FASCISMO
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Re: FASCISMO
TRUFFATORE FINO ALL'ULTIMO RESPIRO
L’Anpi non cambia verso Tutti i no all’Italicum
(Luca De Carolis)
28/04/2015 di triskel182
IL PREMIER SI VANTA DEL SOSTEGNO DEI PARTIGIANI: MA IN TANTE PIAZZE ITALIANE IL 25 APRILE È STATO ANCHE UN GIORNO DI RIVOLTA CONTRO LE RIFORME RENZIANE.
Matteo Renzi lo ripete (ufficiosamente) da giorni: “Mi contestano sull’Italicum, ma quando sono stato a Marzabotto i partigiani di novant’anni mi hanno detto: ‘Vai avanti”. Luca Lotti invece lo ha promesso nero su bianco su Repubblica: “Cambieremo la Costituzione nel solco della Resistenza”. Nel pieno dello scontro sull’Italicum, Renzi e il suo “giglio magico” rivendicano l’appoggio di chi fece la Resistenza, come a cercare una legittimazione. Ma l’Anpi, l’associazione nazionale dei partigiani, a gennaio ha lanciato un appello contro la legge elettorale e l’abolizione del Senato, che già contestava da un anno. E il 25 aprile, nel 70° anniversario della Liberazione, ha ribadito il no alle riforme renzianissime in tante piazze d’Italia.
Roma, Porta San Paolo: Ernesto Nassi e Tina Costa “La legge elettorale e la riforma del Senato di questo governo sono un rischio concreto per la nostra democrazia e la nostra Costituzione”. Ernesto Nassi, presidente dell’Anpi di Roma, lo ha sibilato davanti al palco di Porta San Paolo: il luogo dove iniziò la resistenza partigiana nella capitale, nel quale il 10 settembre 1943 l’esercito italiano e tanti volontari cercarono di fermare l’occupazione tedesca della città. “Atti di autoritarismo sono già in atto, in commissione Affari costituzionali hanno tolto dieci deputati così, in un sol colpo” ricordava Nassi. Convinto che “con un Senato non elettivo è a rischio la Carta”. Accanto a lui Tina Costa, 90 anni, “staffetta” sulla Linea Gotica durante la guerra: “Rischiamo che ci tolgano la libertà, e la libertà è stata scritta con fiumi di sangue. La Costituzione non può essere cambiata, va applicata”. Treviso, piazza dei Signori: Umberto Lorenzoni Quasi una parola d’ordine, lanciata dal palco: “Oggi la Resistenza va portata avanti contro la deriva autoritaria”. Umberto Lorenzoni, 88 anni, presidente dell’Anpi di Treviso, ce l’aveva con le riforme di Renzi: “L’Italicum è peggio del Porcellum, enon si rispetta la Costituzione”. Il partigiano che la guerra l’ha combattuta sulle Prealpi (nome di battaglia, Eros) vuole stare ancora in trincea: “Non intendo offendere nessuno, ma come Anpi saremo sempre a difesa dei valori della Costituzione repubblicana”. Alessandria, quei no alla Boschi e alla Pinotti Il caso è tracimato anche sulla stampa nazionale, la settimana scorsa. Perché ha fatto rumore il veto dell’Anpi di Alessandria (e di quella nazionale) al ministro Maria Elena Boschi, la responsabile delle Riforme, come oratore nella celebrazione cittadina della Liberazione. L’aveva invitata il sindaco, Maria Rita Rossa, renziana. Boschi non avrebbe comunque potuto accettare, avendo già scelto Sant’Anna di Stazzema per il suo 25 aprile. Ma l’Anpi (che avrebbe voluto Sergio Cofferati) ha subito fatto muro: contro la Boschi, come contro Andrea Orlando e Roberta Pinotti, altri nomi proposti dal sindaco. “Nulla di personale, solo una questione di opportunità politica” ha dichiarato al Secolo XIX il vicepresidente provinciale, Roberto Rossi, spiegando: “Non condividiamo la riforma costituzionale che questo governo sta portando avanti, così come non ci convince il progetto della nuova legge elettorale. Immagini cosa sarebbe successo il 25 aprile: allo stesso microfono la Boschi avrebbe difeso le riforme e noi le avremmo contestate.”. E sono stati fiumi di polemiche, nella Liguria dove la sinistra e il Pd sono spaccati in vista delle Regionali. E l’Anpi, con una nota, ha optato per un no più istituzionale: “Non possiamo accettare come oratore ufficiale per il 25 aprile un ministro che rappresenta la maggioranza degli italiani, ma non tutti i cittadini, mentre la Resistenza è patrimonio di tutti gli antifascisti”. Catania, palazzo del Comune: Santina Sconza “Si ribelli al governo Renzi”. La presidente dell’Anpi di Catania, Santina Sconza, lo ha tuonato in faccia al deputato del Pd Giovanni Burtone, nel bel mezzo della cerimonia per i 70 anni della Liberazione, nel cortile del palazzo comunale. “Lei deve ribellarsi a questo esecutivo che vuole stravolgere la Costituzione, frutto delle lotte partigiane” lo ha esortato dal microfono, sotto gli occhi Santino Serrao e Nicolò Di Salvo, gli ultimi due partigiani di Catania ancora in vita. Burtone, figlio di un altro partigiano, ha cercato una via d’uscita: “Non sono qui in rappresentanza di un partito politico, sono qui perché qui mio padre ogni anno faceva il suo discorso”. Ma Sconza l’ha ripetuto: “La Costituzione non si tocca”. Piacenza, piazza Cavalli: l’oratore Bersani Ha giocato in casa, con evidente soddisfazione. Il 25 aprile Pier Luigi Bersani l’ha celebrato nella sua Piacenza, come oratore graditissimo all’Anpi. Contenta, di sentirgli dire: “Davanti ai cambiamenti bisogna sapere dove mettere i piedi, con una semplificazione della democrazia si possono indebolire la mediazione sociale e il ruolo dei soggetti della società. Cambiamenti per adeguarsi ai tempi sì, ma nel solco di quei valori di 70 anni fa”. Parole di protesta, nel giorno della Liberazione. E dell’Anpi, non proprio renziana.
Da Il Fatto Quotidiano del 28/04/2015.
