G R E C I A
-
- Messaggi: 386
- Iscritto il: 08/01/2015, 0:53
Re: G R E C I A
Forse la corruzione non è solo greca. Gli interessi in gioco dei "dominatori" sono molti e in buona parte inconfessabili.
Un articolo del Sole24ore di 3 anni fa:
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AbCULSUF
Dopo aver dovuto acquistare i sommergibili tedeschi e gli aerei francesi, ora Atene dice no agli aerei italiani. Una strana vicenda che merita qualche spiegazione su come in Europa ci si imbatta sempre di più nella legge non scritta "di due pesi e due misure" a favore dei due paesi "core" che gestiscono l'austerity degli altri secondo criteri non sempre trasparenti.
La Commissione governativa Esteri e Difesa (Kysea) ha annullato venerdì 28 aprile l'acquisto di quattro aerei da trasporto C-27 che la Grecia aveva commissionato nel 2002 alla società italiana Alenia. Secondo fonti giornalistiche, otto dei 12 aerei sono stati già consegnati alla Grecia, mentre sono in corso trattative fra il governo di Atene e la società italiana per l'acquisto, al posto dei quattro velivoli, di materiale di ricambio per gli aerei già consegnati. Ciò, secondo fonti informate, dovrebbe far risparmiare alla Grecia circa 58 milioni di euro.
L'ANTEFATTO DEI TAGLI MANCATI. Atene dunque ha deciso di ridurre le spese militari a causa della crisi economica che l'ha costretta a chiedere il secondo piano di aiuti da 130 miliardi di euro e a fare una ristrutturazione del debito con perdite receord per i detentori di bond greci da 100 miliardi di euro. Una mossa ragionevole ma che vale solo nel caso delle commesse italiane: per Francia e Germania la musica è stata molto diversa.
Tutto nasce durante gli anni della spesa pubblica a briglia sciolta in cui in Grecia appena entrata nel 2001 nell'euro si vede ridurre i tassi e quando governava la destra di Kostas Karamanlis, anni di conti truccati, di spese olimpiche faraoniche, assunzioni di 760 mila dipendenti pubblici pari a tutti i componenti del settore del turismo, di conti pubblici fuori controllo. Fino al 2009 Karamanlis godeva di un grande appoggio del cancelliere tedesco Angela Merkel, intesa personale epolitica cui seguivano forniture militari. Così Atene acquistò 170 carri armati Leopard (1,7 miliardi di euro) e 223 cannoni dismessi dall'esercito tedesco. Ma la storia interessante riguarda i sottomarini ThyssenKrupp: quattro, di ultima generazione ma che Atene non voleva più. L'ex leader socialista George Papandreou, subentrato nell'ottobre 2009 ai conservatori di Karamanlis, si oppone ma nel marzo del 2011 deve accettare l'acquisto se non vuole vedersi chiudere i rubinetti dei prestiti: così due sottomarini tedeschi, per di più malfunzionanti secondo una perizia greca che scriveva che non tenevano la rotta, al prezzo di 1,3 miliardi di euro, altri 223 carriarmati per 403 milioni di euro, più 60 caccia intercettori.
E Nicolas Sarkozy? Il presidente francese non vuole certo restare indietro, va in Grecia e presenta anche lui il conto se non si vuole che l'appoggio europeo contro la crisi venga meno. Un conto che si traduce in 6 fregate e 15 elicotteri (4 miliardi di euro), motovedette per 400 milioni.
LE SPESE MILITARI. La Grecia passa da una spesa militare pari al 5% del Pil nel 2009 a 7 miliardi di euro nel 2012, il 18,2% in più rispetto al 2011, cioè al 3% del Pil. Mentre i salari e pensioni vengono tagliati del 25% e torna il problema della malnutrizione secondo l'Unicef in 400mila bambini in età scolare.
Secondo il settimanale tedesco Die Zeit il cancelliere Merkel avrebbe imposto alla Grecia tagli lineari alla spesa pubblica ma non alla Difesa, forse per salvaguardare interessi di società tedesche fornitrici.
Con un esercito di 130mila uomini, la Grecia spende per la Difesa più di sette miliardi di euro, pari al 3% del Pil: nella Nato soltanto gli Stati Uniti spendono di più. Insomma non è più il 5% ma pur sempre la fetta più consistente nella Nato dopo gli Stati Uniti. In un paese che più che i nemici esterni deve guardarsi dalla crisi economica interna.
Un articolo del Sole24ore di 3 anni fa:
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AbCULSUF
Dopo aver dovuto acquistare i sommergibili tedeschi e gli aerei francesi, ora Atene dice no agli aerei italiani. Una strana vicenda che merita qualche spiegazione su come in Europa ci si imbatta sempre di più nella legge non scritta "di due pesi e due misure" a favore dei due paesi "core" che gestiscono l'austerity degli altri secondo criteri non sempre trasparenti.
La Commissione governativa Esteri e Difesa (Kysea) ha annullato venerdì 28 aprile l'acquisto di quattro aerei da trasporto C-27 che la Grecia aveva commissionato nel 2002 alla società italiana Alenia. Secondo fonti giornalistiche, otto dei 12 aerei sono stati già consegnati alla Grecia, mentre sono in corso trattative fra il governo di Atene e la società italiana per l'acquisto, al posto dei quattro velivoli, di materiale di ricambio per gli aerei già consegnati. Ciò, secondo fonti informate, dovrebbe far risparmiare alla Grecia circa 58 milioni di euro.
L'ANTEFATTO DEI TAGLI MANCATI. Atene dunque ha deciso di ridurre le spese militari a causa della crisi economica che l'ha costretta a chiedere il secondo piano di aiuti da 130 miliardi di euro e a fare una ristrutturazione del debito con perdite receord per i detentori di bond greci da 100 miliardi di euro. Una mossa ragionevole ma che vale solo nel caso delle commesse italiane: per Francia e Germania la musica è stata molto diversa.
