Diario della caduta di un regime.

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camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

Repubblica 2.2.15
L’andirivieni tra Matteo e Silvio che porta Alfano in un vicolo cieco
Con la marcia indietro sul Quirinale si salvano i posti nel governo, ma svanisce il quid politico
L’idea di riunire i moderati extra-Berlusconi si coltiva fuori dalle astuzie
Occorre slancio sui temi liberali. L’alternativa è una nicchia del 3 per cento

di Stefano Folli

IL PARADOSSO del centrodestra, uscito disintegrato dalle grandi manovre di Renzi, è tutto in una circostanza: il vicolo cieco di Alfano, capo del piccolo partito centrista che avrebbe dovuto costruire l’alternativa «moderata» a Renzi e al Pd.

È facile parlare di dissesto complessivo di Forza Italia e dell’ultimo Berlusconi, ma la crisi parte dalla tenaglia che ha imprigionato l’Ncd-Udc dopo l’andirivieni intorno alla candidatura Mattarella.

Si è creata una di quelle situazioni, rare e maledette, in cui si perde comunque, quale che sia la mossa compiuta.

Inutile dire che i politici accorti fanno il contrario: si tengono una porta aperta, in modo da apparire vincitori in ogni caso.

Alfano e i suoi hanno fatto l’opposto. Scenario uno: se fossero rimasti ancorati al «no», in sintonia con Berlusconi, avrebbero dovuto uscire dal governo.

Come è noto, Alfano è ministro dell’Interno; Lupi dei Trasporti e delle Infrastrutture; Beatrice Lorenzin della Sanità; Casini è presidente della commissione Esteri del Senato. Una compagine ben rappresentata, perfino troppo rispetto alla forza elettorale e al peso politico.

Se avessero rifiutato di eleggere il cattolico Mattarella per restare a fianco di Berlusconi, avrebbero perso tutto.

Viceversa — scenario due — con il ritorno sotto l’ombrello di Renzi i centristi hanno salvato gli incarichi, ma non la loro ragion d’essere.

Oggi sono diventati un «cespuglio » del renzismo, o se si vuole del «partito della nazione» vagheggiato dal premier con argomenti convincenti.

La prospettiva strategica (costruire tassello dopo tassello una nuova area moderata post- Berlusconi) appare ormai archiviata: o meglio, diventa un generico progetto buono per i «talk show», quando si tratteggiano le «vaste praterie » del consenso che si aprirebbero al di là di Renzi e prima di arrivare all’anti-Europa di Salvini.


La permanenza nel governo è consolatoria, ma — come è ovvio — non serve a costruire un’alternativa a Renzi.

Anzi, dopo la marcia indietro su Mattarella, Alfano dovrà stare attento a non alzare troppo la voce con il presidente del Consiglio.


Certi ministeri di peso sono a rischio e non a caso anche all’interno del Ncd si avvertono mormorii critici. È quindi uno scomodo paradosso.

I centristi avrebbero perso in ogni modo, ma oggi è la loro prospettiva politica che si è disfatta.

Per mascherare le difficoltà, avrebbero avuto bisogno che il «patto del Nazareno » resistesse secondo l’interpretazione iniziale: un condominio Renzi-Berlusconi per la gestione della legislatura, una vera e propria diarchia.

Il primo alla guida del governo, il secondo come semi-alleato debole ma utile.

Dentro tale cornice, Alfano e Casini avrebbero legittimato un ruolo di cerniera.

Ne sarebbero derivati riconoscimenti pubblici e istituzionali, anche se forse la presidenza della Repubblica era troppo pretendere.

Oggi il mondo si è capovolto e i centristi sono di fronte all’alternativa: o essere irrilevanti nel governo Renzi o abbandonare presto o tardi la vita di rendita per cominciare una traversata del deserto (nel vero senso del termine).

In fondo l’idea del «partito della nazione» in origine era di Casini, il quale però, a differenza di Renzi, non ha saputo o voluto svilupparla.

Può darsi che esista ancora lo spazio per un secondo partito «nazionale », secondo la teoria di Parisi, ma allora bisogna prepararsi a edificarlo al di fuori del piccolo cabotaggio quotidiano e delle piccole astuzie tattiche.

