Perché la sinistra si divide sempre?

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
pancho
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Perché la sinistra si divide sempre?

Messaggio da pancho »

Perché la sinistra si divide sempre? È' costretta per sua natura o lo e' per infantilismo politico?

Questa è una domanda alla quale per anni ci siamo posti ma purtroppo senza venirne a capo visto che continuiamo su questa strada.

Quale origine può avere tutto questo è quali possono essere le cause?

Qual'e' il vs. suggerimento fattibile?

Un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
aaaa42
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Re: Perché la sinistra si divide sempre?

Messaggio da aaaa42 »

arcobaleno era unita ma fu distrutta
dobbiamo ragionare su
chi sono i soggetti sociali per la sinistra
chi sono i militanti politici
rappresentanza o soggettivita
progetto e programma
esperienze Grecia e Spagna sono molto diverse da noi ma sono molto diverse tra loro
noi siamo forse piu Portogallo
erding
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Re: Perché la sinistra si divide sempre?

Messaggio da erding »

pancho ha scritto:Perché la sinistra si divide sempre? È' costretta per sua natura o lo e' per infantilismo politico?

Questa è una domanda alla quale per anni ci siamo posti ma purtroppo senza venirne a capo visto che continuiamo su questa strada.

Quale origine può avere tutto questo è quali possono essere le cause?

Qual'e' il vs. suggerimento fattibile?

Un salutone
Si dice che l'uomo è un animale sociale per tanto è portato a costituirsi in gruppo o in comunità.
In seno alla società si costituiscono raggruppamenti e corporazioni per tutelarsi ed essere più forti.
L'uomo però come singolo individuo è anche molto egoista ed è portato a competere e ad avere la supremazia sull'altro. Questa smania di emergere e voler primeggiare tocca un po tutti va da se che si creino divisioni e parcellizzazioni. Ora la sinistra se è tale ha degli ideali molto più forti di quelli della destra. La destra è più pragmatica persegue fini più utilitaristici, ha un collante forte che è il danaro, il capitale, tutto ciò che è immediato e venale. Ciò li porta ad essere più calcolatori e a non farsi condizionare da mezzi moralmente discutibili, insomma; il fine giustifica i mezzi.
Per chi invece ha della politica una concezione diversa, più ideale, più solidaristica, più legalitaria il fine non giustifica i mezzi. Da qui i vari distinguo, la maggiore conflittualità nel tenere un comportamento piuttosto che un altro. Per rispondere alla domanda a mio avviso c'è un insieme di fattori “naturali” ed una sorta di “infantilismo politico” Non so se sono riuscito a spiegare il mio pensiero.
un saluto erding
camillobenso
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Re: Perché la sinistra si divide sempre?

Messaggio da camillobenso »

Direi che bisogna penderla alla larga per poi limitare l’analisi alla sola sinistra.

1) E’ la natura umana che prevede innamoramenti e successive separazioni.

2) Succede alle coppie etero e omosex. Succede ai soci di un’azienda. Succede agli amici. Succede ai fratelli. Succede alla politica tutta.

In questo, caro pancho, ti suggerisco di leggere questa pubblicazione fresca fresca del conflitto tra due vecchi amici genovesi che hanno deciso di scontrarsi sul Fatto Quotidiano.

Regionali Liguria 2015: sospendere il giudizio e votare M5S
di Pierfranco Pellizzetti

Elezioni Regionali Liguria 2015, a Pellizzetti dico: facile criticare tutti – Replica
di Don Farinella

http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... 349#p38349
camillobenso
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Re: Perché la sinistra si divide sempre?

Messaggio da camillobenso »

Ad aaaa42, lasciamo l'incarico di spiegare la separazione di Livorno del 1922, vista dal lato socialista.
E.T.
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Re: Perché la sinistra si divide sempre?

