Dall'antiberlusconismo all'antirenzismo
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Dall'antiberlusconismo all'antirenzismo
Il passo è stato brevissimo. Io, che sono stato “fieramente” anti-berlusconiano e niente affatto incline a scusare cedimenti e riconoscimenti all’anomalia berlusconiana, non credo che si debba così automaticamente cambiare bersaglio, come se l’importante fosse solo avere un bersaglio.
Ho provato, anche in questo forum, a sollecitare una riflessione su quanto di semplicemente “reazionario” si nasconda nel rifiuto di operare distinguo e nell’aggrapparsi ai propri stilemi e ai propri mantra esistenziali, per evitare di imparare a porgere sé stessi in modo nuovo, così come suggeriscono i nuovi problemi.
Fedeli all’idea di essere sempre e comunque opposizione, quando si imparerà a rivestire il ruolo di un’alternativa accattivante e sicura?
Non ho mai sentito Tsipras insultare i propri avversari, come avviene quotidianamente in Italia. Soprattutto, non l’ho sentito distribuire patenti di indegnità, evocare complotti, e compiacersi di testimoniare la propria diversità con l’inazione. Syriza è scesa per le strade ad organizzare iniziative di sostegno per i cittadini in difficoltà.
Se imparassimo a distogliere gli occhi dalle manovre del palazzo, rincorrendo le battute dei ridicoli personaggi che popolano ormai gli spazi delle nostre classi dirigenti, e tentassimo di ricostruire nuovi modelli di coinvolgimento dei cittadini e di educazione alle scelte della comunità, forse potremmo considerarci degni del nostro sarcasmo e della nostra disperazione civile.
In me personalmente, Renzi ha causato una forma di afasia, quasi una sospensione del giudizio, in attesa della delusione prossima ventura.
L’Italia, come il PD, è stata presa per stanchezza.
“Proviamo anche con Dio, non si sa mai”, cantava la Vanoni al suo appuntamento mancato. Il fatto è che quelli giusti mancano tutti gli appuntamenti, non li riconoscono, li evitano come la peste.
Vendola, Fassina, Civati , sono invecchiati nel grembo delle loro famiglie di adozione, senza mai riuscire a svezzarzi, impauriti dalla loro visione schematica della politica, incapaci di nuotare nel mare delle diverse possibilità.
Lo sdegno senza storia e senza futuro dei grillini si mescola agli articoli infuocati della sinistra storica e del giornalismo d’assalto. Niente di tutto questo è politica, purtroppo.
Il Fonzie al governo ha scalato un partito e una nazione, tessendo alleanze, strumentalizzando amicizie, come tutti.
Forse, è il sistema dei partiti che è al collasso, ma i movimenti sono altrettanto, e forse più, autoreferenziali.
La vicenda della Spinelli è stata emblematica della inconsistenza etica di quei rappresentanti popolari.
Nessuno si è chiesto se il secondo arrivato nella lista capeggiata dalla Spinelli fosse migliore della candidata simbolo, se avrebbe mai potuto, da solo, raccattare i voti che lo avrebbero eletto.
Il ripensamento della Spinelli potrebbe essere stato causato dalla consapevolezza di abbandonare un fronte, duramente conquistato, ad un soldato inetto.
Non conosco il personaggio in questione, ma ho letto i vituperi lanciati contro l’intellettuale che si è accaparrata gli sforzi della truppa in volantinaggio effettivo permanente.
Uno spettacolo indegno, un’accozzaglia di compagni di strada occhiuti e sospettosi , incapaci di proporre visioni generose per sé e per gli altri.
Ho provato, anche in questo forum, a sollecitare una riflessione su quanto di semplicemente “reazionario” si nasconda nel rifiuto di operare distinguo e nell’aggrapparsi ai propri stilemi e ai propri mantra esistenziali, per evitare di imparare a porgere sé stessi in modo nuovo, così come suggeriscono i nuovi problemi.
Fedeli all’idea di essere sempre e comunque opposizione, quando si imparerà a rivestire il ruolo di un’alternativa accattivante e sicura?
Non ho mai sentito Tsipras insultare i propri avversari, come avviene quotidianamente in Italia. Soprattutto, non l’ho sentito distribuire patenti di indegnità, evocare complotti, e compiacersi di testimoniare la propria diversità con l’inazione. Syriza è scesa per le strade ad organizzare iniziative di sostegno per i cittadini in difficoltà.
Se imparassimo a distogliere gli occhi dalle manovre del palazzo, rincorrendo le battute dei ridicoli personaggi che popolano ormai gli spazi delle nostre classi dirigenti, e tentassimo di ricostruire nuovi modelli di coinvolgimento dei cittadini e di educazione alle scelte della comunità, forse potremmo considerarci degni del nostro sarcasmo e della nostra disperazione civile.
