quando l’amico Pci-Pd, ora montiano, mi propone le soluzioni montiane per uscire da questa crisi, alla fine la mia risposta è sempre la stessa, …per attuare questi provvedimenti occorre che a Palazzo Chigi sieda il generale Maletti e non Mario Monti.
Una soluzione poco gradevole per chi crede nella democrazia.
Penso che tutto si possa condensare nella vignetta di Ellekappa di oggi,…riferita all’Europa ma soprattutto valida per l’Italia. http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... -34071309/
Joblack
***
E certamente possibile che l’articolo precedente possa essere fonte dell’interpretazione che Monti sia la soluzione meno peggio in questa fase.
Quello che vedo, è il dramma che avevo intravisto molti mesi fa quando sull’altro forum avevo aperto il 3d “LA GUERRA CIVILE IN ITALIA”, ….tessera dopo tessera gli eventi ci stanno portando alla realizzazione del puzzle.
Io ho già un mio giudizio personale non del tutto positivo sul Prof. Monti economista “cattolico”, se poi ci si mette anche Marco Travaglio con la pubblicazione sull’Espresso di questa settimana dal titolo “Ci vorrebbe un tecnico per i guai dei tecnici”, presente sul forum (La Questione Monti --- http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... 77d1#p3601 ), oltre a quello che hanno dichiarato don Farinella e don Mazzoleni allora si vede che c’è ben poco da sperare.
Il crollo dei consensi dal 71 % al 40 % è piuttosto significativo. Titolava ieri Il fatto Quotidiano: "Ha successo per la sfiducia nei partiti" - Monti bifronte: perde da premier, vince da politico. Perché gli altri sono peggio – (http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04 ... io/210008/)
Anche Noto di Ipr-Marketing in settimana ha fatto la stessa osservazione alla Berlinguer nel Tg3 delle 19.
Con un’amico con cui mi confronto spesso sui temi politici, già due anni fa, facendogli presente la gravità della situazione rispondeva che quando le situazioni si aggravano poi delle soluzioni si trovano sempre, ci si mette assieme e si esce dalla crisi.
Per me è stata una battaglia lunga che solo in questi giorni sta trovando conferma, cercando di dimostrare che con gli attori a disposizione non poteva assolutamente funzionare. Non poteva funzionare con Berlusconi e i berluscones in campo e con Casini che ha usato Monti e i suoi Professori per riscuotere quella credibilità che non ha, con l’obiettivo specifico di arruolare Monti e parte dei sui ministri nel Partito della Nazione. Se hanno fatto bene nel ruolo di salvatori della Patria, date il voto a noi che siamo intenzionati a proseguire per questa strada.
L’Italia è un Paese di merli e queste scemenze se le beve facilmente come una birra fresca nella calura estiva.
Questo che stiamo vivendo è un vuoto di potere molto preoccupante, perché chi doveva sostituire B, ha in pratica salvato la casta, o meglio le caste, se allarghiamo ai banchieri, al mondo della finanza, a quel 10 % di popolazione che detiene il 44,7 % del patrimonio privato italiano.
Siamo sempre alle solite, si passa da un incantatore di merli ad un altro. Monti ha indotto gli italiani ad accettare i sacrifici promettendo una manovra equa,…in realtà è stata equina. I carichi non sono stati distribuiti in modo opportuno e di conseguenza il punto di rottura è vicino.
Leggendo Travaglio ci si accorge che questo governo non è all’altezza del suo compito. Ma anche leggendo l’articolo dell’Espresso : “La crescita non abita più qui” – “Politiche di rigore. Pressione fiscale, Stretta creditizia della banche. E le prospettive di rilancio dell’economia si allontanano nonostante gli annunci del premier”, nascono perplessità.
Ergo, ci vorrebbe subito qualcos’altro, ma questo qualcos’altro per il momento non esiste,…o almeno,…io non lo vedo. Non intendo con questo dire che quello di Monti sia il male minore, solo che al momento non riesco a vedere qualcosa di meglio.
Monti, evitando una manovra a largo raggio immediata all’atto dell’insediamento alla guida del Paese, tale che coinvolgesse tutti gli italiani, ha solo ritardato il default. Quindi proseguendo in questo modo prima o poi si va a sbattere. Il ritorno delle salme però allo stesso modo non è una soluzione, perché se osservate attentamente, loro ragionano sempre nei termini di salvare “il loro posto di lavoro” e i privilegi annessi e connessi all’interno della Villa di Versailles, mai di salvare il Paese.
