La Terza Guerra Mondiale
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Kiev e Atene capitali della crisi
Cartoline d'Europa. Anche all’origine della crisi ucraina c’è un soccorso finanziario negato dall’Ue
Non è un dispetto del calendario se alla fine oggi all’ordine del giorno della leadership europea precipitano due appuntamenti decisivi, il vertice dell’Eurogruppo sulla crisi greca e i colloqui di Misk sulla guerra in Ucraina.
Sono infatti due, Atene e Kiev, le capitali di quello che non esitiamo a definire come lo scenario delle macerie d’Europa.
In entrambe le «cartoline» si riflette il livello più basso di quella che ci ostiniamo — e ci ostineremo ancora — a chiamare Unione europea. Nell’una è evidente il nodo dei costi della crisi che mette in gioco l’idea stessa dell’Europa politica nonché di democrazia nell’intero Vecchio continente, nell’altra siamo ormai sul confine pericolosissimo di una guerra calda dopo l’89, tra Occidente e Russia. Che è sempre Europa e cristiana — ortodossa — come ha ricordato papa Francesco esprimendo sgomento per un conflitto armato tra «cristiani» nell’epoca della cosiddetta minaccia dell’Isis.
Ma centrale per queste capitali della crisi è la questione di come gli organismi centrali dell’Unione europea, fin qui consolidati dalle volontà dei governi occidentali, hanno risposto alla grande crisi economica finanziaria del 2009; di come hanno eluso la necessità di una risposta politica e sociale non più subalterna agli interessi delle banche internazionali, ai «mercati»; di come il paradigma dell’austerità e la cancellazione della spesa pubblica e dello storico welfare, siano diventati dogma.
Anche all’origine della esplosiva questione ucraina, c’è stato un rifiuto degli organismi comunitari a soccorrere con un prestito ponte la crisi economica divampata a Kiev: dopo la «rivoluzione» che ha cacciato un oligarca per intronizzarne un altro e una guerra civile ipernazionalista, il Paese si ritrova sul baratro di un default economico e bisognosa di decine di miliardi di euro.
Fu il governo Yanukovic, nell’autunno del 2013, di fronte al pericolo di fallimento, a chiedere aiuto all’Ue proponendo la possibilità di mantenere anche buoni rapporti con la Comunità degli stati indipendenti, vale a dire con la confinante Russia, vista anche la vocazione economica dell’est ucraino.
La risposta fu un irresponsabile e secco no. Tutto quello che è accaduto dopo — come l’immediato e interessato soccorso finanziario di Putin e poi la scelta di «non associarsi» all’Ue — è stato la conseguenza diretta di questo rifiuto europeo che ora tutti fanno finta di avere dimenticato. Come si dimentica il caloroso sostegno alla rivolta nazionalista ucraina antirussa, vale a dire contro una parte della popolazione ucraina, e poi di estrema destra, di piazza di Majdan. Che è stata sponsorizzata da media occidentali, dalla destra americana e, attivo sulla Majdan, dello stesso capo della Cia John Brennan, inviato all’uopo dalla Casa bianca sotto pressione dei Repubblicani. Con l’inevitabile reazione altrettanto violenta dell’est ucraino che è storicamente a componente russa, di lingua russa e filorussa.
Le sanzioni occidentali, che penalizzano fra l’altro l’Unione europea — e fortemente l’Italia, v. il blocco del gasdotto Southstream — e non solo la Russia, il disastro economico dell’Ucraina ancora sull’orlo del default e quasi seimila morti, in gran parte civili, sono la scia di devastazione umana e dei rapporti internazionali e di sangue che ne è derivata e che deve essere fermata. Subito con il cessate il fuoco, con una linea di demarcazione dei contendenti, con il disarmo controllato e con la definizione di uno statuto di autonomia reale per il Donbass insorto. Deve essere fermata ad ogni costo la spirale della guerra, ne va della pace in Europa. E nel mondo.
Perché gli Stati uniti attraverso la Nato e stavolta in contrasto addirittura con l’alleato britannico, mostrano di essere pronti ad inviare armi a Kiev e di accelerare i processi di ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza atlantica. Lo ha ripetuto — per fortuna solo a parole — il presidente Obama pensando così d’influire positivamente sulla trattativa che si apre oggi, per ricevere invece la risposta altrettanto dura di Mosca: «Se ci sarà la fornitura di armi dall’Occidente a Kiev sarà escalation militare».
È una doppia minaccia a quel che resta dell’Europa. Devono averlo inteso, come ultima spiaggia, anche Merkel e Hollande in visita prima dal «nemico» Putin e oggi protagonisti del nuovo, e sperabilmente risolutivo, vertice di Misk. Uno sforzo diplomatico sul precipizio quello dei due «normanni» che è stato addirittura criticato da alcune capitali dell’est europeo ormai diventate più atlantiche di quelle del Vecchio continente.
