"Allahu Akbar!"
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Re: "Allahu Akbar!"
Isis, video degli jihadisti mostra il pilota giordano Muath al-Kasaesbeh bruciato vivo
Il militare era stato catturato dagli estremisti il 25 dicembre a Raqqa, in Siria, a seguito dello schianto del suo aereo. IlFattoQuotidiano.it è in possesso del video diffuso su internet dallo Stato Islamico, ma ha deciso di non pubblicarlo
di F. Q. | 3 febbraio 2015 COMMENTI
Un nuovo video dell’Isis, postato su Site, mostrerebbe il pilota giordano Muath al-Kasaesbeh ostaggio dei jihadisti bruciato vivo. Lo riferisce Rita Katz, direttrice di Site, via Twitter. Il pilota era stato catturato dagli estremisti il 25 dicembre a Raqqa, in Siria, a seguito dello schianto del suo aereo. Il 27 gennaio scorso i militanti avevano per la prima volta legato le sue sorti a quelle dell’ostaggio giapponese Kenji Goto. In un messaggio audio, infatti, lo Stato islamico aveva dato un ultimatum di 24 ore chiedendo alla Giordania di liberare la estremista Sayida al Rishawi, di nazionalità irachena, altrimenti avrebbe ucciso gli ostaggi. La donna è detenuta in Giordana dopo essere stata condannata a morte per l’attacco del 2005 a un hotel di Amman.
IlFattoQuotidiano.it è in possesso del video diffuso su internet dallo Stato Islamico, ma ha deciso di non pubblicarlo: la visione delle atricità non aggiunge nulla, se non l’orrore, al racconto che può esserne fatto per iscritto. Nella prima parte del filmato, che dura oltre 22 minuti ed è il più avanzato dal punto di vista realizzativo tra quelli finora pubblicati, gli jihadisti mostrano il pilota che parla e immagini delle operazioni militari condotte dall’esercito giordano contro le milizie islamiste. Muath al-Kasaesbeh racconta in prima persona l’ultima missione compiuta a bordo del suo caccia contro un obiettivo militare: è la missione del 24 dicembre, giorno in cui il pilota venne catturato dai miliziani. L’uomo descrive l’obiettivo del raid aereo, i velivoli utilizzati e le nazioni che avevano preso parte alla missione: Emirati Arabi, Marocco e Arabia Saudita. La fattura del video è di qualità eccelsa: grafiche informative si sovrappongono all’immagine e completano il racconto con nozioni sui tipi di armamenti utilizzati, il montaggio è degno dei migliori documentari prodotti dalle case di produzione occidentali.
Quando il pilota termina il suo racconto, il filmato mostra immagini riprese dagli aerei da guerra (gli obiettivi colpiti e distrutti) e scene di feriti su letti di ospedali e corpi carbonizzati dai bombardamenti. Quindi la narrazione si sposta sull’esecuzione del pilota. Muath al-Kasaesbeh è in piedi in una gabbia. Ad appiccare il fuoco con una torcia ad una striscia di benzina che poi si propaga alla gabbia ed investe il pilota è un “emiro (comandante) di una regione dello Stato islamico colpita” dai bombardamenti, afferma una voce fuori campo. L’uomo, come altri miliziani armati che lo attorniano, indossa una mimetica color kaki e ha il viso coperto. Non è quindi vestito di nero, come il boia che ha decapitato gli ostaggi americani, britannici e il giornalista giapponese Kenji Goto. Il prigioniero, invece, indossa l’ormai tristemente famosa tuta arancione dei detenuti di Guantanamo e degli altri ostaggi dello Stato islamico finora uccisi, che questa volta è imbevuta di benzina. Nelle immagini precedenti, il pilota giordano viene fatto vedere mentre cammina apparentemente tra le macerie di una località colpita dai bombardamenti della Coalizione a guida americana.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02 ... o/1394499/
Il militare era stato catturato dagli estremisti il 25 dicembre a Raqqa, in Siria, a seguito dello schianto del suo aereo. IlFattoQuotidiano.it è in possesso del video diffuso su internet dallo Stato Islamico, ma ha deciso di non pubblicarlo
di F. Q. | 3 febbraio 2015 COMMENTI
Un nuovo video dell’Isis, postato su Site, mostrerebbe il pilota giordano Muath al-Kasaesbeh ostaggio dei jihadisti bruciato vivo. Lo riferisce Rita Katz, direttrice di Site, via Twitter. Il pilota era stato catturato dagli estremisti il 25 dicembre a Raqqa, in Siria, a seguito dello schianto del suo aereo. Il 27 gennaio scorso i militanti avevano per la prima volta legato le sue sorti a quelle dell’ostaggio giapponese Kenji Goto. In un messaggio audio, infatti, lo Stato islamico aveva dato un ultimatum di 24 ore chiedendo alla Giordania di liberare la estremista Sayida al Rishawi, di nazionalità irachena, altrimenti avrebbe ucciso gli ostaggi. La donna è detenuta in Giordana dopo essere stata condannata a morte per l’attacco del 2005 a un hotel di Amman.
