quo vadis PD ????

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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pancho
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da pancho »

soloo42001 ha scritto:....Al Massimo assistiamo a qualche disordinato tentativo di Landini che fatica persino ad articolare un ragionamento banale del tipo "Sono cotretto a fare azione politica perchè il PD è giunto a un punto talmente basso di incapacità
nel rappresentare i lavoratori che lo votano, che tocca a me, sindacalista, cercare di rappresentarli sul piano politico, altrimenti, a causa del vuoto politico lasciato dal PD, verrei meno al mio dovere di sindacalista di tutelare i lavoratori".
soloo42000
Che avrebbe potuto fare altrimenti? E' il max che poteva fare per non lasciarsi sfuggire(purtroppo) anche il sindacato.
Ora se i politicanti son questi, vedi anche quella parte Demokrack del PD sta' a noi venir fuori e trovare come venirne fuori.
Non vorrei che queste divisioni non siano altro che lo specchio di tutti noi. Quindi....verifichiamo tutto questo anche e poi decidiamo il che farsi, sempre se ne siamo capaci


un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
pancho
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da pancho »

La domanda che poni a soloo42001 potrebbe essere rivolta a tutti noi, caro Zione. http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... 337#p38337

Se la destra in via di massima (a parte quest'ultimo tempo) e'sempre riuscita a trovare un punto di unione per cui era solo valido il fine e quindi i dene', noi come sinistra ci siamo sempre divisi su qualsiasi cosa e per questo difetto di infantilismo politico abbiamo sempre voluto distinguerci dagli altri(per non parlare poi degli intellettualodi politici)e quindi l'avversario ha sempre trovato spazio per le sue scorribande.
Non so se il centralismo democratico di un tempo fosse la miglior cosa ma va detto pure che se non troviamo dei punti di accordo sugli obiettivi lasciando casomai perdere quela possano essere le strade, non ne verremmo mai fuori. I compromessi fanno parte della politica se rientrano negli stessi obiettivi.
Quindi, caro Zione, per partire dobbiamo avere chiaro queli sono i nostri obiettivi principali su cui prendere accordi con altri e non dividerci sugli altri in cui avremmo qualcosa da obiettare.

Ora in questi movimenti quali Grillo e Salvini prendono dentro nei loro programmi un po' di tutto ed e' per questo che possono diventare pifferai pericolosi. Mettono dentro tutto ed il contrario di tutto sondando volta per volta un popolo(se ancora cosi' puo' essere chiamato.

La strategia della vecchia DC non muore mai e non a caso e' durata per tutto questo tempo e se ne sono accorti un po' tutti gli attuali partiti.

Ora il problema diventa piu' difficile per noi poiche rompere queste "strategia" non e' facile poiche mettendoci dentro di tutto ha l'approvazione di tutti. Sopratutto ora che questo popolo e' stato lasciato solo e quindi e' diventato poco politicizzato.

Credo che il grosso problema sia proprio questo, e non e' di facile soluzione.

Soolo42001 e non solo lui, giustamente ha fretta di vedere dei cambiamenti che purtroppo questa classe politica non li da' ma quale potrebbe essere allora la soluzione difronte a queste difficolta che abbiamo davanti?
Come venirne fuori?

un salutone
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camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

La domanda che poni a soloo42001 potrebbe essere rivolta a tutti noi, caro Zione. viewtopic.php?p=38337#p38337
pancho

Certamente SI, caro pancho. Come nella tradizione di questo forum.

La domanda è stata rivolta a soloo42001, perché ha posto un problema specifico, ma non sarebbe un forum aperto se non venissero investiti tutti gli altri partecipanti.
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Ora in questi movimenti quali Grillo e Salvini prendono dentro nei loro programmi un po' di tutto ed e' per questo che possono diventare pifferai pericolosi. Mettono dentro tutto ed il contrario di tutto sondando volta per volta un popolo(se ancora cosi' puo' essere chiamato.


Salvini in questo momento ha successo perché in materia di immigrati ed immigrazione esiste un enorme vuoto lasciato da Renzie, che in materia è silente e nullafacente.

Ma non esiste media che faccia un regolare kiulos al rignanese.
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Altro SMS per soloo42001 e quindi pancho & Co


Come si risolve questo problema??????????????????????


Come chiude Galli della Loggia??????

CON IL LANCIAFIAMME??????????????



Corriere 26.3.15
Il Pd e Roma
Una città e l’etica perduta

di Ernesto Galli della Loggia


La catastrofe del Pd romano non nasce né oggi né ieri.

Essenzialmente è l’esito della catastrofe di un’intera città. Se si vuol cominciare a capire basta passeggiare una mattina per una delle sue tante strade commerciali, dove si addensano negozi e bancarelle di ambulanti.


E osservare in mezzo alla confusione di quel mercatino all’aperto, dei clienti davanti alle vetrine, l’incedere lento, annoiato e superbo, del vigile e della vigilessa di turno.

