SMS per soloo42001
Caro solo42001,
prova a dare un'occiata al livello di scontro che può arrivare la sinistra in mezzo al guado, e che in via teorica dovrebbe rappresentare la ripartenza.
Siamo di fronte a due intelligenze riconosciute che operano in quel di Genova ma che hanno un riverbero anche a livello nazionale.
Regionali Liguria 2015: sospendere il giudizio e votare M5S
Politica
di Pierfranco Pellizzetti | 24 marzo 2015
COMMENTI
Questo non è un Paese per Podemos, ma per vecchi. Purtroppo si deve prenderne atto. Così come onestà intellettuale esige si prenda atto che l’unica opposizione democratica in campo è Cinquestelle. Soggetto verso il quale chi scrive non ha mai celato di nutrire numerose e motivate riserve. Eppure…
Ma facciamo un passo indietro: con le elezioni regionali alle porte, tanto in Toscana come in Liguria nei mesi scorsi ci si era provati a far nascere formazioni embrionali sul format diAltrapolitica AntiCasta che sta affermandosi in Spagna (una sinistra post-sinistra liberata da tutte le zavorre del passato che propugni forme di democrazia radicale; mobilitando energie sociali con il mix di nuove tecnologie comunicative e le antiche risorse del relazionale radicato nei territori).
Il vecchio che persiste ha ghermito il (timido) nuovo che spuntava. Sicché “Buongiorno Toscana” ha chiuso rapidamente i battenti; il tentativo di lista guidata da un capo guerriero dell’ambientalismo genovese è stato subito sgarrettato. Agli amici livornesi anti-establishment raccontare la loro vicenda. Qui si narra quella ligure, altamente istruttiva delle miserie che impediscono l’emergere di un’idea più generosa e limpida – dunque coraggiosa – di politica.
Difatti, nello schieramento sedicente di centrosinistra, l’opposizione al regime incarnato da Raffaella Paita, la favorita del “Governatore Gerundio”, si è tradotta in un residuato di Prima Repubblica (l’ex sindaco comunista di Spezia Giorgio Pagano), in concorrenza (ma forse in scambio negoziale) con un rampante della Terza (il sindaco di Bogliasco e deputato civatiano Luca Pastorino).
Puro grottesco: un trio di contendenti il cui itinerario politico si sviluppa interamente nel perimetro del sistema partitocratico locale, sovrinteso dal leader uscente Claudio Burlando.
Un bel risultato, che discende anche dal giro di valzer di iniziali propugnatori dell’ipotesi Podemos, i quali hanno accreditato l’idea da anno Mille che la scadenza elettorale fosse una crociata contro l’infedele Paita e che chi avesse ricevuto benedizioni ecclesiali, indossando la pettorina con la croce, sarebbe stato mondato da ogni precedente pregresso. Magari quello di essere sempre stato organico al sistema che produce le Paita (antiche e apprezzate compagne di partito).
L’errore potrebbe nascere da una falsa visione prospettica: pensare che la partita si giochi sull’elettorato residuo del Pd, e non sul cospicuo bacino del non-voto (che ad oggi i sondaggi stimano sul 50%). Purtroppo non solo di questo si tratta. Il pauroso intorbidamento dello scenario è dipeso da una componente che non andava trascurata: la vanità. Cioè il peccato preferito dal Demonio, che rese risibile il tentativo Ingroia, ha ridotto l’ipotesi Tsipras-Italia a un gruppo di reduci sessantottardi (e qualche star del giornalismo desiderosa di una pausa a Strasburgo), che ora spinge a cercare il facile applauso con la sponsorship dell’usato sicuro notabilistico (Pagano) o l’ecumenismo da anime belle delle posizioni unitarie (dove si nascondono vicende di opportunismi e trasformismi che pure dovrebbero mettere in guardia).
Fregola di assurgere a kingmaker, ansia di ascendere al Paradiso del politicamente corretto di quelli che si sono subito accodati, oppure innamoramenti senili per il riflettore di qualche tardivo neofita.
Questo lo scenario. Sicché la scelta oppositiva non può che essereM5S, visto che l’alternativa sarebbe il leghista Edoardo Rixi (salviniano solo a parole, dunque ancora più pericoloso per ambiguità). Scommettere che i volenterosi ragazzi pentastellati maturino presto indipendenza dalla leadership Grillo&Casaleggio; che grava sulle loro teste. Che trasforma non pochi adepti in quelli che loro stessi chiamano – alla Emilio Salgari – “i Thugs”; gli adoratori della dea Kali/Staff.
