Come se ne viene fuori ?

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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

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Il Paese dei penultimi

di ILVO DIAMANTI

IL PRIMO maggio, quest'anno, rischia di essere una festa triste per i protagonisti. I lavoratori. Ma anche il lavoro. Come fonte di reddito. Come riferimento dell'identità e come risorsa di promozione sociale. Il lavoro. Principio della Repubblica, sancito dalla Costituzione. Oggi è divenuto incerto. Insieme alla struttura sociale, di cui è base e fondamento.

L'Osservatorio su Capitale Sociale di Demos-Coop, infatti, rileva come oltre metà degli italiani (il 53%) percepisca la posizione sociale della propria famiglia "bassa" o "medio-bassa". Il che significa: oltre 11 punti in più rispetto a un anno fa. E soprattutto: quasi il doppio rispetto al 2006. Detto in altri termini, in pochi anni, l'Italia è divenuto un Paese di "ultimi". O, al massimo, di "penultimi". Dove il 37% delle persone insiste a considerarsi parte della "classe operaia" (e il 15% delle "classi popolari"). Anche se pare che gli operai non esistano più.

La fine del berlusconismo ha, dunque, decretato anche la fine della grande illusione. Che tutti gli italiani potessero diventare come Lui. Il Cavaliere. Con molta fortuna e altrettanta spregiudicatezza, un po' di senso cinico al posto di quello civico. Gli italiani: un popolo di partite Iva e di imprenditori. Di ceti medi pronti a salire ancora nella scala sociale. Il "sogno italiano", interpretato per quasi un ventennio da Berlusconi, sembra finito in modo brusco. Perfino violento. Gli italiani che si sentono "ceto medio" sono, infatti, calati dal 60%, nel 2006, al 44% di oggi. Mentre il "mito dell'imprenditore" appare in rapido e profondo declino. Solo 2 italiani su dieci, per sé e i propri figli, ambiscono a un lavoro in proprio. Nel 2004 erano il 31%. Ancor meno, il 16%, sperano in una carriera da liberi professionisti. Un anno fa erano quasi il 23%.

Parallelamente, ha recuperato un grande appeal l'impiego pubblico. In testa alle aspirazioni del 34% degli italiani: 5 punti in più dell'anno scorso. È il mito del posto fisso che si fa largo e resiste. Nonostante che, nell'ultimo anno, solo il 30% delle persone dichiarino di aver lavorato "regolarmente tutti i mesi". O forse proprio per questo. Cioè: perché in un mondo instabile, la flessibilità, se è priva di prospettive e di tutela, sconfina nella precarietà. Alimenta incertezza. Per questo il 55% degli italiani si accontenterebbe di un lavoro di qualsiasi tipo, ma stabile. Non importa che piaccia, a condizione che sia sicuro.

Insieme al berlusconismo pare svanito anche il suo complemento psicologico: l'ottimismo. Fino a un anno fa, era l'ideologia del tempo. Un obbligo e un imperativo "nazionale". Dirsi pessimisti significava dichiararsi anti-italiani. E, quindi, (almeno un po') comunisti.

Nel 2003, circa il 40% degli italiani si diceva soddisfatto della condizione economica personale e di quella del Paese. Oggi quelli che esprimono la medesima convinzione sono poco più del 10%. In confronto all'anno scorso: la metà. D'altronde, nell'ultimo anno, il 45% degli italiani afferma di aver tirato avanti a fatica, con il proprio reddito, senza riuscire a metter da parte nulla. Oltre il 40% dichiara, anzi, di aver dovuto attingere ai propri risparmi oppure di aver fatto ricorso a prestiti. Insomma: di essersi impoverito. Non a caso, negli ultimi due anni, il 62% delle persone (intervistate da Demos-Coop) ritiene che la propria condizione economica sia "peggiorata".
Questo Paese, più che perduto, appare, dunque, popolato di "perdenti". Gli "ultimi", coloro che si sentono di posizione sociale bassa. I più colpiti dalla crisi. Insieme ai "penultimi", quelli che si dichiarano di classe medio-bassa. Il che significa, soprattutto, i lavoratori dipendenti privati, i pensionati, le casalinghe. La popolazione del Mezzogiorno. Rispetto a qualche anno fa, il ritratto tracciato dall'Osservatorio di Demos-Coop descrive un altro Paese. Un Paese smarrito. Dove la maggioranza delle persone ritiene troppo rischioso investire nel futuro. Dove la fiducia negli altri è, ormai, una merce rara. Espressa da due persone su dieci. Dove, di conseguenza, ci si sente stranieri, perché il "prossimo" si è eclissato e gli "altri" ci appaiono minacciosi. Stranieri fra stranieri.

