G R E C I A
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Re: G R E C I A
MyOwnBoss • 4 ore fa
Ma Tsipras è più arrogante o più sprovveduto? Probabilmente una miscela dei due difetti.
Perché come si può iniziare facendo il duro proclamando ai quattro venti che la Grecia non riconoscerà la Troika e gli impegni presi con essa e pretendendo la cancellazione di almeno metà del debito greco, per di più dopo che quote sostanziali ne sono già state cancellate?
Nel contempo affermare che con i soldi assumerà più dipendenti pubblici ed aumenterà stipendi e pensioni. Cioè facendo ulteriormente CRESCERE il suo debito.
E infine presentarsi nella capitali che contano con la sua banda di ministri più o meno comunisti di scarsa qualifica e di nessuna esperienza - a partire dal suo Ministro delle Finanze - cercando di vendere soluzioni assurde come bond legati alla crescita del PIL - mentre non fa nulla per aumentarlo - e maturazione dei debiti posposta all'infinito.
E poi sperare di essere preso sul serio.
Meno male che Draghi gli ha subito preso le misure e lo ha rimesso al suo giusto posto.
Tsipras ormai può fare SOLO una cosa: rispettare coi FATTI gli impegni del suo Paese e chiedere aiuto per far ripartire su basi nuove l'economia e la società greca.
Se, poi, vuol essere ricordato come quello che in pochi mesi ha mandato il suo paese in ROVINA (qeuella VERA, rispetto alla quale questi giorni sono di pacchia), si accomodi. La UE ha avuito tutto il tempo per prepararsi e il default e l'uscita dalla UE della Grecia faranno un danno forte, ma del tutto sopportabile.
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Stefano Mencarelli MyOwnBoss • 3 ore fa
Massì, mortalità infantile +47%? Ma aumentiamola almeno ad un più rotondo +200%.
Che problema c'é, per Draghi sicuramente nessuno.
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Ma Tsipras è più arrogante o più sprovveduto? Probabilmente una miscela dei due difetti.
Perché come si può iniziare facendo il duro proclamando ai quattro venti che la Grecia non riconoscerà la Troika e gli impegni presi con essa e pretendendo la cancellazione di almeno metà del debito greco, per di più dopo che quote sostanziali ne sono già state cancellate?
Nel contempo affermare che con i soldi assumerà più dipendenti pubblici ed aumenterà stipendi e pensioni. Cioè facendo ulteriormente CRESCERE il suo debito.
E infine presentarsi nella capitali che contano con la sua banda di ministri più o meno comunisti di scarsa qualifica e di nessuna esperienza - a partire dal suo Ministro delle Finanze - cercando di vendere soluzioni assurde come bond legati alla crescita del PIL - mentre non fa nulla per aumentarlo - e maturazione dei debiti posposta all'infinito.
E poi sperare di essere preso sul serio.
Meno male che Draghi gli ha subito preso le misure e lo ha rimesso al suo giusto posto.
Tsipras ormai può fare SOLO una cosa: rispettare coi FATTI gli impegni del suo Paese e chiedere aiuto per far ripartire su basi nuove l'economia e la società greca.
Se, poi, vuol essere ricordato come quello che in pochi mesi ha mandato il suo paese in ROVINA (qeuella VERA, rispetto alla quale questi giorni sono di pacchia), si accomodi. La UE ha avuito tutto il tempo per prepararsi e il default e l'uscita dalla UE della Grecia faranno un danno forte, ma del tutto sopportabile.
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Stefano Mencarelli MyOwnBoss • 3 ore fa
Massì, mortalità infantile +47%? Ma aumentiamola almeno ad un più rotondo +200%.
Che problema c'é, per Draghi sicuramente nessuno.
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Re: G R E C I A
“Non accettiamo ricatti”, Atene risponde a Bce
Renzi scarica Tsipras: “Francoforte ha ragione”
Il governo greco attacca dopo la decisione di tagliare la liquidità a banche elleniche (leggi). Ma il Fondo
monetario conferma: “Niente sconti”. Varoufakis: “Umiliarci è rischioso”. Premier: “Decisione opportuna”
Renzi regala a Tsipras una cravatta (del semestre Ue). E lui risponde con un cd
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2015/02/ ... cd/336787/
“Ho cercato di seguire in greco, ma il liceo classico serve a poco oppure il greco moderno è profondamente diverso dal greco antico”. Questa una delle prime battute che il premier Matteo Renzi sfodera durante la conferenza stampa congiunta con il neopremier greco Alexis Tsipras dopo il vertice a Palazzo Chigi. Passano pochi minuti e Renzi dice: “Ho passato il primo anno della mia esperienza da primo ministro sentendomi accusato dall’Europa di essere un pericoloso uomo di sinistra, mentre la sinistra italiana mi ha accusato di essere un pericoloso uomo di destra. Per questo l’arrivo di Alexis per me è una benedizione”. Poi, al termine della conferenza stampa, il premier Renzi – ricordando che Tsipras ha detto che non indosserà la cravatta finché la Grecia non uscirà dalla crisi – gliene regala una del semestre italiano: “Noi vogliamo dare una mano vera alla Grecia, che non vuol dire dare sempre ragione, ma siamo sicuri che ne uscirà e quando accadrà ci piacerebbe che il premier indossasse una cravatta italiana”. Tsipras accetta e contraccambia con un regalo: un cd di pizzica e taranta salentina. “Questa è la traduzione musicale in Puglia”, esclama Renzi
di Manolo Lanaro
Renzi scarica Tsipras: “Francoforte ha ragione”
Il governo greco attacca dopo la decisione di tagliare la liquidità a banche elleniche (leggi). Ma il Fondo
monetario conferma: “Niente sconti”. Varoufakis: “Umiliarci è rischioso”. Premier: “Decisione opportuna”
Renzi regala a Tsipras una cravatta (del semestre Ue). E lui risponde con un cd
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2015/02/ ... cd/336787/
“Ho cercato di seguire in greco, ma il liceo classico serve a poco oppure il greco moderno è profondamente diverso dal greco antico”. Questa una delle prime battute che il premier Matteo Renzi sfodera durante la conferenza stampa congiunta con il neopremier greco Alexis Tsipras dopo il vertice a Palazzo Chigi. Passano pochi minuti e Renzi dice: “Ho passato il primo anno della mia esperienza da primo ministro sentendomi accusato dall’Europa di essere un pericoloso uomo di sinistra, mentre la sinistra italiana mi ha accusato di essere un pericoloso uomo di destra. Per questo l’arrivo di Alexis per me è una benedizione”. Poi, al termine della conferenza stampa, il premier Renzi – ricordando che Tsipras ha detto che non indosserà la cravatta finché la Grecia non uscirà dalla crisi – gliene regala una del semestre italiano: “Noi vogliamo dare una mano vera alla Grecia, che non vuol dire dare sempre ragione, ma siamo sicuri che ne uscirà e quando accadrà ci piacerebbe che il premier indossasse una cravatta italiana”. Tsipras accetta e contraccambia con un regalo: un cd di pizzica e taranta salentina. “Questa è la traduzione musicale in Puglia”, esclama Renzi
di Manolo Lanaro
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Re: G R E C I A
Mandiamo in questo modo la Grecia nelle braccia di Putin.E forse a mio avviso si toglierà dalla Nato.
