Tombini di ghisa..........
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Re: Tombini di ghisa..........
Il giorno prima della Marcia su Roma di Salvini
Lega, Salvini: “Duce affascinante da studiare, ma fascismo da archiviare. Magistrati? Impuniti”
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2015/02/ ... ti/344057/
“Mussolini è affascinante da studiare come personaggio storico, ma fascismo e comunismo sono archiviati dalla storia, guardiamo avanti”.
Così il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, risponde sui recenti avvicinamenti del suo partito all’associazione Casapound, a margine del tour toscano che lo ha visto relatore nella biblioteca comunale di Bagno a Ripoli (Firenze).
Ad aspettarlo però, sul posto, c’era un presidio antifascista: “Non si può accettare che dopo settanta anni si riparli di fascismo” spiega un ex partigiano.
Durante il suo discorso, Salvini ha attaccato il mondo islamico: “Il mio problema non è solo il terrorista che brucia l’essere umano, ma anche l’islamico moderato che ritiene che la donna valga meno dell’uomo – spiega il segretario, specificando con una battuta – quelli che pensano che l’uomo può avere quattro mogli: pensate che rottura di palle peraltro, che fatica”.
Infine, Salvini, si è scagliato contro la magistratura: “I giudici sono uno dei problemi più gravi d’Italia, perché non rispondono a niente e a nessuno di quello che fanno”
di Max Brod
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Lega, Salvini: “Duce affascinante da studiare, ma fascismo da archiviare. Magistrati? Impuniti”
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“Mussolini è affascinante da studiare come personaggio storico, ma fascismo e comunismo sono archiviati dalla storia, guardiamo avanti”.
Così il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, risponde sui recenti avvicinamenti del suo partito all’associazione Casapound, a margine del tour toscano che lo ha visto relatore nella biblioteca comunale di Bagno a Ripoli (Firenze).
Ad aspettarlo però, sul posto, c’era un presidio antifascista: “Non si può accettare che dopo settanta anni si riparli di fascismo” spiega un ex partigiano.
Durante il suo discorso, Salvini ha attaccato il mondo islamico: “Il mio problema non è solo il terrorista che brucia l’essere umano, ma anche l’islamico moderato che ritiene che la donna valga meno dell’uomo – spiega il segretario, specificando con una battuta – quelli che pensano che l’uomo può avere quattro mogli: pensate che rottura di palle peraltro, che fatica”.
Infine, Salvini, si è scagliato contro la magistratura: “I giudici sono uno dei problemi più gravi d’Italia, perché non rispondono a niente e a nessuno di quello che fanno”
di Max Brod
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Re: Tombini di ghisa..........
#maiconsalvini, movimenti occupano basilica a Roma. Ferita un’attivista
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2015/02/ ... ta/344233/
Decine di attivisti dei movimenti e dei centri sociali capitolini hanno occupato la basilica di Santa Maria del Popolo e hanno raggiunto la cupola srotolando gli striscioni con su scritto Mai con Salvini, Mai con Renzi, respingiamoli.
Immediata la reazione delle forze dell’ordine che hanno trascinato fuori dalla cappella gli attivisti.
In pochi minuti si è scatenato il parapiglia con una giovane che è rimasta ferita. L’azione è in avvicinamento della giornata di sabato 28 quando i movimenti manifesteranno contro il comizio di Matteo Salvini a Roma
di Mauro Episcopo
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Decine di attivisti dei movimenti e dei centri sociali capitolini hanno occupato la basilica di Santa Maria del Popolo e hanno raggiunto la cupola srotolando gli striscioni con su scritto Mai con Salvini, Mai con Renzi, respingiamoli.
Immediata la reazione delle forze dell’ordine che hanno trascinato fuori dalla cappella gli attivisti.
In pochi minuti si è scatenato il parapiglia con una giovane che è rimasta ferita. L’azione è in avvicinamento della giornata di sabato 28 quando i movimenti manifesteranno contro il comizio di Matteo Salvini a Roma
di Mauro Episcopo
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Re: Tombini di ghisa..........
Cosa ha dichiarato ieri Salvini a Roma di quest'articolo???????????
I soldi non puzzano mai? Se il Qatar compra il futuro di Milano…
SABATO, 28 FEBBRAIO 2015
(Gad Lerner)
http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... 473#p37473
I soldi non puzzano mai? Se il Qatar compra il futuro di Milano…
SABATO, 28 FEBBRAIO 2015
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Re: Tombini di ghisa..........
A piazza del POPOLO forse 15.000 venuti da fuori Roma
"MAI CON SALVINI" FORSE 30/40MILA
chissà perché così tanto spazio mediatico a Salvini e poi quasi niente sul flop della manifestazione
"MAI CON SALVINI" FORSE 30/40MILA
chissà perché così tanto spazio mediatico a Salvini e poi quasi niente sul flop della manifestazione
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Re: Tombini di ghisa..........
Foto di famiglia
Il vizietto
Il vizietto
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Re: Tombini di ghisa..........
Anche se sono convinto che serva a poco niente:
La storia è maestra ma non ha allievi
Antonio Gramsci
Chi dimentica la storia è costretto a riviverla
Primo Levi
^^^
Padellaro ci va già duro.
