E' in queste occasioni che si vede le capacità di un leader di sfruttare i momenti giusti se si vuole far cambiare veramente rotta ad una politica che ci sta uccidendo.iafran ha scritto:Speriamo bene, temo, però, che sarà un fuoco di paglia.iospero ha scritto:da repubblica.it
Grecia, minoranze Pd a Renzi: "Noi con Tsipras, convochi direzione"
I parlamentari democratici chiedono "pertanto, di convocare al più presto una riunione congiunta dei gruppi parlamentari di Camera e Senato e una riunione della direzione nazionale del partito per discutere e definire la nostra posizione su tali problemi".
quo vadis PD ????
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Re: quo vadis PD ????
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Re: quo vadis PD ????
Non parlerei tanto di un leader ma di un’impostazione politica di tanti che oltre a parlare operi nel sociale (come Syriza ha fatto in Grecia).iospero ha scritto:E' in queste occasioni che si vede le capacità di un leader di sfruttare i momenti giusti se si vuole far cambiare veramente rotta ad una politica che ci sta uccidendo.iafran ha scritto:Speriamo bene, temo, però, che sarà un fuoco di paglia.iospero ha scritto: da repubblica.it
Grecia, minoranze Pd a Renzi: "Noi con Tsipras, convochi direzione"
I parlamentari democratici chiedono "pertanto, di convocare al più presto una riunione congiunta dei gruppi parlamentari di Camera e Senato e una riunione della direzione nazionale del partito per discutere e definire la nostra posizione su tali problemi".
A parole sono tutti bravi e Renzi sembra che abbia sfruttato il momento giusto per imporsi in Italia ... come leader.
Convengo, infatti, con E.T. che in un altro thread (http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... f=2&t=1025) ha scritto: "Se imparassimo a distogliere gli occhi dalle manovre del palazzo, rincorrendo le battute dei ridicoli personaggi che popolano ormai gli spazi delle nostre classi dirigenti, e tentassimo di ricostruire nuovi modelli di coinvolgimento dei cittadini e di educazione alle scelte della comunità, forse potremmo considerarci degni del nostro sarcasmo e della nostra disperazione civile."
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Re: quo vadis PD ????
Sicilia, lo strappo dei 500 contro il Pd “dei potenti e dei faccendieri”
Politica
Centinaia di iscritti pronti a firmare subito un documento che accusa il partito e restituire la tessera. E' la reazione all'arrivo sul carro del "renzismo" di 5 tra ex cuffariani e ex lombardiani
di F. Q. | 25 febbraio 2015 COMMENTI
Lo descrivono come un “siluro’’ diretto all’operato del sottosegretario Davide Faraone che appena tre giorni fa, a braccetto con il leader regionale Fausto Raciti, ha accolto nel Pd siciliano i deputati di Articolo 4: un quintetto di ex cuffariani ed ex lombardiani che non vedevano l’ora di saltare sul carro vincente del “renzismo”. E’ il documento “carbonaro” che circola in gran segreto tra i civatiani e i cuperliani di Sicilia e che in queste ore passa di mano in mano tra gli iscritti di Trapani e Ragusa, di Enna e Catania, fucine del malcontento isolano.
Due pagine di critica radicale a quel Pd “consegnatosi direttamente al centrodestra’’, che almeno 500 iscritti sarebbero pronti a firmare subito, con l’intenzione di restituire la tessera di quello che descrivono come il partito “dei pochi, dei potenti e dei faccendieri” e ormai diventato “la negazione totale della storia e dei nostri valori’’.
L’obiettivo? Tutto è ancora top secret, ma da un capo all’altro della Sicilia vengono segnalate grandi manovre per lo “strappo’’ che porterebbe alla costruzione di un nuovo “cartello’’ della sinistra che aggreghi i fuorusciti del Pd ai superstiti di Sel, agli ex del M5s e a pezzi della Fiom. Con la benedizione di Leoluca Orlando, alla guida di Anci Sicilia, indicato come uno dei tessitori silenziosi della trama, che avrebbe l’intenzione – neanche tanto segreta – di succedere a Rosario Crocetta sulla poltrona di governatore di Sicilia.
Sarà l’effetto Tsipras, sarà l’onda lunga di Podemos, ma le prove tecniche per il nuovo partito della sinistra, che da mesi lo stesso Pippo Civati vaticina, soffiando sui venti della scissione, sono in piena fase operativa in Sicilia, eterno laboratorio politico nazionale. Non è un caso che l’ideazione del documento dei 500 coincida con le dichiarazioni del leader della Fiom Maurizio Landini che, tra smentite e precisazioni, ha apertamente auspicato la nascita di un nuovo polo a sinistra del Pd.
Ma chi sono gli scissionisti pronti a lasciare il Pd siciliano accusato di essere un partito-macedonia? C’è Danilo Festa, consigliere comunale di Motta Sant’Anastasia (Catania), candidato a sindaco dal Pd del suo comune, ma stoppato dai quadri provinciali. C’è Nicola Manoli, consigliere comunale di Regalbuto (Enna), e ci sono Sabrina Rocca, Danilo Orlando e Lillo Fede, tutti di Trapani. Sono decine di amministratori locali, quadri di partito, e centinaia di semplici tesserati, stanchi di un Pd che ora, dicono, “ha bisogno di tornare all’anno zero’’.
Alla guida della “fronda’’, la ragusana Valentina Spata, referente di Civati in Sicilia, che aveva spaccato il partito già alle amministrative iblee, quando aveva pubblicamente annunciato l’appoggio al pentastellato Federico Piccitto. “Il Pd non è più il partito che ho contribuito a costituire’’, dice ora Spata, “è ormai una sigla unica dove si riparano gli stessi personaggi che hanno amministrato il potere con Cuffaro e Lombardo: non è più una questione morale, ma è una questione di dignità’’.
