LA LIBIA E' VICINA
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Re: LA LIBIA E' VICINA
Leggendo questo articolo risultano 36.984 rifugiati e non mezzo milione e oltre come riferito da Frontex, i dati sono ben distanti. Vedo che alcune Ong riescono in parte ad operare tra mille difficoltà e penso che dovrebbero essere aiutate e protette, penso che una forza di pace anche armata (per difendersi dai lupi solitari) potrebbe essere concordata con le forze locali.
iospero
Sono due stime su tematiche differenti.
Già sei mesi fa, Frabrizio Cicchitto, in qualità di presidente della Commissione esteri della Camera, aveva preavvertito che se non si fosse provveduto per tempo a comporre la guerra civile libica, a fronte di un’ulteriore degenerazione, a fine anno, sui litorali italiani avrebbero potuto trovare rifugio un milione di sfollati.
La valutazione di Frontex è fatta anch’essa sull’incrudimento della guerra civile, che a questo punto diverrebbe totale. Include pertanto la scelta di una via di scampo da parte dei cittadini libici, valutata tra 500mila ed un milione di profughi.
36.984 riguarga i rifugiati provenienti da altri Paesi presenti in questi giorni all’interno della Libia.
Bernardino Leon, incaricato dell’Onu in Libia, a gennaio ha dichiarato di non sapere dove sbattere la testa per cercare la strada per la ricomposizione di un’intesa tra le fazioni in guerra.
iospero
Sono due stime su tematiche differenti.
Già sei mesi fa, Frabrizio Cicchitto, in qualità di presidente della Commissione esteri della Camera, aveva preavvertito che se non si fosse provveduto per tempo a comporre la guerra civile libica, a fronte di un’ulteriore degenerazione, a fine anno, sui litorali italiani avrebbero potuto trovare rifugio un milione di sfollati.
La valutazione di Frontex è fatta anch’essa sull’incrudimento della guerra civile, che a questo punto diverrebbe totale. Include pertanto la scelta di una via di scampo da parte dei cittadini libici, valutata tra 500mila ed un milione di profughi.
36.984 riguarga i rifugiati provenienti da altri Paesi presenti in questi giorni all’interno della Libia.
Bernardino Leon, incaricato dell’Onu in Libia, a gennaio ha dichiarato di non sapere dove sbattere la testa per cercare la strada per la ricomposizione di un’intesa tra le fazioni in guerra.
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Re: LA LIBIA E' VICINA
L’Occidente ha trascurato troppo l’evolversi dell’Isis. Obama ha previsto il ritiro completo delle truppe in Afghanistan entro il 2016. Evidentemente è riluttante a trovare una soluzione per l’Isis. Rimane poi il fatto che l’Isis è una creatura della Cia sfuggita di mano. L’Onu non esiste per questo tipo di problematiche. Però la malattia continua a progredire e quando ci sarà da metterci le mani non sarà indolore.
10 MAR 2015 10:39
- LA CARNE DA MACELLO DEL CALIFFO
- E’ MORTO IN BATTAGLIA ABU BAKR AL FARANSI, IL PIÙ GIOVANE COMBATTENTE DELL’ISIS: AVEVA 13 ANNI
- E’ STATO UCCISO MENTRE DIFENDEVA UNA POSTAZIONE ATTACCATA DALL’ESERCITO SIRIANO
Abu Bakr al-Faransi veniva da Strasburgo, nell’est della Francia, e mesi fa aveva raggiunto la Siria in camper, con tutta la famiglia originaria di un Paese arabo-musulmano: padre, madre, tre sorelle e tre fratelli - Combattendo assieme a lui sono morti due fratelli mentre del terzo, il più giovane, non si hanno più notizie…
Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”
“Un ragazzino bravo, determinato, gli volevo molto bene. Sono contento per lui”. Con queste parole un jihadista francese di 19 anni che vive a Raqqa, il principale centro di Isis in Siria, ha confermato al reporter di Radio France International David Thomson la morte di Abu Bakr al-Faransi, 13 anni, il più giovane combattente francese dello Stato islamico.
L’immagine diffusa dai siti jihadisti e rilanciata da Rfi ritrae un adolescente sorridente con scarpe da tennis, maglietta Benetton, pistola nella fondina a fucile mitragliatore in braccio, il dito indice alzato a simboleggiare l’unicità di Allah. Abu Bakr sarebbe morto circa due mesi fa combattendo a Homs, mentre partecipava alla difesa di una postazione di frontiera dell’Isis attaccata dall’esercito siriano.
«Ho avuto la conferma della morte del ragazzino da cinque fonti diverse tra i jihadisti in Siria», spiega David Thomson, che da tempo segue la filiera dei terroristi tra Francia e Medio Oriente e ha scritto su questo argomento un libro molto documentato, «Les Français jihadistes » (casa editrice les arènes ).
