riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancellati.
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella
Ecco la tassa sulle pensioni:
43 miliardi di euro l’anno
Per pagare 18 milioni di pensioni servono 171 miliardi.
Ma lo Stato ne spende 214...e ne intasca 43.
Anita Sciarra – Gio, 16/04/2015 – 10:09
Quarantatre miliardi di euro.
A tanto ammonta la “tassa” che lo Stato intasca sulle pensioni. Il dato emerge dal secondo rapporto sul “Bilancio del sistema previdenziale italiano”, redatto dal Comitato tecnico scientifico di Itinerari previdenziali.
Come ha spiegato a Libero il professor Roberto Brambilla, ideatore del Centro studi e “padre” dell’adozione in Italia della previdenza integrativa,
“nel 2013 l’Italia ha sostenuto una spesa pensionistica complessiva di ben 214 miliardi,
ma l’anno scorso le entrate contributive effettive ammontavano a 189 miliardi.
Logico, quindi, il disavanzo (che lo Stato copre a consuntivo) di circa 25 miliardi l’anno”.
Bene, su quei 214 miliardi di spesa pensionistica effettiva,
i soldi concretamente utilizzati per pagare 18 milioni di pensionati ammontano a 171 miliardi.
La differenza, pari a ben 43 miliardi di euro, vanno a finire nelle casse dello Stato, rappresentando una partita di giro e un incasso.
43 miliardi di euro l’anno
Per pagare 18 milioni di pensioni servono 171 miliardi.
Ma lo Stato ne spende 214...e ne intasca 43.
Anita Sciarra – Gio, 16/04/2015 – 10:09
Quarantatre miliardi di euro.
A tanto ammonta la “tassa” che lo Stato intasca sulle pensioni. Il dato emerge dal secondo rapporto sul “Bilancio del sistema previdenziale italiano”, redatto dal Comitato tecnico scientifico di Itinerari previdenziali.
Come ha spiegato a Libero il professor Roberto Brambilla, ideatore del Centro studi e “padre” dell’adozione in Italia della previdenza integrativa,
“nel 2013 l’Italia ha sostenuto una spesa pensionistica complessiva di ben 214 miliardi,
ma l’anno scorso le entrate contributive effettive ammontavano a 189 miliardi.
Logico, quindi, il disavanzo (che lo Stato copre a consuntivo) di circa 25 miliardi l’anno”.
Bene, su quei 214 miliardi di spesa pensionistica effettiva,
i soldi concretamente utilizzati per pagare 18 milioni di pensionati ammontano a 171 miliardi.
La differenza, pari a ben 43 miliardi di euro, vanno a finire nelle casse dello Stato, rappresentando una partita di giro e un incasso.
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella
osservo che anche La Repubblica è ormai un quotidiano perfettamente allineato ed asservito alla finanza ed al potere .
Se solo ieri il ministro del lavoro ( che purtroppo ci ritroviamo) fa un’audizione alla Camera affermando praticamente che ne prossimi mesi si analizzeranno con l’INPS gli interventi possibili per migliorare la Fornero ( la riforma e magari pure Lei) in termini almeno di flessibilità con penalità , a che titolo oggi Repubblica può scrivere e dire che Palazzo Chigi frena Boeri quando un suo ministro solo poche ore prima ha detto il contrario ?
O Poletti è andato alla camera senza che Renzi lo sapesse?
Ma va la!!
Da chi ha avuto la soffiata il giornalista Sig. Mania ?
Quando parla di Palazzo Chigi a chi si riferisce ?
al portone , alle finestre , alle scale ,all’usciere ?
Come caxxo fa ad avere questa notiziona da farci oggi un articolone in negativo sulle pensioni quando solo ieri Poletti ci ha detto il contrario?