SALVINI, TRAGEDIA E COMMEDIA
(Antonio Padellaro).
01/03/2015 di triskel182
Il programma enunciato da Matteo Salvini in Piazza del Popolo sembra preso dal celebre film Vogliamo i colonnelli, là dove i congiurati si riuniscono per auspicare una volta preso il potere la riapertura dei casini, il controllo dei prezzi delle trattorie oltreché “l’abbattimento del regime della vergogna che ha ridotto l’Italia già libera signora a schiava del comunismo internazionale”.
L’onorevole Tritoni non aveva invece previsto la persecuzione dei rom, l’abbandono dei clandestini in alto mare e la libertà di giustizia sommaria nei confronti di ladri e rapinatori.
Ma solo perché un minimo di umanità e decenza albergava perfino in quel fascismo ridicolo che traeva spunto dall’eterna Italietta devota alla “famiglia” e ai “valori” (ma nel film di Mario Monicelli l’acronimo FaVa come slogan dei ribelli veniva bocciato per ragioni di opportunità).
La novità è che raschiando il fondo della protesta più becera, ma anche dell’immane disastro politico e culturale provocato dalla peggiore classe politica che si conosca, il Matteo leghista sta facendo il pieno dell’incazzatura trasversale, tanto da riuscire a radunare nella “Roma ladrona” di bossiana memoria molte decine di migliaia di persone, fatto impensabile soltanto pochi mesi fa.
Nel cinismo infinito di questi giovanotti di potere non c’è limite alla stimolazione degli istinti più bassi, purché si possa raccattare qualche altro voto.
E se la folla richiede una misura di odio in più nei confronti dei nomadi si può anche teorizzare l’esistenza di una sottocategoria di persone che “vengono molto ma molto ma molto dopo” i cittadini di pura razza italica.
Per carità, Salvini non ha le physique del nazista, ma piuttosto la fisionomia del furbacchione che per battere il ferro finché è rovente non sa quello che dice. Tanto che di fronte a certe infamie, perfino i fascisti “sociali” di Casa Pound possono aver provato un qualche imbarazzo, per non parlare di Marine Le Pen, che di fronte all’incontinente uomo del Carroccio fa la figura della progressista illuminata.
Incapace storicamente di essere normale, la destra italiana, o ciò che ne resta dopo la dissoluzione del berlusconismo, si prepara dunque a farsi soggiogare da una sorta d’istinto primitivo xenofobo e a mano armata.
Mentre il Paese reale, quello che soffre massacrato dalle tasse, dall’austerità e dalla disoccupazione, si accorgerà presto e amaramente dell’inconsistenza delle proposte di quest’altro pifferaio magico.
L’unico a guadagnarci sarà come sempre l’altro Matteo, Renzi, che un avversario così neppure se lo sognava.
La solita tragedia nazionale che si tinge di commedia all’italiana.
Da Il Fatto Quotidiano del 01/03/2015.
La storia è maestra ma non ha allievi
Antonio Gramsci
Chi dimentica la storia è costretto a riviverla
Primo Levi
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Padellaro ci va già duro.
SALVINI, TRAGEDIA E COMMEDIA
(Antonio Padellaro).
01/03/2015 di triskel182
Il programma enunciato da Matteo Salvini in Piazza del Popolo sembra preso dal celebre film Vogliamo i colonnelli, là dove i congiurati si riuniscono per auspicare una volta preso il potere la riapertura dei casini, il controllo dei prezzi delle trattorie oltreché “l’abbattimento del regime della vergogna che ha ridotto l’Italia già libera signora a schiava del comunismo internazionale”.
L’onorevole Tritoni non aveva invece previsto la persecuzione dei rom, l’abbandono dei clandestini in alto mare e la libertà di giustizia sommaria nei confronti di ladri e rapinatori.
Ma solo perché un minimo di umanità e decenza albergava perfino in quel fascismo ridicolo che traeva spunto dall’eterna Italietta devota alla “famiglia” e ai “valori” (ma nel film di Mario Monicelli l’acronimo FaVa come slogan dei ribelli veniva bocciato per ragioni di opportunità).
La novità è che raschiando il fondo della protesta più becera, ma anche dell’immane disastro politico e culturale provocato dalla peggiore classe politica che si conosca, il Matteo leghista sta facendo il pieno dell’incazzatura trasversale, tanto da riuscire a radunare nella “Roma ladrona” di bossiana memoria molte decine di migliaia di persone, fatto impensabile soltanto pochi mesi fa.
Nel cinismo infinito di questi giovanotti di potere non c’è limite alla stimolazione degli istinti più bassi, purché si possa raccattare qualche altro voto.
E se la folla richiede una misura di odio in più nei confronti dei nomadi si può anche teorizzare l’esistenza di una sottocategoria di persone che “vengono molto ma molto ma molto dopo” i cittadini di pura razza italica.
Per carità, Salvini non ha le physique del nazista, ma piuttosto la fisionomia del furbacchione che per battere il ferro finché è rovente non sa quello che dice. Tanto che di fronte a certe infamie, perfino i fascisti “sociali” di Casa Pound possono aver provato un qualche imbarazzo, per non parlare di Marine Le Pen, che di fronte all’incontinente uomo del Carroccio fa la figura della progressista illuminata.
