Buon 25 aprile
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Buon 25 aprile
Buon 25 aprile.
La dittatura e la prepotenza hanno spesso significato, per forza o per scelta, dover lasciare la propria casa, il proprio paese, i propri affetti. Ciò è valso per milioni di italiani che sono fuggiti o si sono stabiliti all'estero durante la dittatura, ma anche negli anni precedenti per scampare alla carestia e alla fame di fronte ad una classe dirigente di privilegiati prepotenti e collusi tra loro, che favoriva chi si arricchiva a spese della popolazione affamata. Così è ancora oggi: gli italiani sono tornati ad emigrare. Ed oggi una moltitudine di migranti è in fuga da guerre, soprusi, prepotenze, disperazione, in paesi in cui spesso le azioni o l'indifferenza dell'occidente ha generato disgregazione, rottura della struttura sociale, odio e rancore. In altri casi l'arricchimento di pochi ha favorito la corruzione e l'assenza di politiche popolari. Durante la dittatura altri abbandonarono le loro case perché esiliati o perché deportati nei campi di concentramento. Altri ancora scelsero di lasciare i propri cari per nascondersi in montagna e dar vita alla Resistenza. Anche i soldati angloamericani lasciarono i propri paesi per liberarci dalle dittature. Tutti costoro rischiarono la propria vita e dovettero affrontare tragici eventi per costruire la libertà di cui, spesso immeritatamente e inconsapevolmente, oggi godiamo. Ciò deve unirci, e non dividerci, nella fratellanza con chi ancora oggi cerca di fuggire dall'orrore e sogna un posto migliore dove vivere. Siamo tutti cittadini del mondo.
Che il 25 aprile sia per noi ogni giorno.
Un augurio a tutti
Flavio
La dittatura e la prepotenza hanno spesso significato, per forza o per scelta, dover lasciare la propria casa, il proprio paese, i propri affetti. Ciò è valso per milioni di italiani che sono fuggiti o si sono stabiliti all'estero durante la dittatura, ma anche negli anni precedenti per scampare alla carestia e alla fame di fronte ad una classe dirigente di privilegiati prepotenti e collusi tra loro, che favoriva chi si arricchiva a spese della popolazione affamata. Così è ancora oggi: gli italiani sono tornati ad emigrare. Ed oggi una moltitudine di migranti è in fuga da guerre, soprusi, prepotenze, disperazione, in paesi in cui spesso le azioni o l'indifferenza dell'occidente ha generato disgregazione, rottura della struttura sociale, odio e rancore. In altri casi l'arricchimento di pochi ha favorito la corruzione e l'assenza di politiche popolari. Durante la dittatura altri abbandonarono le loro case perché esiliati o perché deportati nei campi di concentramento. Altri ancora scelsero di lasciare i propri cari per nascondersi in montagna e dar vita alla Resistenza. Anche i soldati angloamericani lasciarono i propri paesi per liberarci dalle dittature. Tutti costoro rischiarono la propria vita e dovettero affrontare tragici eventi per costruire la libertà di cui, spesso immeritatamente e inconsapevolmente, oggi godiamo. Ciò deve unirci, e non dividerci, nella fratellanza con chi ancora oggi cerca di fuggire dall'orrore e sogna un posto migliore dove vivere. Siamo tutti cittadini del mondo.
Che il 25 aprile sia per noi ogni giorno.
Un augurio a tutti
Flavio
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
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Re: Buon 25 aprile
il 25 aprile e lotta contro la mafia, i potentati finanziari le corporazioni illegittime.
questo post scritto da scrutatore 1 tanti anni e ancora attuale
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MAFIA : non sconvolgiamoci troppo
Premesso che non si vuole criminalizzare nessuno e che non si vuole usare la rete per
comportamenti ‘piratistici’, e che è meglio che la giustizia come si dice faccia il suo corso .
Detto questo sono sconvolgenti le dichiarazioni dell’ On. XXXXXX il quale ha dichiarato ‘ La
decisione Del Gup di Palermo è una notizia sconvolgente e surreale ‘ .
Unica cosa SCONVOLGENTE e la presa di posizione di un parlamentare del Comitato
Parlamentare per i Servizi di Sicurezza, che essendo anche del Centro Sinistra avrebbe fatto bene a
starsene zitto .
Del resto il signor Riina è un buon padre di famiglia, andava a prendere i figli a scuola, e da buon
cattolico a tavola con la sua bella famiglia recitava le preghiere prima di mangiare la pappa .
Molti conoscevano dove era il signor Riina bastava andare all’ufficio anagnafe del comune di
Palermo e chiedere ad un impiegato il certificato di residenza di Riina , e lui li abitava .
Non era necessario scomodare il detective Ponzi, bastava accompagnare da scuola a casa i figli di
Riina e li lui abitava .
