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camillobenso
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Messaggio da camillobenso »

Sono 60 anni che sento discutere sempre dello stesso problema senza mai risolverlo.

E' un problema patologico e ci dobbiamo rassegnare,.....oppure no???



Corriere 28.1.15
Narcisismo e cecità dei baroni uccidono l’università italiana
Autoreferenzialità, fobia digitale, concorsi «adattati»: è l’Italia che non vuole cambiare

di Gian Antonio Stella

«Mio padre era un professore universitario, ragion per cui aveva le abitudini tipiche dei professori universitari. Guardava tutti dall’alto in basso, non scendeva mai dalla cattedra, neanche in famiglia. Era una cosa che non sopportavo fin da quando ero bambino».
Tranquilli: l’ingombrante genitore del nostro scrittore non era senese, non era barese, non era bresciano e neppure foggiano o trentino. La testimonianza, infatti, è di Haruki Murakami, uno dei più celebri romanzieri giapponesi. Tutto il mondo è paese? Ma certo. Esiste tuttavia un Homo academicus specificatamente italiano. Al punto che Stefano Pivato, docente di Storia contemporanea a Urbino dove è stato anche rettore, autore di libri deliziosi a cavallo fra storia e costume come Vuoti di memoria , Il secolo del rumore , Il nome e la storia , ha deciso di dedicare a questa specie umana un feroce e divertito pamphlet.
Si intitola Al limite della docenza. Piccola antropologia del professore universitario , è edito da Donzelli, e dimostra che non sempre, come dice il vecchio adagio, cane non morde cane. In questo caso prof. morde prof. e rettore morde rettore. Come quello che, «magnifico di un’università del Nord in carica da ventotto anni» si levò furente all’assemblea della Crui dell’ottobre 2010 scuotendo i colleghi con parole di fuoco contro il limite di sei anni ai rettorati eterni voluto da Mariastella Gelmini e contro l’introduzione del codice etico. «L’etica si pratica, non si legifera!» Boooom!
C’era il pienone quel giorno, alla conferenza dei rettori. Troppo spesso però, secondo Pivato, l’ Homo academicus italicus somiglia a quel Bernardino Lamis protagonista d’una novella di Pirandello «descritto mentre tiene la sua “formidabile” lezione. Il docente è “infervorato” a tal punto che solo alla fine si accorge di aver parlato a un’aula priva di studenti».
L’ex rettore ne è certo: «Coinvolta in scandali di vario genere, l’università è, da tempo, sotto scacco. C’è però da chiedersi fino a che punto sia utile e produttivo reagire scompostamente e non piuttosto avviare una profonda autocritica che coinvolga prima di tutto una serie di attitudini». Come l’autoreferenzialità. Due che s’incrociano dicono: «Come stai?». Al contrario, «una certa tipologia di docente ha l’abitudine di salutarti con una formula piuttosto diffusa nell’ambiente universitario e, stringendoti la mano, senza chiederti nulla, ti dice “come sto io”. Insomma parla unicamente di se stesso».
E tutto va di conseguenza: «Il professore “come sto io?” se riceve da un amico o un collega un libro, calibra il suo entusiasmo dal numero delle citazioni che ha ottenuto nell’indice dei nomi». E «non parte mai dai problemi universitari, che riguardano in particolare gli studenti e attengono alla diffusione del sapere. Ma dai “suoi” problemi. Che sono al centro del mondo». E mosso da «uno smisurato ego», pubblica libri che non vende a nessuno, ma se lo incrociate «vi dice subito che il libro è giunto già alla terza o quarta edizione, e magari che sta entrando in classifica, pronto a scalzare i best sellers di Camilleri…».