Tutto nasce durante gli anni della spesa pubblica a briglia sciolta in cui in Grecia appena entrata nel 2001 nell'euro si vede ridurre i tassi e quando governava la destra di Kostas Karamanlis, anni di conti truccati, di spese olimpiche faraoniche, assunzioni di 760 mila dipendenti pubblici pari a tutti i componenti del settore del turismo, di conti pubblici fuori controllo. Fino al 2009 Karamanlis godeva di un grande appoggio del cancelliere tedesco Angela Merkel, intesa personale epolitica cui seguivano forniture militari. Così Atene acquistò 170 carri armati Leopard (1,7 miliardi di euro) e 223 cannoni dismessi dall'esercito tedesco. Ma la storia interessante riguarda i sottomarini ThyssenKrupp: quattro, di ultima generazione ma che Atene non voleva più. L'ex leader socialista George Papandreou, subentrato nell'ottobre 2009 ai conservatori di Karamanlis, si oppone ma nel marzo del 2011 deve accettare l'acquisto se non vuole vedersi chiudere i rubinetti dei prestiti: così due sottomarini tedeschi, per di più malfunzionanti secondo una perizia greca che scriveva che non tenevano la rotta, al prezzo di 1,3 miliardi di euro, altri 223 carriarmati per 403 milioni di euro, più 60 caccia intercettori.
E Nicolas Sarkozy? Il presidente francese non vuole certo restare indietro, va in Grecia e presenta anche lui il conto se non si vuole che l'appoggio europeo contro la crisi venga meno. Un conto che si traduce in 6 fregate e 15 elicotteri (4 miliardi di euro), motovedette per 400 milioni.
LE SPESE MILITARI. La Grecia passa da una spesa militare pari al 5% del Pil nel 2009 a 7 miliardi di euro nel 2012, il 18,2% in più rispetto al 2011, cioè al 3% del Pil. Mentre i salari e pensioni vengono tagliati del 25% e torna il problema della malnutrizione secondo l'Unicef in 400mila bambini in età scolare.
Secondo il settimanale tedesco Die Zeit il cancelliere Merkel avrebbe imposto alla Grecia tagli lineari alla spesa pubblica ma non alla Difesa, forse per salvaguardare interessi di società tedesche fornitrici.
Con un esercito di 130mila uomini, la Grecia spende per la Difesa più di sette miliardi di euro, pari al 3% del Pil: nella Nato soltanto gli Stati Uniti spendono di più. Insomma non è più il 5% ma pur sempre la fetta più consistente nella Nato dopo gli Stati Uniti. In un paese che più che i nemici esterni deve guardarsi dalla crisi economica interna.
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
-
- Messaggi: 2444
- Iscritto il: 24/02/2012, 18:16
Re: G R E C I A
Le tre guerre greco-tedesche che decidono il futuro dell'Europa
di MAURIZIO RICCI
L'hanno definita "la guerra del nulla". Uno scontro all'ultimo sangue (almeno quello delle banche e dei depositanti greci) fra chi chiedeva "un'estensione degli aiuti come ponte per un nuovo programma" e chi era fermo su "un'estensione con flessibilità, in attesa di un accordo su un nuovo programma". E' il riassunto di Bloomberg, che concludeva: "Dov'è la differenza?" In realtà, in politica nulla resta senza conseguenze e la "guerra del nulla" è la somma di tre guerre diverse, con vincitori e vinti ogni volta differenti e ancora ben lungi dal concludersi.
La prima guerra è quella delle regole e della democrazia e l'ha vinta la Germania. L'accordo di venerdì sancisce il principio che le elezioni non possono rovesciare gli impegni presi dai precedenti governi, perché in gioco ci sono gli interessi di altri 19 paesi, ognuno con un governo democraticamente eletto. L'architettura del rapporto tra Grecia e altri paesi (al di là dei dettagli lessicali su Troika o meno) resta invariata, in particolare l'esistenza di vincoli e la verifica comune del loro rispetto.
Ma quali sono gli obiettivi delle regole? E' la seconda guerra, non l'ha ancora vinta nessuno e potrebbero anche vincerla tutti insieme. In gioco c'è ancora la democrazia. I vincoli ci sono, gli obiettivi pure, ma a decidere come arrivarci, per quali vie e con quali strumenti è il singolo
paese e il suo elettorato o sono i governi degli altri paesi? Il governo greco si è impegnato a presentare già in questi giorni una lista di riforme, ma difficilmente il dibattito, nel concreto, si chiuderà questa settimana. In qualche modo, è una discussione anche ideologica. Per raggiungere gli obiettivi di disavanzo e debito pubblico, la Grecia deve per forza tagliare la sanità pubblica o può centrare il traguardo con un credibile giro di vite sull'evasione fiscale? All'Europa non dovrebbe sfuggire che il governo Tsipras è un'autentica ventata di aria nuova nell'antiquato sistema politico greco e ha molte più probabilità di modernizzare il paese e combattere la corruzione di quante ne avessero i governi precedenti, da sempre espressione di immutabili clientele.
La terza guerra è quella dei vincoli e l'ha, probabilmente, vinta la Grecia. Tutto ruota attorno ad un numeretto e capiremo chi ha vinto davvero quando sapremo qual è. Il numero è quello del disavanzo pubblico. Oggi, è previsto che il bilancio greco si chiuda in attivo (prima di pagare gli interessi sul debito) per una cifra pari al 4 per cento del Pil. Tsipras vuole portare questo avanzo primario all'1,5 per cento. La differenza sono, più o meno, 5 miliardi di euro che il governo potrebbe utilizzare per ammortizzare gli effetti della recessione, tamponare l'impatto della crisi sulle categorie più deboli e rilanciare la domanda. Dalle parole di Jeroen Dijsselbloem, il presidente dell'Eurogruppo, sembra che ci sia disponibilità a ridiscutere, nel nuovo accordo fra Grecia e creditori, questo vincolo.
Qual'è la guerra più importante? Nell'immediato, l'ultima. Mettere mano al vincolo di bilancio significa, infatti, togliere i lucchetti al mantra dell'austerità che ha dominato questi anni e che ha fatto della Grecia - per ammissione (quasi) unanime - la sua vittima più sfortunata. D'altra parte, è la direzione verso la quale si è coerentemente mossa, fin dal suo insediamento, la commissione Juncker, come dimostrano le aperture di credito già avanzate, in materia di flessibilità, ad Italia e Francia. Estenderla alla Grecia - che dei vizi del lassismo era stata portata ad esempio e che, peraltro, una qualche dose di austerità se l'era meritata davvero - segnerebbe la fine di un'era.