La tragedia sotto gli occhi di tutti è quella dell’inesistenza di una politica estera dell’Unione europea, surrogata com’è dalle scelte della Nato. Che ha realizzato con la crisi ucraina il suo progetto avviato dagli anni Novanta di allargamento ad est, tutto intorno ai confini russi, in un gioco di risiko che purtroppo ha visto ridislocare basi, nuovi sistemi di armi, scudo antimissile, rinnovati bilanci di guerra dell’est Europa, a partire dalla Polonia e dai Paesi baltici. Mentre l’Unione europea stava a guardare.
E non basta da questo punto di vista l’ultima dichiarazione della fin qui inesistente Mogherini per la quale l’unica soluzione della crisi «è politica». Adesso lo dichiara, dopo essere stata per un anno a guardare. Così come l’Europa è stata a guardare il terremoto sociale e umanitario che ha provocato con le scellerate scelte del Memorandum con cui la Commissione Ue ha piegato la vita dei greci riducendoli alla miseria e alla disperazione. Ora, mentre in negativo nel Donbass si combatte e scorre il sangue, in positivo ad Atene c’è la vittoria di Syriza e un mandato popolare che cancella l’esistenza della Troika, il superorganismo legato ai «mercati» che presiede ai diktat economici, che ha aperto finalmente il negoziato sul debito e che ha bloccato subito la spirale perversa delle privatizzazioni.
Se le cartoline d’Europa sono queste, è ormai impossibile far finta di niente mentre da una parte siamo sull’orlo di un conflitto armato almeno continentale, e dall’altro al tracollo dei confini dell’Eurozona.
http://ilmanifesto.info/kiev-e-atene-ca ... lla-crisi/
Cartoline d'Europa. Anche all’origine della crisi ucraina c’è un soccorso finanziario negato dall’Ue
Non è un dispetto del calendario se alla fine oggi all’ordine del giorno della leadership europea precipitano due appuntamenti decisivi, il vertice dell’Eurogruppo sulla crisi greca e i colloqui di Misk sulla guerra in Ucraina.
Sono infatti due, Atene e Kiev, le capitali di quello che non esitiamo a definire come lo scenario delle macerie d’Europa.
In entrambe le «cartoline» si riflette il livello più basso di quella che ci ostiniamo — e ci ostineremo ancora — a chiamare Unione europea. Nell’una è evidente il nodo dei costi della crisi che mette in gioco l’idea stessa dell’Europa politica nonché di democrazia nell’intero Vecchio continente, nell’altra siamo ormai sul confine pericolosissimo di una guerra calda dopo l’89, tra Occidente e Russia. Che è sempre Europa e cristiana — ortodossa — come ha ricordato papa Francesco esprimendo sgomento per un conflitto armato tra «cristiani» nell’epoca della cosiddetta minaccia dell’Isis.
Ma centrale per queste capitali della crisi è la questione di come gli organismi centrali dell’Unione europea, fin qui consolidati dalle volontà dei governi occidentali, hanno risposto alla grande crisi economica finanziaria del 2009; di come hanno eluso la necessità di una risposta politica e sociale non più subalterna agli interessi delle banche internazionali, ai «mercati»; di come il paradigma dell’austerità e la cancellazione della spesa pubblica e dello storico welfare, siano diventati dogma.
Anche all’origine della esplosiva questione ucraina, c’è stato un rifiuto degli organismi comunitari a soccorrere con un prestito ponte la crisi economica divampata a Kiev: dopo la «rivoluzione» che ha cacciato un oligarca per intronizzarne un altro e una guerra civile ipernazionalista, il Paese si ritrova sul baratro di un default economico e bisognosa di decine di miliardi di euro.
Fu il governo Yanukovic, nell’autunno del 2013, di fronte al pericolo di fallimento, a chiedere aiuto all’Ue proponendo la possibilità di mantenere anche buoni rapporti con la Comunità degli stati indipendenti, vale a dire con la confinante Russia, vista anche la vocazione economica dell’est ucraino.
La risposta fu un irresponsabile e secco no. Tutto quello che è accaduto dopo — come l’immediato e interessato soccorso finanziario di Putin e poi la scelta di «non associarsi» all’Ue — è stato la conseguenza diretta di questo rifiuto europeo che ora tutti fanno finta di avere dimenticato. Come si dimentica il caloroso sostegno alla rivolta nazionalista ucraina antirussa, vale a dire contro una parte della popolazione ucraina, e poi di estrema destra, di piazza di Majdan. Che è stata sponsorizzata da media occidentali, dalla destra americana e, attivo sulla Majdan, dello stesso capo della Cia John Brennan, inviato all’uopo dalla Casa bianca sotto pressione dei Repubblicani. Con l’inevitabile reazione altrettanto violenta dell’est ucraino che è storicamente a componente russa, di lingua russa e filorussa.