IlFattoQuotidiano.it è in possesso del video diffuso su internet dallo Stato Islamico, ma ha deciso di non pubblicarlo: la visione delle atricità non aggiunge nulla, se non l’orrore, al racconto che può esserne fatto per iscritto. Nella prima parte del filmato, che dura oltre 22 minuti ed è il più avanzato dal punto di vista realizzativo tra quelli finora pubblicati, gli jihadisti mostrano il pilota che parla e immagini delle operazioni militari condotte dall’esercito giordano contro le milizie islamiste. Muath al-Kasaesbeh racconta in prima persona l’ultima missione compiuta a bordo del suo caccia contro un obiettivo militare: è la missione del 24 dicembre, giorno in cui il pilota venne catturato dai miliziani. L’uomo descrive l’obiettivo del raid aereo, i velivoli utilizzati e le nazioni che avevano preso parte alla missione: Emirati Arabi, Marocco e Arabia Saudita. La fattura del video è di qualità eccelsa: grafiche informative si sovrappongono all’immagine e completano il racconto con nozioni sui tipi di armamenti utilizzati, il montaggio è degno dei migliori documentari prodotti dalle case di produzione occidentali.
Quando il pilota termina il suo racconto, il filmato mostra immagini riprese dagli aerei da guerra (gli obiettivi colpiti e distrutti) e scene di feriti su letti di ospedali e corpi carbonizzati dai bombardamenti. Quindi la narrazione si sposta sull’esecuzione del pilota. Muath al-Kasaesbeh è in piedi in una gabbia. Ad appiccare il fuoco con una torcia ad una striscia di benzina che poi si propaga alla gabbia ed investe il pilota è un “emiro (comandante) di una regione dello Stato islamico colpita” dai bombardamenti, afferma una voce fuori campo. L’uomo, come altri miliziani armati che lo attorniano, indossa una mimetica color kaki e ha il viso coperto. Non è quindi vestito di nero, come il boia che ha decapitato gli ostaggi americani, britannici e il giornalista giapponese Kenji Goto. Il prigioniero, invece, indossa l’ormai tristemente famosa tuta arancione dei detenuti di Guantanamo e degli altri ostaggi dello Stato islamico finora uccisi, che questa volta è imbevuta di benzina. Nelle immagini precedenti, il pilota giordano viene fatto vedere mentre cammina apparentemente tra le macerie di una località colpita dai bombardamenti della Coalizione a guida americana.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02 ... o/1394499/
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Re: "Allahu Akbar!"
Prossimamente cosa s'inventeranno?
l pilota giordano giustiziato dall'Isis: bruciato vivo in una gabbia
http://tv.liberoquotidiano.it/video/117 ... -Isis.html
l pilota giordano giustiziato dall'Isis: bruciato vivo in una gabbia
http://tv.liberoquotidiano.it/video/117 ... -Isis.html
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Re: "Allahu Akbar!"
La vox populi.
Commenti all'articolo de IFQ
Carmine Marino • 18 minuti fa
ISIS è una creazione degli Stati Uniti e l'Arabia Saudita ... l'idiota voleva bombardare Assad .. grazie Putin lo fermò ... smettetela con la bufala di ribelli moderati presenti in Siria:
Abu Yusaf, un comandante di alto livello di Stato islamico dell'Iraq e il Levante (ISIL), ha detto che nel mese di agosto 2014, che molti dei membri FSA che erano stati addestrati da Stati Uniti e dei militari turchi e arabi sono stati ora effettivamente unendo ISIL . "In Oriente della Siria, non c'è esercito siriano libero più. Tutte le persone libere esercito siriano [ci] si sono uniti allo Stato islamico," .... ISIS è solo un burattino, così come lo era Bin Laden o Saddam contro l'URSS o Iran.
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bruno • 20 minuti fa
resto della medesima opinione piccola atomica su Raqqa e fine dei giochi
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Comunista • 20 minuti fa
leggete questo inquietante e interessante articolo sulla morte di uno degli ostaggi americani:
http://www.nexusedizioni.it/it...
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Commenti all'articolo de IFQ
Carmine Marino • 18 minuti fa
ISIS è una creazione degli Stati Uniti e l'Arabia Saudita ... l'idiota voleva bombardare Assad .. grazie Putin lo fermò ... smettetela con la bufala di ribelli moderati presenti in Siria:
Abu Yusaf, un comandante di alto livello di Stato islamico dell'Iraq e il Levante (ISIL), ha detto che nel mese di agosto 2014, che molti dei membri FSA che erano stati addestrati da Stati Uniti e dei militari turchi e arabi sono stati ora effettivamente unendo ISIL . "In Oriente della Siria, non c'è esercito siriano libero più. Tutte le persone libere esercito siriano [ci] si sono uniti allo Stato islamico," .... ISIS è solo un burattino, così come lo era Bin Laden o Saddam contro l'URSS o Iran.
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bruno • 20 minuti fa
resto della medesima opinione piccola atomica su Raqqa e fine dei giochi
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Comunista • 20 minuti fa
leggete questo inquietante e interessante articolo sulla morte di uno degli ostaggi americani:
http://www.nexusedizioni.it/it...
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Re: "Allahu Akbar!"
Gianfranco Ceci • 26 minuti fa
Ho già scritto che nella storia mai si è realizzata una coalizione di Stati cosi numerosa e potente contro il terrorismo dell' ISIS ! Se volessero potrebbero in pochi giorni annientare questa manica di assassini. Perchè non lo fanno ? Voi che assistete sgomenti a questi omicidi perchè non vi fate anche voi questa domanda ?