A far da pontieri per il nuovo cantiere siciliano della sinistra, i vendoliani di Sel che già in passato con il deputato Erasmo Palazzotto avevano messo in campo diverse iniziative in comune con il M5s: “L’ultima campagna acquisti – dice Palazzotto – dimostra che il gattopardismo è la cifra dell’evoluzione del partito di Renzi”.
A mettere d’accordo i fuggiaschi del Pd con Sel e con i “grillini’’, sono essenzialmente tre temi: la lotta al Jobs Act, che per Landini il premier avrebbe scritto “sotto dettatura di Confindustria’’; la vicenda del Muos, la centrale radar statunitense di Niscemi; e infine la questione dell’acqua pubblica. A quattro anni dal referendum che ha sancito il passaggio delle reti idriche ai comuni, la volontà popolare non si è mai tradotta in legge.
Proprio di recente, Orlando ha twittato: “Se la Regione non si muoverà entro marzo, Anci Sicilia scenderà in piazza’’. Non è una chiamata alle armi, ma poco ci manca.
di Giuseppe Pipitone e Sandra Rizza
Da Il Fatto Quotidiano del 25 febbraio 2015
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02 ... i/1454298/
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Re: quo vadis PD ????
La prima vox populi
Vincenzo Giancristofaro • un minuto fa
Che il PD, sia stato "scalato" da noti faccendieri, non è più una novità per chi segue la politica, ma sicuramente molti che ancora lo votano a prescindere..non se ne sono accorti..hanno dei dubbi visto il comportamento non certo di sinistra e l'abiura di ogni politica che tuteli i più deboli.. ma purtroppo, non ancora riescono ad afferrare che non è più il loro partito!
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Vincenzo Giancristofaro • 24 minuti fa
Oramai nessuno lo può più negare che il PD è stato preda di conquista da parte di ex DC..o altri che di sicuro non appartenevano alla storia del PCI.. ma molto più verosimilmente a quella galassia di personaggi molto vicini a "cosa nostra"!
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Andrew • 39 minuti fa
Cari elettori PD, dato che a quanto pare tutto ciò che vi interessa è vincere, non facevate prima a votare direttamente per Berlusconi anni fa?
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Savoia Marchetti • 41 minuti fa
Bravo Orlando!
E adesso i Pdini cominciassero a contare gli abbandoni.
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libertariolaborioso • un'ora fa
" Sicilia, lo strappo dei 500 contro il Pd 'dei potenti e dei faccendieri'.
Lo descrivono come un 'siluro'’ diretto all’operato del sottosegretario Davide Faraone
Boccacciamiastattizitta !!!
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NightOwl • un'ora fa
Il Pd sta diventando la latrina della peggio politica e i suoi adepti tessero-funzionari se ne stanno accorgendo.. Eppure c'è qualcuno che lo dice da anni che il Pd é peggio del pdl e che fa affari con la mafia. Grillo?? Il Movimento 5 stelle?
No lo ammette Buzzi nelle intercettazioni di mafia capitale!
"Grillo ha sconfitto il Pd, i nostri affari sono a rischio" (detto sinteticamente)
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Alex62 • un'ora fa
Stai a vedere che qualcuno comincia a ragionare....
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moneta elettronica • un'ora fa
meraviglia! I siculi hanno una coscienza. Tutto da certificare
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Luigi • un'ora fa
Uè, QUALCOSA SI MUOVE...
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dalfattopassiamoaifatti • un'ora fa
bene fanno e' ora di cambiare....altri lo dicono da molto piu' tempo......
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renatolli52 • un'ora fa
PD di Renzi: una sinistra geneticamente modificata !
-Dopo i casi simili gia avvenuti in Calabria e riproposti anche dal caso Paita in Liguria mi sembra che l'attuale PD di Renzi stia completando quel cammino iniziato da anni che ha portato una formazione di "sinistra" a modificarsi geneticamente fino a perdere i suoi connotati e renderla sempre più simile al centro destra tanto da poter fare alleanze "spudorate" se non ospitarli nelle proprie liste !
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maxsierramaestra • un'ora fa
"La negazione totale della storia e dei nostri valori".........NOOOOOO!!!!!!!
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Vincenzo Giancristofaro • un minuto fa
Che il PD, sia stato "scalato" da noti faccendieri, non è più una novità per chi segue la politica, ma sicuramente molti che ancora lo votano a prescindere..non se ne sono accorti..hanno dei dubbi visto il comportamento non certo di sinistra e l'abiura di ogni politica che tuteli i più deboli.. ma purtroppo, non ancora riescono ad afferrare che non è più il loro partito!
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Vincenzo Giancristofaro • 24 minuti fa
Oramai nessuno lo può più negare che il PD è stato preda di conquista da parte di ex DC..o altri che di sicuro non appartenevano alla storia del PCI.. ma molto più verosimilmente a quella galassia di personaggi molto vicini a "cosa nostra"!
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Andrew • 39 minuti fa
Cari elettori PD, dato che a quanto pare tutto ciò che vi interessa è vincere, non facevate prima a votare direttamente per Berlusconi anni fa?
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Savoia Marchetti • 41 minuti fa
Bravo Orlando!
E adesso i Pdini cominciassero a contare gli abbandoni.
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libertariolaborioso • un'ora fa
" Sicilia, lo strappo dei 500 contro il Pd 'dei potenti e dei faccendieri'.
Lo descrivono come un 'siluro'’ diretto all’operato del sottosegretario Davide Faraone
Boccacciamiastattizitta !!!