Aveva un normale lavoro, gestiva il personale di alcuni cantieri edili, era grosso modo un
impiegato.
Pagava gli operai in nero ma lui ha spiegato che non è colpa sua ma di 'troppa burocrazia' ( troppi
carabinieri poliziotti guardie di finanza ) che hanno rovinato la società siciliana.
On. XXXXXX ma perché il signor Riina è stato arrestato il 15 gennaio 1993 ?
E perché e stato arrestato di mattina ?
Poteva essere arrestato 4 anni ,3 anni 2 anni prima o 1, 2 3 anni dopo .
Perché proprio la mattina del 15 gennaio alle ore 8,27, perché proprio alle ore 8,27 ?
Tre minuti prima delle ore 8,30, cosa doveva accedere il 15 gennaio 1993 alle ore 8,30 ???
Ed inoltre il signor Riina nella sua villetta con piccola piscina aveva un suo ufficio se non altro per
tenere le contabilità del suo lavoro e per far ‘di conto’, naturalmente il signor Riina faceva tutto ‘a
mano’ non usava il computer.
On. XXXXXX sarebbe stato interessante per la magistratura vedere qual era l’attività ‘lavorativa’ ,
non so ..per esempio qualche numero di telefono e vedere se Riina i conti li faceva giusti , con quali
dinari pagava gli operai .
No On. XXXXXX non era per una causa di lavoro !!!
Invece la villetta era sotto sequestro, ‘tutto sotto controllo assoluto’ , dopo 19 giorni la magistratura
di Palermo scopri che la villetta era stata ‘rilascita ‘ nel primo pomeriggio dello stesso giorno
dell’arresto di Riina ;
motivazione : era troppo stressante tenerla sotto controllo , gli uomini avrebbe dovuto fare troppi
..straordinari .
A Palermo cosa fa la signora Reiina senza il premuroso marito ?
Aveva pensato meglio ritornare al paese nativo con i figli .
Nella villetta sotto SEQUESTRO ove il CONTROLLO è ASSOLUTO e TOTALE , la signora
chiama una ditta di trasporti e porta via i suoi mobili compreso i ..sanitari dei bagni probabilmente
erano di sua proprietà.,
Inoltre non vuol lasciare…la polvere e passa in tutte le stanza l’aspirapolvere, e prima di consegnare
le chiave, avendo un buon rapporto con il proprietario , chiama gli imbianchini e fa dipingere i muri
.
Quando arrivano i magistrati dopo 19 giorni nella villetta sotto sequestro non vi nessuna traccia del
signor Riina, la villetta era linda e perfetta, un magistrato ha pensato, quasi quasi l’affitto….io .
Dopo tanto sangue On. XXXXXX non si sconvolga …troppo .
questo post scritto da scrutatore 1 tanti anni e ancora attuale
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MAFIA : non sconvolgiamoci troppo
Premesso che non si vuole criminalizzare nessuno e che non si vuole usare la rete per
comportamenti ‘piratistici’, e che è meglio che la giustizia come si dice faccia il suo corso .
Detto questo sono sconvolgenti le dichiarazioni dell’ On. XXXXXX il quale ha dichiarato ‘ La
decisione Del Gup di Palermo è una notizia sconvolgente e surreale ‘ .
Unica cosa SCONVOLGENTE e la presa di posizione di un parlamentare del Comitato
Parlamentare per i Servizi di Sicurezza, che essendo anche del Centro Sinistra avrebbe fatto bene a
starsene zitto .
Del resto il signor Riina è un buon padre di famiglia, andava a prendere i figli a scuola, e da buon
cattolico a tavola con la sua bella famiglia recitava le preghiere prima di mangiare la pappa .
Molti conoscevano dove era il signor Riina bastava andare all’ufficio anagnafe del comune di
Palermo e chiedere ad un impiegato il certificato di residenza di Riina , e lui li abitava .
Non era necessario scomodare il detective Ponzi, bastava accompagnare da scuola a casa i figli di
Riina e li lui abitava .
Aveva un normale lavoro, gestiva il personale di alcuni cantieri edili, era grosso modo un
impiegato.
Pagava gli operai in nero ma lui ha spiegato che non è colpa sua ma di 'troppa burocrazia' ( troppi
carabinieri poliziotti guardie di finanza ) che hanno rovinato la società siciliana.
On. XXXXXX ma perché il signor Riina è stato arrestato il 15 gennaio 1993 ?
E perché e stato arrestato di mattina ?
Poteva essere arrestato 4 anni ,3 anni 2 anni prima o 1, 2 3 anni dopo .
Perché proprio la mattina del 15 gennaio alle ore 8,27, perché proprio alle ore 8,27 ?
Tre minuti prima delle ore 8,30, cosa doveva accedere il 15 gennaio 1993 alle ore 8,30 ???