Furgoni e automobili stazionano regolarmente in sosta vietata, in doppia fila, ma per tutto questo i due non hanno occhi, perlopiù non se ne curano.

Loro entrano nei bar o nei negozi, ai cui affari certo non nuoce che si possa arrivare in macchina fino al loro uscio; parlottano amichevolmente, celiano, scambiano battute con i proprietari, escono.

Talvolta con qualcosa sotto il braccio.

Passano alla bancarella dell’ambulante, quasi sempre extracomunitario.

Adesso sui loro volti si disegna un certo cipiglio, il gesto si carica d’autorità, nelle poche parole il tu è d’obbligo.

Il vigile e la vigilessa palpano la merce, i golfini, le borse, gli stracci. Capita anche che tirino fuori qualcosa con dei moduli, che impugnino una penna.


Ma prima di scrivere ci sono sempre lunghi parlottii, conciliaboli.

Alla fine quasi mai il modulo viene riempito. Il giro può proseguire.


Questa, vista dal basso, è Roma, la capitale d’Italia.


Dove il corpo dei Vigili Urbani insieme ai funzionari degli uffici comunali che di essi più si servono (l’Urbanistica, l’Edilizia, il Commercio) sono da sempre oggetto di inchieste e di denunce d’ogni tipo.


Ma come del resto i suddetti funzionari, loro, i vigili, sono sempre lì, indomabili, zazzeruti, a volte lavativi, quasi mai sulla strada.

E al pari dei taxisti, intoccabili.


Ne sanno qualcosa quei loro pochi comandanti che, poveri illusi, hanno creduto di poter cambiare le cose.


Sono l’emblema di un Comune dove tutto sembra avere un prezzo (anche per riscuotere un mandato di pagamento pare che si debba lasciare una tangente).


Precipitato nella voragine delle spese e dei debiti incontenibili, dell’inefficienza più spaventosa dei suoi servizi pubblici — oltre un terzo dei cui mezzi sono ogni giorno fermi per mancanza di pezzi di ricambio, con la raccolta dei rifiuti ormai in certi quartieri quasi inesistente —.


Servizi pubblici che un sindaco di memorabile nullità — Gianni Alemanno — affidò solo pochi anni fa a dei veri gaglioffi, capaci di assumere in poco tempo oltre mille, dicesi oltre mille, tra parenti, amanti, mogli e amici.

Un Comune, quello di Roma, nel cui Consiglio sono ormai decenni che non mette più piede quasi nessuna persona disinteressata, appartenente all’élite sociale e culturale della città, desiderosa di offrire le proprie competenze, vogliosa di impegnarsi per il bene pubblico.


Niente: da decenni quasi solo vacui politicanti di serie B, faccendieri, proprietari di voti incapaci di parlare italiano, quando non loschi figuri candidati a un posticino a Regina Coeli.

Del resto non è a un dipresso così dappertutto?

L’Italia del federalismo e dei «territori» non è forse, con qualche eccezione, tutta più o meno nelle mani della marmaglia?





E sempre di più della malavita.





Con le sue potenti risorse organizzative e finanziarie la delinquenza calabro-napoletana ha messo al proprio servizio la delinquenza romana.




E dopo aver piazzato qui il grande mercato dei suoi traffici di droga, ha deciso di fare delle attività commerciali e produttive dell’Urbe lo strumento del riciclaggio dei suoi soldi.




Il rapporto con l’amministrazione e la politica cittadina è stato un momento decisivo di questa infiltrazione.



La vasta pratica corruttiva da tanto tempo fisiologica negli uffici comunali, della Provincia, della Regione, ma tutto sommato fino ad allora di non grande cabotaggio, si è trovata esaltata e moltiplicata. È diventata pervasiva.



E per un effetto necessario, sempre più contigua a una dimensione crudamente criminale.


Ormai il cuore della ricchezza cittadina è questo.


E intorno ad esso è cresciuto a Roma un ceto più o meno vasto di professionisti, di «consulenti», di personaggi introdotti in alcuni punti chiave dello Stato, di veri e propri delinquenti in guanti bianchi, ma anche di uomini-ombra più di mano, tipo Salvatore Buzzi, la cui attività sostanziale è ormai quella di intermediare il malaffare con la decisione politico-amministrativa: che si tratti di un grande appalto o una di una Ong per i migranti.


Con un tenore di vita, di abitazioni, di auto, di consumi, la cui origine illegale si respira nell’aria.





Il Pd arriva a questo punto. Il Pd era l’unico partito romano che conservava almeno in parte un rapporto con la base popolare, quella del vecchio Partito comunista: e probabilmente proprio questo è ciò che l’ha perduto.






