Reddito minimo universale: come uscire dalla crisi
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Reddito minimo universale: come uscire dalla crisi
Reddito minimo universale: la via maestra per uscire dalla crisi
http://temi.repubblica.it/micromega-onl ... lla-crisi/
Flexicurity, ovvero uno strumento europeo di politica del lavoro
Fine del lavoro, diritto alla scelta del lavoro e seconda globalizzazione
interessante
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Re: Reddito minimo universale: come uscire dalla crisi
Nei temi di questo genere ed affini, non riesco a trovare un cenno allo stato dell'arte della Terza Rivoluzione industriale ed alle sue implicazioni.
Qualcuno che ci legge potrà obiettare:"Ma questo è fissato con l'automazione".
Ebbene sì, sono fissato perché negli anni passati me ne sono occupato all'interno del sistema produttivo italiano toccando con mano gli effetti diretti e collaterali.
Ed in proposito, chiederei a shiloh di esporre il suo pensiero in proposito visto che è ancora operativo nel settore.
Sabato scorso, comunque, la corrispondente da Hong Kong, per La Stampa, ha prodotto l'articolo sotto riportato.
A mio avvivo, da anni, credo che sia necessario che esperti dei vari settori promuovano un dibattito per capire come se ne esce.
E' evidente che ci voglia un altro ordine economico che tenga presente la realtà prodotta dall'avvento dell'automazione. La saturazione dei mercati, confligge con l'altissimo livello di produttività prodotto dall'automazione. Mentre il reddito minimo universale confligge con il pensiero dei mondialisti ed il mondo associato, a causa dell'alto tasso di egoismo individuale che li spinge al corporativismo per la difesa dei loro beni e della grande disponibilità di denaro.
Proviamo a discuterne, perché come la vedo io non piacerà a nessuno.
Costi alti e manodopera in calo, la Cina mette al lavoro i robot
Entro il 2017 Pechino diventerà il primo Paese al mondo per numero di automi
07/02/2015
ILARIA MARIA SALA
HONG KONG
Cambia la Cina e cambia il lavoro in Cina: non solo le evoluzioni demografiche in atto fanno sì che diminuisca la manodopera, in particolare quella a basso costo e non specializzata, ma aumentano anche i costi del lavoro. Ecco allora che la Cina si meccanizza al punto che secondo le ultime previsioni il Paese asiatico resterà al primo posto per l’uso di robot nei suoi impianti produttivi di qui al 2017.
I numeri
Questa è la proiezione della International Federation of Robotics (Ifr), che reputa che la Cina sarà costretta a investire sempre più in robot per poter innalzare qualità e quantità della sua produzione industriale. Già da ora il mercato cinese dei robot è il più grande al mondo, ma non così la densità: secondo Reuters, la Cina conta su 30 robot per ogni 10 mila lavoratori – contro i 437 della Corea del Sud (la più robotizzata del globo), i 323 del Giappone, i 282 della Germania e i 152 degli Usa. A imporre un aumento esponenziale dei robot nelle aziende cinesi non saranno solo le scelte nazionali, ma anche quelle degli investitori esteri, in particolare nel settore dell’auto. Malgrado il traffico in molte città cinesi sia oltre i livelli d’allarme e l’inquinamento uno dei problemi più scottanti, la Cina continua a essere il primo produttore e il più importante consumatore di automobili al mondo - ed è in questo settore che viene impiegato il 40% dei robot nazionali. L’Ifr stima però che fra due anni i robot attivi in Cina saranno 428 mila. Gudrun Litenberger, segretario generale dell’Ifr, ha spiegato che «nella fase attuale gli aumenti avvengono nell’industria dell’auto, ma nei prossimi due o tre anni questi saranno in particolare nell’elettronica».
Il mercato
I principali importatori di robot in Cina sono giapponesi, che hanno il 60% del mercato, ma Pechino sta acquisendo le capacità di produrre robot e già soddisfa circa un quarto del fabbisogno nazionale. E per rispondere alla domanda cinese in crescita, aumentano i produttori stranieri di robot che hanno aperto impianti in Cina, dai giapponesi Fanuc e Yasakawa, ai tedeschi di Kuka e fino agli svizzeri della Abb. Ma una forte componente è made in Italy: Comau Spa, azienda del gruppo Fca, in Cina dal 1994, ha appena annunciato che il proprio stabilimento di Kunshan - che opera in pieno affiancamento all’impianto storico di Grugliasco (Torino) - ha raggiunto la capacità produttiva di 1500 robot industriali antropomorfi per singolo turno produttivo e che, per il 2016, questa si attesterà a 3000 unità.
Qualcuno che ci legge potrà obiettare:"Ma questo è fissato con l'automazione".