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NightOwl • un'ora fa
Il Pd sta diventando la latrina della peggio politica e i suoi adepti tessero-funzionari se ne stanno accorgendo.. Eppure c'è qualcuno che lo dice da anni che il Pd é peggio del pdl e che fa affari con la mafia. Grillo?? Il Movimento 5 stelle?
No lo ammette Buzzi nelle intercettazioni di mafia capitale!
"Grillo ha sconfitto il Pd, i nostri affari sono a rischio" (detto sinteticamente)
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Alex62 • un'ora fa
Stai a vedere che qualcuno comincia a ragionare....
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moneta elettronica • un'ora fa
meraviglia! I siculi hanno una coscienza. Tutto da certificare
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Luigi • un'ora fa
Uè, QUALCOSA SI MUOVE...
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dalfattopassiamoaifatti • un'ora fa
bene fanno e' ora di cambiare....altri lo dicono da molto piu' tempo......
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renatolli52 • un'ora fa
PD di Renzi: una sinistra geneticamente modificata !
-Dopo i casi simili gia avvenuti in Calabria e riproposti anche dal caso Paita in Liguria mi sembra che l'attuale PD di Renzi stia completando quel cammino iniziato da anni che ha portato una formazione di "sinistra" a modificarsi geneticamente fino a perdere i suoi connotati e renderla sempre più simile al centro destra tanto da poter fare alleanze "spudorate" se non ospitarli nelle proprie liste !
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maxsierramaestra • un'ora fa
"La negazione totale della storia e dei nostri valori".........NOOOOOO!!!!!!!
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Re: quo vadis PD ????
Sicilia, lo strappo dei 500 contro il Pd “dei potenti e dei faccendieri
Sicilia laboratorio per la “nuova sinistra”: dai pezzi di Pd agli ex M5s
Sel fa da ponte tra i 500 che contestano la gestione del Partito democratico e gli ex grillini. Un asse che potrebbe ripetersi anche in Liguria e in Campani
di Giuseppe Pipitone | 25 febbraio 2015
La goccia che ha fatto traboccare il vaso del Pd siciliano ha un nome e cognome. Anzi cinque nomi e cinque cognomi: sono i deputati di Articolo 4, il gruppo regionale nato a cavallo tra l’Udc di Totò Cuffaro e il Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo, tutti e cinque accolti recentemente nel partito di Matteo Renzi. Ma prima ancora che dal Nazareno arrivassero cinque nuove tessere per gli ex golden boys di Cuffaro e Lombardo, in Sicilia già più di 500 tra iscritti e i militanti hanno deciso di prendere la porta ed uscire dal Pd, non prima di aver autografato una pesantissima lettera di denuncia. Un documento che è passato di mano in mano tra gli iscritti di Catania, di Trapani, di Ragusa, pubblicato da Pippo Civati sul suo blog, che sta gettando le basi per un nuovo polo a sinistra dei democratici. “Il Pd – scrivono i protagonisti della diaspora civatiana – è diventato la casa per tutto e il contrario di tutto, anche per chi era considerato il peggior avversario di centro destra, anche per uomini e donne passate da Cuffaro a Lombardo fino ai lidi democratici”. Primo obbiettivo successivo alla fuga? Creare un ponte di collegamento con i fuoriusciti del Movimento Cinque Stelle. “La Sicilia si candida ad essere laboratorio politico anche in positivo” dice oggi a ilfattoquotidiano.it il deputato di Sel Erasmo Palazzotto.
Non è un mistero infatti che la regia dell’operazione siciliana per porre le fondamenta ad un nuovo “cartello” della sinistra sia stata guidata dagli esponenti del partito di Nichi Vendola. E non è neanche una novità quella che vede alcuni espulsi dal Movimento di Beppe Grillo come prossimi aderenti all’operazione. “Per noi è molto importante che si crei qualcosa a sinistra del Pd, se dovesse nascere qualcosa che prenda dalla base la propria spinta propulsiva, il nostro contributo ci sarà” dice Francesco Campanella, senatore eletto coi Cinque Stelle, creatore (dopo la rottura con il M5S) del movimento Italia Lavori in Corso, che dalle parti di Bagheria continua ad avere il suo seguito. Con lui, sarebbe pronto ad entrare nel nuovo cartello elettorale anche Fabrizio Bocchino, un altro senatore ex M5S.
L’idea, quindi, è quella di creare un unico gruppo a sinistra del Pd, che metta insieme la fronda democratica, Sel e i fuoriusciti del M5s. Un’operazione politica che prova a muoversi in simbiosi a ciò che verrà messo in campo in Liguria, con la candidatura a presidente della Regione di Sergio Cofferati, e in Campania, con la frangia radicale del Pd che storce il naso all’ipotesi di vedere Vincenzo De Luca pretendente alla poltrona di governatore.
Ma la roccaforte del dissenso, per adesso, è nella Regione più a sud d’Italia, l’isola da dove sta partendo la denuncia più diretta contro il partito di Renzi. “Il governo della rivoluzione e del fare, che si è rivelato solo il governo degli annunci e dei rinvii, solo in un campo è stato davvero operoso: nel raccattare esponenti di centrodestra, provenienti da tutte le formazioni siciliane. Personaggi ambigui, spesso con un passato di primo piano in giunte e amministrazioni che hanno contribuito a devastare la nostra terra”, è un altro dei passaggi contenuto nel documento dei transfughi. Che non hanno sottovalutato un dato fondamentale: è in Sicilia che è nata la fortuna elettorale del Movimento Cinque Stelle alle elezioni regionali del 2012.