Una base popolare dai tratti spesso plebei — chi ha una certa età se lo ricorda — che per forza era contigua a persone e cose non proprio in regola con la legalità (ladruncoli, piccoli spacciatori, topi d’auto): ma finché a sovrintendere ci sono stati il controllo etico-politico del partito e la decisione inappellabile dei vertici in materia di cariche e di mandati elettorali, nessun problema.



Come si sa, però, a un certo punto tutto questo è svanito.




È accaduto allora come se quella base popolare fosse rimasta affidata a se stessa e alle regole spesso demenziali (vedi primarie «aperte») ed estranee della nuova democrazia interna.






È allora che si è aperto il varco: non avendo più un vero corpo, il partito non ha avuto più anticorpi.







Mentre il Pd si confermava nella città come il partito di fatto stabilmente dominante, con tutte le possibilità di affari connesse a un tale ruolo, una parte dei suoi uomini ha capito che esso poteva essere assai utile per riempirsi le tasche.






Lo ha capito anche la delinquenza più sveglia e più attrezzata, che è stata pronta a stabilire rapporti con la sua nuova classe, a mettere a libro paga persone, a costruire filiere, a organizzare complicità e ricatti.



Così, servendosi dei mezzi del clientelismo politico più ovvi, è cominciata la scalata al Pd da parte del malaffare.




Lo ha detto bene in un rapporto Fabrizio Barca, dopo aver indagato quanto accaduto nei circoli dem della Capitale: il Pd è diventato «un partito cattivo, ma anche pericoloso e dannoso», i suoi iscritti sono troppo spesso «carne da cannone da tesseramento» .



Matteo Renzi è avvertito: questa è Roma, la capitale dell’Italia del cui governo egli è a capo. Questo è — qui ma non solo — il partito di cui egli è segretario. Ma a questo punto, sia chiaro, non servono le parole e neppure l’accetta.


Serve il lanciafiamme .
Rom
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Iscritto il: 29/01/2015, 12:46

Re: quo vadis PD ????

Messaggio da Rom »

pancho ha scritto:La domanda che poni a soloo42001 potrebbe essere rivolta a tutti noi, caro Zione. http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... 337#p38337
Se la destra in via di massima (a parte quest'ultimo tempo) e'sempre riuscita a trovare un punto di unione per cui era solo valido il fine e quindi i dene', noi come sinistra ci siamo sempre divisi su qualsiasi cosa e per questo difetto di infantilismo politico abbiamo sempre voluto distinguerci dagli altri(per non parlare poi degli intellettualodi politici)e quindi l'avversario ha sempre trovato spazio per le sue scorribande.
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Ora in questi movimenti quali Grillo e Salvini prendono dentro nei loro programmi un po' di tutto ed e' per questo che possono diventare pifferai pericolosi. Mettono dentro tutto ed il contrario di tutto sondando volta per volta un popolo(se ancora cosi' puo' essere chiamato.
...
Soolo42001 e non solo lui, giustamente ha fretta di vedere dei cambiamenti che purtroppo questa classe politica non li da' ma quale potrebbe essere allora la soluzione difronte a queste difficolta che abbiamo davanti?
Come venirne fuori?

un salutone
Io un po' ci provo, un po' mi adeguo: ma vedo che non serve a niente né l'una né l'altra cosa.
Ho provato a fare un passo avanti, qualche post fa, ma non ho ricevuto risposta: rimaniamo a ripetere la stessa domanda, come se ne viene fuori, come se ne viene fuori ...?
Ho provato a suggerire che forse, può darsi, chissà, il modo in cui viene/vengono poste le domande non è il più utile: ma non ci sono reazioni.
Ci riprovo, prendendo la questione sotto un altro punto di vista.

L'iniziativa di Landini, ma non solo, anche tutto quello che fanno e dicono gli altri soggetti presenti sulla scena socio-politica, una loro risposta la danno, ognuno a suo modo.
Noi, qui, possiamo parlare di questo, anzi di questi "venirne fuori": ciò si materializza nell'esame delle proposte e delle prospettive di Landini, e di Civati e Cuperlo (ammesso che ci siano) e di eventuali altri. Magari coadiuvati da qualche articolo e commento di terzi, ricavato dai giornali.

C'è poi un secondo filone di discorso, che riguarda noi, cioè il nostro "venirne fuori": ognuno di noi ha una sua idea sul "da dove dobbiamo venire fuori", e poi "con quali iniziative", e poi "cosa significa venire fuori", etc, dalle qual cose scaturiesce una larga diramazione di argomenti: partito o movimento?, quali programmi?, quali persone?, etc.

