Diario della caduta di un regime.

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

PER FORTUNA POLETTI E' STATO PRESIDENTE DELLE COOP ROSSE.
CHISSA' SE FOSSE STATO PRESIDENTE DELLE COOP NERE!!




Difficilmente Poletti e Renzi ed il resto della banda ammetteranno che l'intenzione fosse questa.

Ma se l'italietta non fosse tale, obbligherebbe la banda a dare seduta stante le dimissioni.

Invece sembra che ci si possa spingere fino all'inimaginnabile senza che si verifichi una reazione.

D'altra parte il potere misura sempre fino a che punto si può spingere con i sudditi.

Ieri sera aveva reagito il solito Crozza. L'unica opposizione al regime. Una battaglia condotta in solitudine.




DIETRO LE VACANZE DI POLETTI STUDENTI GRATIS IN AZIENDA
(Salvatore Cannavò).
25/03/2015 di triskel182


ALTRO CHE “TROPPE FERIE”: ECCO COSA C’È SOTTO L’ULTIMA USCITA DEL MINISTRO.

Un apprendistato gratis oppure pagato al 10 per cento del dovuto. Per capire che quella del ministro Giuliano Poletti sulle vacanze scolastiche – “sono troppi tre mesi” – non è una boutade tra le tante, basta andarsi a leggere i testi dei provvedimenti legislativi in via di approvazione. Due, in particolare: il terzo decreto attuativo della legge delega chiamata Jobs Act, quello sulle “Tipologie contrattuali” e il disegno di legge che riforma la scuola. Se letti all’unisono i due documenti offrono un’idea molto precisa del rapporto tra scuola e lavoro immaginato dal governo Renzi e dell’obiettivo di far lavorare di più i giovani in età di studio, di pagarli meno, molto meno o, addirittura, di non pagarli per niente.

NON SIAMO PROPRIO al ritorno a Oliver Twist ma, anche nei riferimenti immaginifici – “i miei figli scaricavano le cassette al mercato”, dice il ministro Po-letti – si conferma che il progetto sociale dell’attuale governo è il ritorno alla stagione antecedente al 1970, alla conquista dello Statuto dei lavoratori ma anche alla stagione dei diritti sociali. Quando il ministro dice che “non si distruggerebbe” un ragazzino se invece “di stare a spasso per le strade della città va a fare quattro ore di lavoro”, dice qualcosa che ha già impostato sia nel Jobs Act che nel disegno di legge sulla Scuola. Il terzo decreto attuativo del Jobs Act, quello che deve ancora passare in Parlamento – e che è ancora nei cassetti del governo come se la fretta iniziale fosse esaurita – è finito sotto i riflettori soprattutto per la parte che riguarda la soppressione delle tipologie lavorative “precarie” (in realtà, solo i Co.co.pro., l’associazione in partecipazione e il job sharing). In quel testo, però, c’è un articolo, il 41, che introduce “l’apprendistato per la qualifica, il diploma e la specializzazione professionale”. IL FINE È QUELLO di “coniugare la formazione sul lavoro effettuata in azienda con l’istruzione e formazione professionale svolta dalle istituzioni formative”, cioè gli enti di formazione. Questo apprendistato riguarda i giovani “che hanno compiuto i 15 anni di età” e la durata del contratto “è determinata in considerazione della qualifica o del diploma da conseguire” e non può essere superiore ai tre anni oppure a quattro nel caso del diploma professionale. Per attivare la tipologia lavorativa, i datori di lavoro sottoscrivono un “protocollo” con l’istituzione formativa a cui lo studente è iscritto in base a uno schema definito da un decreto ministeriale che definisce anche il contenuto e “l’orario massimo del percorso scolastico che può essere svolta in apprendistato”. I profili sono poi regolati dalle regione. Ognuna delle quali ha stabilito livelli di formazione annua differente: sono 1.000 ore in Emilia Romagna, 990 in Piemonte, Toscana e Liguria ma scendono a 400 in Lombardia e Campania. Secondo il Jobs Act, la formazione esterna all’azienda “non può essere superiore al 60% dell’orario per il secondo anno e del 50 per cento per il terzo e quarto anno”. Quanto alla retribuzione, “per le ore di formazione svolte nella istituzione formativa” il datore di lavoro “è esonerato da ogni obbligo retributivo”. Per quanto riguarda invece, le ore di formazione a carico del datore di lavoro, “è riconosciuta al lavoratore una retribuzione pari al 10% di quella che gli sarebbe dovuta”. Trattandosi di un apprendista, si tratterebbe comunque di una retribuzione inferiore di almeno due livelli di categoria di quelli di un dipendente regolare. Nella legislazione vigente, per la qualifica e per il diploma professionale, si riconosce una retribuzione che tenga conto delle ore di lavoro effettivamente prestate nonché delle ore di formazione “almeno nella misura del 35% del relativo monte ore complessivo”. Il peggioramento è evidente. LO COMPLETA quanto previsto dal disegno di legge su “La buona scuola” dove, all’articolo 4, si parla di “Scuola, lavoro e territorio”. In questa sede si prevedono 400 ore di alternanza scuola-lavoro (200 per i licei) negli istituti tecnici; L’alternanza è prevista nei periodi di sospensione dell’attività didattica (Natale, Pasqua, estate) e viene inserita la possibilità dei contratti di apprendistato per la qualifica. Finora le sperimentazioni avviate non hanno funzionato. Anche per questo, nella Buona scuola, sono previsti 100 milioni per finanziare gli incentivi alle imprese. Studiare meno, lavorare tutti.