Ed è sempre sull’Isola che il Movimento di Grillo ha accettato l’appoggio tacito dei partiti di sinistra. Un esempio su tutti è rappresentato da Ragusa, dove alle amministrative del 2013 il sindaco Federico Piccitto ha silenziosamente accettato l’appoggio (e il voto) di Valentina Spata, portavoce dei civatiani di Sicilia, leader e regista della diaspora democratica. “Io credo solo che questo non possa più essere il mio partito – dice Spata – per il resto ho sempre parlato con i Cinque Stelle: alcuni li stimo, e penso che dovrebbero muoversi solo per il bene della nostra terra”. Per il momento i frontman pentastellati non commentano: ma è un fatto che il deputato regionale Giancarlo Cancelleri e l’europarlamentare Ignazio Corrao in passato abbiano interloquito, in un modo o nell’altro, con Rosario Crocetta. Era il cosiddetto Modello Sicilia, eletto a prototipo di governo nazionale persino da Pierluigi Bersani, che però alla fine aveva dovuto suo malgrado rinunciarci. Oggi i giochi sono diversi e alla fine il partito pigliatutto di Renzi rappresenta un nemico comune sia per i pentastellati che per i transfughi del Pd. Come dire che i ponti del dialogo sono tutt’altro che difficili da praticare. E ancora una volta l’anticamera degli esperimenti rimane la Sicilia, eterno laboratorio politico nazionale. Nel bene o nel male.
Twitter: @pipitone87
Centinaia di iscritti pronti a firmare subito un documento che accusa il partito e restituire la tessera. E' la reazione all'arrivo sul carro del "renzismo" di 5 tra ex cuffariani e ex lombardiani
Lo descrivono come un “siluro’’ diretto all’operato del sottosegretario Davide Faraone che appena tre giorni fa, a braccetto con il leader regionale Fausto Raciti, ha accolto nel Pd siciliano i deputati di Articolo 4: un quintetto di ex cuffariani ed ex lombardiani che non vedevano l’ora di saltare sul carro vincente del “renzismo”. E’ il documento “carbonaro” che circola in gran segreto tra i civatiani e i cuperliani di Sicilia e che in queste ore passa di mano in mano tra gli iscritti di Trapani e Ragusa, di Enna e Catania, fucine del malcontento isolano. Due pagine di critica radicale a quel Pd “consegnatosi direttamente al centrodestra’’, che almeno 500 iscritti sarebbero pronti a firmare subito, con l’intenzione di restituire la tessera di quello che descrivono come il partito “dei pochi, dei potenti e dei faccendieri” e ormai diventato “la negazione totale della storia e dei nostri valori’’.
L’obiettivo? Tutto è ancora top secret, ma da un capo all’altro della Sicilia vengono segnalate grandi manovre per lo “strappo’’ che porterebbe alla costruzione di un nuovo “cartello’’ della sinistra che aggreghi i fuorusciti del Pd ai superstiti di Sel, agli ex del M5s e a pezzi della Fiom. Con la benedizione di Leoluca Orlando, alla guida di Anci Sicilia, indicato come uno dei tessitori silenziosi della trama, che avrebbe l’intenzione – neanche tanto segreta – di succedere a Rosario Crocetta sulla poltrona di governatore di Sicilia.
Sarà l’effetto Tsipras, sarà l’onda lunga di Podemos, ma le prove tecniche per il nuovo partito della sinistra, che da mesi lo stesso Pippo Civati vaticina, soffiando sui venti della scissione, sono in piena fase operativa in Sicilia, eterno laboratorio politico nazionale. Non è un caso che l’ideazione del documento dei 500 coincida con le dichiarazioni del leader della Fiom Maurizio Landini che, tra smentite e precisazioni, ha apertamente auspicato la nascita di un nuovo polo a sinistra del Pd.
Ma chi sono gli scissionisti pronti a lasciare il Pd siciliano accusato di essere un partito-macedonia? C’è Danilo Festa, consigliere comunale di Motta Sant’Anastasia (Catania), candidato a sindaco dal Pd del suo comune, ma stoppato dai quadri provinciali. C’è Nicola Manoli, consigliere comunale di Regalbuto (Enna), e ci sono Sabrina Rocca, Danilo Orlando e Lillo Fede, tutti di Trapani. Sono decine di amministratori locali, quadri di partito, e centinaia di semplici tesserati, stanchi di un Pd che ora, dicono, “ha bisogno di tornare all’anno zero’’.
Alla guida della “fronda’’, la ragusana Valentina Spata, referente di Civati in Sicilia, che aveva spaccato il partito già alle amministrative iblee, quando aveva pubblicamente annunciato l’appoggio al pentastellato Federico Piccitto. “Il Pd non è più il partito che ho contribuito a costituire’’, dice ora Spata, “è ormai una sigla unica dove si riparano gli stessi personaggi che hanno amministrato il potere con Cuffaro e Lombardo: non è più una questione morale, ma è una questione di dignità’’.
