Migranti, Farage (Ukip): "Sono pronto a inviare la Marina Re
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Migranti, Farage (Ukip): "Sono pronto a inviare la Marina Re
http://www.tzetze.it/redazione/2015/04/ ... index.html
"Se fossi al governo sarei molto contento di inviare la Marina Reale britannica ad aiutare le autorità italiane per affrontare il problema dell'immigrazione clandestina". Lo afferma ad Affaritaliani.it Nigel Farage, leader del Uk Independence Party. Il numero uno del partito euroscettico d'Oltremanica, impegnato nella campagna elettorale per le elezioni britanniche dei primi di maggio, manda anche un segnale chiaro al premier Matteo Renzi: "Il governo italiano a questo punto deve prendere una decisione netta e precisa: o accetta queste persone che arrivano dal Nord-Africa oppure manda loro il messaggio che l'Italia non può più accoglierli. E' il momento di scegliere".
Commentando poi la strage di migranti di sabato notte, Farage afferma: "Questo è un immenso problema prima di tutto dell'Italia". E l'Europa? Farà qualcosa? "Ho il sospetto - spiega il leader dello Ukip - che l'Unione europea proverà a prendere provvedimenti per risolvere la situazione e fare in modo che diventa un problema europeo, ma non so proprio dire se questo tentativo avrà successo oppure no".
Ciao
Paolo11
"Se fossi al governo sarei molto contento di inviare la Marina Reale britannica ad aiutare le autorità italiane per affrontare il problema dell'immigrazione clandestina". Lo afferma ad Affaritaliani.it Nigel Farage, leader del Uk Independence Party. Il numero uno del partito euroscettico d'Oltremanica, impegnato nella campagna elettorale per le elezioni britanniche dei primi di maggio, manda anche un segnale chiaro al premier Matteo Renzi: "Il governo italiano a questo punto deve prendere una decisione netta e precisa: o accetta queste persone che arrivano dal Nord-Africa oppure manda loro il messaggio che l'Italia non può più accoglierli. E' il momento di scegliere".
Commentando poi la strage di migranti di sabato notte, Farage afferma: "Questo è un immenso problema prima di tutto dell'Italia". E l'Europa? Farà qualcosa? "Ho il sospetto - spiega il leader dello Ukip - che l'Unione europea proverà a prendere provvedimenti per risolvere la situazione e fare in modo che diventa un problema europeo, ma non so proprio dire se questo tentativo avrà successo oppure no".
Ciao
Paolo11
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Re: Migranti, Farage (Ukip): "Sono pronto a inviare la Marin
Nei passaggi storici ci sono sempre i Farage che preparano le guerre.
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Re: Migranti, Farage (Ukip): "Sono pronto a inviare la Marin
Naufragio migranti: tutti i numeri delle migrazioni e la soluzione possibile
I rifugiati nel mondo hanno superato i 50 milioni. E ad accoglierli sono soprattutto i paesi più vicini agli epicentri di crisi: Libano, Turchia, Giordania. In Europa, regole di Dublino e gestione nazionale di immigrazione e asilo generano politiche letteralmente disumane. La soluzione possibile.
di Maurizio Ambrosini* (Fonte: lavoce.info)
I numeri delle migrazioni
La nuova tragedia del mare nel canale di Sicilia fa oscillare nuovamente il pendolo dell’opinione pubblica verso l’orrore e la compassione, dopo che con troppa fretta era stata archiviata l’operazione Mare Nostrum, accusata di attrarre nuovi sbarchi sulle nostre coste.
Poche settimane fa, avevano suscitato scalpore i dati diffusi dall’Eurostat: 626mila i richiedenti asilo nell’Unione Europea nel 2014, 191mila in più rispetto al 2013, con un incremento del 41 per cento: un record storico, sottolineavano le agenzie. L’Italia figurava al terzo posto per numero di domande ricevute, con 64.625. L’Eurostat indicava anche una crescita molto consistente dei siriani, passati da 50mila a quasi 123mila. Tutti dati veri, ma comunicati in questo modo, estrapolati dal contesto più ampio e drammatico in cui si collocano, sono tali da suscitare sentimenti di allarme e domande di contenimento.
L’Acnur, l’agenzia dell’Onu per l’assistenza ai rifugiati, ha diffuso a sua volta i numeri relativi ai primi sei mesi del 2014. Ci dicono che il piccolo Libano accoglieva in quel periodo 1,1 milioni di richiedenti asilo, la Turchia quasi 800mila, la Giordania 645mila. Ciascuno di questi paesi da solo si faceva carico dunque di un numero di persone in cerca di protezione superiore a quello di tutti i 28 paesi dell’Unione Europea messi insieme. E da allora la situazione è molto peggiorata, per loro molto più che per noi. Un altro dato eloquente riguarda il numero di rifugiati accolti per ogni mille abitanti. Qui il Libano raggiungeva quota 257, la Giordania 114, la Turchia scendeva a 11. Il primo paese dell’Ue è la piccola Malta con 23, la Svezia è a quota 9. L’Italia, sotto la media europea, si fa carico di 1,1 rifugiati ogni mille abitanti.
Un problema a tre facce
Il problema, dunque, ha almeno tre facce. La prima riguarda il fatto che la cruenta geo-politica contemporanea sta producendo milioni di rifugiati, con un epicentro che va dalla Siria all’Afghanistan passando per l’Iraq. I rifugiati nel mondo hanno superato i 50 milioni, la cifra più alta da quando l’Onu raccoglie i dati.
La seconda faccia vede invece i paesi sviluppati, e l’Unione Europea in modo particolare, tentare di svincolarsi dagli obblighi umanitari che pure dichiara solennemente di onorare. Come ha osservato The Guardian, i governi si sentono pressati da opinioni pubbliche ostili e da partiti populisti che costruiscono oggi buona parte delle loro fortune sulla chiusura nei confronti di immigrati, minoranze islamiche e richiedenti asilo. La democrazia interna non sempre produce valori liberali, soprattutto nei confronti del mondo esterno.
La terza faccia del problema riguarda i rapporti interni all’Ue e lo scaricabarile tra i governi. Per riassumere la questione in modo schematico, l’Italia salva in mare i profughi, ma poi li lascia transitare sul suo territorio, consentendo che vadano a chiedere asilo al di là delle Alpi. Gran parte degli interessati per la verità non chiede di meglio.
Paesi non propriamente affacciati sul Mediterraneo, come la Germania, hanno ricevuto nel 2014 202mila domande di asilo, il 32 per cento del totale, mentre la Svezia ne ha registrate 81mila, pari al 13 per cento, dunque più dell’Italia.
Questa è la motivazione che invocano i governi transalpini per rifiutare di collaborare con l’Italia nei salvataggi in mare. Le regole di Dublino e la gelosa gestione nazionale dei temi dell’immigrazione e dell’asilo generano politiche letteralmente disumane. Oltre a incolparsi reciprocamente, i governi (spalleggiati dai media) riescono con un certo successo a ricorrere a un’altra manovra diversiva: incolpare i cosiddetti trafficanti, chiedere al fragile governo libico di bloccare le partenze, ultimamente evocare lo spettro dell’Isis come organizzatore dei viaggi della speranza.
Va ribadito ancora una volta: per evitare rischiosi viaggi per mare e tagliare i profitti dei trasportatori, basterebbe istituire altri canali per la protezione umanitaria di chi fugge da guerre e persecuzioni: domande di asilo presso ambasciate e consolati, misure di reinsediamento dopo una prima accoglienza il più vicino possibile alle aree di crisi. Se i profughi rischiano la vita in mare, è anche colpa della nostra indifferenza e della nostra paura di accoglierne troppi.
