E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA
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E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA
E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA
di Guido Viale, 3 febbraio 2015 -
Ma la Grecia pagherà il suo debito? Ed è vero che se non paga, a rimetterci saremo anche noi contribuenti italiani che abbiamo concorso al «salvataggio» della Grecia con 40 miliardi? No. È vero solo che lo Stato italiano, attraverso BCE e Fondo salva-stati, ha prestato alla Grecia 40 miliardi, aumentando di altrettanto il suo indebitamento. Ma quei soldi non ritorneranno mai indietro, sia che la Grecia si impegni a onorare il suo debito, sia che dichiari di non volerlo fare. Ovvero, sono iscritti nel bilancio dei due paesi come debiti e crediti che non verranno mai pagati né riscossi, ma che peseranno molto sulle loro politiche economiche.
In realtà, nessuno Stato ha mai restituito i propri debiti. Per lo più, sono stati «riassorbiti»: o con l’inflazione o con la crescita del Pil. Entrambe le cose riducono nel tempo il rapporto debito/Pil: perché il numeratore è espresso in valori costanti mentre il denominatore aumenta con l’inflazione, con la crescita, o con entrambe. Oppure sono stati ridotti, quei debiti, con condoni o default (insolvenze), più frequenti di quanto si dica. Ciononostante i governi dell’Unione europea si sono impegnati, con il Fiscal compact, in un’impresa impossibile: restituire i loro debiti fino a riportarli, in vent’anni, al 60 per cento dei rispettivi Pil. Comunque sia la Grecia non ha e non avrà mai il denaro per ripagare quel prestito, nemmeno se riuscisse a crescere a ritmi cinesi.
Cosa improbabile, dato che da quando la Trojka si è presa cura della sua economia il Pil della Grecia è evaporato, il suo debito è esploso, occupazione e produzione sono crollati. I miliardi prestati alla Grecia per «salvarla» sono finiti nelle banche tedesche: uno degli Stati «cicala» ha salvato le banche dello Stato «formica» per eccellenza. Che adesso li ringrazia accusandoli di sperperare il denaro dei suoi contribuenti! E’ la stessa operazione fatta con tutti gli altri Stati finiti sotto il controllo del FMI, come Portogallo e Irlanda, o sotto la «vigilanza» della BCE, come Spagna e Italia. Siamo accusati di aver vissuto «al di sopra delle nostre possibilità», mentre sono anni che salari, pensioni e spesa pubblica vengono tagliate per pagare, a banche e speculatori, interessi sempre più esosi (per l’Italia quasi 100 miliardi all’anno! Dal 1981 ad oggi, circa 3.500 miliardi: quasi una volta e mezza il debito pubblico del paese).
Perché nel 1981 c’è stato il «divorzio» tra Banca d’Italia e Governo (diventato poi separazione perpetua tra BCE e governi dell’eurozona). Che cos’è? Prima del 1981, quando il Governo italiano voleva finanziare una parte della propria spesa in deficit (cioè di spendere più di quello che incassava con le tasse) emetteva dei titoli di Stato (BOT e CCT), la Banca d’Italia li comprava e poi, se lo riteneva opportuno, li rivendeva a banche e risparmiatori; altrimenti li teneva e li pagava aprendo un conto corrente di pari importo a favore del Tesoro (quello che comunemente si chiama «stampare moneta»; o «moneta esogena»). Quel denaro, una volta entrato in circolazione attraverso le spese dello Stato, concorreva a sostenere la domanda globale, cioè gli sbocchi di mercato per le imprese e, attraverso di esse, l’occupazione; oppure, se le imprese italiane non erano in grado di soddisfarla con una maggiore produzione, la domanda aggiuntiva produceva un aumento dei prezzi (inflazione) o in un aumento delle importazioni (e, quindi, in un passivo nella bilancia commerciale, da riportare prima o dopo in equilibrio con una svalutazione).
Quel sistema è stato soppresso con la motivazione che favoriva una spesa pubblica fuori controllo e che l’inflazione innescava una spirale prezzi-salari che avrebbe distrutto l’equilibrio economico delle imprese. Da allora il deficit dello Stato viene finanziato solo «sul mercato», vendendo titoli di debito pubblico a risparmiatori, banche, assicurazioni e speculatori. Le conseguenze sono due: 1. gli interessi vengono fissati dal «mercato», cioè dalla speculazione; sono molto più elevati e si accumulano nel tempo a un tasso composto. In dieci anni il debito pubblico dell’Italia è infatti passato dal 60 al 120 per cento del PIL. 2. quando il debito pubblico diventa troppo elevato l’intera politica degli Stati finisce in mano all’alta finanza e agli speculatori. Che, per garantire il pagamento regolare degli interessi e il rimborso dei titoli di Stato alla loro scadenza (cosa che avviene rinnovandoli: cioè ricomprandoli con il ricavato di nuove emissioni), impongono agli Stati dei tagli sempre più feroci alla spesa pubblica: cioè a pensioni, sanità, istruzione, pubblico impiego e investimenti. Ma la BCE non ha certo smesso di creare nuovo denaro. Lo sta per fare anche ora con il quantitative easing (1140 miliardi!); ma non per darli ai governi in difficoltà, bensì a banche e speculatori.