Ciao
Paolo11
Ciao
Paolo11
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Re: G R E C I A
Non credo che Tsipras possa accettare l'ultimatum dato dall'Europa.
Il popolo greco stasera e' sceso tutto in piazza a sostegno di Tsipras e contro questa decisione.
Tsipras non vuole uscire dall'Europa e quindi dall'euro ma nello stesso tempo continua a dire che in questo modo non potrà mai restituire il debito se non "ammazzando" il proprio popolo.
Quindi, l'unica possibile soluzione sarà quella di accettare i prestiti offerti da Putin e dal mondo arabo.
Questa possibilità lo farà rimenere nell'euro e avrà la possibilità di rispettare i patti voluti dall'Europa.
In questa situazione nessuno potrà disfarsi di questa piccola nazione però, come ho detto nel mio precedente post, porterà indirettamente all'interno dell'Europa coloro che si proporranno ad aiutarli. Certo in un certo qual modo sarà un po' legato con costoro ma che altra soluzione avrebbe potuto scegliere.
Tutto questo converrà alla stessa Europa e sarebbe stato meglio analizzare più profondamente le loro richieste valutando anche le eventuali conseguenze.
I greci rimarranno nell'euro poich nessuno potrà cacciarli e di fronte a questa possibile soluzione altri potrebbero seguire questa strada.
Morale: si ritornerà prima della caduta del muro in cui il mondo era diviso.
Se prima avevamo 2 mondi contrapposti ora ne troveremo 3 e anche 4 se oltre alla Russia, la Cina aggiungiamo il mondo arabo che ora si sta organizzando e rafforzando. Per non contare anche l'India che sta crescendo più degli altri.
Tutto questo per la miopia sulle cose evidenti e far profitti sulle spalle dei più bisognosi.
Certo, la Grecia ora fa parte di questi.
Chil'ha fatta entrare nell'euro senza accorgersi della loro situazione finanziaria? E ora che nella cacca, vorrebbero far pagare al popolo lo loro volute sviste.
Il giudizio sopra di Shiloh sulla Germania e perfetto!! .http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... 596#p36596
Ora, dove stanno tutti coloro che poco tempo fa criticavano la via dell'austerità?
Si son defilat iper paura dei todeschi?? Mamma mia xe qua i todeschi, dicevano molto tempo fa dalle mie parti?
Siamo gia arrivati a questo punto?
E il ns bimbetto da presepio si accoda alla dichiarazioni contro Tsipras per paura di non essere piu' creduto sulle sue riforme?
Fa dichiarazioni che dimostrano la sua nullita ma purtroppo di merli ce ne son sempre a josa pronti a bere tutte queste sue continue dichiarazioni.
La Grecia deve pagare i suoi debiti!! dichiara deciso il bimbetto.
Ma chi mai ha detto il contrario?
Tira il sasso a, dovuto momento ma poi, sempre a dovuto momento, pronto a ritiralo se a lui conviene.
Gli italiani son sempre stati cosi! Han sempre bisogno di un condottiere e come spesso succede sbagliano a sceglierlo.
Il giudizio sugli italiani? sarei personalmente piu cattivo di Toscani i
Un salutone
Il popolo greco stasera e' sceso tutto in piazza a sostegno di Tsipras e contro questa decisione.
Tsipras non vuole uscire dall'Europa e quindi dall'euro ma nello stesso tempo continua a dire che in questo modo non potrà mai restituire il debito se non "ammazzando" il proprio popolo.
Quindi, l'unica possibile soluzione sarà quella di accettare i prestiti offerti da Putin e dal mondo arabo.
Questa possibilità lo farà rimenere nell'euro e avrà la possibilità di rispettare i patti voluti dall'Europa.
In questa situazione nessuno potrà disfarsi di questa piccola nazione però, come ho detto nel mio precedente post, porterà indirettamente all'interno dell'Europa coloro che si proporranno ad aiutarli. Certo in un certo qual modo sarà un po' legato con costoro ma che altra soluzione avrebbe potuto scegliere.
Tutto questo converrà alla stessa Europa e sarebbe stato meglio analizzare più profondamente le loro richieste valutando anche le eventuali conseguenze.
I greci rimarranno nell'euro poich nessuno potrà cacciarli e di fronte a questa possibile soluzione altri potrebbero seguire questa strada.
Morale: si ritornerà prima della caduta del muro in cui il mondo era diviso.