L’Anpi non cambia verso Tutti i no all’Italicum
(Luca De Carolis)
28/04/2015 di triskel182
IL PREMIER SI VANTA DEL SOSTEGNO DEI PARTIGIANI: MA IN TANTE PIAZZE ITALIANE IL 25 APRILE È STATO ANCHE UN GIORNO DI RIVOLTA CONTRO LE RIFORME RENZIANE.
Matteo Renzi lo ripete (ufficiosamente) da giorni: “Mi contestano sull’Italicum, ma quando sono stato a Marzabotto i partigiani di novant’anni mi hanno detto: ‘Vai avanti”. Luca Lotti invece lo ha promesso nero su bianco su Repubblica: “Cambieremo la Costituzione nel solco della Resistenza”. Nel pieno dello scontro sull’Italicum, Renzi e il suo “giglio magico” rivendicano l’appoggio di chi fece la Resistenza, come a cercare una legittimazione. Ma l’Anpi, l’associazione nazionale dei partigiani, a gennaio ha lanciato un appello contro la legge elettorale e l’abolizione del Senato, che già contestava da un anno. E il 25 aprile, nel 70° anniversario della Liberazione, ha ribadito il no alle riforme renzianissime in tante piazze d’Italia.
Roma, Porta San Paolo: Ernesto Nassi e Tina Costa “La legge elettorale e la riforma del Senato di questo governo sono un rischio concreto per la nostra democrazia e la nostra Costituzione”. Ernesto Nassi, presidente dell’Anpi di Roma, lo ha sibilato davanti al palco di Porta San Paolo: il luogo dove iniziò la resistenza partigiana nella capitale, nel quale il 10 settembre 1943 l’esercito italiano e tanti volontari cercarono di fermare l’occupazione tedesca della città. “Atti di autoritarismo sono già in atto, in commissione Affari costituzionali hanno tolto dieci deputati così, in un sol colpo” ricordava Nassi. Convinto che “con un Senato non elettivo è a rischio la Carta”. Accanto a lui Tina Costa, 90 anni, “staffetta” sulla Linea Gotica durante la guerra: “Rischiamo che ci tolgano la libertà, e la libertà è stata scritta con fiumi di sangue. La Costituzione non può essere cambiata, va applicata”. Treviso, piazza dei Signori: Umberto Lorenzoni Quasi una parola d’ordine, lanciata dal palco: “Oggi la Resistenza va portata avanti contro la deriva autoritaria”. Umberto Lorenzoni, 88 anni, presidente dell’Anpi di Treviso, ce l’aveva con le riforme di Renzi: “L’Italicum è peggio del Porcellum, enon si rispetta la Costituzione”. Il partigiano che la guerra l’ha combattuta sulle Prealpi (nome di battaglia, Eros) vuole stare ancora in trincea: “Non intendo offendere nessuno, ma come Anpi saremo sempre a difesa dei valori della Costituzione repubblicana”. Alessandria, quei no alla Boschi e alla Pinotti Il caso è tracimato anche sulla stampa nazionale, la settimana scorsa. Perché ha fatto rumore il veto dell’Anpi di Alessandria (e di quella nazionale) al ministro Maria Elena Boschi, la responsabile delle Riforme, come oratore nella celebrazione cittadina della Liberazione. L’aveva invitata il sindaco, Maria Rita Rossa, renziana. Boschi non avrebbe comunque potuto accettare, avendo già scelto Sant’Anna di Stazzema per il suo 25 aprile. Ma l’Anpi (che avrebbe voluto Sergio Cofferati) ha subito fatto muro: contro la Boschi, come contro Andrea Orlando e Roberta Pinotti, altri nomi proposti dal sindaco. “Nulla di personale, solo una questione di opportunità politica” ha dichiarato al Secolo XIX il vicepresidente provinciale, Roberto Rossi, spiegando: “Non condividiamo la riforma costituzionale che questo governo sta portando avanti, così come non ci convince il progetto della nuova legge elettorale. Immagini cosa sarebbe successo il 25 aprile: allo stesso microfono la Boschi avrebbe difeso le riforme e noi le avremmo contestate.”. E sono stati fiumi di polemiche, nella Liguria dove la sinistra e il Pd sono spaccati in vista delle Regionali. E l’Anpi, con una nota, ha optato per un no più istituzionale: “Non possiamo accettare come oratore ufficiale per il 25 aprile un ministro che rappresenta la maggioranza degli italiani, ma non tutti i cittadini, mentre la Resistenza è patrimonio di tutti gli antifascisti”. Catania, palazzo del Comune: Santina Sconza “Si ribelli al governo Renzi”. La presidente dell’Anpi di Catania, Santina Sconza, lo ha tuonato in faccia al deputato del Pd Giovanni Burtone, nel bel mezzo della cerimonia per i 70 anni della Liberazione, nel cortile del palazzo comunale. “Lei deve ribellarsi a questo esecutivo che vuole stravolgere la Costituzione, frutto delle lotte partigiane” lo ha esortato dal microfono, sotto gli occhi Santino Serrao e Nicolò Di Salvo, gli ultimi due partigiani di Catania ancora in vita. Burtone, figlio di un altro partigiano, ha cercato una via d’uscita: “Non sono qui in rappresentanza di un partito politico, sono qui perché qui mio padre ogni anno faceva il suo discorso”. Ma Sconza l’ha ripetuto: “La Costituzione non si tocca”. Piacenza, piazza Cavalli: l’oratore Bersani Ha giocato in casa, con evidente soddisfazione. Il 25 aprile Pier Luigi Bersani l’ha celebrato nella sua Piacenza, come oratore graditissimo all’Anpi. Contenta, di sentirgli dire: “Davanti ai cambiamenti bisogna sapere dove mettere i piedi, con una semplificazione della democrazia si possono indebolire la mediazione sociale e il ruolo dei soggetti della società. Cambiamenti per adeguarsi ai tempi sì, ma nel solco di quei valori di 70 anni fa”. Parole di protesta, nel giorno della Liberazione. E dell’Anpi, non proprio renziana.
Da Il Fatto Quotidiano del 28/04/2015.
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Re: FASCISMO
Da wikipedia: Un po di memoria... e una considerazione:
Con questa nuova "legge truffa"il PD (Renzi) è sicuro di guadagnarci??
La legge elettorale del 1953, meglio nota come legge truffa, promulgata il 31 marzo 1953 (n. 148/1953) ed in vigore per le elezioni politiche
del 3 giugno di quello stesso anno sia pure senza che desse effetti, venne abrogata con la legge 615 del 31 luglio 1954.
