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iospero
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Re: G R E C I A

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da repubblica.it


Grecia, la decisione Bce: domande e risposte per capire meglio

04 febbraio 2015

Cosa ha deciso la Bce?

La Banca Centrale europea ha deciso che dall'11 febbraio le banche greche non potranno più utilizzare i titoli di Stato ellenici come garanzia per ricevere liquidità da Francoforte "perché non è più certa la chiusura del memorandum con i creditori". Lo Statuto di Eurotower prevede che l'istituto non possa accettare come garanzia titoli giudicati "spazzatura" dalle agenzie di rating. Quelli di Atene, scesi a questo livello da molto tempo, erano stati accettati finora grazie a una deroga cancellata ieri.

Significa che la Bce ha chiuso del tutto i rubinetti alla Grecia?
No. Francoforte ha precisato nello stesso comunicato che le banche greche potranno ancora finanziarsi con le linee di credito d'emergenza (Ela) attraverso la banca centrale di Atene. L'accesso a questi prestiti è in teoria illimitato. Nel 2012 nel periodo peggiore della crisi di Atene, le banche del paese erano tenute in vita da oltre 120 miliardi di Ela.

La Grecia può finanziarsi in altri modi?

Le banche possono chiedere liquidità alla Ue usando altri titoli che hanno in portafoglio. Ci sono ad esempio 37 miliardi di titoli del Fondo salvastati, metà dei quali già utilizzati a garanzia. Atene non può più emettere titoli di stato perché ha già raggiunto il tetto di 15 miliardi concordato con i creditori. Le linee di emergenza sono quindi l'unico canale di finanziamento per tenere in piedi la macchina dello Stato. Cioè pagare stipendi e onorare prestiti e interessi.

Possono essere revocate anche le linee d'emergenza?

Sì. La Bce si riunisce ogni due settimane, la prossima sarà il 18 febbraio, per verificare la solidità come controparte delle banche greche. Per revocare le linee d'emergenza occorre però l'ok di due terzi del consiglio di Eurotower.

Come si può leggere la decisione della Bce?
Come un cartellino giallo (quasi rosso) al governo greco. Obbligato ora a trovare in tempi stretti un'intesa con i suoi creditori in condizioni negoziali però molto peggiori rispetto a quelle di mercoledì mattina. L'avviso è chiaro. Non si scherza con il fuoco. E se alla fine si alza troppo l'asticella Francoforte potrebbe chiudere del tutto i rubinetti. E a quel punto l'uscita della Grecia dall'euro sarebbe quasi inevitabile.

Che rischi può avere la decisione della Bce?
Il vero rischio è che da oggi i greci riprendano a ritirare soldi dalle banche, preoccupati dal fatto che la crisi precipiti e vengano imposti controlli sui capitali. E' successo di recente a Cipro. A dicembre, in vista delle elezioni, i depositi sui conti correnti sono già calati di 4 miliardi a 163 miliardi totali. A gennaio ne sarebbero stati prelevati altri 11. Senza soldi dei correntisti in cassa, gli istituti rischiano di chiudere.
iafran
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Re: G R E C I A

Messaggio da iafran »

iospero ha scritto:La Grecia ha bisogno di misure umanitarie immediate, di un salario minimo più elevato, della creazione di posti di lavoro, di investimenti e misure per ripristinare e migliorare i servizi di base come la sanità e l’istruzione. Ha bisogno di dotarsi di un sistema fiscale più robusto e progressivo, che si basi meno sull’IVA e maggiormente indirizzato a tassare i profitti e i patrimoni. Il nuovo governo deve anche combattere, punire e sradicare la corruzione.
Le "giovani marmotte" e i "grandi politici" che sono e sono stati al governo dell'Italia non hanno orecchie da intendere?

I trecento economisti e accademici potranno fare nuovamente questo invito ai governi europei e alle istituzioni internazionali per "rispettare la decisione del popolo italiano", solo se volta "pagina" come ha fatto la Grecia.
erding
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Re: G R E C I A

Messaggio da erding »

Troika, un colpo di stato in bianco

Se si nutriva ancora qual­che dub­bio che l’Europa fosse più vit­tima delle pro­prie poli­ti­che che della crisi,
gli acca­di­menti degli ultimi giorni hanno tolto ogni dub­bio. I mer­cati ave­vano assor­bito quasi con non­cha­lance
il cam­bio di governo in Gre­cia; la Borsa di Atene aveva oscil­lato, ma riu­scendo sem­pre a ripren­dersi,
fino a rag­giun­gere rialzi da record; il ter­ro­ri­smo psi­co­lo­gico che aveva pro­vo­cato un forte deflusso di capi­tali
prima delle ele­zioni sem­brava un’arma spuntata.

