Come se ne viene fuori ?

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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

flaviomob ha scritto:Camillo intravede mutamenti del quadro politico a partire da Landini e da quello che potrebbe nascere intorno al (suo) progetto.

A me, chissà perché, ogni tanto capita di avere un "inizio di" pensiero, partendo dal desiderio di dialogare e di rispondere, ma ancora in fase di maturazione... e poi - tac - trovo uno scritto di Rom che scrive in modo compiuto quello che stavo "iniziando a", oltre a tante altre riflessioni molto più elaborate e articolate. Grandioso. Allora torno al mio proto-pensiero che più o meno è questo: Landini e / o ciò che ci gira intorno potrebbe essere un altro Ingroia o Vendola o Cofferati o... insomma passato il breve "innamoramento" di turno, mutando mutande, finire nello stesso modo. Oppure giocarsela in modo molto diverso, partendo proprio dalla società, dalla solidarietà diretta o comunque molto "local", di base, in buona parte auto-organizzata, ritrovando un'etica che anche a sinistra si va perdendo (o conformando ai peggiori modelli). Di coraggio e cuore il bisogno è enorme e speriamo davvero che qualcuno la lezione di Pasolini l'abbia imparata, o quantomeno capita.



Camillo intravede mutamenti del quadro politico a partire da Landini e da quello che potrebbe nascere intorno al (suo) progetto.



Chi era presente sul forum di gianni (il forumista), sa che più volte ho segnalato che eravamo testimoni di:

1) Chiusura del primo ciclo della sinistra italiana, iniziato nel 1892 nella sala Sivori di Genova, con il nome di Partito dei Lavoratori Italiani e che successivamente a Reggio Emilia il nome venne cambiato in Partito Socialista dei Lavoratori Italiani. Al congresso di Parma del 1895 assunse il nome di Partito Socialista Italiano.

2) Stava chiudendosi la Seconda Repubblica. Una chiusura però che sta diventando una lunga agonia.

3) La chiusura dell'ultima avventura degli ex comunisti, diventati socialisti e poi diventati soci in affari con i democristiani.

Il 12 marzo 2012, all'ex Teatro Smeraldo di Milano, Gustavo Zagrebelsky annuncia la fine dei partiti, per come li avevamo conosciuti dal dopoguerra.

Prima o poi da qualche parte bisogna pur ripartire.



Dall'Espresso

SINISTRA
La Coalizione di Landini? È nata un anno fa
Il nome del futuro movimento fu coniato da Stefano Rodotà. E in quello stesso periodo il leader Fiom aveva le idee chiare su un «progetto per cambiare il Paese». Che, diceva «non può essere "alla sinistra del PD" ma deve partire dal basso e dal recupero del principio dell'uguaglianza»
DI ALESSANDRO GILIOLI


Articolo + video


http://espresso.repubblica.it/attualita ... =HEF_RULLO
Ultima modifica di camillobenso il 25/03/2015, 20:21, modificato 2 volte in totale.
Rom
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Rom »

flaviomob ha scritto:Camillo intravede mutamenti del quadro politico a partire da Landini e da quello che potrebbe nascere intorno al (suo) progetto.
A me, chissà perché, ogni tanto capita di avere un "inizio di" pensiero, partendo dal desiderio di dialogare e di rispondere, ma ancora in fase di maturazione... e poi - tac - trovo uno scritto di Rom che scrive in modo compiuto quello che stavo "iniziando a", oltre a tante altre riflessioni molto più elaborate e articolate. Grandioso. Allora torno al mio proto-pensiero che più o meno è questo: Landini e / o ciò che ci gira intorno potrebbe essere un altro Ingroia o Vendola o Cofferati o... insomma passato il breve "innamoramento" di turno, mutando mutande, finire nello stesso modo. Oppure giocarsela in modo molto diverso, partendo proprio dalla società, dalla solidarietà diretta o comunque molto "local", di base, in buona parte auto-organizzata, ritrovando un'etica che anche a sinistra si va perdendo (o conformando ai peggiori modelli). Di coraggio e cuore il bisogno è enorme e speriamo davvero che qualcuno la lezione di Pasolini l'abbia imparata, o quantomeno capita.
Camillo, come altri, guarda il cielo per vederci riflessa la terra: mi sembra un modo complicato.
Il quadro politico cambia ogni giorno, anche quando rimane uguale, perché cambia il mondo intorno.