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ChaosManor • 27 minuti fa
È colpa dell'occidente...
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ToRome ChaosManor • 26 minuti fa
In buona parte.
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ROBERTO BERGAMO • 28 minuti fa
Ringrazio la redazione per non aver diffuso il video: non solo per rispetto dovuto alla vittima ma anche per non cadere nel vile ed inumano gioco degli assassini in nome di Allah.
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Giuseppe Bianchi • 30 minuti fa
L' Islam è una faccenda seria e in vari periodi storici di attività armata si sono consumate disumane tragedie a dimostrazione del fanatismo religioso delle parti in causa. E' meglio starne fuori e prepararsi a quanto inevitabilmente avverrà nei nostri paesi, dove abbiamo permesso l' insediamento di chi ha come fine la nostra conversione o il nostro assoggettamento.
L' Occidente deve lasciare che il mondo islamico regoli i suoi conti secolari al suo interno senza intromettersi. Facendo attenzione ai "profughi" che si porta in casa perche' rappresentano le future generazioni per la loro inestinguibile e feroce lotta religiosa.
11 • Rispondi•Condividi ›
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la mouche • 30 minuti fa
C'è qualche commento (folle?) che sarebbe da controllare.
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Ho già scritto che nella storia mai si è realizzata una coalizione di Stati cosi numerosa e potente contro il terrorismo dell' ISIS ! Se volessero potrebbero in pochi giorni annientare questa manica di assassini. Perchè non lo fanno ? Voi che assistete sgomenti a questi omicidi perchè non vi fate anche voi questa domanda ?
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ChaosManor • 27 minuti fa
È colpa dell'occidente...
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ToRome ChaosManor • 26 minuti fa
In buona parte.
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ROBERTO BERGAMO • 28 minuti fa
Ringrazio la redazione per non aver diffuso il video: non solo per rispetto dovuto alla vittima ma anche per non cadere nel vile ed inumano gioco degli assassini in nome di Allah.
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Giuseppe Bianchi • 30 minuti fa
L' Islam è una faccenda seria e in vari periodi storici di attività armata si sono consumate disumane tragedie a dimostrazione del fanatismo religioso delle parti in causa. E' meglio starne fuori e prepararsi a quanto inevitabilmente avverrà nei nostri paesi, dove abbiamo permesso l' insediamento di chi ha come fine la nostra conversione o il nostro assoggettamento.
L' Occidente deve lasciare che il mondo islamico regoli i suoi conti secolari al suo interno senza intromettersi. Facendo attenzione ai "profughi" che si porta in casa perche' rappresentano le future generazioni per la loro inestinguibile e feroce lotta religiosa.
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la mouche • 30 minuti fa
C'è qualche commento (folle?) che sarebbe da controllare.
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Re: "Allahu Akbar!"
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Farinata • 34 minuti fa
a cosa servono le atomiche?
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chiarly Farinata • 19 minuti fa
a buttarle su sta gente
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Horus Farinata • 26 minuti fa
A distruggere l'umanità......
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Comunista • 36 minuti fa
recentemente ho letto diverse notizie di barboni arsi vivi nelle civilissime citta' italiane. per fortuna si sono salvati ma miracolosamente. non ho letto da nessuna parte condanne, anatemi, inni alla guerra o altro. dormivano gli utenti?
3 • Rispondi•Condividi › Un'altra persona sta scrivendo
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mastrofranco • 38 minuti fa
TIFIAMO PER L'11 SETTEMBRE 1973 O L'11 SETTEMBRE 2001? GLI ITALIANI VANNO IN GUERRA COME SE ANDASSERO ALLO STADIO E VANNO ALLO STADIO COME SE ANDASSERO IN GUERRA (W.CHURCHILL)
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Farinata • 34 minuti fa
a cosa servono le atomiche?
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chiarly Farinata • 19 minuti fa
a buttarle su sta gente
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Horus Farinata • 26 minuti fa
A distruggere l'umanità......
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Comunista • 36 minuti fa
recentemente ho letto diverse notizie di barboni arsi vivi nelle civilissime citta' italiane. per fortuna si sono salvati ma miracolosamente. non ho letto da nessuna parte condanne, anatemi, inni alla guerra o altro. dormivano gli utenti?
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mastrofranco • 38 minuti fa
TIFIAMO PER L'11 SETTEMBRE 1973 O L'11 SETTEMBRE 2001? GLI ITALIANI VANNO IN GUERRA COME SE ANDASSERO ALLO STADIO E VANNO ALLO STADIO COME SE ANDASSERO IN GUERRA (W.CHURCHILL)
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Re: "Allahu Akbar!"
Queste cose si sa come iniziano ma non come finiscono.