E’ vero che quelle di Poletti e Damiano sono soprattutto manfrine in funzione elettorale ma i giornali ed i giornalisti dovrebbero dimostrare almeno un po’ di pudore ,
non possono dimostrarsi sempre così palesemente e schifosamente asserviti al potere ed a libro paga della finanza .
E’ uno schifo.
Dovrebbero fare di tutto per combattere lo schifo non di farne parte .
quello che fa ancora più indegno questo PD,
è che un Gudgeld laqualunque,
semplice servo sciocco del faraone di Rignano, possa zittire nell’ordine :
il presidente della commissione lavoro (Damiano)
il presidente di INPS (Boeri)
il ministro del lavoro (Poletti)
Votate chi vi pare , turatevi il naso , ma non votate più , mai più , questo PD di emme e schifate tutti i suoi accoliti.
P.s. non comprate più La Repubblica ,il nuovo giornale della destra italiana.
Se solo ieri il ministro del lavoro ( che purtroppo ci ritroviamo) fa un’audizione alla Camera affermando praticamente che ne prossimi mesi si analizzeranno con l’INPS gli interventi possibili per migliorare la Fornero ( la riforma e magari pure Lei) in termini almeno di flessibilità con penalità , a che titolo oggi Repubblica può scrivere e dire che Palazzo Chigi frena Boeri quando un suo ministro solo poche ore prima ha detto il contrario ?
O Poletti è andato alla camera senza che Renzi lo sapesse?
Ma va la!!
Da chi ha avuto la soffiata il giornalista Sig. Mania ?
Quando parla di Palazzo Chigi a chi si riferisce ?
al portone , alle finestre , alle scale ,all’usciere ?
Come caxxo fa ad avere questa notiziona da farci oggi un articolone in negativo sulle pensioni quando solo ieri Poletti ci ha detto il contrario?
E’ vero che quelle di Poletti e Damiano sono soprattutto manfrine in funzione elettorale ma i giornali ed i giornalisti dovrebbero dimostrare almeno un po’ di pudore ,
non possono dimostrarsi sempre così palesemente e schifosamente asserviti al potere ed a libro paga della finanza .
E’ uno schifo.
Dovrebbero fare di tutto per combattere lo schifo non di farne parte .
quello che fa ancora più indegno questo PD,
è che un Gudgeld laqualunque,
semplice servo sciocco del faraone di Rignano, possa zittire nell’ordine :
il presidente della commissione lavoro (Damiano)
il presidente di INPS (Boeri)
il ministro del lavoro (Poletti)
Votate chi vi pare , turatevi il naso , ma non votate più , mai più , questo PD di emme e schifate tutti i suoi accoliti.
P.s. non comprate più La Repubblica ,il nuovo giornale della destra italiana.
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella
Se non fosse che sono profondamente deluso e scoraggiato dal protrarsi per anni del parlare senza fine e senza fare nulla di concreto, sarei addirittura entusiasta di sentire da Damiano che ci sarebbe anche la copertura economica per l’effettiva attuazione della Flessibilità in Uscita dal Lavoro.
Per quanto riguarda i Falsi Timori nei confronti dell’Unione Europea per attuare la flessibilità,
penso invece che essi sono strumentalmente sbandierati dal Governo del bomba di Rignano per mascherare la propria incapacità ad operare il taglio dei privilegi della Casta che rappresenta.
Invece l’ Unione Europea sarebbe dovuta essere la prima a sanzionare il nostro Paese per aver adottato un sistema previdenziale tanto rigido e senza alcuna flessibilità,
che di fatto nega alcuni dei diritti basilari dei cittadini, la libertà di decidere in prossimità della vecchiaia ,della propria vita.
Per quanto riguarda i Falsi Timori nei confronti dell’Unione Europea per attuare la flessibilità,
penso invece che essi sono strumentalmente sbandierati dal Governo del bomba di Rignano per mascherare la propria incapacità ad operare il taglio dei privilegi della Casta che rappresenta.