Ebbene sì, sono fissato perché negli anni passati me ne sono occupato all'interno del sistema produttivo italiano toccando con mano gli effetti diretti e collaterali.
Ed in proposito, chiederei a shiloh di esporre il suo pensiero in proposito visto che è ancora operativo nel settore.
Sabato scorso, comunque, la corrispondente da Hong Kong, per La Stampa, ha prodotto l'articolo sotto riportato.
A mio avvivo, da anni, credo che sia necessario che esperti dei vari settori promuovano un dibattito per capire come se ne esce.
E' evidente che ci voglia un altro ordine economico che tenga presente la realtà prodotta dall'avvento dell'automazione. La saturazione dei mercati, confligge con l'altissimo livello di produttività prodotto dall'automazione. Mentre il reddito minimo universale confligge con il pensiero dei mondialisti ed il mondo associato, a causa dell'alto tasso di egoismo individuale che li spinge al corporativismo per la difesa dei loro beni e della grande disponibilità di denaro.
Proviamo a discuterne, perché come la vedo io non piacerà a nessuno.
Costi alti e manodopera in calo, la Cina mette al lavoro i robot
Entro il 2017 Pechino diventerà il primo Paese al mondo per numero di automi
07/02/2015
ILARIA MARIA SALA
HONG KONG
Cambia la Cina e cambia il lavoro in Cina: non solo le evoluzioni demografiche in atto fanno sì che diminuisca la manodopera, in particolare quella a basso costo e non specializzata, ma aumentano anche i costi del lavoro. Ecco allora che la Cina si meccanizza al punto che secondo le ultime previsioni il Paese asiatico resterà al primo posto per l’uso di robot nei suoi impianti produttivi di qui al 2017.
I numeri
Questa è la proiezione della International Federation of Robotics (Ifr), che reputa che la Cina sarà costretta a investire sempre più in robot per poter innalzare qualità e quantità della sua produzione industriale. Già da ora il mercato cinese dei robot è il più grande al mondo, ma non così la densità: secondo Reuters, la Cina conta su 30 robot per ogni 10 mila lavoratori – contro i 437 della Corea del Sud (la più robotizzata del globo), i 323 del Giappone, i 282 della Germania e i 152 degli Usa. A imporre un aumento esponenziale dei robot nelle aziende cinesi non saranno solo le scelte nazionali, ma anche quelle degli investitori esteri, in particolare nel settore dell’auto. Malgrado il traffico in molte città cinesi sia oltre i livelli d’allarme e l’inquinamento uno dei problemi più scottanti, la Cina continua a essere il primo produttore e il più importante consumatore di automobili al mondo - ed è in questo settore che viene impiegato il 40% dei robot nazionali. L’Ifr stima però che fra due anni i robot attivi in Cina saranno 428 mila. Gudrun Litenberger, segretario generale dell’Ifr, ha spiegato che «nella fase attuale gli aumenti avvengono nell’industria dell’auto, ma nei prossimi due o tre anni questi saranno in particolare nell’elettronica».
Il mercato
I principali importatori di robot in Cina sono giapponesi, che hanno il 60% del mercato, ma Pechino sta acquisendo le capacità di produrre robot e già soddisfa circa un quarto del fabbisogno nazionale. E per rispondere alla domanda cinese in crescita, aumentano i produttori stranieri di robot che hanno aperto impianti in Cina, dai giapponesi Fanuc e Yasakawa, ai tedeschi di Kuka e fino agli svizzeri della Abb. Ma una forte componente è made in Italy: Comau Spa, azienda del gruppo Fca, in Cina dal 1994, ha appena annunciato che il proprio stabilimento di Kunshan - che opera in pieno affiancamento all’impianto storico di Grugliasco (Torino) - ha raggiunto la capacità produttiva di 1500 robot industriali antropomorfi per singolo turno produttivo e che, per il 2016, questa si attesterà a 3000 unità.
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Re: Reddito minimo universale: come uscire dalla crisi
Ciao Camillobenso,
Altrove si metteva l'accento sulla difficoltà di toccare i diritti acquisiti e di intervenire con le aliquote fiscali che allo stato attuale non rispettano per niente il dettato costituzionale, non c'è dubbio alcuno che se in Italia il 10% più ricco della popolazione detiene il 50% della ricchezza
quel 10% dovrebbe anche pagare il 50% di tasse contrariamente a quanto succede oggi , infatti sembra che il maggior peso fiscale lo subisce la classe media ( circa 4 milioni di cittadini con circa
€ 2.000 di entrate mensili).