A far da pontieri per il nuovo cantiere siciliano della sinistra, i vendoliani di Sel che già in passato con il deputato Erasmo Palazzotto avevano messo in campo diverse iniziative in comune con il M5s: “L’ultima campagna acquisti – dice Palazzotto – dimostra che il gattopardismo è la cifra dell’evoluzione del partito di Renzi”. A mettere d’accordo i fuggiaschi del Pd con Sel e con i “grillini’’, sono essenzialmente tre temi: la lotta al Jobs Act, che per Landini il premier avrebbe scritto “sotto dettatura di Confindustria’’; la vicenda del Muos, la centrale radar statunitense di Niscemi; e infine la questione dell’acqua pubblica. A quattro anni dal referendum che ha sancito il passaggio delle reti idriche ai comuni, la volontà popolare non si è mai tradotta in legge. Proprio di recente, Orlando ha twittato: “Se la Regione non si muoverà entro marzo, Anci Sicilia scenderà in piazza’’. Non è una chiamata alle armi, ma poco ci manca.
di Giuseppe Pipitone e Sandra Rizza
Da Il Fatto Quotidiano del 25 febbraio 2015
Sicilia laboratorio per la “nuova sinistra”: dai pezzi di Pd agli ex M5s
Sel fa da ponte tra i 500 che contestano la gestione del Partito democratico e gli ex grillini. Un asse che potrebbe ripetersi anche in Liguria e in Campani
di Giuseppe Pipitone | 25 febbraio 2015
La goccia che ha fatto traboccare il vaso del Pd siciliano ha un nome e cognome. Anzi cinque nomi e cinque cognomi: sono i deputati di Articolo 4, il gruppo regionale nato a cavallo tra l’Udc di Totò Cuffaro e il Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo, tutti e cinque accolti recentemente nel partito di Matteo Renzi. Ma prima ancora che dal Nazareno arrivassero cinque nuove tessere per gli ex golden boys di Cuffaro e Lombardo, in Sicilia già più di 500 tra iscritti e i militanti hanno deciso di prendere la porta ed uscire dal Pd, non prima di aver autografato una pesantissima lettera di denuncia. Un documento che è passato di mano in mano tra gli iscritti di Catania, di Trapani, di Ragusa, pubblicato da Pippo Civati sul suo blog, che sta gettando le basi per un nuovo polo a sinistra dei democratici. “Il Pd – scrivono i protagonisti della diaspora civatiana – è diventato la casa per tutto e il contrario di tutto, anche per chi era considerato il peggior avversario di centro destra, anche per uomini e donne passate da Cuffaro a Lombardo fino ai lidi democratici”. Primo obbiettivo successivo alla fuga? Creare un ponte di collegamento con i fuoriusciti del Movimento Cinque Stelle. “La Sicilia si candida ad essere laboratorio politico anche in positivo” dice oggi a ilfattoquotidiano.it il deputato di Sel Erasmo Palazzotto.
Non è un mistero infatti che la regia dell’operazione siciliana per porre le fondamenta ad un nuovo “cartello” della sinistra sia stata guidata dagli esponenti del partito di Nichi Vendola. E non è neanche una novità quella che vede alcuni espulsi dal Movimento di Beppe Grillo come prossimi aderenti all’operazione. “Per noi è molto importante che si crei qualcosa a sinistra del Pd, se dovesse nascere qualcosa che prenda dalla base la propria spinta propulsiva, il nostro contributo ci sarà” dice Francesco Campanella, senatore eletto coi Cinque Stelle, creatore (dopo la rottura con il M5S) del movimento Italia Lavori in Corso, che dalle parti di Bagheria continua ad avere il suo seguito. Con lui, sarebbe pronto ad entrare nel nuovo cartello elettorale anche Fabrizio Bocchino, un altro senatore ex M5S.
L’idea, quindi, è quella di creare un unico gruppo a sinistra del Pd, che metta insieme la fronda democratica, Sel e i fuoriusciti del M5s. Un’operazione politica che prova a muoversi in simbiosi a ciò che verrà messo in campo in Liguria, con la candidatura a presidente della Regione di Sergio Cofferati, e in Campania, con la frangia radicale del Pd che storce il naso all’ipotesi di vedere Vincenzo De Luca pretendente alla poltrona di governatore.
Ma la roccaforte del dissenso, per adesso, è nella Regione più a sud d’Italia, l’isola da dove sta partendo la denuncia più diretta contro il partito di Renzi. “Il governo della rivoluzione e del fare, che si è rivelato solo il governo degli annunci e dei rinvii, solo in un campo è stato davvero operoso: nel raccattare esponenti di centrodestra, provenienti da tutte le formazioni siciliane. Personaggi ambigui, spesso con un passato di primo piano in giunte e amministrazioni che hanno contribuito a devastare la nostra terra”, è un altro dei passaggi contenuto nel documento dei transfughi. Che non hanno sottovalutato un dato fondamentale: è in Sicilia che è nata la fortuna elettorale del Movimento Cinque Stelle alle elezioni regionali del 2012.
Ed è sempre sull’Isola che il Movimento di Grillo ha accettato l’appoggio tacito dei partiti di sinistra. Un esempio su tutti è rappresentato da Ragusa, dove alle amministrative del 2013 il sindaco Federico Piccitto ha silenziosamente accettato l’appoggio (e il voto) di Valentina Spata, portavoce dei civatiani di Sicilia, leader e regista della diaspora democratica. “Io credo solo che questo non possa più essere il mio partito – dice Spata – per il resto ho sempre parlato con i Cinque Stelle: alcuni li stimo, e penso che dovrebbero muoversi solo per il bene della nostra terra”. Per il momento i frontman pentastellati non commentano: ma è un fatto che il deputato regionale Giancarlo Cancelleri e l’europarlamentare Ignazio Corrao in passato abbiano interloquito, in un modo o nell’altro, con Rosario Crocetta. Era il cosiddetto Modello Sicilia, eletto a prototipo di governo nazionale persino da Pierluigi Bersani, che però alla fine aveva dovuto suo malgrado rinunciarci. Oggi i giochi sono diversi e alla fine il partito pigliatutto di Renzi rappresenta un nemico comune sia per i pentastellati che per i transfughi del Pd. Come dire che i ponti del dialogo sono tutt’altro che difficili da praticare. E ancora una volta l’anticamera degli esperimenti rimane la Sicilia, eterno laboratorio politico nazionale. Nel bene o nel male.