TERRORISMO
Isis, bruciato vivo il pilota giordano
E Amman giustizia al-Rishawi
Muadh al Kassasbe era nelle mani dei terroristi dal 24 dicembre. Il video, risalente al 3 gennaio, lo mostra bruciare. La Giordania risponde giustiziando la terrorista Al-Rishaw
di Redazione Online
Articolo + video
http://www.corriere.it/esteri/15_febbra ... 3174.shtml
TERRORISMO
Isis, bruciato vivo il pilota giordano
E Amman giustizia al-Rishawi
Muadh al Kassasbe era nelle mani dei terroristi dal 24 dicembre. Il video, risalente al 3 gennaio, lo mostra bruciare. La Giordania risponde giustiziando la terrorista Al-Rishaw
di Redazione Online
Articolo + video
http://www.corriere.it/esteri/15_febbra ... 3174.shtml
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Re: "Allahu Akbar!"
Da AMNESTY INTERNATIONAL
I AMNESTY - TRIMESTRALE SUI DIRITTI UMANI
Gennaio 2015
IL NEMICO DI TURNO
Di STEFANO CITATI
Nell’umidità costante dell’estuario del Tigri e
dell’Eufrate ha bollito lentamente per anni la
pentola a pressione dalla quale è scaturito lo
Stato islamico. La ricetta è stata fornita dagli americani,
la materia prima dalla guerra in Iraq. Il risultato è
il compimento, per ora parziale, del sogno ripreso
direttamente dai successori di Maometto: un califfato che
riunisca, anche fisicamente, la “umma” sunnita.
Tra le baracche col tetto di lamiera del campo di prigionia
fatto sorgere dagli americani alla periferia di Umm Qasr,
si è diffusa l’ideologia che ha portato alla fondazione
dello Stato islamico, esteso tra Siria e Iraq. Un’idea nata
circa 10 anni fa, nel ribollire della guerra civile irachena,
nella battaglia contro l’invasore infedele americano e
occidentale (il sud del regime di Saddam era stato affidato
a britannici e italiani, acquartierati i primi a Bassora,
i secondi a Nassiriya). Nella prigione, simile a una
Guantánamo mediorientale, venne condotto nel 2004 Abu
Du’a, secondo alcune cronache poco più che un ladruncolo,
un maneggione dal corpo tatuato che faceva affari più o
meno illegali nelle zone di confine. Ne sarebbe uscito pochi
anni dopo (o forse solo dopo una decina di mesi), come Abu
Bakr al Baghdadi, il prossimo e futuro leader di un gruppo
prima affiliato ad al-Qaeda, poi liberatosi dal marchio del
franchising del terrore islamico, per giocare in proprio nel
momento decisivo delle primavere arabe.
Nella costruzione del mito, anche personale, dell’uomo
da 10 milioni di dollari – la taglia posta dagli Usa,
seconda solo a quella del dottor Zawahiri, succeduto a
Bin Laden – e califfo di uno stato ad ora vasto come
il Texas, si ricorda la sua laurea in studi islamici a
Baghdad e le sue qualità carismatiche.
Su queste ultime, anche i guardiani di Camp Bucca pare
fossero d’accordo; secondo i racconti di alcuni compagni
di detenzione era considerato un “fixer”, un paciere nelle
continue diatribe che scoppiavano nell’affollato carcere.
Per i suoi futuri compagni di avventura, almeno quelli
che hanno finito per abbandonarlo, era un personaggio
carismatico, che teneva chiuso in sé un fondo oscuro,
come se non volesse rivelare del tutto le sue intenzioni
più profonde.
Entrare a Camp Bucca fu, come testimoniano diversi
ex detenuti, una manna. Si era liberi d’incontrarsi,
scambiarsi idee, con un sacco di tempo libero e pochi
controlli. “Se non ci fosse stata la prigione americana,
non ci sarebbe lo Stato islamico adesso. Bucca era una
fabbrica. E noi ne siamo il prodotto. Ha forgiato la nostra
ideologia”, secondo il racconto pubblicato dal Guardian
di Abu Ahmed, che due anni fa ha abbandonato il gruppo
con il quale Abu Bakr stava creando lo Stato islamico.
Il 90 per cento dei circa 100.000 detenuti passati per il
campo (ceduto in gestione agli iracheni nel 2009) sono
andati (o tornati) a combattere con gli “insurgents”,
secondo il lessico del Pentagono. Un documento
riservato della Croce Rossa sostiene che il 90 per cento
dei detenuti del carcere americano sia stato arrestato
per errore. Secondo fonti irachene 17 dei 25 leader
dello Stato islamico si sono “diplomati” a Camp Bucca,
crogiolo di odii e vendette, nello stesso periodo in cui il
ladrone di Samarra, dove Abu Bakr è nato nel 1971, si
trasformava da crisalide a farfalla della jihad sunnita,
facendo di Abu Musab Al Zarqawi il suo modello.
Il giordano venuto a combattere in Iraq per la Guerra santa
contro i crociati occidentali è stato il primo a discostarsi,
attorno al 2003, dal modello dominante della jihad di
al-Qaeda, sposando la causa sunnita e spostando la
frontiera della crudeltà sempre più in là, con i primi
video delle decapitazioni, come quella dell’ostaggio
americano Nick Berg nel 2004. Era convinto, forse non
a torto, che gli invasori stessero consegnando il paese
alla maggioranza sciita, strappandola al controllo che i
sunniti esercitavano sotto Saddam. Due anni dopo venne
colpito in un attacco mirato degli americani a Baquba,
a nord di Baghdad, di recente divenuta “frontiera”
meridionale del califfato. Alcune fonti arabe fanno
notare la coincidenza dell’ascesa di al Baghdadi con
l’eliminazione di al Zarqawi, per porre l’accento sul fatto
che il califfo sia in buona parte un prodotto americano
(come Osama bin Laden, logista dei rifornimenti bellici
americani durante la Guerra santa dei mujahiddin
contro i sovietici in Afghanistan).