In me personalmente, Renzi ha causato una forma di afasia, quasi una sospensione del giudizio, in attesa della delusione prossima ventura.
L’Italia, come il PD, è stata presa per stanchezza.
“Proviamo anche con Dio, non si sa mai”, cantava la Vanoni al suo appuntamento mancato. Il fatto è che quelli giusti mancano tutti gli appuntamenti, non li riconoscono, li evitano come la peste.
Vendola, Fassina, Civati , sono invecchiati nel grembo delle loro famiglie di adozione, senza mai riuscire a svezzarzi, impauriti dalla loro visione schematica della politica, incapaci di nuotare nel mare delle diverse possibilità.
Lo sdegno senza storia e senza futuro dei grillini si mescola agli articoli infuocati della sinistra storica e del giornalismo d’assalto. Niente di tutto questo è politica, purtroppo.
Il Fonzie al governo ha scalato un partito e una nazione, tessendo alleanze, strumentalizzando amicizie, come tutti.
Forse, è il sistema dei partiti che è al collasso, ma i movimenti sono altrettanto, e forse più, autoreferenziali.
La vicenda della Spinelli è stata emblematica della inconsistenza etica di quei rappresentanti popolari.
Nessuno si è chiesto se il secondo arrivato nella lista capeggiata dalla Spinelli fosse migliore della candidata simbolo, se avrebbe mai potuto, da solo, raccattare i voti che lo avrebbero eletto.
Il ripensamento della Spinelli potrebbe essere stato causato dalla consapevolezza di abbandonare un fronte, duramente conquistato, ad un soldato inetto.
Non conosco il personaggio in questione, ma ho letto i vituperi lanciati contro l’intellettuale che si è accaparrata gli sforzi della truppa in volantinaggio effettivo permanente.
Uno spettacolo indegno, un’accozzaglia di compagni di strada occhiuti e sospettosi , incapaci di proporre visioni generose per sé e per gli altri.
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Re: Dall'antiberlusconismo all'antirenzismo
Forse, è il sistema dei partiti che è al collasso, ma i movimenti sono altrettanto, e forse più, autoreferenziali.
E.T.
La sera del 12 marzo 2012, al Teatro Smeraldo di Milano, Gustavo Zagrebelsky ( http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-conte ... nterna.jpg )in occasione della presentazione del suo manifesto: "Dissociarsi per riconciliarsi", precisò ufficialmente per la prima volta in Italia che il sistema dei partiti era morto.
Mentre Sandra Bonsanti, presidente di Libertà e Giustizia, annunciava che per rimediare a quel fallimento, nelle settimane successive avrebbe incontrato tutti i partiti con Zagrebelsky, per tentare la ripartenza secondo le intenzioni contenute nel manifesto del suo vice.
A mio avviso era un tentativo destinato al fallimento, come in effetti avvenne, non perché non fossero ultra lodevoli le intenzioni della direzione di Libertà e Giustizia, ma per il livello di degrado, irrecuperabile, raggiunto dai partiti della Seconda Repubblica, che avevano continuato a far rivivere e prosperare le ragioni del fallimento della Prima Repubblica a guida democristiana.
Sostituendo le ragioni della politica all’affarismo e al poltronismo.
L’ultimo esempio ci è arrivato ieri dal gruppetto che è passato da Sciolta Civica al Pd.
Oramai la politica è questa. Gli affari privati della Casta.
Negli ultimi mesi, giornalisti e politologi che frequentano i talk in Tv, concordano che i partiti non esistono più e tutto viene incentrato intorno alla figura del leader.
Il modello proprietario di Silvietto, ha fatto presa sul sistema politico italiano.
E.T.
La sera del 12 marzo 2012, al Teatro Smeraldo di Milano, Gustavo Zagrebelsky ( http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-conte ... nterna.jpg )in occasione della presentazione del suo manifesto: "Dissociarsi per riconciliarsi", precisò ufficialmente per la prima volta in Italia che il sistema dei partiti era morto.
Mentre Sandra Bonsanti, presidente di Libertà e Giustizia, annunciava che per rimediare a quel fallimento, nelle settimane successive avrebbe incontrato tutti i partiti con Zagrebelsky, per tentare la ripartenza secondo le intenzioni contenute nel manifesto del suo vice.
A mio avviso era un tentativo destinato al fallimento, come in effetti avvenne, non perché non fossero ultra lodevoli le intenzioni della direzione di Libertà e Giustizia, ma per il livello di degrado, irrecuperabile, raggiunto dai partiti della Seconda Repubblica, che avevano continuato a far rivivere e prosperare le ragioni del fallimento della Prima Repubblica a guida democristiana.
Sostituendo le ragioni della politica all’affarismo e al poltronismo.
L’ultimo esempio ci è arrivato ieri dal gruppetto che è passato da Sciolta Civica al Pd.
Oramai la politica è questa. Gli affari privati della Casta.