Ma appena si è arri­vati al dun­que è scat­tato il ricatto della Bce. Eppure le richie­ste del nuovo governo greco erano più che ragio­ne­voli.
Né Tsi­pras né Varou­fa­kis chie­de­vano un taglio netto del debito, ma sola­mente moda­lità e tempi diversi per pagarlo senza con­ti­nuare
a distrug­gere l’economia e la società greca, come ave­vano fatto i loro pre­de­ces­sori. Dichia­ra­zioni e docu­menti di eco­no­mi­sti
a livello mon­diale, com­presi diversi premi Nobel, si rin­cor­rono per dimo­strare che le solu­zioni pro­po­ste dal governo greco
sono per­fet­ta­mente appli­ca­bili, anzi le uni­che effi­caci se si vuole sal­vare l’Europa, che sarebbe tra­sci­nata nella vora­gine di un con­ta­gio
dai con­fini impre­ve­di­bili se la Gre­cia dovesse fal­lire e uscire dall’euro. Per­fino il pen­siero main­stream – Finan­cial Times in testa —
si dimo­strava più che possibilista.

Può darsi, come anche Varou­fa­kis ha osser­vato, che la mossa di Dra­ghi serva per evi­den­ziare che la solu­zione è poli­tica e non tecnico-economica.
Quindi ha but­tato la palla nel campo dell’imminente Euro­gruppo che si riu­nirà l’11 feb­braio.
Il guaio è che la poli­tica euro­pea attuale è ancora peg­gio della ragione eco­no­mica. Basti leg­gere le dichia­ra­zioni di un Renzi,
sdra­iato sul comu­ni­cato della Bce, o quelle di uno Schulz o di un Gabriel.

Non è la prima volta, d’altro canto, che la social­de­mo­cra­zia tede­sca vota i «cre­diti di guerra». L’analogia non è troppo esa­ge­rata.
Che spie­ga­zione tro­vare per un simile acca­ni­mento con­tro un paese il cui Pil non supera il 2% e il cui debito il 3% di quelli com­ples­sivi dell’eurozona?

La ragione è duplice.

Se passa la solu­zione greca appare chiaro che non esi­ste un’unica strada per abbat­tere il debito. Anzi ce n’è una alter­na­tiva
con­cre­ta­mente pra­ti­ca­bile rispetto a quella del fiscal com­pact. Più effi­cace e assai meno deva­stante. Tale da pun­tare su un
nuovo tipo di svi­luppo che valo­rizzi il lavoro, l’ambiente e la società, come appare dal pro­gramma di Salo­nicco su cui Syriza
ha costruito e vinto la sua cam­pa­gna elet­to­rale. Sarebbe una scon­fitta sto­rica per il neo­li­be­ri­smo europeo.

Il secondo motivo riguarda gli assetti poli­tico isti­tu­zio­nali della Ue. Sap­piamo che i greci hanno giu­sta­mente rifiu­tato l’intervento della Troika.
Ma è pur vero che per­fino Junc­ker ha dichia­rato che quest’ultima ha fatto il suo tempo. C’è allora qual­cosa di più impor­tante in gioco che
la soprav­vi­venza di que­sto o quell’organismo.
Finora la Ue attra­verso gli stru­menti della sua gover­nance a-democratica aveva messo il naso nelle poli­ti­che interne di ogni paese,
in qual­che caso det­tan­done per filo e per segno le scelte da fare. Così è acca­duto nel caso ita­liano con la famosa let­tera
della Bce del 5 ago­sto del 2011. Dove non era arri­vato Ber­lu­sconi ave­vano prov­ve­duto Monti e ora Renzi a finire i com­piti a casa.
Ma si trat­tava pur sem­pre di un inter­vento su governi amici, che si fon­da­vano su mag­gio­ranze che ave­vano espli­ci­tato la loro
pre­ven­tiva sot­to­mis­sione alla Troika. In Gre­cia siamo di fronte al ten­ta­tivo di impe­dire che la volontà popo­lare espres­sasi
nelle ele­zioni in modo abbon­dante e ine­qui­vo­ca­bile possa tro­vare imple­men­ta­zione per­ché con­tra­ria alle attuali scelte della Ue.
Qual­cosa che si avvi­cina a un colpo di stato in bianco (per ora). I neo­na­zi­sti di Alba Dorata ave­vano dichia­rato che Syriza
avrebbe fal­lito e dopo sarebbe toc­cato a loro governare.

