G R E C I A

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cardif
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Re: G R E C I A

Messaggio da cardif »

Mi pare di averlo già scritto, ma non ricordo dove.
La Grecia, per poter ridurre man mano il suo debito con l'Europa, ha bisogno di far cassa. Ma se li togli ai suoi stessi cittadini li impoverisce. La politica economica dev'essere impostata in modo da far aumentare le entrate dall'esterno. Quindi l'Europa deve incentivare gli investimenti in Grecia, il turismo, le sue esportazioni.
Prestare soldi ad un povero che li spende per sopravvivere e però rimane nelle stesse condizioni a che serve? Si può fare di più, non solo dare di più.
Oggi serve alla Grecia, domani potrà servire ad altri. E' questo il principio di solidarietà che va applicato.

cardif
camillobenso
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Re: G R E C I A

Messaggio da camillobenso »

19 MAR 2015 13:25
- UNA "GREXIT" CHE VALE 400 MILIARDI. O MOLTO DI PIÙ?

- SE ATENE ESCE DALL'EURO E DICHIARA BANCAROTTA, NON SI PUÒ PREVEDERE COSA SUCCEDERÀ

- GLI USA CREDEVANO DI AVER DIFESE, INVECE IL CRAC LEHMAN HA DISTRUTTO LE ECONOMIE GLOBALI

A parte i fallimenti in Grecia, le banche centrali nazionali, attraverso la Bce, dovrebbero cancellare dai bilanci fino a 166 miliardi di attivi, i mercati chiederebbero tassi molto più alti per i paesi come Italia, Spagna o Portogallo, data la possibilità anche per loro di lasciare la moneta unica...


Federico Fubini per “la Repubblica”


La festa nazionale greca, il 28 ottobre, si chiama «giorno del no» in memoria del rifiuto opposto a Mussolini nel 1940. Certo l’area euro del 2015 non somiglia in niente all’Italia di 75 anni fa e la Troika non è un esercito fascista che preme ai confini. Ma se stasera al vertice di Bruxelles il premier Alexis Tsipras rispolverasse lo spirito di quei tempi, oltre a vellicare l’orgoglio nazionale otterrebbe un altro risultato: muovere un passo in più verso un’insolvenza che può portarlo ad abbandonare l’euro nel giro di pochi mesi.

L’uscita della Grecia dalla moneta unica non è mai stata lo scenario più probabile, forse non lo è neanche ora. Ma i rapporti fra Atene e i suoi creditori ormai hanno toccato a un punto così basso che ministri, commissari e bancheri europei ne parlano apertamente. Federico Ghizzoni sostiene che Eurolandia oggi ha istituzioni e economie così solide da poter resistere a un’uscita di Atene senza troppi traumi.
renzi tsipras rutte juncker all eurogruppo


L’amministratore delegato di Unicredit in questo concorda con Johan Van Overtveld, ministro delle Finanze olandese, che parla di «difese sufficienti». Pierre Moscovici, commissario Ue agli Affari monetari, la vede in modo opposto: «Sarebbe una catastrofe - ha detto più volte il francese - Se un Paese esce, metterebbe in pericolo la zona euro perché i mercati si chiederebbero subito chi è il prossimo».

Di certo la contabilità di una rottura sarebbe più complessa di quanto di solito si pensi. Quella che Tsipras chiama «austerità», vista dai creditori appare qualcosa di diverso: un flusso di finanziamenti a vario titolo da 400 miliardi di euro, in gran parte a carico e a rischio dei contribuenti del resto d’Europa. Fatte le proporzioni, è come se dal 2010 ad oggi l’Italia avesse ricevuto da Eurolandia 3.500 miliardi di euro.

Il primo programma per la Grecia valeva 80 miliardi, per un terzo dal Fondo monetario internazionale e per il resto dai governi europei. Il secondo ne vale 164 e gli esborsi per ora sono arrivati quota 153,8 miliardi (11,9 del Fmi, il resto del Fondo salvataggi europeo Efsf-Esm). Poi ci sono i vari canali della Bce, o meglio del sistema europeo delle banche centrali.

Lì a fine gennaio la posizione debitoria «ordinaria» dell’istituto centrale di Atene era di 75,9 miliardi. Vanno contati inoltre i circa 70 miliardi di euro dei prestiti di emergenza che la Bce sta fornendo in queste settimane e i 19,8 miliardi di titoli greci che rimangono sul bilancio dell’Eurotower dopo gli acquisti per il salvataggio del 2010-2011. In totale fanno appunto circa 400 miliardi di euro, due volte e mezzo il reddito nazionale greco.