Di più: «Spesso l’importanza del volume è sottolineata dal numero delle pagine che il docente “come sto io” mima allargando a dismisura le mani per darti l’idea del “tomone” che ha pubblicato. Come se l’importanza di un libro si misurasse a chili». E naturalmente il libro «fa giustizia di tutte le teorie e le ipotesi precedenti».
E se la grafomania fosse sfogata negli ebook? Ma per carità! «Un buon numero d’insegnanti, soprattutto quelli delle discipline umanistiche, non ha ancora dimestichezza con gli strumenti digitali. Anzi, oppone loro un vero e proprio rifiuto. La motivazione più ricorrente è quella che la scrittura con carta e penna riveste un fascino d’ antan che non può contaminarsi con la modernità». E per di più non sarebbero più possibili certi trucchetti per imporre l’adozione del proprio tomo agli studenti. Come quello di un docente che, per evitare che gli allievi si passassero i libri usati, ha fatto stampare il suo con un’accortezza: «L’ultima parte era costituita da una serie di pagine con domande ed esercizi che lo studente doveva compilare a penna e quindi staccare e consegnare al professore per la verifica. In questo modo, terminato l’esame, il testo, mancante della parte finale, non era più utilizzabile».
C’è chi dirà: «Uffa! Veleni». No: come giustamente recita la fascetta, quello di Pivato è un pamphlet malizioso, irridente ma tremendamente serio. Che getta sale sulle piaghe di un sistema universitario troppo spesso ostile a ogni riforma. Legato a riti e reverenze ampollose verso il Chiarissimo, l’Amplissimo, il Magnifico… Dove il rettore d’un ateneo privato al Nord può essere contemporaneamente il «magnifico» in «un’altra università del Sud a circa millecinquecento chilometri di distanza». Dove «il camaleontismo del professore mostra incredibili doti di adattamento ai meccanismi concorsuali» e l’imperativo è taroccare de Coubertin: «L’importante è partecipare ma soprattutto vincere».
Insomma, un luogo chiuso dove «i codici etici concretamente adottati dalle università affrontano tendenzialmente tutti i temi, ma per lo più in modo astratto». Dove esattamente al contrario che nei grandi atenei internazionali che sono un viavai di eccellenze, lo jus loci , il radicamento vita natural durante nel cantuccio della propria facoltà, «costituisce una delle regole più ferree». Dove le ore obbligatorie di lezione sono al massimo 120 l’anno contro le 192 in Francia, le 279 in Baviera, le 252 (ma fino a 360) in Spagna, le 240 in Gran Bretagna…
Abbiamo scommesso: c’è chi liquiderà il pamphlet, frutto di un grande amore ammaccato per l’università, come uno sfogo brillante ma fatto di mezze verità. E sbufferà: ma come, uno dei nostri che offre munizioni ai nostri nemici! Vadano a rileggersi Curzio Malaparte e la sua idea del patriottismo: «Un popolo sano e libero, se ama la pulizia, i panni sporchi se li lava in piazza».
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Messaggio da camillobenso »

