FASCISMO

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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camillobenso
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Re: FASCISMO

Messaggio da camillobenso »

IL RICHIAMO DELLA FORESTA


14 MAG 2015 12:54
BIMBO FASCISTA, CHI L’HA VISTO?

– IL SINDACO DI CANTÙ E IL PROVVEDITORATO DI COMO DICONO CHE A LORO NON RISULTA NESSUN BAMBINO CHE FA IL SALUTO ROMANO NEGLI ASILI DELLA ZONA

– IL CASO SOLLEVATO MARTEDÌ DA “REPUBBLICA”, CHE CONFERMA



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Il quotidiano di Ezio Mauro aveva pubblicato un servizio di Paolo Berizzi in cui si legava il caso del bambino con il fatto che a Cantù si organizzano raduni neofascisti con il placet del sindaco. E lui, Claudio Bizzozero, adesso parla di “bufala allucinante” e annuncia querela. Berizzi garantisce a “Libero” che la sua notizia “è straverificata”…
camillobenso
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Re: FASCISMO

Messaggio da camillobenso »

Piano di rinascita democratica
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

1leftarrow.pngVoce principale: P2.

Trascrizione ufficiale del "Piano di rinascita democratica" della loggia P2, pubblicata dalla relativa commissione parlamentare d'inchiesta
Il piano di rinascita democratica (detto anche programma di rinascita nazionale o il Piano)[1] era una parte essenziale del programma piduista e consisteva in un assorbimento degli apparati democratici della società italiana dentro le spire di un autoritarismo legale che avrebbe avuto al suo centro l'informazione.

Il piano è stato ritrovato e sequestrato nel 1982 in un doppiofondo di una valigia di Maria Grazia Gelli, figlia di Licio Gelli, Maestro venerabile della loggia massonica P2, assieme al memorandum sulla situazione politica in Italia. È stato pubblicato negli atti della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2[2]. La sua materiale redazione da parte di Francesco Cosentino[3] è stata la ragione per cui si è voluto definire quest'ultimo come la mente istituzionale della compagnia P2.[4]


Obiettivi[modifica | modifica wikitesto]
I suoi obiettivi essenziali consistevano in una serie di riforme e modifiche costituzionali onde

« … rivitalizzare il sistema attraverso la sollecitazione di tutti gli istituti che la Costituzione prevede e disciplina, dagli organi dello Stato ai partiti politici, alla stampa, ai sindacati, ai cittadini elettori »
In particolare andavano programmate azioni di Governo, di comportamento politico ed economico, nonché di atti legislativi, per ottenere ad esempio nel settore scuola di

« … chiudere il rubinetto del preteso automatismo: titolo di studio - posto di lavoro… »


Punti principali[modifica | modifica wikitesto]
A trent'anni di distanza, alcuni punti del piano hanno trovato parziale attuazione a livello istituzionale e di assetto economico nel mondo imprenditoriale e soprattutto a livello mediatico. Altri sono stati riproposti dalle forze politiche, anche di tendenza opposta.

Principali punti:


La nascita di due partiti: "l'uno, sulla sinistra (a cavallo fra PSI-PSDI-PRI-Liberali di sinistra e DC di sinistra), e l'altra sulla destra (a cavallo fra DC conservatori, liberali e democratici della Destra Nazionale)."

Allo scopo di semplificare il panorama politico.[senza fonte]
Controllo dei media. (FATTO - ndt)

Il piano prevedeva il controllo di quotidiani (quindi l'eliminazione della libertà di stampa e di pensiero)[senza fonte] e la liberalizzazione delle emittenti televisive (all'epoca permesse solo a livello regionale) allo scopo di controllarle, e in questo modo influenzare l'opinione pubblica[senza fonte]; nonché l'abolizione del monopolio della RAI e la sua privatizzazione.

L'abolizione del monopolio RAI era avvenuto prima della scoperta della loggia, con la sentenza della Corte Costituzionale del luglio 1974 che liberalizzava le trasmissioni televisive via cavo.
Progetto Bicamerale del 1997 (Commissione parlamentare per le riforme costituzionali): "ripartizione di fatto, di competenze fra le due Camere (funzione politica alla CD e funzione economica al SR)".
Riforma della magistratura: separazione delle carriere di P.M. e magistrato giudicante, responsabilità del CSM nei confronti del parlamento, da operare mediante leggi costituzionali (punto I, IV e V degli obiettivi a medio e lungo termine - vedi infra).
Riduzione del numero dei parlamentari[5].
Abolizione delle province[5].
Abolizione della validità legale dei titoli di studio[5].
Licio Gelli sostiene che la coincidenza di talune parti del "Piano" con i programmi dei partiti attuali non sarebbe casuale[6].
In un'intervista dell'ottobre 2008 ha successivamente affermato che, sebbene tutte le forze politiche abbiano preso spunto dal Piano (tanto da indurlo a reclamare ironicamente i diritti d'autore), Silvio Berlusconi è l'unico che può attuarlo[7]. Dello stesso avviso Mario Guarino, Sergio Flamigni[8] e Umberto Bossi[9].