Twitter: @pipitone87
Centinaia di iscritti pronti a firmare subito un documento che accusa il partito e restituire la tessera. E' la reazione all'arrivo sul carro del "renzismo" di 5 tra ex cuffariani e ex lombardiani
Lo descrivono come un “siluro’’ diretto all’operato del sottosegretario Davide Faraone che appena tre giorni fa, a braccetto con il leader regionale Fausto Raciti, ha accolto nel Pd siciliano i deputati di Articolo 4: un quintetto di ex cuffariani ed ex lombardiani che non vedevano l’ora di saltare sul carro vincente del “renzismo”. E’ il documento “carbonaro” che circola in gran segreto tra i civatiani e i cuperliani di Sicilia e che in queste ore passa di mano in mano tra gli iscritti di Trapani e Ragusa, di Enna e Catania, fucine del malcontento isolano. Due pagine di critica radicale a quel Pd “consegnatosi direttamente al centrodestra’’, che almeno 500 iscritti sarebbero pronti a firmare subito, con l’intenzione di restituire la tessera di quello che descrivono come il partito “dei pochi, dei potenti e dei faccendieri” e ormai diventato “la negazione totale della storia e dei nostri valori’’.
L’obiettivo? Tutto è ancora top secret, ma da un capo all’altro della Sicilia vengono segnalate grandi manovre per lo “strappo’’ che porterebbe alla costruzione di un nuovo “cartello’’ della sinistra che aggreghi i fuorusciti del Pd ai superstiti di Sel, agli ex del M5s e a pezzi della Fiom. Con la benedizione di Leoluca Orlando, alla guida di Anci Sicilia, indicato come uno dei tessitori silenziosi della trama, che avrebbe l’intenzione – neanche tanto segreta – di succedere a Rosario Crocetta sulla poltrona di governatore di Sicilia.
Sarà l’effetto Tsipras, sarà l’onda lunga di Podemos, ma le prove tecniche per il nuovo partito della sinistra, che da mesi lo stesso Pippo Civati vaticina, soffiando sui venti della scissione, sono in piena fase operativa in Sicilia, eterno laboratorio politico nazionale. Non è un caso che l’ideazione del documento dei 500 coincida con le dichiarazioni del leader della Fiom Maurizio Landini che, tra smentite e precisazioni, ha apertamente auspicato la nascita di un nuovo polo a sinistra del Pd.
Ma chi sono gli scissionisti pronti a lasciare il Pd siciliano accusato di essere un partito-macedonia? C’è Danilo Festa, consigliere comunale di Motta Sant’Anastasia (Catania), candidato a sindaco dal Pd del suo comune, ma stoppato dai quadri provinciali. C’è Nicola Manoli, consigliere comunale di Regalbuto (Enna), e ci sono Sabrina Rocca, Danilo Orlando e Lillo Fede, tutti di Trapani. Sono decine di amministratori locali, quadri di partito, e centinaia di semplici tesserati, stanchi di un Pd che ora, dicono, “ha bisogno di tornare all’anno zero’’.
Alla guida della “fronda’’, la ragusana Valentina Spata, referente di Civati in Sicilia, che aveva spaccato il partito già alle amministrative iblee, quando aveva pubblicamente annunciato l’appoggio al pentastellato Federico Piccitto. “Il Pd non è più il partito che ho contribuito a costituire’’, dice ora Spata, “è ormai una sigla unica dove si riparano gli stessi personaggi che hanno amministrato il potere con Cuffaro e Lombardo: non è più una questione morale, ma è una questione di dignità’’.
A far da pontieri per il nuovo cantiere siciliano della sinistra, i vendoliani di Sel che già in passato con il deputato Erasmo Palazzotto avevano messo in campo diverse iniziative in comune con il M5s: “L’ultima campagna acquisti – dice Palazzotto – dimostra che il gattopardismo è la cifra dell’evoluzione del partito di Renzi”. A mettere d’accordo i fuggiaschi del Pd con Sel e con i “grillini’’, sono essenzialmente tre temi: la lotta al Jobs Act, che per Landini il premier avrebbe scritto “sotto dettatura di Confindustria’’; la vicenda del Muos, la centrale radar statunitense di Niscemi; e infine la questione dell’acqua pubblica. A quattro anni dal referendum che ha sancito il passaggio delle reti idriche ai comuni, la volontà popolare non si è mai tradotta in legge. Proprio di recente, Orlando ha twittato: “Se la Regione non si muoverà entro marzo, Anci Sicilia scenderà in piazza’’. Non è una chiamata alle armi, ma poco ci manca.
di Giuseppe Pipitone e Sandra Rizza
Da Il Fatto Quotidiano del 25 febbraio 2015
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Re: quo vadis PD ????
Quindi ricapitoliamo
- distruzione statuto dei lavoratori: fatto
- cementificazione del territorio: work in progress
- responsabilità civile dei magistrati: fatto
- tagli al welfare: fatto
- svuotamento dei poteri del Parlamento: fatto
- legge elettorale presidenzialistica: ci siamo quasi
- Rai controllata da Mediaset: ci stiamo lavorando
- monopolio editoriale: ci stiamo lavorando
Oh caspita...ma e' il contratto con gli italiani del 2001 !!!
Grande Matteo,
l'unico in grado di realizzarlo,
mica come quell'inetto di Silvione!
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Re: quo vadis PD ????
