Renzi
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Re: Renzi
il Fatto 7.2.15
L’intrattenitore della politica
di Franco Arminio
RENZI GOVERNA l’irrealtà. Governare la realtà richiede un lavoro lungo e noioso, bisogna lavorare assieme ad altri e non limitarsi a prenderli per culo, uno alla volta. Renzi fa l’intrattenitore, è il capo comico che ha preso il posto di un altro capocomico che non si rassegna ad andare in pensione.
Le leggi elettorali non servono ad eleggere dei governanti, ma dei saltimbanchi, personaggi destinati ad affollare i palinsesti televisivi, pronti a tutto, ma in realtà capaci solo di demolire una lingua gloriosa come quella italiana.
La forza di Renzi è tutta nel suo essere un abilissimo politicante romano in un momento in cui di fatto la casta si è perfettamente ricostituita e risistemata: a ciascuno le sue poltrone, a ciascuno la sua parte nella commedia.
Le intenzioni producono commenti alle intenzioni e i commenti producono altre intenzioni, una metastasi di parole, un’agonia ciarliera che fa perdere di vista la cosa più semplice: che mondo, che Italia vogliano?
Da Salvini a Vendola, c’è spazio per tutti, nessuno esce mai sconfitto da nessuna battaglia, non c’è sangue, non ci sono lacrime, perché sono battaglie di fantasmi. Il dolore è fuori dal Palazzo, le cose vere sono altrove.
L’intrattenitore della politica
di Franco Arminio
RENZI GOVERNA l’irrealtà. Governare la realtà richiede un lavoro lungo e noioso, bisogna lavorare assieme ad altri e non limitarsi a prenderli per culo, uno alla volta. Renzi fa l’intrattenitore, è il capo comico che ha preso il posto di un altro capocomico che non si rassegna ad andare in pensione.
Le leggi elettorali non servono ad eleggere dei governanti, ma dei saltimbanchi, personaggi destinati ad affollare i palinsesti televisivi, pronti a tutto, ma in realtà capaci solo di demolire una lingua gloriosa come quella italiana.
La forza di Renzi è tutta nel suo essere un abilissimo politicante romano in un momento in cui di fatto la casta si è perfettamente ricostituita e risistemata: a ciascuno le sue poltrone, a ciascuno la sua parte nella commedia.
Le intenzioni producono commenti alle intenzioni e i commenti producono altre intenzioni, una metastasi di parole, un’agonia ciarliera che fa perdere di vista la cosa più semplice: che mondo, che Italia vogliano?
Da Salvini a Vendola, c’è spazio per tutti, nessuno esce mai sconfitto da nessuna battaglia, non c’è sangue, non ci sono lacrime, perché sono battaglie di fantasmi. Il dolore è fuori dal Palazzo, le cose vere sono altrove.
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Re: Renzi
il Fatto 7.2.15
La denuncia, Cesare Damiano
“Cassintegrati: l’Inps addolcisce i dati per compiacere il premier”
di Salvatore Cannavò
Numeri sbagliati per compiacere il governo? Non proprio, ma quasi. Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera, sinistra Pd, critico con Renzi ma sempre con un atteggiamento dialogante, ha fatto la sua denuncia qualche giorno fa dopo aver letto i dati dell’Istituto sulla cassa integrazione relativa al 2014.
Cosa l’ha allarmata?
Ho letto una dichiarazione dell’Inps nella quale si affermava che il totale delle ore di Cassa integrazione autorizzate nel 2014 si attestava a 1 miliardo e 112 milioni registrando una diminuzione di circa il 6% rispetto allo stesso consuntivo del 2013 indicato in 1 miliardo e 182 milioni.
Quindi, una bella notizia?
Certo. Però io verifico trimestralmente i dati dell’Inps e ricordavo che il consuntivo del 2013 non era quello indicato ma 1 miliardo e 76 milioni, oltre 100 milioni di meno. Quindi se confrontiamo il dato 2013 con quello del 2014 si ha un aumento del 3% e non una diminuzione.
Cosa ha risposto l’Inps?
Che l’Istituto provvede nel mese di giugno di ciascun anno a rivedere e aggiornare la cifre del mese di gennaio. Dopo la revisione, quindi, si è arrivati a 1 miliardo e 182 milioni. Ma se vogliamo monitorare davvero la Cig dobbiamo confrontare dati omogenei. Quale sarà, infatti, il dato rivisto a giugno? Sarebbe opportuno non fare dichiarazioni affrettate.
E perché quella fretta?
Non lo so. Avrebbero dovuto precisare che si trattava di un confronto tra dati non omogenei.
L’Inps ha cercato di mostrarsi gentile con il governo?
Non voglio essere malizioso ma qualcuno può essere indotto in tentazione e magari se si può fornire un dato positivo lo si fa. Ma non è corretto.
A proposito di Inps ci sono state polemiche sulla nomina del nuovo presidente accusato di non avere i requisiti adeguati. Qual è il suo giudizio?
Le osservazioni sui requisiti del nuovo presidente venivano soprattutto da parte di Forza Italia e Ncd. Come presidente di Commissione ho pensato fosse giusto valutare il problema. Abbiamo convocato Boeri per un’audizione a cui è venuto da Londra. Per quello che mi riguarda le spiegazioni fornite sono state più che sufficienti. Su 32 votanti, abbiamo avuto 4 astensioni del M5S e un voto contrario di Forza Italia.
A che punto è la discussione sui decreti delegati del Jobs Act?