Dunque la Grecia non ha colpe? E l’Italia nemmeno? No, non ne ha la maggioranza della popolazione, che non ha tratto alcun vantaggio da questi meccanismi; ma se ne sono avvantaggiati, e molto, coloro, sempre più ricchi, che avevano soldi da investire in queste operazioni. Ma le responsabilità ci sono, eccome! Le stesse in Grecia e in Italia. Si chiamano corruzione, evasione fiscale, elusione (l’evasione fiscale «legale»: specialità di Juncker quando era Presidente del Lussemburgo), interessi sul debito e spese inutili e dannose, come Grandi Opere, Grandi Eventi, armamenti. Olimpiadi e armi sono i due grandi capitoli di spesa, finanziati da banche tedesche e francesi, che hanno affondato il bilancio della Grecia. E sono spese che continuano a venir fatte anche in Italia. Mettendo insieme tutti i costi della corruzione, o quelli dell’evasione, o gli interessi sul debito, in soli venti anni abbiamo, per ciascuna di queste voci, una somma maggiore del debito pubblico del paese.
Eppure, dopo aver messo sotto accusa la Grecia per sperperare da cicala ciò che la formica Germania risparmia, le autorità europee e il FMI hanno affidato il risanamento del paese, e volevano continuare ad affidarlo, alla stessa maggioranza responsabile di quelle malversazioni. La situazione in Italia non è diversa: al posto di Pasok e Nuova Democrazia abbiamo Pd e Forza Italia; e al posto di Papandreu e Samaràs abbiamo Renzi e Berlusconi. È ora che anche da noi arrivi una Syriza italiana!
di Guido Viale, 3 febbraio 2015 -
Ma la Grecia pagherà il suo debito? Ed è vero che se non paga, a rimetterci saremo anche noi contribuenti italiani che abbiamo concorso al «salvataggio» della Grecia con 40 miliardi? No. È vero solo che lo Stato italiano, attraverso BCE e Fondo salva-stati, ha prestato alla Grecia 40 miliardi, aumentando di altrettanto il suo indebitamento. Ma quei soldi non ritorneranno mai indietro, sia che la Grecia si impegni a onorare il suo debito, sia che dichiari di non volerlo fare. Ovvero, sono iscritti nel bilancio dei due paesi come debiti e crediti che non verranno mai pagati né riscossi, ma che peseranno molto sulle loro politiche economiche.
In realtà, nessuno Stato ha mai restituito i propri debiti. Per lo più, sono stati «riassorbiti»: o con l’inflazione o con la crescita del Pil. Entrambe le cose riducono nel tempo il rapporto debito/Pil: perché il numeratore è espresso in valori costanti mentre il denominatore aumenta con l’inflazione, con la crescita, o con entrambe. Oppure sono stati ridotti, quei debiti, con condoni o default (insolvenze), più frequenti di quanto si dica. Ciononostante i governi dell’Unione europea si sono impegnati, con il Fiscal compact, in un’impresa impossibile: restituire i loro debiti fino a riportarli, in vent’anni, al 60 per cento dei rispettivi Pil. Comunque sia la Grecia non ha e non avrà mai il denaro per ripagare quel prestito, nemmeno se riuscisse a crescere a ritmi cinesi.
Cosa improbabile, dato che da quando la Trojka si è presa cura della sua economia il Pil della Grecia è evaporato, il suo debito è esploso, occupazione e produzione sono crollati. I miliardi prestati alla Grecia per «salvarla» sono finiti nelle banche tedesche: uno degli Stati «cicala» ha salvato le banche dello Stato «formica» per eccellenza. Che adesso li ringrazia accusandoli di sperperare il denaro dei suoi contribuenti! E’ la stessa operazione fatta con tutti gli altri Stati finiti sotto il controllo del FMI, come Portogallo e Irlanda, o sotto la «vigilanza» della BCE, come Spagna e Italia. Siamo accusati di aver vissuto «al di sopra delle nostre possibilità», mentre sono anni che salari, pensioni e spesa pubblica vengono tagliate per pagare, a banche e speculatori, interessi sempre più esosi (per l’Italia quasi 100 miliardi all’anno! Dal 1981 ad oggi, circa 3.500 miliardi: quasi una volta e mezza il debito pubblico del paese).