E’ que­sto che le medio­cri classi diri­genti euro­pee vogliono? Non sarebbe la prima volta.

Impe­dia­mo­glielo.

Non solo con gli stru­menti pro­pri delle sedi par­la­men­tari per influire sul ver­tice dei capi di stato, ma soprat­tutto riem­piendo le piazze,
come suc­cede ora in Gre­cia e come vogliamo accada anche in Ita­lia e nel resto d’Europa il pros­simo 14 feb­braio.
Un San Valen­tino di pas­sione con il popolo greco.

http://ilmanifesto.info/troika-un-colpo ... in-bianco/
iospero
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Re: G R E C I A

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da repubblica.it
La crisi dell'euro? Un conflitto tra capitale e lavoro
di MAURIZIO RICCI

La crisi dell'euro? Un conflitto tra capitale e lavoro
Michael Pettis, economista, esperto di Wall Street e di Cina, professore di finanza all'Università di Pechino

ROMA - Come avrebbe giudicato Karl Marx la crisi dell’euro? Facile: come un conflitto fra capitale e lavoro. Più sorprendente è che questa sia ormai l'interpretazione più corrente fra gli economisti anglosassoni e che ad alzare il vessillo della lotta di classe siano ambienti vicini alla City londinese, con il Financial Times in prima fila. Il ministro tedesco delle Finanze, Schaueble, maltratta il collega greco, Varoufakis, spiega che la crisi ha fatto emergere paesi "responsabili e irresponsabili" e, comunque, i problemi della Grecia sono stati generati dalla Grecia e non, certo, dalla Germania? Tutte balle. Se qualcuno è stato tanto stupido da riempirsi di debiti - è l'obiezione ricorrente, da Krugman a Stiglitz all'ultimo blogger - è perché qualcuno è stato tanto stupido da prestargli tutti quei soldi.

Soprattutto, questo non è un confronto-scontro fra Germania e Grecia, fra paesi virtuosi e paesi neghittosi, fra chi ha fatto le riforme e chi non le ha fatte. Non è un conflitto nazionale, ma sociale: i lavoratori e le classi medie sia della Germania che della Grecia e degli altri paesi, contro gli azionisti e i creditori delle banche, cioè i capitalisti. Neanche Tsipras e Varoufakis sono così espliciti. La sintesi più lucida di questa intepretazione l'ha fatta un ex banchiere e professore di finanza, Michael Pettis e il Financial Times la rilancia con entusiasmo.

La spia, avverte il quotidiano della City, è la produttività. I politici tedeschi parlano molto di riforme e citano con orgoglio quelle che hanno fatto loro. Tuttavia, le riforme tedesche hanno clamorosamente fallito in quello che dovrebbe essere lo scopo principale: rilanciare la produttività. Fra il 1998 e il 2014, la produttività dei lavoratori tedeschi è cresciuta in media solo dello 0,6 per cento l'anno, un flop clamoroso, una performance peggiore non solo di Svezia e Usa, ma anche di Irlanda, Spagna e Grecia (il calcolo non include l'Italia): di fatto, la produttività tedesca dal 2007 ad oggi - riforme o no - è scesa. Cos'è successo, allora? Il punto chiave è la compressione dei salari avvenuta in Germania. I pingui profitti che ne sono risultati non sono stati investiti dalle aziende in Germania (come mostra l'andamento della produttività) ma sono stati parcheggiati nelle banche. E queste, non avendo occasione di impiego in patria, visto il ristagno degli investimenti, li hanno utilizzati all'estero, dove i tassi di interesse erano anche più interessanti.

Nasce qui il torrente di crediti tedeschi alla Spagna, alla Grecia, all'Irlanda, per finanziare soprattutto improbabili boom immobiliari. A finanziare quei boom sono stati le buste paga più magre dei lavoratori tedeschi. Quando poi è esplosa la crisi, a pagare non sono state le banche, i loro azionisti e i titolari delle loro obbligazioni (cioè chi aveva, a sua volta, prestato i soldi alle banche), dunque i capitalisti, ma i lavoratori dei paesi irrorati di crediti, con la disoccupazione di massa. E non è finita, avverte Pettis. Con quelle montagne di debiti, l'economia non può riprendere a svilupparsi. Basta guardare la Grecia che, oppressa dal pagamento degli interessi, non ha le risorse per incentivare la crescita. La strada segnata è quella di un lento assorbimento dei debiti. Ovvero, le banche risaneranno lentamente i loro conti, smaltendo quei crediti incagliati, in Grecia come in Spagna o in Portogallo, facendone pagare il costo alle classi medie, sia come depositanti, che come contribuenti.