Se Atene facesse default e tornasse alla dracma, la perdita per i creditori non sarebbe su questa somma per intero. Parte dei prestiti recenti sono serviti a rimborsarne altri dei primi anni di crisi, dunque la perdita sarebbe un po’ superiore ai 300 miliardi: un volume di oltre metà del crac Lehman, concentrato su istituzioni pubbliche europee.

Già questo porrebbe problemi intrattabili. Le banche centrali nazionali, attraverso la Bce, dovrebbero cancellare dai bilanci fino a 166 miliardi di attivi. Risulterebbe così che i saldi debitori e creditori fra Banca d’Italia, Banque de France o Bundesbank all’interno dell’eurosistema non sono pure scritture contabili, ma posizioni di rischio reale.


Qualcuno ricorderebbe che per esempio l’Italia a febbraio era in «rosso» di 164 miliardi nei saldi dell’Eurosistema e magari in Germania si pretenderebbe di non condividere più questi rischi. L’uscita della Grecia può far sembrare l’euro non più una moneta unica, ma un sistema revocabile di cambi fissi. Gli investitori chiederebbero tassi più alti per comprare il debito dei Paesi più fragili, temendo che possano tornare alle proprie monete deboli. «I mercati si porrebbero domande sull’Italia, la Spagna o il Portogallo», prevede il presidente dell’istituto tedesco Diw Marcel Fratzscher.

La Grecia se la passerebbe anche peggio: «Ci sarebbero fallimenti di banche e imprese - nota Fratzscher - e il Paese sarebbe tagliato fuori dai finanziamenti. La catastrofe umanitaria sarebbe molto più grave di oggi ». Possibile che Atene si rivolga a Mosca, per poi magari rendersi conto che la Russia è un protettore ingombrante ma incapace di sostenerla.


Tutte prospettive che dovrebbero scoraggiare dalla rottura definitiva. Ma non sempre va così, ricorda Angel Ubide del Peterson Institute: «La Federal Reserve e il Tesoro Usa erano convinti di aver preparato difese adeguate, prima di lasciar fallire Lehman - dice -. Ma quando qualcosa di tanto enorme succede per la prima volta nella storia, nessuno può dire di conoscere tutte le conseguenze».
iospero
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Re: G R E C I A

Messaggio da iospero »

in sintesi , dopo la riunione di ieri a Brukelles, quanto raggiunto

significa, così come voleva Tsipras, che la ex troika (ossia la missione ad Atene dei funzionari della Bce, della Commissione e del Fmi) potrà discutere solo dei dati tecnici riguardanti le misure decise dal governo greco, e le conseguenze attese sul bilancio, ma non "bocciare" le misure stesse o chiedere di introdurne altre diverse, come succedeva in passato. La discussione sulle scelte, invece, si potrà svolgere solo "al livello politico" a Bruxelles, non con i funzionari ma con i vertici delle tre istituzioni e con l'Eurogruppo.
camillobenso
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Re: G R E C I A

Messaggio da camillobenso »

Come spesso accade, i maldipancia personali prevalgono, sugli interessi generali.

Sono ben presenti i fastidi generati dalla vittoria di Tsipras nel tessuto sociale italiano. In molti speravano che un partito della sinistra, non potesse avere successo in Grecia, da quando l’Europa si è spostata a destra.
Quel successo poteva e può contaminare altri Paesi dell’Europa meridionale, compreso il nostro.

Ma Syriza, anche di stretta misura, tale da costringerla ad allearsi con un partito di destra, vince le elezioni.

E allora i nostri malpancisti puntano sull’intransigenza della Germania, e di conseguenza dell’Eurotower, affinché quella vittoria si traduca in una sconfitta.

O meglio, in un disastro.

Tra i fastidi, prevale la convinzione che Tsipras si sia comportato da sbruffoncello. E poi ha irritato alcuni per il fatto che abbia fatto sapere che vuole aiuti ma “non intende pagare il debito”.

Tra le varie motivazioni che inducono una parte dei nostri connazionali a preferire il fallimento della Grecia, come sempre la fa da padrona “Nostra signora l’ignoranza”.

Non conoscono la storia della Grecia dal periodo successivo ai colonnelli. Come ignorano la corresponsione di amorosi sensi tra la classe dominante dell’ultimo decennio, con gli affaristi tedeschi.