Occorrono temi e proposte di natura liberale; un progetto per le istituzioni che non sia solo la clausola del 3 per cento nella riforma elettorale; un europeismo che non ricalchi i vecchi, collaudati modelli.


Senza dubbio un simile disegno va al di là di Berlusconi, anzi tende a superare Forza Italia e i suoi tormenti.

In fondo Salvini e la sua Lega nazionalista dimostrano che è possibile farlo, sia pure da un posizione incompatibile con una prospettiva di governo.

C’è anche un’altra strada: limitarsi agli accordi di sopravvivenza in vista delle elezioni regionali. Ma allora occorre rassegnarsi a lasciare a Renzi tutto il campo, accontentandosi di una nicchia del 3 per cento.
erding
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da erding »

...un treno di lusso

con lontana destinazione

Vedeva gente riverita

pensava a quei velluti, agli ori,

pensava al magro giorno

della sua gente attorno

pensava un treno pieno di signori.

...
(f.g.)

Non so perchè, o forse lo so, seguendo la diretta da Montecitorio mi vengono in mente questi versi.

scusatemi, un saluto a tutti
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

erding ha scritto:...un treno di lusso

con lontana destinazione

Vedeva gente riverita

pensava a quei velluti, agli ori,

pensava al magro giorno

della sua gente attorno

pensava un treno pieno di signori.

...
(f.g.)


Non so perchè, o forse lo so, seguendo la diretta da Montecitorio mi vengono in mente questi versi.

scusatemi, un saluto a tutti

Caro erding, puoi spiegarci a cosa hai associato quei versi al presente?
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

Se a scuola non avete compreso le motivazioni di fondo che hanno caratterizzato la politica fiorentina dal XII al XIV secolo, oggi ne avete l'occasione.


FORZA ITALIA A PEZZI LA TRAGICOMMEDIA FINISCE NEL RICATTO
(Fabrizio d’Esposito).
03/02/2015 di triskel182


IDENIS VERDINI, ODIATO DA TUTTO IL PARTITO, NON SI DIMETTE E BERLUSCONI NON LO PUÒ MOLLARE: È LUI IL CUSTODE DEGLI ACCORDI CON RENZI (A CUI BISOGNA RIMANERE AGGRAPPATI).


Seppur screpolate, consumate e rigide per gli strati marroni di cerone, le maschere del berlusconismo restano uno spettacolo tragicamente fantastico. Lo choc per l’elezione di Sergio Mattarella al Quirinale ha sdoppiato ancora di più la personalità del Condannato. Argomento: l’epurazione o meno di Denis Verdini, il custode azzurro di tutti i segreti del patto del Nazareno. Domenica pomeriggio ad Arcore. Silvio Berlusconi è al telefono con un parlamentare di alto rango del suo partito. Uno sfogo, l’ennesimo: “È vero, Renzi mi ha tradito, i patti non erano questi, ma fosse per me ammazzerei tutti. Verdini? Resta con noi, non se ne andrà. Non succederà”. Clic. Altro squillo. Altra conversazione. Stavolta parla con un’ex ministra, intima del cerchio magico, in particolare di Giovanni Toti. Il Pregiudicato cambia subito versione su “Denis”: “Sono stati lui e Renzi a fregarmi. Stai tranquilla, per Verdini è finita”. Il condannato e il macellaio Quale dei due Berlusconi dice la verità? Probabilmente nessuno.