Messaggio da E.T. »

La sinistra si divide sempre perché ha un problema di ortodossia, che la destra non ha.
Essendo nata intorno ad una ideologia precisa, c’è sempre qualcuno che richiama i sacri testi per liberarsi di qualche competitor interno.
Ma anche la base di sinistra ha continue orticarie da inadempienze dei propri rappresentanti, tutti profeti di un mito egalitario continuamente rimandato.
Ma la ragione più profonda credo che risieda nel livore partigiano di una parte che si sente popolo eletto, pronto ad escludere chiunque non fornisca garanzie di sottomissione ad una imprecisata ortodossia di rigore e purezza.
E’ evidente che questa indisponibilità all’inclusione è stata superata dalla sinistra di governo, mentre l’altra sinistra assiste infuriata allo snaturamento del mito.
Fin qui, è tutto lecito e comprensibile. Ma la sinistra d’opposizione continua a parcellizzarsi, come le tribù di Israele, convinti che il proprio sia il filo più diretto per comunicare con Dio.
Nessuno vuole rinunciare al privilegio della propria interpretazione, mentre il mondo cambia senza il loro contributo.
La sola idea di ortodossia limita l’idea di libertà e di solidarietà. E la politica, nata per includere e tutelare gli interessi di una intera comunità, non può evolversi positivamente se si ancora ai riti e ai precetti identitari di una sola parte.
Il paradosso è che se la sinistra non smette di fare solo “ la sinistra”, non farà mai niente di sinistra.
camillobenso
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Re: Perché la sinistra si divide sempre?

Messaggio da camillobenso »

3) La politica essenzialmente è interesse e convenienza. Il ventennio berlusconiano intorno al boss aiuta molto a capire il legame di interesse e convenienza.


4) Gli interventi della scorsa settimana degli ex Ds durante l’incontro dell’Acquario, ci offrono un quadro particolare della “sinistra solidarista”.
I vecchi allievi dalemiani hanno offerto un quadro assai sconcertante nel confronti dell’ex capo che non sembra godere del potere decisionale di qualche anno fa.
Dato per scontato che gli italiani in prevalenza sono voltagabbana, Latorre diventato renziano, ad Agorà si è mostrato infastidito al ricordo di essere stato di osservanza stretta un dalemiana.
Anche Velardi, suo consigliere durante il periodo a Palazzo Chigi, si è mostrato poco soddisfatto della collaborazione di tempo. Dobbiamo pensare che l’arroganza dalemiana abbia causato così tanti guasti???
camillobenso
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Re: Perché la sinistra si divide sempre?

Messaggio da camillobenso »

E.T. ha scritto:La sinistra si divide sempre perché ha un problema di ortodossia, che la destra non ha.
Essendo nata intorno ad una ideologia precisa, c’è sempre qualcuno che richiama i sacri testi per liberarsi di qualche competitor interno.
Ma anche la base di sinistra ha continue orticarie da inadempienze dei propri rappresentanti, tutti profeti di un mito egalitario continuamente rimandato.
Ma la ragione più profonda credo che risieda nel livore partigiano di una parte che si sente popolo eletto, pronto ad escludere chiunque non fornisca garanzie di sottomissione ad una imprecisata ortodossia di rigore e purezza.
E’ evidente che questa indisponibilità all’inclusione è stata superata dalla sinistra di governo, mentre l’altra sinistra assiste infuriata allo snaturamento del mito.
Fin qui, è tutto lecito e comprensibile. Ma la sinistra d’opposizione continua a parcellizzarsi, come le tribù di Israele, convinti che il proprio sia il filo più diretto per comunicare con Dio.
Nessuno vuole rinunciare al privilegio della propria interpretazione, mentre il mondo cambia senza il loro contributo.
La sola idea di ortodossia limita l’idea di libertà e di solidarietà. E la politica, nata per includere e tutelare gli interessi di una intera comunità, non può evolversi positivamente se si ancora ai riti e ai precetti identitari di una sola parte.
Il paradosso è che se la sinistra non smette di fare solo “ la sinistra”, non farà mai niente di sinistra.

Cosa intendi per sinistra di governo???
E.T.
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Iscritto il: 26/01/2015, 1:50

Re: Perché la sinistra si divide sempre?