Incapace storicamente di essere normale, la destra italiana, o ciò che ne resta dopo la dissoluzione del berlusconismo, si prepara dunque a farsi soggiogare da una sorta d’istinto primitivo xenofobo e a mano armata.
Mentre il Paese reale, quello che soffre massacrato dalle tasse, dall’austerità e dalla disoccupazione, si accorgerà presto e amaramente dell’inconsistenza delle proposte di quest’altro pifferaio magico.
L’unico a guadagnarci sarà come sempre l’altro Matteo, Renzi, che un avversario così neppure se lo sognava.
La solita tragedia nazionale che si tinge di commedia all’italiana.
Da Il Fatto Quotidiano del 01/03/2015.
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Re: Tombini di ghisa..........
Per chi se ne fosse dimenticato..................
Da: Storia dell'Italia fascista
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Premessa: le conseguenze della Grande Guerra[modifica | modifica wikitesto]
Il primo dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]
All'indomani della Grande Guerra l'Italia si trovò in una situazione economica, politica e sociale precaria e difficile. Il drammatico conto presentato dalla guerra in termini di perdite umane fu pesantissimo, con oltre 650.000 caduti e circa un milione e mezzo tra mutilati, feriti e dispersi, senza contare le distruzioni occorse nel Nord-Est del Paese, divenuto fronte bellico, con il dislocamento e, sovente, la perdita della casa e di ogni bene da parte di centinaia di migliaia di profughi che erano fuggiti dalle loro case trovatesi nel mezzo di assalti e bombardamenti.
Il sorgere del Regno di Jugoslavia alle frontiere orientali pose una pesante e decisiva pietra tombale sui sogni di riunificazione nazionale italiana, con l'acquisizione dei territori promessi e inclusi nel Patto di Londra: gli altri Alleati si erano appoggiati alle proposte del presidente USA Woodrow Wilson per assegnare al Regno di Jugoslavia stesso (in slavo SHS, Srbija-Hrvatska-Slovenija) la Dalmazia, Fiume (che secondo il trattato del 1915 sarebbe dovuto restare all'Austria-Ungheria o, in subordine, a un piccolo Stato croato) e l'Istria Orientale. La città di Fiume - dal canto suo - aveva espresso fin dagli ultimi fuochi della guerra la volontà di essere riunita all'Italia, ponendo così il governo di Roma nell'imbarazzo di dover accettare i voti della cittadinanza fiumana e contemporaneamente entrare in urto con Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti d'America e - ovviamente - Regno jugoslavo. Infine, nonostante la fine delle ostilità con gli Imperi centrali, l'Italia restava coinvolta nella guerra in Albania, dai contorni incerti e dagli obiettivi ancora più incerti, mentre il Montenegro, stato vincitore della guerra e col quale l'Italia per motivi dinastici e strategici intratteneva rapporti privilegiati, veniva annesso alla Jugoslavia con il consenso delle altre potenze alleate e ciò venne recepito come un'altra grave ferita alla politica adriatica italiana.
Alla situazione politica internazionale difficile, faceva da contraltare una situazione economica interna drammatica: l'Italia dipendeva in gran parte dalle importazioni oltremare di grano e carbone e aveva contratto pesantissimi debiti con gli Stati Uniti. Le casse statali erano quasi vuote anche perché la lira durante il conflitto aveva perso buona parte del suo valore, con un costo della vita aumentato di almeno il 450%.
Alla mancanza di materie prime, faceva anche seguito la progressiva smobilitazione del Regio Esercito (dopo averne impiegato una grandissima parte come manodopera per le immediate necessità del dopoguerra e nel primo raccolto del 1919) e la fine della produzione bellica, che implicava una riconversione delle fabbriche. La mancanza di un solido mercato interno e la crisi di quelli esteri impediva - tuttavia - che la produzione potesse trovare sfogo, e di conseguenza molte manifatture semplicemente chiusero.
In breve, inoltre, l'Italia si trovò ad affrontare il problema dell'assorbimento di centinaia di migliaia di disoccupati dell'industria di guerra e di milioni di soldati smobilitati. Molte delle promesse fatte durante la guerra a costoro (come l'espropriazione di terre ai latifondisti e la loro distribuzione in lotti ai reduci di guerra) non furono rispettate, provocando malcontento e delusione. L'attrito fra le masse di ex combattenti e quelle operaie si delineò immediatamente, con l'accusa nei confronti dei secondi di essersi "imboscati" e dei primi di essere stati "servi della guerra borghese".
In un primo momento ciò provocò un'importante crescita di partiti e movimenti di sinistra, in particolar modo del Partito Socialista Italiano, la cui componente minoritaria rivoluzionaria era galvanizzata dal successo della Rivoluzione russa. La fine della guerra, delle restrizioni politiche e della censura permise di riprendere le attività propagandistiche e sindacali. A destra, invece, le formazioni nazionaliste e interventiste si scatenavano nella contestazione del governo e dei trattati di pace, mentre attorno ai circoli dannunziani nasceva la locuzione "Vittoria mutilata", che sarebbe divenuta la parola d'ordine degli insoddisfatti.