Le sanzioni occidentali, che penalizzano fra l’altro l’Unione europea — e fortemente l’Italia, v. il blocco del gasdotto Southstream — e non solo la Russia, il disastro economico dell’Ucraina ancora sull’orlo del default e quasi seimila morti, in gran parte civili, sono la scia di devastazione umana e dei rapporti internazionali e di sangue che ne è derivata e che deve essere fermata. Subito con il cessate il fuoco, con una linea di demarcazione dei contendenti, con il disarmo controllato e con la definizione di uno statuto di autonomia reale per il Donbass insorto. Deve essere fermata ad ogni costo la spirale della guerra, ne va della pace in Europa. E nel mondo.
Perché gli Stati uniti attraverso la Nato e stavolta in contrasto addirittura con l’alleato britannico, mostrano di essere pronti ad inviare armi a Kiev e di accelerare i processi di ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza atlantica. Lo ha ripetuto — per fortuna solo a parole — il presidente Obama pensando così d’influire positivamente sulla trattativa che si apre oggi, per ricevere invece la risposta altrettanto dura di Mosca: «Se ci sarà la fornitura di armi dall’Occidente a Kiev sarà escalation militare».
È una doppia minaccia a quel che resta dell’Europa. Devono averlo inteso, come ultima spiaggia, anche Merkel e Hollande in visita prima dal «nemico» Putin e oggi protagonisti del nuovo, e sperabilmente risolutivo, vertice di Misk. Uno sforzo diplomatico sul precipizio quello dei due «normanni» che è stato addirittura criticato da alcune capitali dell’est europeo ormai diventate più atlantiche di quelle del Vecchio continente.
La tragedia sotto gli occhi di tutti è quella dell’inesistenza di una politica estera dell’Unione europea, surrogata com’è dalle scelte della Nato. Che ha realizzato con la crisi ucraina il suo progetto avviato dagli anni Novanta di allargamento ad est, tutto intorno ai confini russi, in un gioco di risiko che purtroppo ha visto ridislocare basi, nuovi sistemi di armi, scudo antimissile, rinnovati bilanci di guerra dell’est Europa, a partire dalla Polonia e dai Paesi baltici. Mentre l’Unione europea stava a guardare.
E non basta da questo punto di vista l’ultima dichiarazione della fin qui inesistente Mogherini per la quale l’unica soluzione della crisi «è politica». Adesso lo dichiara, dopo essere stata per un anno a guardare. Così come l’Europa è stata a guardare il terremoto sociale e umanitario che ha provocato con le scellerate scelte del Memorandum con cui la Commissione Ue ha piegato la vita dei greci riducendoli alla miseria e alla disperazione. Ora, mentre in negativo nel Donbass si combatte e scorre il sangue, in positivo ad Atene c’è la vittoria di Syriza e un mandato popolare che cancella l’esistenza della Troika, il superorganismo legato ai «mercati» che presiede ai diktat economici, che ha aperto finalmente il negoziato sul debito e che ha bloccato subito la spirale perversa delle privatizzazioni.
Se le cartoline d’Europa sono queste, è ormai impossibile far finta di niente mentre da una parte siamo sull’orlo di un conflitto armato almeno continentale, e dall’altro al tracollo dei confini dell’Eurozona.
http://ilmanifesto.info/kiev-e-atene-ca ... lla-crisi/
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Re: La Terza Guerra Mondiale
SUL FILO DEL RASOIO.
DAL FRONTE UCRAINO
Ucraina, oggi colloqui di pace a Minsk
Bombe su stazione, 4 morti a Donetsk
Obama a Putin: “Fermati o pagherete”
^^^^^^
Donetsk, in attesa del vertice di Minsk bombe alla stazione dei bus
Video
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2015/02/ ... us/339038/
Almeno quattro i morti in Ucraina orientale. La stazione degli autobus della città controllata dai separatisti filorussi è stata colpita da un colpo di artiglieria che fonti locali attribuiscono alle forze di Kiev. Nuovo sangue, dopo l’escalation dei giorni scorsi, proprio a poche ore dall’inizio del vertice a Minsk, in Bielorussia, fra il presidente russo Vladimir Putin, l’ucraino Petro Poroshenko, il francese Francois Hollande e la cancelliera tedesca, Angela Merkel (video tratto dal canale Youtube di “Forze patriottiche”)
DAL FRONTE UCRAINO
Ucraina, oggi colloqui di pace a Minsk
Bombe su stazione, 4 morti a Donetsk
Obama a Putin: “Fermati o pagherete”
^^^^^^
Donetsk, in attesa del vertice di Minsk bombe alla stazione dei bus
Video
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2015/02/ ... us/339038/
Almeno quattro i morti in Ucraina orientale. La stazione degli autobus della città controllata dai separatisti filorussi è stata colpita da un colpo di artiglieria che fonti locali attribuiscono alle forze di Kiev. Nuovo sangue, dopo l’escalation dei giorni scorsi, proprio a poche ore dall’inizio del vertice a Minsk, in Bielorussia, fra il presidente russo Vladimir Putin, l’ucraino Petro Poroshenko, il francese Francois Hollande e la cancelliera tedesca, Angela Merkel (video tratto dal canale Youtube di “Forze patriottiche”)
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Re: La Terza Guerra Mondiale
LA VOX POPULI
salvatore farruggia • 22 minuti fa
l'italia che muore di fame dopo aver fornito armi e denaro al nazzista poroscenco e addestra truppe per attaccare la Russia in violazione della nostra costituzione ci potremmo svegliare una mattina con qualche fungo atomico nelle nostre città
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salvatore • un'ora fa
dopo che da aprile dello scorso hanno l'artiglieria ukraina bombarda sistematicamente le città del dombass provocando fino ad ora oltre 5000 morti civili, la dichiarazione di Petro Poroshenko sopra riportata denota solo che razza di *** individuo che è,degno compare dello zio tom premio nobel per la pace.