Racconta una fonte azzurra informata, senza tanti fronzoli: “Verdini tiene per le palle il presidente”. Il punto, dunque, è tutto qui: chi tiene PLURINQUISITO e plurimputato, Denis Verdini è stato l’artefice del patto del Nazareno. Dopo il disastro su Mattarella, il cerchio magico ha chiesto la sua testa. Ma lui resiste. Confida soprattutto nella norma del 3 per cento, la Salvasilvio. E se dovesse andarsene potrebbe fare un gruppo autonomo filorenziano. per le palle chi. Il Condannato sa perfettamente che i dati della scatola nera del Nazareno sono in mano a Verdini e Gianni Letta. Ma se quest’ultimo è una sorta di eunuco andreottiano destinato a seguire l’Imperatore sino in fondo, nel bene e nel male, non è così per il toscano che di fatto ha inventato l’accordo con il suo corregionale oggi presidente del Consiglio. Ieri, lo sherpa plurimputato e plurinquisito di Forza Italia ha rotto il suo proverbiale silenzio e ha mandato un pizzino pubblico a uso interno. Sostiene Verdini: “Il patto del Nazareno è una questione politica, non notarile, ed è evidente che facendo insieme le riforme elettorali e costituzionali si dovesse arrivare a un presidente condiviso”. Poi, le vere stoccate. La prima: “Io penso che i numeri del Parlamento sono talmente grandi che Renzi poteva fare qualunque altra cosa, noi siamo abbastanza irrilevanti”. La INSIEME a Mariarosaria Rossi, Giovanni Toti, consigliere di B. mai diventato delfino, costituisce il fronte anti-Verdini. Il problema è che Berlusconi, come al solito, fa sempre dieci parti in commedia e dà ragione a tutti. Con loro sarebbe schierata persino Marina, la primogenita. Molto più terra terra potrebbero allearsi con Fitto. traduzione di questa frase indica la filosofia verdiniana sull’indispensabilità dell’inciucio con Renzi: “Caro Silvio se rompi con Matteo e ti rinchiudi nella tua Salò con Toti e la Rossi non abbiamo più speranze. Da soli non contiamo nulla”. Ed è proprio alla Badante del Pregiudicato, alias Mariarosaria Rossi, che aveva stroncato la gestione del Nazareno da parte di Verdini e Letta (“duo tragico”), che è indirizzato il secondo messaggio di “Denis”: “Resto dove sono, non è nel mio Dna dimettermi”. La delega fiscale e la salva Silvio Aggiunge la fonte azzurra convinta che Verdini tenga “per le palle il presidente”: “Aspettiamo il 20 febbraio, quel giorno vediamo se abbiamo ragione noi oppure quelle pu….e che si tiene intorno”. Insulti a parte, il 20 febbraio sarà il giorno della verità sulla Salvasilvio del 3 per cento. Ma Verdini non ha solo quest’arma di pressione. Qualora la guerra di questi giorni dovesse portare a una conta mortale, senza feriti, lui potrebbe giocarsi la carta del gruppo autonomo. Nonostante le smentite, il successo avuto dai franchi soccorritori forzisti pro-Mattarella ha delineato la forza numerica dei verdiniani. In tutto i voti azzurri al nuovo capo dello Stato sono stati 70, di cui almeno 40 riconducibili al custode del patto. Ed è per questo che, per B., l’unica stra- ALFANO è stato forse il più dilettante di tutti nella partita del Quirinale. Pur di mantenere la poltrona del Viminale è rimasto in mezzo al guado, prendendo schiaffi da tutti. E adesso dal suo partitino ministeriale cominciano a scappare tutti. Ieri la portavoce Barbara Saltamartini ha annunciato l’addio: andrà nella Lega. da percorribile resta quella di “rimanere aggrappato con unghie e con i denti al patto del Nazareno”. I nazareni e i boy-scout La resurrezione del Nazareno è ovviamente uno schiaffo per i soci del contropatto radunati nel fatale cerchio magico di B. insieme con il barboncino Dudù. Oltre alla già citata Rossi, un altro pasradan anti-Denis è Giovanni Toti, che ieri ha proposto il patto dei quarantenni di Forza Italia, subito sbeffeggiato da Renato Brunetta (il capogruppo che sta solo con se stesso, in odio a tutti): “Faremo un patto per ogni generazione, dai settantenni ai boy-scout”. L’obiettivo è di allearsi con Fitto contro l’ala nazarena. Agli occhi di Verdini, il cerchio magico ha la colpa principale di aver riportato Angelino Alfano ad Arcore. La ritrovata alleanza tra Fi e Ncd ha infatti sparigliato le trattative del Nazareno sul capo dello Stato e affossato le speranze berlusconiane di far eleggere Giuliano Amato. I superstiti del cespuglio Il versante alfaniano della tragicommedia del centrodestra post-Mattarella offre altre scene notevoli. Come quella del ministro ciellino Maurizio Lupi che intima al premier di “non trattare Ncd come uno zerbino”. Nel frattempo, nel partitino ministeriale di Alfano, prosegue la crudele cerimonia degli addii. Il più pesante, per il momento, è quello della portavoce Barbara Saltamartini che preso atto dell’esistenza di Ncd come “cespuglio di centro” non particolarmente influente. Quasi certamente, nei prossimi giorni, la Saltamartini approderà nel gruppo della Lega di Matteo Salvini. In fondo, dopo lo choc renziano su Mattarella, diventa ancora più drammatico il problema della sopravvivenza elettorale. In questa chiave va letta la faida di Forza Italia. In ballo ci sono i pochi seggi, non più di 70, previsti dall’Italicum. E adesso ci sono da accontentare anche gli alfaniani superstiti.