Lo Stato si venne quindi a trovare sotto un triplice attacco: dall'estero, con l'evidente tentativo delle potenze alleate di ridimensionare la portata della vittoria e delle rivendicazioni italiane a vantaggio del Regno di Jugoslavia. Dalle formazioni socialiste e sindacali, che cominciarono una campagna para-rivoluzionaria, soprattutto attraverso una durissima campagna di scioperi. Dalle formazioni nazionaliste, la cui campagna denigratoria verso l'azione del governo sarebbe poi culminata nel settembre 1919 con l'Impresa di Fiume.
A risentire di questa instabilità fu soprattutto l'ordine pubblico, con l'acuirsi del radicalismo e della violenza, l'urto fra le compagini socialiste e internazionaliste (compresse durante gli anni del conflitto e ora libere di agire nuovamente) e quelle nazionaliste e interventiste.
Nascita del fascismo[modifica | modifica wikitesto]
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Fascismo.
Mussolini quando era direttore dell'Avanti!
Propaganda fascista: a sinistra la legenda: Le malefatte del bolscevismo nel 1919, a destra Le cose ben fatte del fascismo nel 1923
Immediatamente prima della fine del conflitto mondiale, Benito Mussolini, uno degli esponenti più importanti[1] dell'Interventismo, agì cercando varie sponde per dar vita a un movimento che imprimesse alla guerra una svolta rivoluzionaria. Tuttavia i suoi sforzi riuscirono a concretizzarsi solo sei mesi dopo il termine delle ostilità, quando un piccolo gruppo di reduci e intellettuali interventisti, nazionalisti, anarchici e sindacalisti rivoluzionari, si radunò in un locale di Piazza San Sepolcro a Milano, dando vita ai Fasci di Combattimento, il cui programma[2] si configurava come rivoluzionario, socialista e nazionalista a un tempo.
Dagli strati sociali più scontenti e soggetti alle suggestioni della propaganda nazionalista che, a seguito dei trattati di pace, si infiammò e alimentò il mito della Vittoria mutilata, emersero organizzazioni di reduci e, in particolare, quelle che raccoglievano gli ex-arditi.
Da: Storia dell'Italia fascista
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Premessa: le conseguenze della Grande Guerra[modifica | modifica wikitesto]
Il primo dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]
All'indomani della Grande Guerra l'Italia si trovò in una situazione economica, politica e sociale precaria e difficile. Il drammatico conto presentato dalla guerra in termini di perdite umane fu pesantissimo, con oltre 650.000 caduti e circa un milione e mezzo tra mutilati, feriti e dispersi, senza contare le distruzioni occorse nel Nord-Est del Paese, divenuto fronte bellico, con il dislocamento e, sovente, la perdita della casa e di ogni bene da parte di centinaia di migliaia di profughi che erano fuggiti dalle loro case trovatesi nel mezzo di assalti e bombardamenti.
Il sorgere del Regno di Jugoslavia alle frontiere orientali pose una pesante e decisiva pietra tombale sui sogni di riunificazione nazionale italiana, con l'acquisizione dei territori promessi e inclusi nel Patto di Londra: gli altri Alleati si erano appoggiati alle proposte del presidente USA Woodrow Wilson per assegnare al Regno di Jugoslavia stesso (in slavo SHS, Srbija-Hrvatska-Slovenija) la Dalmazia, Fiume (che secondo il trattato del 1915 sarebbe dovuto restare all'Austria-Ungheria o, in subordine, a un piccolo Stato croato) e l'Istria Orientale. La città di Fiume - dal canto suo - aveva espresso fin dagli ultimi fuochi della guerra la volontà di essere riunita all'Italia, ponendo così il governo di Roma nell'imbarazzo di dover accettare i voti della cittadinanza fiumana e contemporaneamente entrare in urto con Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti d'America e - ovviamente - Regno jugoslavo. Infine, nonostante la fine delle ostilità con gli Imperi centrali, l'Italia restava coinvolta nella guerra in Albania, dai contorni incerti e dagli obiettivi ancora più incerti, mentre il Montenegro, stato vincitore della guerra e col quale l'Italia per motivi dinastici e strategici intratteneva rapporti privilegiati, veniva annesso alla Jugoslavia con il consenso delle altre potenze alleate e ciò venne recepito come un'altra grave ferita alla politica adriatica italiana.
Alla situazione politica internazionale difficile, faceva da contraltare una situazione economica interna drammatica: l'Italia dipendeva in gran parte dalle importazioni oltremare di grano e carbone e aveva contratto pesantissimi debiti con gli Stati Uniti. Le casse statali erano quasi vuote anche perché la lira durante il conflitto aveva perso buona parte del suo valore, con un costo della vita aumentato di almeno il 450%.
Alla mancanza di materie prime, faceva anche seguito la progressiva smobilitazione del Regio Esercito (dopo averne impiegato una grandissima parte come manodopera per le immediate necessità del dopoguerra e nel primo raccolto del 1919) e la fine della produzione bellica, che implicava una riconversione delle fabbriche. La mancanza di un solido mercato interno e la crisi di quelli esteri impediva - tuttavia - che la produzione potesse trovare sfogo, e di conseguenza molte manifatture semplicemente chiusero.