“
Pd, Bersani: “Se ddl Boschi non cambia, non voto Italicum. Jobs act pre-anni ’70”
L'ex segretario ed esponente della minoranza del Partito democratico in un'intervista ad Avvenire attacca i provvedimenti dell'esecutivo. E annuncia che non andrà all'incontro di Matteo Renzi con i parlamentari: "Non siamo i figuranti di un film"
di F. Q. | 26 febbraio 2015
Non andrà all’incontro con Matteo Renzi e se nulla cambia nelle riforme costituzionali, Pier Luigi Bersani non voterà la riforma della legge elettorale. L’ex segretario Pd, in un’intervista che uscirà domani su Avvenire, attacca le ultime scelte del governo: “Il combinato disposto tra ddl Boschi e Italicum rompe l’equilibrio democratico. Se la riforma della Costituzione va avanti così io non accetterò mai di votare la legge elettorale“. Critica poi la riforma del mercato del lavoro approvata nei giorni scorsi: “Mette il lavoratore in un rapporto di forze pre-anni ’70 e perciò si pone fuori dall’ordinamento costituzionale”. Venerdì 27 febbraio Renzi incontrerà i parlamentari Pd proprio per tentare di ricompattare le forze, ma l’ex segretario dice che non si presenterà: “Non ci penso proprio. Perché io m’inchino alle esigenze della comunicazione, ma che gli organismi dirigenti debbano diventare figuranti di un film non ci sto”.
Bersani, punto di riferimento della minoranza Pd, aveva parlato di una mediazione possibile con Renzi dopo la prova dell’elezione del presidente della Repubblica. Il partito si era ricompattato intorno al nome di Sergio Mattarella e la fine del patto del Nazareno aveva fatto sperare la sinistra democratica di poter aprire un nuovo tavolo di trattative con il presidente del Consiglio. Niente di tutto questo. Renzi è andato avanti per la sua strada e le ultime settimane hanno fatto tornare lo scontro ai vecchi tempi. Prima l’approvazione del ddl Boschi davanti a un parlamento senza opposizioni e poi il dibattito sul Jobs act. Proprio il provvedimento per la riforma del mercato del lavoro è la ferita più grande per Bersani.
Che la situazione fosse arrivata ad uno dei punti più tesi degli ultimi mesi si era già capito nelle scorse ore. “Siamo al limite, è ora di fare le cose seriamente”, aveva commentato Bersani dopo l’annuncio della riunione tra i gruppi Pd e Renzi. “I gruppi li convocano i capogruppo, stabiliscono gli odg e invitano il segretario. Non c’entra il Pd, non c’entrano i bersaniani o i renziani”. L’ex segretario è stato anche tra i primi del Pd a criticare l’offerta di Mediaset per Rai Way: “Ora il Milan”, ha scritto su Twitter, “si comprerà l’Inter”.
Pd, Bersani: “Se ddl Boschi non cambia, non voto Italicum. Jobs act pre-anni ’70”
L'ex segretario ed esponente della minoranza del Partito democratico in un'intervista ad Avvenire attacca i provvedimenti dell'esecutivo. E annuncia che non andrà all'incontro di Matteo Renzi con i parlamentari: "Non siamo i figuranti di un film"
di F. Q. | 26 febbraio 2015
Non andrà all’incontro con Matteo Renzi e se nulla cambia nelle riforme costituzionali, Pier Luigi Bersani non voterà la riforma della legge elettorale. L’ex segretario Pd, in un’intervista che uscirà domani su Avvenire, attacca le ultime scelte del governo: “Il combinato disposto tra ddl Boschi e Italicum rompe l’equilibrio democratico. Se la riforma della Costituzione va avanti così io non accetterò mai di votare la legge elettorale“. Critica poi la riforma del mercato del lavoro approvata nei giorni scorsi: “Mette il lavoratore in un rapporto di forze pre-anni ’70 e perciò si pone fuori dall’ordinamento costituzionale”. Venerdì 27 febbraio Renzi incontrerà i parlamentari Pd proprio per tentare di ricompattare le forze, ma l’ex segretario dice che non si presenterà: “Non ci penso proprio. Perché io m’inchino alle esigenze della comunicazione, ma che gli organismi dirigenti debbano diventare figuranti di un film non ci sto”.
Bersani, punto di riferimento della minoranza Pd, aveva parlato di una mediazione possibile con Renzi dopo la prova dell’elezione del presidente della Repubblica. Il partito si era ricompattato intorno al nome di Sergio Mattarella e la fine del patto del Nazareno aveva fatto sperare la sinistra democratica di poter aprire un nuovo tavolo di trattative con il presidente del Consiglio. Niente di tutto questo. Renzi è andato avanti per la sua strada e le ultime settimane hanno fatto tornare lo scontro ai vecchi tempi. Prima l’approvazione del ddl Boschi davanti a un parlamento senza opposizioni e poi il dibattito sul Jobs act. Proprio il provvedimento per la riforma del mercato del lavoro è la ferita più grande per Bersani.
Che la situazione fosse arrivata ad uno dei punti più tesi degli ultimi mesi si era già capito nelle scorse ore. “Siamo al limite, è ora di fare le cose seriamente”, aveva commentato Bersani dopo l’annuncio della riunione tra i gruppi Pd e Renzi. “I gruppi li convocano i capogruppo, stabiliscono gli odg e invitano il segretario. Non c’entra il Pd, non c’entrano i bersaniani o i renziani”. L’ex segretario è stato anche tra i primi del Pd a criticare l’offerta di Mediaset per Rai Way: “Ora il Milan”, ha scritto su Twitter, “si comprerà l’Inter”.
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Re: quo vadis PD ????
shiloh ha scritto:Quindi ricapitoliamo
- distruzione statuto dei lavoratori: fatto
- cementificazione del territorio: work in progress
- responsabilità civile dei magistrati: fatto
- tagli al welfare: fatto
- svuotamento dei poteri del Parlamento: fatto
- legge elettorale presidenzialistica: ci siamo quasi
- Rai controllata da Mediaset: ci stiamo lavorando
- monopolio editoriale: ci stiamo lavorando
Oh caspita...ma e' il contratto con gli italiani del 2001 !!!