(21 febbraio 2015)
-------------------------------------------
a flaviomob
adesso sappiamo che Sarkozy conosceva la lista Falciani e molto probabilmente ha ricattato
George Papandreou la cui madre aveva depositato 500milioni nella banca svizzera.
di MAURIZIO RICCI
L'hanno definita "la guerra del nulla". Uno scontro all'ultimo sangue (almeno quello delle banche e dei depositanti greci) fra chi chiedeva "un'estensione degli aiuti come ponte per un nuovo programma" e chi era fermo su "un'estensione con flessibilità, in attesa di un accordo su un nuovo programma". E' il riassunto di Bloomberg, che concludeva: "Dov'è la differenza?" In realtà, in politica nulla resta senza conseguenze e la "guerra del nulla" è la somma di tre guerre diverse, con vincitori e vinti ogni volta differenti e ancora ben lungi dal concludersi.
La prima guerra è quella delle regole e della democrazia e l'ha vinta la Germania. L'accordo di venerdì sancisce il principio che le elezioni non possono rovesciare gli impegni presi dai precedenti governi, perché in gioco ci sono gli interessi di altri 19 paesi, ognuno con un governo democraticamente eletto. L'architettura del rapporto tra Grecia e altri paesi (al di là dei dettagli lessicali su Troika o meno) resta invariata, in particolare l'esistenza di vincoli e la verifica comune del loro rispetto.
Ma quali sono gli obiettivi delle regole? E' la seconda guerra, non l'ha ancora vinta nessuno e potrebbero anche vincerla tutti insieme. In gioco c'è ancora la democrazia. I vincoli ci sono, gli obiettivi pure, ma a decidere come arrivarci, per quali vie e con quali strumenti è il singolo
paese e il suo elettorato o sono i governi degli altri paesi? Il governo greco si è impegnato a presentare già in questi giorni una lista di riforme, ma difficilmente il dibattito, nel concreto, si chiuderà questa settimana. In qualche modo, è una discussione anche ideologica. Per raggiungere gli obiettivi di disavanzo e debito pubblico, la Grecia deve per forza tagliare la sanità pubblica o può centrare il traguardo con un credibile giro di vite sull'evasione fiscale? All'Europa non dovrebbe sfuggire che il governo Tsipras è un'autentica ventata di aria nuova nell'antiquato sistema politico greco e ha molte più probabilità di modernizzare il paese e combattere la corruzione di quante ne avessero i governi precedenti, da sempre espressione di immutabili clientele.
La terza guerra è quella dei vincoli e l'ha, probabilmente, vinta la Grecia. Tutto ruota attorno ad un numeretto e capiremo chi ha vinto davvero quando sapremo qual è. Il numero è quello del disavanzo pubblico. Oggi, è previsto che il bilancio greco si chiuda in attivo (prima di pagare gli interessi sul debito) per una cifra pari al 4 per cento del Pil. Tsipras vuole portare questo avanzo primario all'1,5 per cento. La differenza sono, più o meno, 5 miliardi di euro che il governo potrebbe utilizzare per ammortizzare gli effetti della recessione, tamponare l'impatto della crisi sulle categorie più deboli e rilanciare la domanda. Dalle parole di Jeroen Dijsselbloem, il presidente dell'Eurogruppo, sembra che ci sia disponibilità a ridiscutere, nel nuovo accordo fra Grecia e creditori, questo vincolo.
Qual'è la guerra più importante? Nell'immediato, l'ultima. Mettere mano al vincolo di bilancio significa, infatti, togliere i lucchetti al mantra dell'austerità che ha dominato questi anni e che ha fatto della Grecia - per ammissione (quasi) unanime - la sua vittima più sfortunata. D'altra parte, è la direzione verso la quale si è coerentemente mossa, fin dal suo insediamento, la commissione Juncker, come dimostrano le aperture di credito già avanzate, in materia di flessibilità, ad Italia e Francia. Estenderla alla Grecia - che dei vizi del lassismo era stata portata ad esempio e che, peraltro, una qualche dose di austerità se l'era meritata davvero - segnerebbe la fine di un'era.
(21 febbraio 2015)
-------------------------------------------
a flaviomob
adesso sappiamo che Sarkozy conosceva la lista Falciani e molto probabilmente ha ricattato
George Papandreou la cui madre aveva depositato 500milioni nella banca svizzera.
-
- Messaggi: 2444
- Iscritto il: 24/02/2012, 18:16
Re: G R E C I A
a Camillobenso
mi sembra che
Il Ferrara pensiero sia in parte contraddetto dall'art. di Ricci dal quale sembra capire che spetta al governo democraticamente eletto far quadrare i conti e cioè Tsipras potrebbe far pagare le tasse a quelli che non le pagano ( chiesa ortodossa, armatori, evasori).
Certo che se per far pagare alla chiesa ortodossa e agli armatori deve cambiare la Costituzione e per cambiare la costituzione dovesse trovarsi delle regole come quelle italiane, di tempo ne ha assai bisogno.
0 FEB 2015 15:26
A CHE SERVE VOTARE?
- FERRARA: “IL CASO DELLA GRECIA DIMOSTRA CHE LA SOVRANITÀ NON ESISTE PIÙ IN EUROPA. I RISULTATI DELLE ELEZIONI NON CONTANO PIÙ”
mi sembra che
Il Ferrara pensiero sia in parte contraddetto dall'art. di Ricci dal quale sembra capire che spetta al governo democraticamente eletto far quadrare i conti e cioè Tsipras potrebbe far pagare le tasse a quelli che non le pagano ( chiesa ortodossa, armatori, evasori).
Certo che se per far pagare alla chiesa ortodossa e agli armatori deve cambiare la Costituzione e per cambiare la costituzione dovesse trovarsi delle regole come quelle italiane, di tempo ne ha assai bisogno.
0 FEB 2015 15:26
A CHE SERVE VOTARE?