Negli ultimi mesi, giornalisti e politologi che frequentano i talk in Tv, concordano che i partiti non esistono più e tutto viene incentrato intorno alla figura del leader.
Il modello proprietario di Silvietto, ha fatto presa sul sistema politico italiano.
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- Iscritto il: 24/01/2015, 20:23
Re: Dall'antiberlusconismo all'antirenzismo
E.T. scrive: "Se imparassimo a distogliere gli occhi dalle manovre del palazzo, rincorrendo le battute dei ridicoli personaggi che popolano ormai gli spazi delle nostre classi dirigenti, e tentassimo di ricostruire nuovi modelli di coinvolgimento dei cittadini e di educazione alle scelte della comunità, forse potremmo considerarci degni del nostro sarcasmo e della nostra disperazione civile."
E che dobbiamo fare tutto noi? Verrebbe da dire con Corrado Guzzanti 'Ma lo sai a che ora mi sono svegliato stamattina?'
Se noi distogliamo gli occhi, loro fanno ancor più i loro interessi, tipo 3% di evasione ammissibile.
Altri modelli? E quali, oltre a quelli delle elezioni in una democrazia rappresentativa? Anche su questo non dobbiamo distogliere gli occhi facendo altri tentativi, mentre loro ci tolgono il diritto di scegliere, con la soppressione del voto ma non degli Enti come Senato e Province; o l'italicum. E introducono le liste bloccate e le candidature multiple, che porterebbe ad una Camera con oltre il 70% scelto dai Capi-partito e contro il premio di maggioranza, che porta ad una Camera dominata dal Segretario del partito di maggioranza relativa.
ecc ecc
cardif
E che dobbiamo fare tutto noi? Verrebbe da dire con Corrado Guzzanti 'Ma lo sai a che ora mi sono svegliato stamattina?'
Se noi distogliamo gli occhi, loro fanno ancor più i loro interessi, tipo 3% di evasione ammissibile.
Altri modelli? E quali, oltre a quelli delle elezioni in una democrazia rappresentativa? Anche su questo non dobbiamo distogliere gli occhi facendo altri tentativi, mentre loro ci tolgono il diritto di scegliere, con la soppressione del voto ma non degli Enti come Senato e Province; o l'italicum. E introducono le liste bloccate e le candidature multiple, che porterebbe ad una Camera con oltre il 70% scelto dai Capi-partito e contro il premio di maggioranza, che porta ad una Camera dominata dal Segretario del partito di maggioranza relativa.
ecc ecc
cardif
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Re: Dall'antiberlusconismo all'antirenzismo
Altri modelli? E quali, oltre a quelli delle elezioni in una democrazia rappresentativa? Anche su questo non dobbiamo distogliere gli occhi facendo altri tentativi, mentre loro ci tolgono il diritto di scegliere, con la soppressione del voto ma non degli Enti come Senato e Province; o l'italicum. E introducono le liste bloccate e le candidature multiple, che porterebbe ad una Camera con oltre il 70% scelto dai Capi-partito e contro il premio di maggioranza, che porta ad una Camera dominata dal Segretario del partito di maggioranza relativa.
ecc ecc
cardif[/quote]
Io parlavo di nuovi modelli di educazione alle scelte della comunità, quindi nuovi modelli di partito, finalmente regolati, ad esempio, da una legge, che non si è mai voluto fare, sulla trasparenza dei bilanci e delle donazioni.
Questi partiti hanno fallito sul piano della selezione di una classe dirigente, mutuando gli stessi meccanismi familistici e di relazione che inquinano tutta la società italiana.
La scalata di Renzi è stata resa possibile dalla trasformazione del partito in cartello elettorale, con l’adozione populistica del meccanismo delle primarie, presto strumentalizzate anch’esse come opportunità di brogli.
L’emersione dei migliori è bloccata sul nascere dai recinti correntizi, dai padrinati, dall’irrilevanza dell’ascolto sociale e della preparazione alla politica.
I partiti sono essenziali quando indicano ai cittadini visioni e ipotesi di soluzioni, mentre sono uno schermo opaco contro cui cozza qualsiasi progresso quando diventano solo una fabbrica carrieristica e di spartizione di potere e risorse pubbliche.
I meccanismi elettorali, qualunque essi siano, non cancellano l’incapacità di condurre i cittadini ad un voto ponderato, basato sulla soddisfazione di istanze sociali condivise e necessarie per il bene di tutta la comunità.
Le elezioni vengono tuttora vissute come un campionato di calcio, in cui la propria squadra debba risultare vincente, indipendentemente dalla qualità del gioco, dai trucchi arbitrali e dalla fallosità dei giocatori.
Purtroppo, nel calcio, è il trofeo lo scopo della partita. Mentre, in politica, la vittoria è solo la premessa della partita vera.