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Riccardo salvatore • 22 minuti fa
Scusa Salvatore, ma è lo Zio Sam (no Tom), la personificazione nazionale degli Stati Uniti d'America. ("I Want you for U.S. army" da una famosa locandina del 1917). Comunque io lo chiamo premio nobel del disordine mondiale (è un dato di fatto)
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Cauccio salvatore • 27 minuti fa
Mentre i separatisti alzavano bandiera bianca e di nascosto compravano armi al supermercato?
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salvatore farruggia • 22 minuti fa
l'italia che muore di fame dopo aver fornito armi e denaro al nazzista poroscenco e addestra truppe per attaccare la Russia in violazione della nostra costituzione ci potremmo svegliare una mattina con qualche fungo atomico nelle nostre città
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salvatore • un'ora fa
dopo che da aprile dello scorso hanno l'artiglieria ukraina bombarda sistematicamente le città del dombass provocando fino ad ora oltre 5000 morti civili, la dichiarazione di Petro Poroshenko sopra riportata denota solo che razza di *** individuo che è,degno compare dello zio tom premio nobel per la pace.
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Riccardo salvatore • 22 minuti fa
Scusa Salvatore, ma è lo Zio Sam (no Tom), la personificazione nazionale degli Stati Uniti d'America. ("I Want you for U.S. army" da una famosa locandina del 1917). Comunque io lo chiamo premio nobel del disordine mondiale (è un dato di fatto)
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Cauccio salvatore • 27 minuti fa
Mentre i separatisti alzavano bandiera bianca e di nascosto compravano armi al supermercato?
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Re: La Terza Guerra Mondiale
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Claudio • un'ora fa
L'Europa arriva a Minsk con le mani legate. Ci ha pensato Tsipras stamattina, il suo governo dice no sanzioni. Un atteggiamento che definire irresponsabile e' dire poco, proprio mentre l'America sta per inviare armi. Poiché sanzioni sono l'unica 'arma' che l'Europa ha di una certa efficacia, il signorino greco che il 65 per cento dei suoi connazionali si è guardato bene dal votare e che sta al potere con le solite truffe 'maggioritarie', si erge a ducetto ricattatore, e se ne frega degli altri 27 paesi, cui peraltro ha già dato abbastanza grattacapi. L'europa quindi va a Minsk a girarsi i pollici, grazie Tsipras.
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Amundsen2013 Claudio • 16 minuti fa
Ma cosa centra la Grecia con le preoccupazioni per l'Ucraina? Per cortesia chiarisciti le idee.
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stefano1155 Claudio • 25 minuti fa
Trovo ridicolo scaricare le "colpe" di tale situazione su Tsipras. La Grecia ha semplicemente espresso la sua dichiarandosi contraria a nuove sanzioni. Avrebbe forse dovuto accodarsi agli altri non curandosi degli interessi del suo paese? Tsipras non è Renzi che ulula alla luna. Visto poi il "trattamento" che intendono riservare alla Grecia credo sia del tutto logico che la Grecia badi ai priopri interessi, e non come il caro giovanotto fiorentino prono alle richieste d'oltre atlantico.
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shikataganai • un'ora fa
Richieste dei separatisti portate a Minsk
cessate il fuoco a partire dalle 10:00 12 Feb
inizio ritiro artiglieria calibro superiore a 100 mm nei due giorni successivi
conclusione ufficiale delle operazioni militari ucraine dal 23 feb
scambi di prigionieri
liberazioni dei deteniti nelle prigioni ucraine per reati legati alle attività politiche separatiste
nuove elezioni municipali da tenersi nei territori separatisti e riconosciute dalle governo modifiche alla costituzione per introdurre l'autonomia dei territori separatisti, indicati come "alcune regioni degli oblast di Donetsk e Lugansk"
http://zn.ua/POLITICS/predlozh...