Da ciò la differenza sostanziale dalle altre crisi che abbiamo affrontato, nel dopoguerra. Ieri - e ancor più ieri l'altro - credevamo in noi stessi e investivamo nelle virtù, ma anche nei vizi, del nostro carattere nazionale. Il lavoro, la famiglia, il risparmio. L'arte di arrangiarsi. Eravamo sicuri che ce l'avremmo fatta, comunque. Noi, che quando il gioco si fa più duro, abbiamo sempre dato il meglio. In grado di utilizzare come una risorsa perfino la povertà di senso civico, alimentata da un sistema pubblico poco efficiente. O meglio: un segno coerente con la storia del nostro Paese. Dove la società è tradizionalmente più forte dello Stato. Ed è sempre stata capace di affrontare sfide ed emergenze, con mezzi leciti e talora illeciti. Attraverso l'economia formale e quella sommersa. Il lavoro ufficiale e quello nero. La pressione e l'evasione fiscale. Oggi questo modello sembra in seria difficoltà. Perché i suoi fondamenti e i suoi meccanismi rischiano di logorarsi. La famiglia e il familismo, il risparmio, il localismo: non garantiscono più le stesse "prestazioni" di una volta. L'arte di arrangiarsi: non appare più reattiva come prima. Siamo meno convinti che, comunque, "ce la faremo" da soli. Con o senza lo Stato. La stessa riluttanza verso le regole, la fuga nel sommerso: appaiono, sempre più, un costo e perfino un danno sociale. E suscitano, per questo, insofferenza. Non a caso quasi 6 italiani su 10 considerano l'evasione fiscale un comportamento deprecabile. D'altronde, i controlli a sorpresa condotti dalla Guardia di Finanza in alcuni contesti particolarmente visibili, con finalità esemplari e spettacolari, hanno registrato largo consenso, nella popolazione.

Ma, soprattutto, ci penalizza il deficit di futuro e di comunità. L'incapacità di vedere lontano, di costruire relazioni con gli altri. Nessuno come noi, in Europa, guarda con sfiducia il futuro delle giovani generazioni. Forse perché nessuno come noi, in Europa, è invecchiato tanto e tanto in fretta. Così rischiamo di perderci. Perché la fiducia nello Stato, nel sistema pubblico e nella politica resta bassa. E, anzi, continua a calare. Ma le nostre tradizioni e le nostre istituzioni sociali non ci soccorrono più.
(30 aprile 2012)

La Repubblica


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http://www.demos.it/a00708.php
Maucat
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Maucat »

Bellissimo pezzo di Ilvo Diamanti... fotografa l'Italia attuale...
Purtroppo non si vedono luci in fondo al tunnel... l'ultima che ci hanno detto di vedere era un treno che marciava nel senso opposto... e il tunnel è a binario unico... :cry:
mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da mariok »

4,2 miliardi di tagli alle spese già per il 2012 mi sembrano un obbiettivo ambizioso. Se Bondi c riesce... chapeau.

A meno che non si ricorra ai soliti tagli su prestazioni e servizi...




La scossa del professore

Alla fine è arrivato il colpo di teatro. La nomina di Enrico Bondi a supercommissario per la spending review è una mossa che lascia il segno e che un governo politico non avrebbe mai attuato. La stima di Mario Monti per il manager aretino non è certo maturata nelle ultime ore, anzi a Roma si racconta che avesse già pensato a lui per la poltrona di Ragioniere generale dello Stato. Ma se alla fine ha rotto gli indugi e gli ha conferito ampi poteri per tagliare la spesa pubblica Monti deve aver concluso che c’era bisogno di una scossa. Non si poteva andare avanti ancora per giorni e giorni a discutere, avallare il continuo rimpallo di responsabilità tra le varie amministrazioni e c’era invece urgenza di un atto formale di discontinuità. La stessa volontà di cesura che si può ritrovare negli incarichi che il presidente del Consiglio ha voluto affidare a Giuliano Amato per aiutarlo a riformare i trasferimenti di denaro a partiti e sindacati e a Francesco Giavazzi per riordinare la selva degli incentivi pubblici alle imprese.