In breve, inoltre, l'Italia si trovò ad affrontare il problema dell'assorbimento di centinaia di migliaia di disoccupati dell'industria di guerra e di milioni di soldati smobilitati. Molte delle promesse fatte durante la guerra a costoro (come l'espropriazione di terre ai latifondisti e la loro distribuzione in lotti ai reduci di guerra) non furono rispettate, provocando malcontento e delusione. L'attrito fra le masse di ex combattenti e quelle operaie si delineò immediatamente, con l'accusa nei confronti dei secondi di essersi "imboscati" e dei primi di essere stati "servi della guerra borghese".
In un primo momento ciò provocò un'importante crescita di partiti e movimenti di sinistra, in particolar modo del Partito Socialista Italiano, la cui componente minoritaria rivoluzionaria era galvanizzata dal successo della Rivoluzione russa. La fine della guerra, delle restrizioni politiche e della censura permise di riprendere le attività propagandistiche e sindacali. A destra, invece, le formazioni nazionaliste e interventiste si scatenavano nella contestazione del governo e dei trattati di pace, mentre attorno ai circoli dannunziani nasceva la locuzione "Vittoria mutilata", che sarebbe divenuta la parola d'ordine degli insoddisfatti.
Lo Stato si venne quindi a trovare sotto un triplice attacco: dall'estero, con l'evidente tentativo delle potenze alleate di ridimensionare la portata della vittoria e delle rivendicazioni italiane a vantaggio del Regno di Jugoslavia. Dalle formazioni socialiste e sindacali, che cominciarono una campagna para-rivoluzionaria, soprattutto attraverso una durissima campagna di scioperi. Dalle formazioni nazionaliste, la cui campagna denigratoria verso l'azione del governo sarebbe poi culminata nel settembre 1919 con l'Impresa di Fiume.
A risentire di questa instabilità fu soprattutto l'ordine pubblico, con l'acuirsi del radicalismo e della violenza, l'urto fra le compagini socialiste e internazionaliste (compresse durante gli anni del conflitto e ora libere di agire nuovamente) e quelle nazionaliste e interventiste.
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Mussolini quando era direttore dell'Avanti!
Propaganda fascista: a sinistra la legenda: Le malefatte del bolscevismo nel 1919, a destra Le cose ben fatte del fascismo nel 1923
Immediatamente prima della fine del conflitto mondiale, Benito Mussolini, uno degli esponenti più importanti[1] dell'Interventismo, agì cercando varie sponde per dar vita a un movimento che imprimesse alla guerra una svolta rivoluzionaria. Tuttavia i suoi sforzi riuscirono a concretizzarsi solo sei mesi dopo il termine delle ostilità, quando un piccolo gruppo di reduci e intellettuali interventisti, nazionalisti, anarchici e sindacalisti rivoluzionari, si radunò in un locale di Piazza San Sepolcro a Milano, dando vita ai Fasci di Combattimento, il cui programma[2] si configurava come rivoluzionario, socialista e nazionalista a un tempo.
Dagli strati sociali più scontenti e soggetti alle suggestioni della propaganda nazionalista che, a seguito dei trattati di pace, si infiammò e alimentò il mito della Vittoria mutilata, emersero organizzazioni di reduci e, in particolare, quelle che raccoglievano gli ex-arditi.
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Re: Tombini di ghisa..........
Come replicante di Andrea, Amilcare, Benito Mussolini, Matteo Salvini fa piuttosto ridere. Nato a Milano il 9 marzo del 1973, (non è dato a sapere in quale quartiere, ma un tipo da sbarco come quello può essere nato solo all’Ortica o alla Barona), soprattutto perché quando sei preso di mira da Crozza sei finito, in quanto finisci per diventare ridicolo. Ed anche questa volta il comico genovese non ha sbagliato a coglierne la cantilena di un improvvisatore della politica dell’Ortica.
Non si deve però trascurare il tipo di persone che il pifferaio dell’Ortica riesce ad attrarre. Dal 3,5 % il Matteo felpato ha riportato la Lega oltre il 12 % del profeta Bossi. Oggi sta al 15 % ed è il terzo partito d’Italia davanti a Berlusconi. Maestro di piffero sul viale del tramonto, tra alti e bassi.
Il tipo di argomenti però sono quelli che i sansepolcristi pronunciavano dopo la fondazione dei Fasci di combattimento dopo il 1919 a Milano e nel Nord Italia.
Soprattutto il fare ricorso continuo alla generazione dell’odio.
Salvini Renzi a Casa Manifestazione Roma Lega Nord 28 Febbraio 2015
https://www.youtube.com/watch?v=dP2RdgAKCn8
ROMA E SALVINI - DALLA PIAZZA PARTE IL CORO RENZI VAFFA...
https://www.youtube.com/watch?v=hkqH4CV7x5g
SALVINI IN PIAZZA A ROMA: NELLA NOSTRA ITALIA NON C'E' SPAZIO PER I CAMPI ROM
https://www.youtube.com/watch?v=prqk6NKCKpo
SALVINI RENZI A CASA: E' IL SERVO SCIOCCO DI BRUXELLES - MANIFESTAZIONE LEGA A ROMA
https://www.youtube.com/watch?v=OZI6F_kS2N8
I have a dream
Mi piacerebbe che fosse possibile che per un mese, due al massimo, che il governo spettasse al Matteo felpato.