E’ una rilettura dell'austerità, assai scomoda per la classe dirigente della Ue. Ancora più scomoda è la ricetta che ne scaturisce. In una cultura, come quella anglosassone, in cui la bancarotta è il primo passo per ripartire e non l'ultimo per uscire di scena, la crisi finirà quando sarà ristrutturato il debito. Tagliandolo, oppure con le idee creative (legare i titoli del debito alla crescita del Pil) proposte da Atene. Per radicali ex rivoluzionari, come Tsipras e Varoufakis, da Washington e da Londra scrosciano gli applausi.

(07 febbraio 2015)
pancho
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Re: G R E C I A

Messaggio da pancho »

Debiti, Ucraina, gas e chiesa: il "flirt" anti-Troika tra Putin e Tsipras
Dopo la mossa della Bce e i "no" tedeschi il premier ellenico accetta l'invito del presidente russo per una visita il 9 maggio, quando Mosca celebra la vittoria sul nazismo. Il leader di Syriza:"Valorizzeremo i legami nel turismo e nell'energia e lavoreremo per la stabilità di Kiev". Sul tavolo il gasdotto Turkish Stream e il diritto di veto ellenico sulle sanzioni

di ETTORE LIVINI

MILANO - Isolato in Europa, ricercatissimo nel mondo, Alexis Tsipras si prepara a giocare con disinvoltura la strategia dei due (e forse tre) forni per rafforzare la posizione negoziale di Atene in vista delle trattative sul debito. E il jolly del leader di Syriza pare chiaro: la minaccia di creare un asse preferenziale con Vladimir Putin, da tempo impegnato in uno shopping sotterraneo di nuovi alleati nel cuore dell'Eurozona, spaziando con disinvoltura da Marine Le Pen a Matteo Salvini e ora a Tsipras.

L'amo di Mosca, forse non a caso, è stato lanciato ieri, pochi secondi dopo la fine dell'incontro non proprio positivo tra il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schauble e il suo omologo greco Alexis Varoufakis.

In una lunga e cordiale telefonata Putin ha invitato il presidente del Consiglio greco per una visita di Stato il 9 maggio, quando sulla Piazza Rossa celebrerà - anche qui forse non a caso - la vittoria sul nazismo. Tsipras ha accettato subito: "Rafforzeremo la nostra cooperazione bilaterale - è stato spiegato in una nota del governo del Partenone - specie nel turismo e nell'energia. E lavoreremo assieme per una soluzione di pace e stabile per l'Ucraina".

Le comuni radici ortodosse non sono l'unico collante dell'asse Mosca-Atene. L'obiettivo del leader ellenico è chiaro: sventolare lo spettro di un rapporto privilegiato con Putin gli consente - dal suo punto di vista - di presentarsi al tavolo dell'Eurogruppo con un'alternativa in tasca (almeno teorica, visto lo stato di salute delle finanze russe) in grado di ammorbidire le controparti. "Se la Grecia chiederà assistenza finanziaria noi siamo pronti a dare una mano", ha detto il ministro alle finanze di Mosca, Anton Siluanov. I primi messaggi a Ue, Bce e Fmi sono già partiti. Atene si è irritata per un comunicato anti-Russia sul fronte ucraino scritto senza prima concordare la posizione con l'esecutivo neo-eletto. E ha fatto pesare molto il suo sì all'allungamento delle sanzioni fino a settembre.

Il fronte dell'Est, tra l'altro, è uno dei pochi punti un comune tra Syriza e i suoi alleati di governo di Anel.
Panos Kammenos, per dire, ha risposto a muso duro agli attacchi del suo omologo tedesco Ursula von der Leyen che aveva accustato Atene di "mettere a rischio la sua posizione nella Nato avvicinandosi alla Russia". "Storie - ha risposto il leader di Anel -. Siamo sempre stati schierati con gli alleati sin da quando si è trattato di respingere le truppe d'invasione naziste". E chi ha orecchi per intendere, intenda. "Tsipras farebbe comunque una pazzia a consegnarsi tra le braccia di Putin", ha detto il finanziere George Soros.