Da Il Fatto Quotidiano del 25/03/2015.
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

Le domande di Mughini (ex Lotta continua):



25 MAR 2015 18:12
1. SÌ O NO, POLITICAMENTE, BETTINO CRAXI HA AVUTO COMPLETAMENTE RAGIONE (CONTRO ENRICO BERLINGUER) TANTO CHE IL PD DI RENZI È DIVENUTO UN PARTITO CRAXIANO?

2. SÌ O NO, NON C’È ANCORA UNA RISPOSTA NEL NOSTRO SENTIRE DIFFUSO ALLA DOMANDA CHE CRAXI, MENTRE PARLAVA IN PIEDI ALLA CAMERA E LI GUARDAVA IN FACCIA UNO A UNO, POSE AI SUOI COLLEGHI DI TUTTI I PARTITI, E CIOÈ CHE L’INTERO SISTEMA POLITICO DEMOCRATICO DELLA PRIMA REPUBBLICA POGGIAVA SUL PRELIEVO ILLEGALE DI TANGENTI?



Giampiero Mughini a Dagospia


Caro Dago, lasciamo perdere ogni tentativo di raffrontare quel che è della serie televisiva “1992” e quel che è stato degli anni italiani riassunti dall’insegna “Tangentopoli”. Ovvio che sono realtà e linguaggi imparagonabili, da una parte una fiction e i personaggi e le “emozioni” con cui sarà in grado di intrattenere i telespettatori, dall’altro l’intrigo più drammatico e più irrisolto della nostra storia politica recente. Ma volete mettere il Di Pietro della serie televisiva con il poliziotto ruspante che studiò da pubblico ministero e che seppe mettere in ginocchio un quasi-presidente della Repubblica come Arnaldo Forlani? A me interessa moltissimo il secondo, zero il primo. E pur tuttavia, prendendo lo spunto dall’eruzione televisiva di questa serie, posso fare a tutti voi qualche domanda?


1. Sì o no il Bettino Craxi del decennio primi anni Ottanta-primi anni Novanta ha avuto completamente ragione (contro Enrico Berlinguer) e quanto al suo assalto frontale contro la politica e la cultura dell’ “italocomunismo”, e quanto alla necessità da lui rivendicare di correggere il profilo istituzionale di una Costituzione ahimé talmente arrugginita, e quanto alla scelta di attenuare gli effetti inflazionistici della fatidica e famigerata scala mobile. Sì o no?