Invece l’ Unione Europea sarebbe dovuta essere la prima a sanzionare il nostro Paese per aver adottato un sistema previdenziale tanto rigido e senza alcuna flessibilità,
che di fatto nega alcuni dei diritti basilari dei cittadini, la libertà di decidere in prossimità della vecchiaia ,della propria vita.
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella
Hollande non si sta rivelando un gran presidente,shiloh ha scritto:
....quello che fa ancora più indegno questo PD,
è che un Gutgeld laqualunque,
semplice servo sciocco del faraone di Rignano, possa zittire nell’ordine :
il presidente della commissione lavoro (Damiano)
il presidente di INPS (Boeri)
il ministro del lavoro (Poletti)
Votate chi vi pare , turatevi il naso , ma non votate più , mai più , questo PD di emme e schifate tutti i suoi accoliti.
.
ma la prima cosa che ha fatto quando vinse le elezioni fu di riformare la legge fatta da Sarkozy sulle pensioni.
(che comunque era molto meno invasiva della porcata Fornero votata dal PD)
il tutto fregandosene dei desiderata della Merkel,
semplicemente perchè,per il governo francese,
prima dei tedeschi…vengono i francesi.
qui invece siamo in mano ai mercanti del Tempio…di cui Gutgeld è un-indegno-rappresentante.
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella
La BCE impongono sacrifici che poi ricadono sui cittadini.Per quale motivo non inpongono ai burocrati a menager pubblici ai politici auto blu ecc......Cominciamo a ridurre gli stipendi al pari degli altri paesi europei
Ciao
Paolo11
Ciao
Paolo11
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella
susanna il 21 aprile 2015 alle 20:58 scrive:
ho 58 anni e 39 di contributi versati.
ho perso il lavoro.
non ho soldi a sufficienza per pagarmi i contributi che mancano alla pensione,
perché se uso i risparmi, la mia famiglia non mangia.
non mi resta che invocare la maledizione di Dio su tutti quanti voi del PD che votando la Fornero,
mi avete condannato ad una vecchiaia da barbona, dopo che ho lavorato una vita.
http://www.cesaredamiano.org/2015/04/21 ... /#comments
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella
Martino il 22 aprile 2015 alle 14:25 scrive:
A distanza di mille giorni e oltre continuano gli effetti negativi della cosiddetta riforma Fornero introdotta con il D.L. 201/2011 (Legge 214/2011) che, nonostante alcune correzioni, rimane sostanzialmente inalterata, e le proposte di legge per cambiarla rimangono ancora tutte da concretizzare.
Con il governo tecnico, voluto dall’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in sostituzione del governo Berlusconi e dei Ministri “professori” Tremonti e Sacconi, a fine 2011, erano succeduti i professori Monti e Fornero e tutti gli altri che hanno fatto approvare la più pesante “riforma” finora mai registrata in Italia a carico di pensionati e aspiranti tali.
Ai già gravi provvedimenti introdotti dal precedente governo Berlusconi, come ad esempio le finestre mobili, aumenti periodici dei requisiti in base alla “speranza di vita”, ricongiunzioni onerose, aumento repentino del requisito di vecchiaia per le donne del pubblico impiego, ecc., con il cosiddetto “Salva Italia”, in pratica si è puntato a fare cassa subito penalizzando la massa dei lavoratori e pensionati attraverso il blocco delle perequazioni, allungando l’età per le pensioni di vecchiaia e aumentando gli anni di contribuzione necessari per la cosiddetta pensione anticipata.
Pur di raggiungere lo scopo, la “riforma” Fornero, ha lasciato senza lavoro, senza ammortizzatori sociali e senza pensione centinaia di migliaia di lavoratori esodati che avevano firmato degli accordi con la propria azienda in crisi terminando in anticipo il proprio rapporto di lavoro con l’aspettativa di andare in pensione con i requisiti di anzianità vigenti al momento della firma dell’accordo.