Ebbene, io ho provato a cominciare (solo cominciare) un discorso su qualcuno di questi vari punti: per esempio, il tema del "programma" - cosa conta, e quanto conta, il programma. Ma è rimasto lettera morta: non lo dico per suscettibilità personale, ovviamnte, ma lo dico perché così non si fa un passo avanti, nella discussione, se cioè a un inizio non segue alcuna risposta, anzi due o tre post dopo si ripete la domanda, o si tira fuori di nuovo il tema del programma (di Salvini, di Grillo, di chiecchessìa).
Ho preso un esempio che mi riguarda, ma in realtà è un fenomeno che si ripete in quasi tutti i thread: a che serve citare tanti articoli, se rimangono lì, lettera morta? Non dovrebbero essere "uno spunto" per discutere, ragionare, interloquire?
Il fenomeno, cioè, si concretizza nel fatto che non si riesce mai a scendere "dentro" un argomento, ma ci limita a citarlo, e poi citarlo, e poi ancora citarlo come una specie di "titolo": da un solo post, di uno di noi, o da un solo articolo, uno solo, si può diramare una discussione infinita, mentre ora avviene che da infinite osservazioni nostre e da infiniti articoli non si dirama niente, o quasi niente.
Insomma, anche questa è, secondo me, una situazione dalla quale bisogna uscire. Come? Io una risposta ce l'avrei, e per altro l'ho insinuata, dichiarata, sottolineata diverse volte in diversi modi, ed è semplice: leggere e poi rispondere, o anche scrivere (o citare un articolo, uno), poi leggere le reazioni, poi rispondere alle reazioni (possibilmente non con un altro articolo), poi leggere le risposte alla nostra risposta e dopo rispondere, e così via.

Tornando a noi, io avrei da rispondere a diversi punti che tu hai toccato - la destra, i programmi, gli intellettuali, la divisione della sinistra - ma, secondo una mia abitudine, preferisco inistere su un punto, ando continuità al mio discorso: il programma.
Salvini e Grillo in apparenza inzeppano la loro presnza di tutto e del contrario di tutto, mentre in realtà sono percepiti e sono, eventualmente, votati per una sola ragione, una sola: la rottamazione della politica e del linguaggio tradizionale della politica, del bon ton e di concetti che sono diventati afoni. Del cambiamnto dei tempi e della società rimane questo, cioè l'esigenza di una rappresentazione nuova, diversa, sia pure diversa solo in superficie, o nella sola gestualità.
Non vi piace il tema del "programma"? Va bene. Parliamo della divisione della sinistra e degli "intellettualoidi": ne abbiamo da dire fino a Natale.
Non vi piace la divisione etc? Bene. Parliamo della destra, ossia di quale destra stiamo contrapponendo alla sinistra - quale sinistra, il PD o quella che ancora non c'è o che non c'è più? Ne abbiamo fino alla Pasqua del 2016.
Non vi piace niente di tutto questo, d'accordo, parliamo della trasmissione di Santoro di stasera, o di quello che vi sembra meglio: ma, per l'amor di dio, fermiamoci su un punto per cinque minuti, un quarto d'ora.
Eravamo giovani, eravamo arroganti, eravamo ridicoli, eravamo eccessivi, eravamo avventati. Eravamo bandiere rosse. E avevamo ragione.
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

SMS per soloo42001


Caro solo42001,
prova a dare un'occiata al livello di scontro che può arrivare la sinistra in mezzo al guado, e che in via teorica dovrebbe rappresentare la ripartenza.


Siamo di fronte a due intelligenze riconosciute che operano in quel di Genova ma che hanno un riverbero anche a livello nazionale.


Regionali Liguria 2015: sospendere il giudizio e votare M5S

Politica
di Pierfranco Pellizzetti | 24 marzo 2015
COMMENTI

Questo non è un Paese per Podemos, ma per vecchi. Purtroppo si deve prenderne atto. Così come onestà intellettuale esige si prenda atto che l’unica opposizione democratica in campo è Cinquestelle. Soggetto verso il quale chi scrive non ha mai celato di nutrire numerose e motivate riserve. Eppure…
Ma facciamo un passo indietro: con le elezioni regionali alle porte, tanto in Toscana come in Liguria nei mesi scorsi ci si era provati a far nascere formazioni embrionali sul format diAltrapolitica AntiCasta che sta affermandosi in Spagna (una sinistra post-sinistra liberata da tutte le zavorre del passato che propugni forme di democrazia radicale; mobilitando energie sociali con il mix di nuove tecnologie comunicative e le antiche risorse del relazionale radicato nei territori).
Il vecchio che persiste ha ghermito il (timido) nuovo che spuntava. Sicché “Buongiorno Toscana” ha chiuso rapidamente i battenti; il tentativo di lista guidata da un capo guerriero dell’ambientalismo genovese è stato subito sgarrettato. Agli amici livornesi anti-establishment raccontare la loro vicenda. Qui si narra quella ligure, altamente istruttiva delle miserie che impediscono l’emergere di un’idea più generosa e limpida – dunque coraggiosa – di politica.