Le reazioni alla legge
Nel tentativo di ottenere il premio di maggioranza, per le elezioni politiche di giugno, effettuarono fra loro l'apparentamento la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista Democratico Italiano, il Partito Liberale Italiano, il Partito Repubblicano Italiano, la Südtiroler Volkspartei e il Partito Sardo d'Azione.
Con l'obiettivo contrario si mossero importanti uomini politici, tra i quali Ferruccio Parri, proveniente dal Partito Repubblicano che, insieme a Piero Calamandrei e Tristano Codignola, provenienti dal Partito Socialdemocratico, partecipò alla fondazione di Unità Popolare: tale movimento aveva proprio lo scopo di avversare la nuova legge elettorale. Non mancarono infatti, all'interno dei partiti che appoggiarono la nuova norma, forti contrarietà. Da una scissione nel partito liberale si costituì Alleanza Democratica Nazionale.
Le forze apparentate ottennero il 49,8% dei voti: per circa 54.000 voti il meccanismo previsto dalla legge non scattò[4]. Unità Popolare e Alleanza Democratica Nazionale raggiunsero l'1% dei voti riuscendo entrambe nel loro principale proposito. Rispetto alle elezioni del 1948 si constata una riduzione dei voti verso i partiti che avevano voluto e approvato la legge: la DC perse l'8,4%; i repubblicani arretrarono dello 0,86%, più di 200.000 voti; perdendo circa 34.000 voti il Partito Sardo d'Azione dimezzò il suo consenso, anche liberali e socialdemocratici dovettero registrare perdite. Il Partito Comunista Italiano e il Partito Socialista Italiano aumentarono i consensi ottenendo 35 seggi in più; il Partito Nazionale Monarchico aumentò da 14 a 40 deputati e il Movimento Sociale Italiano aumentò da 6 a 29 deputati.
Il 31 luglio dell'anno successivo la legge fu abrogata.
http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_elet ... a_del_1953
Con questa nuova "legge truffa"il PD (Renzi) è sicuro di guadagnarci??
La legge elettorale del 1953, meglio nota come legge truffa, promulgata il 31 marzo 1953 (n. 148/1953) ed in vigore per le elezioni politiche
del 3 giugno di quello stesso anno sia pure senza che desse effetti, venne abrogata con la legge 615 del 31 luglio 1954.
Le reazioni alla legge
Nel tentativo di ottenere il premio di maggioranza, per le elezioni politiche di giugno, effettuarono fra loro l'apparentamento la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista Democratico Italiano, il Partito Liberale Italiano, il Partito Repubblicano Italiano, la Südtiroler Volkspartei e il Partito Sardo d'Azione.
Con l'obiettivo contrario si mossero importanti uomini politici, tra i quali Ferruccio Parri, proveniente dal Partito Repubblicano che, insieme a Piero Calamandrei e Tristano Codignola, provenienti dal Partito Socialdemocratico, partecipò alla fondazione di Unità Popolare: tale movimento aveva proprio lo scopo di avversare la nuova legge elettorale. Non mancarono infatti, all'interno dei partiti che appoggiarono la nuova norma, forti contrarietà. Da una scissione nel partito liberale si costituì Alleanza Democratica Nazionale.
Le forze apparentate ottennero il 49,8% dei voti: per circa 54.000 voti il meccanismo previsto dalla legge non scattò[4]. Unità Popolare e Alleanza Democratica Nazionale raggiunsero l'1% dei voti riuscendo entrambe nel loro principale proposito. Rispetto alle elezioni del 1948 si constata una riduzione dei voti verso i partiti che avevano voluto e approvato la legge: la DC perse l'8,4%; i repubblicani arretrarono dello 0,86%, più di 200.000 voti; perdendo circa 34.000 voti il Partito Sardo d'Azione dimezzò il suo consenso, anche liberali e socialdemocratici dovettero registrare perdite. Il Partito Comunista Italiano e il Partito Socialista Italiano aumentarono i consensi ottenendo 35 seggi in più; il Partito Nazionale Monarchico aumentò da 14 a 40 deputati e il Movimento Sociale Italiano aumentò da 6 a 29 deputati.
Il 31 luglio dell'anno successivo la legge fu abrogata.
http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_elet ... a_del_1953
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Re: FASCISMO
TOTO' TRUFFA 2015
Piovono Rane
di Alessandro Gilioli
29 apr Italicum e fiducia, Faq
Come sempre, le Faq di questo blog non hanno pretesa di oggettività: sono una proposta di interpretazione, un punto di vista. Spero tuttavia che siano utili al confronto e anche a capire qualche pezzo in più di quello che sta succedendo.
Perché Renzi ieri ha messo la fiducia sull'Italicum, nonostante i voti sulle pregiudiziali avessero mostrato che aveva già una maggioranza tranquilla? Non ne aveva bisogno.
Per due motivi, uno mediatico e uno di strategia politica. Quello mediatico è la prova di forza: ha voluto dare, come sempre, l'impressione di un leader determinato, che ama le sfide e le vince; tra l'altro fra poche settimane in diverse regioni si vota e Renzi sa quanto agli italiani piacciano gli uomini forti. Quello di strategia politica è polverizzare la minoranza interna.
Come polverizzare? Si sono tutti compattati contro.
Sì, nelle dichiarazioni di fuoco all'Ansa o su Twitter. In realtà sono completamente divisi tra loro su cosa fare oggi stesso e soprattutto nel futuro a breve. C'è chi vota no alla fiducia mettendosi di fatto all'opposizione, chi a favore nonostante tutto, chi esce dall'aula, chi è per il sì nei voti di fiducia e per il no al voto finale sull'Italicum etc. Soprattutto, c'è chi pensa alla scissione e chi la esclude categoricamente. Un casino totale. La mossa di Renzi - mettere la fiducia - li ha fatti esplodere, altro che ricompattarli.
Qualche esempio?
Francesco Boccia: «Sto riflettendo se votare la fiducia o no». Cesare Damiano: «Voterò la fiducia ma questa forzatura non era necessaria». Pippo Civati: «Se non vado via io mi cacceranno loro». Roberto Speranza: «Non uscirò mai ma questo strappo tradisce valori fondanti». Nico Stumpo: «Non tolgo la fiducia al governo ma non so se voterò la legge». Rosy Bindi, con doppia litote: «Non si può non prendere in considerazione un voto contro una legge resa immodificabile». E così via.
E Bersani?