L’Italia è diventata una delle prime in assoluto, in Europa, per i più alti limiti di età di pensionamento e per l’applicazione di una drastica riduzione dell’indennità pensionistica con l’estensione a tutti del sistema contributivo.
http://www.cesaredamiano.org/2015/04/22 ... /#comments
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella
La Consulta boccia il blocco delle pensioni della Fornero:
lo stop pesa 5 miliardi.
Inps: 64 pensioni su 100 sono inferiori a 750 euro.
In media, cresce l'importo medio erogato:
passa da 780,14 euro nel 2012 a 825,06 euro nel 2015
MILANO –
La Corte Costituzionale boccia la norma Fornero del 2011, contenuta nel Salva Italia del governo Monti, che bloccava l'adeguamento delle pensioni al costo della vita per gli assegni superiori a tre volte il minimo Inps.
E' una decisione pesante che, per l'Avvocatura dello Stato, ha un impatto sui conti pubblici di circa 1,8 miliardi per il 2012 e altri 3 miliardi per il 2013.
Il no alla Fornero.
La norma che, per il 2012 e 2013, ha stabilito, "in considerazione della contingente situazione finanziaria", che sui trattamenti pensionistici di importo superiore a tre volte il minimo Inps scattasse il blocco della perequazione, ossia il meccanismo che adegua le pensione al costo della vita, è dunque incostituzionale. "L'interesse dei pensionati, in particolar modo i titolari di trattamenti previdenziali modesti, è teso alla conservazione del potere di acquisto delle somme percepite, da cui deriva in modo consequenziale il diritto a una prestazione previdenziale adeguata. Tale diritto, costituzionalmente fondato, risulta irragionevolmente sacrificato nel nome di esigenze finanziarie non illustrate in dettaglio", afferma la Corte nella sentenza 70 depositata oggi, di cui è relatore il giudice Silvana Sciarra. A sollevare la questione erano stati diversi organismi, dal tribunale del lavoro di Palermo alla Corte dei Conti.
Nel dispositivo, si specifica che "la censura relativa al comma 25 dell'art. 24 del decreto legge n. 201 del 2011, se vagliata sotto i profili della proporzionalità e adeguatezza del trattamento pensionistico, induce a ritenere che siano stati valicati i limiti di ragionevolezza e proporzionalità, con conseguente pregiudizio per il potere di acquisto del trattamento stesso e con irrimediabile vanificazione delle aspettative legittimamente nutrite dal lavoratore per il tempo successivo alla cessazione della propria attività". Ne consegue che sono "intaccati i diritti fondamentali connessi al rapporto previdenziale, fondati su inequivocabili parametri costituzionali: la proporzionalità del trattamento di quiescenza, inteso quale retribuzione differita (art. 36 Costituzione) e l'adeguatezza (art. 38)".
I dati Inps.
La notizia arriva nel giorno in cui l'Inps ha aggiornato la fotografia del sistema pensionistico italiano. Dai dati, emerge che il 64,3% delle pensioni ha un importo inferiore a 750 euro. "Analizzando la distribuzione per classi di importo mensile delle pensioni, si osserva una forte concentrazione nelle classi basse. Infatti, il 64,3% delle pensioni ha un importo inferiore a 750 euro. Per gli uomini la percentuale di prestazioni con importo inferiore a 750 è del 45,2%, mentre per le donne è del 78,2%. Delle 11.595.308 pensioni con importo inferiore a 750 euro, 5.322.007 (il 45,9%) beneficiano di prestazioni legate a requisiti reddituali bassi, quali integrazione al trattamento minimo, maggiorazioni sociali, pensioni e assegni sociali e pensioni di invalidità civile", dice l'Istituto in una nota.