Comunque, mi fai sentire in colpa, perché è come se con i miei post bucassi i tuoi pensieri con uno spillino dispettoso.
Io invece non ho problemi del genere, per quanto riguarda i pensieri politici, perché penso mentre scrivo: se non scrivo, non penso alla politica e non maturo nemmeno opinioni su questo o quell'argomento politico.
Diciamo che gli argomenti politici rimangono in background, come certi programmi del PC, ma in stand by, senza occupare "memoria" e senza modificare la velocità del sistema.
Di Pasolini, e di altri, alla politica non frega niente.

Vedo, comunque, che hai saputo cogliere l'accenno al "cuore": ma stai sicuro che avrebbe una deludente accoglienza in un contesto politico - per esempio, in un congresso, fosse pure di sezione, non dico nazionale o internazionale. Per farlo accettare - non dico condividere, ma solo accettare decentemente - bisognerebbe cucinarlo in un altro modo.
Per esempio, si potrebbe partire riprendendo il discorso di Berlinguer sulla "questione morale": non perché la questione morale corrisponda, in sé, al "cuore", ma perché è un esempio di quei valori identitari che riescono ad essere precisi ed eloquenti, senza far parte di un "programma".
Ecco, io, se dovessi scrivere un libro sull'argomento, il primo capitolo lo intitolerei "La buona politica non offre programmi".
La buona politica ha tante idee, ma le riassume in un'idea. Una. Questo aveva capito Berlinguer, essendo all'apice di una lunga, storica parabola della sinistra italiana.
Quando l'idea è una, è cuore, perché parla all'immaginazione e al sentimento, senza urtare l'intelligenza: ciò che rende viva la politica e la mette in comunicazione con la realtà, dando della realtà stessa un'interpretazione immediatamente comprensibile e condivisibile.
Quando l'idea è una, ed è valida, il partito che la rappresenta è in se stesso "programma".
Ho parlato di "coraggio", perché ci vuole coraggio per identificarsi in una cosa, in una sola, e ci vuole una convinzione profonda.
Ma io credo che si tratti dello stesso meccanismo, intellettuale e morale, che presiede a qualunque iniziativa, anche al di fuori della politica - fare un giornale o un progetto architettonico, organizzare un'associazione o educare un figlio, e magari progettare una vacanza.
Poche cose sono tanto provinciali, quanto quelle che si propongono da tutto inizio di essere "internazionali" - così come tutto ciò che è universale nasce come prodotto assolutamente soggettivo e legato intimamente a un preciso background culturale.
Questa è la prefazione: rimane da scrivere, insieme, il resto del libro.
Eravamo giovani, eravamo arroganti, eravamo ridicoli, eravamo eccessivi, eravamo avventati. Eravamo bandiere rosse. E avevamo ragione.
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Maucat ha scritto:Ieri ho visto le prime due puntate di 1992 su Sky e devo dire che "ci azzecca" poco con il ricordo storico che ho degli avvenimenti: troppa fiction e poca storia.

Gli Antennati
di Riccardo Bocca
25 mar

L'amara lezione del 1992

È stato ansia, il 1992, e sconcerto, e confusione totale in attesa di nuova luce, e speranze - tante, e alla fine vane -, e gente assiepata di fronte al Palazzo di giustizia di Milano come innanzi a un altare, e catastrofe per un mondo di cocaina e potere che dell'arroganza aveva intasato multiloft e strade, e telecronaca pure di un'indagine giudiziaria che ogni giorno offriva emozioni e domande; e infine è stato, anche, quell'esplosivo 1992, padre e madre dell'inferno in cui ci ustioniamo adesso, travolti da una post politica fatta di vuoto e polvere.

Dunque non era facile, per i cervelli Sky, entrare nel cuore dell'epoca ed afferrarne anima e senso.

Ci voleva l'ardire, e la tracotanza pure, di sporcare un certo fighettismo dem con il fango della realtà, realizzando un prodotto magari non perfetto ma odorante davvero dello sterco di allora.