Ha detto «Vedrò cosa fare». Non esattamente una dichiarazione che palesa determinazione e certezza. Ha aggiunto che vede «molta tristezza in giro» e che «il Pd non è il partito che aveva costruito lui». Anche queste non sono frasi propriamente galvanizzanti, per chi ripone o riponeva fiducia in lui.
Fassina?
Fassina ieri ha detto che l'Italicum "mina alle basi la democrazia". Una dichiarazione molto forte, quasi un'accusa di golpismo a Renzi. A fronte di questa durezza quasi apocalittica non solo sarebbe logico, a buon senso, votare contro la fiducia, ma anche uscire dal partito. Chi starebbe in un partito che considera semigolpista?
E invece?
Invece restano lì a prendere schiaffoni un giorno dopo l'altro e a consolarsi con la prosopopea verbale.
Gli altri partiti? Sel, ad esempio?
Le convulsioni intestinali di Sel sono sotto gli occhi di tutti. In aula parlano di "funerale della democrazia" e gettano crisantemi, intanto in più di una regione appoggiano il candidato governatore del Pd. In realtà anche Sel finora non ha saputo reagire alla slavina renziana. Era nato per portare più a sinistra la coalizione di centrosinistra, ma la coalizione di centrosinistra non esiste più, quindi la sua vecchia ragione sociale è finita e non ne ha ancora una nuova. Tra l'altro, dopo il gruppo di Gennaro Migliore, l'altro giorno un altro deputato si è staccato per votare sì all'Italicum.
Forza Italia?
«Siamo nel comico. Brunetta che parla di 'fasciorenzismo' può solo far sorridere. Tanto più che Forza Italia aveva votato per l'Italicum quando stava ancora in piedi il Patto del Nazareno. E il gruppo di Verdini voterà ancora a favore».
Il M5S?
«Incassa, come Salvini».
In che senso?
Renzi ha l'appoggio, a essere molto generosi, di metà scarsa dell'elettorato. L'altra metà, quella che è contro, oggi può indirizzarsi solo verso Salvini, verso il M5S o verso l'astensione: In ordine di forza crescente. Solo che l'astensione non è un partito. E di fronte alla nullità della minoranza Pd, alla latitanza strategica di Forza Italia e alle convulsioni di Sel, beh, Salvini e i grillini incassano l'opposizione. Infatti il M5S, nonostante tutti i casini che ha avuto, viene ancora dato dai sondaggi sopra il 20 per cento e, se si andasse a votare con l'Italcum, potrebbe essere la forza che alla fine si oppone a Renzi al ballottaggio.
http://gilioli.blogautore.espresso.repu ... =HEF_RULLO
Piovono Rane
di Alessandro Gilioli
29 apr Italicum e fiducia, Faq
Come sempre, le Faq di questo blog non hanno pretesa di oggettività: sono una proposta di interpretazione, un punto di vista. Spero tuttavia che siano utili al confronto e anche a capire qualche pezzo in più di quello che sta succedendo.
Perché Renzi ieri ha messo la fiducia sull'Italicum, nonostante i voti sulle pregiudiziali avessero mostrato che aveva già una maggioranza tranquilla? Non ne aveva bisogno.
Per due motivi, uno mediatico e uno di strategia politica. Quello mediatico è la prova di forza: ha voluto dare, come sempre, l'impressione di un leader determinato, che ama le sfide e le vince; tra l'altro fra poche settimane in diverse regioni si vota e Renzi sa quanto agli italiani piacciano gli uomini forti. Quello di strategia politica è polverizzare la minoranza interna.
Come polverizzare? Si sono tutti compattati contro.
Sì, nelle dichiarazioni di fuoco all'Ansa o su Twitter. In realtà sono completamente divisi tra loro su cosa fare oggi stesso e soprattutto nel futuro a breve. C'è chi vota no alla fiducia mettendosi di fatto all'opposizione, chi a favore nonostante tutto, chi esce dall'aula, chi è per il sì nei voti di fiducia e per il no al voto finale sull'Italicum etc. Soprattutto, c'è chi pensa alla scissione e chi la esclude categoricamente. Un casino totale. La mossa di Renzi - mettere la fiducia - li ha fatti esplodere, altro che ricompattarli.
Qualche esempio?
Francesco Boccia: «Sto riflettendo se votare la fiducia o no». Cesare Damiano: «Voterò la fiducia ma questa forzatura non era necessaria». Pippo Civati: «Se non vado via io mi cacceranno loro». Roberto Speranza: «Non uscirò mai ma questo strappo tradisce valori fondanti». Nico Stumpo: «Non tolgo la fiducia al governo ma non so se voterò la legge». Rosy Bindi, con doppia litote: «Non si può non prendere in considerazione un voto contro una legge resa immodificabile». E così via.
E Bersani?
Ha detto «Vedrò cosa fare». Non esattamente una dichiarazione che palesa determinazione e certezza. Ha aggiunto che vede «molta tristezza in giro» e che «il Pd non è il partito che aveva costruito lui». Anche queste non sono frasi propriamente galvanizzanti, per chi ripone o riponeva fiducia in lui.
Fassina?
Fassina ieri ha detto che l'Italicum "mina alle basi la democrazia". Una dichiarazione molto forte, quasi un'accusa di golpismo a Renzi. A fronte di questa durezza quasi apocalittica non solo sarebbe logico, a buon senso, votare contro la fiducia, ma anche uscire dal partito. Chi starebbe in un partito che considera semigolpista?
E invece?
Invece restano lì a prendere schiaffoni un giorno dopo l'altro e a consolarsi con la prosopopea verbale.
Gli altri partiti? Sel, ad esempio?
Le convulsioni intestinali di Sel sono sotto gli occhi di tutti. In aula parlano di "funerale della democrazia" e gettano crisantemi, intanto in più di una regione appoggiano il candidato governatore del Pd. In realtà anche Sel finora non ha saputo reagire alla slavina renziana. Era nato per portare più a sinistra la coalizione di centrosinistra, ma la coalizione di centrosinistra non esiste più, quindi la sua vecchia ragione sociale è finita e non ne ha ancora una nuova. Tra l'altro, dopo il gruppo di Gennaro Migliore, l'altro giorno un altro deputato si è staccato per votare sì all'Italicum.
Forza Italia?