Perché nel 1981 c’è stato il «divorzio» tra Banca d’Italia e Governo (diventato poi separazione perpetua tra BCE e governi dell’eurozona). Che cos’è? Prima del 1981, quando il Governo italiano voleva finanziare una parte della propria spesa in deficit (cioè di spendere più di quello che incassava con le tasse) emetteva dei titoli di Stato (BOT e CCT), la Banca d’Italia li comprava e poi, se lo riteneva opportuno, li rivendeva a banche e risparmiatori; altrimenti li teneva e li pagava aprendo un conto corrente di pari importo a favore del Tesoro (quello che comunemente si chiama «stampare moneta»; o «moneta esogena»). Quel denaro, una volta entrato in circolazione attraverso le spese dello Stato, concorreva a sostenere la domanda globale, cioè gli sbocchi di mercato per le imprese e, attraverso di esse, l’occupazione; oppure, se le imprese italiane non erano in grado di soddisfarla con una maggiore produzione, la domanda aggiuntiva produceva un aumento dei prezzi (inflazione) o in un aumento delle importazioni (e, quindi, in un passivo nella bilancia commerciale, da riportare prima o dopo in equilibrio con una svalutazione).
Quel sistema è stato soppresso con la motivazione che favoriva una spesa pubblica fuori controllo e che l’inflazione innescava una spirale prezzi-salari che avrebbe distrutto l’equilibrio economico delle imprese. Da allora il deficit dello Stato viene finanziato solo «sul mercato», vendendo titoli di debito pubblico a risparmiatori, banche, assicurazioni e speculatori. Le conseguenze sono due: 1. gli interessi vengono fissati dal «mercato», cioè dalla speculazione; sono molto più elevati e si accumulano nel tempo a un tasso composto. In dieci anni il debito pubblico dell’Italia è infatti passato dal 60 al 120 per cento del PIL. 2. quando il debito pubblico diventa troppo elevato l’intera politica degli Stati finisce in mano all’alta finanza e agli speculatori. Che, per garantire il pagamento regolare degli interessi e il rimborso dei titoli di Stato alla loro scadenza (cosa che avviene rinnovandoli: cioè ricomprandoli con il ricavato di nuove emissioni), impongono agli Stati dei tagli sempre più feroci alla spesa pubblica: cioè a pensioni, sanità, istruzione, pubblico impiego e investimenti. Ma la BCE non ha certo smesso di creare nuovo denaro. Lo sta per fare anche ora con il quantitative easing (1140 miliardi!); ma non per darli ai governi in difficoltà, bensì a banche e speculatori.
Dunque la Grecia non ha colpe? E l’Italia nemmeno? No, non ne ha la maggioranza della popolazione, che non ha tratto alcun vantaggio da questi meccanismi; ma se ne sono avvantaggiati, e molto, coloro, sempre più ricchi, che avevano soldi da investire in queste operazioni. Ma le responsabilità ci sono, eccome! Le stesse in Grecia e in Italia. Si chiamano corruzione, evasione fiscale, elusione (l’evasione fiscale «legale»: specialità di Juncker quando era Presidente del Lussemburgo), interessi sul debito e spese inutili e dannose, come Grandi Opere, Grandi Eventi, armamenti. Olimpiadi e armi sono i due grandi capitoli di spesa, finanziati da banche tedesche e francesi, che hanno affondato il bilancio della Grecia. E sono spese che continuano a venir fatte anche in Italia. Mettendo insieme tutti i costi della corruzione, o quelli dell’evasione, o gli interessi sul debito, in soli venti anni abbiamo, per ciascuna di queste voci, una somma maggiore del debito pubblico del paese.
Eppure, dopo aver messo sotto accusa la Grecia per sperperare da cicala ciò che la formica Germania risparmia, le autorità europee e il FMI hanno affidato il risanamento del paese, e volevano continuare ad affidarlo, alla stessa maggioranza responsabile di quelle malversazioni. La situazione in Italia non è diversa: al posto di Pasok e Nuova Democrazia abbiamo Pd e Forza Italia; e al posto di Papandreu e Samaràs abbiamo Renzi e Berlusconi. È ora che anche da noi arrivi una Syriza italiana!
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA
Dalla Grecia le prospettive che abbiamo di fronte
interessante articolo su http://www.economiaepolitica.it/tag/eurozona/
una mobilitazione generale a livello europeo sarebbe necessaria per affrontare il problema, nel contempo non si può lasciare la Grecia da sola perché la cosa ci riguarda direttamente
interessante articolo su http://www.economiaepolitica.it/tag/eurozona/
una mobilitazione generale a livello europeo sarebbe necessaria per affrontare il problema, nel contempo non si può lasciare la Grecia da sola perché la cosa ci riguarda direttamente
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA
È' molto importante questa tua considerazione. Il problema è chi potrebbe far partire questa mobilitazione? Il sindacato? Il PD? I movimenti, i grillini o il popolo di sinistra?iospero ha scritto:Dalla Grecia le prospettive che abbiamo di fronte
interessante articolo su http://www.economiaepolitica.it/tag/eurozona/
una mobilitazione generale a livello europeo sarebbe necessaria per affrontare il problema, nel contempo non si può lasciare la Grecia da sola perché la cosa ci riguarda direttamente
Coloro che in questo avranno la sensibilità di capire tutto questo è quindi avere la capacità di far partire questa mobilitazione potrà avere molte chance nel prossimo futuro politico.