* Maurizio Ambrosini è docente di Sociologia delle migrazioni nell’ università degli studi di Milano, dove coordina il corso di laurea in “Scienze sociali per la globalizzazione”. Insegna inoltre nell’università di Nizza. E’ responsabile scientifico del Centro studi Medì di Genova, dove dirige la rivista “Mondi migranti” e la Scuola estiva di Sociologia delle migrazioni. E’ autore di Sociologia delle migrazioni, manuale adottato in parecchie università italiane.. Suoi articoli e saggi sono usciti in riviste e volumi in inglese, spagnolo, francese, tedesco, portoghese e cinese. Ha pubblicato ultimamente: Non passa lo straniero? Le politiche migratorie tra sovranità nazionale e diritti umani (Cittadella, 2014); Migrazioni irregolari e welfare invisibile. Il lavoro di cura attraverso le frontiere (Il Mulino, 2013) e curato Governare città plurali (Franco Angeli, 2012) e Perdere e ritrovare il lavoro (Il Mulino, 2014).
di Lavoce.info | 22 aprile 2015
I rifugiati nel mondo hanno superato i 50 milioni. E ad accoglierli sono soprattutto i paesi più vicini agli epicentri di crisi: Libano, Turchia, Giordania. In Europa, regole di Dublino e gestione nazionale di immigrazione e asilo generano politiche letteralmente disumane. La soluzione possibile.
di Maurizio Ambrosini* (Fonte: lavoce.info)
I numeri delle migrazioni
La nuova tragedia del mare nel canale di Sicilia fa oscillare nuovamente il pendolo dell’opinione pubblica verso l’orrore e la compassione, dopo che con troppa fretta era stata archiviata l’operazione Mare Nostrum, accusata di attrarre nuovi sbarchi sulle nostre coste.
Poche settimane fa, avevano suscitato scalpore i dati diffusi dall’Eurostat: 626mila i richiedenti asilo nell’Unione Europea nel 2014, 191mila in più rispetto al 2013, con un incremento del 41 per cento: un record storico, sottolineavano le agenzie. L’Italia figurava al terzo posto per numero di domande ricevute, con 64.625. L’Eurostat indicava anche una crescita molto consistente dei siriani, passati da 50mila a quasi 123mila. Tutti dati veri, ma comunicati in questo modo, estrapolati dal contesto più ampio e drammatico in cui si collocano, sono tali da suscitare sentimenti di allarme e domande di contenimento.
L’Acnur, l’agenzia dell’Onu per l’assistenza ai rifugiati, ha diffuso a sua volta i numeri relativi ai primi sei mesi del 2014. Ci dicono che il piccolo Libano accoglieva in quel periodo 1,1 milioni di richiedenti asilo, la Turchia quasi 800mila, la Giordania 645mila. Ciascuno di questi paesi da solo si faceva carico dunque di un numero di persone in cerca di protezione superiore a quello di tutti i 28 paesi dell’Unione Europea messi insieme. E da allora la situazione è molto peggiorata, per loro molto più che per noi. Un altro dato eloquente riguarda il numero di rifugiati accolti per ogni mille abitanti. Qui il Libano raggiungeva quota 257, la Giordania 114, la Turchia scendeva a 11. Il primo paese dell’Ue è la piccola Malta con 23, la Svezia è a quota 9. L’Italia, sotto la media europea, si fa carico di 1,1 rifugiati ogni mille abitanti.
Un problema a tre facce
Il problema, dunque, ha almeno tre facce. La prima riguarda il fatto che la cruenta geo-politica contemporanea sta producendo milioni di rifugiati, con un epicentro che va dalla Siria all’Afghanistan passando per l’Iraq. I rifugiati nel mondo hanno superato i 50 milioni, la cifra più alta da quando l’Onu raccoglie i dati.
La seconda faccia vede invece i paesi sviluppati, e l’Unione Europea in modo particolare, tentare di svincolarsi dagli obblighi umanitari che pure dichiara solennemente di onorare. Come ha osservato The Guardian, i governi si sentono pressati da opinioni pubbliche ostili e da partiti populisti che costruiscono oggi buona parte delle loro fortune sulla chiusura nei confronti di immigrati, minoranze islamiche e richiedenti asilo. La democrazia interna non sempre produce valori liberali, soprattutto nei confronti del mondo esterno.
La terza faccia del problema riguarda i rapporti interni all’Ue e lo scaricabarile tra i governi. Per riassumere la questione in modo schematico, l’Italia salva in mare i profughi, ma poi li lascia transitare sul suo territorio, consentendo che vadano a chiedere asilo al di là delle Alpi. Gran parte degli interessati per la verità non chiede di meglio.
Paesi non propriamente affacciati sul Mediterraneo, come la Germania, hanno ricevuto nel 2014 202mila domande di asilo, il 32 per cento del totale, mentre la Svezia ne ha registrate 81mila, pari al 13 per cento, dunque più dell’Italia.
Questa è la motivazione che invocano i governi transalpini per rifiutare di collaborare con l’Italia nei salvataggi in mare. Le regole di Dublino e la gelosa gestione nazionale dei temi dell’immigrazione e dell’asilo generano politiche letteralmente disumane. Oltre a incolparsi reciprocamente, i governi (spalleggiati dai media) riescono con un certo successo a ricorrere a un’altra manovra diversiva: incolpare i cosiddetti trafficanti, chiedere al fragile governo libico di bloccare le partenze, ultimamente evocare lo spettro dell’Isis come organizzatore dei viaggi della speranza.
Va ribadito ancora una volta: per evitare rischiosi viaggi per mare e tagliare i profitti dei trasportatori, basterebbe istituire altri canali per la protezione umanitaria di chi fugge da guerre e persecuzioni: domande di asilo presso ambasciate e consolati, misure di reinsediamento dopo una prima accoglienza il più vicino possibile alle aree di crisi. Se i profughi rischiano la vita in mare, è anche colpa della nostra indifferenza e della nostra paura di accoglierne troppi.
* Maurizio Ambrosini è docente di Sociologia delle migrazioni nell’ università degli studi di Milano, dove coordina il corso di laurea in “Scienze sociali per la globalizzazione”. Insegna inoltre nell’università di Nizza. E’ responsabile scientifico del Centro studi Medì di Genova, dove dirige la rivista “Mondi migranti” e la Scuola estiva di Sociologia delle migrazioni. E’ autore di Sociologia delle migrazioni, manuale adottato in parecchie università italiane.. Suoi articoli e saggi sono usciti in riviste e volumi in inglese, spagnolo, francese, tedesco, portoghese e cinese. Ha pubblicato ultimamente: Non passa lo straniero? Le politiche migratorie tra sovranità nazionale e diritti umani (Cittadella, 2014); Migrazioni irregolari e welfare invisibile. Il lavoro di cura attraverso le frontiere (Il Mulino, 2013) e curato Governare città plurali (Franco Angeli, 2012) e Perdere e ritrovare il lavoro (Il Mulino, 2014).