2. Sì o no non c’è ancora una risposta nel nostro sentire diffuso alla domanda che Craxi, mentre parlava in piedi alla Camera e li guardava in faccia uno a uno, pose ai suoi colleghi di tutti i partiti, e cioè che l’intero sistema politico democratico della Prima Repubblica - e dunque la vita di tutti i partiti, ho detto tutti - poggiava sul prelievo illegale di tangenti, ché altrimenti non ci sarebbero stati i partiti e le loro federazioni e le loro sezioni, e campagne elettorali che costavano centinaia di milioni a cadauno, e i giornali di partito, e i congressi e tutta quella fuffa? Sì o no?


3. Sì o no nel 1989 tutti i partiti - ho detto tutti - amnistiarono con una decisione unanime il prelievo di tangenti di cui ciascun partito aveva usufruito sino a quell’anno, e dunque le cospicue valigette zeppe di dollari che al Pci arrivavano dalla madrepatria Urss? Sì o no è andata così?

4. Sì o no la classe politica buttata giù da Tangentopoli, quella classe politica in auge al tempo della ricostruzione democratica e industriale di un Paese uscito in ginocchio dalle disfatte militari e morali della Seconda guerra, era una classe politica di dieci spanne superiore alle macchiette che oggi trascorrono da un talk-show all’altro a pronunciare il nulla? Sì o no?


5. Sì o no in fatto di corruzione personale e arricchimento privato e miseria morale gli odierni farabutti dei partiti - di destra, di sinistra e di centro - sono imparagonabilmente più farabutti di quegli amministratori della Dc o del Psi della Prima Repubblica di cui i processi attestano che non si misero un euro in tasca? Sì o no?

6. Sì o no il partito che particolarmente spinse a buttar giù dalla finestra la Prima Repubblica, ossia la Lega Nord, ha finito il suo tragitto politico (sino a Matteo Salvini, che è un’altra storia) nello squallore morale più alto quanto all’uso dei soldi pubblici, buoni magari a far avere a un Bossi jr una laurea in Albania? Sì o no?


7. Sì o no quelle bravissime persone che erano i pubblici ministeri milanesi, gli “eroi” di Tangentopoli, sono stati fasullissimi in quella loro arrogante pretesa di riscrivere la storia d’Italia dopo averne rivoltato come un calzino la classe politica? Sì o il sistema politico venuto fuori dai loro colpi di maglio è quanto di peggio si potesse aspettare un Paese industriale moderno? Sì o no?


8. Sì o no risulta allucinante quell’immagine dell’eroe su tutti di Tangentopoli, il pm Di Pietro che all’epoca le donne italiane giudicavano il più affascinante e il più irresistibile di tutti i maschi viventi, che in favore di camera televisiva si toglie la toga per poi entrare in politica a farvi valere la sua smodata ambizione e fondare un partito di cui non resterà una briciola nella storia politica italiana che non siano le stucchevoli filippiche del suo leader, esperto sovrumano dei “valori immobiliari”? Sì o no?



9. Sì o no l’odierno Pd cento volte di più somiglia al craxianismo e alle sue dinamiche (leadership carismatica dell’uomo solo al comando, volontà di modifica della Costituzione, fine della sudditanza ai sindacati confederali) che non al berlinguerismo, di cui pure qualche volenteroso adepto tesse la commossa nostalgia? Nostalgia di che, della bravissima persona che era Berlinguer? Certo, e poi? Sì o no quel che ho detto?
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Riforma della scuola, il miracolo di Renzi: tutte le sigle sindacali unite contro di lui

Scuola
Flc Cgil, Cisl e Uil Scuola, Snals e Gilda si sono incontrati a Roma per preparare insieme una battaglia contro l’idea di scuola del Governo. Per una volta tutti insieme, pronti da subito al blocco delle attività aggiuntive all’insegnamento come gite e i progetti didattici
di Alex Corlazzoli | 25 marzo 2015 COMMENTI



Sulla scuola Matteo Renzi un miracolo l’ha fatto: quello di riunificare i sindacati contro il ddl che sta per essere discusso al Parlamento.

Mercoledì mattina rappresentanti di Flc Cgil, Cisl e Uil Scuola, Snals e Gilda si sono incontrati a Roma per preparare insieme una battaglia contro l’idea di scuola del Governo. Per una volta tutti insieme, pronti da subito al blocco delle attività aggiuntive all’insegnamento ovvero le gite e i progetti didattici; decisi a promuovere una serie di manifestazioni in tutte le città italiane nelle prossime settimane e convinti a valutare anche il blocco degli scrutini qualora non fossero accolte le proposte avanzate.