Il parere del Parlamento non è vincolante e quindi il governo può non tenerne conto. Sarà un passaggio politico. A me premono tre cose: cancellare il riferimento ai licenziamenti collettivi; inserire un criterio di proporzionalità tra infrazione e sanzione; aumentare le indennità in caso di licenziamento.
E che cosa si aspetta dai nuovi decreti che dovrebbero eliminare le tipologie precarie?
Se il governo decide di scommettere tutto sul contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti e lo incentiva con sconti fiscali robusti, sarebbe utile e giusto un tempo più lungo di protezione in caso di licenziamento, diminuire la durata del contratto a termine e cancellare le forme di lavoro più precarie a partire dal contratto a progetto e dall’associazione in partecipazione. Se è un nuovo sistema deve essere coerente.
Dopo l’elezione di Mattarella sono cambiati i rapporti nel Pd?
Con il voto sul Presidente della Repubblica, Renzi ha scelto di rompere l’asse privilegiato con Berlusconi. Però non può essere uno spot. Il metodo della sintesi interna al Pd per poi proporla agli altri deve essere quello guida.
Come minoranza siete ascoltati di più?
Se vogliamo confrontarci non ci mancano le occasioni, io sono disponibile. Ma non mi faccio illusioni. Se non vedo non credo.
Corriere 7.2.15
Scala e Primo maggio, Renzi contro i ribelli
Operai Cgil non disponibili a lavorare, il premier scrive a un orchestrale: farò di tutto, nessun dorma
di Pierluigi Panza
MILANO «Sono a conoscenza della situazione milanese. Naturalmente la penso come lei. E le garantisco che farò di tutto perché questo Paese smetta di essere ostaggio delle minoranze, che spero non siano facinorose, ma sicuramente rischiano di essere miopi. Ce la metteremo tutta, glielo garantisco. Teniamoci in contatto, se le va. E per restare in tema: nessun dorma!».
È la risposta che il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha inviato ieri a un orchestrale della Scala che gli aveva scritto sul caso del Primo Maggio. Per celebrare l’inaugurazione dell’Expo, la Scala ha fissato la «prima» della Turandot diretta da Riccardo Chailly. Peccato che il Primo Maggio sia anche la festa dei lavoratori… e mentre quelli di Cisl e Uil hanno dato la disponibilità alla prestazione quelli della Cgil non hanno sciolto le riserve mettendo in forse l’inaugurazione.
La lettera che l’orchestrale ha inviato a renzi è molto dura verso i sindacati. «Il nostro Teatro ha finalmente ottenuto il diritto all’autonomia grazie alla situazione di eccellenza e produttività — si legge nel testo —. C’è stato chiesto di inaugurare l’Expo con una rappresentazione di Turandot . A distanza di poco più di due mesi dall’evento siamo ostaggio di una minoranza di facinorosi che, con la scusa del “diritto” di celebrare la festa del Primo Maggio bloccano il diritto della maggioranza di lavorare in tale data».
Note intonate per le orecchie del premier e, naturalmente, per quelle della soprintendenza, dei dirigenti di Expo e, forse, anche di una parte della Cgil, visto che nella stessa lettera si ricordava che «persino la Camusso ha espresso una critica nei confronti delle loro posizioni...». Infatti la segretaria aveva dichiarato che sebbene il Primo Maggio non fosse «una data disponibile» per le trattative, «l’inaugurazione dell’Expo» doveva «essere una data disponibile». Un modo sibillino per invitare a lavorare. La lettera dell’orchestrale si conclude con un attacco ai sindacati, «che vivono ancorati al passato e non sono in grado di portare niente di buono».
La risposta di Renzi può essere una spinta verso la conclusione del braccio di ferro, che potrebbe concludersi dedicando la serata alle vittime sul lavoro come già accadde con Claudio Abbado in un Primo Maggio degli anni 70. Ma pare che questo non basti agli operai Cgil. Tanto che in serata i coordinatori nazionali del sindacato hanno diramato una nota esprimendo solidarietà «alla Rsa Cgil e ai lavoratori del teatro sottoposti a un’aggressione mediatica per aver difeso un diritto ribadito dalla Corte di Cassazione e indisponibile alla trattativa sindacale». Nella nota si fa anche riferimento al Contratto nazionale di lavoro e all’integrativo aziendale; da questo si può intuire cosa chiedono che entri nella partita.
Sul caso Primo Maggio è intervenuto anche il sindaco di Milano e presidente del teatro. Giuliano Pisapia ha ribadito di considerare «sbagliata» la scelta della Cgil «perché il successo di Expo porterà nuovi posti di lavoro, tanti, e credo che i sindacati debbano preoccuparsi anche se non soprattutto di questo».
La denuncia, Cesare Damiano
“Cassintegrati: l’Inps addolcisce i dati per compiacere il premier”
di Salvatore Cannavò
Numeri sbagliati per compiacere il governo? Non proprio, ma quasi. Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera, sinistra Pd, critico con Renzi ma sempre con un atteggiamento dialogante, ha fatto la sua denuncia qualche giorno fa dopo aver letto i dati dell’Istituto sulla cassa integrazione relativa al 2014.
Cosa l’ha allarmata?
Ho letto una dichiarazione dell’Inps nella quale si affermava che il totale delle ore di Cassa integrazione autorizzate nel 2014 si attestava a 1 miliardo e 112 milioni registrando una diminuzione di circa il 6% rispetto allo stesso consuntivo del 2013 indicato in 1 miliardo e 182 milioni.
Quindi, una bella notizia?