La missione di Bondi a questo punto è abbastanza chiara, deve agire più come un ombudsman dei contribuenti che come un ministro aggiunto e di conseguenza deve rimuovere le resistenze della burocrazia laddove con tutta evidenza esistono. Non è un mistero che la stessa Bce si interroghi sul perché la Ragioneria non fornisce tutto il supporto sperato in una fase estremamente complicata per la credibilità del Paese e per il giudizio dei mercati sull’effettiva bontà del risanamento avviato con la staffetta a Palazzo Chigi.

Potrà apparire singolare, e già ieri sera qualche politico lo ha maliziosamente sottolineato, che dei tecnici chiamino degli altri tecnici quasi per auto-commissariarsi. Ma il paradosso si spiega con la straordinaria metafora di Pietro Nenni che dopo l’ingresso del Psi al governo nel primo centrosinistra confessò candidamente di non aver trovato quei bottoni da premere per poter cambiare immediatamente il corso della politica. Con l’ingaggio di Bondi, Amato e Giavazzi è come se Monti confessasse lo stesso sentimento. Per tagliare davvero i nodi gordiani che legano strettamente amministrazione e spesa non bastano né la razionalità del discorso pubblico né la pedagogia europeista, ci vuole la spada. E che il premier sia giunto a questa conclusione, all’esigenza di cambiar passo, lo segnalano anche i toni polemici che ha usato nella conferenza stampa nei confronti delle critiche mossegli in questi giorni da esponenti della vecchia maggioranza di governo.

Per evitare di aumentare l’Iva di altri due punti nell’arco del 2012 deprimendo ancora più l’economia e le speranze di ripresa, il governo ha deciso di operare dal lato dei tagli e ha stimato la quantità necessaria in 4,2 miliardi. Lo sforzo è apprezzabile quanto il sentiero stretto. Toccherà a Bondi percorrerlo, rompere i vecchi riti della complicità tra amministrazione e rappresentanza dei lavoratori. Presentato da Monti come il miglior tagliatore di costi che l’Italia possieda, Bondi è il primo a sapere che un’impresa privata controlla tutte le leve di spesa mentre purtroppo lo stesso non si può dire per Palazzo Chigi e per i ministeri. Ma proprio per questo sperare che non fallisca è il meno che si possa fare.

Dario Di Vico
1 maggio 2012 | 8:15

http://www.corriere.it/editoriali/12_ma ... e3d0.shtml
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Forza Celeste……tieni duro

Diversamente dal Pd romano e milanese che chiedono le dimissioni del Celeste, spero che resista almeno fino a domenica prossima così terrà lontano dalle urne un po’ di pidiellini soprattutto di queste parti se ciellini.

Repubblica di stamani pubblica un’articolo di don Julian Carron attuale guida di Cl dal titolo : “ Chi ha sbagliato
umilia il movimento” – Il capo di Cl: offerti pretesti agli attacchi

Per il Celeste, in ritiro spirituale, questo è il top dell’incazzatura. Il capo di Cl ha spazio ed interviene proprio sul giornale che sta producendo il più forte attacco nei sui confronti, ricambiato con altrettanti attacchi su twitter.

Forza Celeste……tieni duro, almeno per una settimana…..poi fai quello che vuoi.
Ultima modifica di camillobenso il 01/05/2012, 20:05, modificato 1 volta in totale.
paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da paolo11 »

Insomma in poche parole ha fallito anche Monti.Questi non sono tecnici sul campo lo abbiamo notato.
Quindi hanno chiamato dei veri tecnici che hanno gia lavorato in questo campo nel risanamento di certe industrie.
Forse ha sopravalutato le sue forze.Ora si è un po ridimensionato.
Vedremo ora questi veri tecnici.Forse molti del governo sono fasulli per il compito affidatogli.
Cia
Paolo11
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

paolo11 ha scritto:Insomma in poche parole ha fallito anche Monti.Questi non sono tecnici sul campo lo abbiamo notato.
Quindi hanno chiamato dei veri tecnici che hanno gia lavorato in questo campo nel risanamento di certe industrie.
Forse ha sopravalutato le sue forze.Ora si è un po ridimensionato.