Perciò, ritengo che tutte le animate discussioni sui meccanismi elettorali funzionino come armi di distrazione di massa, che deviano l’attenzione dalla vera questione, la qualità dei candidati e la loro indipendenza.
Non è detto che un capolista indicato dal partito sia peggiore del signorotto semimafioso caldeggiato dal territorio, mentre le primarie liguri hanno dimostrato che un sistema “aperto” come quello delle primarie è soggetto all’aggressione feroce dei poteri territoriali inquinati.
Invece di parlare di furto di democrazia, si dovrebbe parlare di educazione ai valori democratici, esercitata giorno per giorno nella società civile, con la certosina pazienza dei missionari.
Perché sono gli elettori il perno della democrazia, non i meccanismi di raccolta di voti, che risultano già espropriati di consapevolezza e valore, ancor prima di essere raccolti.
ecc ecc
cardif[/quote]
Io parlavo di nuovi modelli di educazione alle scelte della comunità, quindi nuovi modelli di partito, finalmente regolati, ad esempio, da una legge, che non si è mai voluto fare, sulla trasparenza dei bilanci e delle donazioni.
Questi partiti hanno fallito sul piano della selezione di una classe dirigente, mutuando gli stessi meccanismi familistici e di relazione che inquinano tutta la società italiana.
La scalata di Renzi è stata resa possibile dalla trasformazione del partito in cartello elettorale, con l’adozione populistica del meccanismo delle primarie, presto strumentalizzate anch’esse come opportunità di brogli.
L’emersione dei migliori è bloccata sul nascere dai recinti correntizi, dai padrinati, dall’irrilevanza dell’ascolto sociale e della preparazione alla politica.
I partiti sono essenziali quando indicano ai cittadini visioni e ipotesi di soluzioni, mentre sono uno schermo opaco contro cui cozza qualsiasi progresso quando diventano solo una fabbrica carrieristica e di spartizione di potere e risorse pubbliche.
I meccanismi elettorali, qualunque essi siano, non cancellano l’incapacità di condurre i cittadini ad un voto ponderato, basato sulla soddisfazione di istanze sociali condivise e necessarie per il bene di tutta la comunità.
Le elezioni vengono tuttora vissute come un campionato di calcio, in cui la propria squadra debba risultare vincente, indipendentemente dalla qualità del gioco, dai trucchi arbitrali e dalla fallosità dei giocatori.
Purtroppo, nel calcio, è il trofeo lo scopo della partita. Mentre, in politica, la vittoria è solo la premessa della partita vera.
Perciò, ritengo che tutte le animate discussioni sui meccanismi elettorali funzionino come armi di distrazione di massa, che deviano l’attenzione dalla vera questione, la qualità dei candidati e la loro indipendenza.
Non è detto che un capolista indicato dal partito sia peggiore del signorotto semimafioso caldeggiato dal territorio, mentre le primarie liguri hanno dimostrato che un sistema “aperto” come quello delle primarie è soggetto all’aggressione feroce dei poteri territoriali inquinati.
Invece di parlare di furto di democrazia, si dovrebbe parlare di educazione ai valori democratici, esercitata giorno per giorno nella società civile, con la certosina pazienza dei missionari.
Perché sono gli elettori il perno della democrazia, non i meccanismi di raccolta di voti, che risultano già espropriati di consapevolezza e valore, ancor prima di essere raccolti.
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Re: Dall'antiberlusconismo all'antirenzismo
Le primarie liguri sono state inquinate perché qualcuno, là in alto, le ha lasciate impunemente inquinare...
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
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Re: Dall'antiberlusconismo all'antirenzismo
La Margherita scomparve, ma i soldi sono rimasti a Lusi.
Gli uomini si saper scegliere, indipendentemente dalle modalità
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Re: Dall'antiberlusconismo all'antirenzismo
La scomparsa delle lucciole.
La morte dei partiti.
La prima era stata avvertita da un artista, che aveva avuto tutti contro, o indifferenti, anche quelli della sua stessa parte politica.
La seconda - la morte dei partiti - è un coro generale, intonato per primi dalla gente che fa parte dei partiti, che con questa ammissione si guadagano ancora un ultimo lampo di attività cerebrale: in fondo, un attestato di (inutile) esistenza in vita.
Ha detto bene ET: sono diventati cartelli elettorali. Ma ciò non è dovuto al destino cinico e baro. Nè alla "modernità", cioè al fatale, fisiologico trascorrere del tempo.
Non è vero che sia stato Berlusconi a imporre un nuovo modello, personalistico, di partito: alla metà degli anni '90 anche a sinistra (dopo Occhetto) si cantavano le lodi della "politica delle persone", e dell'Italia dei Sindaci. Coglioneria? Sì, anche, ma non solo.
In fondo Walter non è esattamente uno stupido: un appassionato di cinema messo al posto sbagliato, magari, ma non uno stupido.