E’ facile aizzare la folla per qualche voto in più, facendo fessi i soliti merli. Ma quando poi devi affrontare la realtà, la musica cambia. E la realtà è quella descritta da Nadia Urbinati nell’articolo del Manifesto di questa settimana: La marcia trionfale dei ricchi globali
http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... 485#p37485
Da La Repubblica
Le urla di Salvini spaventano Forza Italia.
http://www.repubblica.it/politica/2015/ ... 108472473/
Da Il Fatto Quotidiano
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03 ... a/1465635/
Non si deve però trascurare il tipo di persone che il pifferaio dell’Ortica riesce ad attrarre. Dal 3,5 % il Matteo felpato ha riportato la Lega oltre il 12 % del profeta Bossi. Oggi sta al 15 % ed è il terzo partito d’Italia davanti a Berlusconi. Maestro di piffero sul viale del tramonto, tra alti e bassi.
Il tipo di argomenti però sono quelli che i sansepolcristi pronunciavano dopo la fondazione dei Fasci di combattimento dopo il 1919 a Milano e nel Nord Italia.
Soprattutto il fare ricorso continuo alla generazione dell’odio.
Salvini Renzi a Casa Manifestazione Roma Lega Nord 28 Febbraio 2015
https://www.youtube.com/watch?v=dP2RdgAKCn8
ROMA E SALVINI - DALLA PIAZZA PARTE IL CORO RENZI VAFFA...
https://www.youtube.com/watch?v=hkqH4CV7x5g
SALVINI IN PIAZZA A ROMA: NELLA NOSTRA ITALIA NON C'E' SPAZIO PER I CAMPI ROM
https://www.youtube.com/watch?v=prqk6NKCKpo
SALVINI RENZI A CASA: E' IL SERVO SCIOCCO DI BRUXELLES - MANIFESTAZIONE LEGA A ROMA
https://www.youtube.com/watch?v=OZI6F_kS2N8
I have a dream
Mi piacerebbe che fosse possibile che per un mese, due al massimo, che il governo spettasse al Matteo felpato.
E’ facile aizzare la folla per qualche voto in più, facendo fessi i soliti merli. Ma quando poi devi affrontare la realtà, la musica cambia. E la realtà è quella descritta da Nadia Urbinati nell’articolo del Manifesto di questa settimana: La marcia trionfale dei ricchi globali
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Da La Repubblica
Le urla di Salvini spaventano Forza Italia.
http://www.repubblica.it/politica/2015/ ... 108472473/
Da Il Fatto Quotidiano
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Re: Tombini di ghisa..........
L’URLO DEL FASCIOLEGHISTA SALVINI: “VAFFANCULO ZECCHE”
(Fabrizio d’Esposito).
01/03/2015 di triskel182
IN PIAZZA DEL POPOLO LA CALATA DEI VENTIMILA “CAMERATI” (SECONDO LA DIGOS) IL CONTADINO: “ENTRO GIUGNO NIENTE PANE”. IL PESCATORE: “FINITO PURE IL PESCE”.
Lo spettro lugubre di una carestia apocalittica aleggia subito dopo che i fascisti di Casa Pound sono calati dal Pincio, disposti militarmente, con stendardi e bandiere. Sul palco il rappresentante dei contadini annuncia che in Italia, al massimo entro giugno, finiranno pane, latte e carne.
Conclude e salgono due pescatori liguri, padre e figlio. De profundis anche per l’italico pesce.
Poi è il turno di Simone Di Stefano, vicecapo di Casa Pound, che grida: “In Italia non produciamo più acciaio”.
La colpa è “dell’Unione Sovietica Europea”, come dice in un videomessaggio Marine Le Pen, icona europopulista.
I sogni son desideri: ”Siamo centomila” Alle 14 e 40, quando mancano venti minuti all’inizio della manifestazione, Piazza del Popolo è piena a metà, fino all’obelisco.
Mezzavuota,quindi.Trentaminuti e arrivano almeno tremila militanti neri di Casa Pound.
I numeri dell’invasione fascioleghista di Roma sono bassi.
Non più di ventimila persone, secondo fonti ufficiose della Digos.
Cinque volte tante per gli organizzatori. Metafisica pura. Un anno fa, a maggio, per il comizio conclusivo di Matteo Renzi, per le Europee, erano diecimila. Due anni fa, invece, Silvio Berlusconi riempì Piazza del Popolo con 100 mila persone.
Il debutto romano della destra blu, questo il colore predominante sul palco, copiato dal lepenismo transalpino, non ha numeri esaltanti. Un mezzo flop, in cui peraltro c’è di tutto. I salviniani di Orte, per fare un esempio, e quelli della Puglia e della Campania.Unmiscugliodidialetti.Il tricolore e la bandiera del secessionismo padano.
Le famigliole con la colazione al sacco e le auto blu di chi ha una poltrona come Calderoli o Maroni.
Il discorso: un’insalata russa da Panagulis alla Fornero
Il discorso di Salvini è peggio: un’insalata russa (mentre sventolano i vessilli russi con l’aquila degli zar) con decine di ingredienti inconciliabili.
Don Milani, don Sturzo, gli immigrati da stendere senza pietà se ti entrano in casa, il turpiloquio continuo, il genocidio degli armeni, le foibe, la prostituzione che esiste da duemila anni e quindi viva le case chiuse. Salvini è un Renzi del populismo trasversale .