«Siamo nel comico. Brunetta che parla di 'fasciorenzismo' può solo far sorridere. Tanto più che Forza Italia aveva votato per l'Italicum quando stava ancora in piedi il Patto del Nazareno. E il gruppo di Verdini voterà ancora a favore».
Il M5S?
«Incassa, come Salvini».
In che senso?
Renzi ha l'appoggio, a essere molto generosi, di metà scarsa dell'elettorato. L'altra metà, quella che è contro, oggi può indirizzarsi solo verso Salvini, verso il M5S o verso l'astensione: In ordine di forza crescente. Solo che l'astensione non è un partito. E di fronte alla nullità della minoranza Pd, alla latitanza strategica di Forza Italia e alle convulsioni di Sel, beh, Salvini e i grillini incassano l'opposizione. Infatti il M5S, nonostante tutti i casini che ha avuto, viene ancora dato dai sondaggi sopra il 20 per cento e, se si andasse a votare con l'Italcum, potrebbe essere la forza che alla fine si oppone a Renzi al ballottaggio.
http://gilioli.blogautore.espresso.repu ... =HEF_RULLO
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Re: FASCISMO
QUANTI FASCISTI CI SONO IN ITALIA!!!!!!
Leggendo i commenti del Corriere all'articolo sulla votazione di oggi, mi sono meravigliato di quanti fascisti circolano in rete.
CHI DIMENTICA LA STORIA E' COSTRETTO A RIVIVERLA
Primo Levi
Che ci siano tanti ignoranti circa la storia patria passi, ma tornare al fascismo, per questi individui non è accettabile.
^^^^^^^^^
Ma in effetti, un cambiamento eziofranco29 aprile 2015 | 19:21
Ma in effetti, un cambiamento "di fatto" alla costituzione lo apporta, e in meglio. Determina l'elezione diretta del presidente del consiglio.
W l’Italicum A casa i parolai del 1Tiberio Sempronio Gracco29 aprile 2015 | 19:21
W l'Italicum A casa i parolai del "o de franza o de spagna basta che se magna". Non avete nessuna vergogna, dopotutto come potete averne visto che avete proliferato nel caos, con il quale siete sempre riusciti a far credere che la colpa dello sfacio italico era di qualcun'altro. La puerile favola dell'uomo solo al comando la potete raccontare a quelli che come voi vivono sulle spalle dei lavoratori. .......la trippa è finita. Ora ci dovete mettere la faccia!!
Torakiki3629 aprile 2015 | 19:20
Gli italiani sono stufi di aspettare. Vogliono le riforme fatte. Forza Italia avrebbe approvato la riforma se non fosse stato bloccato da Berlusconi, offeso per il comportamento di Renzi nella scelta del Presidente della Repubblica. La minoranza PD non conta nulla. E' parte nostalgica del passato comunista. Preistoria.
1paperinik6229 aprile 2015 | 19:19
L'abbiamo capita benissimo e siamo stanchi di tutti gli eletti di vent'anni di Porcellum che hanno occupato lo scranno senza mai essere eletti, Almeno qui una parte degli eletti lo sarà sulla base dei voti circoscrizionali e a me che il Senato sia costituito da rappresentanti delle regioni non può che far piacere a prescindere.
Lettore_252709929 aprile 2015 | 19:18
352 sì e 207 no. Ma di cosa stiamo parlando?
Leggendo i commenti del Corriere all'articolo sulla votazione di oggi, mi sono meravigliato di quanti fascisti circolano in rete.
CHI DIMENTICA LA STORIA E' COSTRETTO A RIVIVERLA
Primo Levi
Che ci siano tanti ignoranti circa la storia patria passi, ma tornare al fascismo, per questi individui non è accettabile.
^^^^^^^^^
Ma in effetti, un cambiamento eziofranco29 aprile 2015 | 19:21
Ma in effetti, un cambiamento "di fatto" alla costituzione lo apporta, e in meglio. Determina l'elezione diretta del presidente del consiglio.
W l’Italicum A casa i parolai del 1Tiberio Sempronio Gracco29 aprile 2015 | 19:21
W l'Italicum A casa i parolai del "o de franza o de spagna basta che se magna". Non avete nessuna vergogna, dopotutto come potete averne visto che avete proliferato nel caos, con il quale siete sempre riusciti a far credere che la colpa dello sfacio italico era di qualcun'altro. La puerile favola dell'uomo solo al comando la potete raccontare a quelli che come voi vivono sulle spalle dei lavoratori. .......la trippa è finita. Ora ci dovete mettere la faccia!!
Torakiki3629 aprile 2015 | 19:20
Gli italiani sono stufi di aspettare. Vogliono le riforme fatte. Forza Italia avrebbe approvato la riforma se non fosse stato bloccato da Berlusconi, offeso per il comportamento di Renzi nella scelta del Presidente della Repubblica. La minoranza PD non conta nulla. E' parte nostalgica del passato comunista. Preistoria.
1paperinik6229 aprile 2015 | 19:19
L'abbiamo capita benissimo e siamo stanchi di tutti gli eletti di vent'anni di Porcellum che hanno occupato lo scranno senza mai essere eletti, Almeno qui una parte degli eletti lo sarà sulla base dei voti circoscrizionali e a me che il Senato sia costituito da rappresentanti delle regioni non può che far piacere a prescindere.
Lettore_252709929 aprile 2015 | 19:18
352 sì e 207 no. Ma di cosa stiamo parlando?
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Re: FASCISMO
Italicum, il governo supera il primo voto di fiducia: 352 sì
I dissidenti Pd si spaccano: 38 assenti, 50 danno l’ok.