Quella di al Zarqawi era una guerra senza quartiere e
senza stato. Dieci anni dopo, prima attraverso le battaglie
contro il raìs siriano Assad ad Aleppo e poi attraverso
conquiste mirate di campi petroliferi, di crocevia di
traffico tra Iraq e Siria, di tasse e ruberie, di sequestri
e vessazioni e con la potente lente d’ingrandimento dei
social network a moltiplicare in Occidente gli effetti
mediatici delle teste mozzate, al Baghdadi ha fatto della
sua internazionale del terrore (alcuni suoi luogotenenti
vengono dal Maghreb e soprattutto dalla Cecenia), una
nazione che rispetta il credo islamico assoluto, almeno
secondo la visione del gruppo.
Ed ecco allora i racconti di conversioni forzate, le regole
ferree per le donne, l’armamentario dell’islamismo
radicale che spaventa e affascina spesso noi occidentali
e insieme le lapidazioni e le defenestrazioni dei colpevoli
di “reati” come l’omosessualità. Un inventario di crimini
che si aggiungono alla ferocia dei combattenti sui campi
di battaglia, segnati dalle fosse comuni dei soldati e dei
miliziani sciiti o dei curdi sconfitti.
I AMNESTY - TRIMESTRALE SUI DIRITTI UMANI
Gennaio 2015
IL NEMICO DI TURNO
Di STEFANO CITATI
Nell’umidità costante dell’estuario del Tigri e
dell’Eufrate ha bollito lentamente per anni la
pentola a pressione dalla quale è scaturito lo
Stato islamico. La ricetta è stata fornita dagli americani,
la materia prima dalla guerra in Iraq. Il risultato è
il compimento, per ora parziale, del sogno ripreso
direttamente dai successori di Maometto: un califfato che
riunisca, anche fisicamente, la “umma” sunnita.
Tra le baracche col tetto di lamiera del campo di prigionia
fatto sorgere dagli americani alla periferia di Umm Qasr,
si è diffusa l’ideologia che ha portato alla fondazione
dello Stato islamico, esteso tra Siria e Iraq. Un’idea nata
circa 10 anni fa, nel ribollire della guerra civile irachena,
nella battaglia contro l’invasore infedele americano e
occidentale (il sud del regime di Saddam era stato affidato
a britannici e italiani, acquartierati i primi a Bassora,
i secondi a Nassiriya). Nella prigione, simile a una
Guantánamo mediorientale, venne condotto nel 2004 Abu
Du’a, secondo alcune cronache poco più che un ladruncolo,
un maneggione dal corpo tatuato che faceva affari più o
meno illegali nelle zone di confine. Ne sarebbe uscito pochi
anni dopo (o forse solo dopo una decina di mesi), come Abu
Bakr al Baghdadi, il prossimo e futuro leader di un gruppo
prima affiliato ad al-Qaeda, poi liberatosi dal marchio del
franchising del terrore islamico, per giocare in proprio nel
momento decisivo delle primavere arabe.
Nella costruzione del mito, anche personale, dell’uomo
da 10 milioni di dollari – la taglia posta dagli Usa,
seconda solo a quella del dottor Zawahiri, succeduto a
Bin Laden – e califfo di uno stato ad ora vasto come
il Texas, si ricorda la sua laurea in studi islamici a
Baghdad e le sue qualità carismatiche.
Su queste ultime, anche i guardiani di Camp Bucca pare
fossero d’accordo; secondo i racconti di alcuni compagni
di detenzione era considerato un “fixer”, un paciere nelle
continue diatribe che scoppiavano nell’affollato carcere.
Per i suoi futuri compagni di avventura, almeno quelli
che hanno finito per abbandonarlo, era un personaggio
carismatico, che teneva chiuso in sé un fondo oscuro,
come se non volesse rivelare del tutto le sue intenzioni
più profonde.
Entrare a Camp Bucca fu, come testimoniano diversi
ex detenuti, una manna. Si era liberi d’incontrarsi,
scambiarsi idee, con un sacco di tempo libero e pochi
controlli. “Se non ci fosse stata la prigione americana,
non ci sarebbe lo Stato islamico adesso. Bucca era una
fabbrica. E noi ne siamo il prodotto. Ha forgiato la nostra
ideologia”, secondo il racconto pubblicato dal Guardian
di Abu Ahmed, che due anni fa ha abbandonato il gruppo
con il quale Abu Bakr stava creando lo Stato islamico.
Il 90 per cento dei circa 100.000 detenuti passati per il
campo (ceduto in gestione agli iracheni nel 2009) sono
andati (o tornati) a combattere con gli “insurgents”,
secondo il lessico del Pentagono. Un documento
riservato della Croce Rossa sostiene che il 90 per cento
dei detenuti del carcere americano sia stato arrestato
per errore. Secondo fonti irachene 17 dei 25 leader
dello Stato islamico si sono “diplomati” a Camp Bucca,
crogiolo di odii e vendette, nello stesso periodo in cui il
ladrone di Samarra, dove Abu Bakr è nato nel 1971, si
trasformava da crisalide a farfalla della jihad sunnita,
facendo di Abu Musab Al Zarqawi il suo modello.