Era semplicemente successo che nei vent'anni precedenti una guerra era stata combattuta e persa, senza che la sinistra (e la politica nel suo insieme) se ne fossero accorte.
Raccontare, sia pure in sintesi, le vicende e le battaglie di questa guerra sarebbe lunghetto: diciamo che il capitalismo si era preso la revanche, attraverso la democrazia di massa e consumistica, contro la democrazia "sociale" e umanistica dei primi decenni del dopoguerra.
I vincitori di questa guerra non volevano trasformare la politica. Volevano farne a meno. O meglio, volevano conservarne il ruolo mitologico popolare, esautorandola però della sua carica "eversiva" dell'Ordine Costituito - in altri termini, la capacità di coltivare idee, raccogliere consensi intorno a una visione alternativa della società.
Conservare, anzi perfino esasperare, i riti della democrazia, per svuotarla del suo contenuto politico: questo sono i partiti che si trasformano in cartelli elettorali. Che poi il "cartello" contenga una lista di nomi, o un nome solo, e una sola faccia, o due, o tre, conta poco.
...
(continua, dopo il caffè - stanotte non si riesce a dormire, tra l'effetto della tachipirina e un vento siberiano che scuote le grondaie, rimbombando)
La morte dei partiti.
La prima era stata avvertita da un artista, che aveva avuto tutti contro, o indifferenti, anche quelli della sua stessa parte politica.
La seconda - la morte dei partiti - è un coro generale, intonato per primi dalla gente che fa parte dei partiti, che con questa ammissione si guadagano ancora un ultimo lampo di attività cerebrale: in fondo, un attestato di (inutile) esistenza in vita.
Ha detto bene ET: sono diventati cartelli elettorali. Ma ciò non è dovuto al destino cinico e baro. Nè alla "modernità", cioè al fatale, fisiologico trascorrere del tempo.
Non è vero che sia stato Berlusconi a imporre un nuovo modello, personalistico, di partito: alla metà degli anni '90 anche a sinistra (dopo Occhetto) si cantavano le lodi della "politica delle persone", e dell'Italia dei Sindaci. Coglioneria? Sì, anche, ma non solo.
In fondo Walter non è esattamente uno stupido: un appassionato di cinema messo al posto sbagliato, magari, ma non uno stupido.
Era semplicemente successo che nei vent'anni precedenti una guerra era stata combattuta e persa, senza che la sinistra (e la politica nel suo insieme) se ne fossero accorte.
Raccontare, sia pure in sintesi, le vicende e le battaglie di questa guerra sarebbe lunghetto: diciamo che il capitalismo si era preso la revanche, attraverso la democrazia di massa e consumistica, contro la democrazia "sociale" e umanistica dei primi decenni del dopoguerra.
I vincitori di questa guerra non volevano trasformare la politica. Volevano farne a meno. O meglio, volevano conservarne il ruolo mitologico popolare, esautorandola però della sua carica "eversiva" dell'Ordine Costituito - in altri termini, la capacità di coltivare idee, raccogliere consensi intorno a una visione alternativa della società.
Conservare, anzi perfino esasperare, i riti della democrazia, per svuotarla del suo contenuto politico: questo sono i partiti che si trasformano in cartelli elettorali. Che poi il "cartello" contenga una lista di nomi, o un nome solo, e una sola faccia, o due, o tre, conta poco.
...
(continua, dopo il caffè - stanotte non si riesce a dormire, tra l'effetto della tachipirina e un vento siberiano che scuote le grondaie, rimbombando)
Eravamo giovani, eravamo arroganti, eravamo ridicoli, eravamo eccessivi, eravamo avventati. Eravamo bandiere rosse. E avevamo ragione.
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Re: Dall'antiberlusconismo all'antirenzismo
Conservare, anzi perfino esasperare, i riti della democrazia, per svuotarla del suo contenuto politico: questo sono i partiti che si trasformano in cartelli elettorali. Che poi il "cartello" contenga una lista di nomi, o un nome solo, e una sola faccia, o due, o tre, conta poco.
Che senso ha, quindi, continuare a giudicare questa situazione con i concetti "umanistici" che valevano quando esisteva la politica, "quell'altra"?
Noi, adesso, siamo di fronte a partiti/droni, che, come i piccoli aeromobili senza pilota, eludono tutte le regole vigenti fin dai tempi ancestrali in cui è stata inventata la guerra - la regola prima, per cui puoi intimare "mani in alto!" o minacciare con la spada o la pistola qualcuno per fermarlo, o, contrattare una resa quando costringi il nemico all'angolo.
Il partito/drone ha una funzione, ha un effetto, compie azioni di contenuto politico, ma non ha paura della morte, non ha una vita da amare, non ha un'anima, non ha passato da ricordare: ha una cassetta in cui conserva documenti, ma non ha un portafoglio nella tasca interna della divisa, in cui conserva le foto dei figli.