Certo. Però io verifico trimestralmente i dati dell’Inps e ricordavo che il consuntivo del 2013 non era quello indicato ma 1 miliardo e 76 milioni, oltre 100 milioni di meno. Quindi se confrontiamo il dato 2013 con quello del 2014 si ha un aumento del 3% e non una diminuzione.
Cosa ha risposto l’Inps?
Che l’Istituto provvede nel mese di giugno di ciascun anno a rivedere e aggiornare la cifre del mese di gennaio. Dopo la revisione, quindi, si è arrivati a 1 miliardo e 182 milioni. Ma se vogliamo monitorare davvero la Cig dobbiamo confrontare dati omogenei. Quale sarà, infatti, il dato rivisto a giugno? Sarebbe opportuno non fare dichiarazioni affrettate.
E perché quella fretta?
Non lo so. Avrebbero dovuto precisare che si trattava di un confronto tra dati non omogenei.
L’Inps ha cercato di mostrarsi gentile con il governo?
Non voglio essere malizioso ma qualcuno può essere indotto in tentazione e magari se si può fornire un dato positivo lo si fa. Ma non è corretto.
A proposito di Inps ci sono state polemiche sulla nomina del nuovo presidente accusato di non avere i requisiti adeguati. Qual è il suo giudizio?
Le osservazioni sui requisiti del nuovo presidente venivano soprattutto da parte di Forza Italia e Ncd. Come presidente di Commissione ho pensato fosse giusto valutare il problema. Abbiamo convocato Boeri per un’audizione a cui è venuto da Londra. Per quello che mi riguarda le spiegazioni fornite sono state più che sufficienti. Su 32 votanti, abbiamo avuto 4 astensioni del M5S e un voto contrario di Forza Italia.
A che punto è la discussione sui decreti delegati del Jobs Act?
Il parere del Parlamento non è vincolante e quindi il governo può non tenerne conto. Sarà un passaggio politico. A me premono tre cose: cancellare il riferimento ai licenziamenti collettivi; inserire un criterio di proporzionalità tra infrazione e sanzione; aumentare le indennità in caso di licenziamento.
E che cosa si aspetta dai nuovi decreti che dovrebbero eliminare le tipologie precarie?
Se il governo decide di scommettere tutto sul contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti e lo incentiva con sconti fiscali robusti, sarebbe utile e giusto un tempo più lungo di protezione in caso di licenziamento, diminuire la durata del contratto a termine e cancellare le forme di lavoro più precarie a partire dal contratto a progetto e dall’associazione in partecipazione. Se è un nuovo sistema deve essere coerente.
Dopo l’elezione di Mattarella sono cambiati i rapporti nel Pd?
Con il voto sul Presidente della Repubblica, Renzi ha scelto di rompere l’asse privilegiato con Berlusconi. Però non può essere uno spot. Il metodo della sintesi interna al Pd per poi proporla agli altri deve essere quello guida.
Come minoranza siete ascoltati di più?
Se vogliamo confrontarci non ci mancano le occasioni, io sono disponibile. Ma non mi faccio illusioni. Se non vedo non credo.
Corriere 7.2.15
Scala e Primo maggio, Renzi contro i ribelli
Operai Cgil non disponibili a lavorare, il premier scrive a un orchestrale: farò di tutto, nessun dorma
di Pierluigi Panza
MILANO «Sono a conoscenza della situazione milanese. Naturalmente la penso come lei. E le garantisco che farò di tutto perché questo Paese smetta di essere ostaggio delle minoranze, che spero non siano facinorose, ma sicuramente rischiano di essere miopi. Ce la metteremo tutta, glielo garantisco. Teniamoci in contatto, se le va. E per restare in tema: nessun dorma!».
È la risposta che il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha inviato ieri a un orchestrale della Scala che gli aveva scritto sul caso del Primo Maggio. Per celebrare l’inaugurazione dell’Expo, la Scala ha fissato la «prima» della Turandot diretta da Riccardo Chailly. Peccato che il Primo Maggio sia anche la festa dei lavoratori… e mentre quelli di Cisl e Uil hanno dato la disponibilità alla prestazione quelli della Cgil non hanno sciolto le riserve mettendo in forse l’inaugurazione.
La lettera che l’orchestrale ha inviato a renzi è molto dura verso i sindacati. «Il nostro Teatro ha finalmente ottenuto il diritto all’autonomia grazie alla situazione di eccellenza e produttività — si legge nel testo —. C’è stato chiesto di inaugurare l’Expo con una rappresentazione di Turandot . A distanza di poco più di due mesi dall’evento siamo ostaggio di una minoranza di facinorosi che, con la scusa del “diritto” di celebrare la festa del Primo Maggio bloccano il diritto della maggioranza di lavorare in tale data».
Note intonate per le orecchie del premier e, naturalmente, per quelle della soprintendenza, dei dirigenti di Expo e, forse, anche di una parte della Cgil, visto che nella stessa lettera si ricordava che «persino la Camusso ha espresso una critica nei confronti delle loro posizioni...». Infatti la segretaria aveva dichiarato che sebbene il Primo Maggio non fosse «una data disponibile» per le trattative, «l’inaugurazione dell’Expo» doveva «essere una data disponibile». Un modo sibillino per invitare a lavorare. La lettera dell’orchestrale si conclude con un attacco ai sindacati, «che vivono ancorati al passato e non sono in grado di portare niente di buono».