Ed inoltre il signor Riina nella sua villetta con piccola piscina aveva un suo ufficio se non altro per
tenere le contabilità del suo lavoro e per far ‘di conto’, naturalmente il signor Riina faceva tutto ‘a
mano’ non usava il computer.
On. XXXXXX sarebbe stato interessante per la magistratura vedere qual era l’attività ‘lavorativa’ ,
non so ..per esempio qualche numero di telefono e vedere se Riina i conti li faceva giusti , con quali
dinari pagava gli operai .
No On. XXXXXX non era per una causa di lavoro !!!
Invece la villetta era sotto sequestro, ‘tutto sotto controllo assoluto’ , dopo 19 giorni la magistratura
di Palermo scopri che la villetta era stata ‘rilascita ‘ nel primo pomeriggio dello stesso giorno
dell’arresto di Riina ;
motivazione : era troppo stressante tenerla sotto controllo , gli uomini avrebbe dovuto fare troppi
..straordinari .
A Palermo cosa fa la signora Reiina senza il premuroso marito ?
Aveva pensato meglio ritornare al paese nativo con i figli .
Nella villetta sotto SEQUESTRO ove il CONTROLLO è ASSOLUTO e TOTALE , la signora
chiama una ditta di trasporti e porta via i suoi mobili compreso i ..sanitari dei bagni probabilmente
erano di sua proprietà.,
Inoltre non vuol lasciare…la polvere e passa in tutte le stanza l’aspirapolvere, e prima di consegnare
le chiave, avendo un buon rapporto con il proprietario , chiama gli imbianchini e fa dipingere i muri
.
Quando arrivano i magistrati dopo 19 giorni nella villetta sotto sequestro non vi nessuna traccia del
signor Riina, la villetta era linda e perfetta, un magistrato ha pensato, quasi quasi l’affitto….io .
Dopo tanto sangue On. XXXXXX non si sconvolga …troppo .
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Re: Buon 25 aprile
Corriere 30.4.15
Dal fascismo alla Resistenza Il dramma di una nazione
risponde sergio Romano
Abbiamo assistito in questi giorni a molteplici rievocazioni delle azioni svolte dai gruppi partigiani per la liberazione dell’Italia dall’occupazione delle forze nazifasciste dopo l’armistizio e nella settimana del 25 aprile. Non sono state mai presentate simili azioni effettuate nel periodo bellico precedente all’8 settembre. Forse i gruppi partigiani non si erano ancora organizzati?
GIancarlo Caramanti
Caro Caramanti,
La formazione di un fronte antifascista militante è un processo lento, legato alle vicende del conflitto. Alla fine degli anni Trenta vi erano critiche e malumori che i prefetti segnalavano regolarmente al ministero degli Interni. Ma la popolarità di Mussolini nel Paese era ancora alta e diffusa. Molti italiani gli avevano attribuito il merito di avere «salvato la pace» con l’incontro di Monaco tra Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia nel settembre 1938. Non aveva salvato la pace, ma quasi tutti, a maggiore ragione, gli furono grati per avere proclamato la non belligeranza del Paese dopo lo scoppio del conflitto nel settembre dell’anno seguente.
Una prima opposizione cominciò a manifestarsi dopo la dichiarazione di guerra del 10 giugno 1940. Ma credo che il nazionalismo, in quel momento, abbia finito per prevalere su qualsiasi altra considerazione. La fronda crebbe con le prime sconfitte militari in Libia, Africa Orientale e Grecia, ma le sorti del conflitto non erano ancora segnate e parecchi italiani, non necessariamente fascisti, esitavano a prendere posizioni che sarebbero state tacciate di «anti-patriottismo». Il malumore divenne più tangibile negli ultimi mesi del 1942 per un certo numero di ragioni: i bombardamenti delle grandi città, lo sfollamento della popolazione civile, la crescente penuria di generi alimentari, la sconfitta di El Alamein fra ottobre e novembre, quella ancora più decisiva di Stalingrado nel febbraio del 1943. Il 1942 è l’anno in cui buon parte dell’intellighenzia italiana si scoprì antifascista.
Un mese dopo, agli inizi di marzo, il malumore divenne protesta in alcune grandi fabbriche dell’Italia del Nord. Gli scioperi di Torino e Milano erano economici, ma dimostravano, soprattutto nella prima delle due città, che in ambienti operai vi erano gruppi antifascisti capaci di mobilitarsi e organizzarsi. I comunisti se ne attribuirono i meriti e non esitarono a sostenere, con qualche forzatura, che all’origine delle prime proteste italiane vi erano soprattutto i successi dell’Armata Rossa. Secondo Pietro Secchia, uno dei maggiori esponenti del comunismo italiano, sembra che anche Mussolini, tuttavia, fosse giunto alle stesse conclusioni.