Il partito/drone può aspettare immobile sulla pista per ore e per giorni, per settimane, mentre una folla ne contesta l'esistenza, consumandosi la gola e desistendo alla fine per esaurimento.
Naturalmente, l'errore è stato nel momento in cui ci siamo lasciati convincere che era una questione di secoli-brevi e secoli-lunghi, di età delle ideologie ed età della prassi, di nuovo e di vecchio: perfino noi, qui, magari per gioco (divertente, perché no) fingiamo di giudicarci e auto-classificarci secondo l'età.
La verità, piuttosto semplice, è che non ci sono tanti modi di essere partito politico, e tanti modi di essere politica: cambiano i costumi e i gusti, cambia il canone della bellezza, cambiano i dati antropometrici e le capacità psicosomatiche, cambiano i singoli individui secondo l'età, il carattere e la tintarella presa al mare.
Ma non esiste un "modello nuovo" di uomo e di donna, nemmeno rispetto al tempo di Pericle e di Alessandro, di Caio Gracco e di Silla, di Carlo Magno o di Orazio Nelson.
La politica è quella cosa lì, fatta in quel modo lì: noi l'abbiamo conosciuta, e basta soltanto che ci limitiamo a credere in quello che sappiamo, senza lasciarci fuorviare dale cazzate.
Anche perché era stata proprio quella politica lì a prevedere e descrivere, con qualche decennio di anticipo, l'avvento dei partiti/droni - ed è stata quella stessa politica lì a generarli, come Rosemary il suo baby, lascindo sottintendere un'affinità biologica che va studiata, per trovare l'antidoto.
Che senso ha, quindi, continuare a giudicare questa situazione con i concetti "umanistici" che valevano quando esisteva la politica, "quell'altra"?
Noi, adesso, siamo di fronte a partiti/droni, che, come i piccoli aeromobili senza pilota, eludono tutte le regole vigenti fin dai tempi ancestrali in cui è stata inventata la guerra - la regola prima, per cui puoi intimare "mani in alto!" o minacciare con la spada o la pistola qualcuno per fermarlo, o, contrattare una resa quando costringi il nemico all'angolo.
Il partito/drone ha una funzione, ha un effetto, compie azioni di contenuto politico, ma non ha paura della morte, non ha una vita da amare, non ha un'anima, non ha passato da ricordare: ha una cassetta in cui conserva documenti, ma non ha un portafoglio nella tasca interna della divisa, in cui conserva le foto dei figli.
Il partito/drone può aspettare immobile sulla pista per ore e per giorni, per settimane, mentre una folla ne contesta l'esistenza, consumandosi la gola e desistendo alla fine per esaurimento.
Naturalmente, l'errore è stato nel momento in cui ci siamo lasciati convincere che era una questione di secoli-brevi e secoli-lunghi, di età delle ideologie ed età della prassi, di nuovo e di vecchio: perfino noi, qui, magari per gioco (divertente, perché no) fingiamo di giudicarci e auto-classificarci secondo l'età.
La verità, piuttosto semplice, è che non ci sono tanti modi di essere partito politico, e tanti modi di essere politica: cambiano i costumi e i gusti, cambia il canone della bellezza, cambiano i dati antropometrici e le capacità psicosomatiche, cambiano i singoli individui secondo l'età, il carattere e la tintarella presa al mare.
Ma non esiste un "modello nuovo" di uomo e di donna, nemmeno rispetto al tempo di Pericle e di Alessandro, di Caio Gracco e di Silla, di Carlo Magno o di Orazio Nelson.
La politica è quella cosa lì, fatta in quel modo lì: noi l'abbiamo conosciuta, e basta soltanto che ci limitiamo a credere in quello che sappiamo, senza lasciarci fuorviare dale cazzate.
Anche perché era stata proprio quella politica lì a prevedere e descrivere, con qualche decennio di anticipo, l'avvento dei partiti/droni - ed è stata quella stessa politica lì a generarli, come Rosemary il suo baby, lascindo sottintendere un'affinità biologica che va studiata, per trovare l'antidoto.
Eravamo giovani, eravamo arroganti, eravamo ridicoli, eravamo eccessivi, eravamo avventati. Eravamo bandiere rosse. E avevamo ragione.
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Re: Dall'antiberlusconismo all'antirenzismo
cardif ha scritto:La Margherita scomparve, ma i soldi sono rimasti a Lusi.
Gli uomini si saper scegliere, indipendentemente dalle modalità
cardif
Lusi quei soldi ha potuto prenderli perché era stato messo in piedi, dai partiti, un meccanismo che gli consentiva di essere inondati di soldi, senza controlli. Sono i partiti che si sono votati “rimborsi” e meccanismi automatici, sganciati da qualsiasi attività partitica ed istituzionale, il carburante di una casta compatta nell’esigere fondi pubblici a fondo perduto, senza lo straccio di un rendiconto.