Il pericolo però sara sempre presente e cioè che possa nascerà un movimento solo di protesta lecita ma senza alcun obiettivo politico a breve e lungo periodo che senza questo non ci sarà mai un cambiamento reale.
Rimarrà un movimento che prima o poi esploderà per le sue stesse contraddizioni interne(m5s docet).
Io, personalmente, non sono mai stato a favore di chi sostiene che dobbiamo evere dei condottieri, però in questo preciso momento politico di confusione e di smarrimento un personaggio carismatico e chiaro sugli obiettivi da raggiungere sarebbe più che necessario.
Poi il popolo dovrà camminare da solo e non delegare continuamente all'infinito cose e compiti che lui stesso dovrebbe fare.
Un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA
Coloro che in questo avranno la sensibilità di capire tutto questo è quindi avere la capacità di far partire questa mobilitazione potrà avere molte chance nel prossimo futuro politico.
pancho
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Caro pancho,
Bruno Manfellotto, l’ex direttore de L’Espresso, nella sua rubrica settimanale, riporta all’interno dell’articolo “Fate largo che passa Brigata Kalimera”, una riflessione che è fondamentale per comprendere il transitorio attuale della politica visto dalla sinistra di base, dopo che la sinistra rappresentativa non da più segni di vita da 7 anni.
Duecento italiani sono corsi ad Atene per sostenere la vittoria di Syriza. Ma l’esperienza greca non è replicabile da noi. Dove da tempo la sinistra ha smesso di capire la società e di parlare al cuore e alla testa delle persone.
pancho
^^^
Caro pancho,
Bruno Manfellotto, l’ex direttore de L’Espresso, nella sua rubrica settimanale, riporta all’interno dell’articolo “Fate largo che passa Brigata Kalimera”, una riflessione che è fondamentale per comprendere il transitorio attuale della politica visto dalla sinistra di base, dopo che la sinistra rappresentativa non da più segni di vita da 7 anni.
Duecento italiani sono corsi ad Atene per sostenere la vittoria di Syriza. Ma l’esperienza greca non è replicabile da noi. Dove da tempo la sinistra ha smesso di capire la società e di parlare al cuore e alla testa delle persone.
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA
@iospero e pancho, che hanno popolato la fase iniziale del 3D, ma ovviamente come sempre a tutti gli altri.......
Come rispondete a quest'analisi stringente di Bruno Manfellotto?
Bruno Manfellotto
Questa settimana
Fate largo che passa Brigata Kalimera
Duecento italiani sono corsi ad Atene per sostenere la vittoria di Syriza. Ma l’esperienza greca non è replicabile da noi. Dove da tempo la sinistra ha smesso di capire la società e di parlare al cuore e alla testa delle persone
Per annusare almeno una volta profumo di vittoria, gli Tsipras all’italiana sono corsi in duecento fino ad Atene per sostenere le ultime ore di campagna elettorale di Syriza.
Un po’ gita culturale, un po’ delegazione al congresso del partito fratello.
E con un’identità talmente indefinita da presentarsi con un nome per metà d’antan, brigata, e per metà greco, Kalimera, buongiorno, metafora un po’ debolina.
Naturalmente in Grecia è andato anche Pablo Iglesias, il prof con il codino, il leader spagnolo di quella che Beppe Grillo chiama la sinistra anti Casta e anti Europa: ma lui è forte di un 28 per cento nei sondaggi, la Brigata Kalimera può contare invece solo sul precedente della lista Tsipras italiana che alle europee del maggio 2014 - quando Matteo Renzi ha portato a casa più di 40 punti - ha superato di poco il 4 per cento provvedendo subito dopo a dilaniarsi.
Nelle stesse ore, un altro pezzo storico della sinistra prendeva invece il treno per Milano e rispondeva all’invito di Nicki Vendola ai lavori di “Human factor”, kermesse politica dall’etichetta televisiva firmata Sel per segnalare l’esistenza di un’alternativa alla Leopolda renziana e al patto del Nazareno. Ma non è tutto.
C’è anche chi, e non sono nomi da poco della sinistra non allineata - da Stefano Rodotà (vedi intervista in questo numero) a Gino Strada, da Maurizio Landini a don Ciotti - non si è voluto unire né agli uni né agli altri dichiarando che ogni sforzo federativo, condotto secondo schemi vecchi, è destinato al fallimento.
Come inizio di un processo nuovo a sinistra, parole di Vendola, non c’è male.
E vabbè, eravamo ancora alla vigilia del voto e Luciana Castellina poteva dire, con scettica ironia, che si era andati fino ad Atene per «farsi una canna politica»; ma ora che il giovane Alexis ha sbaragliato tutti e prova a governare la Grecia in polemica con Bruxelles e Angela Merkel, non ci si può limitare alle battute perché incalzano interrogativi e sogni: che faranno adesso gli oppositori del patto del Nazareno, gli antieuropeisti di sinistra?
La vittoria greca spingerà i dissidenti del Pd all’ennesima scissione? E perché finora non si è manifestato uno Tsipras italiano?