Per assistere alle prime manifestazioni di resistenza occorre attendere l’armistizio dell’8 settembre e la ricostituzione di uno Stato fascista dopo la riapparizione di Mussolini sulla scena politica. Fu quello il momento in cui parecchie centinaia di migliaia di militari abbandonati a se stessi e un numero altrettanto elevato di giovani chiamati alle armi dovettero fare scelte difficili. Salire sui monti per combattere contro le forze tedesche e i «repubblichini»? Presentarsi ai distretti per l’arruolamento nelle forze armate della Repubblica sociale? Nascondersi o addirittura, se le circostanze lo consentivano, sconfinare in Svizzera? Non è facile, caro Caramanti, sbrogliare una matassa in cui confluirono motivazioni molto diverse: passioni ideologiche, concetti opposti di onore e patriottismo, ma anche, più semplicemente, paura, odio, opportunismo, attendismo. Così sono, purtroppo, le guerre civili .
Dal fascismo alla Resistenza Il dramma di una nazione
risponde sergio Romano
Abbiamo assistito in questi giorni a molteplici rievocazioni delle azioni svolte dai gruppi partigiani per la liberazione dell’Italia dall’occupazione delle forze nazifasciste dopo l’armistizio e nella settimana del 25 aprile. Non sono state mai presentate simili azioni effettuate nel periodo bellico precedente all’8 settembre. Forse i gruppi partigiani non si erano ancora organizzati?
GIancarlo Caramanti
Caro Caramanti,
La formazione di un fronte antifascista militante è un processo lento, legato alle vicende del conflitto. Alla fine degli anni Trenta vi erano critiche e malumori che i prefetti segnalavano regolarmente al ministero degli Interni. Ma la popolarità di Mussolini nel Paese era ancora alta e diffusa. Molti italiani gli avevano attribuito il merito di avere «salvato la pace» con l’incontro di Monaco tra Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia nel settembre 1938. Non aveva salvato la pace, ma quasi tutti, a maggiore ragione, gli furono grati per avere proclamato la non belligeranza del Paese dopo lo scoppio del conflitto nel settembre dell’anno seguente.
Una prima opposizione cominciò a manifestarsi dopo la dichiarazione di guerra del 10 giugno 1940. Ma credo che il nazionalismo, in quel momento, abbia finito per prevalere su qualsiasi altra considerazione. La fronda crebbe con le prime sconfitte militari in Libia, Africa Orientale e Grecia, ma le sorti del conflitto non erano ancora segnate e parecchi italiani, non necessariamente fascisti, esitavano a prendere posizioni che sarebbero state tacciate di «anti-patriottismo». Il malumore divenne più tangibile negli ultimi mesi del 1942 per un certo numero di ragioni: i bombardamenti delle grandi città, lo sfollamento della popolazione civile, la crescente penuria di generi alimentari, la sconfitta di El Alamein fra ottobre e novembre, quella ancora più decisiva di Stalingrado nel febbraio del 1943. Il 1942 è l’anno in cui buon parte dell’intellighenzia italiana si scoprì antifascista.
Un mese dopo, agli inizi di marzo, il malumore divenne protesta in alcune grandi fabbriche dell’Italia del Nord. Gli scioperi di Torino e Milano erano economici, ma dimostravano, soprattutto nella prima delle due città, che in ambienti operai vi erano gruppi antifascisti capaci di mobilitarsi e organizzarsi. I comunisti se ne attribuirono i meriti e non esitarono a sostenere, con qualche forzatura, che all’origine delle prime proteste italiane vi erano soprattutto i successi dell’Armata Rossa. Secondo Pietro Secchia, uno dei maggiori esponenti del comunismo italiano, sembra che anche Mussolini, tuttavia, fosse giunto alle stesse conclusioni.
Per assistere alle prime manifestazioni di resistenza occorre attendere l’armistizio dell’8 settembre e la ricostituzione di uno Stato fascista dopo la riapparizione di Mussolini sulla scena politica. Fu quello il momento in cui parecchie centinaia di migliaia di militari abbandonati a se stessi e un numero altrettanto elevato di giovani chiamati alle armi dovettero fare scelte difficili. Salire sui monti per combattere contro le forze tedesche e i «repubblichini»? Presentarsi ai distretti per l’arruolamento nelle forze armate della Repubblica sociale? Nascondersi o addirittura, se le circostanze lo consentivano, sconfinare in Svizzera? Non è facile, caro Caramanti, sbrogliare una matassa in cui confluirono motivazioni molto diverse: passioni ideologiche, concetti opposti di onore e patriottismo, ma anche, più semplicemente, paura, odio, opportunismo, attendismo. Così sono, purtroppo, le guerre civili .
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