Difatti, nello schieramento sedicente di centrosinistra, l’opposizione al regime incarnato da Raffaella Paita, la favorita del “Governatore Gerundio”, si è tradotta in un residuato di Prima Repubblica (l’ex sindaco comunista di Spezia Giorgio Pagano), in concorrenza (ma forse in scambio negoziale) con un rampante della Terza (il sindaco di Bogliasco e deputato civatiano Luca Pastorino).
Puro grottesco: un trio di contendenti il cui itinerario politico si sviluppa interamente nel perimetro del sistema partitocratico locale, sovrinteso dal leader uscente Claudio Burlando.
Un bel risultato, che discende anche dal giro di valzer di iniziali propugnatori dell’ipotesi Podemos, i quali hanno accreditato l’idea da anno Mille che la scadenza elettorale fosse una crociata contro l’infedele Paita e che chi avesse ricevuto benedizioni ecclesiali, indossando la pettorina con la croce, sarebbe stato mondato da ogni precedente pregresso. Magari quello di essere sempre stato organico al sistema che produce le Paita (antiche e apprezzate compagne di partito).
L’errore potrebbe nascere da una falsa visione prospettica: pensare che la partita si giochi sull’elettorato residuo del Pd, e non sul cospicuo bacino del non-voto (che ad oggi i sondaggi stimano sul 50%). Purtroppo non solo di questo si tratta. Il pauroso intorbidamento dello scenario è dipeso da una componente che non andava trascurata: la vanità. Cioè il peccato preferito dal Demonio, che rese risibile il tentativo Ingroia, ha ridotto l’ipotesi Tsipras-Italia a un gruppo di reduci sessantottardi (e qualche star del giornalismo desiderosa di una pausa a Strasburgo), che ora spinge a cercare il facile applauso con la sponsorship dell’usato sicuro notabilistico (Pagano) o l’ecumenismo da anime belle delle posizioni unitarie (dove si nascondono vicende di opportunismi e trasformismi che pure dovrebbero mettere in guardia).
Fregola di assurgere a kingmaker, ansia di ascendere al Paradiso del politicamente corretto di quelli che si sono subito accodati, oppure innamoramenti senili per il riflettore di qualche tardivo neofita.
Questo lo scenario. Sicché la scelta oppositiva non può che essereM5S, visto che l’alternativa sarebbe il leghista Edoardo Rixi (salviniano solo a parole, dunque ancora più pericoloso per ambiguità). Scommettere che i volenterosi ragazzi pentastellati maturino presto indipendenza dalla leadership Grillo&Casaleggio; che grava sulle loro teste. Che trasforma non pochi adepti in quelli che loro stessi chiamano – alla Emilio Salgari – “i Thugs”; gli adoratori della dea Kali/Staff.
La scommessa obbligata è puntare “faute de mieux”. Come creditoalla speranza che lo spirito critico vinca sulla setta dei Thugs. Oltre che sulla politica politicante.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03 ... s/1531579/


Elezioni Regionali Liguria 2015, a Pellizzetti dico: facile criticare tutti – Replica