Il rapporto Atene-Mosca ha anche però qualche dossier concreto: il più importante è Turkish Stream, il nuovo maxi-gasdotto russo che dovrebbe bypassare Kiev e - attraverso la Turchia - arrivare in Grecia. E gli uomini di Putin avrebbero mostrato anche interesse per aiutare Tsipras ha ricostruire e ammodernare alcune infrastrutture del paese a partire dalle Ferrovie. In concorrenza diretta, in questo campo, con i cinesi. A vegliare sull'asse ortodosso ci sono comunque con le antenne ben drizzate anche gli Stati Uniti.

L'endorsment di Barack Obama al nuovo governo ellenico - " non si possono spremere i paesi in recessione, l'Europa ha bisogno di crescita" - è stato letto da tutti come un assist per non abbandonare Syriza al fronte orientale. Un doppio forno est-ovest che forze è l'unico asso nella manica di Tsipras nei negoziati con la Troika.

http://www.repubblica.it/economia/2015/ ... 106673393/
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Si direbbe:tutto come da copione!
E se si verificasse tutto questo, che direbbero in primis la Germania ma anche noi sudditi visto che saremo noi a pagare per primi le "spese" dei loro errori?
Certo, questi sono soldi di tutti noi contribuenti, mica sono i loro. Quindi, perche' non anche azzardare anche sulle linee politiche. Non vi pare?


un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
iospero
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Re: G R E C I A

Messaggio da iospero »

da L'Altra Europa..


TSIPRAS, E’ UNA CORSA CONTRO IL TEMPO



di Thomas Fazi – 6 febbraio 2015

I dieci giorni di Atene/I veri problemi della Grecia in questo momento sono la fuga di capitali dal paese e più in generale la fragilità del suo sistema bancario


Alexis Tsipras ha vinto le recenti elezioni in Grecia con un chiaro mandato elettorale: cancellare una parte significativa del debito pubblico e porre fine al programma di aiuti – e relativi piani di austerità e aggiustamenti strutturali – della troika. Ma entrambi gli obiettivi si stanno rivelando molto più difficili del previsto. Anche per la feroce opposizione dell’establishment europeo, come dimostra la recente decisione della Bce di chiudere i rubinetti alle banche greche. Per capire come siamo arrivati a questo punto, però, dobbiamo fare un passo indietro.

Il debito pubblico greco ammonta a 323 miliardi di euro, pari al 177% del Pil. Di questi, il 15% è detenuto dal settore privato, il 10% dal Fondo monetario internazionale e il 6% dalla Bce. Il grosso del debito – il 60% del totale, pari a 195 miliardi di euro – è in mano agli altri governi dell’eurozona. Di questi 195 miliardi, 142 miliardi sono arrivati alla Grecia attraverso l’Efsf, il Fondo europeo di stabilità finanziaria (più comunemente noto come “Fondo salva-stati”); 53 miliardi sono invece il frutto di prestiti bilaterali ricevuti dagli altri stati membri. I paesi più esposti al debito greco sono la Germania (56 miliardi), la Francia (42 miliardi), l’Italia (37 miliardi), la Spagna (24 miliardi) e l’Olanda (11 miliardi).

E qui sta il primo problema: un’eventuale ristrutturazione del debito greco ricadrebbe soprattutto sulle spalle degli altri governi europei, molti dei quali – in particolare Germania, Francia e Finlandia – hanno già categoricamente escluso l’ipotesi di un taglio del valore nominale del debito. Questi sanno di avere dalla loro una componente cruciale di qualunque negoziato: il tempo. Tsipras deve trovare un accordo in fretta se vuole fermare l’emorragia di capitali dalle banche greche (oltre 10 miliardi a gennaio, 4 miliardi a dicembre). E infatti il neoministro delle finanze greco, Yanis Varoufakis, ha recentemente annunciato un clamoroso cambio di strategia: niente più taglio del debito ma uno “swap” della porzione di debito attualmente in mano all’Efsf e alla Bce con nuovi titoli di stato. Questi sarebbero di due tipi: i titoli in mano all’Efsf sarebbero rimpiazzati con bond indicizzati al tasso di crescita del Pil (in sostanza il servizio del debito e le scadenze di rimborso aumenterebbero o diminuirebbero a seconda dello stato di salute dell’economia), mentre quelli in mano alla Bce sarebbero rimpiazzati con quelli che Varoufakis ha definito “obbligazioni perpetue” (titoli a interessi zero che la banca centrale terrebbe a bilancio in perpetuo, il che equivarrebbe di fatto alla monetizzazione di quella porzione di debito). Secondo uno studio dell’istituto Bruegel, questo potrebbe ridurre la spesa per interessi della Grecia di più del 15% del Pil.