Due orecchianti quarantenni dal Pantheon a grandezza variabile, che mutuano, entrambi, il culto televisivo della personalità del pioniere Silvio Berlusconi.
Prima dell’inizio, due maxi-schermi diffondono il verbo salviniano estrapolato dai talk show. Ma il contrasto più stridente è tra l’evocazione di Alekos Panagulis e i saluti romani dei fascisti.
Panagulis, compagno di Oriana Fallaci, combattè il regime greco dei colonnelli.
La liturgia fascioleghista è estenuante, sotto il sole di fine febbraio. Sul palco, intervengono gli esodati, i genitori separati, i medici, gli agricoltori, i pescatori, gli studenti, i poliziotti. È la società civile.
Giorgia Meloni nella parte del “gruppo spalla” Quella politica, poi. Armando Siri, il teorico dell’aliquota unica del 15 per cento, che candida “Matteo” a presidente del Consiglio; la rediviva Souad Sbai, ex finiana; il già citato Di Stefano; la Meloni ridotta al ruolo di gruppo spalla o apri-concerto che azzecca la battuta finale, “L’unico Nazareno che rispettiamo è Gesù”; infine Luca Zaia, il governatore veneto che termina così: “Torneremo in Regione e gli faremo un culo così”.
Chiaro il riferimento al nemico interno Flavio Tosi, sindaco leghista di Verona, che ascolta da lontano, vicino al “Bolognese”, storico ristorante di piazza del Popolo. Bossi, Calderoli e Maroni sono invece sul palco.
Tra fumogeni verdi e petardi e sulle note assordanti di una marcia che è un misto dei Carmina Burana e di Braveheart, il comizio di Salvini comincia alle 16 e 39. “Perché ogni volta che dico Renzi dite vaffanculo?”. La piazza esplode.
Altri fumogeni e petardi. “Renzi, Renzi, vaffanculo”. E poi Alfano, sempre “vaffanculo”.
Linguaggio cupo, oltre che volgare. “Questi infami che governano l’Italia”. “La legge Fornero la cancelleremo e vaffanculo alla Fornero”. “caXXo, abbiamo una crescita dello 0,1 per cento”.
“Prenderemo a calci in culo i falsi invalidi”. “Nella nostra Italia non c’è spazio per i campi Rom. Vai a fare il Rom da qualche altra parte”.
“Se entri in casa mia per rubare devi sapere che puoi uscirne steso”.
“Renzi servo sciocco dell’Ue” “Chi non salta comunista è”
Nel suo cocktail postideologico, Salvini s’improvvisa pacifista contro gli “esportatori di democrazia”.
Poi riprende il ritmo: “I moderati non esistono. Esistono normali borghesi che ne hanno le palle piene”.
“Ognuno è libero di spendere i suoi soldi come caXXo vuole”. “Renzi è un servo sciocco dell’Ue”.
“Vi faremo un mazzo così”. “Anche se non sbaglio nulla, mi rompono lo stesso i coglioni”.
Resuscita, Salvini, persino il termine “zecche” che sta per “comunisti”.
Ovviamente: “Chi non salta comunista è”, come un tempo saltellava Silvio Berlusconi, mai nominato ieri.
Sulle alleanze, Salvini non si sbilancia: “Vedremo cosa farà Forza Italia, non sono io a mettere veti”.
Per il momento il fascioleghismo attende e punta al 51 per cento per governare.
Alla fine, sul lato a destra del palco, quattro giovani padani in carne chiedono a Mario Borghezio di posare per un selfie. Borghezio li guarda e dice: “Vedo che siete anche voi esili come me.
Provassero a venire questi quattro black bloc del caXXo”. O quattro “barboni” secondo la versione di Salvini. Anche senza Berlusconi, la destra italiana è tutta pancia. E tante parolacce.
Da Il Fatto Quotidiano del 01/03/2015
(Fabrizio d’Esposito).
01/03/2015 di triskel182
IN PIAZZA DEL POPOLO LA CALATA DEI VENTIMILA “CAMERATI” (SECONDO LA DIGOS) IL CONTADINO: “ENTRO GIUGNO NIENTE PANE”. IL PESCATORE: “FINITO PURE IL PESCE”.
Lo spettro lugubre di una carestia apocalittica aleggia subito dopo che i fascisti di Casa Pound sono calati dal Pincio, disposti militarmente, con stendardi e bandiere. Sul palco il rappresentante dei contadini annuncia che in Italia, al massimo entro giugno, finiranno pane, latte e carne.
Conclude e salgono due pescatori liguri, padre e figlio. De profundis anche per l’italico pesce.
Poi è il turno di Simone Di Stefano, vicecapo di Casa Pound, che grida: “In Italia non produciamo più acciaio”.
La colpa è “dell’Unione Sovietica Europea”, come dice in un videomessaggio Marine Le Pen, icona europopulista.
I sogni son desideri: ”Siamo centomila” Alle 14 e 40, quando mancano venti minuti all’inizio della manifestazione, Piazza del Popolo è piena a metà, fino all’obelisco.
Mezzavuota,quindi.Trentaminuti e arrivano almeno tremila militanti neri di Casa Pound.