Via libera per l'articolo 1 della legge elettorale. I deputati di Sel sfilano con una fascia nera al braccio. Il presidente del Consiglio: "Se accettiamo di vivacchiare anche noi, tradiamo il mandato ricevuto alle primarie e alle Europee". Bersani: "Lo strappo è suo. Si ricordano dei dirigenti solo ora che chiedono responsabilità, non quando ti rimuovono dalla commissione o non ti invitano alle feste"
di F. Q. | 29 aprile 2015
L’Italicum incassa il primo voto di fiducia, sull’articolo 1 della riforma elettorale. I sì sono stati 352 e a pesare sono stati i 50 arrivati da Area riformista, la corrente di minoranza del Pd, che hanno lasciato soli, nel “non voto”, tutti i leader “anti Renzi”: Bersani, Cuperlo, Epifani, Enrico Letta, Bindi, Roberto Speranza. Si sono presentati sotto al banco della presidenza di Montecitorio in 560 quindi gli assenti sono stati 70 (207 i contrari, un astenuto): 38 quelli del Pd (due erano malati), 9 di Forza Italia, 3 di Ap (Ncd e Udc), 3 del M5S, 4 del Misto, 1 di Sel e 1 di Fdi. Da una parte quei 50 potrebbero ora far “pesare” la loro decisione di votare e votare sì. Dall’altra hanno firmato un documento che sembra andare contro la scelta di Bersani e degli altri: “Le prove muscolari non portano lontano. Chiunque le faccia. Non votare la fiducia non è una dimostrazione di coraggio. È una scelta politica – si legge – E la nostra scelta è sempre, coerentemente, invece quella di migliorare i provvedimenti e costruire le condizioni del dialogo e dell’unità nel Pd. In modo ostinato. Contro gli estremisti e i tifosi”. Parole che rischiano di far diventare Bersani e i suoi una minoranza dentro la minoranza. “E’ un primo passo – ha commentato il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi – Siamo soddisfatti, siamo in linea con il numero di voti delle altre fiducie. Il più alto era stato 354″. Si è trattato della 37esima fiducia chiesta e ottenuta dal governo Renzi.
Matteo Renzi ✔@matteorenzi
Grazie di cuore ai deputati che hanno votato la prima fiducia. La strada è ancora lunga ma questa è #lavoltabuona
5:31 PM - 29 Apr 2015
581 581 Retweet 789 789 preferiti
Ai no “silenziosi” del Pd si sono aggiunti di sicuro anche quelli di di Nunzia De Girolamo, ex capogruppo del Nuovo Centrodestra a Montecitorio, e Giuseppe De Mita, che ha provocato un mezzo caos all’interno del suo partito (l’Udc) che invece ha pubblicamente sostenuto l’Italicum di Renzi. I no, invece, sono arrivati dalle opposizioni: M5s, Sel, Lega Nord, Forza Italia. I deputati vendoliani sono sfilati in Aula con una fascia nera al braccio in segno di lutto. Uno di loro, Giulio Marcon, aveva in mano anche un libro rosso, un volume sulla Costituzione di Giuseppe Dossetti. Per questo è stato richiamato all’ordine dal presidente di turno dell’assemblea, Luigi Di Maio.
Paolo Gentiloni ✔@PaoloGentiloni
#Italicum Rispetto le opinioni di chi è in minoranza: ci sono stato 4 anni nel Pd. Ma come si fa a non votare la fiducia al proprio Governo?
3:43 PM - 29 Apr 2015
42 42 Retweet 31 31 preferiti
https://pbs.twimg.com/profile_images/31 ... .jpgAndrea Marcucci @AndreaMarcucci
Da tifoso del Cagliari, trovo una certa somiglianza tra #Bersani e Comunardo Niccolai. Entrambi spesso sbagliano porta. #Italicum
https://pbs.twimg.com/profile_images/50 ... gSalvatore Margiotta @s_margiotta
@AndreaMarcucci @SenatoriPD ...e nella minoranza non c'é Gigi Riva che poi risolve....
4:29 PM - 29 Apr 2015
3 3 Retweet 2 2 preferiti
I 36 che non hanno votato la fiducia sono Roberta Agostini, Albini, Bersani, Bindi, Bossa, Bruno Bossio, Capodicasa, Cimbro, Civati, Cuperlo, D’Attorre, Fabbri, Gianni Farina, Fassina, Folino, Fontanelli, Fossati, Carlo Galli, Giorgis, Gnecchi, Gregori, Laforgia, Letta, Leva, Maestri, Malisani, Marco Meloni, Miotto, Mugnato, Murer, Giorgio Piccolo, Pollastrini, Stumpo, Vaccaro, Zappulla, Zoggia, Epifani, Speranza. Se Epifani e D’Attorre hanno annunciato in Aula la loro scelta, Gianni Cuperlo lo ha fatto dopo il voto: “Non è una giornata semplice né serena. Amareggia e addolora non votare la fiducia perché mi sento parte di una comunità ma è un segnale legittimo e necessario per uno strappo incomprensibile”. In mattinata, all’indomani dello scontro frontale con le opposizioni, esterne ed interne, dovuto alla questione di fiducia posta sulla legge elettorale, si era fatto sentire di nuovo il presidente del Consiglio Matteo Renzi. “Fa male sentirsi dire che siamo arroganti e prepotenti: stiamo solo facendo il nostro dovere. Siamo qui per cambiare l’Italia”. Nella sua e-news il leader Pd spiega che “se accettiamo anche noi, come accaduto troppo spesso in passato di vivacchiare e rinviare, tradiamo il mandato ricevuto alle primarie, dal Parlamento, alle Europee“.
Nelle stesse ore era tornato a parlare anche Pier Luigi Bersani, uno dei leader che hanno annunciato che non voteranno la fiducia al governo. “Io non esco dal Pd, bisogna tornare al Pd. Il gesto improprio di mettere la fiducia lo ha fatto Renzi, non io. E’ lui che ha fatto lo strappo“. Bersani – che sui giornali ha detto che il Pd “non è più il mio partito” – smentisce qualsiasi rischio di scissione. Per l’ex segretario, Renzi “non ha messo la fiducia perché non aveva fiducia in noi, l’ha fatto per la bellezza del gesto, ed è anche peggio”. L’obiettivo di Renzi, dopo l’approvazione dell’Italicum, non è per Bersani andare a votare ma “disporre” del Parlamento: “Potrà dire si fa così o si vota”. Per l’ex segretario “si ricordano degli ex leader per chiedere loro lealtà solo quando si tratta di votare queste fiducie, non quando rimuovono dalla commissione o non ti invitano alle feste”.
Per video vedi:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/04 ... o/1635712/
I dissidenti Pd si spaccano: 38 assenti, 50 danno l’ok.