Se prima avevamo 2 mondi contrapposti ora ne troveremo 3 e anche 4 se oltre alla Russia, la Cina aggiungiamo il mondo arabo che ora si sta organizzando e rafforzando. Per non contare anche l'India che sta crescendo più degli altri.
Tutto questo per la miopia sulle cose evidenti e far profitti sulle spalle dei più bisognosi.
Certo, la Grecia ora fa parte di questi.
Chil'ha fatta entrare nell'euro senza accorgersi della loro situazione finanziaria? E ora che nella cacca, vorrebbero far pagare al popolo lo loro volute sviste.
Il giudizio sopra di Shiloh sulla Germania e perfetto!! .http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... 596#p36596
Ora, dove stanno tutti coloro che poco tempo fa criticavano la via dell'austerità?
Si son defilat iper paura dei todeschi?? Mamma mia xe qua i todeschi, dicevano molto tempo fa dalle mie parti?
Siamo gia arrivati a questo punto?
E il ns bimbetto da presepio si accoda alla dichiarazioni contro Tsipras per paura di non essere piu' creduto sulle sue riforme?
Fa dichiarazioni che dimostrano la sua nullita ma purtroppo di merli ce ne son sempre a josa pronti a bere tutte queste sue continue dichiarazioni.
La Grecia deve pagare i suoi debiti!! dichiara deciso il bimbetto.
Ma chi mai ha detto il contrario?
Tira il sasso a, dovuto momento ma poi, sempre a dovuto momento, pronto a ritiralo se a lui conviene.
Gli italiani son sempre stati cosi! Han sempre bisogno di un condottiere e come spesso succede sbagliano a sceglierlo.
Il giudizio sugli italiani? sarei personalmente piu cattivo di Toscani i
Un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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- Iscritto il: 08/01/2015, 0:53
Re: G R E C I A
Se lasciano fallire la Grecia, allora sì che nessuno pagherà i creditori europei.
Oppure saranno risarciti in meravigliose, vintagissime dracme. Lungimiranti.
E intanto la Grecia si appoggerà ai paesi orientali per sopravvivere.
Oppure saranno risarciti in meravigliose, vintagissime dracme. Lungimiranti.
E intanto la Grecia si appoggerà ai paesi orientali per sopravvivere.
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
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Re: G R E C I A
Questo è uno di quei giochi dove perdi sempre. Sarebbe bastato rifinanziare subito nel 2008 il debito greco e avremmo risolto la situazione pagando anche meno ma allora le banche tedesche e francesi per non rimetterci avrebbero dovuto accettare l'aiuto della BCE e per motivi di rating non lo volevano fare, meglio dar tempo loro di liberarsi dei titoli spazzatura anche se ciò lievitava i costi e strozzava i greci. Stesso giochetto stanno facendo con Spagna e Italia. Il problema non è l'Euro ma gli interessi del grande capitale europeo e mondiale che con il finanziamento di paesi deboli per far loro comprare cose inutili e costose che non si potevano permettere ci ha guadagnato montagne di miliardi e vuole continuare a farlo. Se il mondo intero non capirà che si deve assolutamente limare il potere del denaro e della finanza speculativa non ci sarà un futuro ma solo povertà, guerre e disperazione.
Ora sicuramente la Grecia cercherà chi le presta i soldi a tassi più bassi o in cambio di qualcos'altro e invece di avere un continente coeso avremo ancora una volta un'Europa divisa (del resto se i politici mondiali fanno errori come quello dell'Ucraina...).
Ora sicuramente la Grecia cercherà chi le presta i soldi a tassi più bassi o in cambio di qualcos'altro e invece di avere un continente coeso avremo ancora una volta un'Europa divisa (del resto se i politici mondiali fanno errori come quello dell'Ucraina...).
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Re: G R E C I A
Ora come vediamo la Merkel cerca di dettare i compiti a tutta l'Europa e credo stia pensando di trovare i modo per far uscire coloro che non stanno ai loro diktat.
Ma allora una domanda mi viene spontanea:
Perché non è lei stessa ad uscirne?
Forse xche un ritorno al marco rivaluterebbe eccessivamente la loro moneta creando in questo modo moltissime difficoltà alle esportazioni con le conseguenze che ne derivano?
È così forte il liberismo in Europa da non permettere una revisione completa di questa Europa?
Ma questa Europa con tutti i suoi rappresentati chi l'ha votata?
Giusto lamentarsi delle situazioni che oggi ci assillano ma sarebbe molto importante chiederci il perché di tutto questo.
Se le pecore vogliono rimanere sempre pecore non possono lamentarsi poi se ci sia sempre il pecoraio col suo cane a tenerle a bada.
Se ora siamo in questa condizioni e purtroppo si continua a scegliere gli stessi conducenti quelle potrebbe essere il problema?
Mancanza di una sinistra seria capace di convincere ?
Oppure l'impossibilità che non possa nascere alcuna alternativa visto la forza che hanno lorsignori dalle belle braghe bianche ?
Niente può nascere se non è concesso dai poteri forti?
Quindi la domanda rimane irrisolta o.... ci rimane un'altra alternativa a me sconosciuta (si fa per dire)
Un salutone
Ma allora una domanda mi viene spontanea:
Perché non è lei stessa ad uscirne?
Forse xche un ritorno al marco rivaluterebbe eccessivamente la loro moneta creando in questo modo moltissime difficoltà alle esportazioni con le conseguenze che ne derivano?
È così forte il liberismo in Europa da non permettere una revisione completa di questa Europa?
Ma questa Europa con tutti i suoi rappresentati chi l'ha votata?
Giusto lamentarsi delle situazioni che oggi ci assillano ma sarebbe molto importante chiederci il perché di tutto questo.
Se le pecore vogliono rimanere sempre pecore non possono lamentarsi poi se ci sia sempre il pecoraio col suo cane a tenerle a bada.