Insomma, perché lì si e qui no?
Innanzitutto perché in Spagna e Grecia le terapie anticrisi sono state molto più dure che in Italia, hanno aumentato le diseguaglianze e alimentato una protesta che ha spazzato via la sinistra tradizionale sospettata di intelligenza con il nemico europeo.
E poi perché qui lo spirito antieuropeo è già rumorosamente interpretato da Beppe Grillo e da Matteo Salvini, 5Stelle e Lega, che in quanto a protesta sono arrivati molto prima degli altri.
Secondo, la sinistra non è riuscita, o meglio non ci ha nemmeno provato, ad avviare quel rinnovamento di uomini, idee e programmi che Nanni Moretti invocava più di dieci anni fa.
Tanto è vero che l’unica rottamazione l’ha avviata un post democristiano... In quanto ai giovani emersi finora, sembrano muoversi e pensare come i loro padri e padrini politici. Le primarie taroccate di Roma, Napoli, Genova hanno fatto il resto.
Sembra poi che nessun evento locale o mondiale sia capace di spegnere la spinta al frazionismo congenita alla storia della sinistra: la voglia di essere minoranza è tale da cancellare perfino l’idea di diventare maggioranza.
In questo soccorrono i meccanismi elettorali e perfino l’Italicum, che si voleva bipolare e bipartitico, ha abbassato la soglia di accesso al Parlamento al 3 per cento. La tentazione di provarci a qualcuno potrebbe anche venire: come dice Marco Rizzo, che nel 2015 si dichiara ancora comunista, a formare i partiti sono sempre più spesso le leggi elettorali e non i programmi politici.
La verità è che da troppo tempo la sinistra ha perso la capacità di comprendere i fermenti della società, occupare gli spazi, di parlare - per dirla ancora con il Moretti di tanti anni fa - all’anima, alla testa, al cuore delle persone.
Ma questi limiti lungi dall’alimentare la ricerca di nuove idee, hanno portato a delusione e fuga dal voto e dalla partecipazione.
Che è peggio di qualunque tsunami Tsipras.
Twitter@bmanfellotto
Come rispondete a quest'analisi stringente di Bruno Manfellotto?
Bruno Manfellotto
Questa settimana
Fate largo che passa Brigata Kalimera
Duecento italiani sono corsi ad Atene per sostenere la vittoria di Syriza. Ma l’esperienza greca non è replicabile da noi. Dove da tempo la sinistra ha smesso di capire la società e di parlare al cuore e alla testa delle persone
Per annusare almeno una volta profumo di vittoria, gli Tsipras all’italiana sono corsi in duecento fino ad Atene per sostenere le ultime ore di campagna elettorale di Syriza.
Un po’ gita culturale, un po’ delegazione al congresso del partito fratello.
E con un’identità talmente indefinita da presentarsi con un nome per metà d’antan, brigata, e per metà greco, Kalimera, buongiorno, metafora un po’ debolina.
Naturalmente in Grecia è andato anche Pablo Iglesias, il prof con il codino, il leader spagnolo di quella che Beppe Grillo chiama la sinistra anti Casta e anti Europa: ma lui è forte di un 28 per cento nei sondaggi, la Brigata Kalimera può contare invece solo sul precedente della lista Tsipras italiana che alle europee del maggio 2014 - quando Matteo Renzi ha portato a casa più di 40 punti - ha superato di poco il 4 per cento provvedendo subito dopo a dilaniarsi.
Nelle stesse ore, un altro pezzo storico della sinistra prendeva invece il treno per Milano e rispondeva all’invito di Nicki Vendola ai lavori di “Human factor”, kermesse politica dall’etichetta televisiva firmata Sel per segnalare l’esistenza di un’alternativa alla Leopolda renziana e al patto del Nazareno. Ma non è tutto.
C’è anche chi, e non sono nomi da poco della sinistra non allineata - da Stefano Rodotà (vedi intervista in questo numero) a Gino Strada, da Maurizio Landini a don Ciotti - non si è voluto unire né agli uni né agli altri dichiarando che ogni sforzo federativo, condotto secondo schemi vecchi, è destinato al fallimento.
Come inizio di un processo nuovo a sinistra, parole di Vendola, non c’è male.
E vabbè, eravamo ancora alla vigilia del voto e Luciana Castellina poteva dire, con scettica ironia, che si era andati fino ad Atene per «farsi una canna politica»; ma ora che il giovane Alexis ha sbaragliato tutti e prova a governare la Grecia in polemica con Bruxelles e Angela Merkel, non ci si può limitare alle battute perché incalzano interrogativi e sogni: che faranno adesso gli oppositori del patto del Nazareno, gli antieuropeisti di sinistra?
La vittoria greca spingerà i dissidenti del Pd all’ennesima scissione? E perché finora non si è manifestato uno Tsipras italiano?
Insomma, perché lì si e qui no?