Domenico Pantaleo, Francesco Scrima, Massimo Di Menna, Marco Paolo Nigi e Rino Di Meglio con oltre 400 delegati Rsu arrivati da tutt’Italia, hanno incontrato i rappresentanti delle forze politiche: per il Partito Democratico era presente la senatrice Francesca Puglisi; per Sel l’onorevole GianCarlo Giordano, per il Movimento 5 Stelle l’onorevole Silvia Chimienti e Laura Marsilio per Fratelli d’Italia.


Era da tempo che non si vedevano le cinque organizzazioni sindacali sedute allo stesso tavolo e decise ad andare fino in fondo.

Tre le questioni prioritarie. La prima, la stabilizzazione del lavoro: “La questione dei precari – ha detto Rino Di Meglio – va stralciata dal disegno di legge, e affrontata con un serio piano pluriennale di stabilizzazione; su questo tutti i segretari ritorneranno a dare battaglia. Non si deve lasciare fuori nessuno, tantomeno i grandi assenti di questo piano, gli Ata”. Soluzioni, secondo i sindacati, vanno trovate anche per i precari idonei al concorso e con 36 mesi senza abilitazione.

La seconda questione ritenuta prioritaria dai segretari è legata al potere che il ddl dà al dirigente. I cinque ritengono inaccettabile affidare al preside la chiamata diretta dei docenti e l’attribuzione del salario legato alla premialità.
La terza problematica è legata al contratto nazionale: ieri mattina hanno chiesto l’immediata emanazione dell’atto d’indirizzo per l’apertura delle trattative contrattuali. “I precari meritano meno tweet e più rispetto: il contratto è fermo dal 2009, resta un elemento di civiltà per il quale i sindacati si batteranno sempre”, ha spiegato Scrima.

Soddisfatto Mimmo Pantaleo, segretario della Flc Cgil: “Renzi è riuscito a riunificare il sindacato ma soprattutto le persone visto il numero dei partecipanti all’incontro di ieri mattina. Staremo a vedere che accade in Parlamento ma non possiamo transigere su alcune questioni. Le assunzioni vanno attuate con una legislazione d’urgenza. Inoltre l’idea di legare il lavoro ai 36 mesi di servizio non è tollerabile. Chiediamo che il concorso sia spostato nel tempo, che venga mantenuto il doppio canale per l’assunzione e che vi sia un piano pluriennale di immissione per tutti. Inoltre il dirigente deve tornare ad avere un ruolo organizzativo, i poteri previsti nel disegno di legge vanno ridimensionati”.


Nel pomeriggio si è svolta una manifestazione dei precari a Montecitorio ma la battaglia dei sindacati uniti contro il pacchetto Renzi sulla scuola continua: “Questo è solo il primo passo della mobilitazione. Mi auguro che restino tutti coerenti a ciò che abbiamo deciso.

Se fosse per la Gilda – spiega Di Meglio – saremmo già passati ad azioni più forti ma in questo momento serve restare uniti. Siamo pronti a valutare anche uno sciopero unitario qualora dal Parlamento non arrivassero segnali positivi rispetto alle nostre rivendicazioni”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03 ... o/1538309/
camillobenso
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“In Italia la corruzione percepita è al 90%”. Il dato più elevato di tutta l’area Ocse
Il nostro Paese è in cima alla lista, seguito da Portogallo e Grecia. Il valore più basso in Svezia
ANSA
L’intervento del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan al seminario sulla lotta alla corruzione nella pubblica amministrazione a Roma



25/03/2015
Scarsa fiducia nel Governo e convinzione diffusa che ci sia un alto livello di corruzione nelle istituzioni nazionali e locali: in Italia, secondo quanto emerge dal documento dell’Ocse “Cubbing corruption. Investing in growth” presentato oggi che riporta uno studio Gallup, la percezione della corruzione nelle istituzioni è al 90%, al top tra i Paesi sviluppati.