Se ora siamo in questa condizioni e purtroppo si continua a scegliere gli stessi conducenti quelle potrebbe essere il problema?
Mancanza di una sinistra seria capace di convincere ?
Oppure l'impossibilità che non possa nascere alcuna alternativa visto la forza che hanno lorsignori dalle belle braghe bianche ?
Niente può nascere se non è concesso dai poteri forti?
Quindi la domanda rimane irrisolta o.... ci rimane un'altra alternativa a me sconosciuta (si fa per dire)
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Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: G R E C I A
Caro panchio, in parte la risposta a quanto scrivi arriva da questo intervento di Innocenzo Cippolletta, su L’Espresso di questa settimana:
Ora come vediamo la Merkel cerca di dettare i compiti a tutta l'Europa e credo stia pensando di trovare i modo per far uscire coloro che non stanno ai loro diktat.
Ma allora una domanda mi viene spontanea:
Perché non è lei stessa ad uscirne?
Forse xche un ritorno al marco rivaluterebbe eccessivamente la loro moneta creando in questo modo moltissime difficoltà alle esportazioni con le conseguenze che ne derivano?
È così forte il liberismo in Europa da non permettere una revisione completa di questa Europa?
Ma questa Europa con tutti i suoi rappresentati chi l'ha votata?
pancho
^^^^^^
Un intervento, quello di Cippolletta da far invidia a Maurizio Landini.
30 gennaio 2015
L’Europa non cresce perché ha deciso così
Innocenzo Cipolletta – L’Espresso
Il primo ministro italiano ha un sogno: la parità tra dollaro e euro. Questo significa una svalutazione di almeno il 20% rispetto alla fine del 2014. E non c’è dubbio che la manovra della Bce denominata Qe (quantitative easing) vada in questa direzione.
Certo, una svalutazione dell’euro aiuta una parte delle imprese europee (e italiane) che esportano fuori dell’Europa e quelle che temono la concorrenza da parte di paesi dell’area del dollaro, ossia da parte di molti paesi emergenti. Ma una simile svalutazione ha fondamenta economiche?
Facciamo finta di porre questa domanda a un’ipotetica Agenzia di Rating Interplanetaria (Ari) che guardasse la Terra e volesse dare un voto complessivo al nostro Mondo.
Ebbene, un analista dell’Ari non avrebbe difficoltà a verificare che i paesi dell’euro (Eurolandia) hanno conti con l’estero attivi (per circa il 2,5% del Pil), ossia esportano più di quanto importino, mentre gli Usa con il loro dollaro hanno un disavanzo di circa un’analoga entità (2,6% del Pil).
Se poi guardassero ai costi salariali di produzione, scoprirebbero che Eurolandia sta riducendo il costo unitario del lavoro rispetto ai suoi concorrenti (-0,7% nel 2014), mentre gli Usa lo stanno aumentando (+0,2%).
Non solo, ma Eurolandia ha un disavanzo pubblico sotto la famosa soglia del 3% (2,6%), mentre gli Usa la superano alla grande (4.9% ). Di fronte a questi dati, il nostro analista dell’Ari troverebbe bizzarro che gli europei puntino a una svalutazione dell’euro.
«Ma come» direbbe l’analista «qua bisogna fare l’inverso: svalutare il dollaro per correggere squilibri nei conti con l’estero americani, mentre l’euro andrebbe rivalutato per le ragioni opposte». Di fronte a queste tendenze. l’analista sarebbe indotto a degradare il rating della Terra per manifesta incongruenza delle azioni dei maggiori governi del Globo!
Anche noi dobbiamo domandarci perché una della aree più ricche del mondo, quella dell’euro, con oltre 300 milioni di abitanti istruiti, protetti da sistemi sociali avanzati, residenti prevalentemente in zone urbane, sofisticati come consumatori e risparmiatori, con i conti pubblici mediamente in buon equilibrio, per crescere debbano puntare solo sulle esportazioni verso un paese indebitato come gli Usa e verso paesi più poveri come quelli dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina.
E, per raggiungere questo obiettivo, debbano frenare la propria domanda interna per consumi e investimenti, riducendo i salari della propria popolazione e la spesa pubblica. Possibile che abbiamo costruito l’Europa affinché dipenda dalla crescita della Cina o si difenda dalla competitività dei poveri vietnamiti? Dov’è che abbiamo sbagliato e dove continuiamo a sbagliare?
In realtà, paradossalmente, con l’adozione dell’euro non siamo andati avanti nel costruire un’Europa unita, ma siamo clamorosamente scivolati indietro. Siamo tornati ad essere la somma di 19 piccoli paesi (area dell’euro) che, invece di costruire una nuova istituzione sovranazionale, si sono impegnati a “mettere ordine a casa propria”. L’illusione è che la somma di tanti piccoli paesi competitivi dia luogo a un grande paese competitivo. Ma non sarà così.
Per essere rapidamente competitivi non si può che comprimere i costi interni (salari e spesa pubblica) e cercare di invadere gli altri mercati, a cominciare da quelli dei vicini. È quello che ha fatto la Germania prima della grande crisi. Se tutti in Europa avessimo fatto come la Germania, nessuno avrebbe ottenuto quei risultati (neppure la Germania), la domanda interna europea sarebbe crollata ed Eurolandia sarebbe sprofondata in una crisi recessiva ben prima della grande crisi finanziaria.
Ma, poiché continuiamo a ripeterci che la salvezza sta solo nell’essere competitivi, ecco che esultiamo per la svalutazione dell’euro che invece impoverisce i nostri paesi. Il modello di sviluppo dell’Ue non dovrebbe essere quello trainato dalle esportazioni come risultante della somma delle competitività dei singoli paesi, ma quello di un grande paese capace di trovare al suo interno il motore della crescita, per migliorare il patrimonio infrastrutturale. la qualità della vita dei propri cittadini, il livello di sicurezza e di benessere generale.