di Lavoce.info | 22 aprile 2015
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Re: Migranti, Farage (Ukip): "Sono pronto a inviare la Marin
SE AVANZO SEGUITEMI, SE INDIETREGGIO UCCIDETE(LI)
(Nuova versione renziana)
Libia, politica tra attacchi mirati e blocchi navali
‘Ma senza ok di Tripoli e Onu sarebbe guerra’
Alfano: “Affondare i barconi”. Salvini: “Fermarli in mare”. Meloni: “Centri di indentificazione sulla costa”
Per Germano Dottori, docente di studi strategici, “servono accordi con il governo locale”. Che però non c’è
Politica
Da mesi i politici italiani espongono le ipotesi più disparate per fermare il flusso di migranti dalla Libia e mettere fine alla tragedia dei naufragi nel Canale di Sicilia: se il leghista Salvini parla di un “blocco navale”, il ministro dell’Interno Alfano vorrebbe bombardare i barconi prima che imbarchino i migranti, mentre per Giorgia Meloni l’Italia dovrebbe aprire “centri di identificazione sul posto”. Abbiamo sottoposto le principali opzioni al vaglio di Germano Dottori, docente di studi strategici alla Luiss di Roma
di Enrico Piovesana
Migranti, politica tra blocchi, centri d’accoglienza in Africa e affondamenti. “Ma senza ok di Libia e Onu è guerra”
Migranti, politica tra blocchi, centri d’accoglienza in Africa e affondamenti. “Ma senza ok di Libia e Onu è guerra”
Politica
Da mesi gli esponenti della classe politica italiana espongono le ipotesi più disparate per fermare il flusso di migranti provenienti dalla Libia e mettere fine alla tragedia dei naufragi nel Canale di Sicilia: dall'apertura di strutture di identificazione sul posto (autori Salvini e Meloni) agli interventi contro gli scafisti (Renzi e Alfano). Abbiamo sottoposto le principali a Germano Dottori, docenti di studi strategici alla Luiss di Roma
di Enrico Piovesana | 22 aprile 2015 COMMENTI
Più informazioni su: Angelino Alfano, Giorgia Meloni, Immigrazione, Libia, Matteo Renzi, Matteo Salvini, Migranti, Naufragio
Tutti allenatori durante i mondiali di calcio, tutti generali quando si profila un intervento militare italiano all’estero. In attesa di capire che tipo di azione verrà decisa dal Consiglio europeo straordinario di giovedì per fermare l’ecatombe di migranti nel Canale di Sicilia, ogni politico propone la sua soluzione. Abbiamo sottoposto le principali opzioni ventilate dai maggiori esponenti della classe dirigente al vaglio di Germano Dottori, docente di studi strategici all’università Luiss-Guido Carli di Roma.
SALVINI: “BLOCCO NAVALE PER IMPEDIRE LE PARTENZE”
E’ la proposta che va per la maggiore a destra. Dopo Matteo Salvini (Lega), anche Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) e Giovanni Toti (Forza Italia) chiedono l’impiego delle navi da guerra per imporre un blocco navale a ridosso delle coste libiche in grado di fermare i barconi in partenza, riportando a terra i migranti. Ipotesi scartata dal governo Renzi perché al momento, non essendoci un governo libico con cui concordare l’operazione, sarebbe un atto di guerra illegittimo. Toti: “Il blocco navale non è un’azione di guerra, ma un’azione umanitaria. Il governo Renzi prepari una soluzione in caso l’Europa non si muovesse, anche mettendosi a capo di una coalizione di stati volenterosi”. Meloni: “In Libia esiste un governo legittimo riconosciuto dalla comunità internazionale (con sede a Tobruk che tuttavia controlla una porzione molto limitata di territorio nell’est del Paese, ndr). Un blocco navale in accordo con questo, non è un atto di guerra”.
Pubblicità
Dottori: “Pericoloso. E senza ok di Libia e Onu è atto di guerra” – “Il blocco navale, se fatto al limite o dentro le acque territoriali di Libia e forse Tunisia, sarebbe la soluzione più logica ed efficace, se effettivamente si desidera riportare i migranti sulle coste di partenza. Di questo infatti si parla in ambito Ue, non di missioni per raccogliere più naufraghi e distribuirceli tra noi in Europa. Intravedo un ostacolo: in assenza di una risoluzione delle Nazioni Unite o di un accordo bilaterale con i Paesi interessati, un’azione del genere potrebbe essere considerata una violazione della loro sovranità nazionale. Un’operazione forse legittima sul piano interno se decisa nell’ambito dell’Ue o della Nato, ma controversa all’esterno, che solleverebbe di certo critiche senza un’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. In ultima analisi, si tratta di una scelta politica delicata, comportando anche una valutazione della posizione dei migranti respinti verso gli Stati sorgente. Vedremo cosa farà il Consiglio Europeo. Il blocco navale, poi, implicherebbe anche alcuni rischi peculiari, da considerare nel caso di un Paese sensibile al valore della vita come il nostro: penso ad esempio all’incidente occorso nel 1997 tra la corvetta Sibilla ed una motovedetta albanese, che sprofondò in mare con un gran carico di migranti, costringendo l’allora premier Romano Prodi a scusarsi con Tirana e fermare tutto”.”.
ALFANO: “AFFONDARE I BARCONI”
C’è poi chi, come Daniela Santanché (Forza Italia) e lo stesso ministro dell’Interno Angelino Alfano, vorrebbe bombardare e affondare i barconi prima che imbarchino i migranti e salpino dalle coste libiche. Santanché: “L’unica soluzione che si deve mettere in campo subito è che l’aeronautica italiana e la marina militare si attrezzino subito ad affondare i barconi pronti a partire come già era stato fatto in passato in Albania”. Alfano: “L’obiettivo è affondare i barconi degli scafisti per impedire che partano; noi da soli non possiamo farlo ed è in corso un negoziato con Onu e Ue per avere, in un quadro di legalità internazionale l’autorizzazione a questo intervento”.
Dottori: “Operazione bellica, bisogna avere l’intelligence sul territorio” – “Usare gli elicotteri imbarcati sulle navi o i cacciabombardieri leggeri da supporto truppe ravvicinato (gli Amx, ndr) per azioni mirate volte a colpire le imbarcazioni dei trafficanti ancora vuote prima della partenza potrebbe rivelarsi una soluzione efficace se realizzata con un adeguato supporto di intelligence e con il monitoraggio dal cielo per mezzo di droni. Resta il fatto, in questo caso ancor più evidente, che senza accordi con il governo locale interessato – e in Libia ce ne sono due in lotta fra loro (quello di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale, e quello islamista di Tripoli, ndr) – rimaniamo nel campo di un’operazione di guerra, con tutti i rischi e le difficoltà che comporta, la quale andrebbe autorizzata almeno dall’Ue, naturalmente con un movente di natura difensiva, meglio ancora se dalle Nazioni Unite”.
RENZI: “INTERVENTI DI POLIZIA CONTRO GLI SCAFISTI”
Infine c’è Matteo Renzi che, dopo aver escluso “ogni ipotesi di intervento militare i Libia”, sia esso blocco navale o intervento terrestre (il ministro della Difesa Roberta Pinotti parlava di “5mila uomini pronti a partire”), ha parlato di “interventi mirati” contro gli scafisti per “assicurare alla giustizia questi criminali”. Una formula che gli esegeti del premier hanno interpretato come blitz di forze di polizia civile condotti nei covi dei trafficanti sulle coste libiche e sui loro barconi bloccati in mare nell’ambito di un’operazione navale europea sul modello dell’operazione europea Atalanta contro la pirateria somala.
Dottori: “Poco realistico, servirebbe l’esercito” - “Ritengo poco realistico pensare ad interventi della polizia in territorio libico, vista la situazione sul terreno, dove operano milizie che possiedono in qualche caso anche dei carri armati e potrebbero anche reagire a una violazione della sovranità del loro Paese: per questo genere di circostanza sono più adatte le forze speciali, le Forze Armate, dunque. I parallelismi con l’operazione anti-pirateria Atalanta in corso nel Golfo di Aden, poi, mi sembrano poco appropriati, visto che quella missione non ha una componente terrestre e si limita a scortare le navi mercantili per difenderle da chi le vuole insidiare. Qui, invece, vogliamo interrompere un flusso di disperati che è il business di alcuni criminali, ma che è alimentato da uno squilibrio geopolitico di fondo, di natura demografica. Il nostro obiettivo realistico è rallentare il ritmo degli arrivi, ora francamente ingestibile”.