Qualsiasi formazione politica, di destra o di sinistra, che volesse cercare di salvare il proprio Paese, subentrando ad una classe dirigente corrotta, non potrebbe avere possibilità di successo, se la comunità internazionale non sia disposta a dare un aiuto concreto affinché il popolo greco possa salvarsi.

E non si tratta solo di denaro, ma di una progettazione concreta per un riscatto che abbia come finalità la restituzione del debito secondo una modalità fattibile.


Ma le cose non stanno andando così. La Grecia ha bisogno di fondi per pagare stipendi e pensioni.

Il Grande Fratello segnala:

• il crac è vicino: atene non ha soldi per stipendi e pensioni ...
http://www.etalia.net/articles/a676cbdc ... 232dd6dde5

IL CRAC È VICINO: ATENE NON HA SOLDI PER STIPENDI E PENSIONI - A TSIPRAS SERVONO TRE MILIARDI PER SCONGIURARE IL DEFAULT - LA ...
• 20 Marzo 2015 Non ci sono più soldi per stipendi e pensioni ...
cinquantamila.corriere.it/storyTellerArticolo.php?storyId...


8 ore fa - Non ci sono più soldi per stipendi e pensioni: alla Grecia servono subito tre ... subito 2-3 miliardi per evitare il crac», ha detto allarmatissimo il presidente del ... è il vero bazooka con cui l'ex Troika vuol costringere Atene ad ...
• IL CRAC È VICINO: ATENE NON HA SOLDI PER STIPENDI ...
gossip.libero.it/.../il-crac-è-vicino-atene-non-ha-soldi-per-stipendi-e-pens...


IL CRAC È VICINO: ATENE NON HA SOLDI PER STIPENDI E PENSIONI - A TSIPRAS SERVONO TRE MILIARDI PER SCONGIURARE IL DEFAULT - LA ...
• il crac è vicino: atene non ha soldi per stipendi e pensioni
http://www.siviaggia.it/.../il-crac-è-v ... pendi-e-pe...


IL CRAC È VICINO: ATENE NON HA SOLDI PER STIPENDI E PENSIONI - A .. ... Bce, Ue e Fmi, irritate dall'impasse nei negoziati, hanno stretto i cordoni della

^^

Ettore Livini, oggi, su La Repubblica scrive:

20 MAR 2015 10:13
- IL CRAC È VICINO: ATENE NON HA SOLDI PER STIPENDI E PENSIONI
-
- - A TSIPRAS SERVONO TRE MILIARDI PER SCONGIURARE IL DEFAULT
-
- - LA CORSA AI BANCOMAT DEGLI ULTIMI MESI HA FATTO SPARIRE DALLE BANCHE ELLENICHE 25 MILIARDI

Bce, Ue e Fmi, irritate dall’impasse nei negoziati, hanno stretto i cordoni della borsa: l’ultima tranche di aiuti da 7,2 miliardi è bloccata fino all’ok al piano di riforme e i tecnici di Eurotower hanno suggerito ieri al Board della banca centrale di impedire alle banche elleniche di comprare nuovi titoli di stato…

Ettore Livini per “la Repubblica”

La Grecia arriva al redde rationem con l’ex Troika senza soldi in cassa e si affida alla finanza creativa (leggi “gratta il fondo del barile”) per trovare i 3 miliardi necessari a pagare stipendi e pensioni di marzo.

Bce, Ue e Fmi — dopo aver garantito ad Atene 230 miliardi di prestiti — hanno sospeso i finanziamenti lo scorso agosto. A tenere in piedi la macchina dello Stato è da allora la liquidità — distribuita con il contagocce — girata dalla Bce alle banche elleniche per sottoscrivere i titoli di Stato in scadenza e pagare gli interessi sul debito.

I conti però non tornano più e i nodi sono arrivati al pettine. I greci hanno smesso di pagare le tasse da quando sono state convocate le elezioni (solo a gennaio è mancato all’appello un miliardo di entrate fiscali). La corsa ai bancomat ha fatto sparire in due mesi dai caveau degli istituti di credito 25 miliardi — il 15% dei depositi — di cui 600 milioni negli ultimi tre giorni. Le cose non vanno meglio oltrefrontiera.

Bce, Ue e Fmi, irritate dall’impasse nei negoziati, hanno stretto i cordoni della borsa: l’ultima tranche di aiuti da 7,2 miliardi è bloccata fino all’ok al piano di riforme e i tecnici di Eurotower hanno suggerito ieri al Board della banca centrale — che ha respinto la proposta — di impedire alle banche elleniche di comprare nuovi titoli di stato («troppo rischiosi»).