Fatto sta che tutto, in quest'assaggio di "1992", ha il passo e la postura degli standard internazionali.

Perfetto per la piattaforma europea su cui si muove l'armata Murdoch, ma vincolante nella parafrasi di una meccanica tanto articolata.

Emerge, a tratti, la carenza di quel caos non calmo che del '92 è stato marchio e angoscia, e che qui appare sostituito da una ripartizione schematica.

In una Milano in bilico tra cupezza e psichedelia, insomma, buoni e cattivi si spartiscono con l'accetta il campo:

inequivocabilmente e irrimediabilmente, pure.1992-sky-serie-foto-06

Ciò non significa che "1992" venga meno a una sceneggiatura credibile, e a una ricostruzione consolante per filologia.

Manca però l'azzardo, almeno nel doppio esordio, di investigare l'area grigia in cui sguazzavano certi soloni dell'onestà e trasparenza (acquattati molto spesso nell'alveo dei giornali, o nelle derive più disinvolte di certa sinistra padana).

Più facile, mi rendo conto, è detestare Stefano Accorsi nel ruolo del pubblicitario ex rosso devoto solo a Dell'Utri e al Peggio, oppure scuotere testa e piedi dall'irritazione quando un bifolco random viene candidato dalla Lega Nord;

o ancora - mentre la trama parte dal caso Mario Chiesa, per poi giungere al trogolo dove pranzavano economia e politica - vituperare in coro la spregiudicatezza di Miriam Leone, interprete di una starlette pronta a instaurare qualsivoglia rapporto (meglio comunque se orale, informa lei stessa) pur di salire sulla ribalta catodica.

Un repertorio al tempo stesso carico di (dis)umanità crescente e tentazioni mucciniane (vedi la scena di sesso in piedi, o il mix tra "Non è la Rai", la liturgia di "Casa Vianello" e l'omicidio di Salvo Lima).

Così l'effetto finale, figlio di una produzione senza pari in patria, è quello di non sottolineare il testo implicito in Tangentopoli (cioè i virus sopravvissuti fino all'Italia 2015), ma di porgere Mani Pulite come una parabola purificatrice (tanto i brutti e sporchi non siamo noi, giusto?, noi siamo quelli della buona scuola e delle buone riforme).

L'ideale per un grande successo, e per trascorrere notti serene pensando che Di Pietro sia stato un eroe senza macchia, che Berlusconi ormai sia una maschera logora, e che non ci sia parentela alcuna tra il cinismo craxiano e ciò che serve sottobanco il ristorante di oggi.

http://bocca.blogautore.espresso.repubblica.it/
Rom
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Rom »

camillobenso ha scritto: Gli Antennati
di Riccardo Bocca
25 mar

L'amara lezione del 1992

È stato ansia, il 1992, e sconcerto, e confusione totale in attesa di nuova luce, e speranze ...
Ricordi Questi fantasmi, la commedia di Eduardo in cui il protagonista non parla con nessuno della famiglia, ma comunica solo con i botti?
Ecco, il tuo equivalente dei botti sono gli articoli.
E poi, come lo intendi inserito, questo articolo, con quello di cui si andava parlando?
Eravamo giovani, eravamo arroganti, eravamo ridicoli, eravamo eccessivi, eravamo avventati. Eravamo bandiere rosse. E avevamo ragione.
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Rom ha scritto:
camillobenso ha scritto: Gli Antennati
di Riccardo Bocca
25 mar

L'amara lezione del 1992

È stato ansia, il 1992, e sconcerto, e confusione totale in attesa di nuova luce, e speranze ...
Ricordi Questi fantasmi, la commedia di Eduardo in cui il protagonista non parla con nessuno della famiglia, ma comunica solo con i botti?
Ecco, il tuo equivalente dei botti sono gli articoli.
E poi, come lo intendi inserito, questo articolo, con quello di cui si andava parlando?