Da Il Fatto Quotidiano del 03/02/2015.ita politica fiorentina dal XII al XIV, oggi ne avete l'occasione.
erding
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da erding »

camillobenso ha scritto:
erding ha scritto:...un treno di lusso

con lontana destinazione

Vedeva gente riverita

pensava a quei velluti, agli ori,

pensava al magro giorno

della sua gente attorno

pensava un treno pieno di signori.

...
(f.g.)


Non so perchè, o forse lo so, seguendo la diretta da Montecitorio mi vengono in mente questi versi.

scusatemi, un saluto a tutti

Caro erding, puoi spiegarci a cosa hai associato quei versi al presente?
Caro camillobenso, c'è poco da spiegare ...penso.
Sarà stato “i velluti e gli ori” del palazzo, il luccichio degli ambienti,
il contegno falsamente serioso e ipocrita dei personaggi,
così stridente con la situazione reale del paese in difficoltà.

Se solo ci fosse autentica sincera empatia!

un saluto erding
Rom
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da Rom »

Immagino che il nostro patto, non scritto, sia quello di essere sinceri, nelle nostre discussioni: anche a rischio di essere fastidiosi, e di sbagliare ed essere rimproverati.
Ecco, io sono sincero, mentre non sono sicuro di avere ragione - non sono certo di avere i sentimenti giusti, e tuttavia questi sono.

Queste ricostruzioni dettagliate, che sembrano scendere nelle viscere di questo tardo impero - come lo sono alcuni articoli del Fatto - mi mettono a disagio, mi annoiano, e aggiungono solo dati su dati a un cumulo che ormai ha raggiunto le dimensioni di una collina, anzi di una montagna himalayana.
Io credo che, quando si parla della crisi dei talk show politici, si parla proprio di questo genere di estenuazione, dovuta alla presenza parossistica, ossessiva, rigirata in tutte le sfaccettature possibili di questa "solita gente" e dei loro pallosissimi discorsi, maneggi, trucchi & ipocrisie: li abbiamo capiti, inquadrati, masticati e digeriti da anni, ne conosciamo ogni smorfia del viso e ne prevediamo ogni sospiro. Basta.
Io non ne posso più: faccio obiezione di coscienza.
I nostri pensieri hanno il mal di schiena a forza di stare chinati, a seguire questa cosa che si chiama ancora, convenzionalmente, politica, ma è niente di più che una bottega, con annesso retrobottega, di merce taroccata.
Eravamo giovani, eravamo arroganti, eravamo ridicoli, eravamo eccessivi, eravamo avventati. Eravamo bandiere rosse. E avevamo ragione.
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

Si vede che il condono l'ha rimesso in forma. E' tornato ad essere una mina vagante.


Berlusconi a Bindi: “Si è commossa, non ce lo aspettavamo da un uomo”


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Silvio Berlusconi contro Rosi Bindi, ultima puntata. Durante il rinfresco che ha seguito la cerimonia di insediamento di Sergio Mattarella al Quirinale, Renato Brunetta si avvicina con la Presidente dell’Antimafia a Berlusconi. Matteo Renzi, temendo le scintille, si scansa e spiega: “Qui accanto c’è il terzetto Brunetta, Bindi, Berlusconi”. Il colloquio tra i due inizia sotto i migliori auspici ma il Cavaliere non resiste: “Ho visto che ha versato lacrime di commozione. Non ci aspettavamo da un uomo, pardon da una donna, come Bindi, tante lacrime”. Pronta la replica della Bindi: “E io mi aspettavo da lei che fosse diventato un po’ più galante…”. Berlusconi sorride e si porge verso di lei per un baciamano: “Signora, io sono sempre galante…”.