Per me la tragedia è doppia, in quanto non vedo soluzioni. Non vedo chi in Italia possa imporre una politica di rigore al mondo della finanza, dei banchieri, del 10 % che detiene il 44,7 % del patrimonio italiano, ai politici e al Vaticano. Quando l’amico Pci-Pd, ora montiano, mi propone le soluzioni montiane per uscire da questa crisi, alla fine la mia risposta è sempre la stessa, …per attuare questi provvedimenti occorre che a Palazzo Chigi sieda il generale Maletti e non Mario Monti.
Una soluzione poco gradevole per chi crede nella democrazia.
Penso che tutto si possa condensare nella vignetta di Ellekappa di oggi,…riferita all’Europa ma soprattutto valida per l’Italia. http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... -34071309/
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- Iscritto il: 22/02/2012, 14:30
Re: Come se ne viene fuori ?
Basta vedere con le parafarmacie.Sembrava che dovessero vendere pure loro certi farmaci, alla fine ha vinto la corporazione delle farmacie.
Monti stà perdendo tutto il consenso che aveva all'inizio.é stato forte con i deboli, e debole con i forti.
A questo punto anche Crosetto in una trasmissione di questa settimana è arrivato a dire.Fino ad ora gli imprenditori si ammazzano da soli, MA ora piu di qualcuno risponde che si invertirà la storia.Nel senso che potrebbe lasciarci la pelle qualche politico.
Ciao
Paolo11
Monti stà perdendo tutto il consenso che aveva all'inizio.é stato forte con i deboli, e debole con i forti.
A questo punto anche Crosetto in una trasmissione di questa settimana è arrivato a dire.Fino ad ora gli imprenditori si ammazzano da soli, MA ora piu di qualcuno risponde che si invertirà la storia.Nel senso che potrebbe lasciarci la pelle qualche politico.
Ciao
Paolo11
Ultima modifica di paolo11 il 28/04/2012, 19:50, modificato 1 volta in totale.
Re: Come se ne viene fuori ?
Grillo contro Maciste
di Marco Travaglio | 28 aprile 2012
Le accaldate dichiarazioni dei politici su Beppe Grillo sono uno spettacolo impagabile, da scompisciarsi. Tutti contro uno, come contro la Lega delle origini. Sono talmente terrorizzati da non notare la ridicolaggine di un’intera classe politica, seduta su 2,5 miliardi di soldi pubblici camuffati da rimborsi, padrona del governo e del Parlamento nonché di tutti gli enti locali, ben protetta da Rai, Mediaset e giornaloni, infiltrata in banche, assicurazioni, aziende pubbliche e private, Tav, Cl, P2, P3, P4, ospedali, università, sindacati, coop bianche e rosse, confindustrie, confquesto e confquello che strilla come un ossesso contro un comico e un gruppo di ragazzi squattrinati, magari ingenui, ma armati solo delle proprie idee e speranze.
Il presidente della Repubblica che commemora la Liberazione dal nazifascismo lanciando moniti, anzi anatemi contro un comico (“il qualunquista di turno”), è cabaret puro. Dice che “i partiti non hanno alternative”: ma quando mai, forse per lui che entrò in Parlamento nel ’53 senza più uscirne. Tuona contro l’“antipolitica” (e ci mancherebbe pure, vive di politica da 60 anni). Ma non si accorge che nessuno ha mai delegittimato i partiti e la politica quanto lui, che sei mesi fa prese un signore mai eletto da nessuno, lo promosse senatore a vita e capo di un governo con una sola caratteristica: nessun ministro eletto, tutti tecnici più qualche politico travestito da tecnico.
E non se ne avvedono neppure i giornaloni che dedicano all’ultimo monito pensosi editoriali dal titolo “Il tempo è scaduto”. Se un comico parla del capo dello Stato e lo sbeffeggia, è normale, mentre non s’è mai visto un capo dello Stato che parla di un comico, per giunta neppure candidato, per dirgli quel che deve fare o dire. Napolitano contro Grillo è roba da “Totò contro Maciste”. Ma il meglio, come sempre, lo danno i partiti. Anche una personcina ammodo come Guido Crosetto del fu Pdl riesce a dire che Grillo gli ricorda “il fascismo”, anzi “il razzismo”, anzi “il nazifascismo”, anzi “Goebbels” in persona. Le pazze risate. Grillo dice che, se Napolitano difende i partiti, è “il presidente dei partiti”: logica pura, ma per Bersani è “insulto”. Segue minacciosa diffida per leso monito: “Grillo non si permetta di insultare Napolitano, non si arrischi a dire cosa direbbero i partigiani se tornassero: loro saprebbero cosa dire dell’Uomo Qualunque”. Brrr che paura.
