Il caso Moro, una storia infinita che non può essere rivelat

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camillobenso
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Il caso Moro, una storia infinita che non può essere rivelat

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La storia infinita


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Sono stati - e sono destinati a restare - i 55 giorni più misteriosi dell’intera storia dell’Italia repubblicana.

Ancora oggi, a distanza di più di vent’anni, soltanto rievocare il caso Moro vuol dire preparasi ad entrare in un ramificato tunnel di segreti e interrogativi, di domande senza risposta e di inconfessabili trame.

Il tempo che corre non solo ci allontana dalla completa verità sulla strage di via Fani, la lunga detenzione di un uomo politico di primo piano e la sua orrenda fine, ma rende tutto più complesso.

Il trascorrere degli anni che sempre più ci fa apparire lontano quel tragico evento, anziché semplificare il quadro di insieme della vicenda, tende ad aggiungere nuovi tasselli ad un mosaico che appare ormai infinito.

Aldo Moro, presidente della DC, per almeno vent’anni personaggio centrale della politica italiana, viene sequestrato da un commando delle Brigate Rosse il 16 marzo 1978, in via Fani a Roma, alla vigilia del voto parlamentare che – per la prima volta dal 1947 - sancisce l’ingresso del partito comunista nella maggioranza di governo.

Per rapirlo la sua scorta, composta da cinque uomini, viene sterminata.

Il gruppo armato che s’impadronisce di Moro afferma di volerlo processare, per processare tutta la Democrazia Cristiana, forse addirittura non rendendosi conto di aver gettato sulla scena politica nazionale una bomba ad alto potenziale.

I 55 giorni in cui Moro sarà detenuto in un "carcere del popolo" apriranno infatti una serie di enormi contraddizioni in seno all’intera classe politica italiana, mentre i brigatisti finiranno col dimostrarsi – con i loro documenti miopi e vetusti - completamente avulsi dalla realtà storica del paese.

La fine di Moro è nota: il 9 maggio 1978 Mario Moretti, capo dell’orga- nizzazione armata, lo ucciderà, "eseguendo la sentenza", così come scritto nell’ultimo comunicato delle BR.

Quel colpo di pistola, con tanto di silenziatore, risulta assordante ancora oggi
camillobenso
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Re: Il caso Moro, una storia infinita che non può essere riv

Messaggio da camillobenso »

Caso Moro
Secondo Wikipedia, l'enciclopedia libera.


Per caso Moro si intende l'insieme delle vicende relative all'agguato, al sequestro, alla prigionia e all'uccisione di Aldo Moro, nonché alle ipotesi sull'intera vicenda e alle ricostruzioni degli eventi, spesso discordanti fra loro.

La mattina del 16 marzo 1978, giorno in cui il nuovo governo guidato da Giulio Andreotti stava per essere presentato in Parlamento per ottenere la fiducia, l'auto che trasportava Aldo Moro dalla sua abitazione alla Camera dei Deputati fu intercettata e bloccata in via Mario Fani a Roma da un nucleo armato delle Brigate Rosse.

In pochi secondi, sparando con armi automatiche, i brigatisti rossi uccisero i due carabinieri a bordo dell'auto di Moro (Oreste Leonardi e Domenico Ricci), i tre poliziotti che viaggiavano sull'auto di scorta (Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi) e sequestrarono il presidente della Democrazia Cristiana.

Dopo una prigionia di 55 giorni, durante la quale Moro fu sottoposto a un processo politico da parte del cosiddetto "Tribunale del Popolo" istituito dalle Brigate Rosse e dopo aver chiesto invano uno scambio di prigionieri con lo Stato italiano, Moro fu ucciso.

Il suo cadavere fu ritrovato a Roma il 9 maggio, nel bagagliaio di una Renault 4 parcheggiata in via Caetani, una traversa di via delle Botteghe Oscure, a poca distanza[1] dalla sede nazionale del Partito Comunista Italiano e da Piazza del Gesù, sede nazionale della Democrazia Cristiana.