Via libera per l'articolo 1 della legge elettorale. I deputati di Sel sfilano con una fascia nera al braccio. Il presidente del Consiglio: "Se accettiamo di vivacchiare anche noi, tradiamo il mandato ricevuto alle primarie e alle Europee". Bersani: "Lo strappo è suo. Si ricordano dei dirigenti solo ora che chiedono responsabilità, non quando ti rimuovono dalla commissione o non ti invitano alle feste"
di F. Q. | 29 aprile 2015
L’Italicum incassa il primo voto di fiducia, sull’articolo 1 della riforma elettorale. I sì sono stati 352 e a pesare sono stati i 50 arrivati da Area riformista, la corrente di minoranza del Pd, che hanno lasciato soli, nel “non voto”, tutti i leader “anti Renzi”: Bersani, Cuperlo, Epifani, Enrico Letta, Bindi, Roberto Speranza. Si sono presentati sotto al banco della presidenza di Montecitorio in 560 quindi gli assenti sono stati 70 (207 i contrari, un astenuto): 38 quelli del Pd (due erano malati), 9 di Forza Italia, 3 di Ap (Ncd e Udc), 3 del M5S, 4 del Misto, 1 di Sel e 1 di Fdi. Da una parte quei 50 potrebbero ora far “pesare” la loro decisione di votare e votare sì. Dall’altra hanno firmato un documento che sembra andare contro la scelta di Bersani e degli altri: “Le prove muscolari non portano lontano. Chiunque le faccia. Non votare la fiducia non è una dimostrazione di coraggio. È una scelta politica – si legge – E la nostra scelta è sempre, coerentemente, invece quella di migliorare i provvedimenti e costruire le condizioni del dialogo e dell’unità nel Pd. In modo ostinato. Contro gli estremisti e i tifosi”. Parole che rischiano di far diventare Bersani e i suoi una minoranza dentro la minoranza. “E’ un primo passo – ha commentato il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi – Siamo soddisfatti, siamo in linea con il numero di voti delle altre fiducie. Il più alto era stato 354″. Si è trattato della 37esima fiducia chiesta e ottenuta dal governo Renzi.
Matteo Renzi ✔@matteorenzi
Grazie di cuore ai deputati che hanno votato la prima fiducia. La strada è ancora lunga ma questa è #lavoltabuona
5:31 PM - 29 Apr 2015
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Ai no “silenziosi” del Pd si sono aggiunti di sicuro anche quelli di di Nunzia De Girolamo, ex capogruppo del Nuovo Centrodestra a Montecitorio, e Giuseppe De Mita, che ha provocato un mezzo caos all’interno del suo partito (l’Udc) che invece ha pubblicamente sostenuto l’Italicum di Renzi. I no, invece, sono arrivati dalle opposizioni: M5s, Sel, Lega Nord, Forza Italia. I deputati vendoliani sono sfilati in Aula con una fascia nera al braccio in segno di lutto. Uno di loro, Giulio Marcon, aveva in mano anche un libro rosso, un volume sulla Costituzione di Giuseppe Dossetti. Per questo è stato richiamato all’ordine dal presidente di turno dell’assemblea, Luigi Di Maio.
Paolo Gentiloni ✔@PaoloGentiloni
#Italicum Rispetto le opinioni di chi è in minoranza: ci sono stato 4 anni nel Pd. Ma come si fa a non votare la fiducia al proprio Governo?
3:43 PM - 29 Apr 2015
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Da tifoso del Cagliari, trovo una certa somiglianza tra #Bersani e Comunardo Niccolai. Entrambi spesso sbagliano porta. #Italicum
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@AndreaMarcucci @SenatoriPD ...e nella minoranza non c'é Gigi Riva che poi risolve....
4:29 PM - 29 Apr 2015
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I 36 che non hanno votato la fiducia sono Roberta Agostini, Albini, Bersani, Bindi, Bossa, Bruno Bossio, Capodicasa, Cimbro, Civati, Cuperlo, D’Attorre, Fabbri, Gianni Farina, Fassina, Folino, Fontanelli, Fossati, Carlo Galli, Giorgis, Gnecchi, Gregori, Laforgia, Letta, Leva, Maestri, Malisani, Marco Meloni, Miotto, Mugnato, Murer, Giorgio Piccolo, Pollastrini, Stumpo, Vaccaro, Zappulla, Zoggia, Epifani, Speranza. Se Epifani e D’Attorre hanno annunciato in Aula la loro scelta, Gianni Cuperlo lo ha fatto dopo il voto: “Non è una giornata semplice né serena. Amareggia e addolora non votare la fiducia perché mi sento parte di una comunità ma è un segnale legittimo e necessario per uno strappo incomprensibile”. In mattinata, all’indomani dello scontro frontale con le opposizioni, esterne ed interne, dovuto alla questione di fiducia posta sulla legge elettorale, si era fatto sentire di nuovo il presidente del Consiglio Matteo Renzi. “Fa male sentirsi dire che siamo arroganti e prepotenti: stiamo solo facendo il nostro dovere. Siamo qui per cambiare l’Italia”. Nella sua e-news il leader Pd spiega che “se accettiamo anche noi, come accaduto troppo spesso in passato di vivacchiare e rinviare, tradiamo il mandato ricevuto alle primarie, dal Parlamento, alle Europee“.
Nelle stesse ore era tornato a parlare anche Pier Luigi Bersani, uno dei leader che hanno annunciato che non voteranno la fiducia al governo. “Io non esco dal Pd, bisogna tornare al Pd. Il gesto improprio di mettere la fiducia lo ha fatto Renzi, non io. E’ lui che ha fatto lo strappo“. Bersani – che sui giornali ha detto che il Pd “non è più il mio partito” – smentisce qualsiasi rischio di scissione. Per l’ex segretario, Renzi “non ha messo la fiducia perché non aveva fiducia in noi, l’ha fatto per la bellezza del gesto, ed è anche peggio”. L’obiettivo di Renzi, dopo l’approvazione dell’Italicum, non è per Bersani andare a votare ma “disporre” del Parlamento: “Potrà dire si fa così o si vota”. Per l’ex segretario “si ricordano degli ex leader per chiedere loro lealtà solo quando si tratta di votare queste fiducie, non quando rimuovono dalla commissione o non ti invitano alle feste”.
Per video vedi:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/04 ... o/1635712/
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Re: FASCISMO
La vox populi del Fatto Quotidiano è differente da quella del Corriere
larry • 9 minuti fa
Ma se dovesse passare questa legge incostituzionale le prossime elezioni sarebbero illegittime?
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gabri larry • 3 minuti fa
sono gli italiani a legittimarle con il voto, anche se sono stati truffati, se non comprendono che non ci sarà nessun messia a risolvere le sorti dell'Italia, e cominciare a capire qualcosa di giusta democrazia,,,, manterremo in eternum politici abusivi
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Cobra89 • 11 minuti fa
Renzi dice che stanno facendo il loro lavoro?