“Sutor, ne ultra crepidam” mi verrebbe da dire con Valerio Massimo e Plinio il Vecchio, se non fosse che posso capire le ragioni del livore di Pierfranzo Pellizzetti su quanto scrive con sprezzante ironia fuori luogo e fuori storia.
Pierfranco Pellizzetti, amico e genovese, non conosce la Liguria e tanto meno quello che sta accadendo in questi giorni. Lo lasci dire a me, che sono immerso nella realtà che egli descrive, ma senza averne il minimo sentore.
Scriva pure Pellizzetti di ciò che vuole, ma purché abbia elementi oggettivi e non fisime e forse vendette postume. Non disdiceva le benedizioni clericali e non si vergognava di indossare pettorine con la croce, quando veniva per convincermi a seguirlo (o precederlo?) per una sua fantasia che non aveva alcun connotato concreto nemmeno sulla carta, non dico sul piano organizzativo, ma su quello della pura possibilità che non avrebbe sfiorato nemmeno l’ombra della testimonianza, altro che capo guerriero sgarrettato. Da chi? Perché? Come?
Fa confronti con Spagna e Toscana che non hanno alcun punto di contatto se non nella sua mente, incapace di perseguire un progetto che sia uno e di dargli concretezza. Se era così sicuro di riuscire nella baldanzosa impresa del cavaliere della tavola rotonda ligure, perché non è andato avanti? Perché non è stato capace di aggregare forzee cavalieri senza macchia e senza spuzza? Mi dispiace che anche Paolo Flores si sia lasciato ingannare da una pregiudiziale personale senza alcun fondamento.
Facile starsene in pantofole e criticare tutti e tutto, solo perché egli è fuori da ogni gioco e da ogni soluzione.
Pellizzetti non ha mai conosciuto Pagano Giorgio e si permette di dare giudizi non solo ingenerosi, ma falsi e, se permette, triviali perché non è degno di un notista politico giudicare solo in base alla non corrispondenza dei fatti con le proprie fantasie.
Il giorno in cui conoscerà la storia di questi giorni, forse troverà il coraggio di chiedere scusa. Mi dispiace che Pierfranco stia mettendo in gioco una amicizia che era a prova di qualsiasi urto, ma se continua a dire falsità campate in aria, senza curarsi delle persone che si sono messe in gioco, rischiando tutto, a cominciare da Giorgio Pagano, non può pretendere di continuare ad infangare e pretendere anche amicizia.
Giorgio Pagano non è parte del trio di contendenti di itinerario politico del perimetro affaristico locale, sovrinteso da Claudio Burlando.
Pellizzetti può assicurare che Pagano Giorgio sta cercando un accordo sconcio con Pastorino? Se ha le prove, critichi pure, ma lo faccia politicamente e non nascondendosi dietro immagini e simboli che non gli fanno onore. Questa, amico mio, è puro cinismo e meschinità.
Non un solo argomento ho letto nelle sue righe, non una valutazione politica, ma solo grida scomposte di chi non si sente compreso e piange isolato nell’idolatria del proprio ego smisurato.
Quando tifava per Tsipras insieme a Paolo Flores, non si sentiva un sessantottardo reduce, ma ne era orgoglioso, e solo dopo l’imbroglio pugliese, fece un passo indietro, seguendo le orme di Micromega. Per essere credibili, occorre esserlo seriamente e non accusare altri dei propri difetti.
Se vorrà, quando vorrà, sarei ben contento di raccontarli come stanno veramente le cose e che cosa è successo davvero che, garantisco, non è quello si legge sui giornali.
Con amarezza
Paolo Farinella, prete, senza pettorina e senza croce, ma con la passione civile di chi sta tentando di cambiare le cose in Liguria, rimettendoci di persona e non sorbendo il tè delle cinque. Magari in Spagna, a la cinco de la tarde.
__________________________________________________
Riceviamo e pubblichiamo di seguito la replica di Pierfranco Pellizzetti
Caro Paolo, adesso basta. Se ti sei convinto che un vecchio sindaco comunista che ha tenuto a balia la candidata Pd Raffaella Paita e non ha legato la sua esperienza amministrativa a nulla di rilevante possa essere l’interprete del nuovo che avanza, resta di tale avviso. E ti concedo pure che tale signore sarà certamente una brava persona. Non era questo ciò di cui avevamo parlato mesi fa. Comunque se hai qualcosa di inedito da dire sulla vicenda, ormai tragicamente buffa, non fare allusioni ma rendilo di dominio pubblico.
Pierfranco
pancho
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da pancho »

Rom ha scritto:
pancho ha scritto:La domanda che poni a soloo42001 potrebbe essere rivolta a tutti noi, caro Zione. http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... 337#p38337
Se la destra in via di massima (a parte quest'ultimo tempo) e'sempre riuscita a trovare un punto di unione per cui era solo valido il fine e quindi i dene', noi come sinistra ci siamo sempre divisi su qualsiasi cosa e per questo difetto di infantilismo politico abbiamo sempre voluto distinguerci dagli altri(per non parlare poi degli intellettualodi politici)e quindi l'avversario ha sempre trovato spazio per le sue scorribande.
...
Ora in questi movimenti quali Grillo e Salvini prendono dentro nei loro programmi un po' di tutto ed e' per questo che possono diventare pifferai pericolosi. Mettono dentro tutto ed il contrario di tutto sondando volta per volta un popolo(se ancora cosi' puo' essere chiamato.
...
Soolo42001 e non solo lui, giustamente ha fretta di vedere dei cambiamenti che purtroppo questa classe politica non li da' ma quale potrebbe essere allora la soluzione difronte a queste difficolta che abbiamo davanti?
Come venirne fuori?

un salutone
Io un po' ci provo, un po' mi adeguo: ma vedo che non serve a niente né l'una né l'altra cosa.
Ho provato a fare un passo avanti, qualche post fa, ma non ho ricevuto risposta: rimaniamo a ripetere la stessa domanda, come se ne viene fuori, come se ne viene fuori ...?
Ho provato a suggerire che forse, può darsi, chissà, il modo in cui viene/vengono poste le domande non è il più utile: ma non ci sono reazioni.
Ci riprovo, prendendo la questione sotto un altro punto di vista.

L'iniziativa di Landini, ma non solo, anche tutto quello che fanno e dicono gli altri soggetti presenti sulla scena socio-politica, una loro risposta la danno, ognuno a suo modo.
Noi, qui, possiamo parlare di questo, anzi di questi "venirne fuori": ciò si materializza nell'esame delle proposte e delle prospettive di Landini, e di Civati e Cuperlo (ammesso che ci siano) e di eventuali altri. Magari coadiuvati da qualche articolo e commento di terzi, ricavato dai giornali.