Messaggio da E.T. »

camillobenso ha scritto:
E.T. ha scritto:La sinistra si divide sempre perché ha un problema di ortodossia, che la destra non ha.
Essendo nata intorno ad una ideologia precisa, c’è sempre qualcuno che richiama i sacri testi per liberarsi di qualche competitor interno.
Ma anche la base di sinistra ha continue orticarie da inadempienze dei propri rappresentanti, tutti profeti di un mito egalitario continuamente rimandato.
Ma la ragione più profonda credo che risieda nel livore partigiano di una parte che si sente popolo eletto, pronto ad escludere chiunque non fornisca garanzie di sottomissione ad una imprecisata ortodossia di rigore e purezza.
E’ evidente che questa indisponibilità all’inclusione è stata superata dalla sinistra di governo, mentre l’altra sinistra assiste infuriata allo snaturamento del mito.
Fin qui, è tutto lecito e comprensibile. Ma la sinistra d’opposizione continua a parcellizzarsi, come le tribù di Israele, convinti che il proprio sia il filo più diretto per comunicare con Dio.
Nessuno vuole rinunciare al privilegio della propria interpretazione, mentre il mondo cambia senza il loro contributo.
La sola idea di ortodossia limita l’idea di libertà e di solidarietà. E la politica, nata per includere e tutelare gli interessi di una intera comunità, non può evolversi positivamente se si ancora ai riti e ai precetti identitari di una sola parte.
Il paradosso è che se la sinistra non smette di fare solo “ la sinistra”, non farà mai niente di sinistra.

Cosa intendi per sinistra di governo???
Quella che, obtorto collo, sostiene Renzi.
Quella che si è trovata ad annoverare tra le proprie fila gli ex DC, includendoli, e restando esclusa dal governo effettivo delle cose. Un successo che, da un certo punto di vista, si è tramutato in un clamoroso autogol.
Eppure, i brandelli della DC ed ora anche i transfughi di Forza Italia ammoniscono il PD a non agire come un monocolore. L’eterna accusa di esercitare un’egemonia indebita risuona, grottesca, da anni.
L’inclusione non significa la resa alle ragioni altrui, ma accogliere altre istanze compatibili con i propri principi.
Inclusione può essere compromesso al ribasso solo se si procede con gradualità verso traguardi più ambiziosi.
La stessa Syriza deve tener conto dei mercati, deve procedere senza creare il panico, magari gettare un osso o fare fumo mentre si dirige verso un altro tipo di società, perché siamo tutti interconnessi, con lacci di sistema che possono soffocarci mentre tentiamo di liberarci.
Quel vecchio partigiano che ha sconfessato Tsipras è l’ennesimo emblema del delirio divisivo della sinistra, l’ennesimo inquisitore in cerca di roghi.
Rom
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Iscritto il: 29/01/2015, 12:46

Re: Perché la sinistra si divide sempre?

Messaggio da Rom »

erding ha scritto: Ora la sinistra se è tale ha degli ideali molto più forti di quelli della destra. La destra è più pragmatica persegue fini più utilitaristici, ha un collante forte che è il danaro, il capitale, tutto ciò che è immediato e venale. Ciò li porta ad essere più calcolatori e a non farsi condizionare da mezzi moralmente discutibili, insomma; il fine giustifica i mezzi.
Per chi invece ha della politica una concezione diversa, più ideale, più solidaristica, più legalitaria il fine non giustifica i mezzi. Da qui i vari distinguo, la maggiore conflittualità nel tenere un comportamento piuttosto che un altro. ...Non so se sono riuscito a spiegare il mio pensiero.
L'hai spiegato molto bene, almeno dal mio punto di vista, avendo dato la stessa risposta che do io, quando emerge questo problema: la sinistra è ricca di idee e le idee complicano e dividono. Le persone a sinistra sono in linea di massima quelle che più amano la politica, e hanno di conseguenza una più marcata identità personale di tipo politico, e inevitabilmente questa identità finisce per pesare, distinguendosi dalle altre identità.
E' inoltre connaturato alla genesi stessa della sinistra il concetto di "trascendenza", cioè di "migliore" contrapposto a quello di "esistente": questo spinge a cercare (mentalmente prima, praticamente po) qualcosa di diverso e di migliore anche in rapporto alla situazione esistente nel proprio stesso partito, e in ogni progetto e proposta che vengono presentati.