Innanzitutto perché in Spagna e Grecia le terapie anticrisi sono state molto più dure che in Italia, hanno aumentato le diseguaglianze e alimentato una protesta che ha spazzato via la sinistra tradizionale sospettata di intelligenza con il nemico europeo.
E poi perché qui lo spirito antieuropeo è già rumorosamente interpretato da Beppe Grillo e da Matteo Salvini, 5Stelle e Lega, che in quanto a protesta sono arrivati molto prima degli altri.
Secondo, la sinistra non è riuscita, o meglio non ci ha nemmeno provato, ad avviare quel rinnovamento di uomini, idee e programmi che Nanni Moretti invocava più di dieci anni fa.
Tanto è vero che l’unica rottamazione l’ha avviata un post democristiano... In quanto ai giovani emersi finora, sembrano muoversi e pensare come i loro padri e padrini politici. Le primarie taroccate di Roma, Napoli, Genova hanno fatto il resto.
Sembra poi che nessun evento locale o mondiale sia capace di spegnere la spinta al frazionismo congenita alla storia della sinistra: la voglia di essere minoranza è tale da cancellare perfino l’idea di diventare maggioranza.
In questo soccorrono i meccanismi elettorali e perfino l’Italicum, che si voleva bipolare e bipartitico, ha abbassato la soglia di accesso al Parlamento al 3 per cento. La tentazione di provarci a qualcuno potrebbe anche venire: come dice Marco Rizzo, che nel 2015 si dichiara ancora comunista, a formare i partiti sono sempre più spesso le leggi elettorali e non i programmi politici.
La verità è che da troppo tempo la sinistra ha perso la capacità di comprendere i fermenti della società, occupare gli spazi, di parlare - per dirla ancora con il Moretti di tanti anni fa - all’anima, alla testa, al cuore delle persone.
Ma questi limiti lungi dall’alimentare la ricerca di nuove idee, hanno portato a delusione e fuga dal voto e dalla partecipazione.
Che è peggio di qualunque tsunami Tsipras.
Twitter@bmanfellotto
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA
Zione se per sinistra intendi i maitre a penser attuali, potrei anche darti ragione ma non e' cosi'.camillobenso ha scritto:Coloro che in questo avranno la sensibilità di capire tutto questo è quindi avere la capacità di far partire questa mobilitazione potrà avere molte chance nel prossimo futuro politico.
pancho
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Caro pancho,
Bruno Manfellotto, l’ex direttore de L’Espresso, nella sua rubrica settimanale, riporta all’interno dell’articolo “Fate largo che passa Brigata Kalimera”, una riflessione che è fondamentale per comprendere il transitorio attuale della politica visto dalla sinistra di base, dopo che la sinistra rappresentativa non da più segni di vita da 7 anni.
Duecento italiani sono corsi ad Atene per sostenere la vittoria di Syriza. Ma l’esperienza greca non è replicabile da noi. Dove da tempo la sinistra ha smesso di capire la società e di parlare al cuore e alla testa delle persone.
C'e' una base di sinistra che ora e' allo sbando in cerca della sua giusta collocazione ma che purtroppo non la trova.
Esiste ancora ma non ha un luogo ben preciso dove approdare.
Come ho detto prima, sembra che in questa situazione dovremmo aspettare che si riveli il giusto condottiero.
Almeno speriamo che sia di umili origini e non dalla solita nomenklatura che niente ha a che fare con il bisogno della gente.
Non sanno cosa siano i bisogni del popolo e quindi non potranno mai affrontarla.
Purtroppo in questo ultimo periodo ci siamo un po' tutti imborghesiti o ci han voluto far diventare borghesucci da 4 soldi poiche gia prevedevano quale sarebbe stato il dopo.
Il dopo ora lo abbiamo sotto gli occhi e dipendera' quindi da noi far ripartire il tutto dopo questa esperienza.
Dipenderà anche dalla ns. capacita' di saper individuare quale possa essere il " ns. condottiero" che possa portare fuori da questa empasse.
Anche i romani trovarono i loro condottieri fuori regione. Non e'detto che la storia non possa ripetersi qualora mancassero elementi del genere.
Credo pero che tali persono ci siano ma non siamo noi in grado di individuarle.
Una volta individuate e quindi raggiunto l'obiettivo, facciano come Cincinnato tornino a fare i privati cittadini. Magari a vangare il proprio orticello.
un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA
Quindi vuoi dire caro pancho, che per guidare la sinistra bisogna nascere ricchi come Enrico, ed avere la predisposizione verso gli ultimi, oppure il caratterraccio del vecchio Sandro mai domo a niente, fino al punto di bloccare la domanda di grazia inoltrata da sua madre a Mussolini?
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA
Credo che gli italiani si trovino in condizioni diverse sia rispetto ai greci sia rispetto agli spagnoli,
le famigli italiane sono riuscite nel passato a mettere da parte risparmi, a comprarsi l'appartamento a far studiare i figli.