La risposta di Renzi può essere una spinta verso la conclusione del braccio di ferro, che potrebbe concludersi dedicando la serata alle vittime sul lavoro come già accadde con Claudio Abbado in un Primo Maggio degli anni 70. Ma pare che questo non basti agli operai Cgil. Tanto che in serata i coordinatori nazionali del sindacato hanno diramato una nota esprimendo solidarietà «alla Rsa Cgil e ai lavoratori del teatro sottoposti a un’aggressione mediatica per aver difeso un diritto ribadito dalla Corte di Cassazione e indisponibile alla trattativa sindacale». Nella nota si fa anche riferimento al Contratto nazionale di lavoro e all’integrativo aziendale; da questo si può intuire cosa chiedono che entri nella partita.
Sul caso Primo Maggio è intervenuto anche il sindaco di Milano e presidente del teatro. Giuliano Pisapia ha ribadito di considerare «sbagliata» la scelta della Cgil «perché il successo di Expo porterà nuovi posti di lavoro, tanti, e credo che i sindacati debbano preoccuparsi anche se non soprattutto di questo».
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Re: Renzi
Per ulteriori opinioni consultare molti scritti di Andrea Scanzi (e di tutti quelli de "il Fatto").camillobenso ha scritto:il Fatto 7.2.15
L’intrattenitore della politica
di Franco Arminio
RENZI GOVERNA l’irrealtà. Governare la realtà richiede un lavoro lungo e noioso, bisogna lavorare assieme ad altri e non limitarsi a prenderli per culo, uno alla volta. Renzi fa l’intrattenitore, è il capo comico che ha preso il posto di un altro capocomico che non si rassegna ad andare in pensione.
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Re: Renzi
I DISCENDENTI DEI FIGLI DI LOT
Più i giorni passano, e più ci si rende conto che gli italiani sono discendenti dei figli di Lot.
Per chi si fosse dimenticato chi era Lot e dove viveva:
http://www.parodos.it/sintessisodomaegomorra.htm
Il primo ministro Paràkulos, nell’estate scorsa lanciò la campagna mediatica per sodomiti tricolori boccaloni, dal nome: “La Buona Scuola”.
http://www.istruzione.it/allegati/2014/ ... re_def.pdf
Un titolo cretino per gonzi di facili costumi, derivato dall’impostazione del sistema pubblicitario, che da oltre mezzo secolo sciacqua i cervelli tricolori.
In questo periodo le cronache non hanno smesso di raccontarci i crolli all’interno della scuola italiana. “LA BUONA SCUOLA”
Pescara, crolla l'intonaco dal soffitto dell'alberghiero: tre studenti feriti
Il Centro - 6 ore fa
Nelle prossime ore sul sito della scuola ci comunicheranno se e quando si potrà tornate in ...
^^
Buona scuola che cade a pezzi. A Pescara si stacca ...
http://www.lanotiziagiornale.it/buona-s ... i-stacca-i...
22 ore fa - A Pescara si stacca intonaco dal soffitto, tragedia sfiorata. ... è che episodi del genere siano sempre più frequenti nelle scuole italiane. Al di là
^^
1. Cadono i soffitti ma a scuola ci si gingilla con gli "aprifila" e i ...
http://www.tecnicadellascuola.it/.../69 ... -ci-si-gin...
23 ott 2014 - Qualcosa si fa (ma gli sforzi dovrebbero essere almeno decuplicati), e invece nelle scuole ci si continua a gingillare sui corsi di formazione per ...
^^
1. Asilo Sesto San Giovanni, cade intonaco in scuola materna ...
http://www.ilfattoquotidiano.it › Cronaca
08 gen 2015 - Sette bambini sono rimasti feriti nella scuola materna Vittorino da Feltre ... caduta di intonaco e pezzi di soffitto per cause ancora da accertare.
Forattini ha pubblicato di recente un libro di vignette improntate sulle balle del Gran Paràkulos.
Se non fosse qual grande Paràkulos che è, si potrebbe fargli dono del libro di Forattini.
Più i giorni passano, e più ci si rende conto che gli italiani sono discendenti dei figli di Lot.
Per chi si fosse dimenticato chi era Lot e dove viveva:
http://www.parodos.it/sintessisodomaegomorra.htm
Il primo ministro Paràkulos, nell’estate scorsa lanciò la campagna mediatica per sodomiti tricolori boccaloni, dal nome: “La Buona Scuola”.
http://www.istruzione.it/allegati/2014/ ... re_def.pdf
Un titolo cretino per gonzi di facili costumi, derivato dall’impostazione del sistema pubblicitario, che da oltre mezzo secolo sciacqua i cervelli tricolori.
In questo periodo le cronache non hanno smesso di raccontarci i crolli all’interno della scuola italiana. “LA BUONA SCUOLA”
Pescara, crolla l'intonaco dal soffitto dell'alberghiero: tre studenti feriti
Il Centro - 6 ore fa
Nelle prossime ore sul sito della scuola ci comunicheranno se e quando si potrà tornate in ...
^^
Buona scuola che cade a pezzi. A Pescara si stacca ...
http://www.lanotiziagiornale.it/buona-s ... i-stacca-i...
22 ore fa - A Pescara si stacca intonaco dal soffitto, tragedia sfiorata. ... è che episodi del genere siano sempre più frequenti nelle scuole italiane. Al di là
^^
1. Cadono i soffitti ma a scuola ci si gingilla con gli "aprifila" e i ...
http://www.tecnicadellascuola.it/.../69 ... -ci-si-gin...
23 ott 2014 - Qualcosa si fa (ma gli sforzi dovrebbero essere almeno decuplicati), e invece nelle scuole ci si continua a gingillare sui corsi di formazione per ...