Questo non significa affatto rinunciare ad essere competitivi sui mercati mondiali, ma implica assumersi la responsabilità di generare una crescita mondiale che non può che partire dalle aree più ricche della terra.
Ora come vediamo la Merkel cerca di dettare i compiti a tutta l'Europa e credo stia pensando di trovare i modo per far uscire coloro che non stanno ai loro diktat.
Ma allora una domanda mi viene spontanea:
Perché non è lei stessa ad uscirne?
Forse xche un ritorno al marco rivaluterebbe eccessivamente la loro moneta creando in questo modo moltissime difficoltà alle esportazioni con le conseguenze che ne derivano?
È così forte il liberismo in Europa da non permettere una revisione completa di questa Europa?
Ma questa Europa con tutti i suoi rappresentati chi l'ha votata?
pancho
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Un intervento, quello di Cippolletta da far invidia a Maurizio Landini.
30 gennaio 2015
L’Europa non cresce perché ha deciso così
Innocenzo Cipolletta – L’Espresso
Il primo ministro italiano ha un sogno: la parità tra dollaro e euro. Questo significa una svalutazione di almeno il 20% rispetto alla fine del 2014. E non c’è dubbio che la manovra della Bce denominata Qe (quantitative easing) vada in questa direzione.
Certo, una svalutazione dell’euro aiuta una parte delle imprese europee (e italiane) che esportano fuori dell’Europa e quelle che temono la concorrenza da parte di paesi dell’area del dollaro, ossia da parte di molti paesi emergenti. Ma una simile svalutazione ha fondamenta economiche?
Facciamo finta di porre questa domanda a un’ipotetica Agenzia di Rating Interplanetaria (Ari) che guardasse la Terra e volesse dare un voto complessivo al nostro Mondo.
Ebbene, un analista dell’Ari non avrebbe difficoltà a verificare che i paesi dell’euro (Eurolandia) hanno conti con l’estero attivi (per circa il 2,5% del Pil), ossia esportano più di quanto importino, mentre gli Usa con il loro dollaro hanno un disavanzo di circa un’analoga entità (2,6% del Pil).
Se poi guardassero ai costi salariali di produzione, scoprirebbero che Eurolandia sta riducendo il costo unitario del lavoro rispetto ai suoi concorrenti (-0,7% nel 2014), mentre gli Usa lo stanno aumentando (+0,2%).
Non solo, ma Eurolandia ha un disavanzo pubblico sotto la famosa soglia del 3% (2,6%), mentre gli Usa la superano alla grande (4.9% ). Di fronte a questi dati, il nostro analista dell’Ari troverebbe bizzarro che gli europei puntino a una svalutazione dell’euro.
«Ma come» direbbe l’analista «qua bisogna fare l’inverso: svalutare il dollaro per correggere squilibri nei conti con l’estero americani, mentre l’euro andrebbe rivalutato per le ragioni opposte». Di fronte a queste tendenze. l’analista sarebbe indotto a degradare il rating della Terra per manifesta incongruenza delle azioni dei maggiori governi del Globo!
Anche noi dobbiamo domandarci perché una della aree più ricche del mondo, quella dell’euro, con oltre 300 milioni di abitanti istruiti, protetti da sistemi sociali avanzati, residenti prevalentemente in zone urbane, sofisticati come consumatori e risparmiatori, con i conti pubblici mediamente in buon equilibrio, per crescere debbano puntare solo sulle esportazioni verso un paese indebitato come gli Usa e verso paesi più poveri come quelli dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina.
E, per raggiungere questo obiettivo, debbano frenare la propria domanda interna per consumi e investimenti, riducendo i salari della propria popolazione e la spesa pubblica. Possibile che abbiamo costruito l’Europa affinché dipenda dalla crescita della Cina o si difenda dalla competitività dei poveri vietnamiti? Dov’è che abbiamo sbagliato e dove continuiamo a sbagliare?
In realtà, paradossalmente, con l’adozione dell’euro non siamo andati avanti nel costruire un’Europa unita, ma siamo clamorosamente scivolati indietro. Siamo tornati ad essere la somma di 19 piccoli paesi (area dell’euro) che, invece di costruire una nuova istituzione sovranazionale, si sono impegnati a “mettere ordine a casa propria”. L’illusione è che la somma di tanti piccoli paesi competitivi dia luogo a un grande paese competitivo. Ma non sarà così.
Per essere rapidamente competitivi non si può che comprimere i costi interni (salari e spesa pubblica) e cercare di invadere gli altri mercati, a cominciare da quelli dei vicini. È quello che ha fatto la Germania prima della grande crisi. Se tutti in Europa avessimo fatto come la Germania, nessuno avrebbe ottenuto quei risultati (neppure la Germania), la domanda interna europea sarebbe crollata ed Eurolandia sarebbe sprofondata in una crisi recessiva ben prima della grande crisi finanziaria.
Ma, poiché continuiamo a ripeterci che la salvezza sta solo nell’essere competitivi, ecco che esultiamo per la svalutazione dell’euro che invece impoverisce i nostri paesi. Il modello di sviluppo dell’Ue non dovrebbe essere quello trainato dalle esportazioni come risultante della somma delle competitività dei singoli paesi, ma quello di un grande paese capace di trovare al suo interno il motore della crescita, per migliorare il patrimonio infrastrutturale. la qualità della vita dei propri cittadini, il livello di sicurezza e di benessere generale.
Questo non significa affatto rinunciare ad essere competitivi sui mercati mondiali, ma implica assumersi la responsabilità di generare una crescita mondiale che non può che partire dalle aree più ricche della terra.