Oggi sono le famiglie dei pensionati, magari con bisnonni che prendono la loro bella pensione, che danno un aiuto ai figli e ai nipoti sia che lavorino sia che studino sia che siano disoccupati e alla fine questi giovani non si ribellano contro il sistema .
Ai miei tempi ('68) quando le cose non funzionavano ci si organizzava, abbiamo occupato scuole ,università, municipi , abbiamo fondato sezioni sindacali , abbiamo avuto la possibilità di fare pressione direttamente coi parlamentari che avevano un legame col territorio ecc. ecc. e alla fine abbiamo ottenuto gran parte di quanto chiedevamo.
Faccio un esempio, dopo tante lotte eravamo riusciti a far costruire un edificio scolastico per le superiori con tutte le attrezzature idonee comprese palestre, piscina, campi sportivi all'esterno.
Dopo il pensionamento dei "vecchi " la piscina è stata chiusa perché troppo costosa, nessuno ha fiatato.
Non vedo la voglia di combattere nelle giovani generazioni, mi sembrano un po' rassegnati.
Come si fa ad accettare una situazione senza prospettive? stipendi da fame, future pensioni insufficienti e quindi non in grado di aiutare i figli come avviene oggi.
Certamente abbiamo bisogno che questi personaggi siano un pungolo per questo nuovo soggetto politico e alla fine , quando si andrà a votare, anche loro lo voteranno come il meno peggio.
In altro post ho accennato come le varie componenti cerchino di farsi strada in vista di questo nuovo soggetto politico, perché nelle circostanze attuali favorevoli ( il vento della Grecia,Spagna,
la forte astensione dopo le varie renziate,) la previsione di raggiungere comunque una percentuale
a due cifre fa gola a molti già a partire dalle prossime regionali ( i consiglieri regionali in Piemonte
percepiscono emolumenti pari a € 98.000 e in più per avere fatto bene il loro lavoro un premio di € 20.000).
le famigli italiane sono riuscite nel passato a mettere da parte risparmi, a comprarsi l'appartamento a far studiare i figli.
Oggi sono le famiglie dei pensionati, magari con bisnonni che prendono la loro bella pensione, che danno un aiuto ai figli e ai nipoti sia che lavorino sia che studino sia che siano disoccupati e alla fine questi giovani non si ribellano contro il sistema .
Ai miei tempi ('68) quando le cose non funzionavano ci si organizzava, abbiamo occupato scuole ,università, municipi , abbiamo fondato sezioni sindacali , abbiamo avuto la possibilità di fare pressione direttamente coi parlamentari che avevano un legame col territorio ecc. ecc. e alla fine abbiamo ottenuto gran parte di quanto chiedevamo.
Faccio un esempio, dopo tante lotte eravamo riusciti a far costruire un edificio scolastico per le superiori con tutte le attrezzature idonee comprese palestre, piscina, campi sportivi all'esterno.
Dopo il pensionamento dei "vecchi " la piscina è stata chiusa perché troppo costosa, nessuno ha fiatato.
Non vedo la voglia di combattere nelle giovani generazioni, mi sembrano un po' rassegnati.
Come si fa ad accettare una situazione senza prospettive? stipendi da fame, future pensioni insufficienti e quindi non in grado di aiutare i figli come avviene oggi.
.C’è anche chi, e non sono nomi da poco della sinistra non allineata - da Stefano Rodotà (vedi intervista in questo numero) a Gino Strada, da Maurizio Landini a don Ciotti - non si è voluto unire né agli uni né agli altri dichiarando che ogni sforzo federativo, condotto secondo schemi vecchi, è destinato al fallimento
Certamente abbiamo bisogno che questi personaggi siano un pungolo per questo nuovo soggetto politico e alla fine , quando si andrà a votare, anche loro lo voteranno come il meno peggio.
In altro post ho accennato come le varie componenti cerchino di farsi strada in vista di questo nuovo soggetto politico, perché nelle circostanze attuali favorevoli ( il vento della Grecia,Spagna,
la forte astensione dopo le varie renziate,) la previsione di raggiungere comunque una percentuale
a due cifre fa gola a molti già a partire dalle prossime regionali ( i consiglieri regionali in Piemonte
percepiscono emolumenti pari a € 98.000 e in più per avere fatto bene il loro lavoro un premio di € 20.000).
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA
La radiografia dello stato dell'arte che hai fatto, caro iospero, non fa una grinza.
Non vedo la voglia di combattere nelle giovani generazioni, mi sembrano un po' rassegnati.
iospero
Il ragazzo che viene saltuariamente in Biblioteca sta preparando la tesi in Scienza delle comunicazioni. Ha 26 anni e lavora in un supermercato della zona, per soli 80 euro al mese.
Sa di non avere prospettive future nella materia in cui si sta laureando.
Quando noi anziani gli facciamo domande del tipo da te sopra riportate, ci chiede: " "Ma io che posso fare?"
Siamo noi anziani i primi a non saper dare una risposta concreta, al di fuori delle solite baggianate che si sparano in questi casi.
Molti anziani anche qui li invitano a ribellarsi secondo i vecchi schemi.