Informazione completa
http://it.wikipedia.org/wiki/Caso_Moro
camillobenso
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Re: Il caso Moro, una storia infinita che non può essere riv

Messaggio da camillobenso »

37 anni dopo, ai giorni nostri.



Aldo Moro, don Mennini: “Mai entrato in prigione Br. Ma confessione è segreta”
Cronaca
Audizione in Commissione parlamentare per il sacerdote che, secondo Cossiga, visitò lo statista sequestrato prima che fosse ucciso dalla Br. L'attuale nunzio apostolico in Regno Unito smentisce, ma ricorda che la riservatezza intorno al sacramento non può essere messa in discussione neppure dal Papa. Grassi (Pd): "Non mi convince"
di F. Q. | 9 marzo 2015 COMMENTI


Non ha confessato Aldo Moro. E non gli ha mai fatto avere documenti e oggetti nel “carcere” delle Br. Così l’Arcivescovo Antonio Mennini, nunzio apostolico del Regno Unito, che a quanto scrisse Cossiga visitò lo statista sequestrato prima che fosse ucciso dalla Brigate rosse, ha testimoniato oggi di fronte alla Commissione parlamentare d’inchiesta.

Ma il sacerdote ricorda anche che le circostanze e i luoghi della confessione sono coperti “dalla legge divina” su cui nessuno può intervenire, nemmeno il Papa.


È stato infatti proprio Papa Francesco a prendere la decisione di far testimoniare don Mennini, scegliendo di rompere le regole dell’immunità diplomatica di cui godono i nunzi, per cercare dopo 37 anni di fare luce sui giorni di prigionia dello statista democristiano rapito dalle Brigate Rosse e trovato morto il 9 maggio 1978.

“Mai confessato Aldo Moro nella prigione delle Brigate rosse”, ha affermato Mennini di fornte ai parlamentari.

“Purtroppo non ho avuto questa possibilità, ma nella coscienza dei miei doveri sacerdotali sarei stato molto contento di farlo. Non avrei difficoltà ad ammettere che sarei andato nel covo delle Br”. E se si fosse presentata un’opportunità del genere, ha aggiunto, “credete che sarei andato lì dove tenevano prigioniero Moro senza tentare di fare niente? Mi sarei offerto di prendere il suo posto, avrei tentato di intavolare un discorso o come minimo ricordare il tragitto fatto”.

“Ma poi – ha continuato – di che si doveva confessare il povero Moro?”.

Mennini ha precisato che sulla confessione in ogni modo “non solo non si può dire nulla sui contenuti ma neppure sulle circostanze temporali e logistiche”, ha concluso.

La figura di don Mennini è cruciale in quanto considerata “ponte fra le Br e la Santa Sede, con l’obiettivo di salvare il prigioniero”.

L’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, ministro dell’Interno all’epoca del rapimento Moro ha raccontato che “Don Antonello (come molti lo chiamavano, ndr) Mennini raggiunse Aldo Moro nel covo delle Brigate Rosse e noi non lo scoprimmo. Ci scappò don Mennini”.

Ma le dichiarazioni dell’arcivescovo non convincono Gero Grassi, deputato Pd e vicepresidente della commissione d’indagine: “Non era quello che mi aspettavo, non mi convince che lui non ci sia stato nel carcere brigatista”.

Non ci sono elementi per smentire la versione di Mennini ma “il percorso di questi anni ci spingeva a pensare che ci fosse stato un canale di ritorno e che qualcuno fosse stato da Moro.

E ritenevamo fosse lui. Ora lui smentisce, dicendo che potrebbe essere stato un altro sacerdote, amico dei brigatisti.

Ne prendiamo atto.