^^
1. Asilo Sesto San Giovanni, cade intonaco in scuola materna ...
http://www.ilfattoquotidiano.it › Cronaca
08 gen 2015 - Sette bambini sono rimasti feriti nella scuola materna Vittorino da Feltre ... caduta di intonaco e pezzi di soffitto per cause ancora da accertare.
Forattini ha pubblicato di recente un libro di vignette improntate sulle balle del Gran Paràkulos.
Se non fosse qual grande Paràkulos che è, si potrebbe fargli dono del libro di Forattini.
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- Iscritto il: 21/02/2012, 22:55
Re: Renzi
"Guardate come ci rappresenta Renzi al Parlamento Europeo e ditemi se non vi ricorda qualcuno, se non peggio.
Questa intervista a Martin Schulz, presidente del Parlamento Europeo, è stata trasmessa dal programma Le Petit Journal, su Canal +, giusto ieri.
Il Renzi parla al cellulare, ride, sbadiglia, si fa selfie.
Colleziona brutte figure, e con se trascina nel ridicolo tutti noi Italiani.
Renzi anche se sei sempre in ritardo, sei ancora in tempo a dimetterti, prima che tutti gli italiani vedano questo video e vengano a cercarti.
Fa talmente pena che non c'è nemmeno bisogno di sottotitolarlo tutto."
https://www.facebook.com/video.php?v=10 ... nref=story
Già nel 2003 un nostro presidente del consiglio dava del Kapò a Schulz
Adesso, l'Italia fa un altra figuraccia con Renzi che snobba... lo stesso Schulz
Arroganza?
Stupidita?
Maleducazione?
Forse un po' tutto insieme.
Sicuramente molto lontano dallo "stile scout"
Questa intervista a Martin Schulz, presidente del Parlamento Europeo, è stata trasmessa dal programma Le Petit Journal, su Canal +, giusto ieri.
Il Renzi parla al cellulare, ride, sbadiglia, si fa selfie.
Colleziona brutte figure, e con se trascina nel ridicolo tutti noi Italiani.
Renzi anche se sei sempre in ritardo, sei ancora in tempo a dimetterti, prima che tutti gli italiani vedano questo video e vengano a cercarti.
Fa talmente pena che non c'è nemmeno bisogno di sottotitolarlo tutto."
https://www.facebook.com/video.php?v=10 ... nref=story
Già nel 2003 un nostro presidente del consiglio dava del Kapò a Schulz
Adesso, l'Italia fa un altra figuraccia con Renzi che snobba... lo stesso Schulz
Arroganza?
Stupidita?
Maleducazione?
Forse un po' tutto insieme.
Sicuramente molto lontano dallo "stile scout"
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Re: Renzi
Questo video non riesco a vederlo bene: è interrotto da lunghe pause.erding ha scritto:Il Renzi parla al cellulare, ride, sbadiglia, si fa selfie.
Colleziona brutte figure, e con se trascina nel ridicolo tutti noi Italiani.
(...) https://www.facebook.com/video.php?v=10 ... nref=story
Sarà forse perché non sono su facebook?
In ogni modo non mi direbbe niente di nuovo ... visto che il "cocco di papà, di mamma e delle giovani marmotte" si mantiene in piedi per la sua arroganza, può avere qualsiasi altra "dote" di contorno (stupidità, maleducazione, spavalderia, strafottenza, etc.).
Che sia solo un pallone gonfiato?
Gli scout ce li ripropone il tizio per vanagloria, ma ci andrei piano perché questi sono tanto capaci di solidarietà quanto di vanteria spropositata e fuori luogo.
Il "cocco di tutti" si sbriciolerà quando picchierà su cose serie ... allora chiamerà "babboooo!"
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Re: Renzi
IL POPULISTA ISTITUZIONALE
di Marco Revelli - 18 febbraio 2015 -
La fotografia scattata un anno fa dallo speciale di Sbilanciamo l’Europa sull’alba del renzismo si rivela perfettamente a fuoco ancor oggi, in quello che potremmo definire il meriggio del renzismo. Non certo grande come quello dello Zarathustra di Nietzsche, ma, allo stesso modo, capace di mostrare le cose senz’ombre e per questo «rivelatore dell’enigma dell’eterno presente».
S’individuavano allora i suoi tratti di continuità con il doroteismo democristiano, con l’aziendalismo mediatico berlusconiano e con l’affabulazione post-socialista e neo-liberista blairiana. Si mostrava il carattere sostanzialmente conservatore, se non reazionario, della sua rete sociale di riferimento (di blocchi sociali non si può più parlare nella nostra società liquida), collocato prevalentemente sul versante del privilegio, cioè di chi nel generale declino sociale conta di salvarsi, grazie a protezioni, giochi finanziari e posizioni di rendita. Soprattutto si denunciava l’internità del suo progetto all’agenda liberista della finanza internazionale e della cupola che domina l’Europa, mascherata sotto una retorica tribunizia da palingenesi totale. Un novum, nel panorama antropologico-politico, che permetteva fin da allora di parlare dell’apertura di una nuova fase, segnata da uno stile di governo ormai pienamente post-democratico (e sostanzialmente a-democratico).
Ed è proprio questo elemento che si è drammaticamente confermato, fino ad assumere carattere dominante, nell’anno di governo che ci sta alle spalle. Sia le cosiddette riforme istituzionali sbozzate con la scure dei colpi di mano parlamentari, sia quelle sociali (meglio sarebbe chiamarle anti-sociali) come il decreto Poletti e il Jobs Act, ma anche il decreto Sblocca Italia ricalcano, in forma imbarazzante, le linee guida della Troika, senza neppure uno scostamento di maniera.