Consulta: “Robin Tax incostituzionale”. No a addizionale per aziende energia
di F. Q. | 11 febbraio 2015 COMMENTI


La Corte Costituzionale ha dichiarato l’incostituzionalità della cosiddetta Robin Tax, ma solo “pro futuro”, cioè a partire dal giorno dopo la pubblicazione in gazzetta ufficiale della sentenza appena depositata. La pubblicazione dovrebbe avvenire oggi stesso. La cosiddetta Robin Tax è l’addizionale Ires (ossia l’Imposta sul reddito delle società) che tocca le aziende petrolifere ed energetiche, istituita con l’articolo 81 del decreto legge 112 del 2008 (governo Berlusconi). A sollevare questione di legittimità su questa norma era stata la commissione tributaria provinciale di Reggio Emilia a seguito del ricorso proposto da una rete di punti vendita di carburanti, Scat Punti vendita spa, contro l’Agenzia Entrate di Reggio Emilia.

Già in mattinata, prima che la notizia fosse uscita ufficialmente, i risultati positivi di Snam e Terna in Borsa erano stati collegati alle indiscrezioni de Il Sole 24 Ore sulla probabile bocciatura della Robin Tax. “Se fosse confermata – spiegava un analista citato dalle agenzie di stampa – la cancellazione della Robin Tax avrebbe un impatto molto positivo sulle utilities e in modo particolare su quelle che operano in ambiti regolamentati. I maggiori benefici ricadrebbero su Snam e Terna che potrebbero registrare un aumento del 10% dell’utile per azione”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02 ... a/1415418/
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Messaggio da camillobenso »

Chi se ne fotte dell'Isis e ha una forte voglia di menar le mani.

La violenza, bagaglio appresso delle società ""civili"".


^^

Roma-Feyenoord, guerriglia in centro storico
Marino: “Città devastata, non finisce qui”

Scontri tra tifoseria olandese e forze dell’ordine a Piazza di Spagna, Villa Borghese e viale delle Milizie
prima della partita di Europa league, prevista per le 19. Almeno dieci persone fermate
- FOTOGALLERY


http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02 ... i/1439883/
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Messaggio da camillobenso »

LA VOX POPULI


calystegia • alcuni secondi fa
Oddio, quelli se sò ruinati anco 'a machina de mi zio... un frego a la fiancata e 'na bozza 'r vetro, che se lo deve rimpiazzà...
Li mor****** sua!!!.... mò sò catzi loro però, che que' barbari nun ce sanno chi l'è mi zio..
Quello è capace che se sequestra du disgraziati olandesi, j'apre 'a capoccia e se fa 'n omogenizzato cor contenuto... Sta 'na bbestia propio, eh!...

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ansimo • 3 minuti fa
È normale che succeda questo, ormai tutto il mondo sa che l'Italia è un paese in cui si può fare di tutto e non ti succede mai niente. Marino cerca i responsabili, ma quando mai!!!
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Cristina Correani • 4 minuti fa
Dicono che gli ultrà del ‪‎Feyenoord‬ sono noti per la loro intemperanza.
Per quale motivo allora non si prendono gli opportuni provvedimenti prima che sia tardi?
Ovviamente sempre per la solita questione che the show must go on, che giocare a stadi aperti è molto meglio che farlo a porte chiuse e, nel mentre, gratificare i detrattori che non vedono l'ora di ritirare fuori la solita faccenda del tifo che è sempre violento, che tutti i sostenitori delle squadre vanno in giro a sfasciare monumenti e proprietà private anche se non è vero ma infierire sul calcio è sempre molto trendy, fa aumentare l'autostima e chi lo fa può vantarsi di possedere perfino un'intelligenza superiore rispetto a chi non pensa che senza il calcio l'Italia e il mondo siano migliori di quello che sono.
Magari, dipendesse dal calcio.
Ecco perché i danni di questi cervelli bruciati vanno divisi equamente fra loro che li hanno commessi e chi non impedisce a questi infami senzadio di poter circolare liberamente per paesi e città lasciandosi dietro devastazione e sporcizia.
Una città come Roma non può rischiare l'assalto di delinquenti ubriaconi che la saccheggiano indisturbati. alfano si occupi della sicurezza interna del paese, faccia il ministro dell'interno serio, invece di dichiarare la guerra santa all'islam.

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Messaggio da camillobenso »

Beppe A. • un minuto fa
mancavano solo questi.... buttateli nel Tevere!

p.s: bisogna essere veramente privi di problemi nella vita per fare questo in nome di una partita... "beati" loro.

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cappuccettorosso • 3 minuti fa
ma è possibile che questi animali se ne vadfano in giro per il mondo a fare danni con la scusa del calcio???
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promo2000 cappuccettorosso • un minuto fa
Perchè in italia non esiste giustizia, se fosse stato in Inghilterra tutti in galera
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camillobenso
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Messaggio da camillobenso »

cricrizzzzz... • 12 minuti fa
Se qualcuno osa dire che gli italiani hanno la palma della inciviltà gli sputo letteralmente in un occhio.Quei c...i venuti dal Nord meriterebbero un bagno forzato nelle cloache di Roma.
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Gabriele Vedovato • 12 minuti fa
e dopo ci si preoccupa dell'ISIS...
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Giroma • 12 minuti fa
Pare strano che non diano la colpa a GRILLO. pAese di " Fuffa !
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graziano bulgarelli • 13 minuti fa
Questo e' il calcio di oggi? Bene, partita annullata, tutti a casa. E la prossima volta in cui accadranno disordini, stessa decisione. Vediamo se si stancano prima questi pazzoidi o chi si assumera' l'onere/onore di prendere questa decisione.
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camillobenso
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Messaggio da camillobenso »

Libero chiede le dimissioni di Alfano e Marino.