L'Osservatorio conferma il trend decrescente degli ultimi anni, legato anche alla Riforma Fornero, che vede passare le prestazioni erogate ad inizio anno da 18.363.760 nel 2012 a 18.044.221 nel 2015; una decrescita media annua dello 0,6% frenata dall’andamento inverso delle prestazioni assistenziali (pensioni agli invalidi civili e pensioni/assegni sociali), che nello stesso periodo passano da 3.560.179 nel 2012 a 3.731.626 nel 2015.
Cresce invece l'importo medio mensile erogato risulta in costante crescita, passando da 780,14 euro nel 2012 a 825,06 euro nel 2015. "Ciò è dovuto essenzialmente agli effetti della perequazione automatica delle pensioni e all’effetto sostituzione delle pensioni eliminate con le nuove liquidate che presentano mediamente importi maggiori, anche in relazione alle recenti riforme pensionistiche cha hanno aumentato i requisiti di accesso per il pensionamento", dice l'Inps Delle 18.044.221 pensioni vigenti all’1.1.2015, 14.312.595 sono di natura previdenziale, cioè prestazioni che hanno avuto origine dal versamento di contributi previdenziali (vecchiaia, invalidità e superstiti) durante l’attività lavorativa del pensionato. Le rimanenti prestazioni, erogate dalla gestione degli invalidi civili e da quella delle pensioni e assegni sociali, sono di natura assistenziale.
Il 51,8% delle pensioni è in carico alla gestione lavoratori dipendenti, il 27,4% è erogato dalle gestioni lavoratori autonomi, mentre il 20,7% è costituito da prestazioni assistenziali e indennitarie. L’importo complessivo annuo risulta pari a 192,6 miliardi di euro, di cui 173 miliardi sostenuti dalle gestioni previdenziali. Il 66% dell’importo è erogato dalle gestioni lavoratori dipendenti, il 23,8% da quelle dei lavoratori autonomi, il 10,1% da quelle assistenziali.
Nel 2014 sono state liquidate 994.973 pensioni, delle quali oltre la metà (54,1%) di natura assistenziale, mentre il 28,3% è stato liquidato dalle gestioni lavoratori dipendenti e il 17,5% dalle gestioni lavoratori autonomi. Le prestazioni di tipo previdenziale sono costituite per il 65,6% da pensioni della categoria Vecchiaia, di cui poco più della metà (55,2%) erogate a soggetti di sesso maschile, per il 7,9% da pensioni della categoria Invalidità previdenziale (il 47,7% erogato a uomini) e per il 26,5% da pensioni della categoria Superstiti, di cui soltanto l’11,8% è erogato a soggetti maschili.
Le prestazioni di tipo assistenziale sono costituite per il 22,7% da pensioni e assegni sociali (di cui il 35,2% a soggetti maschili), mentre il restante 77,3% è costituito da prestazioni erogate ad invalidi civili sotto forma di pensione e/o indennità (di cui il 39,7% ad uomini). Le prestazioni legate all’invalidità sono 3.273.751 e costituiscono l’87,7% del complesso delle prestazioni assistenziali.
Distribuzione territoriale.
Il 48,2% delle pensioni è percepito nell’Italia settentrionale (305 pensioni ogni 1000 residenti), il 19,1% al centro (281 su 1000) e il 30,3% al Sud e Isole (262 su 1000). Il restante 2,4%, 427.597 pensioni, è erogato a soggetti residenti all’estero. Per quanto riguarda la distribuzione territoriale degli importi erogati, si osserva che il 55% delle somme stanziate a inizio anno sono destinate all’Italia settentrionale, il 24,7% all’Italia meridionale e isole, il 19,7% all’Italia centrale e lo 0,6% ai soggetti residenti all’estero. L’importo medio mensile della pensione di vecchiaia è di 1.098 euro, con un valore più elevato al Nord, pari a 1.174,25 euro.
Distribuzione per età.