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Re: G R E C I A
da il Manifesto
L’immaginazione di Tsipras, la spallata di Podemos
Domenico Mario Nuti, 5.2.2015
Le prime mosse del nuovo governo greco di Alexis Tsipras sono state rassicuranti: la Grecia non ha alcuna intenzione di uscire dall’euro (peraltro preferito dal 60% della popolazione greca), né di insistere su un ulteriore taglio del debito pubblico, né di richiedere altri prestiti.
Alla fine di febbraio avrebbe dovuto ricevere aiuti per 2 miliardi dall’Unione Europea e 5 miliardi dal Fondo Monetario, mentre ora richiede solo 1.9 miliardi dalla Bce a titolo di rimborso degli interessi aggiuntivi incassati dalla Banca sui titoli greci nel suo portafoglio. Come ha detto giustamente il Ministro delle Finanze Yannis Varoufakis, «Un’Unione Monetaria che reagisce ad una grave crisi finanziaria con la concessione di maggiori crediti ai paesi in deficit a condizione che riducano il proprio reddito non è sostenibile».
Varoufakis propone invece un «menu di swaps» dei titoli greci con nuovi bond di due tipi: uno indicizzato alla crescita economica nominale, il cui servizio quindi sarebbe condizionato alla ripresa dello sviluppo, e l’altro un’«obbligazione perpetua» che andrebbe a sostituire i titoli di Stato greci in mano alla Banca Centrale Europea. Il bilancio pubblico greco rimarrebbe in surplus primario, ma solo ad un più modesto 1–1.5%, anche grazie alla decisione di perseguire i grandi evasori.
In questo modo la Grecia potrebbe rispettare in sostanza gli impegni esistenti, al tempo stesso creando uno spazio fiscale sufficiente a finanziare le misure di ricostruzione del welfare state, di aumento del salario minimo e delle pensioni, nonché i benefici in natura o sussidi (ad esempio elettricità e trasporti) promessi e in parte già decisi dal nuovo governo.
Altrimenti, dice Varoufakis, «diventeremo una Grecia deformata piuttosto che riformata». Il piano di Varoufakis è stato ricevuto favorevolmente dalla City di Londra e fornisce un’eccellente e credibile base per i negoziati con le istituzioni europee. La politica greca si inserisce in un contesto segnato dall’allentamento monetario (Quantitative Easing) da parte della Bce, dalla svalutazione dell’euro – che si è stabilizzato a 1,13 dollari – e dalla caduta del prezzo del petrolio: tre fenomeni che migliorano le possibilità di uscire dalla crisi in Europa. Tuttavia, la politica espansiva di Draghi potrebbe essere inadeguata e arrivata troppo tardi — «too little too late» in confronto ai 4.500 miliardi di dollari mobilitati dalla Fed negli Usa. La svalutazione dell’euro potrebbe diventare una guerra fra aree valutarie a colpi di svalutazioni competitive, con la destabilizzazione dei mercati finanziari.
La caduta del prezzo del petrolio è il risultato della minore domanda per effetto della crisi, scoraggia la ricerca di fonti alternative e fa cadere anche le importazioni dei paesi produttori. Infine, la risposta dell’Europa alla Grecia è stata caratterizzata da posizioni rigide di fronte a ogni forma di ristrutturazione o anche solo rimodulazione del debito greco. Matteo Renzi è stato paragonato ad Alexis Tsipras, ma purtroppo non siamo così fortunati, hanno in comune solo la giovane età .
L’Italia ha 40 miliardi di crediti verso la Greecia e il nostro ottimo Pier Carlo Padoan non ha né l’immaginazione né la tenacia di Yanis Varoufakis. Semmai Alexis Tsipras ha qualcosa in comune con il nostro neo-Presidente Sergio Mattarella: subito dopo la loro elezione ambedue si sono recati a visitare un monumento alle vittime delle atrocità naziste, il che non può aver entusiasmato Angela Merkel.
I francesi stanno a guardare; per allargare la breccia nell’austerità europea aperta da Syriza dovremo attendere una parallela vittoria di Podemos nelle prossime elezioni spagnole.
Il pericolo è che il gioco a nascondino fra tedeschi e greci conduca a un disastroso scontro frontale, magari sotto forma di un «accidental Grexit» (l’espressione è di Wolfgang Munchau): la scadenza di una deadline prima che sia raggiunto un nuovo accordo, la perdita dell’accesso della Grecia non solo all’allentamento monetario di Draghi, ma alla liquidità di emergenza fornita dalla Bce, una fuga di capitali e una corsa dei cittadini al ritiro del denaro contante dalle banche. A quel punto una severa crisi di liquidità potrebbe imporre alla Grecia l’emissione di una qualche forma di moneta nazionale, magari inizialmente come biglietti del Tesoro emessi in parallelo alla circolazione di euro divenuti troppo scarsi: da lì all’uscita il passo è breve. Cipro giunse a un soffio da questa situazione. La possibilità che questa uscita accidentale succeda in Grecia non può essere del tutto esclusa, e sarebbe catastrofica per l’intera Eurozona, contagiando prima il Portogallo, poi gli altri paesi meridionali comprese la Spagna e l’Italia. Ce n’è abbastanza per moderare l’ottimismo di chiunque.
L’immaginazione di Tsipras, la spallata di Podemos
Domenico Mario Nuti, 5.2.2015
Le prime mosse del nuovo governo greco di Alexis Tsipras sono state rassicuranti: la Grecia non ha alcuna intenzione di uscire dall’euro (peraltro preferito dal 60% della popolazione greca), né di insistere su un ulteriore taglio del debito pubblico, né di richiedere altri prestiti.
Alla fine di febbraio avrebbe dovuto ricevere aiuti per 2 miliardi dall’Unione Europea e 5 miliardi dal Fondo Monetario, mentre ora richiede solo 1.9 miliardi dalla Bce a titolo di rimborso degli interessi aggiuntivi incassati dalla Banca sui titoli greci nel suo portafoglio. Come ha detto giustamente il Ministro delle Finanze Yannis Varoufakis, «Un’Unione Monetaria che reagisce ad una grave crisi finanziaria con la concessione di maggiori crediti ai paesi in deficit a condizione che riducano il proprio reddito non è sostenibile».