C'è poi un secondo filone di discorso, che riguarda noi, cioè il nostro "venirne fuori": ognuno di noi ha una sua idea sul "da dove dobbiamo venire fuori", e poi "con quali iniziative", e poi "cosa significa venire fuori", etc, dalle qual cose scaturiesce una larga diramazione di argomenti: partito o movimento?, quali programmi?, quali persone?, etc.

Ebbene, io ho provato a cominciare (solo cominciare) un discorso su qualcuno di questi vari punti: per esempio, il tema del "programma" - cosa conta, e quanto conta, il programma. Ma è rimasto lettera morta: non lo dico per suscettibilità personale, ovviamnte, ma lo dico perché così non si fa un passo avanti, nella discussione, se cioè a un inizio non segue alcuna risposta, anzi due o tre post dopo si ripete la domanda, o si tira fuori di nuovo il tema del programma (di Salvini, di Grillo, di chiecchessìa).
Ho preso un esempio che mi riguarda, ma in realtà è un fenomeno che si ripete in quasi tutti i thread: a che serve citare tanti articoli, se rimangono lì, lettera morta? Non dovrebbero essere "uno spunto" per discutere, ragionare, interloquire?
Il fenomeno, cioè, si concretizza nel fatto che non si riesce mai a scendere "dentro" un argomento, ma ci limita a citarlo, e poi citarlo, e poi ancora citarlo come una specie di "titolo": da un solo post, di uno di noi, o da un solo articolo, uno solo, si può diramare una discussione infinita, mentre ora avviene che da infinite osservazioni nostre e da infiniti articoli non si dirama niente, o quasi niente.
Insomma, anche questa è, secondo me, una situazione dalla quale bisogna uscire. Come? Io una risposta ce l'avrei, e per altro l'ho insinuata, dichiarata, sottolineata diverse volte in diversi modi, ed è semplice: leggere e poi rispondere, o anche scrivere (o citare un articolo, uno), poi leggere le reazioni, poi rispondere alle reazioni (possibilmente non con un altro articolo), poi leggere le risposte alla nostra risposta e dopo rispondere, e così via.

Tornando a noi, io avrei da rispondere a diversi punti che tu hai toccato - la destra, i programmi, gli intellettuali, la divisione della sinistra - ma, secondo una mia abitudine, preferisco inistere su un punto, ando continuità al mio discorso: il programma.
Salvini e Grillo in apparenza inzeppano la loro presnza di tutto e del contrario di tutto, mentre in realtà sono percepiti e sono, eventualmente, votati per una sola ragione, una sola: la rottamazione della politica e del linguaggio tradizionale della politica, del bon ton e di concetti che sono diventati afoni. Del cambiamnto dei tempi e della società rimane questo, cioè l'esigenza di una rappresentazione nuova, diversa, sia pure diversa solo in superficie, o nella sola gestualità.
Non vi piace il tema del "programma"? Va bene. Parliamo della divisione della sinistra e degli "intellettualoidi": ne abbiamo da dire fino a Natale.
Non vi piace la divisione etc? Bene. Parliamo della destra, ossia di quale destra stiamo contrapponendo alla sinistra - quale sinistra, il PD o quella che ancora non c'è o che non c'è più? Ne abbiamo fino alla Pasqua del 2016.
Non vi piace niente di tutto questo, d'accordo, parliamo della trasmissione di Santoro di stasera, o di quello che vi sembra meglio: ma, per l'amor di dio, fermiamoci su un punto per cinque minuti, un quarto d'ora.
Mi sembra giusta la tua critica ma detto questo, qualche tempo orsono avevamo già preso in considerazione quanto tu ora solleva e in perte l'avevano anche fatta. Cmq riprenderla non fa mai male.
Ora per dare inizio a quanto da te sollevato, provo a dar inizio con un nuovo 3D a uno di questi temi che credo sia una delle fonti principali per cui questa sinistra non riesce a sfondare.

Apro un tema dal titolo: Perché la sinistra si divide sempre? È' costretta per sua natura o lo e' per infantilismo politico?
Ci vediamo dall'altra parte.

Un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

RIFORME
Italicum, la minoranza Pd è all'angolo
La riforma elettorale torna in aula alla Camera il 27 aprile. Lunedì i dem ne discutono in direzione: «Si voterà e quella sarà la linea» dice Guerini. «Niente voto di coscienza» è la regola stabilita dai renziani. Fassina si lamenta: «Renzi vuole cacciarci»
DI LUCA SAPPINO
27 marzo 2015



Italicum, la minoranza Pd è all'angolo
Il problema della minoranza del Pd è quello dei penultimatum. Di minacciare, promettere voti contrari e poi cedere. Lo sa Pierluigi Bersani, quando dice «io non cambio idea sull’Italicum. Se non cambia non lo voto, a prescindere da quale sarà il risultato della direzione di lunedì». Lo sa, altrimenti non si mostrerebbe così categorico. E lo sa però anche Matteo Renzi che non a caso vuole arrivare al dunque il prima possibile. E così convoca la direzione, per l’ennesima conta, e ottiene dalla conferenza dei capigruppo della Camera, di calendarizzare il testo (che il Senato ha approvato a gennaio) a partire dal 27 aprile. I termini dello scontro interno al Pd sono chiarissimi.