Riproducono, introiettate come proposte autonome, gli stessi punti dei famigerati Memorandum imposti, manu militari dai Commissari europei, a paesi come la Grecia (che di quelle cure è socialmente morta), ma anche come la Spagna (che si dice abbia i conti a posto ma una disoccupazione sopra il 25%), come il Portogallo (14% di disoccupati, quasi il 50% di pressione fiscale), e come l’Irlanda (debito delle famiglie sopra il 200% del loro reddito). Si chiamano privatizzazioni, abbattimento del reddito e dei diritti del lavoro, de-costruzione dei sistemi di welfare, tassazione spietata sulle fasce più basse, riduzione degli ammortizzatori sociali, riduzione della Pubblica Amministrazione, limitazione della democrazia e dell’autonomia delle assemblee rappresentative, neutralizzazione dei corpi intermedi.
Il tutto coperto da una narrazione roboante e rivendicativa, fatta di pugni sul tavolo, lotta alla casta e sua rottamazione, caccia al gufo e apologia della velocità, cambiamenti di verso e taglio delle gambe ai frenatori, denuncia dell’inefficienza degli organi rappresentativi (Senatus mala bestia), attacco ai sindacati e in generale alle rappresentanze sociali. È, appunto, il populismo dall’alto. O il populismo di governo: una delle peggiori forme di populismo perché somma la carica dissolvente di quello dal basso con la potenza istituzionale della statualità. E piega il legittimo senso di ribellione delle vittime a fattore di legittimazione dei loro carnefici. Non è difficile leggere, dietro la struttura linguistica del discorso renziano, le stesse immagini e gli stessi stilemi dell’apocalittica grillina, l’enfasi da ultima spiaggia, la denuncia dei parassiti, la stigmatizzazione dei partiti politici (compreso il proprio), e lo stesso perentorio «arrendetevi» rivolto ai propri vecchi compagni diventati nemici interni. Simile, ma finalizzato, in questo caso, a una semplice sostituzione di leadership interna. A una sorta di rivoluzione conservatrice.
Questo è stato Matteo Renzi in quest’anno di gestione del potere: un populista istituzionale. Forse l’unica forma politica in grado di permettere al programma antipopolare che costituisce il pensiero unico al vertice dell’Europa di imporsi in un paese come l’Italia, nella crisi generale e conclamata delle forme tradizionali della politica (in particolare della forma partito), e nel deficit verticale di fiducia nei confronti di tutte le istituzioni rappresentative novecentesche. È stato lui il primo imprenditore politico che ha scelto di quotare alla propria borsa quella crisi: di trasformare da problema in risorsa il male che consuma alla radice il nostro sistema democratico. Con un’operazione spregiudicata e spericolata, che gli ha garantito finora di galleggiare, giorno per giorno, sulle sabbie mobili di un sistema istituzionale lesionato e di una situazione economica sempre vicina al collasso, senza risolvere uno solo dei problemi, alcuni incancrenendoli, altri rinviandoli sempre oltre il successivo ostacolo. E comunque gestendo il declino col piglio del broker (è lui, d’altra parte, che ha dichiarato senza vergognarsene che è stato il primo a capire che l’Italia era un paese scalabile), pronto a uscire dall’investimento un attimo prima del crollo in borsa. Novello funambolo – per ritornare alle metafore nietzschiane — in bilico sul filo. E la residua platea elettorale a naso in su, di sotto, nel mercato, incerta tra l’aspettativa della caduta e il timore che oltre quella sua siepe ci sia solo il buio.
È stato quel buio, finora, il suo principale alleato: la promessa-minaccia che «après moi le déluge». Dalla Grecia, a oriente, e dalla Spagna a occidente, arrivano ora lampi di luce, che potranno, nei prossimi mesi, dissipare quel buio.
da il manifesto del 20 febbraio 2015
di Marco Revelli - 18 febbraio 2015 -
La fotografia scattata un anno fa dallo speciale di Sbilanciamo l’Europa sull’alba del renzismo si rivela perfettamente a fuoco ancor oggi, in quello che potremmo definire il meriggio del renzismo. Non certo grande come quello dello Zarathustra di Nietzsche, ma, allo stesso modo, capace di mostrare le cose senz’ombre e per questo «rivelatore dell’enigma dell’eterno presente».
S’individuavano allora i suoi tratti di continuità con il doroteismo democristiano, con l’aziendalismo mediatico berlusconiano e con l’affabulazione post-socialista e neo-liberista blairiana. Si mostrava il carattere sostanzialmente conservatore, se non reazionario, della sua rete sociale di riferimento (di blocchi sociali non si può più parlare nella nostra società liquida), collocato prevalentemente sul versante del privilegio, cioè di chi nel generale declino sociale conta di salvarsi, grazie a protezioni, giochi finanziari e posizioni di rendita. Soprattutto si denunciava l’internità del suo progetto all’agenda liberista della finanza internazionale e della cupola che domina l’Europa, mascherata sotto una retorica tribunizia da palingenesi totale. Un novum, nel panorama antropologico-politico, che permetteva fin da allora di parlare dell’apertura di una nuova fase, segnata da uno stile di governo ormai pienamente post-democratico (e sostanzialmente a-democratico).