L’età media dei pensionati è 73,6 anni, con una differenziazione per genere di più di 4 anni (71 per gli uomini e 75,4 per le donne). Per la categoria Vecchiaia, il 22,3% delle pensioni è erogato a soggetti di età compresa tra 65 e 69 anni. Il 47,1% dei titolari di sesso maschile delle pensioni di invalidità previdenziale ha un’età compresa tra 50 e 69 anni, mentre le donne hanno per il 61,1% un’età superiore o uguale a 80 anni. Per quanto riguarda l’invalidità civile, il 53,3% dei titolari di sesso maschile ha un’età inferiore a 60 anni; percentuale che scende al 31% per le donne, che invece presentano una concentrazione molto alta nelle età avanzate (47% per età uguali o superiori a 80 anni). Da segnalare l’aumento dell’età di pensionamento nel periodo 2009-2015, sia per le pensioni di vecchiaia sia per quelle di anzianità. Per le prime, il dato più significativo riguarda le donne, con una differenza di 2,9 anni (si passa infatti da un’età media alla decorrenza di 61,3 anni nel 2009 ai 64,2 anni del 2015). Più contenuto l’aumento per gli uomini, che passano dai 65,7 anni del 2009 ai 66,4 del 2015, con una differenza di 0,7 anni. La differenza di età per la pensione di anzianità è invece di 1,1 anni per gli uomini (che passano dai 59,4 anni del 2009 ai 60,5 del 2015) e di 0,8 anni per le donne (59,1 anni nel 2009 e 59,9 anni nel 2015).
http://www.repubblica.it/economia/2015/ ... ef=HRER2-2
lo stop pesa 5 miliardi.
Inps: 64 pensioni su 100 sono inferiori a 750 euro.
In media, cresce l'importo medio erogato:
passa da 780,14 euro nel 2012 a 825,06 euro nel 2015
MILANO –
La Corte Costituzionale boccia la norma Fornero del 2011, contenuta nel Salva Italia del governo Monti, che bloccava l'adeguamento delle pensioni al costo della vita per gli assegni superiori a tre volte il minimo Inps.
E' una decisione pesante che, per l'Avvocatura dello Stato, ha un impatto sui conti pubblici di circa 1,8 miliardi per il 2012 e altri 3 miliardi per il 2013.
Il no alla Fornero.
La norma che, per il 2012 e 2013, ha stabilito, "in considerazione della contingente situazione finanziaria", che sui trattamenti pensionistici di importo superiore a tre volte il minimo Inps scattasse il blocco della perequazione, ossia il meccanismo che adegua le pensione al costo della vita, è dunque incostituzionale. "L'interesse dei pensionati, in particolar modo i titolari di trattamenti previdenziali modesti, è teso alla conservazione del potere di acquisto delle somme percepite, da cui deriva in modo consequenziale il diritto a una prestazione previdenziale adeguata. Tale diritto, costituzionalmente fondato, risulta irragionevolmente sacrificato nel nome di esigenze finanziarie non illustrate in dettaglio", afferma la Corte nella sentenza 70 depositata oggi, di cui è relatore il giudice Silvana Sciarra. A sollevare la questione erano stati diversi organismi, dal tribunale del lavoro di Palermo alla Corte dei Conti.
Nel dispositivo, si specifica che "la censura relativa al comma 25 dell'art. 24 del decreto legge n. 201 del 2011, se vagliata sotto i profili della proporzionalità e adeguatezza del trattamento pensionistico, induce a ritenere che siano stati valicati i limiti di ragionevolezza e proporzionalità, con conseguente pregiudizio per il potere di acquisto del trattamento stesso e con irrimediabile vanificazione delle aspettative legittimamente nutrite dal lavoratore per il tempo successivo alla cessazione della propria attività". Ne consegue che sono "intaccati i diritti fondamentali connessi al rapporto previdenziale, fondati su inequivocabili parametri costituzionali: la proporzionalità del trattamento di quiescenza, inteso quale retribuzione differita (art. 36 Costituzione) e l'adeguatezza (art. 38)".