MELONI: “APRIAMO CENTRI D’ACCOGLIENZA IN AFRICA”
Le diverse soluzioni ipotizzate convergono su un punto: la gestione del flusso di migranti in centri di accoglienza e di identificazione non all’arrivo sulle nostre coste, ma direttamente alla fonte. Alfano: “Creare campi profughi al di là del Mediterraneo, con il consenso dei Paesi ospitanti, in modo di fare lì lo screening su chi ha diritto all’asilo e chi no, e quelli che hanno diritto devono essere distribuiti in tutti i 28 Paesi dell’Unione. Abbiamo avviato discussioni con Sudan e Niger e ci vuole anche la collaborazione delle organizzazioni umanitarie”. La Meloni: “Aprire in Libia i centri di accoglienza dove valutare chi ha diritto all’asilo politico e chi no, però distribuendo dall’origine in tutti i 28 paesi dell’Unione europea i richiedenti asilo”.
Dottori: “E’ un azzardo, chi andrebbe ad aprirli?” – “Di aprire dei campi di raccolta in alcuni Stati africani si parla da tempo, in effetti, e potrebbe essere un’ipotesi interessante da valutare, ove fossero gestiti da organizzazioni internazionali come l’Unhcr e si potesse operare lì la selezione fra coloro la cui domanda di asilo può essere accolta e gli altri cui impedire di raggiungere le coste. Certo, farlo in Libia è un azzardo, almeno per adesso. Chi ci andrebbe? Ma esistono anche altri Stati – il Niger è ad esempio strategico – e nel futuro la situazione potrebbe migliorare anche sul territorio libico. Dobbiamo comunque tenere a mente due dati: il primo, è che in Africa abita un miliardo di persone, la cui età media supera di poco i 20 anni. Gente mobile, quindi. Mentre noi siamo la metà ed abbiamo un’età media doppia, con tutte le rigidità che questo comporta, inclusi gli elevati oneri connessi alle spese di welfare. Il secondo: che la spinta a migrare per accedere a migliori standard di vita è fortissima malgrado l’economia africana stia crescendo a ritmi elevati. Se passa il principio delle porte aperte, si rischia davvero di generare situazioni insostenibili, scatenando flussi di magnitudini ingestibili, che fatalmente precipiterebbero l’Europa nell’abisso della xenofobia”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/04 ... a/1612504/
(Nuova versione renziana)
Libia, politica tra attacchi mirati e blocchi navali
‘Ma senza ok di Tripoli e Onu sarebbe guerra’
Alfano: “Affondare i barconi”. Salvini: “Fermarli in mare”. Meloni: “Centri di indentificazione sulla costa”
Per Germano Dottori, docente di studi strategici, “servono accordi con il governo locale”. Che però non c’è
Politica
Da mesi i politici italiani espongono le ipotesi più disparate per fermare il flusso di migranti dalla Libia e mettere fine alla tragedia dei naufragi nel Canale di Sicilia: se il leghista Salvini parla di un “blocco navale”, il ministro dell’Interno Alfano vorrebbe bombardare i barconi prima che imbarchino i migranti, mentre per Giorgia Meloni l’Italia dovrebbe aprire “centri di identificazione sul posto”. Abbiamo sottoposto le principali opzioni al vaglio di Germano Dottori, docente di studi strategici alla Luiss di Roma
di Enrico Piovesana
Migranti, politica tra blocchi, centri d’accoglienza in Africa e affondamenti. “Ma senza ok di Libia e Onu è guerra”
Migranti, politica tra blocchi, centri d’accoglienza in Africa e affondamenti. “Ma senza ok di Libia e Onu è guerra”
Politica
Da mesi gli esponenti della classe politica italiana espongono le ipotesi più disparate per fermare il flusso di migranti provenienti dalla Libia e mettere fine alla tragedia dei naufragi nel Canale di Sicilia: dall'apertura di strutture di identificazione sul posto (autori Salvini e Meloni) agli interventi contro gli scafisti (Renzi e Alfano). Abbiamo sottoposto le principali a Germano Dottori, docenti di studi strategici alla Luiss di Roma
di Enrico Piovesana | 22 aprile 2015 COMMENTI
Più informazioni su: Angelino Alfano, Giorgia Meloni, Immigrazione, Libia, Matteo Renzi, Matteo Salvini, Migranti, Naufragio
Tutti allenatori durante i mondiali di calcio, tutti generali quando si profila un intervento militare italiano all’estero. In attesa di capire che tipo di azione verrà decisa dal Consiglio europeo straordinario di giovedì per fermare l’ecatombe di migranti nel Canale di Sicilia, ogni politico propone la sua soluzione. Abbiamo sottoposto le principali opzioni ventilate dai maggiori esponenti della classe dirigente al vaglio di Germano Dottori, docente di studi strategici all’università Luiss-Guido Carli di Roma.
SALVINI: “BLOCCO NAVALE PER IMPEDIRE LE PARTENZE”
E’ la proposta che va per la maggiore a destra. Dopo Matteo Salvini (Lega), anche Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) e Giovanni Toti (Forza Italia) chiedono l’impiego delle navi da guerra per imporre un blocco navale a ridosso delle coste libiche in grado di fermare i barconi in partenza, riportando a terra i migranti. Ipotesi scartata dal governo Renzi perché al momento, non essendoci un governo libico con cui concordare l’operazione, sarebbe un atto di guerra illegittimo. Toti: “Il blocco navale non è un’azione di guerra, ma un’azione umanitaria. Il governo Renzi prepari una soluzione in caso l’Europa non si muovesse, anche mettendosi a capo di una coalizione di stati volenterosi”. Meloni: “In Libia esiste un governo legittimo riconosciuto dalla comunità internazionale (con sede a Tobruk che tuttavia controlla una porzione molto limitata di territorio nell’est del Paese, ndr). Un blocco navale in accordo con questo, non è un atto di guerra”.
Pubblicità
Dottori: “Pericoloso. E senza ok di Libia e Onu è atto di guerra” – “Il blocco navale, se fatto al limite o dentro le acque territoriali di Libia e forse Tunisia, sarebbe la soluzione più logica ed efficace, se effettivamente si desidera riportare i migranti sulle coste di partenza. Di questo infatti si parla in ambito Ue, non di missioni per raccogliere più naufraghi e distribuirceli tra noi in Europa. Intravedo un ostacolo: in assenza di una risoluzione delle Nazioni Unite o di un accordo bilaterale con i Paesi interessati, un’azione del genere potrebbe essere considerata una violazione della loro sovranità nazionale. Un’operazione forse legittima sul piano interno se decisa nell’ambito dell’Ue o della Nato, ma controversa all’esterno, che solleverebbe di certo critiche senza un’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. In ultima analisi, si tratta di una scelta politica delicata, comportando anche una valutazione della posizione dei migranti respinti verso gli Stati sorgente. Vedremo cosa farà il Consiglio Europeo. Il blocco navale, poi, implicherebbe anche alcuni rischi peculiari, da considerare nel caso di un Paese sensibile al valore della vita come il nostro: penso ad esempio all’incidente occorso nel 1997 tra la corvetta Sibilla ed una motovedetta albanese, che sprofondò in mare con un gran carico di migranti, costringendo l’allora premier Romano Prodi a scusarsi con Tirana e fermare tutto”.”.
ALFANO: “AFFONDARE I BARCONI”
C’è poi chi, come Daniela Santanché (Forza Italia) e lo stesso ministro dell’Interno Angelino Alfano, vorrebbe bombardare e affondare i barconi prima che imbarchino i migranti e salpino dalle coste libiche. Santanché: “L’unica soluzione che si deve mettere in campo subito è che l’aeronautica italiana e la marina militare si attrezzino subito ad affondare i barconi pronti a partire come già era stato fatto in passato in Albania”. Alfano: “L’obiettivo è affondare i barconi degli scafisti per impedire che partano; noi da soli non possiamo farlo ed è in corso un negoziato con Onu e Ue per avere, in un quadro di legalità internazionale l’autorizzazione a questo intervento”.