Già ma come in concreto?
Se osserviamo i capipopolo del '68 sono tutti piazzati nel sistema.
Ex Potere operaio
Lanfranco Pace - Giornalista al Foglio
Massimo Cacciari - Filosofo-Docente universitario - ex sindaco di Venezia
Francesco "Pancho" Pardi- Docente universitario- ex parlamentare
Paolo Mieli - Ex direttore del Corriere della Sera - Presidente di Rcs
Ritanna Armeni - Giornalista
Gaetano Pecorella - Avvocato- anche del Caimano- parlamentare di FI
Ex Lotta continua
Gianfranco Bettin - Assessore al Comune di Venezia
Marco Boato - Ex parlamentare verde
Toni Capuozzo - Giornalista Canale 5
Enrico Deaglio - Giornalista e cognato della Fornero
Erri De Luca - Scrittore e giornalista
Paolo Hutter - Politico al Comune di Milano
Gad Lerner - Giornalista e vinicoltore
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Luca Mantini - Parlamentare Dc e poi centrista
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Marco Revelli - Sociologo
Claudio Rinaldi - Giornalista
Marco Rizzo - Politico
Adriano Sofri - Giornalista
Guido Viale - Giornalista
Mario Capanna - Ex politico - scrittore - giornalista - vinicoltore
Come fai a dire a questi ragazzi di combattere per il loro futuro?
Non vedo la voglia di combattere nelle giovani generazioni, mi sembrano un po' rassegnati.
iospero
Il ragazzo che viene saltuariamente in Biblioteca sta preparando la tesi in Scienza delle comunicazioni. Ha 26 anni e lavora in un supermercato della zona, per soli 80 euro al mese.
Sa di non avere prospettive future nella materia in cui si sta laureando.
Quando noi anziani gli facciamo domande del tipo da te sopra riportate, ci chiede: " "Ma io che posso fare?"
Siamo noi anziani i primi a non saper dare una risposta concreta, al di fuori delle solite baggianate che si sparano in questi casi.
Molti anziani anche qui li invitano a ribellarsi secondo i vecchi schemi.
Già ma come in concreto?
Se osserviamo i capipopolo del '68 sono tutti piazzati nel sistema.
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Mario Capanna - Ex politico - scrittore - giornalista - vinicoltore
Come fai a dire a questi ragazzi di combattere per il loro futuro?
Ultima modifica di camillobenso il 06/02/2015, 21:17, modificato 1 volta in totale.
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA
Al contrario, Zione. Questo popolo ha bisogno di un condottiero: speriamo che sappia scegliere la persona giusta e che sia di umili origini poiche e' difficile se si e' ricchi capire cosa vuol dire la povertà.camillobenso ha scritto:Quindi vuoi dire caro pancho, che per guidare la sinistra bisogna nascere ricchi come Enrico, ed avere la predisposizione verso gli ultimi, oppure il caratterraccio del vecchio Sandro mai domo a niente, fino al punto di bloccare la domanda di grazia inoltrata da sua madre a Mussolini?
Non escludo però che questo possa accadere con origini diverse. Berlinguer e Pertini ne sono la controprova. Pero sono eccezioni e ora il rischio non vale la candela.
Landini puo essere uno di questi se attorniato da persone ben preparate e dagli stessi obiettivi. Ce ne sarebbero ben altre ma a noi tenute nascoste dai media poiche sicuramente vanno contro i poteri dei loro editori. Noi conosciamo solo quei dei ns. territori ma non abbiamo modo di portarli oltre "la siepe" che e' diventata un muro invalicabile che non ci permette di divulgare le ns. idee. Anzi le fa apparire imperfette e visionarie.
I media sono in grado di trasformare chiunque in un robottino telecomandato .
Se facciamo una ricerca sul web ci renderemo conto quali sono i principali lorsignotidallebellebraghebianche che detengono questo potere mondiale. Poi capiremo molte cose.
Caro Zione, ci stiamo incamminando in un percorso molto pericoloso. Pericoloso in molti sensi!! Pure in quelli paventati dal ministro dell'economia greco e che i tedeschi non hanno voluto sentire e che non vorrebbero fossero divulgati.
Che stiano preparandosi per un'altro colpetto, visto che si sentono ancora una razza prediletta?...e noi sempre in posizione supina aspettandoci il colpetto
Ma non abbiamo imparato niente dalla storia?
Ma questa nuova generazione e' stata plasmata su misura da questi lorsignori in tal modo da essere cosi' irrecuperabile? O al massimo reagente al primo pifferaio di turno senza alcun progetto politico?
Mah. Noi una parte di storia l'abbiamo fatta e alcuni diritti li abbiamo pure conquistati con le lotte.
Ora possiamo dare quel che possiamo ma queste nuove leve devono sapere che il loro futuro sara' solo ed esclusivamente nelle loro mani e dal come vorranno impostare le politiche nazionali ed internazionali..
tutto qui
un salutone da Juan il compagno
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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