Risultato: la Grecia rischia di finire in bancarotta senza aver nemmeno iniziato a discutere davvero con i creditori: «Servono subito 2-3 miliardi per evitare il crac», ha detto allarmatissimo il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz. Mentre Yanis Dragasakis, il vi- cepremier che sembra aver rubato un po’ di spazio sui temi economici al ministro delle finanze Yanis Varoufakis, ha ammesso per la prima volta che esiste un «problema di finanziamenti da affrontare subito».

Nessuno si stupisce più di tanto. L’arma della liquidità — come molti immaginavano — è il vero bazooka con cui l’ex Troika vuol costringere Atene ad accettare la sua ricetta per salvare il paese. Il Governo ha provato a mettere qualche toppa per non finire all’angolo. Ha approvato una legge che gli consente di mettere mano alle riserve di liquidità dei fondi pensione, ha sbloccato (con il tacito assenso Ue) 550 milioni del fondo salva-banche, ha approvato un condono fiscale che cancella le sanzioni a chi paga subito gli arretrati con l’erario, ha chiesto alle municipalizzate di usare le riserve in cassa per sottoscrivere titoli di stato.

Mosse disperate. Inutili perchè le uscite, purtroppo, sono più delle entrate.

A poco servono pure gli 875 euro che una coppia tedesca ha regalato ieri ad Atene come risarcimento per i danni di guerra: solo questo mese sono stati ripagati 1,5 miliardi di prestiti al Fondo Monetario (altri 350 milioni sono in calendario venerdì), nelle prossime ore dovrebbe scadere un derivato confezionato da Goldman Sachs nel 2000 per consentire alla Grecia l’ingresso nell’euro.


Entro maggio ci sono da pagare altri 4,5 miliardi di interessi mentre tra luglio ed agosto scadono 6,7 miliardi di prestiti Bce. Un circolo vizioso in cui i debiti pagano i debiti: dei 230 miliardi di prestiti dell’ex Troika — stima Macropolis — solo l’11% è arrivato davvero ai greci mentre il resto se n’è andato in interessi e salvataggi di banche e creditori.

LE RICHIESTE DI TSIPRAS
La liquidità sarà dunque il tema principe dei bilaterali di queste ore. Cosa chiede Tsipras? Tre cose (non obbligatoriamente tutte): la restituzione degli 1,9 miliardi di profitti fatti dalla Bce su titoli di stato ellenici; lo sblocco di una parte dell’ultima tranche di aiuti da 7,2 miliardi; l’ok all’emissione di nuovi titoli di Stati — il tetto di 15 miliardi è già stato raggiunto — assieme al via libera a nuovi finanziamenti di emergenza dalla Bce. Ossigeno necessario per prendere fiato e poi discutere di riforme. Cosa può offrire in cambio?

Un ammorbidimento della linea muro contro muro con i creditori e l’impegno a far decollare in tempi stretti un “pacchetto-base” di riforme chieste dall’ex-Troika. «L’unica linea rossa che non vogliamo valicare è quella di nuove misure d’austerità», ha detto un dialogante Tsipras. Il tempo delle parole, minaccia l’Europa, è finito. Servono i fatti. Senza soldi (e con la sinistra di Syriza che lo attende al varco), il premier ellenico si giocherà in queste ore una partita decisiva in cui si misurerà non solo la sua statura politica ma soprattutto la possibilità per la Grecia di rimanere davvero nell’euro.


I NODI AL PETTINE
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VIGNETTA VAURO - MERKEL TSIPRAS
aaaa42
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Re: G R E C I A

Messaggio da aaaa42 »

questo economista a mio avviso era un giovane teorico in Belgio di una nuova economia europea e io aggiungo a sostegno moneta euro
ecco cosa scrive ora :

http://vocidallestero.it/2015/03/18/sap ... -ad-atene/
cardif
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Re: G R E C I A

Messaggio da cardif »