«Il 19enne di Raqqa mi ha spiegato di essere felice per lui — dice Thomson — perché nell’ottica degli jihadisti l’età non conta, Abu Bakr ha avuto una sorte invidiabile perché è diventato un martire e quindi gode dei privilegi annessi a questo status: ingresso certo in paradiso, possibilità di fare entrare in paradiso altre persone tra i suoi cari. Per queste persone la morte è sempre una buona notizia, anche se riguarda un tredicenne».
Abu Bakr al-Faransi veniva da Strasburgo, nell’est della Francia, e mesi fa aveva raggiunto la Siria via strada, in camper, con tutta la famiglia originaria di un Paese arabo-musulmano: padre, madre, tre sorelle e tre fratelli. Combattendo assieme a lui sono morti due fratelli mentre del terzo, il più giovane, non si hanno più notizie.
Quest’ultimo aveva suscitato molto scalpore in Francia nel novembre scorso perché compare con il mitra in braccio in un video assieme a un altro bambino (di Tolosa), e risponde alle domande di un adulto che è stato poi identificato come il trentenne Nassim, che tempo fa lasciò il quartiere di Schiltigheim alla periferia di Strasburgo per raggiungere la Siria.
Da circa sei mesi si fanno più frequenti i video realizzati da Isis che ritraggono i campi di addestramento per jihadisti bambini, «che imparano le tecniche del corpo a corpo e l’uso delle armi — dice Thomson —. È un modo per mostrare al mondo che le nuove generazioni sono già pronte al combattimento, che i militanti di oggi potranno pure morire in battaglia perché tanto altri non avranno esitazioni a prendere il loro posto».
Secondo le cifre del ministero dell’Interno di Parigi, si troverebbero oggi in Siria circa 350 cittadini francesi, molti dei quali riuniti in una sessantina di famiglie.
Abu Bakr al Faransi
ABU BAKR AL FARANSI
UNO DEI CROCIFISSI IERI A RAQQA
10 MAR 2015 10:39
- LA CARNE DA MACELLO DEL CALIFFO
- E’ MORTO IN BATTAGLIA ABU BAKR AL FARANSI, IL PIÙ GIOVANE COMBATTENTE DELL’ISIS: AVEVA 13 ANNI
- E’ STATO UCCISO MENTRE DIFENDEVA UNA POSTAZIONE ATTACCATA DALL’ESERCITO SIRIANO
Abu Bakr al-Faransi veniva da Strasburgo, nell’est della Francia, e mesi fa aveva raggiunto la Siria in camper, con tutta la famiglia originaria di un Paese arabo-musulmano: padre, madre, tre sorelle e tre fratelli - Combattendo assieme a lui sono morti due fratelli mentre del terzo, il più giovane, non si hanno più notizie…
Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”
“Un ragazzino bravo, determinato, gli volevo molto bene. Sono contento per lui”. Con queste parole un jihadista francese di 19 anni che vive a Raqqa, il principale centro di Isis in Siria, ha confermato al reporter di Radio France International David Thomson la morte di Abu Bakr al-Faransi, 13 anni, il più giovane combattente francese dello Stato islamico.
L’immagine diffusa dai siti jihadisti e rilanciata da Rfi ritrae un adolescente sorridente con scarpe da tennis, maglietta Benetton, pistola nella fondina a fucile mitragliatore in braccio, il dito indice alzato a simboleggiare l’unicità di Allah. Abu Bakr sarebbe morto circa due mesi fa combattendo a Homs, mentre partecipava alla difesa di una postazione di frontiera dell’Isis attaccata dall’esercito siriano.
«Ho avuto la conferma della morte del ragazzino da cinque fonti diverse tra i jihadisti in Siria», spiega David Thomson, che da tempo segue la filiera dei terroristi tra Francia e Medio Oriente e ha scritto su questo argomento un libro molto documentato, «Les Français jihadistes » (casa editrice les arènes ).
«Il 19enne di Raqqa mi ha spiegato di essere felice per lui — dice Thomson — perché nell’ottica degli jihadisti l’età non conta, Abu Bakr ha avuto una sorte invidiabile perché è diventato un martire e quindi gode dei privilegi annessi a questo status: ingresso certo in paradiso, possibilità di fare entrare in paradiso altre persone tra i suoi cari. Per queste persone la morte è sempre una buona notizia, anche se riguarda un tredicenne».
Abu Bakr al-Faransi veniva da Strasburgo, nell’est della Francia, e mesi fa aveva raggiunto la Siria via strada, in camper, con tutta la famiglia originaria di un Paese arabo-musulmano: padre, madre, tre sorelle e tre fratelli. Combattendo assieme a lui sono morti due fratelli mentre del terzo, il più giovane, non si hanno più notizie.