Dottori: “Operazione bellica, bisogna avere l’intelligence sul territorio” – “Usare gli elicotteri imbarcati sulle navi o i cacciabombardieri leggeri da supporto truppe ravvicinato (gli Amx, ndr) per azioni mirate volte a colpire le imbarcazioni dei trafficanti ancora vuote prima della partenza potrebbe rivelarsi una soluzione efficace se realizzata con un adeguato supporto di intelligence e con il monitoraggio dal cielo per mezzo di droni. Resta il fatto, in questo caso ancor più evidente, che senza accordi con il governo locale interessato – e in Libia ce ne sono due in lotta fra loro (quello di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale, e quello islamista di Tripoli, ndr) – rimaniamo nel campo di un’operazione di guerra, con tutti i rischi e le difficoltà che comporta, la quale andrebbe autorizzata almeno dall’Ue, naturalmente con un movente di natura difensiva, meglio ancora se dalle Nazioni Unite”.
RENZI: “INTERVENTI DI POLIZIA CONTRO GLI SCAFISTI”
Infine c’è Matteo Renzi che, dopo aver escluso “ogni ipotesi di intervento militare i Libia”, sia esso blocco navale o intervento terrestre (il ministro della Difesa Roberta Pinotti parlava di “5mila uomini pronti a partire”), ha parlato di “interventi mirati” contro gli scafisti per “assicurare alla giustizia questi criminali”. Una formula che gli esegeti del premier hanno interpretato come blitz di forze di polizia civile condotti nei covi dei trafficanti sulle coste libiche e sui loro barconi bloccati in mare nell’ambito di un’operazione navale europea sul modello dell’operazione europea Atalanta contro la pirateria somala.
Dottori: “Poco realistico, servirebbe l’esercito” - “Ritengo poco realistico pensare ad interventi della polizia in territorio libico, vista la situazione sul terreno, dove operano milizie che possiedono in qualche caso anche dei carri armati e potrebbero anche reagire a una violazione della sovranità del loro Paese: per questo genere di circostanza sono più adatte le forze speciali, le Forze Armate, dunque. I parallelismi con l’operazione anti-pirateria Atalanta in corso nel Golfo di Aden, poi, mi sembrano poco appropriati, visto che quella missione non ha una componente terrestre e si limita a scortare le navi mercantili per difenderle da chi le vuole insidiare. Qui, invece, vogliamo interrompere un flusso di disperati che è il business di alcuni criminali, ma che è alimentato da uno squilibrio geopolitico di fondo, di natura demografica. Il nostro obiettivo realistico è rallentare il ritmo degli arrivi, ora francamente ingestibile”.
MELONI: “APRIAMO CENTRI D’ACCOGLIENZA IN AFRICA”
Le diverse soluzioni ipotizzate convergono su un punto: la gestione del flusso di migranti in centri di accoglienza e di identificazione non all’arrivo sulle nostre coste, ma direttamente alla fonte. Alfano: “Creare campi profughi al di là del Mediterraneo, con il consenso dei Paesi ospitanti, in modo di fare lì lo screening su chi ha diritto all’asilo e chi no, e quelli che hanno diritto devono essere distribuiti in tutti i 28 Paesi dell’Unione. Abbiamo avviato discussioni con Sudan e Niger e ci vuole anche la collaborazione delle organizzazioni umanitarie”. La Meloni: “Aprire in Libia i centri di accoglienza dove valutare chi ha diritto all’asilo politico e chi no, però distribuendo dall’origine in tutti i 28 paesi dell’Unione europea i richiedenti asilo”.
Dottori: “E’ un azzardo, chi andrebbe ad aprirli?” – “Di aprire dei campi di raccolta in alcuni Stati africani si parla da tempo, in effetti, e potrebbe essere un’ipotesi interessante da valutare, ove fossero gestiti da organizzazioni internazionali come l’Unhcr e si potesse operare lì la selezione fra coloro la cui domanda di asilo può essere accolta e gli altri cui impedire di raggiungere le coste. Certo, farlo in Libia è un azzardo, almeno per adesso. Chi ci andrebbe? Ma esistono anche altri Stati – il Niger è ad esempio strategico – e nel futuro la situazione potrebbe migliorare anche sul territorio libico. Dobbiamo comunque tenere a mente due dati: il primo, è che in Africa abita un miliardo di persone, la cui età media supera di poco i 20 anni. Gente mobile, quindi. Mentre noi siamo la metà ed abbiamo un’età media doppia, con tutte le rigidità che questo comporta, inclusi gli elevati oneri connessi alle spese di welfare. Il secondo: che la spinta a migrare per accedere a migliori standard di vita è fortissima malgrado l’economia africana stia crescendo a ritmi elevati. Se passa il principio delle porte aperte, si rischia davvero di generare situazioni insostenibili, scatenando flussi di magnitudini ingestibili, che fatalmente precipiterebbero l’Europa nell’abisso della xenofobia”.
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Re: Migranti, Farage (Ukip): "Sono pronto a inviare la Marin
Non sto qui a ripercorrere tutte le tappe per cui si e' arrivato a questo punto e qui mi rivolgo alle multinazionali che si sono impadronite di tutti questi territori imponendo loro dei governi fantoccio per cui dico che difronte a tutte queste difficolta' che pure che gestisce questa mercanzia umana ne e' al corrente, come si fa a fronteggiare in modo alquanto democratico chi usa la non democrazia?camillobenso ha scritto:SE AVANZO SEGUITEMI, SE INDIETREGGIO UCCIDETE(LI)
(Nuova versione renziana)
Libia, politica tra attacchi mirati e blocchi navali
‘Ma senza ok di Tripoli e Onu sarebbe guerra’
Alfano: “Affondare i barconi”. Salvini: “Fermarli in mare”. Meloni: “Centri di indentificazione sulla costa”
Per Germano Dottori, docente di studi strategici, “servono accordi con il governo locale”. Che però non c’è
Politica
Da mesi i politici italiani espongono le ipotesi più disparate per fermare il flusso di migranti dalla Libia e mettere fine alla tragedia dei naufragi nel Canale di Sicilia: se il leghista Salvini parla di un “blocco navale”, il ministro dell’Interno Alfano vorrebbe bombardare i barconi prima che imbarchino i migranti, mentre per Giorgia Meloni l’Italia dovrebbe aprire “centri di identificazione sul posto”. Abbiamo sottoposto le principali opzioni al vaglio di Germano Dottori, docente di studi strategici alla Luiss di Roma
di Enrico Piovesana
Migranti, politica tra blocchi, centri d’accoglienza in Africa e affondamenti. “Ma senza ok di Libia e Onu è guerra”
Migranti, politica tra blocchi, centri d’accoglienza in Africa e affondamenti. “Ma senza ok di Libia e Onu è guerra”
Politica
Da mesi gli esponenti della classe politica italiana espongono le ipotesi più disparate per fermare il flusso di migranti provenienti dalla Libia e mettere fine alla tragedia dei naufragi nel Canale di Sicilia: dall'apertura di strutture di identificazione sul posto (autori Salvini e Meloni) agli interventi contro gli scafisti (Renzi e Alfano). Abbiamo sottoposto le principali a Germano Dottori, docenti di studi strategici alla Luiss di Roma
di Enrico Piovesana | 22 aprile 2015 COMMENTI
Più informazioni su: Angelino Alfano, Giorgia Meloni, Immigrazione, Libia, Matteo Renzi, Matteo Salvini, Migranti, Naufragio
Tutti allenatori durante i mondiali di calcio, tutti generali quando si profila un intervento militare italiano all’estero. In attesa di capire che tipo di azione verrà decisa dal Consiglio europeo straordinario di giovedì per fermare l’ecatombe di migranti nel Canale di Sicilia, ogni politico propone la sua soluzione. Abbiamo sottoposto le principali opzioni ventilate dai maggiori esponenti della classe dirigente al vaglio di Germano Dottori, docente di studi strategici all’università Luiss-Guido Carli di Roma.