Da Vocidallestero:
"Tuttavia, anche se si cerca di presentare il problema della Grecia come un problema di debito, in realtà è piuttosto di un problema di produttività e di competitività che si tratta."
Condivido. E' quello che ho già scritto prima. Alla Grecia serve che aumentino le entrate. E l'Europa può dare incentivi in tante forme in questa direzione, non solo prestare soldi.
Se la Grecia va in default non paga i debiti né all'Europa né ai suoi stessi risparmiatori; in più esce dall'Europa e si fa una moneta tutta sua.
Se le sue entrate non sono sufficienti a pagare stipendi e pensioni si innesca il solito meccanismo noto: una parte della popolazione andrà ad ingrossare le file di gente che chiede un pranzo alle mense di carità. Calano i consumi e questo va a danno anche dell'altra parte di popolazione. ecc ecc. A che si arriva? Rivolte, destabilizzazione, guerra civile? Anche ad una nuova dittatura dei colonnelli, perché in queste situazioni è sempre l'esercito che ha la forza per prendere il comando.
Certo, nel 1967 le cause furono dovute alla instabilità politica mentre adesso sarebbero di natura economica.
Sarebbe un bene per l'Europa? Mi pare proprio di no.
Con politiche di questo tipo, di disinteresse per i problemi dei singoli Stati, si perde di vista il progetto, che fallirebbe, degli Stati Uniti d'Europa.
Si potrà arrivare a nuove cause di destabilizzazione dell'Europa, di nuovo a guerre, anche se locali, anche se non armate ma solo economiche.
Addio al 'mai più guerre in Europa', principio fondante dell'Unione Europea.
La mia conclusione è opposta a quella riportata nell'ultima frase dell'articolo su Vocididentro, dove però è indicata una via:
"Infatti, possiamo ora toccare con mano la previsione fatta da Georges Brown, Cancelliere dello scacchiere del Regno Unito nei primi anni settanta, in una conferenza presso l’Istituto europeo di Firenze. Certamente, una moneta europea sarebbe un vantaggio, ma per funzionare richiederebbe che ciascun paese si impegnasse a versare il 10% del suo PIL in un bilancio federale. Oggi sappiamo che il bilancio della UE ha a malapena raggiunto l’1,23%."
Avendo più fondi disponibili sarebbe meno pesante per l'Europa aiutare la Grecia.

cardif
iospero
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Re: G R E C I A

Messaggio da iospero »

cardif ha scritto:Da Vocidallestero:
"Tuttavia, anche se si cerca di presentare il problema della Grecia come un problema di debito, in realtà è piuttosto di un problema di produttività e di competitività che si tratta."
Condivido. E' quello che ho già scritto prima. Alla Grecia serve che aumentino le entrate. E l'Europa può dare incentivi in tante forme in questa direzione, non solo prestare soldi.
Se la Grecia va in default non paga i debiti né all'Europa né ai suoi stessi risparmiatori; in più esce dall'Europa e si fa una moneta tutta sua.
Se le sue entrate non sono sufficienti a pagare stipendi e pensioni si innesca il solito meccanismo noto: una parte della popolazione andrà ad ingrossare le file di gente che chiede un pranzo alle mense di carità. Calano i consumi e questo va a danno anche dell'altra parte di popolazione. ecc ecc. A che si arriva? Rivolte, destabilizzazione, guerra civile? Anche ad una nuova dittatura dei colonnelli, perché in queste situazioni è sempre l'esercito che ha la forza per prendere il comando.
Certo, nel 1967 le cause furono dovute alla instabilità politica mentre adesso sarebbero di natura economica.
Sarebbe un bene per l'Europa? Mi pare proprio di no.
Con politiche di questo tipo, di disinteresse per i problemi dei singoli Stati, si perde di vista il progetto, che fallirebbe, degli Stati Uniti d'Europa.
Si potrà arrivare a nuove cause di destabilizzazione dell'Europa, di nuovo a guerre, anche se locali, anche se non armate ma solo economiche.
Addio al 'mai più guerre in Europa', principio fondante dell'Unione Europea.
La mia conclusione è opposta a quella riportata nell'ultima frase dell'articolo su Vocididentro, dove però è indicata una via:
"Infatti, possiamo ora toccare con mano la previsione fatta da Georges Brown, Cancelliere dello scacchiere del Regno Unito nei primi anni settanta, in una conferenza presso l’Istituto europeo di Firenze. Certamente, una moneta europea sarebbe un vantaggio, ma per funzionare richiederebbe che ciascun paese si impegnasse a versare il 10% del suo PIL in un bilancio federale. Oggi sappiamo che il bilancio della UE ha a malapena raggiunto l’1,23%."
Avendo più fondi disponibili sarebbe meno pesante per l'Europa aiutare la Grecia.

cardif
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si cerca di presentare il problema della Grecia come un problema di debito, in realtà è piuttosto di un problema di produttività e di competitività che si tratta."
questo è vero solo in parte, personalmente reputo invece ci sia uno scontro tra un'Europa dei popoli e un'Europa della finanza.
iospero
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Re: G R E C I A