Grande Matteo,
l'unico in grado di realizzarlo,
mica come quell'inetto di Silvione!
Perché ti lamenti caro shiloh?
E' dalla fine degli anni '70 che Licio Gelli ha progettato questo Piano di Rinascita Democratica.
Silvietto si impegnato nel ventennio a portarlo in porto, Renzi è giovane e fresco e vuole completarlo perché può svolgere il ruolo di Duce degli anni 2000.
Un ruolo sognato per anni.
Perché i nostri compatrioti se ne sono sbattuti i coglioni in questi anni, e lo fanno ancora oggi, come quel renziano con cui stavo per litigare stamani?
Non vedono. Non vogliono vedere. Va bene così.
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Re: quo vadis PD ????
Son cose da matti.
Fermo restando che per vent'anni ho votato a sinistra (o centrosinistra) turandomi il naso a causa di una destra impresentabile, sono spesso stato accusato di essere troppo di destra in quanto di idee liberali e con cultura non propriamente di sinistra. L'ho scritto più volte.
Passano vent'anni e arriva Renzi.
Ora mi ritrovo che non voto Pd non perchè quel partito sia diventato liberale e di destra. Ferme le legittime rimostranze di chi è di sinistra e vuole una vera sinistra, in Italia manca una destra liberale e decente.
Mi ritrovo a non votare il Pd renziano perchè non mi sento affatto di estrema destra.
E siamo punto e a capo.
Fermo restando che per vent'anni ho votato a sinistra (o centrosinistra) turandomi il naso a causa di una destra impresentabile, sono spesso stato accusato di essere troppo di destra in quanto di idee liberali e con cultura non propriamente di sinistra. L'ho scritto più volte.
Passano vent'anni e arriva Renzi.
Ora mi ritrovo che non voto Pd non perchè quel partito sia diventato liberale e di destra. Ferme le legittime rimostranze di chi è di sinistra e vuole una vera sinistra, in Italia manca una destra liberale e decente.
Mi ritrovo a non votare il Pd renziano perchè non mi sento affatto di estrema destra.
E siamo punto e a capo.
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Re: quo vadis PD ????
La vox populi dell'articolo precedente:
Pd, Bersani: “Se ddl Boschi non cambia, non voto Italicum. Jobs act pre-anni ’70”
Mario Previtera • 23 minuti fa
"ma che gli organismi dirigenti debbano diventare figuranti di un film non ci sto"....però Bersani non dovrebbe nemmeno starci a che gli organismi dirigenti una volta andati in minoranza si considerino maggioranza e vadano a fare i "figuranti indipendenti" in TV come usano Fassina, Civati e alcuni altri.
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oi17425 • 27 minuti fa
qualcuno dica a bersani che l'italicum non va votato comunque perchè è una ca...ta pazzesca.
8 • Rispondi•Condividi › Mostra 2 nuove risposte
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Cobra89 • 38 minuti fa
Le dichiarazioni di Bersani sul Job Act le trovo del tutto condivisibili, ma è anche vero che hanno votato una delega in bianco a Renzi e non era così imprevedibile che il dipendente della Troika avrebbe approvato i licenziamenti collettivi come ordinatigli fregandosene dei pareri delle commissioni parlamentari.
A quella che di fatto è la cancellazione dello statuto dei lavoratori ci si deve opporre soprattutto coi voti in Parlamento.
15 • Rispondi•Condividi › Altre 2 persone stanno scrivendo...
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chitarra • un'ora fa
Ho sempre più l'impressione che la minoranza Dem nelle sue diverse correnti si stia preparando ad una scissione, prima cercheranno di boicottare Renzi e le sue riforme, se poi Renzi non molla con il sostegno di SeL, CGIL, FIOM, dei fuorusciti del M5S, del'appoggio della Boldrini e dei parlamentari dei vari gruppi misti, faranno cadere o almeno ci proveranno il Governo con un loro cavallo per sostituire Renzi.
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Pd, Bersani: “Se ddl Boschi non cambia, non voto Italicum. Jobs act pre-anni ’70”
Mario Previtera • 23 minuti fa
"ma che gli organismi dirigenti debbano diventare figuranti di un film non ci sto"....però Bersani non dovrebbe nemmeno starci a che gli organismi dirigenti una volta andati in minoranza si considerino maggioranza e vadano a fare i "figuranti indipendenti" in TV come usano Fassina, Civati e alcuni altri.
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oi17425 • 27 minuti fa
qualcuno dica a bersani che l'italicum non va votato comunque perchè è una ca...ta pazzesca.
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Cobra89 • 38 minuti fa
Le dichiarazioni di Bersani sul Job Act le trovo del tutto condivisibili, ma è anche vero che hanno votato una delega in bianco a Renzi e non era così imprevedibile che il dipendente della Troika avrebbe approvato i licenziamenti collettivi come ordinatigli fregandosene dei pareri delle commissioni parlamentari.
A quella che di fatto è la cancellazione dello statuto dei lavoratori ci si deve opporre soprattutto coi voti in Parlamento.
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chitarra • un'ora fa
Ho sempre più l'impressione che la minoranza Dem nelle sue diverse correnti si stia preparando ad una scissione, prima cercheranno di boicottare Renzi e le sue riforme, se poi Renzi non molla con il sostegno di SeL, CGIL, FIOM, dei fuorusciti del M5S, del'appoggio della Boldrini e dei parlamentari dei vari gruppi misti, faranno cadere o almeno ci proveranno il Governo con un loro cavallo per sostituire Renzi.
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