SALVINI: “BLOCCO NAVALE PER IMPEDIRE LE PARTENZE”
E’ la proposta che va per la maggiore a destra. Dopo Matteo Salvini (Lega), anche Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) e Giovanni Toti (Forza Italia) chiedono l’impiego delle navi da guerra per imporre un blocco navale a ridosso delle coste libiche in grado di fermare i barconi in partenza, riportando a terra i migranti. Ipotesi scartata dal governo Renzi perché al momento, non essendoci un governo libico con cui concordare l’operazione, sarebbe un atto di guerra illegittimo. Toti: “Il blocco navale non è un’azione di guerra, ma un’azione umanitaria. Il governo Renzi prepari una soluzione in caso l’Europa non si muovesse, anche mettendosi a capo di una coalizione di stati volenterosi”. Meloni: “In Libia esiste un governo legittimo riconosciuto dalla comunità internazionale (con sede a Tobruk che tuttavia controlla una porzione molto limitata di territorio nell’est del Paese, ndr). Un blocco navale in accordo con questo, non è un atto di guerra”.
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Dottori: “Pericoloso. E senza ok di Libia e Onu è atto di guerra” – “Il blocco navale, se fatto al limite o dentro le acque territoriali di Libia e forse Tunisia, sarebbe la soluzione più logica ed efficace, se effettivamente si desidera riportare i migranti sulle coste di partenza. Di questo infatti si parla in ambito Ue, non di missioni per raccogliere più naufraghi e distribuirceli tra noi in Europa. Intravedo un ostacolo: in assenza di una risoluzione delle Nazioni Unite o di un accordo bilaterale con i Paesi interessati, un’azione del genere potrebbe essere considerata una violazione della loro sovranità nazionale. Un’operazione forse legittima sul piano interno se decisa nell’ambito dell’Ue o della Nato, ma controversa all’esterno, che solleverebbe di certo critiche senza un’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. In ultima analisi, si tratta di una scelta politica delicata, comportando anche una valutazione della posizione dei migranti respinti verso gli Stati sorgente. Vedremo cosa farà il Consiglio Europeo. Il blocco navale, poi, implicherebbe anche alcuni rischi peculiari, da considerare nel caso di un Paese sensibile al valore della vita come il nostro: penso ad esempio all’incidente occorso nel 1997 tra la corvetta Sibilla ed una motovedetta albanese, che sprofondò in mare con un gran carico di migranti, costringendo l’allora premier Romano Prodi a scusarsi con Tirana e fermare tutto”.”.
ALFANO: “AFFONDARE I BARCONI”
C’è poi chi, come Daniela Santanché (Forza Italia) e lo stesso ministro dell’Interno Angelino Alfano, vorrebbe bombardare e affondare i barconi prima che imbarchino i migranti e salpino dalle coste libiche. Santanché: “L’unica soluzione che si deve mettere in campo subito è che l’aeronautica italiana e la marina militare si attrezzino subito ad affondare i barconi pronti a partire come già era stato fatto in passato in Albania”. Alfano: “L’obiettivo è affondare i barconi degli scafisti per impedire che partano; noi da soli non possiamo farlo ed è in corso un negoziato con Onu e Ue per avere, in un quadro di legalità internazionale l’autorizzazione a questo intervento”.
Dottori: “Operazione bellica, bisogna avere l’intelligence sul territorio” – “Usare gli elicotteri imbarcati sulle navi o i cacciabombardieri leggeri da supporto truppe ravvicinato (gli Amx, ndr) per azioni mirate volte a colpire le imbarcazioni dei trafficanti ancora vuote prima della partenza potrebbe rivelarsi una soluzione efficace se realizzata con un adeguato supporto di intelligence e con il monitoraggio dal cielo per mezzo di droni. Resta il fatto, in questo caso ancor più evidente, che senza accordi con il governo locale interessato – e in Libia ce ne sono due in lotta fra loro (quello di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale, e quello islamista di Tripoli, ndr) – rimaniamo nel campo di un’operazione di guerra, con tutti i rischi e le difficoltà che comporta, la quale andrebbe autorizzata almeno dall’Ue, naturalmente con un movente di natura difensiva, meglio ancora se dalle Nazioni Unite”.
RENZI: “INTERVENTI DI POLIZIA CONTRO GLI SCAFISTI”
Infine c’è Matteo Renzi che, dopo aver escluso “ogni ipotesi di intervento militare i Libia”, sia esso blocco navale o intervento terrestre (il ministro della Difesa Roberta Pinotti parlava di “5mila uomini pronti a partire”), ha parlato di “interventi mirati” contro gli scafisti per “assicurare alla giustizia questi criminali”. Una formula che gli esegeti del premier hanno interpretato come blitz di forze di polizia civile condotti nei covi dei trafficanti sulle coste libiche e sui loro barconi bloccati in mare nell’ambito di un’operazione navale europea sul modello dell’operazione europea Atalanta contro la pirateria somala.
Dottori: “Poco realistico, servirebbe l’esercito” - “Ritengo poco realistico pensare ad interventi della polizia in territorio libico, vista la situazione sul terreno, dove operano milizie che possiedono in qualche caso anche dei carri armati e potrebbero anche reagire a una violazione della sovranità del loro Paese: per questo genere di circostanza sono più adatte le forze speciali, le Forze Armate, dunque. I parallelismi con l’operazione anti-pirateria Atalanta in corso nel Golfo di Aden, poi, mi sembrano poco appropriati, visto che quella missione non ha una componente terrestre e si limita a scortare le navi mercantili per difenderle da chi le vuole insidiare. Qui, invece, vogliamo interrompere un flusso di disperati che è il business di alcuni criminali, ma che è alimentato da uno squilibrio geopolitico di fondo, di natura demografica. Il nostro obiettivo realistico è rallentare il ritmo degli arrivi, ora francamente ingestibile”.
MELONI: “APRIAMO CENTRI D’ACCOGLIENZA IN AFRICA”
Le diverse soluzioni ipotizzate convergono su un punto: la gestione del flusso di migranti in centri di accoglienza e di identificazione non all’arrivo sulle nostre coste, ma direttamente alla fonte. Alfano: “Creare campi profughi al di là del Mediterraneo, con il consenso dei Paesi ospitanti, in modo di fare lì lo screening su chi ha diritto all’asilo e chi no, e quelli che hanno diritto devono essere distribuiti in tutti i 28 Paesi dell’Unione. Abbiamo avviato discussioni con Sudan e Niger e ci vuole anche la collaborazione delle organizzazioni umanitarie”. La Meloni: “Aprire in Libia i centri di accoglienza dove valutare chi ha diritto all’asilo politico e chi no, però distribuendo dall’origine in tutti i 28 paesi dell’Unione europea i richiedenti asilo”.
Dottori: “E’ un azzardo, chi andrebbe ad aprirli?” – “Di aprire dei campi di raccolta in alcuni Stati africani si parla da tempo, in effetti, e potrebbe essere un’ipotesi interessante da valutare, ove fossero gestiti da organizzazioni internazionali come l’Unhcr e si potesse operare lì la selezione fra coloro la cui domanda di asilo può essere accolta e gli altri cui impedire di raggiungere le coste. Certo, farlo in Libia è un azzardo, almeno per adesso. Chi ci andrebbe? Ma esistono anche altri Stati – il Niger è ad esempio strategico – e nel futuro la situazione potrebbe migliorare anche sul territorio libico. Dobbiamo comunque tenere a mente due dati: il primo, è che in Africa abita un miliardo di persone, la cui età media supera di poco i 20 anni. Gente mobile, quindi. Mentre noi siamo la metà ed abbiamo un’età media doppia, con tutte le rigidità che questo comporta, inclusi gli elevati oneri connessi alle spese di welfare. Il secondo: che la spinta a migrare per accedere a migliori standard di vita è fortissima malgrado l’economia africana stia crescendo a ritmi elevati. Se passa il principio delle porte aperte, si rischia davvero di generare situazioni insostenibili, scatenando flussi di magnitudini ingestibili, che fatalmente precipiterebbero l’Europa nell’abisso della xenofobia”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/04 ... a/1612504/
Si parlava in un'altro 3D che difronte a 1 brigante solo un brigante e messo potrebbe fronteggiarlo.