Il giordano venuto a combattere in Iraq per la Guerra santa
contro i crociati occidentali è stato il primo a discostarsi,
attorno al 2003, dal modello dominante della jihad di
al-Qaeda, sposando la causa sunnita e spostando la
frontiera della crudeltà sempre più in là, con i primi
video delle decapitazioni, come quella dell’ostaggio
americano Nick Berg nel 2004. Era convinto, forse non
a torto, che gli invasori stessero consegnando il paese
alla maggioranza sciita, strappandola al controllo che i
sunniti esercitavano sotto Saddam. Due anni dopo venne
colpito in un attacco mirato degli americani a Baquba,
a nord di Baghdad, di recente divenuta “frontiera”
meridionale del califfato. Alcune fonti arabe fanno
notare la coincidenza dell’ascesa di al Baghdadi con
l’eliminazione di al Zarqawi, per porre l’accento sul fatto
che il califfo sia in buona parte un prodotto americano
(come Osama bin Laden, logista dei rifornimenti bellici
americani durante la Guerra santa dei mujahiddin
contro i sovietici in Afghanistan).
Quella di al Zarqawi era una guerra senza quartiere e
senza stato. Dieci anni dopo, prima attraverso le battaglie
contro il raìs siriano Assad ad Aleppo e poi attraverso
conquiste mirate di campi petroliferi, di crocevia di
traffico tra Iraq e Siria, di tasse e ruberie, di sequestri
e vessazioni e con la potente lente d’ingrandimento dei
social network a moltiplicare in Occidente gli effetti
mediatici delle teste mozzate, al Baghdadi ha fatto della
sua internazionale del terrore (alcuni suoi luogotenenti
vengono dal Maghreb e soprattutto dalla Cecenia), una
nazione che rispetta il credo islamico assoluto, almeno
secondo la visione del gruppo.
Ed ecco allora i racconti di conversioni forzate, le regole
ferree per le donne, l’armamentario dell’islamismo
radicale che spaventa e affascina spesso noi occidentali
e insieme le lapidazioni e le defenestrazioni dei colpevoli
di “reati” come l’omosessualità. Un inventario di crimini
che si aggiungono alla ferocia dei combattenti sui campi
di battaglia, segnati dalle fosse comuni dei soldati e dei
miliziani sciiti o dei curdi sconfitti.
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
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Re: "Allahu Akbar!"
Camillo, la nostra cultura non è più avanzata, è semplicemente più raffinata. Noi torturiamo lontano dai riflettori, facciamo molte più vittime ma le facciamo passare per "danni collaterali" o indesiderati, abbiamo molto più potere tecnologico economico e militare, instauriamo e inabissiamo regimi a piacimento ma poi ci mettiamo a piangere quando i bravi ragazzi ci si rivoltano contro e ci fanno i dispettucci!Le provocazioni che mettono a dura prova una cultura più avanzata come la nostra, non sono messe in atto a caso.
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
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Re: "Allahu Akbar!"
Isis 1/ Isis, ateneo Al Azhar: “Assassini del pilota meritano di essere uccisi o crocifissi”
Il mondo arabo è attraversato da un'onda tellurica dopo la barbara uccisione del pilota Muath al-Kasaesbeh. La Giordania ha risposto giustiziando la terrorista di cui i terroristi avevano chiesto la liberazione e promette una "guerra senza sosta". L'università egiziana, alta autorità musulmana riverita dai sunniti nel mondo, si è espressa in favore della morte degli assassini
di F. Q. | 4 febbraio 2015
Una condanna a morte per rispondere ad un assassinio. La vita, e la morte, della Sajida Al Rishawi opposta alla barbara uccisione di Muath al-Kasaesbeh. Sangue su sangue. La Giordania ha risposto con l’impiccagione della terrorista di cui lo Stato Islamico aveva chiesto la liberazione alla messa a morte del suo pilota militare, mentre il mondo arabo è attraversato da un’onda tellurica. Le reazioni al rogo inscenato per uccidere l’ostaggio giordano vanno dalla condanna della “disumana uccisione” arrivata da Teheran a quella pronunciata dall’università Al Azhar del Cairo: “Gli assassini meritano di essere uccisi, crocifissi o anche di avere i loro arti amputati”.
Per tutta la giornata la tv di Stato giordana ha deciso di trasmettere i propri programmi tenendo in sovrimpressione, in alto a sinistra sullo schermo, l’immagine fissa di Muath al-Kasaesbeh. Re Abdallah ha interrotto la sua visita negli Stati Uniti ed è tornato precipitosamente ad Amman, non prima di aver chiuso un nuovo accordo di collaborazione con Washington: gli Usa verseranno nelle casse del Paese un miliardo di dollari l’anno per i prossimi tre anni, aumentando un budget che era di 660 milioni l’anno per 5 anni. La Giordania intensificherà il suo impegno nella coalizione internazionale contro lo Stato islamico, ha annunciato un portavoce del governo di Amman, Mohammad al-Momani, aggiungendo che re Abdullah di Giordania è stato impegnato in giornata un incontro di funzionari della sicurezza e ha promesso una guerra senza sosta contro lo Stato islamico “per proteggere la nostra fede, i nostri valori e i principi umani”.