Una tentazione irresistibile per chiunque, figurarsi per quei quattro cooptati da partiti di comodo.
Il problema non è Lusi, in questo caso, ma l’aver architettato una modalità di libero accesso alle risorse pubbliche. I regolamenti di Camera e Consigli regionali sono scandalosi al riguardo. Con la scusa dell’autodichia ( la possibilità di auto-regolarsi), si licenziano norme che instaurano privilegi insensati, senza che nessuno possa metterci bocca.
E questi regolamenti, consistenti soprattutto in regalie e benefits, sono stati sempre votati da tutti, ad eccezione dei radicali.
La sinistra non si è distinta, neanche in questo caso, per aver sollevato a priori un problema di correttezza e dignità istituzionale. Al contrario, ha solo simulato, a posteriori, un imbarazzo da dita nella marmellata.
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- Iscritto il: 24/01/2015, 20:23
Re: Dall'antiberlusconismo all'antirenzismo
Si è invertito il ruolo: i partiti, da centri di aggregazione dal basso delle cosiddette istanze sociali, sono diventati cartelli elettorali di gruppi già costituiti.
In Usa il figlio di G.W.Bush prima di valutare cosa ha da dire e dare in politica, e quindi che credibilità potrebbe avere come politico, ha commissionato una indagine per sapere quanto avrebbe potuto incassare per fare la sua campagna elettorale. Assurdo.
Ben venga, se c'è, il grande statista che guarda al futuro e che ha una visione lungimirante, con effetti benefici per la società. Altrimenti non resta che l'organizzazione dal basso.
Il ruolo invertito c'è anche per le amministrazioni pubbliche, anch'esse nate per organizzare e realizzare servizi ai cittadini e diventate centri di potere, e a volte di ricatto.
Il popolo ha esigenze che cambiano nel tempo. Ci sono stati momenti in cui ha fatto ricorso alla rivoluzione, per esempio in Francia e in Russia, non avendo altro modo per abbattere poteri dominanti che lo tenevano schiavo. Poi però sono arrivati i Napoleone e gli Stalin, con i danni immani sugli stessi popoli.
Poi ci sono stati i partiti. Ma, sull'onda della intemperanza (o qualche altra cosa), sono stati costituiti il Partito Nazionalsocialista dei lavoratori Tedeschi ed il Partito Nazionale Fascista. E sono arrivati Hitler e Mussolini.
Oggi da noi il Popolo, quello che per Costituzione detiene il Potere, è bene che si tenga lontano sia dal farsi guidare dall'Uomo Nuovo che dal costruire centri di potere sempre più accentrato.
Del resto non è pensabile una società che si organizza in modo diretto. Se così fosse, per soli motivi tecnici si arriverebbe alla popolazione di Napoli che farebbe leggi diverse da quelle della popolazione di Milano, per esempio. Si tornerebbe alle Città-Stato. Una frammentazione impensabile, oggi che le persone si spostano.
Per cui è necessario che 'le istanze' vengano convogliate liberamente in associazioni, secondo l'art.18 della Costituzione. La quale poi dice che queste associazioni, che chiama 'partiti' all'art.49, concorrono alla determinazione della politica nazionale.
Questi partiti, che deriva da 'parte', per il fatto stesso che sono espressione di istanze di parte della popolazione, hanno caratteristiche che li definiscono e che li distinguono uno dall'altro.
Tempo fa c'erano quello Repubblicano, il Liberale, il Socialista, il Comunista, il Socialdemocratico. C'era pure il 'Democristiano', chiaramente con una natura diversa,
come si vede dal nome che non indicava un tipo di organizzazione della società.
Si sono liberamente formati pure i 'movimenti', da CasaPound a Unità popolare, che però hanno caratteristiche troppo particolari per avere un alto grado di rappresentanza.
I partiti hanno man mano acquistato più potere anche in virtù dei fondi eccessivi che si attribuivano, e sono diventati entità superiori al 'Popolo' stesso, che avrebbero dovuto rappresentare.
Ci sono fenomeni come il M5S, in cui sono confluite istanze diffuse di reazione popolare, ottenendo ampio consenso. Ma poi non riesce a darsi una linea politica, proprio per la natura stessa di reazione, di posizione antitetica a tutto e tutti. E' oltre, come dice il suo leader; ma oltre non si capisce che c'è.
Tutto ciò per dire che non vedo in che altro modo il popolo potrebbe rappresentare se stesso; in che modo si potrebbe organizzare.
E non vedo nemmeno altre modalità se non quelle della elezione di suoi rappresentanti 'con metodo democratico', per la formazione di organismi legislativi e di governo. Come dice la Costituzione.
E da qui la necessità che le modalità di selezione siano tali da non consentire accentramenti di potere di scelta in mano a sempre meno persone. Col conseguente accentramento del potere decisionale, legislativo.