Ridicolo! Il lavoro di un governo sarebbe quello di opporsi a delle "clausole di salvaguardia" sui conti che prevedono aumenti dell'IVA fino al 25,5% e dell'IVA agevolata fino al 13% o far si che la gestione dell'accoglienza dei migranti non continui ad essere lascia sulle spalle della sola Italia.
Mentre non è certo quello di votare con la fiducia una legge elettorale coi capi lista bloccati.
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Beppe A. • 19 minuti fa
dico solo una cosa: questo governo è uno scempio, è un fascismo camuffato in attesa di manifestarsi apertamente... però le opposizioni italiane tutte insieme non valgono una cippa di niente! se questo personaggio che altrove prenderebbero a pesci in faccia, sta distruggendo la democrazia in tutta libertà, la colpa è anche loro!
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larry • 9 minuti fa
Ma se dovesse passare questa legge incostituzionale le prossime elezioni sarebbero illegittime?
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gabri larry • 3 minuti fa
sono gli italiani a legittimarle con il voto, anche se sono stati truffati, se non comprendono che non ci sarà nessun messia a risolvere le sorti dell'Italia, e cominciare a capire qualcosa di giusta democrazia,,,, manterremo in eternum politici abusivi
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Cobra89 • 11 minuti fa
Renzi dice che stanno facendo il loro lavoro?
Ridicolo! Il lavoro di un governo sarebbe quello di opporsi a delle "clausole di salvaguardia" sui conti che prevedono aumenti dell'IVA fino al 25,5% e dell'IVA agevolata fino al 13% o far si che la gestione dell'accoglienza dei migranti non continui ad essere lascia sulle spalle della sola Italia.
Mentre non è certo quello di votare con la fiducia una legge elettorale coi capi lista bloccati.
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Beppe A. • 19 minuti fa
dico solo una cosa: questo governo è uno scempio, è un fascismo camuffato in attesa di manifestarsi apertamente... però le opposizioni italiane tutte insieme non valgono una cippa di niente! se questo personaggio che altrove prenderebbero a pesci in faccia, sta distruggendo la democrazia in tutta libertà, la colpa è anche loro!
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Re: FASCISMO
Tre fiducie per svuotare la democrazia
28 aprile 2015 - 16 Commenti »
Sandra Bonsanti
Vuole la fiducia guardandoli in faccia, uno per uno, per appello nominale. Per tre volte. Così Renzi sfida quei “signori del Parlamento” per i quali esprime da sempre il disprezzo di chi ha investito tutto il potere conquistato in pochi mesi nel ridurli a un esercito di nominati e di servi sciocchi. Per sempre: si è svolto oggi alla Camera il primo atto di quella storia che nel prossimo futuro chiuderà la nostra Repubblica parlamentare.
http://www.libertaegiustizia.it/
28 aprile 2015 - 16 Commenti »
Sandra Bonsanti
Vuole la fiducia guardandoli in faccia, uno per uno, per appello nominale. Per tre volte. Così Renzi sfida quei “signori del Parlamento” per i quali esprime da sempre il disprezzo di chi ha investito tutto il potere conquistato in pochi mesi nel ridurli a un esercito di nominati e di servi sciocchi. Per sempre: si è svolto oggi alla Camera il primo atto di quella storia che nel prossimo futuro chiuderà la nostra Repubblica parlamentare.
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Re: FASCISMO
La prova di debolezza
Si porterà a casa la legge dissipando però il patrimonio accumulato
29 aprile 2015 - 1 Commento »
Ezio Mauro
Travestita da prova di forza, ieri è andata in scena alla Camera la prima, pubblica e plateale prova di debolezza di Matteo Renzi. Mettere la fiducia sulla legge elettorale è sbagliato sul piano del metodo, perché dimostra l'incapacità di costruire un ampio e sicuro consenso politico su una regola fondamentale, ed è sbagliato soprattutto nel merito perché come diceva lo stesso premier a gennaio per far accettare l'alleanza con Berlusconi non si cambia il sistema di voto a colpi di maggioranza, tanto più se quella maggioranza riottosa è tenuta insieme dalla minaccia del voto anticipato.
Si porterà a casa la legge dissipando però il patrimonio accumulato
29 aprile 2015 - 1 Commento »
Ezio Mauro
Travestita da prova di forza, ieri è andata in scena alla Camera la prima, pubblica e plateale prova di debolezza di Matteo Renzi. Mettere la fiducia sulla legge elettorale è sbagliato sul piano del metodo, perché dimostra l'incapacità di costruire un ampio e sicuro consenso politico su una regola fondamentale, ed è sbagliato soprattutto nel merito perché come diceva lo stesso premier a gennaio per far accettare l'alleanza con Berlusconi non si cambia il sistema di voto a colpi di maggioranza, tanto più se quella maggioranza riottosa è tenuta insieme dalla minaccia del voto anticipato.
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Re: FASCISMO
Costituzione à la carte
29 aprile 2015 - Nessun Commento »
Francesco Pallante
L’accoppiata riforma della Costituzione-Italicum sta spingendo l’Italia verso lidi sconosciuti alle democrazie a noi paragonabili. La Carta fondamentale viene modificata consacrando la supremazia conquistata dal governo nel sistema costituzionale. La centralità del parlamento è stata progressivamente svuotata, in parallelo all’entrata in crisi dei partiti, sino alla svolta maggioritaria sancita con i referendum del 1993. Oggi la funzione legislativa è di fatto esercitata dall’esecutivo, con il parlamento ridotto, in ruolo
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29 aprile 2015 - Nessun Commento »
Francesco Pallante
L’accoppiata riforma della Costituzione-Italicum sta spingendo l’Italia verso lidi sconosciuti alle democrazie a noi paragonabili. La Carta fondamentale viene modificata consacrando la supremazia conquistata dal governo nel sistema costituzionale. La centralità del parlamento è stata progressivamente svuotata, in parallelo all’entrata in crisi dei partiti, sino alla svolta maggioritaria sancita con i referendum del 1993. Oggi la funzione legislativa è di fatto esercitata dall’esecutivo, con il parlamento ridotto, in ruolo
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Re: FASCISMO
SI STAVA MEGLIO QUANDO SI STAVA PEGGIO
Ci siamo lamentati per vent'anni di Berlusconi. Ma questo è peggio.
Ci siamo lamentati per vent'anni di Berlusconi. Ma questo è peggio.
Chi c’è in linea
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