Dettagli[modifica | modifica wikitesto]
Il piano prevedeva modifiche urgenti e a medio e lungo termine.

Modifiche urgenti[modifica | modifica wikitesto]
la responsabilità civile (per colpa) dei magistrati;
la normativa per l'accesso in carriera (esami psicoattitudinali preliminari).
Modifiche riguardo al governo[modifica | modifica wikitesto]
la “legge sulla Presidenza del Consiglio e sui Ministeri" (Cost.art.95) per determinare competenze e numero (ridotto) dei ministri, con eliminazione o quasi dei Sottosegretari;
riforma dell'amministrazione (relativa agli artt. 28, 97 e 98 Cost.) fondata sulla teoria dell'atto pubblico non amministrativo, sulla netta separazione della responsabilità politica da quella amministrativa (che diviene personale, attraverso l'istituzione dei Segretari Generali di Ministero) e sulla sostituzione del principio del silenzio-rifiuto con quello del silenzio-consenso;

Provvedimenti economico-sociali[modifica | modifica wikitesto]
eliminazione delle festività infrasettimanali e dei relativi ponti (eccettuato il 2 giugno, il Natale, il Capodanno e Ferragosto) da riconcedere in un forfait di 7 giorni aggiuntivi alle ferie annuali di diritto;
alleggerimento delle aliquote sui fondi aziendali destinati a riserve, ammortamenti, investimenti e garanzie, per sollecitare l'autofinanziamento premiando il reinvestimento del profitto;
concessione di forti sgravi fiscali ai capitali stranieri per agevolare il ritorno dei capitali dall'estero.

TV e stampa[modifica | modifica wikitesto]
immediata costituzione di una agenzia per il coordinamento della stampa locale (da acquisire con operazioni successive nel tempo) e della TV via cavo da impiantare a catena in modo da controllare la pubblica opinione media nel vivo del Paese.
moltiplicazione delle reti radio e TV in nome della libertà di antenna (art. 21 della Costituzione), e la soppressione della RAI. Queste emittenti e i giornali dovevano essere coordinati da un'agenzia centrale per la stampa.

Sindacati[modifica | modifica wikitesto]
ricondurre il sindacato alla sua «naturale funzione» di
« interlocutore del fenomeno produttivo in luogo di quello illegittimamente assunto di interlocutore in vista di decisioni politiche aziendali e governative »
il sindacato non deve fare politica. In quest'ottica occorre
« limitare il diritto di sciopero alle causali economiche ed assicurare comunque la libertà di lavoro »
provvedere alla « restaurazione della libertà individuale nelle fabbriche e aziende in genere per consentire l'elezione dei consigli di fabbrica con effettive garanzie di segretezza del voto »
Il primo obiettivo è collegato al tema della insufficiente delimitazione di chiari confini e della sovrapposizione di poteri, che indeboliscono lo Stato. Come esempio:

« lo spostamento dei centri di potere reale del Parlamento ai sindacati e dal Governo ai padronati multinazionali con i correlativi strumenti di azione finanziaria »
I due obiettivi si realizzano con due ipotesi:

sollecitazione alla rottura di CISL e UIL e successiva unione con i sindacati autonomi;
controllo delle correnti interne:
« acquisire con strumenti finanziari di pari entità i più disponibili fra gli attuali confederali allo scopo di rovesciare i rapporti di forza all'interno dell'attuale trimurti. »
Lo Statuto dei lavoratori art. 17 vietava il finanziamento a sindacati di comodo. È lasciato come ultima scelta

« un fenomeno clamoroso come la costituzione di un vero sindacato che agiti la bandiera della libertà di lavoro e della tutela economica dei lavoratori »

Provvedimenti a medio e lungo termine[modifica | modifica wikitesto]
Ordinamento giudiziario:
unità del Pubblico Ministero con gli altri magistrati (nell'ordinamento vigente, invece, il P.M. è distinto dai Giudici, a norma della Costituzione - articoli 107 e 112);
riforma del Consiglio Superiore della Magistratura che deve essere responsabile verso il Parlamento (modifica costituzionale);
riforma dell'ordinamento giudiziario per ristabilire criteri di selezione per merito delle promozioni dei magistrati, imporre limiti di età per le funzioni di accusa, separare le carriere requirente e giudicante, ridurre a giudicante la funzione pretorile.
Ordinamento del Governo:
modifica della Costituzione per stabilire che il Presidente del Consiglio è eletto dalla Camera all'inizio di ogni legislatura e può essere rovesciato soltanto attraverso l'elezione del successore;
Ordinamento del Parlamento:
nuove leggi elettorali, per la Camera, di tipo misto (uninominale e proporzionale secondo il modello tedesco) riducendo il numero dei deputati a 450 e, per il Senato, di rappresentanza di 2º grado, regionale, degli interessi economici, sociali e culturali, diminuendo a 250 il numero dei senatori ed elevando da 5 a 25 quello dei senatori a vita di nomina presidenziale, con aumento delle categorie relative (ex parlamentari - ex magistrati - ex funzionari e imprenditori pubblici - ex militari ecc.);
preminenza della Camera dei Deputati nell'approvazione delle leggi; Senato federale delle Regioni focalizzato sulla legge di bilancio.
Ordinamento di altri organi istituzionali:
Corte Costituzionale: sancire l'incompatibilità successiva dei giudici a cariche elettive ed in enti pubblici; sancire il divieto di sentenze cosiddette attive (che trasformano la Corte in organo legislativo di fatto);
abolire le province.
Abolire tutte le provvidenze agevolative dirette a sanare i bilanci deficitari con onere del pubblico erario ed abolire il monopolio RAI.