Livia Turco lacrima in tv perché la gente ce l’ha con i politici e non si capacita del perché. Casini intima a Grillo di “entrare in Parlamento a misurarsi coi problemi concreti” e “smetterla con le chiacchiere”. Perché se no? Forse dimentica che Grillo in Parlamento entrò tre anni fa, per portare le firme di 300 mila cittadini su tre leggi d’iniziativa popolare: ma, siccome prevedevano l’incandidabilità dei pregiudicati, il limite di due legislature per i parlamentari e una legge elettorale democratica al posto del Porcellum, i partiti le imboscarono tutte e tre. Anche perché, con quelle, l’Unione dei Condannati si sarebbe estinta e gli altri partiti quasi. Siccome Dio acceca chi vuole rovinare, i partitocrati seguitano a confondere le cause con gli effetti. Grillo l’hanno creato loro: rifiutando le sue proposte, asserragliandosi a palazzo, barricando porte e finestre, alzando i ponti levatoi per tenere lontani dalla politica i cittadini e rovesciando su di loro pentoloni d’olio, anzi di merda bollente.
E ora che, al borsino della fiducia, raccolgono tutti insieme il 2%, non trovano di meglio che fare l’ammucchiata: ABC, il Trio Alfanobersanicasini, vanno in giro a braccetto per far numero e volume, annunciando riforme elettorali, leggi sui partiti, tagli alla casta, norme anti-corruzione e misure per la crescita che nessuno farà mai. Più gli elettori si allontanano, più i capi si avvicinano, illudendosi di riempire il vuoto da essi stessi creato. Sfilano al proprio funerale come se il morto fosse un altro.
Il Fatto Quotidiano, 28 Aprile 2012
di Marco Travaglio | 28 aprile 2012
Le accaldate dichiarazioni dei politici su Beppe Grillo sono uno spettacolo impagabile, da scompisciarsi. Tutti contro uno, come contro la Lega delle origini. Sono talmente terrorizzati da non notare la ridicolaggine di un’intera classe politica, seduta su 2,5 miliardi di soldi pubblici camuffati da rimborsi, padrona del governo e del Parlamento nonché di tutti gli enti locali, ben protetta da Rai, Mediaset e giornaloni, infiltrata in banche, assicurazioni, aziende pubbliche e private, Tav, Cl, P2, P3, P4, ospedali, università, sindacati, coop bianche e rosse, confindustrie, confquesto e confquello che strilla come un ossesso contro un comico e un gruppo di ragazzi squattrinati, magari ingenui, ma armati solo delle proprie idee e speranze.
Il presidente della Repubblica che commemora la Liberazione dal nazifascismo lanciando moniti, anzi anatemi contro un comico (“il qualunquista di turno”), è cabaret puro. Dice che “i partiti non hanno alternative”: ma quando mai, forse per lui che entrò in Parlamento nel ’53 senza più uscirne. Tuona contro l’“antipolitica” (e ci mancherebbe pure, vive di politica da 60 anni). Ma non si accorge che nessuno ha mai delegittimato i partiti e la politica quanto lui, che sei mesi fa prese un signore mai eletto da nessuno, lo promosse senatore a vita e capo di un governo con una sola caratteristica: nessun ministro eletto, tutti tecnici più qualche politico travestito da tecnico.
E non se ne avvedono neppure i giornaloni che dedicano all’ultimo monito pensosi editoriali dal titolo “Il tempo è scaduto”. Se un comico parla del capo dello Stato e lo sbeffeggia, è normale, mentre non s’è mai visto un capo dello Stato che parla di un comico, per giunta neppure candidato, per dirgli quel che deve fare o dire. Napolitano contro Grillo è roba da “Totò contro Maciste”. Ma il meglio, come sempre, lo danno i partiti. Anche una personcina ammodo come Guido Crosetto del fu Pdl riesce a dire che Grillo gli ricorda “il fascismo”, anzi “il razzismo”, anzi “il nazifascismo”, anzi “Goebbels” in persona. Le pazze risate. Grillo dice che, se Napolitano difende i partiti, è “il presidente dei partiti”: logica pura, ma per Bersani è “insulto”. Segue minacciosa diffida per leso monito: “Grillo non si permetta di insultare Napolitano, non si arrischi a dire cosa direbbero i partigiani se tornassero: loro saprebbero cosa dire dell’Uomo Qualunque”. Brrr che paura.