Allora come la mettiamo per uscirne in modo corretto ed umano?
Respingiamo tutti o accettiamo tutti?
E gli altri paesi europei che dicono visto che sono toccati solo marginalmente da questo problema?
E qualora dovessimo trovarci difronte ad una biblica migrazione che dovremmo fare? Come dice Salvini o come auspi caritatevolmente Papa Francesco?
Politica e carità umana possono andare di pari passo di questi tempi in cui prospera un individualismo esasperato in cui conta di piu' l'avere che l'essere?
Accorgersene ora non sarebbe troppo tardi sia cristianamente che umanamente?
un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Migranti, Farage (Ukip): "Sono pronto a inviare la Marin
Non sto qui a ripercorrere tutte le tappe per cui si e' arrivato a questo punto e qui mi rivolgo alle multinazionali che si sono impadronite di tutti questi territori imponendo loro dei governi fantoccio per cui dico che difronte a tutte queste difficolta' che pure che gestisce questa mercanzia umana ne e' al corrente, come si fa a fronteggiare in modo al quanto democratico chi usa la non democrazia?
Si parlava in un'altro 3D che difronte a 1 brigante solo un brigante e messo potrebbe fronteggiarlo.
Allora come la mettiamo per uscirne in modo corretto ed umano?
pancho
Masochisticamente, ho ascoltato i talk di questi giorni, ad eccezione di quelli Mediaset, e Sporta a Sporta che non ascolto più da tempo.
Posso dire che di cazzate ne sono uscite in quantità industriale.
Tutti ci girano intorno, ma non se la sentono di arrivare al nocciolo del problema.
Da queste parti un vecchio detto recita che ogni uomo sta bene a casa sua.
Ad eccezione di qualche impenitente giramondo, la stragrande maggioranza degli uomini sta bene a casa sua.
Quando si emigra, è perché è entrato uno scompenso nella vita quotidiana che ti obbliga ad emigrare.
Per quietare la coscienza, per chi ce l’ha, fa finta che questo non esiste.
Fa finta quindi che multinazionali depredino certi territori facendo ingrassare governanti o capi tribù.
Anche perché quando arrivi al nocciolo del problema non sai cosa fare.
Noi siamo delle bestie chiacchierone ed ipocrite.
Davanti al macello della prima guerra mondiale ci siamo puliti la coscienza istituendo la Società delle Nazioni. Basta guerre.
Invece undici anni dopo eravamo di nuovo daccapo. Il 1° settembre del ’39 il baffetto invadeva la Polonia. Si ricominciava un’altra volta.
Al termine del nuovo disastro, sempre ipocritamente, abbiamo istituito l’Onu.
Mai più guerre.
Balle. E come fanno a guadagnare le fabbriche d’armi????
E vogliamo creare nuova disoccupazione????
Grasso che cola che in Europa per 70 anni abbiamo tenuto lontano le guerre.
Adesso la pacchia è finita. Si ricomincia.
Si parlava in un'altro 3D che difronte a 1 brigante solo un brigante e messo potrebbe fronteggiarlo.
Allora come la mettiamo per uscirne in modo corretto ed umano?
pancho
Masochisticamente, ho ascoltato i talk di questi giorni, ad eccezione di quelli Mediaset, e Sporta a Sporta che non ascolto più da tempo.
Posso dire che di cazzate ne sono uscite in quantità industriale.
Tutti ci girano intorno, ma non se la sentono di arrivare al nocciolo del problema.
Da queste parti un vecchio detto recita che ogni uomo sta bene a casa sua.
Ad eccezione di qualche impenitente giramondo, la stragrande maggioranza degli uomini sta bene a casa sua.
Quando si emigra, è perché è entrato uno scompenso nella vita quotidiana che ti obbliga ad emigrare.
Per quietare la coscienza, per chi ce l’ha, fa finta che questo non esiste.
Fa finta quindi che multinazionali depredino certi territori facendo ingrassare governanti o capi tribù.
Anche perché quando arrivi al nocciolo del problema non sai cosa fare.
Noi siamo delle bestie chiacchierone ed ipocrite.
Davanti al macello della prima guerra mondiale ci siamo puliti la coscienza istituendo la Società delle Nazioni. Basta guerre.
Invece undici anni dopo eravamo di nuovo daccapo. Il 1° settembre del ’39 il baffetto invadeva la Polonia. Si ricominciava un’altra volta.
Al termine del nuovo disastro, sempre ipocritamente, abbiamo istituito l’Onu.
Mai più guerre.
Balle. E come fanno a guadagnare le fabbriche d’armi????
E vogliamo creare nuova disoccupazione????
Grasso che cola che in Europa per 70 anni abbiamo tenuto lontano le guerre.
Adesso la pacchia è finita. Si ricomincia.
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Re: Migranti, Farage (Ukip): "Sono pronto a inviare la Marin
Sempre per pancho
Il Corriere offre questo dato per il 2014, dal 1 gennaio al 20 agosto.
Facciamo che al 31 dicembre siano il doppio.
204mila arrivati.
Però sono emigrati 94 mila italiani.
Come la mettiamo?
Saranno incazzati anche gli altri?
Dall'Inghilterra sembra di sì. Basta italiani, tornate a casa vostra, qui ci rubate il lavoro.
Notizia del Grande Fratello televisivo non più tardi di un mese fa.
Il Corriere offre questo dato per il 2014, dal 1 gennaio al 20 agosto.
Facciamo che al 31 dicembre siano il doppio.
204mila arrivati.
Però sono emigrati 94 mila italiani.
Come la mettiamo?
Saranno incazzati anche gli altri?
Dall'Inghilterra sembra di sì. Basta italiani, tornate a casa vostra, qui ci rubate il lavoro.
Notizia del Grande Fratello televisivo non più tardi di un mese fa.
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Re: Migranti, Farage (Ukip): "Sono pronto a inviare la Marin
LA POLEMICA CON L'ALLEATO AMMERICA'
E qualora dovessimo trovarci difronte ad una biblica migrazione che dovremmo fare? Come dice Salvini o come auspi caritatevolmente Papa Francesco?
pancho
Naufragio, Luttwak: ‘Papa Francesco irresponsabile: sbagliò con ‘fratelli venite vi accogliamo”
Video
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2015/04/ ... mo/363460/
“All’inizio c’è stata una cosa gravissima: il Papa è andato a Lampedusa e ha fatto un discorso ripetuto migliaia di volte in Africa. Era come un invito a venire, ‘venite fratelli vi accogliamo’. Loro hanno ascoltato il Papa e stanno venendo. E’ stata pura irresponsabilità“. Sono le parole pronunciate ai microfoni de La Zanzara, su Radio24, da Edward Luttwak, a proposito delle morti dei migranti nel Mar Mediterraneo, ribadendo quanto già dichiarato nella stessa trasmissione circa due anni fa. “Siamo tutti nel nostro piccolo responsabili” – continua – “però adesso basta. Ora i barconi devono essere fisicamente interdetti e questa è una cosa altamente fattibile. E’ molto triste vedere come le buone intenzioni portino a questi terribili risultati. Subito dopo la caduta di Gheddafi, quando sono arrivati i primi barconi, quei migranti erano chiamati ‘ragazzi’ anziché definirli ‘immigrati clandestini’“. E aggiunge: “Secondo le regole, gli aiuti vanno dati ai profughi di guerra e rifugiati politici, ma il migrante che vuole migliorare le condizioni di vita deve farlo in modo legale. In tutto il mondo è così. Aver accettato gli immigrati clandestini, non averli processati, né interrogati è stato l’inizio di tutta questa situazione“. Il politologo americano riafferma, come due anni fa, la propria tesi sulla distruzione preventiva dei barconi: “Si devono colpire i barconi vuoti, che gli scafisti stanno preparando. E non solo: da mesi si sa che le autorità turche allegramente permettono che gente dal porto di Mersin si imbarchi per andare in Libia o direttamente in Italia. Forse l’idea del presidente turco Erdoğan è quella di islamizzare l’Europa con questo traffico, ma è completamente illegale. E’ assurdo che lo Stato turco pretende di essere uno Stato civile organizzato, che addirittura pretende di entrare nella UE”
di Gisella Ruccia
E qualora dovessimo trovarci difronte ad una biblica migrazione che dovremmo fare? Come dice Salvini o come auspi caritatevolmente Papa Francesco?