Se si dovesse dimettere Alfano cade il governo, perché negli ultimi 3 anni, il politico siciliano è stato la stampella di tutti i governi.

Quindi,......anche questa volta Angelino, con tutta la sua incapacità palese se la caverà ancora una volta.




IL CASO DIVENTA POLITICO

Scontri a Roma, sul banco degli imputati Ignazio Marino e Angelino Alfano: "Vi dovete dimettere"

Roma devastata dagli hooligans del Feyenoord. E il caso diventa subito politico: sul banco degli imputati ci finiscono il sindaco Ignazio Marino e il ministro Angelino Alfano. Ad aprire le danze è Matteo Salvini, telegrafico e tranchant su Facebook: "Tifosi olandesi devastano Roma. Il prefetto di Roma dovrebbe dimettersi, il suo capo Alfano dovrebbe dimettersi e chiedere scusa". Così il segretario della Lega Nord, al quale fa subito da controcanto Maurizio Gasparri, che facendosi portavoce di Forza Italia accusa il sindaco: "Marino e tutta la sua Giunta se ne devono andare subito. Nella classifica dei mali di Roma, solo i teppisti olandesi hanno superato Marino". E ancora: "Roma è diventata invivibile, è stata abbandonata, mortificata dalle scelte di un'amministrazione di incompetenti".

Calderoli al vetriolo - Quindi le parole di Roberto Calderoli: "Se poche decine di tifosi olandesi ubriachi riescono a mettere in scacco l'ordine pubblico e a devastare, ieri, Campo dei Fiori e, oggi, Piazza di Spagna e il centro della Capitale, chi è preposto alla tutela dell'ordine pubblico e chi dovrebbe guidare la città devono andarsene a casa subito". In una nota di fuoco, il vicepresidente leghista del Senato, dopo aver espresso "solidarietà agli agenti rimasti feriti", prosegue: "Certo che se a difenderci dal terrorismo deve essere chi non riesce nemmeno a controllare l'aggressione, peraltro annunciata, di qualche ubriaco, siamo messi veramente male". Dunque la richiesta: "Come possiamo partecipare ai consessi internazionali a discutere di come contrastare l'avanzata dell'Isis e non saper gestire qualcuno che ha alzato il gomito?".


La difesa di Marino - Nel frattempo anche il Pd, ha comunicato il deputato democratico Marco Miccoli, ha presentato "un'interrogazione al ministro Alfano sugli incidenti provocati dai tifosi del Feyenoord a Roma". Da par suo, Ignazio Marino si difende ai microfoni di SkyTg24. Per primo, premette: "Ho chiamato l'ambasciata olandese e ho detto con molta chiarezza che chi rompe paga". E ancora: "Ho avuto un colloquio al telefono con il ministro degli Esteri per valutare quali sono le misure che possiamo prendere come città o come Paese nei confronti di questi delinquenti. Ho detto con molta chiarezza al vice ambasciatore dell'Olanda che dal mio punto di vista dovrebbero stracciare i passaporti in faccia a questi violenti e tenerseli a casa loro. A Roma non sono persone gradite".