La scommessa obbligata è puntare “faute de mieux”. Come creditoalla speranza che lo spirito critico vinca sulla setta dei Thugs. Oltre che sulla politica politicante.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03 ... s/1531579/
Elezioni Regionali Liguria 2015, a Pellizzetti dico: facile criticare tutti – Replica
“Sutor, ne ultra crepidam” mi verrebbe da dire con Valerio Massimo e Plinio il Vecchio, se non fosse che posso capire le ragioni del livore di Pierfranzo Pellizzetti su quanto scrive con sprezzante ironia fuori luogo e fuori storia.
Pierfranco Pellizzetti, amico e genovese, non conosce la Liguria e tanto meno quello che sta accadendo in questi giorni. Lo lasci dire a me, che sono immerso nella realtà che egli descrive, ma senza averne il minimo sentore.
Scriva pure Pellizzetti di ciò che vuole, ma purché abbia elementi oggettivi e non fisime e forse vendette postume. Non disdiceva le benedizioni clericali e non si vergognava di indossare pettorine con la croce, quando veniva per convincermi a seguirlo (o precederlo?) per una sua fantasia che non aveva alcun connotato concreto nemmeno sulla carta, non dico sul piano organizzativo, ma su quello della pura possibilità che non avrebbe sfiorato nemmeno l’ombra della testimonianza, altro che capo guerriero sgarrettato. Da chi? Perché? Come?
Fa confronti con Spagna e Toscana che non hanno alcun punto di contatto se non nella sua mente, incapace di perseguire un progetto che sia uno e di dargli concretezza. Se era così sicuro di riuscire nella baldanzosa impresa del cavaliere della tavola rotonda ligure, perché non è andato avanti? Perché non è stato capace di aggregare forzee cavalieri senza macchia e senza spuzza? Mi dispiace che anche Paolo Flores si sia lasciato ingannare da una pregiudiziale personale senza alcun fondamento.
Facile starsene in pantofole e criticare tutti e tutto, solo perché egli è fuori da ogni gioco e da ogni soluzione.
Pellizzetti non ha mai conosciuto Pagano Giorgio e si permette di dare giudizi non solo ingenerosi, ma falsi e, se permette, triviali perché non è degno di un notista politico giudicare solo in base alla non corrispondenza dei fatti con le proprie fantasie.
Il giorno in cui conoscerà la storia di questi giorni, forse troverà il coraggio di chiedere scusa. Mi dispiace che Pierfranco stia mettendo in gioco una amicizia che era a prova di qualsiasi urto, ma se continua a dire falsità campate in aria, senza curarsi delle persone che si sono messe in gioco, rischiando tutto, a cominciare da Giorgio Pagano, non può pretendere di continuare ad infangare e pretendere anche amicizia.
Giorgio Pagano non è parte del trio di contendenti di itinerario politico del perimetro affaristico locale, sovrinteso da Claudio Burlando.
Pellizzetti può assicurare che Pagano Giorgio sta cercando un accordo sconcio con Pastorino? Se ha le prove, critichi pure, ma lo faccia politicamente e non nascondendosi dietro immagini e simboli che non gli fanno onore. Questa, amico mio, è puro cinismo e meschinità.
Non un solo argomento ho letto nelle sue righe, non una valutazione politica, ma solo grida scomposte di chi non si sente compreso e piange isolato nell’idolatria del proprio ego smisurato.
Quando tifava per Tsipras insieme a Paolo Flores, non si sentiva un sessantottardo reduce, ma ne era orgoglioso, e solo dopo l’imbroglio pugliese, fece un passo indietro, seguendo le orme di Micromega. Per essere credibili, occorre esserlo seriamente e non accusare altri dei propri difetti.
Se vorrà, quando vorrà, sarei ben contento di raccontarli come stanno veramente le cose e che cosa è successo davvero che, garantisco, non è quello si legge sui giornali.
Con amarezza
Paolo Farinella, prete, senza pettorina e senza croce, ma con la passione civile di chi sta tentando di cambiare le cose in Liguria, rimettendoci di persona e non sorbendo il tè delle cinque. Magari in Spagna, a la cinco de la tarde.
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Riceviamo e pubblichiamo di seguito la replica di Pierfranco Pellizzetti
Caro Paolo, adesso basta. Se ti sei convinto che un vecchio sindaco comunista che ha tenuto a balia la candidata Pd Raffaella Paita e non ha legato la sua esperienza amministrativa a nulla di rilevante possa essere l’interprete del nuovo che avanza, resta di tale avviso. E ti concedo pure che tale signore sarà certamente una brava persona. Non era questo ciò di cui avevamo parlato mesi fa. Comunque se hai qualcosa di inedito da dire sulla vicenda, ormai tragicamente buffa, non fare allusioni ma rendilo di dominio pubblico.
Pierfranco