Quest’ultimo aveva suscitato molto scalpore in Francia nel novembre scorso perché compare con il mitra in braccio in un video assieme a un altro bambino (di Tolosa), e risponde alle domande di un adulto che è stato poi identificato come il trentenne Nassim, che tempo fa lasciò il quartiere di Schiltigheim alla periferia di Strasburgo per raggiungere la Siria.
Da circa sei mesi si fanno più frequenti i video realizzati da Isis che ritraggono i campi di addestramento per jihadisti bambini, «che imparano le tecniche del corpo a corpo e l’uso delle armi — dice Thomson —. È un modo per mostrare al mondo che le nuove generazioni sono già pronte al combattimento, che i militanti di oggi potranno pure morire in battaglia perché tanto altri non avranno esitazioni a prendere il loro posto».
Secondo le cifre del ministero dell’Interno di Parigi, si troverebbero oggi in Siria circa 350 cittadini francesi, molti dei quali riuniti in una sessantina di famiglie.
Abu Bakr al Faransi
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Re: LA LIBIA E' VICINA
Guarda, guarda, guarda! Lo avevo appena pensato.iafran ha scritto:Bisognerebbe sequestrare tutti i natanti (in avaria o meno) che vengono intercettati e soccorsi dalle unità marine. Forse lo si fa ma rimarrebbe l'obbligo di una custodia definitiva a terra.camillobenso ha scritto: Libia, Frontex: “Tra 500mila e un milione di migranti pronti a partire per l’Europa”
Scommetto che non se ne sono mai accorti o forse dormivano ...
Sui migranti sono in tanti a lucrarci, anche chi sembra un integerrimo oppositore.
. . . . . . .
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2015/03/ ... ti/347639/
Immigrazione, Guardia Costiera: “Sciacalli ci rubano i barconi sotto gli occhi”
I marinai della Guardia costiera lo chiamano “lo sciacallo”. Subito dopo un recupero di un barcone pieno di migranti in alto mare, nel Canale di Sicilia, i militari notano un peschereccio incrociare attorno al natante su cui erano a bordo i migranti. Le regole d’ingaggio della Capitaneria di Porto prevedono che quell’imbarcazione debba essere “disattivata”: resa inutilizzabile per altri viaggi della morte. Ma, subito dopo il salvataggio, ai marinai italiani arriva un’altra richiesta di soccorso e così devono subito ripartire lasciando il barcone al suo destino. Quale? Nel reportage di Valentina Petrini per Piazzapulita (La7) vengono documentati i movimenti del natante: “lo sciacallo” attende il momento giusto, poi, una volta che la Marina italiana è lontana, prende possesso del barcone in modo da riportarlo in Libia, rivenderlo in modo che possa essere utilizzato da altri mercanti di vite umane per un nuovo viaggio. “Deve finire questo fenomeno” – denuncia un membro della Guarda Costiera – “ci fottono i barconi sotto gli occhi”
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Re: LA LIBIA E' VICINA
error - pubblicazione già presente
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Re: LA LIBIA E' VICINA
Internazionale ridimensiona lo Stato islamico
http://www.internazionale.it/opinione/g ... haram-isis
http://www.internazionale.it/opinione/g ... haram-isis
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
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Re: LA LIBIA E' VICINA
Massacro a Tunisi, “uccisi almeno 7 italiani”
Isis spara al museo, “22 morti, 50 i feriti”
Fonti locali aggravano bilancio della Tv di Stato. Coinvolti dipendenti del Comune di Torino. GALLERY
TUNISIA, L’ANALISTA: “PAESE AD ALTO RISCHIO ED ELEVATO TURISMO, PERICOLO SOTTOVALUTATO”
Cinquanta i feriti secondo la tv di Stato. Tre miliziani "pesantemente armati" hanno tentato di entrare in Parlamento poi si sono diretti al Bardo. Circa 80 torinesi erano in crociera con la Costa Fascinosa e alcuni di loro si trovavano al museo. Il primo ministro tunisino: "Il terrorismo verrà estirpato". E aggiunge: "Il Paese è in pericolo". Secondo Al Jazeera gli italiani che hanno perso la vita sono due
di F. Q. | 18 marzo 2015
Articolo + video
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03 ... o/1516031/
Isis spara al museo, “22 morti, 50 i feriti”
Fonti locali aggravano bilancio della Tv di Stato. Coinvolti dipendenti del Comune di Torino. GALLERY
TUNISIA, L’ANALISTA: “PAESE AD ALTO RISCHIO ED ELEVATO TURISMO, PERICOLO SOTTOVALUTATO”
Cinquanta i feriti secondo la tv di Stato. Tre miliziani "pesantemente armati" hanno tentato di entrare in Parlamento poi si sono diretti al Bardo. Circa 80 torinesi erano in crociera con la Costa Fascinosa e alcuni di loro si trovavano al museo. Il primo ministro tunisino: "Il terrorismo verrà estirpato". E aggiunge: "Il Paese è in pericolo". Secondo Al Jazeera gli italiani che hanno perso la vita sono due
di F. Q. | 18 marzo 2015
Articolo + video
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03 ... o/1516031/
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Re: LA LIBIA E' VICINA
Otto e mezzo
Il generale Mini valuta nel 30 % la possibilità che l'Isis faccia un attentato in Italia.