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Claudio • un'ora fa
L'Europa arriva a Minsk con le mani legate. Ci ha pensato Tsipras stamattina, il suo governo dice no sanzioni. Un atteggiamento che definire irresponsabile e' dire poco, proprio mentre l'America sta per inviare armi. Poiché sanzioni sono l'unica 'arma' che l'Europa ha di una certa efficacia, il signorino greco che il 65 per cento dei suoi connazionali si è guardato bene dal votare e che sta al potere con le solite truffe 'maggioritarie', si erge a ducetto ricattatore, e se ne frega degli altri 27 paesi, cui peraltro ha già dato abbastanza grattacapi. L'europa quindi va a Minsk a girarsi i pollici, grazie Tsipras.
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Amundsen2013 Claudio • 16 minuti fa
Ma cosa centra la Grecia con le preoccupazioni per l'Ucraina? Per cortesia chiarisciti le idee.
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stefano1155 Claudio • 25 minuti fa
Trovo ridicolo scaricare le "colpe" di tale situazione su Tsipras. La Grecia ha semplicemente espresso la sua dichiarandosi contraria a nuove sanzioni. Avrebbe forse dovuto accodarsi agli altri non curandosi degli interessi del suo paese? Tsipras non è Renzi che ulula alla luna. Visto poi il "trattamento" che intendono riservare alla Grecia credo sia del tutto logico che la Grecia badi ai priopri interessi, e non come il caro giovanotto fiorentino prono alle richieste d'oltre atlantico.
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shikataganai • un'ora fa
Richieste dei separatisti portate a Minsk
cessate il fuoco a partire dalle 10:00 12 Feb
inizio ritiro artiglieria calibro superiore a 100 mm nei due giorni successivi
conclusione ufficiale delle operazioni militari ucraine dal 23 feb
scambi di prigionieri
liberazioni dei deteniti nelle prigioni ucraine per reati legati alle attività politiche separatiste
nuove elezioni municipali da tenersi nei territori separatisti e riconosciute dalle governo modifiche alla costituzione per introdurre l'autonomia dei territori separatisti, indicati come "alcune regioni degli oblast di Donetsk e Lugansk"
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Indovina chi viene a cena......??
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https://triskel182.files.wordpress.com/ ... .jpg?w=500[/img]
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Re: La Terza Guerra Mondiale
MONDO
Ucraina, la tregua di Minsk prepara una pace incerta
di Giampiero Gramaglia | 12 febbraio 2015 COMMENTI
In ‘Niente di nuovo sul fronte occidentale’, un intenso romanzo autobiografico contro la guerra scritto da Erich Maria Remarque, il protagonista, Paul Baumer, è un studente tedesco di 19 anni, che si arruola e parte per la Prima Guerra Mondiale mosso da idealismo patriottico: Paul scopre, giorno dopo giorno, l’orrore e l’inutilità del conflitto e viene ucciso, quando già crede di esserne uscito vivo, alla vigilia dell’armistizio.
Ho pensato a Paul Baumer, quando ho saputo che l’accordo concluso a Minsk tra Russia e Ucraina, dopo una lunga maratona notturna negoziale, 15 ore quasi non stop, prevede un cessate il fuoco dalla mezzanotte di sabato, le 22 ora italiana. Saranno sicuramente decine, forse di più, i Baumer d’Ucraina, soldati regolari o ribelli filo-russi, o civili senza militanza, che, tra qui e l’attuazione della tregua, perderanno la vita.
Le ore che precedono l’entrata in vigore di un cessate il fuoco sono sempre tragiche.
C’è chi, contrario alla tregua, cerca di farla saltare. E c’è chi, esaltato o paranoico, vuole scaricare l’arma prima di riconsegnarla. E c’è chi usa l’ultimo momento utile per una vendetta, o una rivalsa.
L’accordo di Minsk, per il momento, è essenziale: prevede il ritiro dal fronte delle armi pesanti, ma lascia margini d’incertezza, ad esempio, su quanto accadrà a Debaltsevo, nodo ferroviario strategico tra Donetsk e Lugansk. Putin dice: “I miliziani filorussi s’aspettano che le truppe accerchiate depongano le armi”. Poroshenko resta vago.
Si spera che basti perché le parti in causa fermino il bagno di sangue e avviino un processo di pace vero e sincero il prima possibile. Nessuno dei problemi di fondo all’origine del conflitto è stato risolto a Minsk. L’obiettivo dell’esercizio era del resto limitato: non la pace, ma una tregua che permetta ora di lavorare a un’intesa stabile e duratura.
Che cosa, dunque, può indurci a credere che questo cessate il fuoco sia più solido di altri? Di quello di settembre di continuo violato? La mobilitazione della diplomazia internazionale è stata molto più evidente: i negoziati tra il presidenti russo Putin e Poroshenko, con il presidente francese Hollande e la cancelliera tedesca Merkel nel ruolo di mallevadori, hanno avuto un’enfasi eccezionale.