I dati Inps.
La notizia arriva nel giorno in cui l'Inps ha aggiornato la fotografia del sistema pensionistico italiano. Dai dati, emerge che il 64,3% delle pensioni ha un importo inferiore a 750 euro. "Analizzando la distribuzione per classi di importo mensile delle pensioni, si osserva una forte concentrazione nelle classi basse. Infatti, il 64,3% delle pensioni ha un importo inferiore a 750 euro. Per gli uomini la percentuale di prestazioni con importo inferiore a 750 è del 45,2%, mentre per le donne è del 78,2%. Delle 11.595.308 pensioni con importo inferiore a 750 euro, 5.322.007 (il 45,9%) beneficiano di prestazioni legate a requisiti reddituali bassi, quali integrazione al trattamento minimo, maggiorazioni sociali, pensioni e assegni sociali e pensioni di invalidità civile", dice l'Istituto in una nota.
L'Osservatorio conferma il trend decrescente degli ultimi anni, legato anche alla Riforma Fornero, che vede passare le prestazioni erogate ad inizio anno da 18.363.760 nel 2012 a 18.044.221 nel 2015; una decrescita media annua dello 0,6% frenata dall’andamento inverso delle prestazioni assistenziali (pensioni agli invalidi civili e pensioni/assegni sociali), che nello stesso periodo passano da 3.560.179 nel 2012 a 3.731.626 nel 2015.
Cresce invece l'importo medio mensile erogato risulta in costante crescita, passando da 780,14 euro nel 2012 a 825,06 euro nel 2015. "Ciò è dovuto essenzialmente agli effetti della perequazione automatica delle pensioni e all’effetto sostituzione delle pensioni eliminate con le nuove liquidate che presentano mediamente importi maggiori, anche in relazione alle recenti riforme pensionistiche cha hanno aumentato i requisiti di accesso per il pensionamento", dice l'Inps Delle 18.044.221 pensioni vigenti all’1.1.2015, 14.312.595 sono di natura previdenziale, cioè prestazioni che hanno avuto origine dal versamento di contributi previdenziali (vecchiaia, invalidità e superstiti) durante l’attività lavorativa del pensionato. Le rimanenti prestazioni, erogate dalla gestione degli invalidi civili e da quella delle pensioni e assegni sociali, sono di natura assistenziale.
Il 51,8% delle pensioni è in carico alla gestione lavoratori dipendenti, il 27,4% è erogato dalle gestioni lavoratori autonomi, mentre il 20,7% è costituito da prestazioni assistenziali e indennitarie. L’importo complessivo annuo risulta pari a 192,6 miliardi di euro, di cui 173 miliardi sostenuti dalle gestioni previdenziali. Il 66% dell’importo è erogato dalle gestioni lavoratori dipendenti, il 23,8% da quelle dei lavoratori autonomi, il 10,1% da quelle assistenziali.
Nel 2014 sono state liquidate 994.973 pensioni, delle quali oltre la metà (54,1%) di natura assistenziale, mentre il 28,3% è stato liquidato dalle gestioni lavoratori dipendenti e il 17,5% dalle gestioni lavoratori autonomi. Le prestazioni di tipo previdenziale sono costituite per il 65,6% da pensioni della categoria Vecchiaia, di cui poco più della metà (55,2%) erogate a soggetti di sesso maschile, per il 7,9% da pensioni della categoria Invalidità previdenziale (il 47,7% erogato a uomini) e per il 26,5% da pensioni della categoria Superstiti, di cui soltanto l’11,8% è erogato a soggetti maschili.
Le prestazioni di tipo assistenziale sono costituite per il 22,7% da pensioni e assegni sociali (di cui il 35,2% a soggetti maschili), mentre il restante 77,3% è costituito da prestazioni erogate ad invalidi civili sotto forma di pensione e/o indennità (di cui il 39,7% ad uomini). Le prestazioni legate all’invalidità sono 3.273.751 e costituiscono l’87,7% del complesso delle prestazioni assistenziali.