Varoufakis propone invece un «menu di swaps» dei titoli greci con nuovi bond di due tipi: uno indicizzato alla crescita economica nominale, il cui servizio quindi sarebbe condizionato alla ripresa dello sviluppo, e l’altro un’«obbligazione perpetua» che andrebbe a sostituire i titoli di Stato greci in mano alla Banca Centrale Europea. Il bilancio pubblico greco rimarrebbe in surplus primario, ma solo ad un più modesto 1–1.5%, anche grazie alla decisione di perseguire i grandi evasori.
In questo modo la Grecia potrebbe rispettare in sostanza gli impegni esistenti, al tempo stesso creando uno spazio fiscale sufficiente a finanziare le misure di ricostruzione del welfare state, di aumento del salario minimo e delle pensioni, nonché i benefici in natura o sussidi (ad esempio elettricità e trasporti) promessi e in parte già decisi dal nuovo governo.
Altrimenti, dice Varoufakis, «diventeremo una Grecia deformata piuttosto che riformata». Il piano di Varoufakis è stato ricevuto favorevolmente dalla City di Londra e fornisce un’eccellente e credibile base per i negoziati con le istituzioni europee. La politica greca si inserisce in un contesto segnato dall’allentamento monetario (Quantitative Easing) da parte della Bce, dalla svalutazione dell’euro – che si è stabilizzato a 1,13 dollari – e dalla caduta del prezzo del petrolio: tre fenomeni che migliorano le possibilità di uscire dalla crisi in Europa. Tuttavia, la politica espansiva di Draghi potrebbe essere inadeguata e arrivata troppo tardi — «too little too late» in confronto ai 4.500 miliardi di dollari mobilitati dalla Fed negli Usa. La svalutazione dell’euro potrebbe diventare una guerra fra aree valutarie a colpi di svalutazioni competitive, con la destabilizzazione dei mercati finanziari.
La caduta del prezzo del petrolio è il risultato della minore domanda per effetto della crisi, scoraggia la ricerca di fonti alternative e fa cadere anche le importazioni dei paesi produttori. Infine, la risposta dell’Europa alla Grecia è stata caratterizzata da posizioni rigide di fronte a ogni forma di ristrutturazione o anche solo rimodulazione del debito greco. Matteo Renzi è stato paragonato ad Alexis Tsipras, ma purtroppo non siamo così fortunati, hanno in comune solo la giovane età .
L’Italia ha 40 miliardi di crediti verso la Greecia e il nostro ottimo Pier Carlo Padoan non ha né l’immaginazione né la tenacia di Yanis Varoufakis. Semmai Alexis Tsipras ha qualcosa in comune con il nostro neo-Presidente Sergio Mattarella: subito dopo la loro elezione ambedue si sono recati a visitare un monumento alle vittime delle atrocità naziste, il che non può aver entusiasmato Angela Merkel.
I francesi stanno a guardare; per allargare la breccia nell’austerità europea aperta da Syriza dovremo attendere una parallela vittoria di Podemos nelle prossime elezioni spagnole.
Il pericolo è che il gioco a nascondino fra tedeschi e greci conduca a un disastroso scontro frontale, magari sotto forma di un «accidental Grexit» (l’espressione è di Wolfgang Munchau): la scadenza di una deadline prima che sia raggiunto un nuovo accordo, la perdita dell’accesso della Grecia non solo all’allentamento monetario di Draghi, ma alla liquidità di emergenza fornita dalla Bce, una fuga di capitali e una corsa dei cittadini al ritiro del denaro contante dalle banche. A quel punto una severa crisi di liquidità potrebbe imporre alla Grecia l’emissione di una qualche forma di moneta nazionale, magari inizialmente come biglietti del Tesoro emessi in parallelo alla circolazione di euro divenuti troppo scarsi: da lì all’uscita il passo è breve. Cipro giunse a un soffio da questa situazione. La possibilità che questa uscita accidentale succeda in Grecia non può essere del tutto esclusa, e sarebbe catastrofica per l’intera Eurozona, contagiando prima il Portogallo, poi gli altri paesi meridionali comprese la Spagna e l’Italia. Ce n’è abbastanza per moderare l’ottimismo di chiunque.
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Re: G R E C I A
da " L'Altra Europa..
6 febbraio 2015
Trecento economisti
5 febbraio 2015
Trecento economisti e accademici provenienti da tutti i continenti, da James Galbraith a Stephany Griffith-Jones, da Jacques Sapir a Dominique Meda, invitano i governi europei e le istituzioni internazionali a “rispettare la decisione del popolo greco” e ad “avviare negoziati in buona fede con il nuovo governo greco per risolvere il problema del debito”.
Chiediamo ai governi d’Europa, alla Commissione europea, alla Banca centrale europea e al FMI di rispettare la decisione del popolo greco nella scelta di un nuovo percorso ed avviare negoziati in buona fede con il nuovo governo greco per risolvere il problema del debito.
Il governo greco ha ragione nel sostenere che un importante cambiamento è necessario perché le politiche attuate finora sono un fiasco completo. Non hanno portato né la ripresa economica, né la stabilità finanziaria, né di posti di lavoro, neppure investimenti diretti esteri. Hanno danneggiato la società greca e indebolito le sue istituzioni. L’approccio seguito è stato puramente e semplicemente nefasto, non ha determinato alcun progresso che meriti di essere preservato. Chiediamo ai partner europei di riconoscere questa realtà che è all’origine dell’elezione del nuovo governo greco.