Lo scontro a distanza tra l’ex premier e l’esponente del Pd va avanti da tempo. Il 7 ottobre del 2009 si disputò un’epico scontro tra i due. Bindi sedeva sulle poltroncine bianche nello studio di Porta a Porta e discuteva con Bruno Vespa della sentenza con la quale la Corte Costituzionale aveva bocciato il Lodo Alfano. Al telefono Berlusconi spiega che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, “aveva garantito con la sua firma che questa legge sarebbe stata approvata” e che “data la sua notoria influenza sui giudici di sinistra“, sarebbe stato sufficiente “che il capo dello Stato intervenisse con la sua nota influenza di tutti i capi dello Stato sui componenti della Corte» e ci sarebbe stato un voto favorevole sul lodo Alfano. Parole che innescavano la reazione dell’allora vicepresidente della Camera. Influenza “Su che cosa?”, domandava la Bindi, che poi alzava la voce: “No, non è possibile. Queste sono affermazioni gravissime“. “Sento parlare la signora Rosy Bindi – replica il premier – è sempre più bella che intelligente“.

L’ex Cavaliere è in forma. Lo dimostra la barzelletta raccontata durante il ricevimento al Colle. “Un siciliano viene fermato per dei controlli. ‘Cos’hai nella borsa?’, gli viene chiesto. ‘Una calcolatrice‘, è la risposta. Ma dentro la borsa viene trovata una lupara. ‘Ebbè, noi i conti li facciamo così…”., racconta gigioneggiando il Cav, che subito dopo rivela: la storiella “l’ha raccontata ieri sera Bossi che ha una moglie siciliana”.

La prima soddisfazione di giornata l’ex Cavaliere l’aveva data ai suoi fan, ma anche ai suoi detrattori, subito dopo il discorso tenuto da Sergio Mattarella dinanzi alle Camere riunite. “Non lo conosco personalmente – ha detto Berlusconi del nuovo capo dello Stato – ma mi sembra una brava persona. Mattarella ha una bella immagine, con quei capelli bianchi ed è conciso, che non guasta”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02 ... o/1393938/
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

Corriere 3.2.15
Il centrodestra è alla deriva ma non ha alternative
di Massimo Franco

Il centrodestra continua a dire che «nulla sarà come prima».

E il tono vuole essere minaccioso nei confronti di Matteo Renzi, accusato di aver fatto eleggere Sergio Mattarella al Quirinale scavalcando FI e Ncd.

Ma l’insistenza finisce soprattutto per sottolineare la sconfitta di Silvio Berlusconi e di Angelino Alfano.


Si accompagna a uno sbandamento progressivo dei due partiti, con tanto di abbandoni.

E deve fare i conti con parole del premier che non suonano come una mano tesa, quanto piuttosto come perentori inviti a superare il trauma: a «leccarsi le ferite», dice testualmente, e a decidere se sono ancora intenzionati a fare le riforme.


Sono pochi quelli che suggeriscono di abbassare i toni con Palazzo Chigi, nel timore fondato di un nuovo schiaffo renziano.

L’atteggiamento del presidente del Consiglio è quello del vincitore poco disposto a cedere qualcosa: basta registrare il modo in cui ha bollato come «vecchi riti» la richiesta di una verifica della maggioranza da parte del Ncd.

D’altronde, Alfano è ministro dell’Interno e non può tirare troppo la corda senza scaricare le contraddizioni del suo partito sulla stabilità del governo.

Quanto a Berlusconi, sa che, in caso di rottura con il Pd sulla legge elettorale o sul nuovo Senato, potrebbero essere rimessi in discussione i cento capilista bloccati, chiesti e ottenuti dall’ex Cavaliere.

La minoranza che fa capo a Pier Luigi Bersani insiste sull’esigenza di rivedere il progetto.

Si tratterebbe infatti di un sistema che prevede «troppi nominati», ha avvertito l’ex segretario subito dopo l’elezione di Mattarella, alimentando la vulgata di FI secondo la quale Renzi si sarebbe sbilanciato a sinistra per tenere unito il Pd.


In realtà, l’unica novità è che il patto del Nazareno è stato brutalmente ridimensionato e declinato con FI in posizione subordinata rispetto a Palazzo Chigi.