Distribuzione territoriale.
Il 48,2% delle pensioni è percepito nell’Italia settentrionale (305 pensioni ogni 1000 residenti), il 19,1% al centro (281 su 1000) e il 30,3% al Sud e Isole (262 su 1000). Il restante 2,4%, 427.597 pensioni, è erogato a soggetti residenti all’estero. Per quanto riguarda la distribuzione territoriale degli importi erogati, si osserva che il 55% delle somme stanziate a inizio anno sono destinate all’Italia settentrionale, il 24,7% all’Italia meridionale e isole, il 19,7% all’Italia centrale e lo 0,6% ai soggetti residenti all’estero. L’importo medio mensile della pensione di vecchiaia è di 1.098 euro, con un valore più elevato al Nord, pari a 1.174,25 euro.
Distribuzione per età.
L’età media dei pensionati è 73,6 anni, con una differenziazione per genere di più di 4 anni (71 per gli uomini e 75,4 per le donne). Per la categoria Vecchiaia, il 22,3% delle pensioni è erogato a soggetti di età compresa tra 65 e 69 anni. Il 47,1% dei titolari di sesso maschile delle pensioni di invalidità previdenziale ha un’età compresa tra 50 e 69 anni, mentre le donne hanno per il 61,1% un’età superiore o uguale a 80 anni. Per quanto riguarda l’invalidità civile, il 53,3% dei titolari di sesso maschile ha un’età inferiore a 60 anni; percentuale che scende al 31% per le donne, che invece presentano una concentrazione molto alta nelle età avanzate (47% per età uguali o superiori a 80 anni). Da segnalare l’aumento dell’età di pensionamento nel periodo 2009-2015, sia per le pensioni di vecchiaia sia per quelle di anzianità. Per le prime, il dato più significativo riguarda le donne, con una differenza di 2,9 anni (si passa infatti da un’età media alla decorrenza di 61,3 anni nel 2009 ai 64,2 anni del 2015). Più contenuto l’aumento per gli uomini, che passano dai 65,7 anni del 2009 ai 66,4 del 2015, con una differenza di 0,7 anni. La differenza di età per la pensione di anzianità è invece di 1,1 anni per gli uomini (che passano dai 59,4 anni del 2009 ai 60,5 del 2015) e di 0,8 anni per le donne (59,1 anni nel 2009 e 59,9 anni nel 2015).
http://www.repubblica.it/economia/2015/ ... ef=HRER2-2
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella
La Consulta boccia il blocco delle pensioni della Fornero:
lo stop pesa 5 miliardi.
Inps: 64 pensioni su 100 sono inferiori a 750 euro.
In media, cresce l'importo medio erogato:
passa da 780,14 euro nel 2012 a 825,06 euro nel 2015
MILANO –
La Corte Costituzionale boccia la norma Fornero del 2011, contenuta nel Salva Italia del governo Monti, che bloccava l'adeguamento delle pensioni al costo della vita per gli assegni superiori a tre volte il minimo Inps.
E' una decisione pesante che, per l'Avvocatura dello Stato, ha un impatto sui conti pubblici di circa 1,8 miliardi per il 2012 e altri 3 miliardi per il 2013.
quanto sopra certifica che:
1-la Fornero è stata un’incompetente.
2-chi l’ha voluta a capo di questa riforma un delinquente anti-italiano.
3-che il danno causato dovrà essere ripagato con gli interessi,
ma come al solito saranno soldi nostri, non del PD ,primo responsabile delle scelte ai punti 1 e 2.
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Re: riforma Pensioni Fornero-Si lotta per i diritti cancella
Renzi che te ne fai ora del tesoretto che ti serviva per le elezioni regionali?
Ciao
Paolo11
Ciao
Paolo11
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