La Grecia ha bisogno di misure umanitarie immediate, di un salario minimo più elevato, della creazione di posti di lavoro, di investimenti e misure per ripristinare e migliorare i servizi di base come la sanità e l’istruzione. Ha bisogno di dotarsi di un sistema fiscale più robusto e progressivo, che si basi meno sull’IVA e maggiormente indirizzato a tassare i profitti e i patrimoni. Il nuovo governo deve anche combattere, punire e sradicare la corruzione. Per poter realizzare queste politiche e dare loro il tempo di dimostrare la loro efficacia, sono necessari dei margini di bilancio. Nel frattempo, il Paese ha bisogno del rifinanziamento della Banca centrale europea per stabilizzare il suo sistema bancario. Chiediamo alle autorità europee e ai governi di lasciare alla Grecia questi margini di bilancio e di garantire questo rifinanziamento.
Il governo greco ha ragione di esigere la cancellazione del suo debito nei confronti dei partner europei. Questo debito è insostenibile e non sarà mai ripagato, qualunque cosa accada. Non vi è dunque alcuna perdita economica per gli altri paesi e per i loro contribuenti. Al contrario, un nuovo inizio per la Grecia permetterà di rilanciare le attività, di incrementare le entrate e di creare posti di lavoro e, quindi, di indurre benefici anche per i paesi vicini. Esortiamo i creditori della Grecia a cogliere questa opportunità ed esporre chiaramente e onestamente questi fatti alle popolazioni. Ciò che è in gioco non è solo il destino della Grecia, ma il futuro di tutta l’Europa. Una politica di minacce, ultimatum, di ostinazione e di ricatti significherebbe agli occhi di tutti di fallimento morale, politico ed economico del progetto europeo. Esortiamo i leader europei a rifiutare e condannare ogni tentativo di intimidazione e coercizione nei confronti del governo e del popolo della Grecia.
Al contrario, il successo della Grecia può indicare un percorso verso la prosperità e la stabilità in Europa. Esso consentirebbe un rinnovamento della democrazia e aprirebbe il gioco elettorale ad altri cambiamenti costruttivi. Noi siamo con la Grecia e con l’Europa, per la democrazia e il cambiamento. I leader europei devono riconoscere la scelta democratica decisiva operata dal popolo greco in circostanze estremamente difficili, procedere ad una valutazione realistica della situazione e impegnarsi senza indugio sulla via di un negoziato ragionevole.
6 febbraio 2015
Trecento economisti
5 febbraio 2015
Trecento economisti e accademici provenienti da tutti i continenti, da James Galbraith a Stephany Griffith-Jones, da Jacques Sapir a Dominique Meda, invitano i governi europei e le istituzioni internazionali a “rispettare la decisione del popolo greco” e ad “avviare negoziati in buona fede con il nuovo governo greco per risolvere il problema del debito”.
Chiediamo ai governi d’Europa, alla Commissione europea, alla Banca centrale europea e al FMI di rispettare la decisione del popolo greco nella scelta di un nuovo percorso ed avviare negoziati in buona fede con il nuovo governo greco per risolvere il problema del debito.
Il governo greco ha ragione nel sostenere che un importante cambiamento è necessario perché le politiche attuate finora sono un fiasco completo. Non hanno portato né la ripresa economica, né la stabilità finanziaria, né di posti di lavoro, neppure investimenti diretti esteri. Hanno danneggiato la società greca e indebolito le sue istituzioni. L’approccio seguito è stato puramente e semplicemente nefasto, non ha determinato alcun progresso che meriti di essere preservato. Chiediamo ai partner europei di riconoscere questa realtà che è all’origine dell’elezione del nuovo governo greco.
La Grecia ha bisogno di misure umanitarie immediate, di un salario minimo più elevato, della creazione di posti di lavoro, di investimenti e misure per ripristinare e migliorare i servizi di base come la sanità e l’istruzione. Ha bisogno di dotarsi di un sistema fiscale più robusto e progressivo, che si basi meno sull’IVA e maggiormente indirizzato a tassare i profitti e i patrimoni. Il nuovo governo deve anche combattere, punire e sradicare la corruzione. Per poter realizzare queste politiche e dare loro il tempo di dimostrare la loro efficacia, sono necessari dei margini di bilancio. Nel frattempo, il Paese ha bisogno del rifinanziamento della Banca centrale europea per stabilizzare il suo sistema bancario. Chiediamo alle autorità europee e ai governi di lasciare alla Grecia questi margini di bilancio e di garantire questo rifinanziamento.
Il governo greco ha ragione di esigere la cancellazione del suo debito nei confronti dei partner europei. Questo debito è insostenibile e non sarà mai ripagato, qualunque cosa accada. Non vi è dunque alcuna perdita economica per gli altri paesi e per i loro contribuenti. Al contrario, un nuovo inizio per la Grecia permetterà di rilanciare le attività, di incrementare le entrate e di creare posti di lavoro e, quindi, di indurre benefici anche per i paesi vicini. Esortiamo i creditori della Grecia a cogliere questa opportunità ed esporre chiaramente e onestamente questi fatti alle popolazioni. Ciò che è in gioco non è solo il destino della Grecia, ma il futuro di tutta l’Europa. Una politica di minacce, ultimatum, di ostinazione e di ricatti significherebbe agli occhi di tutti di fallimento morale, politico ed economico del progetto europeo. Esortiamo i leader europei a rifiutare e condannare ogni tentativo di intimidazione e coercizione nei confronti del governo e del popolo della Grecia.
Al contrario, il successo della Grecia può indicare un percorso verso la prosperità e la stabilità in Europa. Esso consentirebbe un rinnovamento della democrazia e aprirebbe il gioco elettorale ad altri cambiamenti costruttivi. Noi siamo con la Grecia e con l’Europa, per la democrazia e il cambiamento. I leader europei devono riconoscere la scelta democratica decisiva operata dal popolo greco in circostanze estremamente difficili, procedere ad una valutazione realistica della situazione e impegnarsi senza indugio sulla via di un negoziato ragionevole.
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