19 febbraio 2015

http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... banco.html
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Messaggio da camillobenso »

Che gioia scoprire che Obama legge le mie email (e le tue)


24/2 • Qualche giorno fa ho presenziato a un incontro insolito per gli standard italiani: una conferenza pubblica con il capo dei servizi segreti svizzero Markus Seiler. A Bellinzona, senza particolari misure di sicurezza, con la consueta semplicità elvetica, introdotto dal direttore del Dipartimento delle Istituzioni, Norman Gobbi (il ministro degli interni ticinese, tradotto nel gergo italiano). Serata interessante, pacata nei toni, durante la quale Seiler ha dichiarato, testuale: «Oggi l’80% delle email fanno una rapida tappa a Washington e a Londra dove vengono copiate e archiviate. Solo le email criptate o protette da particolari misure di sicurezza sfuggono a questo gigantesco setaccio». Seiler si è ovviamente ben guardato dall’esprimere valutazioni politiche, però il tono del suo intervento era chiaro. Era come se chiedesse al pubblico presente: a voi va bene? Non sono un diplomatico ma un giornalista. E posso permettermi di rispondere. No, non va bene.Mi fa molto piacere che il presidente Obama si interessi alla mia vita privata e professionale, coinvolgendo il premier britannico Cameron, ma non è accettabile che tutti i miei messaggi, come i tuoi, caro lettore, siano copiati istantaneamente e memorizzati in un gigantesco database. In questi giorni sto rileggendo, a distanza di trent’anni, “1984” di Orwell e pagina dopo pagina rabbrividisco: alcune delle misure di controllo sociale del Grande Fratello, immaginate dal grande scrittore inglese, oggi sono realtà. Schedare tutto quel che viene scritto da un cittadino, mappare la sua rete di contatti (sanno a chi scrivo le email, sanno quali sono i miei amici su Facebook, hanno accesso alla mia agenda telefonica tramite WhatsUp) era il sogno di qualunque dittatore, da Hitler a Stalin a Mao; ora è diventata realtà per mano di una potenza che fino a ieri era il baluardo contro la dittatura e ora, con il pretesto della lotta al terrorismo, si sta trasformando in un invasivo inquisitore.E’ un gioco da ragazzi affinare la ricerca nel database e mappare fino a “targetizzare” ognuno di noi. I dati selezionati e affinati possono essere usati per fini impropri o politici da parte di un paese che non dimostra più grande considerazione per lo Stato di diritto, né in patria né fuori. Snowden, l’agente della Nsa che ha svelato la gigantesca rete di spionaggio dell’intelligence americana, ci aveva avvertiti. Ora il capo dei servizi segreti svizzero Markus Seiler conferma l’esistenza di una silenziosa, sistematica violazione della libertà e della sovranità di tutti gli Stati. Altro che Isis. La vera minaccia è altrove. Ci stanno portando via tutto, con la silenziosa compiacenza di masse che nemmeno si rendono conto del pericolo e del regresso di civiltà. State all’erta. Il Grande Fratello è proprio lì nel vostro computer. E un giorno tutto quel che scrivete potrà essere usato contro di voi. Rilancio la domanda: va bene così?(Marcello Foa, “Che gioia sapere che Obama spia le mie email, e anche le tue”, dal blog di Foa su “Il Giornale” del 22 febbraio 2015).
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8 MARZO DEV’ESSERE LA FESTA DEL RISPETTO
(Caterina Minnucci).
08/03/2015 di triskel182


LE NOSTRE LETTRICI CI SCRIVONO: ALCUNE AMANO LA RICORRENZA DI OGGI E ALTRE MENO, C’È CHI LA VORREBBE TUTTO L’ANNO E CHI MAI. MA QUASI TUTTE INVOCANO INTERVENTI CONCRETI, DAL LAVORO ALLA LOTTA ALLA VIOLENZA, PER NON FERMARSI ALLA RETORICA DI UN GIORNO.



Pubblichiamo una parte delle lettere che le lettrici del “Fatto” ci hanno inviato per raccontarci cosa pensano della Giornata internazionale della donna.

Per un futuro migliore lasciamo le mimose sugli alberi 8 Marzo.

Non si deve perdere la memoria dei fatti storici che hanno riguardato le donne, ma non basta.

Abbiamo bisogno anche di fatti concreti.

Uomo e donna, ognuno con le proprie peculiarità, dovrebbero arricchirsi l’un l’altro, ma ciò non avviene.