Vedremo ora questi veri tecnici.Forse molti del governo sono fasulli per il compito affidatogli.


Ciao
Paolo11
In effetti è così.

A convincere di affidare il governo a Monti devono essere state le pressioni di Casini che aveva già in progetto di fondare il Partito della Nazione sottraendo una parte di Pd e Pdl, ....in pratica rifare la Dc.

Però per ripartire nella nuova avventura di Poltrone & Forchette aveva bisogno che fossero messi in ordine i conti dello Stato, riempite le casse e fatte quelle riforme che lui non avrebbe potuto fare con il Partito della Nazione.

Il Pd ha premuto nella stessa direzione perché nella prossima legislatura vede solo l'alleanza con Casini Royale.

Infine, Napolitano deve avere avuto pressioni dal mondo della finanza e delle banche, i veri poteri forti che oggi comandano in Italia.

Quindi la scelta è caduta su Monti.

Passera è un'imposizione dei poteri forti per rappresentare le banche. Economicamente Passera ci rimette in questo anno e mezzo al servizio dello Stato, ma molto probabilmente i poteri forti reintegrano tutto con una colletta extra da depositarsi su qualche banchetta della Manciuria.

Passera poi serve a Casini Royale perchè essendo i suoi troppo sputtanati hanno bisogno di sventolare il banchiere come specchietto per le allodole.

Il resto dei ministri è frutto del "patto delle catacombe" in cui AB & C si sono spartiti ministri e sottosegretari.

Non è cambiato proprio nulla, solo che l'entusiasmo che B e i suoi bucaneros se ne andassero, ha condizionato il Cs che non ha voluto vedere come stavano le cose.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Si accontenta di poco Marco Lillo. Anche a me diverte moltissimo vedere che si imbestialiscono i berlusconiani a partire da Cicchitto.

Ma qui siamo di fronte ad una manovra sbagliata dall’inizio, in cui questi provvedimenti ad altri ancora dovevano essere presi subito congiuntamente e soprattutto al rilancio dell’economia.

Questo errore di un mancato immediato intervento a sostegno dell’economia produttiva è costato la vita ad almeno 60 cittadini italiani, e non è finita.

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Il Monti che mi piace
di Marco Lillo | 1 maggio 2012 Commenti (98)

Il nuovo Monti mi piace. Il premier, dopo cinque mesi di letargo tecnico, ieri ha messo da parte i sorrisini verso i partiti che lo sostengono e si è accorto di che pasta è fatta la sua coalizione, a partire dal Pdl. “Vorrei cominciare con una parola di sdegno”, ha detto ieri in conferenza stampa prima di attaccare: “chi ha governato (come Berlusconi ndr) e si candida a governare non può giustificare l’evasione fiscale”. Poi ha cominciato a enunciare il programma della fase due del Governo, un programma fatto apposta per fare imbestialire Berlusconi e i suoi scherani ma anche gli altri partiti che lo sostengono.

Il nuovo Monti mi piace perché vuole riformare il finanziamento di partiti e sindacati e vuole mettere mano ai contributi alle imprese. Il premier vuole persino incidere sulla Rai perché “l’indipendenza dalla politica non è garantita” e perché latitano “merito e trasparenza”.

Il nuovo Monti mi piace anche perché dice chiaro che “se oggi c’è l’Imu bisogna accettare la verità e cioè che l’Ici sulla prima casa era stata abolita (da Berlusconi ndr) senza valutarne le conseguenze” e che la vera “tassa occulta” da combattere è la corruzione.

Il nuovo Monti mi piace tranne che per un piccolo particolare che lo accomuna al vecchio Monti: senza il Pdl, il Governo non vivrebbe un solo minuto. E il Pdl non è stato fondato da un antesignano della lotta ai corrotti e agli evasori ma da Silvio Berlusconi. Come si può conciliare la riforma della Rai, la trasparenza e l’indipendenza del servizio pubblico, la lotta alla corruzione e all’evasione con una maggioranza guidata dal Pdl? E come si può pensare di riformare il sistema del finanziamento a partiti e dei sindacati con una maggioranza puntellata dal Pd? E’ questa la domanda alla quale il nuovo Monti dovrebbe rispondere.