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Da Damasco, intanto, arriva alle autorità giordane una nuova offerta di collaborazione: il regime di Bashar al-Assad ha invitato la Giordania a “cooperare nella lotta contro il terrorismo rappresentato dallo Stato islamico e dal Fronte al-Nusra (il braccio di Al Qaeda in Siria, ndr)”.
Le immagini di al-Kasaesbeh che arde tra le fiamme ha scosso il Paese. Safi al-Kassasbeh, padre del pilota, ha chiesto”vendetta” per il figlio, invitando le tribù giordane a fare fronte comune contro lo Stato islamico e la Coalizione internazionale a guida americana, di cui Amman fa parte, a “distruggere” i jihadisti. A Karak, città natale del pilota, manifestanti hanno marciato per le strade chiedendo anch’essi “vendetta” e gridando slogan di sostegno al re Abdallah. Ma oggi è tutta la Giordania che sembra unita nella reazione di shock e di sdegno contro l’Isis, dopo che nei mesi precedenti il Paese era parso diviso sull’opportunità di partecipare ai raid aerei della Coalizione. Anche Murad al Adayleh, uno dei leader dei Fratelli Musulmani giordani, movimento che con le autorità di Amman ha rapporti tesi, ha condannato l’uccisione del pilota: “Questa non è la morale dell’Islam, e non ha niente a che fare con i musulmani”, ha affermato Adayleh.
La rabbia si diffonde anche attraverso i social network. Un imprenditore giordano ha annunciato via Facebook di aver messo una taglia da un milione di dollari sulla testa di Abu Bakr al-Baghdadi, autoproclamato califfo dell’Is. Lo scrivono i media di Amman, precisando che la taglia vale se al-Baghdadi viene consegnato vivo, mentre scende a 100.000 dollari per chi riesce a ucciderlo. “Sono Hani Abu Asfar, presidente del consiglio di amministrazione della holding del gruppo Asfar – si legge sulla pagina dell’imprenditore – annuncio un premio di 100.000 dollari per chi riesce a portarci la testa di quello che viene chiamato al-Baghdadi. Annuncio inoltre un premio da un milione di dollari a chi riesce a consegnare vivo quest’uomo malvagio”. Già in precedenza, il governo statunitense ha offerto per la cattura di al-Baghdadi una taglia da 10 milioni di dollari.
La reazione più dura, destinata ad avere strascichi nel dibattito che si è aperto nel mondo arabo, è arrivata dall’università di al-Azhar del Cairo, alta autorità musulmana riverita dai sunniti nel mondo, ha emesso un comunicato esprimendo rabbia profonda. L’università ha definito i militanti “un gruppo satanico, terrorista”. Il grande sceicco di al-Azhar, Ahmed al-Tayeb, ha detto che gli assassini stessi meritando di essere “uccisi, crocifissi o anche di avere i loro arti amputati”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02 ... i/1396644/
Il mondo arabo è attraversato da un'onda tellurica dopo la barbara uccisione del pilota Muath al-Kasaesbeh. La Giordania ha risposto giustiziando la terrorista di cui i terroristi avevano chiesto la liberazione e promette una "guerra senza sosta". L'università egiziana, alta autorità musulmana riverita dai sunniti nel mondo, si è espressa in favore della morte degli assassini
di F. Q. | 4 febbraio 2015
Una condanna a morte per rispondere ad un assassinio. La vita, e la morte, della Sajida Al Rishawi opposta alla barbara uccisione di Muath al-Kasaesbeh. Sangue su sangue. La Giordania ha risposto con l’impiccagione della terrorista di cui lo Stato Islamico aveva chiesto la liberazione alla messa a morte del suo pilota militare, mentre il mondo arabo è attraversato da un’onda tellurica. Le reazioni al rogo inscenato per uccidere l’ostaggio giordano vanno dalla condanna della “disumana uccisione” arrivata da Teheran a quella pronunciata dall’università Al Azhar del Cairo: “Gli assassini meritano di essere uccisi, crocifissi o anche di avere i loro arti amputati”.
Per tutta la giornata la tv di Stato giordana ha deciso di trasmettere i propri programmi tenendo in sovrimpressione, in alto a sinistra sullo schermo, l’immagine fissa di Muath al-Kasaesbeh. Re Abdallah ha interrotto la sua visita negli Stati Uniti ed è tornato precipitosamente ad Amman, non prima di aver chiuso un nuovo accordo di collaborazione con Washington: gli Usa verseranno nelle casse del Paese un miliardo di dollari l’anno per i prossimi tre anni, aumentando un budget che era di 660 milioni l’anno per 5 anni. La Giordania intensificherà il suo impegno nella coalizione internazionale contro lo Stato islamico, ha annunciato un portavoce del governo di Amman, Mohammad al-Momani, aggiungendo che re Abdullah di Giordania è stato impegnato in giornata un incontro di funzionari della sicurezza e ha promesso una guerra senza sosta contro lo Stato islamico “per proteggere la nostra fede, i nostri valori e i principi umani”.