Vorrei che da domani, e per tutti i giorni a seguire, gli uomini aprissero gli occhi, la mente e il cuore e comprendessero che senza le donne non si va da nessuna parte.

Non c’è vita, non c’è presente, non c’è futuro.

Meno ipocrisia e meno mimose. Per un futuro migliore, lasciamole ad abbellire le coste liguri.

Valeria Osti Un dono ricevuto da bambina per crescere e diventare una donna Le mie mimose hanno un profumo diverso.
È il profumo di un giorno di inizio marzo di molti anni fa. Sono bambina, ritorno a casa da scuola e ho ancora il grembiule azzurro addosso.
Sul tavolo della cucina c’è un vaso di vetro colorato e, nel vaso, quel fiore. Mai visti fiori in casa prima di quel giorno. Non c’è uomo che li possa regalare. Del resto mia nonna dice che i fiori, in casa, portano male.

“Chi te li ha regalati, mamma?”, chiedo con curiosità infantile. “Nessuno, li ho comprati”. “E perché li hai comprati?” “Sono per noi”. “Per noi?”. “Sì, per me, tua nonna e te. Tanti auguri amore”. “Auguri?”. “Sì, per essere nata. E per la donna che diventerai”. Mai ho provato un senso di appartenenza più forte; la fierezza di far parte del genere femminile.
Investita di un compito, crescere. Quando guardo le mimose, oggi, dopo decenni, lo faccio con gli occhi della prima volta. Il loro profumo non mi nausea. Mi nausea il modo in cui quel simbolo è stato trasformato in moda.

Teodora Godini Se volete festeggiare niente fiori, venite a pulirmi casa “Siamo la forza della società”, ma ce ne ricordiamo una volta l’anno. Per il resto cerchiamo di distruggere anche la parola donna o mamma. Per quest’anno, per una volta ricordiamo la meraviglia di tante donne: dalle artiste come Frida Kahlo e Artemisia Gentileschi, a Santa Teresa di Calcutta, Oriana Fallaci, e tutte le donne che lavorano nel silenzio per aiutare, soccorrere, confortare. E che portano avanti battaglie silenziose. Su Facebook ho visto una vignetta con Minnie che esclama: “Per la Festa della donna no fiori ma per favore venite a pulirmi casa”.

Anna Ripa Basta sottolineare le differenze, pensiamo alle persone senza etichette L’8 marzo per la maggior parte delle persone vuol dire mimosa e cena con le amiche. È davvero necessaria la festa delle donne? Non credete che il fatto di avere una data dedicata sia già sottolineare una differenza? Io propongo la festa delle persone. Parliamo di persone senza etichettarle. Da purista penso che le “persone” con una mescolata di senso civico e rispetto produrrebbero la ricetta più buona e appetitosa del mondo. Francesca Gori Quando Maria e Fabio litigano finisce sempre con un occhio nero. Indovina chi? Sara lavora in un’azienda del sud Italia e guadagna 1.000 euro al mese. Marco lavora nella stessa azienda di Sara e guadagna 1.500 euro al mese.

Luisa è un ministro e, siccome è anche una bella donna, credono si sia prostituita per arrivare fin lì. Giovanni è un ministro, è un uomo affascinante, simpatico, in gamba e sicuramente si è fatto da solo. Clara ha tradito Luigi, e per questo viene considerata una poco di buono. Matteo ha tradito Laura e viene visto come un figo. Donatella è una conduttrice tv, ma non è molto carina, tutti si chiedono come faccia a esser lì. Luca è uno dei tanti conduttori tv poco carini, ma nessuno fa caso al suo aspetto.