Ed è proprio questo elemento che si è drammaticamente confermato, fino ad assumere carattere dominante, nell’anno di governo che ci sta alle spalle. Sia le cosiddette riforme istituzionali sbozzate con la scure dei colpi di mano parlamentari, sia quelle sociali (meglio sarebbe chiamarle anti-sociali) come il decreto Poletti e il Jobs Act, ma anche il decreto Sblocca Italia ricalcano, in forma imbarazzante, le linee guida della Troika, senza neppure uno scostamento di maniera.
Riproducono, introiettate come proposte autonome, gli stessi punti dei famigerati Memorandum imposti, manu militari dai Commissari europei, a paesi come la Grecia (che di quelle cure è socialmente morta), ma anche come la Spagna (che si dice abbia i conti a posto ma una disoccupazione sopra il 25%), come il Portogallo (14% di disoccupati, quasi il 50% di pressione fiscale), e come l’Irlanda (debito delle famiglie sopra il 200% del loro reddito). Si chiamano privatizzazioni, abbattimento del reddito e dei diritti del lavoro, de-costruzione dei sistemi di welfare, tassazione spietata sulle fasce più basse, riduzione degli ammortizzatori sociali, riduzione della Pubblica Amministrazione, limitazione della democrazia e dell’autonomia delle assemblee rappresentative, neutralizzazione dei corpi intermedi.
Il tutto coperto da una narrazione roboante e rivendicativa, fatta di pugni sul tavolo, lotta alla casta e sua rottamazione, caccia al gufo e apologia della velocità, cambiamenti di verso e taglio delle gambe ai frenatori, denuncia dell’inefficienza degli organi rappresentativi (Senatus mala bestia), attacco ai sindacati e in generale alle rappresentanze sociali. È, appunto, il populismo dall’alto. O il populismo di governo: una delle peggiori forme di populismo perché somma la carica dissolvente di quello dal basso con la potenza istituzionale della statualità. E piega il legittimo senso di ribellione delle vittime a fattore di legittimazione dei loro carnefici. Non è difficile leggere, dietro la struttura linguistica del discorso renziano, le stesse immagini e gli stessi stilemi dell’apocalittica grillina, l’enfasi da ultima spiaggia, la denuncia dei parassiti, la stigmatizzazione dei partiti politici (compreso il proprio), e lo stesso perentorio «arrendetevi» rivolto ai propri vecchi compagni diventati nemici interni. Simile, ma finalizzato, in questo caso, a una semplice sostituzione di leadership interna. A una sorta di rivoluzione conservatrice.
Questo è stato Matteo Renzi in quest’anno di gestione del potere: un populista istituzionale. Forse l’unica forma politica in grado di permettere al programma antipopolare che costituisce il pensiero unico al vertice dell’Europa di imporsi in un paese come l’Italia, nella crisi generale e conclamata delle forme tradizionali della politica (in particolare della forma partito), e nel deficit verticale di fiducia nei confronti di tutte le istituzioni rappresentative novecentesche. È stato lui il primo imprenditore politico che ha scelto di quotare alla propria borsa quella crisi: di trasformare da problema in risorsa il male che consuma alla radice il nostro sistema democratico. Con un’operazione spregiudicata e spericolata, che gli ha garantito finora di galleggiare, giorno per giorno, sulle sabbie mobili di un sistema istituzionale lesionato e di una situazione economica sempre vicina al collasso, senza risolvere uno solo dei problemi, alcuni incancrenendoli, altri rinviandoli sempre oltre il successivo ostacolo. E comunque gestendo il declino col piglio del broker (è lui, d’altra parte, che ha dichiarato senza vergognarsene che è stato il primo a capire che l’Italia era un paese scalabile), pronto a uscire dall’investimento un attimo prima del crollo in borsa. Novello funambolo – per ritornare alle metafore nietzschiane — in bilico sul filo. E la residua platea elettorale a naso in su, di sotto, nel mercato, incerta tra l’aspettativa della caduta e il timore che oltre quella sua siepe ci sia solo il buio.
È stato quel buio, finora, il suo principale alleato: la promessa-minaccia che «après moi le déluge». Dalla Grecia, a oriente, e dalla Spagna a occidente, arrivano ora lampi di luce, che potranno, nei prossimi mesi, dissipare quel buio.
da il manifesto del 20 febbraio 2015
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Re: Renzi
"Gli scout ce li ripropone il tizio per vanagloria, ma ci andrei piano perché questi sono tanto capaci di solidarietà quanto di vanteria spropositata e fuori luogo."
Iafran
Caro iafran, sugli scout non generalizzerei, quelli che ho conosciuti e frequentati non erano così, erano LEALI.
Lo so che girano tanti luoghi comuni sugli scout ma è un mondo che conoscendolo può sorprendere.
Poi alcuni stronzi possono essere dappertutto, qualche esemplare può albergare anche lì.
un saluto erding
Iafran
Caro iafran, sugli scout non generalizzerei, quelli che ho conosciuti e frequentati non erano così, erano LEALI.
Lo so che girano tanti luoghi comuni sugli scout ma è un mondo che conoscendolo può sorprendere.
Poi alcuni stronzi possono essere dappertutto, qualche esemplare può albergare anche lì.
un saluto erding
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Re: Renzi
iafran ha scritto:
"Questo video non riesco a vederlo bene: è interrotto da lunghe pause.
Sarà forse perché non sono su facebook?
In ogni modo non mi direbbe niente di nuovo ... qualsiasi altra "dote" di contorno (stupidità, maleducazione, spavalderia, strafottenza, etc.).
Che sia solo un pallone gonfiato? "
Porca miseria! Questo aspetto dell'uomo mostrato dal video non lo conoscevo! Come si permette di essere così strafottente?