Ieri, a Minsk, in un palazzo sovietico nell’architettura e nella ritualità, i colloqui sono cominciati alle 18,30 ora italiane, prima fra i soli leader, poi con le delegazioni allargate, compresi i leader delle province secessioniste, e sono proseguiti per tutta la notte praticamente senza interruzione. Questa mattina, la situazione pareva compromessa; poi s’è sbloccata.
Dunque, i leader si sono esposti di più. Anche chi non c’era, come Obama, che s’è speso con Putin in lunghe telefonate. Dei potenziali protagonisti di questo negoziato, da cui dipende la sicurezza di tutto il continente, militare, politica, economica, energetica, mancava solo l’Unione europea. Troppo deboli le sue voci – l’italiana Mogherini – o troppo di parte – il polacco Tusk o la lettone Straujuma – per stare al tavolo.
L’impegno dei leader è, però, funzione della drammaticità della situazione. L’Ucraina è stremata dal conflitto; la Russia dalle sanzioni, dal rublo debole, dal petrolio a metà prezzo. Le alternative all’intesa suonavano minaccia per Mosca, ma non piacevano all’Ue, pronta a inasprire le sanzioni, ma pure a subirne ritorsioni, e agli Usa, con Obama riluttante a fornire armi letali agli ucraini.
Hollande dice che l’accordo di Minsk dà sollievo all’Ue e speranza a Kiev. Forse, la pace scoppierà davvero. Ma il soldato Baumer non la vedrà.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02 ... a/1419945/
Ucraina, la tregua di Minsk prepara una pace incerta
di Giampiero Gramaglia | 12 febbraio 2015 COMMENTI
In ‘Niente di nuovo sul fronte occidentale’, un intenso romanzo autobiografico contro la guerra scritto da Erich Maria Remarque, il protagonista, Paul Baumer, è un studente tedesco di 19 anni, che si arruola e parte per la Prima Guerra Mondiale mosso da idealismo patriottico: Paul scopre, giorno dopo giorno, l’orrore e l’inutilità del conflitto e viene ucciso, quando già crede di esserne uscito vivo, alla vigilia dell’armistizio.
Ho pensato a Paul Baumer, quando ho saputo che l’accordo concluso a Minsk tra Russia e Ucraina, dopo una lunga maratona notturna negoziale, 15 ore quasi non stop, prevede un cessate il fuoco dalla mezzanotte di sabato, le 22 ora italiana. Saranno sicuramente decine, forse di più, i Baumer d’Ucraina, soldati regolari o ribelli filo-russi, o civili senza militanza, che, tra qui e l’attuazione della tregua, perderanno la vita.
Le ore che precedono l’entrata in vigore di un cessate il fuoco sono sempre tragiche.
C’è chi, contrario alla tregua, cerca di farla saltare. E c’è chi, esaltato o paranoico, vuole scaricare l’arma prima di riconsegnarla. E c’è chi usa l’ultimo momento utile per una vendetta, o una rivalsa.
L’accordo di Minsk, per il momento, è essenziale: prevede il ritiro dal fronte delle armi pesanti, ma lascia margini d’incertezza, ad esempio, su quanto accadrà a Debaltsevo, nodo ferroviario strategico tra Donetsk e Lugansk. Putin dice: “I miliziani filorussi s’aspettano che le truppe accerchiate depongano le armi”. Poroshenko resta vago.
Si spera che basti perché le parti in causa fermino il bagno di sangue e avviino un processo di pace vero e sincero il prima possibile. Nessuno dei problemi di fondo all’origine del conflitto è stato risolto a Minsk. L’obiettivo dell’esercizio era del resto limitato: non la pace, ma una tregua che permetta ora di lavorare a un’intesa stabile e duratura.
Che cosa, dunque, può indurci a credere che questo cessate il fuoco sia più solido di altri? Di quello di settembre di continuo violato? La mobilitazione della diplomazia internazionale è stata molto più evidente: i negoziati tra il presidenti russo Putin e Poroshenko, con il presidente francese Hollande e la cancelliera tedesca Merkel nel ruolo di mallevadori, hanno avuto un’enfasi eccezionale.
Ieri, a Minsk, in un palazzo sovietico nell’architettura e nella ritualità, i colloqui sono cominciati alle 18,30 ora italiane, prima fra i soli leader, poi con le delegazioni allargate, compresi i leader delle province secessioniste, e sono proseguiti per tutta la notte praticamente senza interruzione. Questa mattina, la situazione pareva compromessa; poi s’è sbloccata.
Dunque, i leader si sono esposti di più. Anche chi non c’era, come Obama, che s’è speso con Putin in lunghe telefonate. Dei potenziali protagonisti di questo negoziato, da cui dipende la sicurezza di tutto il continente, militare, politica, economica, energetica, mancava solo l’Unione europea. Troppo deboli le sue voci – l’italiana Mogherini – o troppo di parte – il polacco Tusk o la lettone Straujuma – per stare al tavolo.