Nel nostro Paese la fiducia nel Governo è di poco superiore al 30%, più alta solo di quella che hanno i cittadini di Grecia, Portogallo, Spagna, Slovenia e Polonia nonostante in questi paesi la percezione sulla corruzione sia a livelli più bassi.

L’Ocse che per oggi e domani ha organizzato un convegno sulla corruzione a Parigi ricorda gli alti costi di questa pratica, dalle spese più alte per le opere pubbliche per la concessione delle quali si sono pagate tangenti, alla scarsa qualità delle opere fino alla sbagliata collocazione delle risorse pubbliche.

Il costo delle truffe e della corruzione negli investimenti pubblici - scrive l’Ocse - non è solo economico ma politico e istituzionale con seri risvolti per la legittimazione dell’apparato dello Stato e la capacità delle istituzioni governative di funzionare in modo efficace. Per l’Ocse c’è una «forte relazione» tra la corruzione percepita e la fiducia nel Governo. Più alta è la corruzione percepita, più bassa è la fiducia nelle istituzioni.

Dalla tabella inserita nel documento Ocse emerge che l’Italia è il Paese con la più alta corruzione percepita (vicino al 90%) e con una fiducia nel Governo superiore al 30%, più alta di quella di Grecia, Portogallo, Spagna, Slovenia e Polonia nonostante questi Paesi abbiano una percezione della corruzione inferiore a quella italiana (tra l’80% e il 90%).

La Svezia è il Paese con la più bassa percezione della corruzione (inferiore al 15%) e una fiducia nel Governo superiore al 55% seguita dalla Danimarca (sotto il 20%). Il Paese dove la fiducia nel Governo è più alta è la Svizzera con percentuali vicine all’80% nonostante la corruzione percepita sia intorno al 25%. In Germania la fiducia è superiore al 60% nonostante la percezione della corruzione si avvicini al 40% mentre la media Ocse è superiore al 40% per la fiducia nel Governo e inferiore al 60% per la percezione sulla corruzione.

«Esiste una stretta connessione - sottolinea il capogabinetto del Mef, Roberto Garofoli - tra economia e legalità o illegalità. La corruzione crea dei danni di sistema, danni cioè non scientificamente misurabili - perché la corruzione è per definizione un fenomeno sommerso - ma che influenzano l’andamento dell’intera economia. Secondo alcune tesi esiste una correlazione diretta tra la crescita del Pil e l’indice di percezione della corruzione. Il Pil aumenta dove la corruzione è meno percepita e viceversa».
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

FIL DI RETE
I talk di Floris e Giannini
diventano una passerella di narcisi

di Aldo Grasso


Fermatevi, fermatevi finché siete in tempo! Mi rivolgo a Massimo Giannini e a Giovanni Floris perché li considero persone intelligenti, prima ancora che professionisti di lungo corso.


Fermatevi, avete creato dei mostri! «Ballarò» (Raitre) e «diMartedì» (La7) non sono più dei talk di approfondimento, ma sono passerelle del narcisismo, dell’inconsistenza, della bulimia.


Fermatevi per salvare la parola, che è l’unica cosa che conta nei vostri programmi.

Ma dev’essere una parola che lascia il segno (come annoterebbero subito i semiologi), che si fa opinione.


Parola forte, prepotente che reca con sé il lezzo o l’olezzo delle idee.

Chi non pesa le parole cade in miseria. Lasciamo perdere la litania dell’overdose, la scelta di riempire fino all’inverosimile i palinsesti di talk, la stanchezza di un genere.


Dietro ai talk non basta avere una trovata: Del Debbio, Paragone li hanno trasformati in uno sfogatoio collettivo, Vespa ha diversificato l’offerta, Santoro, Formigli e Porro ne hanno fatto un’arma politica.

Per non parlare del mattino. Sappiano, perché ce lo ha insegnato Alberto Savinio, che «il linguaggio sonoro è il linguaggio degli imperativi, degli assoluti, dei dommi.


Ignora l’articolazione delle idee, non consente la comparazione, non esercita l’intelligenza che nasce appunto dalla comparazione» (eppure «Otto e mezzo » di Giuliano Ferrara un po’ era riuscito a sollecitare il gioco delle comparazioni…).