Però non mi pare peggiorato: l'essenza era già quella nel suo manifesto di lui come ultima risorsa, dopodiché l'Italia affonda
http://www.blitzquotidiano.it/foto-noti ... a-1350262/
Oppure quel sentirsi da solo (col 'noi' maiestatis) già all'altezza di competere alla pari con un partito ('loro'), pur non essendo ancora nessuno. Ancora non l'ha cancellato:
https://www.facebook.com/matteorenziuff ... 1236709915
Caro Iafran, non c'entra che non sei iscritto. Forse il tuo pc è più intelligente del mio, a me si vede
Però che fosse certamente un pallone gonfiato era già abbastanza certo. Altrimenti come avrebbe potuto sentirsi l'ultima occasione per salvare l'Italia?
"È l'ultima occasione, gli italiani non ce ne daranno più"
https://it-it.facebook.com/matteorenziu ... 8998479915
E' interessante come sono cambiati i commenti sul suo 'verbo'.
Il popolo bue ha quello che si merita. E 'loro' lo hanno accontentato dandogli spazio.
cardif
"Questo video non riesco a vederlo bene: è interrotto da lunghe pause.
Sarà forse perché non sono su facebook?
In ogni modo non mi direbbe niente di nuovo ... qualsiasi altra "dote" di contorno (stupidità, maleducazione, spavalderia, strafottenza, etc.).
Che sia solo un pallone gonfiato? "
Porca miseria! Questo aspetto dell'uomo mostrato dal video non lo conoscevo! Come si permette di essere così strafottente?
Però non mi pare peggiorato: l'essenza era già quella nel suo manifesto di lui come ultima risorsa, dopodiché l'Italia affonda
http://www.blitzquotidiano.it/foto-noti ... a-1350262/
Oppure quel sentirsi da solo (col 'noi' maiestatis) già all'altezza di competere alla pari con un partito ('loro'), pur non essendo ancora nessuno. Ancora non l'ha cancellato:
https://www.facebook.com/matteorenziuff ... 1236709915
Caro Iafran, non c'entra che non sei iscritto. Forse il tuo pc è più intelligente del mio, a me si vede
Però che fosse certamente un pallone gonfiato era già abbastanza certo. Altrimenti come avrebbe potuto sentirsi l'ultima occasione per salvare l'Italia?
"È l'ultima occasione, gli italiani non ce ne daranno più"
https://it-it.facebook.com/matteorenziu ... 8998479915
E' interessante come sono cambiati i commenti sul suo 'verbo'.
Il popolo bue ha quello che si merita. E 'loro' lo hanno accontentato dandogli spazio.
cardif
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Re: Renzi
Ho generalizzato in relazione alle cose negative degli scout che dispiacciano perché non si può fare a meno di notarle.erding ha scritto:"Gli scout ce li ripropone il tizio per vanagloria, ma ci andrei piano perché questi sono tanto capaci di solidarietà quanto di vanteria spropositata e fuori luogo."
Iafran
Caro iafran, sugli scout non generalizzerei, quelli che ho conosciuti e frequentati non erano così, erano LEALI.
Lo so che girano tanti luoghi comuni sugli scout ma è un mondo che conoscendolo può sorprendere.
Poi alcuni stronzi possono essere dappertutto, qualche esemplare può albergare anche lì.
D'altra parte, non è certamente la maggioranza degli scout (leale, seria e solidale) a dare tanto nell'occhio quanto il comportamento di quelli che si mettono più in vista ("noi siamo stati più bravi di tutti" o "noi abbiamo fatto di più”), che vogliono primeggiare sugli altri, e come si rendono visibili gli stronzi (perché galleggiano), non galleggia nessun altro.
Sono gli inconvenienti dei giudizi formulati sulle cose più evidenti o che fanno scalpore. Dai comportamenti di alcuni, non si generalizza, forse, sui napoletani, siciliani, arabi, neri, extracomunitari? (All'estero si fa un unico fascio degli italiani, e sappiamo che a volte hanno ragione, altre volte no).
Se questo pezzo dovesse leggerlo Renzi ... come si potrebbe tenerlo sulla Terra!iospero ha scritto:IL POPULISTA ISTITUZIONALE
di Marco Revelli - 18 febbraio 2015 -
La fotografia scattata un anno fa dallo speciale di Sbilanciamo l’Europa sull’alba del renzismo si rivela perfettamente a fuoco ancor oggi, in quello che potremmo definire il meriggio del renzismo. Non certo grande come quello dello Zarathustra di Nietzsche, ma, allo stesso modo, capace di mostrare le cose senz’ombre e per questo «rivelatore dell’enigma dell’eterno presente».
S’individuavano allora i suoi tratti di continuità con il doroteismo democristiano, con l’aziendalismo mediatico berlusconiano e con l’affabulazione post-socialista e neo-liberista blairiana. Si mostrava il carattere sostanzialmente conservatore, se non reazionario, della sua rete sociale di riferimento (di blocchi sociali non si può più parlare nella nostra società liquida), collocato prevalentemente sul versante del privilegio, cioè di chi nel generale declino sociale conta di salvarsi, grazie a protezioni, giochi finanziari e posizioni di rendita. Soprattutto si denunciava l’internità del suo progetto all’agenda liberista della finanza internazionale e della cupola che domina l’Europa, mascherata sotto una retorica tribunizia da palingenesi totale. Un novum, nel panorama antropologico-politico, che permetteva fin da allora di parlare dell’apertura di una nuova fase, segnata da uno stile di governo ormai pienamente post-democratico (e sostanzialmente a-democratico).
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