L’impegno dei leader è, però, funzione della drammaticità della situazione. L’Ucraina è stremata dal conflitto; la Russia dalle sanzioni, dal rublo debole, dal petrolio a metà prezzo. Le alternative all’intesa suonavano minaccia per Mosca, ma non piacevano all’Ue, pronta a inasprire le sanzioni, ma pure a subirne ritorsioni, e agli Usa, con Obama riluttante a fornire armi letali agli ucraini.
Hollande dice che l’accordo di Minsk dà sollievo all’Ue e speranza a Kiev. Forse, la pace scoppierà davvero. Ma il soldato Baumer non la vedrà.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
IL FRONTE NORD - UCRAINA
LA GUERRA NON SI FERMA
Ucraina, scontri prima della pace
Nelle ultime 24 ore 120 attacchi
Alta tensione in attesa della tregua. Poroshenko sente Merkel, Hollande e Obama
Volontari del battaglione Azov fronteggiano i filorussi a Mariupol (Epa)
La diplomazia è al lavoro per l’emergenza ucraina. Ci sarà un nuovo meeting telefonico tra il presidente ucraino Petro Poroshenko, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande. Quindi Poroshenko chiamerà il capo della Casa Bianca Barack Obama. Ma nel frattempo, poche ore prima dell’entrata in vigore del cessate il fuoco previsto dagli accordi di Minsk due, i combattimenti continuano a ritmo serrato nell’est del Paese: nell’ultima giornata si contano oltre un centinaio di nuovi attacchi, una decina di vittime e centinaia di feriti
Le attività offensive dei ribelli
Le lancette dell’orologio galoppano verso l’ora X che dovrebbe segnare l’inizio della tregua. Eppure al momento non c’è stata alcuna riduzione nelle attività offensive dei ribelli filorussi. Il portavoce dell’esercito ucraino Anatoly Stelmakh ha spiegato ancora nella tarda mattinata di sabato che i ribelli stanno proseguendo «gli attacchi contro Debaltseve». Si tratta di uno strategico nodo ferroviario situato a metà strada tra Donetsk e Lugansk, città controllate dai filorussi. «La città è in fiamme», ha scritto su Facebook, il capo del dipartimento del ministero dell’Interno per la regione di Donetsk, Vyacheslav Abroskin.
Oltre 120 attacchi
Secondo il portavoce, nelle ultime 24 ore si sono registrati 120 diversi attacchi da parte dei separatisti. «Prima della mezzanotte - ha aggiunto il portavoce - i ribelli stanno provando a completare piani tatticamente importanti per allargare il territorio sotto il loro controllo, principalmente in direzione di Debaltseve». Intensi combattimenti sono in corso a Shirokino, un villaggio situato sulla costa del mare di Azov, una decina di chilometri ad est di Mariupol, la seconda città della regione di Donetsk, controllata dalle autorità di Kiev. Il villaggio è stato praticamente raso al suolo dal fuoco dell’artiglieria dei separatisti, che successivamente hanno cercato di assaltare le posizioni tenute per il momento da un battaglione ucraino di volontari. «C’è un gran numero di feriti», riferiscono le fonti ucraine, aggiungendo che le forze governative sono riuscite a impossessarsi di un blindato da combattimento dei filorussi e hanno fatto prigionieri.
La linea di Poroshenko
A questo punto la preoccupazione principale di Poroshenko è che gli scontri possano continuare anche dopo la proclamazione della tregua. In quel caso sono allo studio contromosse drastiche. «Se in Ucraina non si arriverà alla pace - fanno sapere da Kiev - sarà introdotta la legge marziale in tutto il Paese».
14 febbraio 2015 | 14:12
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/esteri/15_febbra ... 37a3.shtml
LA GUERRA NON SI FERMA
Ucraina, scontri prima della pace
Nelle ultime 24 ore 120 attacchi
Alta tensione in attesa della tregua. Poroshenko sente Merkel, Hollande e Obama
Volontari del battaglione Azov fronteggiano i filorussi a Mariupol (Epa)
La diplomazia è al lavoro per l’emergenza ucraina. Ci sarà un nuovo meeting telefonico tra il presidente ucraino Petro Poroshenko, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande. Quindi Poroshenko chiamerà il capo della Casa Bianca Barack Obama. Ma nel frattempo, poche ore prima dell’entrata in vigore del cessate il fuoco previsto dagli accordi di Minsk due, i combattimenti continuano a ritmo serrato nell’est del Paese: nell’ultima giornata si contano oltre un centinaio di nuovi attacchi, una decina di vittime e centinaia di feriti
Le attività offensive dei ribelli
Le lancette dell’orologio galoppano verso l’ora X che dovrebbe segnare l’inizio della tregua. Eppure al momento non c’è stata alcuna riduzione nelle attività offensive dei ribelli filorussi. Il portavoce dell’esercito ucraino Anatoly Stelmakh ha spiegato ancora nella tarda mattinata di sabato che i ribelli stanno proseguendo «gli attacchi contro Debaltseve». Si tratta di uno strategico nodo ferroviario situato a metà strada tra Donetsk e Lugansk, città controllate dai filorussi. «La città è in fiamme», ha scritto su Facebook, il capo del dipartimento del ministero dell’Interno per la regione di Donetsk, Vyacheslav Abroskin.