I numeri dell’invasione fascioleghista di Roma sono bassi.
Non più di ventimila persone, secondo fonti ufficiose della Digos.
Cinque volte tante per gli organizzatori. Metafisica pura. Un anno fa, a maggio, per il comizio conclusivo di Matteo Renzi, per le Europee, erano diecimila. Due anni fa, invece, Silvio Berlusconi riempì Piazza del Popolo con 100 mila persone.
Il debutto romano della destra blu, questo il colore predominante sul palco, copiato dal lepenismo transalpino, non ha numeri esaltanti. Un mezzo flop, in cui peraltro c’è di tutto. I salviniani di Orte, per fare un esempio, e quelli della Puglia e della Campania.Unmiscugliodidialetti.Il tricolore e la bandiera del secessionismo padano.
Le famigliole con la colazione al sacco e le auto blu di chi ha una poltrona come Calderoli o Maroni.
Il discorso: un’insalata russa da Panagulis alla Fornero
Il discorso di Salvini è peggio: un’insalata russa (mentre sventolano i vessilli russi con l’aquila degli zar) con decine di ingredienti inconciliabili.
Don Milani, don Sturzo, gli immigrati da stendere senza pietà se ti entrano in casa, il turpiloquio continuo, il genocidio degli armeni, le foibe, la prostituzione che esiste da duemila anni e quindi viva le case chiuse. Salvini è un Renzi del populismo trasversale .
Due orecchianti quarantenni dal Pantheon a grandezza variabile, che mutuano, entrambi, il culto televisivo della personalità del pioniere Silvio Berlusconi.
Prima dell’inizio, due maxi-schermi diffondono il verbo salviniano estrapolato dai talk show. Ma il contrasto più stridente è tra l’evocazione di Alekos Panagulis e i saluti romani dei fascisti.
Panagulis, compagno di Oriana Fallaci, combattè il regime greco dei colonnelli.
La liturgia fascioleghista è estenuante, sotto il sole di fine febbraio. Sul palco, intervengono gli esodati, i genitori separati, i medici, gli agricoltori, i pescatori, gli studenti, i poliziotti. È la società civile.
Giorgia Meloni nella parte del “gruppo spalla” Quella politica, poi. Armando Siri, il teorico dell’aliquota unica del 15 per cento, che candida “Matteo” a presidente del Consiglio; la rediviva Souad Sbai, ex finiana; il già citato Di Stefano; la Meloni ridotta al ruolo di gruppo spalla o apri-concerto che azzecca la battuta finale, “L’unico Nazareno che rispettiamo è Gesù”; infine Luca Zaia, il governatore veneto che termina così: “Torneremo in Regione e gli faremo un culo così”.
Chiaro il riferimento al nemico interno Flavio Tosi, sindaco leghista di Verona, che ascolta da lontano, vicino al “Bolognese”, storico ristorante di piazza del Popolo. Bossi, Calderoli e Maroni sono invece sul palco.
Tra fumogeni verdi e petardi e sulle note assordanti di una marcia che è un misto dei Carmina Burana e di Braveheart, il comizio di Salvini comincia alle 16 e 39. “Perché ogni volta che dico Renzi dite vaffanculo?”. La piazza esplode.
Altri fumogeni e petardi. “Renzi, Renzi, vaffanculo”. E poi Alfano, sempre “vaffanculo”.
Linguaggio cupo, oltre che volgare. “Questi infami che governano l’Italia”. “La legge Fornero la cancelleremo e vaffanculo alla Fornero”. “caXXo, abbiamo una crescita dello 0,1 per cento”.
“Prenderemo a calci in culo i falsi invalidi”. “Nella nostra Italia non c’è spazio per i campi Rom. Vai a fare il Rom da qualche altra parte”.
“Se entri in casa mia per rubare devi sapere che puoi uscirne steso”.
“Renzi servo sciocco dell’Ue” “Chi non salta comunista è”
Nel suo cocktail postideologico, Salvini s’improvvisa pacifista contro gli “esportatori di democrazia”.
Poi riprende il ritmo: “I moderati non esistono. Esistono normali borghesi che ne hanno le palle piene”.
“Ognuno è libero di spendere i suoi soldi come caXXo vuole”. “Renzi è un servo sciocco dell’Ue”.
“Vi faremo un mazzo così”. “Anche se non sbaglio nulla, mi rompono lo stesso i coglioni”.
Resuscita, Salvini, persino il termine “zecche” che sta per “comunisti”.
Ovviamente: “Chi non salta comunista è”, come un tempo saltellava Silvio Berlusconi, mai nominato ieri.
Sulle alleanze, Salvini non si sbilancia: “Vedremo cosa farà Forza Italia, non sono io a mettere veti”.
Per il momento il fascioleghismo attende e punta al 51 per cento per governare.
Alla fine, sul lato a destra del palco, quattro giovani padani in carne chiedono a Mario Borghezio di posare per un selfie. Borghezio li guarda e dice: “Vedo che siete anche voi esili come me.
Provassero a venire questi quattro black bloc del caXXo”. O quattro “barboni” secondo la versione di Salvini. Anche senza Berlusconi, la destra italiana è tutta pancia. E tante parolacce.
Da Il Fatto Quotidiano del 01/03/2015
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