pancho
Naufragio, Luttwak: ‘Papa Francesco irresponsabile: sbagliò con ‘fratelli venite vi accogliamo”
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“All’inizio c’è stata una cosa gravissima: il Papa è andato a Lampedusa e ha fatto un discorso ripetuto migliaia di volte in Africa. Era come un invito a venire, ‘venite fratelli vi accogliamo’. Loro hanno ascoltato il Papa e stanno venendo. E’ stata pura irresponsabilità“. Sono le parole pronunciate ai microfoni de La Zanzara, su Radio24, da Edward Luttwak, a proposito delle morti dei migranti nel Mar Mediterraneo, ribadendo quanto già dichiarato nella stessa trasmissione circa due anni fa. “Siamo tutti nel nostro piccolo responsabili” – continua – “però adesso basta. Ora i barconi devono essere fisicamente interdetti e questa è una cosa altamente fattibile. E’ molto triste vedere come le buone intenzioni portino a questi terribili risultati. Subito dopo la caduta di Gheddafi, quando sono arrivati i primi barconi, quei migranti erano chiamati ‘ragazzi’ anziché definirli ‘immigrati clandestini’“. E aggiunge: “Secondo le regole, gli aiuti vanno dati ai profughi di guerra e rifugiati politici, ma il migrante che vuole migliorare le condizioni di vita deve farlo in modo legale. In tutto il mondo è così. Aver accettato gli immigrati clandestini, non averli processati, né interrogati è stato l’inizio di tutta questa situazione“. Il politologo americano riafferma, come due anni fa, la propria tesi sulla distruzione preventiva dei barconi: “Si devono colpire i barconi vuoti, che gli scafisti stanno preparando. E non solo: da mesi si sa che le autorità turche allegramente permettono che gente dal porto di Mersin si imbarchi per andare in Libia o direttamente in Italia. Forse l’idea del presidente turco Erdoğan è quella di islamizzare l’Europa con questo traffico, ma è completamente illegale. E’ assurdo che lo Stato turco pretende di essere uno Stato civile organizzato, che addirittura pretende di entrare nella UE”
di Gisella Ruccia
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Re: Migranti, Farage (Ukip): "Sono pronto a inviare la Marin
Caro Zione, l'ipocrisia di una certa pseudo sinistra che avendo capito come stanno le cose ha accettato questo sistema di sfruttamento delle risorse altrui e di conseguenza anche della biblica conseguenze del fuggi fuggi di massa da questi paesi sfruttati. Tanto la guerra sarebbe stata solo fra poveri e non fra loro oramai divenuti una casta.
Se una volta il leitmotiv della sinistra era quello di portare aratri ai paesi in via di sviluppo e non elemosine in modo far si che cominciassero ad essere autonomi ora questo discorso lo sentiamo solo dalla Lega che nelle occasioni giuste pone gli stessi argomenti che un tempo erano della sinistra.
Se poi a tutto questo ci aggiungono anche un po' di razzismo certamente non bisogna dar colpa alla base della lega se sono arrivati a questo punto. Come non bisogna dal colpa al populismo di questi anni se se cose stanno cosi.
I dirigenti di sinistra degli ultimi decenni han capito bene con che elettorato avevano a che fare, quindi han cominciato a farsi i .azzi loro con tutto quel che ne consegue da questo abbandono.
Lega,Berlusconi, Grillo e chi piu' ne ha piu' ne metta sono il risultato di tutto questo e di certe contraddizioni che gia' esistevano nel vecchio PCI con la corrente dei miglioristi.
Sentire ora Napolitano e sentire qualche esponente della vecchia DC ora nel PD, e' la stessa cosa.
Stiamo pagando tutti questi errori e purtroppo non mi accorgo che la stessa base del PD proveniente dal vecchio PCI si sia accorta di tutto questo:
Questa vecchia generazione ex PCI e' ancora molto forte visto che siamo ramai un paese di vecchi e purtroppo questa grossa percentuale ha un grosso peso sui governi.
Una vecchia generazione abituata a dar fiducia a persone oneste senza entrare molto nello specifico poiche erano veramente persone oneste a cui affidare il ns. voto. Purtroppo le degenerazione della nuova classe politica ha partorito persone disoneste che se ne approfittano sia della politica che della buona fede del suo elettorato. Purtroppo!!
Fino a che la vecchia generazione, che fa sicuramente ancora la differenza, non sara' consapevole di tutto questo, non se ne verrà fuori e purtroppo non abbiamo molto tempo a disposizione prima che accada l'irreversibile.
un salutone
Se una volta il leitmotiv della sinistra era quello di portare aratri ai paesi in via di sviluppo e non elemosine in modo far si che cominciassero ad essere autonomi ora questo discorso lo sentiamo solo dalla Lega che nelle occasioni giuste pone gli stessi argomenti che un tempo erano della sinistra.
Se poi a tutto questo ci aggiungono anche un po' di razzismo certamente non bisogna dar colpa alla base della lega se sono arrivati a questo punto. Come non bisogna dal colpa al populismo di questi anni se se cose stanno cosi.
I dirigenti di sinistra degli ultimi decenni han capito bene con che elettorato avevano a che fare, quindi han cominciato a farsi i .azzi loro con tutto quel che ne consegue da questo abbandono.
Lega,Berlusconi, Grillo e chi piu' ne ha piu' ne metta sono il risultato di tutto questo e di certe contraddizioni che gia' esistevano nel vecchio PCI con la corrente dei miglioristi.
Sentire ora Napolitano e sentire qualche esponente della vecchia DC ora nel PD, e' la stessa cosa.
Stiamo pagando tutti questi errori e purtroppo non mi accorgo che la stessa base del PD proveniente dal vecchio PCI si sia accorta di tutto questo:
Questa vecchia generazione ex PCI e' ancora molto forte visto che siamo ramai un paese di vecchi e purtroppo questa grossa percentuale ha un grosso peso sui governi.
Una vecchia generazione abituata a dar fiducia a persone oneste senza entrare molto nello specifico poiche erano veramente persone oneste a cui affidare il ns. voto. Purtroppo le degenerazione della nuova classe politica ha partorito persone disoneste che se ne approfittano sia della politica che della buona fede del suo elettorato. Purtroppo!!
Fino a che la vecchia generazione, che fa sicuramente ancora la differenza, non sara' consapevole di tutto questo, non se ne verrà fuori e purtroppo non abbiamo molto tempo a disposizione prima che accada l'irreversibile.
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Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Migranti, Farage (Ukip): "Sono pronto a inviare la Marin
https://www.youtube.com/watch?v=XQrneDXNP48
Renzi in Senato sulla tragedia del canale di Sicilia, l'intervento del M5S (Marton)
Ciao
Paolo11
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