Ma io farei un mezzo passo indietro, ponendomi una domanda: perché parlare delle divisioni come se fossero automaticamnte un fattore negativo?
Assumendo questa visione negativa, infatti, si cerca la causa di una colpa, cioè si cercano i difetti, si cercano gli elementi costitutivi di una debolezza: ciò implica che saranno visti sotto una luce negativa anche quegli elementi che, positivi in se stessi, sono considerati come causa di un esito negativo, e dunque saranno ri-letti e ri-definiti con accentuazione negativa, perfino denigratoria.
E' il caso, per esempio, del disprezzo di fatto verso gli intellettuali, ridefiniti come "intellettualoidi", perché per loro stessa natura sono coloro maggiormante destinati a contrapporre argomenti contro argomenti, e allo scetticismo, al dubbio.
E' il caso della semplice, basilare fenomenologia della discussione, del confronto di idee, le quali - dall'invenzione del linguaggio, scritto e parlato, in poi - si esprimono tramite le parole: si parlerà della "sinistra parolaia", non più nemmeno come caso patologico ed eventuale, ma come sua identità costitutiva da cui nasce inesorabilmente il sub-fenomeno delle "divisioni".
Succede insomma, come in certe indagini che vediamo nei polizieschi: quando si suppone che un certo tizio sia il colpevole, tutto ciò che lo riguarda, tutto ciò che si scopre della sua vita appare come un antefatto del delitto, e appare come la prova della sua propensione al male, o come minimo della sua ipocrisia.

Personalmente, io parto da un presupposto totalmente diverso: la divisione non solo è "naturale", ma è positiva. Forse non coincide con l'efficienza, ma è innanzi tutto positiva in se stessa.
Questo punto di vista ha anche un suo allegato: che la sinistra non è solo "partito organizzato", ma è anche (soprattutto) una scelta di campo e una vasta corrente di pensiero che si articola attraverso la storia.
Questo allegato ha una conseguenza, tra le altre, che si presenta direttamente come posizione politica pratica: l'identificazione con un sistema politico-istituzionale che privilegia quanto più possibile la rappresentanza reale, contro una fisiologia del potere che tende invece alla concentrazione e alla rappresentanza formale - ogni volta che la sinistra ha derubricato questa posizione dalla propria identità, è diventata un'altra cosa o ha smesso di essere.
Il problema nasce nel momento in cui la sinistra si trova ad avere a che fare con la gestione del potere: la sinistra (la sua identità storica) appare in contraddizione con il suo ruolo.
Questo avviene perché le istituzioni che arriva a gestire hanno una genesi e una matrice ideologica che è disomogenea a quella della sinistra: qualcuno ha detto, a giusta ragione, che la sinistra ha storicamente mancato di elaborare una propria teoria delle istituzioni, essendosi trovata ad aspirare e a gestire quelle che ha invece elaborato e introdotto il liberalismo, limitandoci ai tempi più recenti.
Un peccato di omissione molto grave, non compensato dal fatto che la sinistra ha invece una grande tradizione teorica sui fenomeni sociali, e che anzi si basa su una forte base etica e intellettuale di tali fenomeni, fin dai tempi di Caio e Tiberio Gracco.
La destra, ma in fondo anche le forze centriste, si riducono pur sempre all'ancestrale teoria sociale di Menenio Agrippa, che viene in un modo o nell'altro riproposta anche nella più recente e raffinata modernità.
Tornando a noi, cioè alla domanda iniziale, si capisce bene che questo dicotomia tra identità sociale e ruolo di potere introduce un ulteriore, e pesantissimo, fattore di diversificazione - teorica e pratica - in seno alla sinistra.
Fattore che, a destra, è ridotto ai minimi termini, per altro quasi esclusivamente pratici.
Eravamo giovani, eravamo arroganti, eravamo ridicoli, eravamo eccessivi, eravamo avventati. Eravamo bandiere rosse. E avevamo ragione.
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