Se segnassi gli ospiti che martedì sera erano presenti nei due programmi occuperei tutto questo spazio: un ammasso insensato, una collezione di politici fancazzisti, alcuni con felpa d’ordinanza.


E il bello è che si parlava di corruzione, ma anche le parole si corrompono. Fermatevi, ridate senso al talk, fate in modo che la parola riacquisti la sua forza, la sua funzione democratica: opinioni, competenze, sorprese (roba per pochi) e via i ciarlatani.

La parola è gelosa e si vendica di chi la trascura e la maltratta.


26 marzo 2015 | 11:10
© RIPRODUZIONE RISERVATA

http://www.corriere.it/spettacoli/15_ma ... 5ec3.shtml
paolo11
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da paolo11 »

Infatti la scuola ti manda a fare delli steig, come era capitato a mio figlio.Neppure le spese di viaggio e non un centesimo dall'azienda.
Ciao
Paolo11
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

E' risorto parecchie volte ma quando entra nella spirale del Sunset Boulevard, sprofonda.

Dagospia segnala le preoccupazioni di Matteoli, ma ieri il Rag. Spinaus ha spifferato ai pm. l'esistenza di un'altra cordata di 10 ragazze (mica male dalle foto)



27 MAR 2015 20:39
- FLASH! L'IMPLOSIONE DI FARSA ITALIA, IN DIRETTA

- MATTEOLI AL TELEFONO DA CIAMPINI: "HO LITIGATO CON BERLUSCONI, IL PARTITO È A RISCHIO IMPLOSIONE. CREDE DI TENERE BUONO FITTO CON QUALCHE POLTRONA, MA QUA RISCHIAMO DI RESTARE CON LA ROSSI E TOTI"

- "HO CHIAMATO LA SEDE DI FORZA ITALIA, MA HANNO LICENZIATO TUTTI, MANCO IL CENTRALINO FUNZIONA"

Matteoli si agita al telefono davanti alla sede di Forza Italia: "La Rossi, poi, che vuole mettere il tetto alle candidature. Ma non lo sa che sono quelli con tre legislature che forse riescono a prendere qualche voto?"...



Dago-pissi


Da Ciampini, piazza San Lorenzo in Lucina (di fronte alla sede di Forza Italia), venerdi 27, h 19.

Altiero Matteoli di Forza Italia al telefono: "Ieri ho litigato violentemente...come con chi? Con Berlusconi. Il partito è a rischio implosione. Quello crede di tenere buono Fitto con 4 o 5 poltrone. Non sa di che parla. Ho parlato ieri con Fitto, si è preso 3 giorni per pensarci. Ma se Fitto rompe se ne vanno con lui in 20 o 30. E poi che si fa? Si rimane con la Rossi e con Toti? La Rossi poi che vuol mettere il tetto delle tre legislature ai candidati...ma non lo sa che sono quelli con tre legislature che forse riescono a prendere ancora qualche voto?


Il partito è allo sbando. Ti dico solo questo: ieri la mia segretaria ha chiamato la sede, ha risposto una ragazza impacciata che si è scusate perché era nuova. Allora il telefono l'ho preso io, le ho detto chi cercarmi e mi ha messo in attesa con la musichetta per 2 minuti. Ho messo giù e ho chiamato Verdini, che mi fa: ma che, passi per il centralino? Lascia perdere, lì sono stati licenziati tutti..."
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

POLITICA

Formigoni e gli Ncd parlano come mangiano

Politica
di Antonio Padellaro | 28 marzo 2015 COMMENTI


È stato immortalato quando, da presidente della Lombardia, morbidamente si abbronzava a bordo dello yacht dell’amico imprenditore, casualmente in affari con la Regione, ma oggi Roberto Formigoni è un uomo nuovo, anzi antico e con dedizione democristiana gestisce il mercato dei ministeri. Sentitelo mentre soppesa dicasteri e poltrone con la stessa oculatezza della brava massaia che alle prese con peperoni e melanzane bada a non farsi fregare: “Ci va restituito il ministero delle Infrastrutture oppure uno di pari peso politico oppure tre ministeri di grado inferiore: con Affari regionali, Pari opportunità e Università potremmo chiudere”.