Questo rappresenterebbe un passo indietro non da poco rispetto alla richiesta di “cancellazione della maggior parte del valore nominale del debito pubblico” contenuta nel programma elettorale di Syriza, ma permetterebbe comunque a Tsipras di rispettare la seconda parte della sua promessa elettorale: ridurre l’avanzo primario dal 4-5% previsto dal memorandum all’1-2% – allentando, anche se di poco, la stretta fiscale che negli ultimi anni ha soffocato l’economia greca, bruciando un quarto del reddito nazionale – e porre fine al programma di assistenza finanziaria della troika. Il governo greco, infatti, si rifiuta di accettare l’ultima tranche da 7 miliardi, ma senza di essa non sarà in grado di far fronte ai 6.5 miliardi che deve restituire alla Bce entro l’estate (se la banca centrale non dovesse accettare la proposta di cancellazione ufficiosa del debito). Pare che Atene abbia a malapena fondi a sufficienza per rimborsare i 4.3 miliardi dell’Fmi in scadenza il mese prossimo.

In alternativa – in attesa di trovare un accordo – il governo greco potrebbe raccogliere una decina di miliardi sui mercati emettendo buoni del Tesoro a breve termine; ma anche questo richiederebbe l’approvazione dell’Eurotower (poiché Atene ha già raggiunto il tetto di 15 miliardi di euro sull’emissione di t-bills fissato dalla Bce) e al momento non sembra che Francoforte abbia alcuna intenzione di dare il via libera all’operazione. Anche se Atene decidesse di andare avanti lo stesso, la Bce – in qualità di garante del nuovo meccanismo di vigilanza unico (Ssm) – potrebbe tranquillamente vietare alle banche greche di comprare i nuovi titoli di stato (poiché la Grecia sarebbe di fatto insolvente, come peraltro ha riconosciuto lo stesso Varoufakis) o semplicemente negargli la liquidità necessaria.

Un’altra fonte di finanziamento a breve termine potrebbe arrivare dai profitti guadagnati dalla Bce e dalle vari banche centrali nazionali con l’acquisto di bond greci in base al programma Smp (Securities Markets Programme) nel 2010. Nel 2012 l’Eurogruppo accettò infatti di girare questi soldi – che oggi ammontano a 1.9 miliardi di euro – alla Grecia, ma questo non si è mai verificato. E oggi sono in molti a ritenere che i governi dell’eurozona accetteranno di sbloccare i fondi solo se la Grecia si impegnerà a rispettare una serie di conditionalities molto stringenti (sostanzialmente in linea con i memorandum della troika). Anche far digerire questo accordo ai creditori, insomma, non sarà facile.

Questo sul fronte delle finanze pubbliche greche. Ma come già detto il vero problema per la Grecia in questo momento è un altro: la fuga di capitali dal paese e più in generale la fragilità del sistema bancario. Fino a pochi giorni fa le banche greche riuscivano ad approvvigionarsi di liquidità fornendo a garanzia titoli di stato che ufficialmente sono considerati “spazzatura”; un’eccezione concessa a quei paesi che sottostanno a un programma di assistenza della troika. Ma il 4 febbraio – lo stesso giorno in cui Varoufakis ha dichiarato di essere “il ministro delle finanze di un paese in bancarotta” – la Bce ha fatto sapere in una nota di aver deciso di escludere i bond greci dai titoli che possono essere usati dalle banche come collaterale “poiché al momento non è possibile presumere una conclusione positiva del processo di revisione del programma greco”. Questo non rappresenta una minaccia immediata per le banche greche – le quattro banche principali, dopo la fuga dai depositi delle ultime settimane, sono già appese alla liquidità d’emergenza fornita da Francoforte tramite l’Ela (Emergency Liquidity Assistance – ma è un chiaro strumento di pressione nei confronti governo greco. Il prossimo passo per la Bce potrebbe essere quello di chiudere anche il rubinetto dell’Ela, ma questo richiederebbe l’approvazione dei due terzi del Consiglio direttivo. In quel caso, la Grecia si vedrebbe quasi sicuramente costretta a istituire dei controlli di capitale, mettendo in moto una sequenza di eventi che potrebbe rapidamente sfuggire di mano.