Livia Turco lacrima in tv perché la gente ce l’ha con i politici e non si capacita del perché. Casini intima a Grillo di “entrare in Parlamento a misurarsi coi problemi concreti” e “smetterla con le chiacchiere”. Perché se no? Forse dimentica che Grillo in Parlamento entrò tre anni fa, per portare le firme di 300 mila cittadini su tre leggi d’iniziativa popolare: ma, siccome prevedevano l’incandidabilità dei pregiudicati, il limite di due legislature per i parlamentari e una legge elettorale democratica al posto del Porcellum, i partiti le imboscarono tutte e tre. Anche perché, con quelle, l’Unione dei Condannati si sarebbe estinta e gli altri partiti quasi. Siccome Dio acceca chi vuole rovinare, i partitocrati seguitano a confondere le cause con gli effetti. Grillo l’hanno creato loro: rifiutando le sue proposte, asserragliandosi a palazzo, barricando porte e finestre, alzando i ponti levatoi per tenere lontani dalla politica i cittadini e rovesciando su di loro pentoloni d’olio, anzi di merda bollente.
E ora che, al borsino della fiducia, raccolgono tutti insieme il 2%, non trovano di meglio che fare l’ammucchiata: ABC, il Trio Alfanobersanicasini, vanno in giro a braccetto per far numero e volume, annunciando riforme elettorali, leggi sui partiti, tagli alla casta, norme anti-corruzione e misure per la crescita che nessuno farà mai. Più gli elettori si allontanano, più i capi si avvicinano, illudendosi di riempire il vuoto da essi stessi creato. Sfilano al proprio funerale come se il morto fosse un altro.
Il Fatto Quotidiano, 28 Aprile 2012
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Re: Come se ne viene fuori ?
Se avessimo dei cittadini onesti.In queste elezioni comunali dovrebbero dare il voto al movimento 5 stelle.Per mandare un monito a tutti i partiti.
Ma questo non avverrà:Motivo personale.Penso che le persone oneste in questo paese siano la minoranza.La maggioranza gli stava bene Berlusconi per un motivo.Evado io, e lascio evadere pure voi cittadini.Di fatti non c'è un giorno che non esca fuori un po di tutto da l'evasione IVA ecc.........
A questi gli andava piu che bene Silvio.
Ciao
Paolo11
Ma questo non avverrà:Motivo personale.Penso che le persone oneste in questo paese siano la minoranza.La maggioranza gli stava bene Berlusconi per un motivo.Evado io, e lascio evadere pure voi cittadini.Di fatti non c'è un giorno che non esca fuori un po di tutto da l'evasione IVA ecc.........
A questi gli andava piu che bene Silvio.
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Paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?
paolo11 ha scritto:Se avessimo dei cittadini onesti.In queste elezioni comunali dovrebbero dare il voto al movimento 5 stelle.Per mandare un monito a tutti i partiti.
Ma questo non avverrà:Motivo personale.Penso che le persone oneste in questo paese siano la minoranza.La maggioranza gli stava bene Berlusconi per un motivo.Evado io, e lascio evadere pure voi cittadini.Di fatti non c'è un giorno che non esca fuori un po di tutto da l'evasione IVA ecc.........
A questi gli andava piu che bene Silvio.
Ciao
Paolo11
Il problema che sento da più di 40 anni a tutti i livelli, a partire dall’operaio che faceva il doppio lavoro per acquistare la macchina, la casa e cosi via,..salendo gradino dopo gradino verso l’alto è sempre lo stesso. “Perché i politici devono sempre rubare quello che paghiamo, allora in parte rubo anch’io riprendendomi il maltolto.”
Questa è la prima giustificazione di chi porta i capitali all’estero.
Ora, se nel 1947, a due anni dalla caduta del fascismo, ricomincia il “forchettonismo” dell’era fascista (Vedi Manfredi in Anni ruggenti, la parte finale della festa in casa del podestà), che precede una serie di ruberie dopo la fondazione dell’Unità d’Italia, vengono sottratti i soldi destinati ai militari italiani come pagamento dell’ultima tranche che il Tesoro americano doveva ai prigionieri italiani in Usa per il lavoro svolto dentro e fuori dai campi di prigionia, e nessuno di loro riceverà mai una sola lira, dobbiamo pensare che da noi è un problema costituzionale.
La Cassa del Mezzogiorno è stato il bancomat dei politici della prima Repubblica. Hanno distrutto per due volte l’Iri, rimesso in piedi da Prodi. Oggi hanno distrutto Finmeccanica.
Livia Turco va a “Robinson” e si commuove per il discredito che gli italiani hanno nei confronti dei politici, e successivamente racconta del suo stupore per il livello a cui è arrivata la politica, accennando ai lingotti e ai diamanti.
Bassa propaganda, perché l’ha meravigliata l’opera della Lega, ma non si scandalizza per Penati, Lusi, Tedesco, per il finanziamento pubblico pari a 5 volte l’importo delle spese elettorali.
E’ un problema enorme da cui non ne usciremo mai, anche se si rimettono le ghigliottine a Piazza del Popolo.
La rivoluzione francese e quella russa,….insegnano.
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