Secondo i resoconti dei quotidiani, il premier vorrebbe risolvere la contraddizione così: “non mi farò imbrigliare dai partiti”. Purtroppo in un sistema democratico le cose vanno diversamente: se la maggioranza non segue il premier, la soluzione non è un Governo di autocrati illuminati che se ne infischia del Parlamento, ma la crisi e le elezioni anticipate.

Monti potrà nominare decine di Amato, Giavazzi e Bondi ma nessuno gli darà mai la maggioranza finora garantita dai vari Napoli, Cicchitto, Rutelli e Cesa. La verità è che non esiste alcun margine di manovra per riformare la Rai e i partiti con questa maggioranza. O Monti è un illuso oppure ha calcolato perfettamente le conseguenze del cambio di marcia.

Ci piace pensare che quello di ieri non sia stato lo sfogo del tecnico ma il primo discorso politico di un potenziale leader dell’area moderata. Se Monti avesse il coraggio di portare alle estreme conseguenze il suo ragionamento, il premier – una volta constatata l’inconciliabilità del suo programma con la sua coalizione – dovrebbe dimettersi.

Monti a quel punto potrebbe candidarsi alle elezioni anticipate di ottobre per realizzare il suo programma (moderato) su lavoro, spesa pubblica e fisco con i suoi voti e non con quelli di Berlusconi, Casini e Bersani.

A questo partito sostenuto dalle lobby bancarie e confindustriali, cattoliche e atlantiche, che potrebbe raccogliere in una grande coalizione di centrodestra ma antiberlusconiana i vari Fini, Casini, Montezemolo, Marcegaglia, Rutelli e Pisanu si dovrebbe contrapporre una vera alternativa di centrosinistra. Sarebbe uno scenario rischioso per il senatore a vita Mario Monti e forse, nel breve periodo, anche l’equilibrio finanziario del paese ne sarebbe scosso. Nel lungo periodo però una simile scelta chiarirebbe il quadro politico e potrebbe segnare un primo passo verso la normalizzazione e la deberlusconizzazione del nostro paese. Anche per questo il nuovo Mario Monti mi piace

Il Fatto Quotidiano
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

http://images2.corriereobjects.it/Media ... 0501081951

Lo chiamano Mani di Forbice e a Hollywood lo avrebbero preso immediatamente al posto di Christopher Lee.

Invece Bondi se lo è aggiudicato Monti.
shiloh
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da shiloh »

camillobenso ha scritto:Si accontenta di poco Marco Lillo. Anche a me diverte moltissimo vedere che si imbestialiscono i berlusconiani a partire da Cicchitto.

Ma qui siamo di fronte ad una manovra sbagliata dall’inizio, in cui questi provvedimenti ad altri ancora dovevano essere presi subito congiuntamente e soprattutto al rilancio dell’economia.

Questo errore di un mancato immediato intervento a sostegno dell’economia produttiva è costato la vita ad almeno 60 cittadini italiani, e non è finita.

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l'economia ,in italia si "rilancerebbe" in quattro mosse:

1-lasciando una parte importante dell'IMU agli enti locali in modo che possano pagare le imprese che aspettano i soldi delle opere pubbliche .

2-allentamento del patto di stabilità almeno per i comuni "virtuosi" in modo che possano appaltare altre opere.

3-un piano di edilizia pubblica a partire dalla messa in sicurezza delle scuole e della dotazione di tutti gli edifici pubblici di pannelli solari.

4- le banche italiane hanno ricevuto dalla BCE 200 miliardi di euro al tasso dell'1% :
obbligarle ad investire sull'economia reale anzichè sull'economia di carta.
obbligarle quindi a concedere sia credito alle piccole e medie imprese e che quel credito sia a tassi bassissimi.

ma da questo governo di ciofeche bancarie,
non vedo arrivare anche un solo singolo impulso sonar che ci faccia capire che ci sia almeno l'intenzione di attuare uno dei 4 punti elencati.
che vadano al diavolo codesti tecnici...poscia...che vadano a casa.


p.s.

@Tion,
"mani di forbice" era Johnny Depp:


http://it.wikipedia.org/wiki/Edward_mani_di_forbice

;)
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

@Tion,
"mani di forbice" era Johnny Depp:


Lo chiama così oggi La Repubblica a pagina 4 nell'articolo di Ettore Livini
Il personaggio

L'ultima missione di Mani di Forbice

"Basta sprechi, non risparmierò nessuno"

Bondi prova a salvare la Governo SpA dopo Montedison e Parmalat.
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