Da qui tant'altro: dalle primarie limitate agli iscritti per caratterizzare i partiti, al divieto di porre la fiducia su leggi di iniziativa governativa. Ecc ecc
Tutto ciò secondo me, naturalmente.
Per quanto riguarda Lusi, sottolineavo il fatto che chi sceglie ha la sua responsabilità. E Lusi è stato scelto come cassiere dal direttivo della Margherita, con 'culpa in eligendo'. Mica si possono organizzare elezioni o movimenti di massa pure per scegliere il cassiere.
cardif
In Usa il figlio di G.W.Bush prima di valutare cosa ha da dire e dare in politica, e quindi che credibilità potrebbe avere come politico, ha commissionato una indagine per sapere quanto avrebbe potuto incassare per fare la sua campagna elettorale. Assurdo.
Ben venga, se c'è, il grande statista che guarda al futuro e che ha una visione lungimirante, con effetti benefici per la società. Altrimenti non resta che l'organizzazione dal basso.
Il ruolo invertito c'è anche per le amministrazioni pubbliche, anch'esse nate per organizzare e realizzare servizi ai cittadini e diventate centri di potere, e a volte di ricatto.
Il popolo ha esigenze che cambiano nel tempo. Ci sono stati momenti in cui ha fatto ricorso alla rivoluzione, per esempio in Francia e in Russia, non avendo altro modo per abbattere poteri dominanti che lo tenevano schiavo. Poi però sono arrivati i Napoleone e gli Stalin, con i danni immani sugli stessi popoli.
Poi ci sono stati i partiti. Ma, sull'onda della intemperanza (o qualche altra cosa), sono stati costituiti il Partito Nazionalsocialista dei lavoratori Tedeschi ed il Partito Nazionale Fascista. E sono arrivati Hitler e Mussolini.
Oggi da noi il Popolo, quello che per Costituzione detiene il Potere, è bene che si tenga lontano sia dal farsi guidare dall'Uomo Nuovo che dal costruire centri di potere sempre più accentrato.
Del resto non è pensabile una società che si organizza in modo diretto. Se così fosse, per soli motivi tecnici si arriverebbe alla popolazione di Napoli che farebbe leggi diverse da quelle della popolazione di Milano, per esempio. Si tornerebbe alle Città-Stato. Una frammentazione impensabile, oggi che le persone si spostano.
Per cui è necessario che 'le istanze' vengano convogliate liberamente in associazioni, secondo l'art.18 della Costituzione. La quale poi dice che queste associazioni, che chiama 'partiti' all'art.49, concorrono alla determinazione della politica nazionale.
Questi partiti, che deriva da 'parte', per il fatto stesso che sono espressione di istanze di parte della popolazione, hanno caratteristiche che li definiscono e che li distinguono uno dall'altro.
Tempo fa c'erano quello Repubblicano, il Liberale, il Socialista, il Comunista, il Socialdemocratico. C'era pure il 'Democristiano', chiaramente con una natura diversa,
come si vede dal nome che non indicava un tipo di organizzazione della società.
Si sono liberamente formati pure i 'movimenti', da CasaPound a Unità popolare, che però hanno caratteristiche troppo particolari per avere un alto grado di rappresentanza.
I partiti hanno man mano acquistato più potere anche in virtù dei fondi eccessivi che si attribuivano, e sono diventati entità superiori al 'Popolo' stesso, che avrebbero dovuto rappresentare.
Ci sono fenomeni come il M5S, in cui sono confluite istanze diffuse di reazione popolare, ottenendo ampio consenso. Ma poi non riesce a darsi una linea politica, proprio per la natura stessa di reazione, di posizione antitetica a tutto e tutti. E' oltre, come dice il suo leader; ma oltre non si capisce che c'è.
Tutto ciò per dire che non vedo in che altro modo il popolo potrebbe rappresentare se stesso; in che modo si potrebbe organizzare.
E non vedo nemmeno altre modalità se non quelle della elezione di suoi rappresentanti 'con metodo democratico', per la formazione di organismi legislativi e di governo. Come dice la Costituzione.
E da qui la necessità che le modalità di selezione siano tali da non consentire accentramenti di potere di scelta in mano a sempre meno persone. Col conseguente accentramento del potere decisionale, legislativo.
Da qui tant'altro: dalle primarie limitate agli iscritti per caratterizzare i partiti, al divieto di porre la fiducia su leggi di iniziativa governativa. Ecc ecc
Tutto ciò secondo me, naturalmente.
Per quanto riguarda Lusi, sottolineavo il fatto che chi sceglie ha la sua responsabilità. E Lusi è stato scelto come cassiere dal direttivo della Margherita, con 'culpa in eligendo'. Mica si possono organizzare elezioni o movimenti di massa pure per scegliere il cassiere.
cardif
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