Quando Maria e Fabio litigano, uno dei due finisce sempre per avere un occhio nero e lividi su tutto il corpo… Indovina chi. Lara è stata uccisa dal suo ex marito, troppe volte era stata violentata ma non aveva mai denunciato, e gli amici le voltarono le spalle. Virginia

Avveduto Un desiderio semplice per l’8 marzo: 365 giorni di rispetto l’anno Sono una precaria di quasi 34 anni. Non ho figli, non sono sposata, convivo con un libero professionista e ho un contratto di collaborazione con una fondazione culturale, contratto che scadrà a settembre e probabilmente non verrà rinnovato. Non mi sento la rappresentante di una minoranza svantaggiata. Sono ferma in una “terra di mezzo”, quella che divide le donne privilegiate da coloro che arrancano per arrivare a fine mese. Scrivere che la ricorrenza andrebbe abolita è un concetto banale, quindi esprimerò il mio desiderio: per la Festa della donna vorrei 365 giorni di rispetto.

Francesca Guadenzi Mi rifugio nella letteratura del passato per superare l’inferno della vita quotidiana Io non festeggio. Nel presente sarebbe paradossale: la vita quotidiana delle donne è ancora oggi un inferno e, la gravità di questa condizione, sta nel fatto che, se esistesse, le donne meriterebbero il paradiso. Provo a immaginare per il futuro un’altra festa. Nel passato ci si riferiva alla “donna angelo” del Dolce Stil Novo, nel presente sappiamo tutti che la “donna angelo o madonna” porta con sé molte insidie. La filosofia originaria, comunque , parlava di una “donna luce” e da qui ripartirei immaginando quanto potrebbe essere preziosa, un po’ di luce, in questo nostro tempo tanto buio.


Lia Grasso Picchiate, violentate, anoressiche: la libertà non esiste se dura un giorno Non mi serve sentirmi importante un giorno solo, se per tutto l’anno sento di donne violentate, picchiate, anoressiche perché la società non ha spazio per quei due centimetri in più sui fianchi. Donne sottopagate, che non possono far carriera se non passando dai pantaloni del capo. Queste cose accadono tutti i giorni, per non parlare delle spose bambine brutalmente lacerate fino a essere portate alla morte. Niente di peggio che una festa che faccia credere alle donne di essere libere e con le stesse opportunità degli uomini, solo perché l’8 marzo possono uscire a bere qualcosa con le amiche o assistere a spogliarelli. Se qualche donna vuole farlo, almeno che lo faccia tutto l’anno. Lucia Sardone.

Da Il Fatto Quotidiano del 08/03/2015.
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Messaggio da camillobenso »

La forza delle donne che il dolore rende poetesse
(Nando Dalla Chiesa).
08/03/2015 di triskel182

STORIE ITALIANE.

Sono come i fiori, i miracoli. Basta saperli vedere.

Che meraviglia è la conoscenza perfetta delle proprie emozioni, la capacità di prevedere quando una parola, un’immagine, ti faranno piangere, o potranno farti piangere davanti a tutti.

Che cosa sovrumana è andare su e giù per la propria vita scegliendo come raccontarla. Scientificamente deglutendo in quel passaggio, o liberando una piccola risata prima di affrontare il tornante che potrà travolgere ogni diga.

Anni e anni, milioni di minuti che possono rovesciarsi d’incanto in un pubblico racconto da domare con sapienza acuminata.

HO APPENA visto una giovane donna farlo mentre nessuno se ne accorgeva. Sembrava tutto ben confezionato. Lindo e costruttivo e commovente. L’ideale per un 8 marzo che non sia solo garrula mimosa.

Una volta in più il racconto di una tragedia che pochi ricordano ma che quando viene disseppellita afferra subito la memoria con il suo orrore.

Una mattina di aprile di trent’anni fa. Pizzolungo, provincia di Trapani. Un giudice arrivato fresco dal Trentino, con fama di investigatore incontrollabile. Si chiama Carlo Palermo. Gli hanno preparato un’autobomba.

Mentre passa davanti all’ordigno di morte è costretto a superare un’utilitaria. Allineati come in un impossibile esperimento: l’autobomba, l’utilitaria, l’auto del giudice con scorta.

La mafia ha fretta, il pulsante parte lo stesso. L’esplosione investe in pieno l’utilitaria, che fa da schermo alla blindata.