- FERRARA: “IL CASO DELLA GRECIA DIMOSTRA CHE LA SOVRANITÀ NON ESISTE PIÙ IN EUROPA. I RISULTATI DELLE ELEZIONI NON CONTANO PIÙ”
-
- Messaggi: 822
- Iscritto il: 08/03/2012, 23:18
Re: G R E C I A
la mancanza del piano b
http://m.repubblica.it/mobile/r/sezioni ... um=twitter
http://m.repubblica.it/mobile/r/sezioni ... um=twitter
-
- Messaggi: 2444
- Iscritto il: 24/02/2012, 18:16
Re: G R E C I A
Grecia, la lettera di impegno oggi a Bruxelles
"Sette miliardi da fisco e lotta al contrabbando"
Anticipazione Bild: da Tsipras patrimoniale per gli armatori
E le Borse europee festeggiano la possibile intesa
BLOG di MARCO BRACCONI
ROMA - Atene presenterà all'Unione europea un piano da 7 miliardi che verranno recuperati attraverso misure contro il contrabbando di sigarette e benzina e con l'imposizione di una patrimoniale. La lettera, però, a Bruxelles non è ancora arrivata: dalla Commissione europea fanno sapere che c'è tempo fino a mezzanotte.
L'anticipazione dei contenuti arriva, quindi, dal quotidiano tedesco "Bild" secondo cui il governo punta a ricavare dal contrasto al contrabbando della benzina 1,5 miliardi di euro; dal contrasto al contrabbando delle sigarette, 800 milioni; 2,5 miliardi dovrebbero arrivare con una patrimoniale per i greci più ricchi; e 2,5 miliardi da introiti fiscali arretrati.
La stampa tedesca, però, ricorda che per avere il via libera della Germania il piano deve essere approvato anche dal Parlamento: insomma il percorso per Atene potrebbe essere ancora il salita. Anche per questo il commissario europeo agli Affari Economici Pierre Moscovici ha spiegato che la Commissione europea si aspetta dalla Grecia un piano di riforme "ambizioso", ma "finanziariamente realistico". Intervenendo su France 2 ha ribadito che "non si tratta di imporre l'austerità ad Atene", che bisogna "aiutare il popolo greco, ma nel contempo con realismo".
Il governo greco dovrà comunque presentare entro stasera un piano di riforme che gli consenta di ottenere il via libera per l'estensione di quattro mesi dei finanziamenti che sostengono la sua economia: Atene deve recuperare almeno 7 miliardi di euro. Per Moscovici il piano "deve tener conto che il debito deve essere rimborsato" e ha ripetuto che l'uscita della Grecia dall'euro non è in discussion perché "non c'è piano b, c'è solo un piano: la Grecia dentro la zona euro".
Il documento, però, rischia di essere la resa di Alexis Tsipras: nonstente le promesse in campagna elettorale restano, infatti, i tagli agli statali e l'austerity. Il documento di sei pagine sarà consegnato oggi a Ue, Bce e Fmi: deregulation, riforma dello Stato e un'apertura ai privati; l'unica misura umanitaria sarà il blocco della confisca di case.
------------------------------------------------------------
Nell'articolo non vedo il contrasto all'evasione, far pagare le tasse agli armatori e alla chiesa ortodossa
"Sette miliardi da fisco e lotta al contrabbando"
Anticipazione Bild: da Tsipras patrimoniale per gli armatori
E le Borse europee festeggiano la possibile intesa
BLOG di MARCO BRACCONI
ROMA - Atene presenterà all'Unione europea un piano da 7 miliardi che verranno recuperati attraverso misure contro il contrabbando di sigarette e benzina e con l'imposizione di una patrimoniale. La lettera, però, a Bruxelles non è ancora arrivata: dalla Commissione europea fanno sapere che c'è tempo fino a mezzanotte.
L'anticipazione dei contenuti arriva, quindi, dal quotidiano tedesco "Bild" secondo cui il governo punta a ricavare dal contrasto al contrabbando della benzina 1,5 miliardi di euro; dal contrasto al contrabbando delle sigarette, 800 milioni; 2,5 miliardi dovrebbero arrivare con una patrimoniale per i greci più ricchi; e 2,5 miliardi da introiti fiscali arretrati.
La stampa tedesca, però, ricorda che per avere il via libera della Germania il piano deve essere approvato anche dal Parlamento: insomma il percorso per Atene potrebbe essere ancora il salita. Anche per questo il commissario europeo agli Affari Economici Pierre Moscovici ha spiegato che la Commissione europea si aspetta dalla Grecia un piano di riforme "ambizioso", ma "finanziariamente realistico". Intervenendo su France 2 ha ribadito che "non si tratta di imporre l'austerità ad Atene", che bisogna "aiutare il popolo greco, ma nel contempo con realismo".
Il governo greco dovrà comunque presentare entro stasera un piano di riforme che gli consenta di ottenere il via libera per l'estensione di quattro mesi dei finanziamenti che sostengono la sua economia: Atene deve recuperare almeno 7 miliardi di euro. Per Moscovici il piano "deve tener conto che il debito deve essere rimborsato" e ha ripetuto che l'uscita della Grecia dall'euro non è in discussion perché "non c'è piano b, c'è solo un piano: la Grecia dentro la zona euro".
Il documento, però, rischia di essere la resa di Alexis Tsipras: nonstente le promesse in campagna elettorale restano, infatti, i tagli agli statali e l'austerity. Il documento di sei pagine sarà consegnato oggi a Ue, Bce e Fmi: deregulation, riforma dello Stato e un'apertura ai privati; l'unica misura umanitaria sarà il blocco della confisca di case.
------------------------------------------------------------
Nell'articolo non vedo il contrasto all'evasione, far pagare le tasse agli armatori e alla chiesa ortodossa
-
- Messaggi: 2444
- Iscritto il: 24/02/2012, 18:16
Re: G R E C I A
Risulta che la chiesa ortodossa abbia pagato al Fisco, per l'anno economico del 2010, 2,5 milioni di euro (dati resi noti dalla Direzione ecclesiastica competente), quando è probabile che, in condizioni di giustizia fiscale, la chiesa debba rendere allo stato greco più di un miliardo l'anno, mentre lo Stato pagava sempre nel 2010 6.200.000 euro per i 10.360 preti che sono da lui stipendiati ( circa € 620 cadauno sembrano pochi, ma si continua a tacere di tutte quelle attività, molto remunerative, per le quali non è prevista l'emissione di uno scontrino: messe celebrazione di matrimoni, battesimi, funerali, benedizioni e così via, vendita di oggetti ecclesiastici candele, incenso, icone, per tacere di tutti quei monasteri dedicati a santi miracolosi e centro di business da capogiro).