E' un documento/ampliamento del post di maucat:

Ieri ho visto le prime due puntate di 1992 su Sky e devo dire che "ci azzecca" poco con il ricordo storico che ho degli avvenimenti: troppa fiction e poca storia.
Però una cosa la fa vedere bene: già allora 23 anni fa il PDS era ben inserito nei meccanismi tangentizi e il maggior partito della Sinistra era già lontano dalla gente e interessato solo al potere e a spartirsi una fetta della torta (del resto Berlinguer era morto da anni purtroppo).
Le cose non sono cambiate da allora molti dei corruttori e dei corrotti di allora sono gli stessi di adesso solo che i DS sono diventati un misto fra il PSI di Craxi e la DC mentre FI è sempre rimasta fedele al sistema socialista delle spartizioni.
Come cambiare? Si dovrebbe cambiare l'intera classe politica e dirigente italiana e come si può ragionevolmente fare? Boh!
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

cielo 70 ha scritto:Non so come se ne esce. Non si è avuto mai un governo guidato da un partito che dovrebbe essere di sinistra ma fa delle politiche di destra, unendosi con quello che resta del pdl e anche con Berlusconi; l'opposizione non si può fare perché la sinistra è dentro lo stesso partito, e alla fine comunque non può tanto discostarsi quando ci sono i voti sulle leggi. In questo modo è alquanto difficile nel breve periodo, in un momento di crisi grave dell'Italia, cambiare la situazione. Poi la sinistra, almeno quella socialista, se la passa male anche negli altri stati europei, quindi neanche si può sperare che questi possano cambiare il quadro internazionale.
Marc Lazard conferma che anche in Europa la sinistra è messa male, ma si sbaglia sulle 3 sinistre. Sarà stato informato male. Quella di Renzi non può essere per niente considerata una sinistra.

Su questo Lazard si sbaglia.