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Da Damasco, intanto, arriva alle autorità giordane una nuova offerta di collaborazione: il regime di Bashar al-Assad ha invitato la Giordania a “cooperare nella lotta contro il terrorismo rappresentato dallo Stato islamico e dal Fronte al-Nusra (il braccio di Al Qaeda in Siria, ndr)”.
Le immagini di al-Kasaesbeh che arde tra le fiamme ha scosso il Paese. Safi al-Kassasbeh, padre del pilota, ha chiesto”vendetta” per il figlio, invitando le tribù giordane a fare fronte comune contro lo Stato islamico e la Coalizione internazionale a guida americana, di cui Amman fa parte, a “distruggere” i jihadisti. A Karak, città natale del pilota, manifestanti hanno marciato per le strade chiedendo anch’essi “vendetta” e gridando slogan di sostegno al re Abdallah. Ma oggi è tutta la Giordania che sembra unita nella reazione di shock e di sdegno contro l’Isis, dopo che nei mesi precedenti il Paese era parso diviso sull’opportunità di partecipare ai raid aerei della Coalizione. Anche Murad al Adayleh, uno dei leader dei Fratelli Musulmani giordani, movimento che con le autorità di Amman ha rapporti tesi, ha condannato l’uccisione del pilota: “Questa non è la morale dell’Islam, e non ha niente a che fare con i musulmani”, ha affermato Adayleh.
La rabbia si diffonde anche attraverso i social network. Un imprenditore giordano ha annunciato via Facebook di aver messo una taglia da un milione di dollari sulla testa di Abu Bakr al-Baghdadi, autoproclamato califfo dell’Is. Lo scrivono i media di Amman, precisando che la taglia vale se al-Baghdadi viene consegnato vivo, mentre scende a 100.000 dollari per chi riesce a ucciderlo. “Sono Hani Abu Asfar, presidente del consiglio di amministrazione della holding del gruppo Asfar – si legge sulla pagina dell’imprenditore – annuncio un premio di 100.000 dollari per chi riesce a portarci la testa di quello che viene chiamato al-Baghdadi. Annuncio inoltre un premio da un milione di dollari a chi riesce a consegnare vivo quest’uomo malvagio”. Già in precedenza, il governo statunitense ha offerto per la cattura di al-Baghdadi una taglia da 10 milioni di dollari.
La reazione più dura, destinata ad avere strascichi nel dibattito che si è aperto nel mondo arabo, è arrivata dall’università di al-Azhar del Cairo, alta autorità musulmana riverita dai sunniti nel mondo, ha emesso un comunicato esprimendo rabbia profonda. L’università ha definito i militanti “un gruppo satanico, terrorista”. Il grande sceicco di al-Azhar, Ahmed al-Tayeb, ha detto che gli assassini stessi meritando di essere “uccisi, crocifissi o anche di avere i loro arti amputati”.
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Re: "Allahu Akbar!"
Cosa ne pensano gli italiani.
La vox populi.
ChaosManor • 18 minuti fa
Forse, come è avvenuto nella nostra storia occidentale, è necessario che il fondamentalismo religioso mostri tutta la sua insensata violenza, perché gli uomini comincino a rendersi conto dell'importanza di poter pensare con la propria mente
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Silvio Cozzamara • 34 minuti fa
Giusto per provocare: mi manca il commento di DiBattista.....
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PaolettoV • 34 minuti fa
Venga applicata la legge del taglione. La comunità internazionale si adoperi per elaborare una strategia che ponga fine alla deriva del neonazismo arabo del terrore.
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Otello • 38 minuti fa
questi sono crimini di guerra, sono atti di crudeltà che rendono inutili tutte le eventuali vittorie conseguite sul campo.
i comandanti militari di isis devono saperlo benissimo, quindi significa che quelli che combattono sul campo sono alle dirette dipendenze di altri che non combattono ma evidentemente tengono il cordone della borsa.
domanda: in quale paradiso fiscale segreto, anzi segretissimo si trova il tesoro dei tagliagole e perchè risulta intoccabile?
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martin • 39 minuti fa
era ora che anche i mondo arabo si mettesse contro questi tizzi ,è da vedere la posizione dell'arabia saudita che secondo me è sempre troppo in bilico .
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La vox populi.
ChaosManor • 18 minuti fa
Forse, come è avvenuto nella nostra storia occidentale, è necessario che il fondamentalismo religioso mostri tutta la sua insensata violenza, perché gli uomini comincino a rendersi conto dell'importanza di poter pensare con la propria mente
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Silvio Cozzamara • 34 minuti fa
Giusto per provocare: mi manca il commento di DiBattista.....
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PaolettoV • 34 minuti fa
Venga applicata la legge del taglione. La comunità internazionale si adoperi per elaborare una strategia che ponga fine alla deriva del neonazismo arabo del terrore.
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Otello • 38 minuti fa
questi sono crimini di guerra, sono atti di crudeltà che rendono inutili tutte le eventuali vittorie conseguite sul campo.
i comandanti militari di isis devono saperlo benissimo, quindi significa che quelli che combattono sul campo sono alle dirette dipendenze di altri che non combattono ma evidentemente tengono il cordone della borsa.
domanda: in quale paradiso fiscale segreto, anzi segretissimo si trova il tesoro dei tagliagole e perchè risulta intoccabile?
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martin • 39 minuti fa
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