Li twitta, per polemica, anche Renato Brunetta, che come sempre cerca di mantenere il profilo da opposizione di Forza Italia. «Renzi vuole approvare la legge elettorale nel più breve tempo possibile per asfaltare la sinistra del Partito democratico» va ripetendo il capogruppo alla Camera. C’è però un elemento in più. Renzi vuole approvare la legge elettorale prima delle regionali per spendersi la promessa mantenuta in campagna elettorale, e per poter agitare un ritorno alle urne sotto il naso di un parlamento non certo combattivo. Lunedì sarà dunque un momento verità. Un momento, sì, perché di momenti verità ce ne sono già stati molti, in realtà, ed è sempre finito con Renzi che prima incassa il via libera della direzione (non a caso nella minoranza c’è chi si lamenta: «Dovrebbe far discutere l’assemblea nazionale, lì il dibattito è meno condizionato e i numeri meno bulgari»), e poi senza troppa fatica ottiene anche il voto compatto dei gruppi parlamentari. Per ora solo Giuseppe Civati e Stefano Fassina, hanno tenuto il punto.

E se Roberto Speranza, capogruppo alla Camera, dice di essere ancora al lavoro per una mediazione, i renziani non solo non mediano, ma stanno stressando quanto più possibile lo scontro.

E non fanno nulla per mettere a tacere gli scenari di future scissioni. Anzi. In un suo post il costituzionalista (ed ex senatore Pd, renziano) Stefano Ceccanti nel dire che sulla legge elettorale non vale invocare la libertà di coscienza ricorda che «quando Alcide De Gasperi nel gennaio 1953 mise la fiducia alla Camera sulla legge maggioritaria tre deputati democristiani dissentirono, ma non invocarono nessuna clausola di coscienza, non condividendo quella scelta politica presero tre approdi diversi: uno tra i comunisti, uno tra i monarchici e uno tra i missini».

Traduco? Quella è la porta. Meno preciso ma con uguale forza, d’altronde, già Matteo Orfini, presidente del Pd, ha chiarito che «la libertà di coscienza ci può essere sulla materia costituzionale ma non c’è invece sulla legge elettorale, che è un tema politico». Anche Roberto Speranza, mediatore a metà, deve riconoscerlo: «La legge elettorale non è materia di coscienza è materia politica ed quindi necessaria un'intesa politica». Passi per un voto contrario in direzione, quindi, ma in aula niente scherzi. «Lunedì in direzione discutiamo e ci sarà una votazione» spiega Lorenzo Guerini, «e quella è la posizione del partito».


Roberto Giachetti @bobogiac
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La logica di Fassina &co è chiara: decisione su #lelettorale se in Direzione è prova di forza, se accordicchi in caminetti è democrazia.
14:28 - 26 Mar 2015


Non senza ragioni, dunque, Stefano Fassina può dirsi convinto che Renzi stia spingendo un pezzo di Pd verso la scissione: «le continue forzature, le continue delegittimazioni, sono di uno che preferirebbe che un pezzo di Pd se ne andasse» ha detto Libero. I renziani però, in realtà, scommettono più sul fatto che alla scissione non si arriverà mai, e che toccherà abituarsi al susseguirsi dei penultimatum, che però non danneggiano Renzi ma la stessa minoranza, messa all’angolo («Quella di lunedì sarà l’ennesima dimostrazione di forza in streaming» dice ancora Fassina).

«Minacce di scissione ce ne sono su tanti temi, in questi mesi ce ne sono state tante» nota impassibile il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia, «ma il Pd è sempre riuscito a trovare, discutendo, un punto di unità». Che poi è quello di Renzi. E anche Civati è convinto che l’esito sarà meno traumatico: «Se si combinassero le dichiarazioni di Bersani a quelle del presidente del Pd che dice che non sarà tollerato alcun voto difforme», scrive sul blog, «si potrebbe desumere che Bersani uscirà dalla ditta. Ma sappiamo che le cose sono (fortunatamente) più complesse di così».

@lucasappino


http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... =HEF_RULLO
camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

Messaggio da camillobenso »

Italicum, Fassina: “Pd come Corea del nord”
Renzi: “No a modifiche, decidere non è fascista”

Premier alla conta in direzione: “Guai a riaprire discussione”. Su Landini: “Come Salvini, soprammobile
da talk show. Grillo? Da spauracchio è diventato sciacallo” (leggi). Bersani: “In gioco democrazia”
(video)


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