Oltre 120 attacchi
Secondo il portavoce, nelle ultime 24 ore si sono registrati 120 diversi attacchi da parte dei separatisti. «Prima della mezzanotte - ha aggiunto il portavoce - i ribelli stanno provando a completare piani tatticamente importanti per allargare il territorio sotto il loro controllo, principalmente in direzione di Debaltseve». Intensi combattimenti sono in corso a Shirokino, un villaggio situato sulla costa del mare di Azov, una decina di chilometri ad est di Mariupol, la seconda città della regione di Donetsk, controllata dalle autorità di Kiev. Il villaggio è stato praticamente raso al suolo dal fuoco dell’artiglieria dei separatisti, che successivamente hanno cercato di assaltare le posizioni tenute per il momento da un battaglione ucraino di volontari. «C’è un gran numero di feriti», riferiscono le fonti ucraine, aggiungendo che le forze governative sono riuscite a impossessarsi di un blindato da combattimento dei filorussi e hanno fatto prigionieri.
La linea di Poroshenko
A questo punto la preoccupazione principale di Poroshenko è che gli scontri possano continuare anche dopo la proclamazione della tregua. In quel caso sono allo studio contromosse drastiche. «Se in Ucraina non si arriverà alla pace - fanno sapere da Kiev - sarà introdotta la legge marziale in tutto il Paese».
14 febbraio 2015 | 14:12
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Re: La Terza Guerra Mondiale
IL CONFLITTO IN MEDIO ORIENTE SI ALLARGA
17:56
16 Feb
L'Egitto bombarda la Libia,
gli Emirati attaccano la Siria
Sergio Rame
È guerra nel Mediterraneo. All'indomani della decapitazione di 21 copti, l'Egitto bombarda obiettivi dell'Isis in Libia. Sostieni il reportage
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/rai ... 94540.html
17:56
16 Feb
L'Egitto bombarda la Libia,
gli Emirati attaccano la Siria
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È guerra nel Mediterraneo. All'indomani della decapitazione di 21 copti, l'Egitto bombarda obiettivi dell'Isis in Libia. Sostieni il reportage
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Camillobenso ha iniziato questo messaggio riportando una frase di Albert Einstein
Io non so come si combatterà la terza guerra mondiale, ma so che la quarta si combatterà con pietre e bastoni.
Totale vittime I guerra mondiale diciasette milioni379.733
Totale vittime II guerra mondiale settanntaunomilioni90.060
-------------------------------------------------------------
Io non credo che questa III guerra mondiale possa paragonarsi al passato perché :
- c'è una differenza sostanziale
- non c'è un nemico concentrato in un territorio e anche dove si è insediato si è imposto con il terrore e quindi non rappresenta democraticamente quelle popolazioni per cui non è pensabile bombardarle
- c'è un nemico diffuso un po' in tutto il mondo, per cui ovunque c'è il pericolo di attentati terroristici;
- questo nemico , l'Islam fondamentalista , a sua volta è diviso in due fazioni che si combattono
- questo nemico avrò mezzi finanziari, avrà molte armi, ma non ha dietro di sé un'industria pesante o leggera che lo sostenga
Io non so come si combatterà la terza guerra mondiale, ma so che la quarta si combatterà con pietre e bastoni.
Totale vittime I guerra mondiale diciasette milioni379.733
Totale vittime II guerra mondiale settanntaunomilioni90.060
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Io non credo che questa III guerra mondiale possa paragonarsi al passato perché :
- c'è una differenza sostanziale
- non c'è un nemico concentrato in un territorio e anche dove si è insediato si è imposto con il terrore e quindi non rappresenta democraticamente quelle popolazioni per cui non è pensabile bombardarle
- c'è un nemico diffuso un po' in tutto il mondo, per cui ovunque c'è il pericolo di attentati terroristici;
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- questo nemico avrò mezzi finanziari, avrà molte armi, ma non ha dietro di sé un'industria pesante o leggera che lo sostenga
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Ora anche fonti angloamericane mettono in discussione la "rivoluzione" in Ucraina: dietro ci sarebbero agenti CIA e l'appoggio ai neonazisti.
http://www.taxidrivers.it/55990/eventi/ ... raina.html
http://www.ilsussidiario.net/News/Ester ... ia/477320/
http://www.tribunodelpopolo.it/ucraina- ... el-maidan/
http://www.taxidrivers.it/55990/eventi/ ... raina.html
http://www.ilsussidiario.net/News/Ester ... ia/477320/
http://www.tribunodelpopolo.it/ucraina- ... el-maidan/
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
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