( altra fonte scrive trecento milioni di euro di cui annualmente le casse dello Stato si fanno carico per gli stipendi dei sacerdoti.)
Fonti non ancora ufficialmente confermate sostengono che nella lista di euro ellenici custoditi in Svizzera vi siano anche conti riconducibili ad alti prelati.
La Chiesa ortodossa, che è il più grande proprietario terriero del paese e possiede hotel, centri turistici, proprietà immobiliari, imprese, e che non paga neanche gli stipendi dei propri preti. A questi bisogna aggiungere poi le stratosferiche ricchezze trasferite all’estero (si calcolano che siano circa 600 miliardi di euro: ovvero quasi il doppio del debito attuale), per non parlare delle 6.575 compagnie offshore, di cui solo 34 pagano le tasse.
Poi ci sono gli armatori , che sono esentati dal pagamento delle tasse addirittura in base alla Costituzione.
L'attività degli armatori è internazionale ed essi, nel caso Atene cambiasse idea, non esiterebbero a spostare altrove il loro baricentro, forti del fatto che il paese non può fare a meno di loro: essi contribuiscono per il 7% al pil
greco.
Gli armatori greci, che godono di un sistema fiscale privilegiato in patria, non conoscono la crisi economica che ha colpito duramente il Paese mediterraneo con sette anni di recessione. La Grecia, con circa 164 milioni di tonnellate di stazza lorda, è tornata quest'anno ad essere la prima flotta mercantile al mondo,
( altra fonte scrive trecento milioni di euro di cui annualmente le casse dello Stato si fanno carico per gli stipendi dei sacerdoti.)
Fonti non ancora ufficialmente confermate sostengono che nella lista di euro ellenici custoditi in Svizzera vi siano anche conti riconducibili ad alti prelati.
La Chiesa ortodossa, che è il più grande proprietario terriero del paese e possiede hotel, centri turistici, proprietà immobiliari, imprese, e che non paga neanche gli stipendi dei propri preti. A questi bisogna aggiungere poi le stratosferiche ricchezze trasferite all’estero (si calcolano che siano circa 600 miliardi di euro: ovvero quasi il doppio del debito attuale), per non parlare delle 6.575 compagnie offshore, di cui solo 34 pagano le tasse.
Poi ci sono gli armatori , che sono esentati dal pagamento delle tasse addirittura in base alla Costituzione.
L'attività degli armatori è internazionale ed essi, nel caso Atene cambiasse idea, non esiterebbero a spostare altrove il loro baricentro, forti del fatto che il paese non può fare a meno di loro: essi contribuiscono per il 7% al pil
greco.
Gli armatori greci, che godono di un sistema fiscale privilegiato in patria, non conoscono la crisi economica che ha colpito duramente il Paese mediterraneo con sette anni di recessione. La Grecia, con circa 164 milioni di tonnellate di stazza lorda, è tornata quest'anno ad essere la prima flotta mercantile al mondo,
-
- Messaggi: 2444
- Iscritto il: 24/02/2012, 18:16
Re: G R E C I A
da repubblica
Gli armatori sono protetti per diritto costituzionale e in 10 anni hanno portato 140 miliardi di utili all’estero, ma sinora non sono stati toccati perché producono il 7% del Pil e occupano 250 mila persone
dal nostro inviato ETTORE LIVINI
I profitti miliardi macinati ogni anno, quasi esentasse, dalle 50-60 famiglie degli Onassis ellenici.
Un salvacondotto fiscale che nelle stime dalla stessa Unione industriali di settore ha consentito di trasferire oltrefrontiera tra il 2000 e il 2010, unico dato ufficiale disponibile, 140 miliardi di utili - quasi la metà del debito del paese - senza pagare un centesimo all'erario.
"Tutti abbiamo pronto un piano B che possiamo realizzare in 24 ore - racconta in camera caritatis a un tavolo del club velico di Microlimano uno dei grandi del settore - Leviamo l'ancora e prendiamo residenza fiscale altrove. C'è solo l'imbarazzo della scelta: Monaco, Dubai, Singapore. Oppure in Germania, dove ci sono agevolazioni fiscali fortissime".
Nessun premier ha mai osato andare contro gli interessi degli Onassis nazionali. "Sono loro che costruiscono gli ospedali nelle isole. Ogni giorno le loro ricchissime Fondazioni danno da mangiare a 50mila persone nel paese", spiega un portuale all'imbarco del traghetto per Aegina.
Tradotto in soldoni: diamo da lavorare a 250mila persone, generiamo il 7% del Prodotto interno lordo nazionale, controlliamo un bel po' delle televisioni che pilotano il consenso nel paese. Ergo, meglio non toccarci. "Vogliamo restare a lavorare qui e siamo pronti a fare la nostra parte .
-----------------------------------------------
Vedremo quali margini di manovra potrà avere Tsipras con gli armatori . Fin tanto che nel mondo ci sono stati che fanno trattamenti fiscaLI particolari in concorrenza tra loro le soluzioni saranno difficili.
Per fortuna il patrimonio della CHIESA ORTODOSSA «Il 20-22% del patrimonio immobiliare nazionale della Chiesa» non può andarsene.
Gli armatori sono protetti per diritto costituzionale e in 10 anni hanno portato 140 miliardi di utili all’estero, ma sinora non sono stati toccati perché producono il 7% del Pil e occupano 250 mila persone
dal nostro inviato ETTORE LIVINI
I profitti miliardi macinati ogni anno, quasi esentasse, dalle 50-60 famiglie degli Onassis ellenici.
Un salvacondotto fiscale che nelle stime dalla stessa Unione industriali di settore ha consentito di trasferire oltrefrontiera tra il 2000 e il 2010, unico dato ufficiale disponibile, 140 miliardi di utili - quasi la metà del debito del paese - senza pagare un centesimo all'erario.
"Tutti abbiamo pronto un piano B che possiamo realizzare in 24 ore - racconta in camera caritatis a un tavolo del club velico di Microlimano uno dei grandi del settore - Leviamo l'ancora e prendiamo residenza fiscale altrove. C'è solo l'imbarazzo della scelta: Monaco, Dubai, Singapore. Oppure in Germania, dove ci sono agevolazioni fiscali fortissime".