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La Grecia ha bisogno di tempo e di convincere altri Stati a rifondare l'Europa.
Obama guarda con favore aL NUOVO PROCESSO in corso.
Una volta la Sicilia avevo tentato l'annessione agli USA (l'articolo 4 (III sezione) della Costituzione degli Stati Uniti prevede il potere del Congresso di ammettere nuovi Stati nell'Unione) ,
perché non potrebbe farlo la Grecia ?
iospero
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Re: G R E C I A

Messaggio da iospero »

da IL Fatto Q

Varoufakis: ‘Funzionari italiani solidali con noi, ma temono bancarotta e Germania’


“Dei funzionari italiani, non vi dico di quale grande istituzione, mi hanno avvicinato per darci solidarietà, ma non possono dire la verità perché anche l’Italia è a rischio bancarotta e temono conseguenze da parte della Germania. Una nuvola di paura negli ultimi anni ha avvolto tutta l’Europa, stiamo diventando peggio dell’ex Unione Sovietica”. Così il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis in un’anticipazione dell’intervista esclusiva rilasciata a Lisa Iotti di Presadiretta (Rai3 – in onda domenica alle 21,45) . “Noi greci non abbiamo il monopolio della verità – spiega l’economista -, ciò che possiamo fare per il resto del’Europa e specie per l’Italia di aprire una porticina verso la verità, non possiamo noi trovare la verità, ma possiamo aprire la porta e fare in modo che voi possiate raggiungerci, in questo modo – continua – potremmo passare tutti dall’attuale oscurità dell’austerity verso la luce di un dibattito europeo razionale e ragionevole”. “La soluzione per uscire dal ‘guado’ economico? Noi proporremo che l’Europa intraprenda un New Deal, come Rosswelt nel 1933, un New Deal per l’Europa, finanziato dalla Banca europea per gli investimenti, che deve aumentare di 10 volte i capitali fino ad ora investiti. Sono idee che interesseranno l’intera Europa. E - conclude Varoufakis -prima o poi la signora Merkel dovrà sedersi ad un tavolo con noi e spiegarci perché le nostre proposte non vanno bene”
flaviomob
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Re: G R E C I A

Messaggio da flaviomob »

Inizieranno a stampare Dracme.
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
camillobenso
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Re: G R E C I A

Messaggio da camillobenso »

ZONAEURO
Matteo Renzi, l’inaffidabile
di Fabio Marcelli | 6 febbraio 2015

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02 ... e/1402344/
camillobenso
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Re: G R E C I A

Messaggio da camillobenso »


Tsipras: “Rispetterò programma con cui ho vinto. Il memorandum ha fallito”

Zonaeuro
Il premier greco nel discorso programmatico al Parlamento ha detto che il Paese intende pagare il debito ma raggiungendo "un'intesa comune" con i partner Ue. Che dovrebbe passare per un nuovo accordo-ponte fino a giugno. Annunciata l'istituzione di una commissione parlamentare d’indagine sul memorandum con la troika. Nuove accuse contro l'austerity: "Ha tolto alle persone il diritto di decidere"
di F. Q. | 8 febbraio 2015 COMMENTI


“Mi impegno a rispettare in pieno il programma del partito con cui ho vinto le elezioni”. Così il primo ministro greco Alexis Tsipras ha iniziato il suo discorso programmatico al Parlamento di Atene. Il nuovo leader ateniese, che martedì dovrà incassare il voto di fiducia, rassicura quindi i connazionali sul fatto che non intende cedere ai “ricatti” degli altri Paesi dell’Eurozona, Germania in testa, che gli chiedono di fare marcia indietro sui punti più importanti – e costosi – del programma di Salonicco, come l’aumento del salario minimo. “La strada per la ricostruzione della nostra patria sarà lunga ma renderemo il nostro sogno realtà”, ha continuato il numero uno di Syriza rivolgendosi ai deputati. “Costruiremo una Grecia economicamente indipendente e partner allo stesso livello nell’Unione Europea e nell’eurozona”.

La strada verso quel “sogno”, però, è lastricata di incognite. Come è noto, l’11 febbraio i ministri delle Finanze dell’area euro si riuniranno per decidere come procedere, dopo che Berlino ha chiarito il proprio no secco a qualsiasi ipotesi di revisione delle draconiane misure di risanamento già concordate e la Bce ha deciso non accettare i più i titoli di Stato delle banche elleniche come garanzie per operazioni di rifinanziamento. “La Grecia vuole pagare il suo debito“, ha detto a questo proposito Tsipras. “Ma vuole raggiungere un’intesa comune con i partner per l’interesse di tutti: il problema del debito greco non è economico ma politico“.