Repubblica 25.3.15
Le tre sinistre
di Marc Lazar

GLI attacchi contro Matteo Renzi durante la riunione della sinistra del Partito democratico, sabato scorso a Roma, non sono il segno di un fenomeno tipicamente italiano, ma testimoniano di un processo generale, in atto in molti partiti della sinistra europea — ad esempio in Francia e in Spagna — anche se con lievi differenze da un Paese all’altro. Per lungo tempo la sinistra europea era organizzata in due grandi famiglie, la prima riformista, l’altra rivoluzionaria e radicale; mentre oggi le sue diverse sensibilità la suddividono in tre principali settori, uno dei quali manifesta una chiara perdita di velocità.
Il primo, quello della sinistra liberale e pragmatica, è incarnato in maniera quasi emblematica da Matteo Renzi. Deliberatamente post-ideologico, il primo ministro ha già proclamato più volte di ritenere superata la divisione sinistradestra: per lui contano solo le riforme economiche, amministrative e politiche necessarie al rilancio dell’Italia e dell’Europa. Ispirandosi al metodo della triangolazione, caro a Bill Clinton, che consiste nell’impossessarsi dei temi dell’avversario, Renzi si propone di attirare elettori dal centro-destra e da categorie normalmente poco inclini a votare a sinistra. Per lui il partito del XXI secolo non avrà più nulla a che vedere col classico partito di massa nato alla fine del’800, con strutture rigide e una forte dottrina, radicato nella società, con numerosi iscritti. Ma non sarà neppure il partito acchiappa- tutto della seconda metà del secolo scorso, che cercava di ammorbidire la propria dottrina per conquistare fasce sociali diversificate.
Il partito moderno è quello del leader che si rivolge agli individui, grazie al suo carisma e a tutti i moderni mezzi di comunicazione. Un leader forte, talora decisionista, al limite dell’autoritarismo, capace se occorre di giocare una carta populista per cercare di ridestare nei cittadini più diffidenti verso le istituzioni e per i loro dirigenti il gusto della politica. In breve, una sinistra che si adatti alle mutazioni di società più individualiste, e alle odierne “democrazie del pubblico” — pur continuando a richiamarsi ad alcuni suoi valori storici: l’uguaglianza — distinta però dall’egualitarismo — o la giustizia sociale, per orientare la propria azione pubblica. In questo senso Manuel Valls in Francia, pur con la sua peculiare personalità e le sue singolarità, è vicino a Matteo Renzi.
A questa sinistra se ne contrappone un’altra, in maniera sempre più dura e violenta: quella radicale, che afferma di incarnare la “vera sinistra”. Presente in Italia con Sel, e da ultimo con Maurizio Landini, e in Francia col Front de gauche di Jean-Luc Mélenchon, questa “sinistra della sinistra”, incoraggiata dal successo di Syriza in Grecia e dall’avanzata di Podemos in Spagna, ricorre a una retorica della rottura radicale col liberismo, con l’Unione Europea e coi partiti tradizionali; ma in concreto propone un programma di difesa del welfare, o magari la sua estensione, e un’ampia ridistribuzione sociale. Anche questo schieramento, che dispone di forze variabili, manifesta in ciascun Paese le sue particolarità, cercando ovunque di affermare la propria autonomia politica. E si sforza di crearsi, a seconda dei sistemi elettorali in vigore, uno spazio elettorale suo proprio — a volte col rischio di seguire una strategia suicida, come in Francia in occasione delle elezioni dipartimentali: di fatto, qui il Front de gauche ha contribuito all’indebolimento del Partito socialista, rimanendo a sua volta sconfitto. Tutto ciò ha scavato un fossato sempre più profondo, quasi incolmabile, tra queste due sinistre, a beneficio (tranne che in Italia, almeno per ora) delle formazioni populiste di estrema destra, così come di quelle che rifiutano di collocarsi su quest’asse.
Esiste infine una terza sinistra, strattonata tra le due prime e molto eterogenea: quella di mezzo. In Italia fa capo a D’Alema, Bersani, Cuperlo e Civati, e attacca Renzi sia per la sua gestione del partito, sia per alcune sue riforme (anche se non tutte) e il suo metodo di governo. Per il momento questo gruppo conduce la propria battaglia all’interno del Pd e non pensa a una scissione, anche perché il suo margine di manovra è troppo stretto. Lo stesso avviene in Spagna con Izquierda socialista in seno al Psoe, o in Francia con la “fronda” del Ps, più influente, in seno al suo partito, della sinistra Pd, che si contrappone a Valls e a Hollande, ma in fondo non ha una vera alternativa da proporre. Non è né social-liberale, né radicale di sinistra. Questi ninistes ( da ni, che in francese vuol dire né) si proclamano socialdemocratici, nel momento stesso in cui le ricette della socialdemocrazia sono in crisi, sia per la concezione del partito che per l’azione al governo. Presi come in una tenaglia tra due poli — la sinistra social-liberale e quella radicale — sono alla ricerca di un’identità perduta.
Oggi questa tripartizione squilibrata, che illustra l’importante evoluzione in atto in seno alla sinistra europea, sta disorientando elettori e simpatizzanti. Ma indubbiamente preannuncia, in un futuro più o meno prossimo, importanti ricomposizioni politiche e drammatiche rotture. (Traduzione di Elisabetta Horvat)
Rom
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Rom »

camillobenso ha scritto: Ieri ho visto le prime due puntate di 1992 su Sky e devo dire che "ci azzecca" poco con il ricordo storico che ho degli avvenimenti: troppa fiction e poca storia.
Però una cosa la fa vedere bene: già allora 23 anni fa il PDS era ben inserito nei meccanismi tangentizi e il maggior partito della Sinistra era già lontano dalla gente e interessato solo al potere e a spartirsi una fetta della torta (del resto Berlinguer era morto da anni purtroppo).
Le cose non sono cambiate da allora molti dei corruttori e dei corrotti di allora sono gli stessi di adesso solo che i DS sono diventati un misto fra il PSI di Craxi e la DC mentre FI è sempre rimasta fedele al sistema socialista delle spartizioni.
Come cambiare? Si dovrebbe cambiare l'intera classe politica e dirigente italiana e come si può ragionevolmente fare? Boh!
D'accordo. Ma questo possiamo metterlo come postilla ai quattro quinti dei thread del forum.
Sarebbe stato (sarebbe) molto, molto più interessante che tu avessi sviluppato, tramite il tuo personale ricordo storico, quello che riduci a una noticina fuggevole, quando dici "troppa fiction e poca storia", perchè la troppa fiction è esattamente quello che fa scegliere molti giovani la via del M5S, e la storia è quello che fa rimanere te, me, Flavio e tutti (o quasi) quanti siamo qui nell'alveo della sinistra.
Tra l'altro - non so se te ne sei accorto - i temi trattati da Lazar sono simili a quelli che che stiamo cercando di rappresentare tra di noi, con metodi "artigianali".
Eravamo giovani, eravamo arroganti, eravamo ridicoli, eravamo eccessivi, eravamo avventati. Eravamo bandiere rosse. E avevamo ragione.
flaviomob
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da flaviomob »