Nessun premier ha mai osato andare contro gli interessi degli Onassis nazionali. "Sono loro che costruiscono gli ospedali nelle isole. Ogni giorno le loro ricchissime Fondazioni danno da mangiare a 50mila persone nel paese", spiega un portuale all'imbarco del traghetto per Aegina.
Tradotto in soldoni: diamo da lavorare a 250mila persone, generiamo il 7% del Prodotto interno lordo nazionale, controlliamo un bel po' delle televisioni che pilotano il consenso nel paese. Ergo, meglio non toccarci. "Vogliamo restare a lavorare qui e siamo pronti a fare la nostra parte .
-----------------------------------------------
Vedremo quali margini di manovra potrà avere Tsipras con gli armatori . Fin tanto che nel mondo ci sono stati che fanno trattamenti fiscaLI particolari in concorrenza tra loro le soluzioni saranno difficili.
Per fortuna il patrimonio della CHIESA ORTODOSSA «Il 20-22% del patrimonio immobiliare nazionale della Chiesa» non può andarsene.
-
- Messaggi: 2444
- Iscritto il: 24/02/2012, 18:16
Re: G R E C I A
da L'Altra Europa..
ORA SARA’ ATENE A SCRIVERE LE SUE RIFORME
di Alfonso Gianni, 21 febbraio 2015
Europa. Syriza può «vincere» solo allargando consenso e mobilitazioni. Un anno decisivo per tutta l’Europa è appena all’inizio
Il breve documento che conclude il primo passo della difficilissima trattativa tra la Ue e la Grecia è già oggetto, com’era prevedibile, di una feroce battaglia mediatica. La chiave di lettura di Varoufakis è quella dai toni più realistici e sinceri, all’insegna della trasparenza che ha caratterizzato l’operato della delegazione greca ai tavoli di Bruxelles e che da sola segna una rilevante novità.
«Saremo coautori della nostra lista di riforme – ha dichiarato il ministro delle finanze greco — non seguiremo più un copione datoci da agenzie esterne». Questa in effetti è l’essenza del compromesso raggiunto venerdì.
Il governo di Atene guadagna tempo — il suo primo obiettivo è stato quindi conseguito -; la dead line del 28 febbraio è stata allontanata; ha quattro mesi di ossigeno finanziario per «convincere l’Europa», per dirla con le parole di Tsipras.
Domani, lunedì, la delegazione greca presenterà l’elenco delle riforme sociali e lo scontro si farà di nuovo assai aspro. Solo dopo questa fase si potrà capire chi ha vinto e chi ha perso. Certamente è impossibile che vincano tutti, come, con sprezzo del ridicolo, ha dichiarato il nostro inerte ministro Padoan.
La Germania ha potuto contare del sostegno aperto, in qualche caso più realista del re, di diversi paesi. La Spagna e il Portogallo, preoccupati che una vittoria negoziale della Grecia spiani la strada all’affermazione elettorale delle sinistre nei loro paesi afflitti dalla cura dimagrante impostagli. La corona dei paesi nordici, poiché fanno parte del sistema produttivo allargato tedesco. I paesi dell’ex blocco sovietico, spaventati che le riforme greche – come l’aumento del salario minimo — creino un effetto di traino per analoghe rivendicazioni al loro interno.
Altri, come l’Italia hanno fatto il doppio gioco, mentre la Francia si è mossa troppo tardi lungo una linea timidamente mediatrice.
Tuttavia il fronte pro austerity è tutt’altro che marmoreo. Non solo per le prese di posizione di economisti di fama anche in campo mainstream.
Non solo perché l’Ocse ha diffuso una tabella, poi frettolosamente ritirata, in cui si dimostra che la Grecia ha fatto in sette anni più (contro)riforme di tutti, ottenendo i peggiori risultati.
Ma per la crepa apertasi per la prima volta nella Grosse Koalition tedesca. La Spd, incalzata dagli stessi sindacati metalmeccanici e ringalluzzita dall’esito delle elezioni in Amburgo, ha cominciato a prendere qualche distanza almeno da Schäuble.
Ma questo certo non basta. La preoccupazione di un contagio economico-finanziario in caso di uscita della Grecia dall’euro ha lasciato il posto, nella stampa internazionale e nostrana, alla paura più concreta di un’altra contaminazione: quella che deriverebbe dal delinearsi di una concreta alternativa in economia e in politica su scala europea se la linea greca prevalesse.
Fiscal compact e sistema di governance a-democratica europea ne uscirebbero distrutti. Per evitarlo ogni mezzo è lecito. Persino la scelta dell’elettorato greco di permanere nell’euro viene presentata quindi come la principale debolezza negoziale sul tavolo delle trattative, perché spunterebbe una possibile arma di ricatto.
In effetti in questa trattativa non ci sono conigli da estrarre dal cilindro.
La Grecia può vincerla solo se riesce ad allargare il consenso e la coesione interna attorno alla linea del nuovo governo. Quindi mantenere margini, seppure stretti e minacciati, di autonomia decisionale per attuare le misure sociali annunciate.
Solo se si allarga il fronte di solidarietà tra i popoli e i movimenti europei avviatosi in queste settimane, con la convinzione che anche in altri paesi, in primo luogo in Spagna, può cambiare radicalmente il quadro politico e di governo. Un anno decisivo è appena agli inizi.
ORA SARA’ ATENE A SCRIVERE LE SUE RIFORME
di Alfonso Gianni, 21 febbraio 2015
Europa. Syriza può «vincere» solo allargando consenso e mobilitazioni. Un anno decisivo per tutta l’Europa è appena all’inizio
Il breve documento che conclude il primo passo della difficilissima trattativa tra la Ue e la Grecia è già oggetto, com’era prevedibile, di una feroce battaglia mediatica. La chiave di lettura di Varoufakis è quella dai toni più realistici e sinceri, all’insegna della trasparenza che ha caratterizzato l’operato della delegazione greca ai tavoli di Bruxelles e che da sola segna una rilevante novità.