No all’estensione del piano di salvataggio, “sarebbe estensione degli errori” – Il memorandum con la troika costituita da Unione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale “è fallito da solo”, ha poi ribadito, proseguendo sulla linea decisa con il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis. Di conseguenza “il nostro governo non deve chiedere la sua estensione, perché non può chiedere un’estensione degli errori. Al contrario, chiede un nuovo accordo-ponte con i prestatori fino a giugno per rinegoziare il suo debito. La Grecia vuole un accordo sostenibile e, ad essere sincero, sono sicuro lo raggiungeremo”. “Nelle trattative – ha aggiunto – non esistono solo i tecnocrati ma anche altri fattori. E questi sono il popolo greco e gli altri popoli dell’Europa”

Al via commissione di indagine sul memorandum: “Samaras ha reso il Paese ricattabile” - Quanto al memorandum, Tsipras ha annunciato la prossima istituzione di una commissione parlamentare d’indagine, “non per fare rivendicazioni sul documento ma per far prevalere la giustizia”. La tesi del nuovo esecutivo è che il predecessore Antonis Samaras abbia deliberatamente voluto “lasciare dietro di sé terra bruciata”, “rendere la Grecia ricattabile e di far fallire il nuovo governo. Per questo ha chiesto il prolungamento del programma di aiuti solo per due mesi e non per sei come avrebbe potuto fare”.

L’orizzonte del governo in 20 tweet - In meno di due ore, sul profilo Twitter ufficiale del giovane premier sono comparsi più di venti messaggi con le frasi chiave del discorso ma anche ulteriori precisazioni e “cinguettii” diretti ai cittadini ellenici: “E’ impossibile servire il debito se i nostri partner insistono sull’austerity. Serve un negoziato onesto che non condanni l’economia e la società greca a una recessione senza fine”. E ancora: “L’austerità non solo ha impoverito il nostro popolo ma l’ha privato del diritto di decidere“. “Un nuovo contratto sociale con l’Europa è necessario non solo per salvare la società ma anche per fermare deflazione e recessione”, ha anche scritto lo staff di Tsipras.


Confermato il programma elettorale, da stipendio minimo a contratti collettivi - Poi il premier ha esposto il programma del governo, che riassume di fatto tutte le promesse fatte prima delle elezioni del 25 gennaio. Incluse la donazione di cibo gratuito, la fornitura di elettricità a chi è sotto la soglia di povertà e l’innalzamento graduale (di qui a fine 2016) dello stipendio minimo da 340 a 751 euro. Saranno inoltre ripristinati i contratti collettivi di lavoro e il minimo imponibile annuo di 12mila euro sotto il quale non si pagano imposte. Riguardo alla previdenza sociale, Tsipras ha escluso ulteriori tagli alle pensioni e aumenti dell’età pensionabile. “La prima priorità di questo governo è affrontare le grandi ferite del piano di salvataggio, affrontare la crisi umanitaria come avevamo promesso di fare prima delle elezioni”.

Il premier ha poi annunciato la sua “spending review”, che passerà sostanzialmente attraverso riduzioni dei benefici per i politici: dalla vendita di 800 auto blu e di uno dei tre aerei a disposizione del primo ministro al taglio del 30% dei funzionari del Megaro Maximou, il palazzo dove ha sede il governo. Diminuiranno del 40% anche gli agenti di polizia preposti alla sicurezza dell’edificio. Sempre nell’ambito delle misure tese a ridurre gli sprechi, la tv statale Nerit sarà riorganizzata da zero.

Task force ministeriale contro l’evasione fiscale – Su fronte della lotta alla diffusa evasione fiscale, “metteremo in moto un meccanismo di controllo per monitorare le liste degli evasori“. Una speciale task force del ministero delle Finanze guidato da Varoufakis investigherà sulla grande evasione in Liecthenstein, sulla famigerata lista Lagarde – l’elenco di 2mila illustri evasori ellenici che hanno trasferito 25 miliardi di euro in Svizzera – e su altre liste di cittadini ellenici che hanno riciclato denaro all’estero. Circa il promesso alleggerimento fiscale, Tsipras ha annunciato l’abolizione dell’attuale tassa sugli immobili (l’Enfia) e la sua sostituzione con una legge che metterà nel mirino solo le grandi proprietà immobiliari.

Cittadinanza agli immigrati di seconda generazione – Il premier greco ha anche confermato che concederà la nazionalità ellenica agli immigrati di seconda generazione. La Direzione generale per l’immigrazione è stata appositamente trasformata in ministero e ha ora tra i suoi obiettivi primari quello di preparare un’apposita legge per concedere la cittadinanza ai ragazzi stranieri nati e cresciuti nel Paese.

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