Il PDS era inserito nel sistema della tangentopoli milanese nella sua corrente migliorista, ma nel contesto nazionale la differenza con il PSI craxiano mi pare che fosse abissale fino all'inizio degli anni Novanta. E indiscutibilmente una "diversità" sia strutturale sia nei comportamento permaneva anche con Forza Italia. Solo che mammano la tensione verso la questione morale è scemata, sia per la retorica del "siamo tutti liberali" (e quindi avevano ragione "loro", quelli che rubavano), sia per il bisogno di r-accogliere tante carampane ex-DC per avere "un voto in più degli altri". Significativo che lo stesso D'Alema sia prescritto (dopo aver ammesso verbalmente la sua colpa) per finanziamento illecito.
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
paolo11
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Iscritto il: 22/02/2012, 14:30

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da paolo11 »

https://www.youtube.com/watch?v=HFfbcWZ ... ploademail
Anticorruzione, l'intervento di Mario Giarrusso (M5S)
Ciao
Paolo11
Maucat
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Iscritto il: 19/04/2012, 12:04

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Maucat »

Rom ha scritto:
camillobenso ha scritto: Ieri ho visto le prime due puntate di 1992 su Sky e devo dire che "ci azzecca" poco con il ricordo storico che ho degli avvenimenti: troppa fiction e poca storia.
Però una cosa la fa vedere bene: già allora 23 anni fa il PDS era ben inserito nei meccanismi tangentizi e il maggior partito della Sinistra era già lontano dalla gente e interessato solo al potere e a spartirsi una fetta della torta (del resto Berlinguer era morto da anni purtroppo).
Le cose non sono cambiate da allora molti dei corruttori e dei corrotti di allora sono gli stessi di adesso solo che i DS sono diventati un misto fra il PSI di Craxi e la DC mentre FI è sempre rimasta fedele al sistema socialista delle spartizioni.
Come cambiare? Si dovrebbe cambiare l'intera classe politica e dirigente italiana e come si può ragionevolmente fare? Boh!
D'accordo. Ma questo possiamo metterlo come postilla ai quattro quinti dei thread del forum.
Sarebbe stato (sarebbe) molto, molto più interessante che tu avessi sviluppato, tramite il tuo personale ricordo storico, quello che riduci a una noticina fuggevole, quando dici "troppa fiction e poca storia", perchè la troppa fiction è esattamente quello che fa scegliere molti giovani la via del M5S, e la storia è quello che fa rimanere te, me, Flavio e tutti (o quasi) quanti siamo qui nell'alveo della sinistra.
Tra l'altro - non so se te ne sei accorto - i temi trattati da Lazar sono simili a quelli che che stiamo cercando di rappresentare tra di noi, con metodi "artigianali".
Magari la situazione fosse così chiara come la descrive Lazard, sapremmo dove schierarci invece è tutto molto più fluido e le tre parti talvolta si mescolano e talvolta no a seconda della convenienza del momento.
La prima stento a definirla sinistra perché è autoritaria e legata a un nome e quindi a un gruppo di potere e affari mentre la vera sinistra è legata solo alla gente comune.
La terza sinistra è pavida ed è quella che ci ha portati a questo punto.
Rimane la seconda ma non fa adepti e come sempre soccombe al suo radicalismo.

Cosa fare per riportare all'ovile le masse di povera gente che ha perso o sta perdendo lavoro, fiducia e il loro futuro con le politiche degli ultimi 10/15 anni?

Le parole non bastano ma io non voglio uomini decisionisti e autoritari.
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