«Saremo coautori della nostra lista di riforme – ha dichiarato il ministro delle finanze greco — non seguiremo più un copione datoci da agenzie esterne». Questa in effetti è l’essenza del compromesso raggiunto venerdì.
Il governo di Atene guadagna tempo — il suo primo obiettivo è stato quindi conseguito -; la dead line del 28 febbraio è stata allontanata; ha quattro mesi di ossigeno finanziario per «convincere l’Europa», per dirla con le parole di Tsipras.
Domani, lunedì, la delegazione greca presenterà l’elenco delle riforme sociali e lo scontro si farà di nuovo assai aspro. Solo dopo questa fase si potrà capire chi ha vinto e chi ha perso. Certamente è impossibile che vincano tutti, come, con sprezzo del ridicolo, ha dichiarato il nostro inerte ministro Padoan.
La Germania ha potuto contare del sostegno aperto, in qualche caso più realista del re, di diversi paesi. La Spagna e il Portogallo, preoccupati che una vittoria negoziale della Grecia spiani la strada all’affermazione elettorale delle sinistre nei loro paesi afflitti dalla cura dimagrante impostagli. La corona dei paesi nordici, poiché fanno parte del sistema produttivo allargato tedesco. I paesi dell’ex blocco sovietico, spaventati che le riforme greche – come l’aumento del salario minimo — creino un effetto di traino per analoghe rivendicazioni al loro interno.
Altri, come l’Italia hanno fatto il doppio gioco, mentre la Francia si è mossa troppo tardi lungo una linea timidamente mediatrice.
Tuttavia il fronte pro austerity è tutt’altro che marmoreo. Non solo per le prese di posizione di economisti di fama anche in campo mainstream.
Non solo perché l’Ocse ha diffuso una tabella, poi frettolosamente ritirata, in cui si dimostra che la Grecia ha fatto in sette anni più (contro)riforme di tutti, ottenendo i peggiori risultati.
Ma per la crepa apertasi per la prima volta nella Grosse Koalition tedesca. La Spd, incalzata dagli stessi sindacati metalmeccanici e ringalluzzita dall’esito delle elezioni in Amburgo, ha cominciato a prendere qualche distanza almeno da Schäuble.
Ma questo certo non basta. La preoccupazione di un contagio economico-finanziario in caso di uscita della Grecia dall’euro ha lasciato il posto, nella stampa internazionale e nostrana, alla paura più concreta di un’altra contaminazione: quella che deriverebbe dal delinearsi di una concreta alternativa in economia e in politica su scala europea se la linea greca prevalesse.
Fiscal compact e sistema di governance a-democratica europea ne uscirebbero distrutti. Per evitarlo ogni mezzo è lecito. Persino la scelta dell’elettorato greco di permanere nell’euro viene presentata quindi come la principale debolezza negoziale sul tavolo delle trattative, perché spunterebbe una possibile arma di ricatto.
In effetti in questa trattativa non ci sono conigli da estrarre dal cilindro.
La Grecia può vincerla solo se riesce ad allargare il consenso e la coesione interna attorno alla linea del nuovo governo. Quindi mantenere margini, seppure stretti e minacciati, di autonomia decisionale per attuare le misure sociali annunciate.
Solo se si allarga il fronte di solidarietà tra i popoli e i movimenti europei avviatosi in queste settimane, con la convinzione che anche in altri paesi, in primo luogo in Spagna, può cambiare radicalmente il quadro politico e di governo. Un anno decisivo è appena agli inizi.
-
- Messaggi: 1990
- Iscritto il: 21/02/2012, 19:25
Re: G R E C I A
Tsipras chiude il calcio greco: troppe violenze, sospesi tutti i campionati
Dopo gli scontri di domenica scorsa ad Atene e Larissa e la rissa di martedì all'assemblea di Super League, il primo ministro greco ha dato il via libera per lo stop al pallone ellenico.
Ciò che non era riuscito a Mario Monti in pieno scandalo calcioscommesse
di Luca Pisapia | 25 febbraio 2015
Sospeso per violenza tutto il calcio greco. Lo ha deciso oggi il governo dopo gli scontri tra tifosi andati in scena domenica nei derby Panathinaikos-Olympiacos e Larissa-Olympiakos Volou e dopo che ieri, nell’assemblea della Super League (la Lega di Serie A greca) dirigenti e presidenti se le sono date di santa ragione.
Oggi il ministro dello sport Stavros Kontonis si è incontrato in mattinata con il premier Alexis Tsipras, da cui ha ricevuto il via libera.
Poi nel pomeriggio con i rappresentanti della federcalcio ellenica e delle due leghe Super League (prima divisione) e Football League (seconda) e ha comunicato loro la decisione: le partite del prossimo fine settimana calcistico rinviate a data da destinarsi, quindi sospensione, fino a che i rappresentati dei club non troveranno un accordo per arginare la violenza e sottoscriveranno le nuove normative di sicurezza, tra cui l’obbligo di telecamere dentro e fuori gli stadi.
Sospendere il calcio. Quello che non era riuscito all’allora premier italiano Mario Monti nella primavera del 2012, in pieno scandalo calcioscommesse, riesce ora al governo di sinistra di Syriza, già sotto pressione dell’ala più intransigente del partito, e di buona parte del suo stesso elettorato, per gli accordi con la UE.
Qui non si tratta di scommesse illegali, che pure ci sono state (e ci sono) anche in Grecia con un’inchiesta simile alla nostra che ha portato all’arresto di diversi giocatori e dirigenti, ma di ripetuti episodi di violenza.
E’ infatti la terza volta in una sola stagione che il calcio viene sospeso.
La prima volta per l’uccisione di un tifoso in un match di terza divisione, la seconda per l’accoltellamento di dirigente dell’associazione arbitrale (ed ex arbitro internazionale) a novembre.
Domenica invece è scoppiato il caos prima del “derby degli eterni nemici” tra Olympiacos e Panathinaikos, dopo 15 minuti di fuochi d’artificio i tifosi ospiti hanno invaso il campo per impedire che il presidente dell’Olympiacos Vagelis Marinakis facesse la sua solita passeggiata sul terreno di gioco, e poi hanno dato la caccia ai giocatori.
Altra invasione poi nell’intervallo del match, con la polizia che ha reagito in maniera giudicata eccessiva inondando i settori dello stadio di gas lacrimogeni. Scene di violenza anche nel derby tra Larissa e Olympiakos Volou, in seconda divisione.