Oggi viene fuori che è stata altra persona, la cercheremo”.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03 ... a/1489442/
camillobenso
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Re: Il caso Moro, una storia infinita che non può essere riv

Messaggio da camillobenso »

La vox populi.
Cosa ne pensano gli italiani di oggi, 37 anni dopo.



aldo • 9 ore fa
la maffia santa non parla
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MERY • 3 giorni fa
ma io mi chiedo perché perdere tanto tempo con il prete quando abbiamo un sacco di brigatisti ancora vivi chiediamolo a loro dove sta il problema ? cosi il prete lo sbugiardiamo
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Margherita • 3 giorni fa
c'era un altro uomo ponte tra br e la famiglia Moro : domandiamolo a Morucci e alla Faranda
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edmondo • 4 giorni fa
continua a mentire spudoratamente, d'altrone nulla osta che dica DOVe lo ha visto, quando e chi era presente. Fatti e circostanze che nulla hanno a che fare con il segreto confessionale.
Giova ricordare che è stato vicino ai cardinali villot e casaroli, a marcinkus di cui suo padre era il vice allo IOR. NON parla, ma conosce soggetti di cui non si conosce l'identità e che erano al vertice del gruppo di assassini che insanguinarono l' Italia.D'altronde il Vaticano non ti tiene quasi quarant'anni in giro per il mondo perchè sei bravo. un deferente pensiero agli uomini della scorta e ad aldo moro.
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camillobenso
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Re: Il caso Moro, una storia infinita che non può essere riv

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rino vardaro • 4 giorni fa
ma son preti ,,,,cosa vi aspettavate...il francesco P.R. ci prova,,,,,ma gesuita e' e quelli "ne sanno una piu' del diavolo"....e la fortuna e' essere agnostici,,,neanche atei ,,con quelli ci provano ,,,ma per chi pensa che non esistano fedi o religioni ,ossi duri da masticar trovano,,,ma si sa' il numero evince ,e basta guardar le "pecorelle" la domenica mattina a testa in su per capire che e' molto ma molto lontano l'illuminismo,,,e sempre nel peccato di peccatori anche futuribili ci voglian far stare ,,,,intanto confessatevi,,,tutto a posto ,
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filpa52186 • 4 giorni fa
Basta guardarlo per capire che questo prete mente spudoratamente.Ha fatto carriera tenendo la bocca chiusa,figurarsi se si mette a cantare!
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edmondo filpa52186 • 4 giorni fa
hai colto nel segno, bravo
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graffit filpa52186 • 4 giorni fa
Occhio alla prima impressione: spesso è autoinganno, proiettivo e menzognero.
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sundance • 4 giorni fa
mi sfugge l'utilità pratica dell'ennesima "inchiesta"
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edmondo sundance • 4 giorni fa
trovare quelli che l'hanno sfangata grazie agli omertosi che ancora girano, con sottana o senza
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Re: Il caso Moro, una storia infinita che non può essere riv

Messaggio da camillobenso »

37 anni dopo, ai giorni nostri.
Gli sviluppi




Aldo Moro, 17 audiocassette mai ascoltate tra i reperti del covo Br
Cronaca
I nastri sono "riemersi" durante il lavoro della commissione d'inchiesta. Grassi (Pd): "Non sono state mai sbobinate. Ma dagli atti si capisce che erano 18, ne manca una"
di F. Q. | 13 marzo 2015 COMMENTI


Sono state ritrovate 17 cassette audioregistrate tra i reperti del covo delle Brigate Rosse di via Gradoli, a Roma.

Non risulta da nessun atto giudiziario che il contenuto di questi nastri sia mai stato ascoltato o verbalizzato.

Il ritrovamento è avvenuto durante il lavoro della commissione d’inchiesta parlamentare presieduta da Giuseppe Fioroni (Pd) e in particolare da Antonia Gianmaria, magistrato distaccato all’organismo parlamentare.

“Da quel che si conosce dagli atti – dichiara Gero Grassi, componente Pd della commissione – le cassette registrate ritrovate nel covo e mai ascoltate erano 18: ad oggi ne manca dunque una.

Per il momento le cassette sono dunque nella cassaforte della Commissione, presto ne conosceremo il contenuto e ne valuteremo la sua rilevanza per le nostre indagini”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03 ... r/1502765/
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