Ovvio che se avanza un cavolfiore, anche senza portafoglio, se lo pappa lui. Questi Ncd sono davvero impagabili (nel senso letterale) per la tenacia con cui non mollano l’osso. L’ex ministro Lupi non ha ancora finito di traslocare dai Lavori Pubblici con i Rolex e gli abiti di sartoria gentilmente offerti da zio Frank Cavallo e subito mandano avanti il Celeste a battere cassa, manuale Cencelli alla mano. Per essi la reputazione non vale un sottosegretario e del resto non devono difenderla perché non l’hanno mai avuta.

Pensano che sia tutta roba loro e infatti ne pretendono la ‘restituzione’. Nell’andare all’incasso non hanno preferenze perché dalle regioni agli atenei sono all’oscuro di tutto purché gli vengano assicurata una segreteria, un capitolo di bilancio e un paio di auto blu. Parlano come mangiano: “Non ci accontenteremo delle briciole”, dice non a caso Quagliariello, che è l’intellettuale del gruppo.

Da ‘Stoccata e Fuga’, il Fatto Quotidiano, 28 marzo 2015


http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03 ... o/1545674/
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Re: Diario della caduta di un regime.

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La Seconda Repubblica si sta chiudendo come la Prima.




L'INCHIESTA COORDINATA DAI PM WOODCOCK, CARRANO E LORETO. DI MAIO
(M5S) ATTACCA: «L’ARRESTATO PD DEL GIORNO»
Tangenti, arrestato sindaco di Ischia
«Mazzetta da 330mila euro»
Intercettazioni,spunta nome D’Alema
Giosi Ferrandino (Pd) accusato con altri 9 delle cooperative Cpl. Uno degli arrestati, intercettato, parla di D’Alema: «Investiamo nella fondazione Italianieuropei, lui mette le mani nella m....ci ha dato delle cose». L’ex premier: «Nessun illecito»



Articolo + video


http://corrieredelmezzogiorno.corriere. ... 16f3.shtml
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Re: Diario della caduta di un regime.

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“Mazzette da coop rossa al sindaco di Ischia”
A D’Alema fondi e mega ordini di libri e vino

Arrestati Ferrandino (Pd), l’ex Psi Simone, i vertici di Cpl Concordia (già implicata in inchieste di mafia)
I legami con l’ex premier. Che dice: “Vergognoso diffondere quelle intercettazioni. Rapporti trasparenti”



^^^^^^^



Arresto sindaco Ischia, la coop finanziava D’Alema e gli comprava libri e vino
Giustizia & Impunità
L'ex presidente dei Ds, non indagato, citato nell'inchiesta che ha portato in carcere il sindaco Pd di Ischia per i suoi rapporti con la coop rossa Cpl Concordia. Che finanziava - in modo legittimo - la fondazione Italiani europei. L'ex Psi Simone intercettato: "Mette le mani nella merda"
di Andrea Palladino | 30 marzo 2015 COMMENTI


Lo schema è quello di sempre. Ci sono gli imprenditori, ci sono i politici e – nel centro della galassia degli appalti – i broker. Gente dinamica, sveglia, veloce. Mediatori in grado di avere i contatti giusti al momento giusto, capaci di macinare milioni di euro in contratti, movimentando mazzette e favori. Francesco Simone, secondo i magistrati di Napoli, il mestiere lo aveva nel sangue. Così come la passione per la politica, ereditata dalla sua passata vicinanza con la famiglia Craxi. Così come le giuste entrature e la capacità di capire chi contattare per creare il clima “favorevole ”attorno alla Cpl Concordia, il colosso cooperativo “rosso” che a fine mese gli pagava profumate commissioni. E il cui ex presidente Roberto Casari è indagato dalla Dda di Napoli per concorso esterno in associazione mafiosa, accusato di rapporti con la camorra casalese.