L’ipotesi che Renzi si pieghi alle richieste della minoranza o approdi ad una nuova coalizione con Sel appare assai poco verosimile.

La verità è che per giustificare i propri errori, FI e Ncd attaccano il premier.

Dentro FI si tenta il «processo» contro Denis Verdini, uomo di raccordo tra Berlusconi e Renzi.

E il Nuovo centrodestra perde pezzi.

Esponenti come Maurizio Sacconi e Gaetano Quagliariello lasciano capire che Ncd dovrebbe porsi il problema della stessa permanenza al governo: un tema che metterebbe in seria difficoltà Alfano.

E Maurizio Lupi manda a dire a Palazzo Chigi: «Non siamo i tappetini o i cespugli di Renzi».

Si tratta di convulsioni che mostrano per intero le frustrazioni del principale alleato di governo.

Eppure, una via d’uscita non si vede.

L’ipotesi di un nuovo patto con FI andando oltre la leadership berlusconiana sa di già visto.

FI non può che appoggiare l’agenda istituzionale del governo, seppure dall’opposizione e con diffidenze e malumori crescenti.


La stessa idea, che qualcuno accarezza, di ricostruire un’alleanza con la Lega viene liquidata dal segretario Matteo Salvini come «operazione a tavolino».

E poi, il 20 febbraio il Consiglio dei ministri dovrà decidere se cambiare il decreto che depenalizza la frode fiscale sotto il 3 per cento dell’imponibile: la norma sospesa da Renzi perché si diceva servisse a Berlusconi.

Il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, tende a rivendicarla.

Ribadisce che le riforme vanno fatte insieme con FI.

Ma aggiunge che in ogni caso «la maggioranza ha i voti per approvarle da sola». Avvertimenti col sorriso sulle labbra.
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

PALAZZO
Per l'Ncd di Alfano l'enigma è il futuro
L'Ncd urla contro Renzi, ma in privato confida: "Il governo è un falso problema". Quello vero è il percorso dei prossimi mesi: con l'Italicum, un Berlusconi con cui allearsi è necessario
DI SUSANNA TURCO
02 febbraio 2015



Nell’Ncd lo chiamano “l’incubo di finire come Scelta civica”: ossia a pezzi in Parlamento, e ridotti allo zerovigola fuori. Il timore non è infondato: ma per riuscirci ci vuol tempo e costanza. Non basta solo un’elezione di capo dello Stato.

Certo, dopo il voto su Mattarella – “una gestione penosa” la definisce Filippo Berselli sbattendo la porta - il partito di Angelino Alfano sembra un pugile dopo il ring. E’ tutto un livido. La portavoce Barbara Saltamartini lascia il partito, Maurizio Sacconi la presidenza del gruppo al Senato. A Palazzo Madama, altri sei sarebbero pronti a lasciare. Volano polemiche su Alfano, il suo ruolo di ministro e i suoi tentennamenti. Nunzia De Girolamo tace. Maurizio Lupi al contrario urla contro Renzi: “Non siamo tappetini”, regalando così all’avversario un’altra immagine con cui definirli. L’ex governatore Roberto Formigoni twitta al galoppo la necessità di “una verifica”, virata anche in chiave intimista: “Oggi si comincia un lavoro duro su noi stessi e su ns rapporto col governo”.

In attesa che le tumefazioni si riassorbano – son sempre neocentristi e moderati dopotutto - c’è in effetti un gran strillare contro “Renzi e i suoi metodi”: tuttavia, non è il governo il vero nodo che agita l’Ncd. “Discutere se lasciarlo o meno è sciocco: è un falso problema”, dice infatti uno di loro. Alfano, in effetti, non sembra affatto propenso a porselo: ma, più che per l’attaccamento alla poltrona, lo fa per il terrore del deserto che c’è fuori. Il problema, in questo senso, “non è Renzi: è Berlusconi”. Spiegano nell’Ncd: “E’ chiaro che il premier, via via che passa il tempo, ci voglia ridimensionare il più possibile. E’ naturale”. Il punto è il futuro: vale a dire, dopo il governo cosa farà il Nuovo centrodestra di se stesso? Alfano come farà a tornare in Parlamento?