Dentro ci sono una giovane mamma con i suoi due gemellini.

Diretti a scuola e invece scaraventati e schiacciati contro una parete fino a confondercisi.

Ci resterà su l’ombra. L’ombra di Barbara Rizzo e di Salvatore e Giuseppe Asta.

La sorellina, Margherita, è già a scuola. Il resto provate a raccontarlo voi.

Di lei che appena iniziano le lezioni viene invitata a rifare la cartella e a tornare a casa.

Contenta perché lascia la scuola. Ma che arrivata a casa si sente dire che la mamma e i fratellini “sono volati in cielo”.

Lei che resta con il papà, che si risposerà ma morirà di sofferenza dopo dieci anni.

Immaginate una bambina che cresce così e diventa adulta, costretta anche a guardarsi dal suo avvocato quando ha l’età della ragione e che si vede negare la piccola giustizia possibile di questo mondo da nostra Signora la Cassazione, che Dio l’abbia in gloria.

E poi, attraversando le solitudini, la scelta di battersi per la giustizia nella provincia di Trapani e anni dopo in Emilia, con lo zaino di quei ricordi che arroventano il sonno.


Ecco, provate ad andare su e giù per una storia così e a raccontarla senza piangere mai, perché tutto vi siete abituati a governare, perché vi conoscete e già mille volte vi è capitato di commuovervi e vi vergognate a farlo vedere.

Un morso alle labbra nel secondo giusto, un pugno che di nascosto si chiude a scaricare il tremore.

È il mistero profondo (e così poco cantato) del dolore umano e della richiesta di giustizia che si porta dietro e dentro.

Un invisibile urlo di Munch, che fa dell’8 marzo una sfida femminile ai cieli del potere.

Lo stesso che l’altro ieri mattina ha squassato con dolcezza il marzo sfavillante della terza giornata europea del Giardino dei Giusti a Milano quando si è inaugurato, tra gli altri, il cippo dedicato a Ghayat Mattar, giovane pacifista siriano ucciso nel 2011.

La lettera inviata dalla madre era di un bellezza da togliere il fiato.

Il sole e le macerie siriane, il profumo di primavera e la carneficina siriana, le scolaresche colorate e il ragazzo senza giustizia.

“Ogni madre del mondo intero ha un unico cuore, piange le stesse lacrime e trema nello stesso modo…

Ogni madre ha lo stesso sorriso quando vede arrivare i figli, lo stesso orgoglio se essi sacrificano le loro vite per una nobile causa in cui credono.

Lo stesso dolore a vedere i loro vestiti dopo che sono stati chiusi in carcere o sono morti. […]

Io sarò trasparente come l’acqua che è negata ai prigionieri e alla gente assediata.


Sarò quindi diretta come i proiettili che uccidono i nostri figli tutti i giorni.

Non c’è vittoria che possa compensarci del sacrificio di ogni singola madre, ma questa vittoria realizzerà le speranze e le ambizioni dei nostri figli e questo è il motivo per cui continuiamo a seguire il loro cammino di libertà”.


HO CHIESTO: quella mamma non è né poetessa né scrittrice, l’ha resa poetessa il dolore, come per raccontare al mondo, attraverso lei, questo bisogno di giustizia irresistibile, capace di nutrire l’anima e insieme di divorarla.

Anche se al suo cospetto si stagliano le ridicole “riforme della giustizia” dei confini nazionali, o gli arabeschi e i balbettii irresponsabili nelle sedi internazionali, le stesse che “ormai governano il mondo”, che squisita fesseria.


Continui dunque la nostra scuola, come per fortuna sta facendo da anni, a dare coscienza ai ragazzi di quel che accade.

Continui con i suoi precari e con le sue inefficienze a tenere almeno alta questa bandiera di civiltà, che è in fondo il suo più grande merito.

Perché quell’urlo tragico e poetico giunga là dove non lo fanno arrivare né le tivù né la politica.

Non per cattiveria. Ma perché proprio non lo sentono.

Da Il Fatto Quotidiano del 08/03/2015.
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