La rubrica telefonica di Simone – finito oggi agli arresti insieme ad alti dirigenti della cooperativa emiliana e al sindaco di Ischia Ferrandino – era decisamente ricca. La procura di Napoli ha evidenziato un nome di peso. Anzi, il nome, quello di Massimo D’Alema. Non è indagato, ma – come nel caso Lupi – si trova ora al centro di regali politicamente pesanti.

“Le mani nella merda”. Gli arresti sono scattati per uno specifico appalto, la metanizzazione dell’isola di Ischia. Secondo i magistrati napoletani il sindaco del Pd Ferrandino avrebbe ricevuto una serie di favori in cambio dell’aggiudicazione dei lavori: un contratto di 160mila euro con l’albergo della famiglia e l’assunzione come consulente del fratello. Il sistema, però, era più ampio. Cpl Concordia per il Gip avrebbe infatti organizzato e gestito un vero e proprio “sistema affaristico”, mantenendo contatti con “l’esponente politico che è stato per anni il leader dello schieramento politico di riferimento per la stessa cooperativa, ovvero l’onorevole Massimo D’Alema”.

“Queste persone poi quando è ora le mani nella merda ce le mettono o no?”, chiedeva al telefono il direttore commerciale della coop rossa Nicola Verrini a Francesco Simone. Secca la sua risposta: “D’Alema mette le mani nella merda come ha già fatto con noi ci ha dato delle cose”. Un rapporto dunque stretto.

Massimo D’Alema, secondo le indagini del Noe, era un politico decisamente amato dalla Cpl Concordia. Nel 2014 la cooperativa rossa decide di acquistare cinquecento copie del libro “Non solo euro” (ma risultano anche acquisti delle opere dell’ex ministro di Forza Italia Giulio Tremonti) e duemila bottiglie di vino prodotte dalla azienda vinicola gestita dalla moglie. C’è di più. Durante una perquisizione nella sede dell’azienda i carabinieri hanno trovato tre bonifici da 20mila euro ognuno a favore della fondazione di D’Alema “Italiani europei”. Soldi tracciati e quindi leciti, ma che per i magistrati sono il segno inequivocabile della vicinanza tra la Cpl Concordia e l’esponente del Pd.

Nelle indagini è finito anche il nome dell’ex deputato del Pdl Pasquale Vessa che, secondo i magistrati, avrebbe favorito alcuni appalti della cooperativa nella zona di Salerno, ricevendo in cambio una “fittizia consulenza” con una società riconducibile al parlamentare.

Tunisia mon amour. La storia delle tangenti della coop emiliana passa per la Tunisia. Quasi un revival degli anni ’90, quando Bettino Craxi usò i suoi contatti storici con il nord Africa per crearsi il buen retiro ad Hammamet. E, secondo alcune deposizioni, il broker Simone avrebbe goduto di ottimi contatti in Tunisia proprio grazie al suo passato di segretario di Bobo Craxi.

Nel paese nordafricano sarebbero infatti passati i soldi da usare per il pagamento delle tangenti. Secondo quanto hanno ricostruito gli investigatori Francesco Simone utilizzava una sua società tunisina per ricevere bonifici giustificati da contratti di consulenza, riportando in Italia i soldi per creare provviste in nero, distribuendo i contanti alle famiglie di amici che lo accompagnavano nei sui frequenti viaggi in nord Africa. In un caso – spiegano fonti investigative – una mazzetta di euro era stata nascosta in un passeggino, per passare la dogana all’ingresso in Italia.

Lo schema utilizzava anche passaggi di soldi estero su estero, con bonifici che partivano da San Marino per arrivare sui conti correnti tunisini riconducibili a Simone. Secondo la procura di Napoli il consulente della Cpl Concordia avrebbe corrotto anche alcuni funzionari di banche e doganieri tunisini, facendo così scattare nei suoi confronti anche l’accusa di corruzione internazionale.

Per ora la discovery dell’inchiesta si è concentrata solo sugli elementi indiziari relativi agli appalti di Ischia e di altri comuni minori della Campania. Le carte sono però coperte da numerosi omissis e – secondo fonti investigative – le indagini stanno proseguendo verificando diversi contatti con la politica. Le “mani nella merda” potrebbero essere tante.


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