Se vuol sperare di riuscirci, da solo non può restare: tanto meno adesso che l’Italicum si concretizza. “La legge elettorale premia la lista, dunque ci obbliga in qualche modo a dialogare, a ricostruire un centrodestra”, dicono sia in Fi che in Ncd, che nei vari altri cespugli del Pdl che fu. In questo senso, l’elezione per il Quirinale è stata un assaggio, una prova tecnica di quel che accadrebbe dopo le elezioni, con “Renzi che ha il 55 per cento e uno spazio di manovra infinito per fare quel che vuole”.

Lo schema è destinato a ripetersi, perché è troppa la differenza di punti che c’è tra il Pd e gli altri partiti. Proprio per provare a cambiare gli scenari, già da settimane, Alfano e Berlusconi avevano ricominciato a dialogare. Un lento riavvicinamento in vista delle elezioni (regionali prima, politiche poi). “Positivo incontro con FI,condividiamo radici e valori. Alfano e Berlusconi antepongono senso dello Stato a eventuali incomprensioni personali”, scriveva ottimista Nunzia De Girolamo il 21 gennaio, una vita fa. Ecco, mentre si stava apparecchiando il tavolone della riunificazione, però, è arrivata la tragica gestione del voto su Mattarella: che non solo ha spaccato di nuovo Fi da Ncd, ma ha pure dimostrato l’incapacità gestionale sia dell’uno che dell’altro leader, e dunque creato il caos nei rispettivi partiti.


Presto sarà il turno di Forza Italia, ma per ora è Alfano ad accusare la botta. In attesa del prossimo vertice “definitivo” di domani, c’è chi (come la Saltamartini e qualche altro ex aennino) comincia a guardare con interesse alla Lega di Salvini. Se non altro, da quelle parti, il leader mostra una qualche vitalità.

http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... =HEF_RULLO
iafran
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Iscritto il: 17/01/2015, 9:10

Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da iafran »

Rom ha scritto:Immagino che il nostro patto, non scritto, sia quello di essere sinceri, nelle nostre discussioni: anche a rischio di essere fastidiosi, e di sbagliare ed essere rimproverati.
Ecco, io sono sincero, mentre non sono sicuro di avere ragione - non sono certo di avere i sentimenti giusti, e tuttavia questi sono.

Queste ricostruzioni dettagliate, che sembrano scendere nelle viscere di questo tardo impero - come lo sono alcuni articoli del Fatto - mi mettono a disagio, mi annoiano, e aggiungono solo dati su dati a un cumulo che ormai ha raggiunto le dimensioni di una collina, anzi di una montagna himalayana.
Io credo che, quando si parla della crisi dei talk show politici, si parla proprio di questo genere di estenuazione, dovuta alla presenza parossistica, ossessiva, rigirata in tutte le sfaccettature possibili di questa "solita gente" e dei loro pallosissimi discorsi, maneggi, trucchi & ipocrisie: li abbiamo capiti, inquadrati, masticati e digeriti da anni, ne conosciamo ogni smorfia del viso e ne prevediamo ogni sospiro. Basta.
Io non ne posso più: faccio obiezione di coscienza.
I nostri pensieri hanno il mal di schiena a forza di stare chinati, a seguire questa cosa che si chiama ancora, convenzionalmente, politica, ma è niente di più che una bottega, con annesso retrobottega, di merce taroccata.
“... Ma ai guasti di un pericoloso sgretolamento della volontà generale, al naufragio della coscienza civica nella perdita del senso del diritto, ultimo, estremo baluardo della questione morale, è dovere della collettività “resistere, resistere, resistere” come su una irrinunciabile linea del Piave." (Francesco Saverio Borrelli, 12/01/2002)
Non potevo che pensare a quest'appello, non per sopportare i mal di pancia dei talk-show ma per mostrare a quelli che propinano queste insignificanti "scenette politiche" che c'è un'altra Italia in condizione di criticare il "loro" quotidiano, quella che pensa di progettare diversamente, non in loro concorrenza o in loro alternativa, ma per politica, per un'impellente necessità sociale.
L'omologazione può essere da tutti ... una posizione propria può essere illuminante per tanti, come è potuta essere l'opinione di Marco Travaglio sul discorso del nuovo PdR, propostaci da camillobenso, ieri sera alle 21:34 (http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... 542#p36542).
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