Il generale Mini valuta nel 30 % la possibilità che l'Isis faccia un attentato in Italia.
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Re: LA LIBIA E' VICINA
ESCLUSIVO
Le guerre segrete dell'Italia
Prima in Afghanistan, ora in Iraq e Somalia. Dove affrontiamo l'avanzata terrorista. Ecco chi sono e come operano i nostri soldati d’élite impegnati nelle missioni più riservate. Tenendosi pronti per un eventuale intervento in Libia
DI GIANLUCA DI FEO
Pochi uomini delle forze speciali, che colpiscono con discrezione ed efficacia estrema. E tanti istruttori, pronti però anche a combattere spalla a spalla con i soldati che addestrano: finora solo in Afghanistan, nel futuro prossimo -stando agli accordi di mentoring già siglati - in Iraq e in Somalia.
Mentre si discute di un possibile intervento in Libia, un'inchiesta esclusiva de "l'Espresso" descrive i militari italiani che stanno già affrontando l'offensiva islamica, che si tratti di fondamentalisti dell'Is, di talebani o di al Shabaab.
Il laboratorio di queste nuove missioni è stato l'Afghanistan, dove per otto anni ha agito la Task Force 45: il reparto più famoso e misterioso. È composto circa duecento di incursori di tutte le forze armate. Il primi a non essere sotto diretto controllo nazionale, perché hanno obbedito al comando Nato di Kabul e quindi soprattutto agli americani.
Quattromila documenti d’identità siriani, in possesso dello Stato Islamico. Usati per entrare nel nostro Paese. E altri rubati in Italia, finiti nelle mani dei terroristi. Ecco il dossier che avverte: la minaccia è sempre più vicina
E i primi ad andare sempre all'attacco, dedicandisi esclusivamente alla ""neutralizzazione di bersagli ad alto valore": capi talebani o tecnici che confezionano trappole esplosive, da catturare o uccidere.
Fino allo scorso dicembre, tra l'altro, le truppe italiane hanno schedato l'iride di migliaia di afghani, sospettati o meno di terrorismo. Una collezione di occhi che ora non si sa come gestire, tanto che la Difesa si è rivolta al Garante della Privacy.
L'INCHIESTA INTEGRALE SULL'ESPRESSO IN EDICOLA E ONLINE SU E+
http://espresso.repubblica.it/attualita ... =HEF_RULLO
Le guerre segrete dell'Italia
Prima in Afghanistan, ora in Iraq e Somalia. Dove affrontiamo l'avanzata terrorista. Ecco chi sono e come operano i nostri soldati d’élite impegnati nelle missioni più riservate. Tenendosi pronti per un eventuale intervento in Libia
DI GIANLUCA DI FEO
Pochi uomini delle forze speciali, che colpiscono con discrezione ed efficacia estrema. E tanti istruttori, pronti però anche a combattere spalla a spalla con i soldati che addestrano: finora solo in Afghanistan, nel futuro prossimo -stando agli accordi di mentoring già siglati - in Iraq e in Somalia.
Mentre si discute di un possibile intervento in Libia, un'inchiesta esclusiva de "l'Espresso" descrive i militari italiani che stanno già affrontando l'offensiva islamica, che si tratti di fondamentalisti dell'Is, di talebani o di al Shabaab.
Il laboratorio di queste nuove missioni è stato l'Afghanistan, dove per otto anni ha agito la Task Force 45: il reparto più famoso e misterioso. È composto circa duecento di incursori di tutte le forze armate. Il primi a non essere sotto diretto controllo nazionale, perché hanno obbedito al comando Nato di Kabul e quindi soprattutto agli americani.
Quattromila documenti d’identità siriani, in possesso dello Stato Islamico. Usati per entrare nel nostro Paese. E altri rubati in Italia, finiti nelle mani dei terroristi. Ecco il dossier che avverte: la minaccia è sempre più vicina
E i primi ad andare sempre all'attacco, dedicandisi esclusivamente alla ""neutralizzazione di bersagli ad alto valore": capi talebani o tecnici che confezionano trappole esplosive, da catturare o uccidere.
Fino allo scorso dicembre, tra l'altro, le truppe italiane hanno schedato l'iride di migliaia di afghani, sospettati o meno di terrorismo. Una collezione di occhi che ora non si sa come gestire, tanto che la Difesa si è rivolta al Garante della Privacy.
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