Dalla lettura su Micromega dell'articolo sul " Reddito minimo universale: la via maestra per uscire dalla crisi " mi sembra che l'attuale situazione che vede la discesa dei salari a vantaggio dell'accumulo di ricchezze di pochi sia destinata a fallire da un lato per la mancanza di futuri compratori e dall'altro per la minaccia implicita di masse di cittadini che non avrebbero nulla da perdere a ribellarsi. Detto questo spetta ai politici lungimiranti attuare una riforma fiscale in grado di distribuire un reddito minimo a tutti che garantisca da un lato di far girare l'economia e dall'altro di permettere a tutti un livello minimo di vita .E' evidente che ci voglia un altro ordine economico che tenga presente la realtà prodotta dall'avvento dell'automazione. La saturazione dei mercati, confligge con l'altissimo livello di produttività p tu scrivirodotto dall'automazione. Mentre il reddito minimo universale confligge con il pensiero dei mondialisti ed il mondo associato, a causa dell'alto tasso di egoismo individuale che li spinge al corporativismo per la difesa dei loro beni e della grande disponibilità di denaro.
Altrove si metteva l'accento sulla difficoltà di toccare i diritti acquisiti e di intervenire con le aliquote fiscali che allo stato attuale non rispettano per niente il dettato costituzionale, non c'è dubbio alcuno che se in Italia il 10% più ricco della popolazione detiene il 50% della ricchezza
quel 10% dovrebbe anche pagare il 50% di tasse contrariamente a quanto succede oggi , infatti sembra che il maggior peso fiscale lo subisce la classe media ( circa 4 milioni di cittadini con circa
€ 2.000 di entrate mensili).
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Re: Reddito minimo universale: come uscire dalla crisi
Un reddito minimo garantito esiste in tutta la UE ad eccezione di Italia e Grecia...
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
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Re: Reddito minimo universale: come uscire dalla crisi
All'estero l'indennità di disoccupazione, che dovrebbe come dice il nome essere un reddito che si dà a chi è disoccupato (quindi non solo a chi perde il lavoro), non è limitata come in Italia (anche se ipocritamente parlano di universalità ma di fatto escludono chi il lavoro non ce l'aveva neanche prima). Il brutto è che non ci sono i fondi per un'estensione anche a chi non lavora.
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Re: Reddito minimo universale: come uscire dalla crisi
Il problema è quello con cui concludi il tuo post. Non ci sono i soldi.cielo 70 ha scritto:All'estero l'indennità di disoccupazione, che dovrebbe come dice il nome essere un reddito che si dà a chi è disoccupato (quindi non solo a chi perde il lavoro), non è limitata come in Italia (anche se ipocritamente parlano di universalità ma di fatto escludono chi il lavoro non ce l'aveva neanche prima). Il brutto è che non ci sono i fondi per un'estensione anche a chi non lavora.
Con questo sistema politico non li potai mai trovare e le li trovi o saranno solo delle elemosine o non saranno mai sicuri e quindi te li potranno togliere al primo inconveniente.
Per ovviare a questo solo una diversa politica può risolverlo.
Purtroppo ci vuole un consenso popolare per arrivare a questo e ora non l'abbiamo.
Gira e rigira, se stiamo un po' attenti, il problema è sempre lo stesso che troviamo in altri 3D e cioè quello in cui ci domandiamo se ci permetteranno di prenderne coscienza o continueremo a pascolare in eterno come un gregge di pecore.
Riusciremo a scrollarci di dosso questo potere che ci fa vedere lucciole per lanterne e quindi riprenderci il ns. potere che ci spetta per diritto?
Anche questa è una domanda che spetta da parte di tutti noi e non solo, una risposta.
Tutto qui
Un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Reddito minimo universale: come uscire dalla crisi
Il Censis stima che il 65% dei giovani occupati dipendenti 25-34enni di oggi avrà una pensione sotto i mille euro, anche con avanzamenti di carriera medi, a causa dell'abbassamento dei cosiddetti tassi di sostituzione. Questa previsione riguarda i riguarda gli occupati, cioè i 3,4 milioni oggi inseriti nel mercato del lavoro con contratti standard. A questi vanno aggiunti 890mila giovani 25-34enni lavoratori autonomi o con contratti di collaborazione e quasi 2,3 milioni di Neet ( che non studiano né lavorano). Il 53% dei millennial (i giovani di 18-34 anni) rivela una certa consapevolezza su ciò che aspetta loro: uno su due pensa che la pensione arriverà al massimo al 50% del reddito da lavoro.
Io mi chiedo come si possa pensare di continuare con l'attuale politica di Renzi e dell'UE secondo la quale si stima di migliorare dello zero virgola il nostro PIL.
Dovrebbe essere sufficiente questo quadro della situazione per far saltare tutto.
Io mi chiedo come si possa pensare di continuare con l'attuale politica di Renzi e dell'UE secondo la quale si stima di migliorare dello zero virgola il nostro PIL.
Dovrebbe essere sufficiente questo quadro della situazione per far saltare tutto.
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