Messaggio da iospero »

Per adesso Juncker sblocca 2 miliardi per la Grecia e ammette: «È in crisi umanitaria»

di Beda Romano20 marzo 2015 - Sole 24 ore
cardif
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Re: G R E C I A

Messaggio da cardif »

iospero ha scritto:personalmente reputo invece ci sia uno scontro tra un'Europa dei popoli e un'Europa della finanza.
Ma l'Europa dei popoli esiste? Esistono popoli in Europa, questo sì. E c'è una parte di europei che vorrebbe gli Stati Uniti d'Europa. Il problema più grosso è la mancanza di una lingua comune. Magari il Parlamento europeo avesse deciso per una lingua comune invece delle 24 lingue. C'era la speranza dell'esperanto, ma non hanno voluto.
Attualmente l'Europa dei popoli è una chimera: ogni popolo continua a pensare alla propria autonomia, non vuole cedere né sovranità né soldi.
Parte dei 'popoli' europei non vuole l'Europa unita e la moneta unica.
Secondo me questo 'scontro' non esiste. Esiste lo scontro tra chi vuole la sovranità dell'Europa e chi vuole la sovranità nazionale.

Che i finanzieri facciano i loro interessi, che c'è di strano? Forse che i petrolieri, le case farmaceutiche, ecc, ma anche i notai, i farmacisti, i tassisti ecc non li fanno?
Certo, i finanzieri hanno un potere in più, perché scelgono cosa finanziare e cosa no, secondo convenienza. Se a loro convenisse, finanzierebbero la Grecia.
Ma sono i politici a decidere, a fare scelte di unità o di rottura. Se vincono i Salvini e le Le Pen è rottura. Ma mica sono finanzieri, loro.

cardif
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Re: G R E C I A

Messaggio da camillobenso »

Che i finanzieri facciano i loro interessi, che c'è di strano? Forse che i petrolieri, le case farmaceutiche, ecc, ma anche i notai, i farmacisti, i tassisti ecc non li fanno?
cardif


Sono due tipi di interessi differenti. Lo evidenzia anche Giorgio Galli nel suo ultimo libro “Il golpe invisibile”.

Negli anni ’70 avviene una trasformazione in Italia dove le grandi famiglie imprenditoriali che avevano dominato sin dall’inizio del ‘900, sono costrette a passare la mano alla nuova categoria della finanza speculativa.

Gianni Agnelli ha tentato di opporsi ai tempi ma è stato battuto. Il declino dell’Italia imprenditoriale inizia in quegli anni.

Uno dopo l’altro, i grandi nomi dell’imprenditoria italiana, hanno chiuso battente, oppure hanno passato la mano.

E’ di questa settimana la notizia che la De Tomaso è passata ad una cordata svizzera. E ieri, abbiamo appreso che la Pirelli pneumatici passa in mano ai cinesi.

ECONOMIA & LOBBY
La Pirelli è quasi cinese
Tronchetti: “Chiudiamo
entro il finesettimana”

Di F. Q.

• PIRELLI SPOLPATA DAL PADRONE DELEGATO TRONCHETTI
CONDIVIDICOMMENTI (326)


Dal punto di vista della grande imprenditoria, siamo rasi al suolo.

Domenica scorsa, ad Omnibus, Paolo Agnelli, della PMI(Piccola Media Industria), ha fatto presente quanto sia fasulla la notizia fatta uscire al Forum Ambrosetti, di Villa d'Este di Cernobbio, sul Lago di Como, circa la ripresa in Italia.

La PMI, che rappresenta il 96 % della struttura produttiva italiana a Villa d’Este non è stata invitata.

Mi sembra abbastanza ovvio perché in quel consesso dove si doveva annunciare la ripresa, non dovevano figurare i dati negativi del sistema Italia.


Con i ceti burocratico – parassitari, i ceti finanziario - speculativi hanno saccheggiato l’Italia repubblicana fino a vanificarne lo stato di diritto.

Questi ceti burocratico – parassitari, come quelli finanziario - speculativi, sono resistiti alla tempesta di Mani Pulite, ed hanno continuato a progredire nella Seconda Repubblica, grazie alla presenza di Berlusconi e della finta sinistra.

Il caso Incalza di questi giorni, oltre alla serie degli altri scandali che si sono succeduti nel ventennio, Mose e Co., evidenziano come quella trasformazione iniziata negli anni ’70, è fortemente presente nel tessuto sociale e istituzionale italiano.

Il caso della finanza speculativa si è verificato poi anche in Europa.
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