Mentre poi martedì nell’assemblea di Lega è successo di tutto con lo stesso Marinakis che avrebbe tirato un bicchiere addosso al presidente del Panathinaikos Yiannis Alafouzos, mentre una guardia del corpo avrebbe tirato un pugno in faccia al suo secondo Vassilis Constantinou.
Per questo, il governo Tsipras ha disposto la sospensione di tutte le partite di calcio nel paese. Giusta o sbagliata, l’ennesima forte presa di posizione di Syriza destinata a far discutere il paese.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02 ... i/1455252/
----------------------------------------------------------------------------------------
Lo sport e' nato per unire e non per dividere. Se perde la sua funzione tanto vale a chiudere baracca e burattini.
Questo, dovrebbe essere lo scopo di uno stato che vuol definirsi Democratico.
Che ne dice il bimbetto fiorentino?
Se non e' in grado di farlo poiche gli interessi sono al di sopra delle sue forze o ritiene che i tempi per arrivare a questo siano lunghi, faccia un decreto e tutto si risolve.
Ne ha fatto talmente tanti che uno in piu' non farebbe differenza.
Purtroppo si dimostra sempre veloce la dove non si toccano gli interessi delle lobbies .
L'Italia assomiglia sempre di piu ad una repubblica delle banane e a noi vorrebbe dare il compito di raddrizzarle.
un salutone
Dopo gli scontri di domenica scorsa ad Atene e Larissa e la rissa di martedì all'assemblea di Super League, il primo ministro greco ha dato il via libera per lo stop al pallone ellenico.
Ciò che non era riuscito a Mario Monti in pieno scandalo calcioscommesse
di Luca Pisapia | 25 febbraio 2015
Sospeso per violenza tutto il calcio greco. Lo ha deciso oggi il governo dopo gli scontri tra tifosi andati in scena domenica nei derby Panathinaikos-Olympiacos e Larissa-Olympiakos Volou e dopo che ieri, nell’assemblea della Super League (la Lega di Serie A greca) dirigenti e presidenti se le sono date di santa ragione.
Oggi il ministro dello sport Stavros Kontonis si è incontrato in mattinata con il premier Alexis Tsipras, da cui ha ricevuto il via libera.
Poi nel pomeriggio con i rappresentanti della federcalcio ellenica e delle due leghe Super League (prima divisione) e Football League (seconda) e ha comunicato loro la decisione: le partite del prossimo fine settimana calcistico rinviate a data da destinarsi, quindi sospensione, fino a che i rappresentati dei club non troveranno un accordo per arginare la violenza e sottoscriveranno le nuove normative di sicurezza, tra cui l’obbligo di telecamere dentro e fuori gli stadi.
Sospendere il calcio. Quello che non era riuscito all’allora premier italiano Mario Monti nella primavera del 2012, in pieno scandalo calcioscommesse, riesce ora al governo di sinistra di Syriza, già sotto pressione dell’ala più intransigente del partito, e di buona parte del suo stesso elettorato, per gli accordi con la UE.
Qui non si tratta di scommesse illegali, che pure ci sono state (e ci sono) anche in Grecia con un’inchiesta simile alla nostra che ha portato all’arresto di diversi giocatori e dirigenti, ma di ripetuti episodi di violenza.
E’ infatti la terza volta in una sola stagione che il calcio viene sospeso.
La prima volta per l’uccisione di un tifoso in un match di terza divisione, la seconda per l’accoltellamento di dirigente dell’associazione arbitrale (ed ex arbitro internazionale) a novembre.
Domenica invece è scoppiato il caos prima del “derby degli eterni nemici” tra Olympiacos e Panathinaikos, dopo 15 minuti di fuochi d’artificio i tifosi ospiti hanno invaso il campo per impedire che il presidente dell’Olympiacos Vagelis Marinakis facesse la sua solita passeggiata sul terreno di gioco, e poi hanno dato la caccia ai giocatori.
Altra invasione poi nell’intervallo del match, con la polizia che ha reagito in maniera giudicata eccessiva inondando i settori dello stadio di gas lacrimogeni. Scene di violenza anche nel derby tra Larissa e Olympiakos Volou, in seconda divisione.
Mentre poi martedì nell’assemblea di Lega è successo di tutto con lo stesso Marinakis che avrebbe tirato un bicchiere addosso al presidente del Panathinaikos Yiannis Alafouzos, mentre una guardia del corpo avrebbe tirato un pugno in faccia al suo secondo Vassilis Constantinou.
Per questo, il governo Tsipras ha disposto la sospensione di tutte le partite di calcio nel paese. Giusta o sbagliata, l’ennesima forte presa di posizione di Syriza destinata a far discutere il paese.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02 ... i/1455252/
----------------------------------------------------------------------------------------
Lo sport e' nato per unire e non per dividere. Se perde la sua funzione tanto vale a chiudere baracca e burattini.
Questo, dovrebbe essere lo scopo di uno stato che vuol definirsi Democratico.
Che ne dice il bimbetto fiorentino?
Se non e' in grado di farlo poiche gli interessi sono al di sopra delle sue forze o ritiene che i tempi per arrivare a questo siano lunghi, faccia un decreto e tutto si risolve.
Ne ha fatto talmente tanti che uno in piu' non farebbe differenza.
Purtroppo si dimostra sempre veloce la dove non si toccano gli interessi delle lobbies .
L'Italia assomiglia sempre di piu ad una repubblica delle banane e a noi vorrebbe dare il compito di raddrizzarle.
un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: G R E C I A
Lo sport e' nato per unire e non per dividere. Se perde la sua funzione tanto vale a chiudere baracca e burattini.
Questo, dovrebbe essere lo scopo di uno stato che vuol definirsi Democratico.
Che ne dice il bimbetto fiorentino?
Non disturbarlo.......caro pancho.
Sta giocando con i Lego....................
Questo, dovrebbe essere lo scopo di uno stato che vuol definirsi Democratico.
Che ne dice il bimbetto fiorentino?
Non disturbarlo.......caro pancho.
Sta giocando con i Lego....................
Chi c’è in linea
Visitano il forum: Nessuno e 5 ospiti