Il ruolo della stampa:

« che va sollecitata al livello di giornalisti attraverso una selezione che tocchi soprattutto: Corriere della Sera, Il Giorno, Il Giornale, La Stampa, Il Resto del Carlino, Il Messaggero, Il Tempo, Roma, Il Mattino, La Gazzetta del Mezzogiorno, Il Giornale di Sicilia per i quotidiani; e per i periodici: L'Europeo, L'Espresso, Panorama, Epoca, Oggi, Gente, Famiglia Cristiana. La RAI-TV non va dimenticata. »
Infine era previsto il ridimensionamento del ruolo del Presidente della Repubblica con il passaggio, tra l'altro, del comando delle Forze Armate nelle mani del Ministero dell'Interno.
camillobenso
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Re: FASCISMO

Messaggio da camillobenso »

La riforma della scuola era necessaria in questo momento di crisi economica? La riforma della scuola Gelmini è del 2010.

Guarda caso Pittibimbo vuole il preside – federale, a sua immagine e somiglianza.

Adesso spinge sull’acceleratore.

“Più soldi ma via i sindacati”

Non ci sono soldi, ma per eliminare i sindacati Pittibimbo riesce a trovarli.

^^^^^^^^

LA LEZIONE DI MATTEO: FIDATEVI DI ME E BASTA BOICOTTAGGI

(Wanda Marra)
14/05/2015 di triskel182


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Articolo + video



https://triskel182.wordpress.com/2015/0 ... more-76467
camillobenso
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Re: FASCISMO

Messaggio da camillobenso »

Dario Fo regala al Fatto il monologo sulla tirannide: “Ha cinque secoli, ma parla a noi”


Video

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2015/05/ ... gi/371424/



Il premio Nobel per la letteratura regala al fattoquotidiano.it l’interpretazione di un monologo, risalente a quasi 500 anni fa, sul comportamento dei tiranni e sulla democrazia. “Come eliminare i despoti” è di Étienne de La Boétie, filosofo, giurista e politico francese vissuto nel 1500 diventato famoso per il suo “Discorso sulla servitù volontaria”, una riflessione su dominio e obbedienza che subito si è imposta come pietra angolare per i movimenti libertari fino ai giorni nostri. ”L’idea di recitare questo discorso – spiega Dario Fo – mi è stata regalata da Marco Travaglio che, con un suo editoriale sul Fatto Quotidiano (leggi), mi ha ricordato un famoso scritto sulla dabbenaggine dei governati, e l’impudenza brutale dei potenti di tutti i tempi”. Un testo che per le tematiche affrontate pare essere stato scritto oggi: “E’ opera di un autore che si rivolgeva al suo pubblico cinque secoli fa, eppure sembra proprio che parli a tutti noi, soprattutto a quelli che accettano indegnamente la corruzione, le truffalderie, l’ipocrisia e le promesse mai mantenute” di Dario Fo, riprese e montaggio David Marceddu e Giulia Zaccariello
camillobenso
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Re: FASCISMO

Messaggio da camillobenso »

La legge Acerbo II


Italicum, parla l’avvocato che ha sconfitto il Porcellum: “Riforma Renzi incostituzionale”


Video
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2015/05/ ... le/371708/


“Anche la nuova legge elettorale è incostituzionale, dobbiamo portarla davanti alla Corte costituzionale al più presto promuovendo ricorsi in tutta Italia”, dichiara l’avvocato Felice Besostri, uno dei legali che dopo sette anni di battaglie riuscirono a far cancellare dalla Consulta il famigerato “Porcellum”.

Besostri ha ricevuto l’incarico di impostare la strategia giudiziaria contro l’ “Italicum” dal Coordinamento per la democrazia costituzionale, network di associazioni, comitati e giuristi che ha deciso di intraprendere in parallelo anche la via del referendum abrogativo.

“In tutte le 26 sedi di Corte d’appello italiane” – spiega Besostri – “come cittadini-elettori presenteremo ricorsi alla magistratura, confidando di trovare almeno un giudice che rinvii il fascicolo alla Corte costituzionale“.

L’iter potrebbe essere più rapido di quello contro il “Porcellum”. “Dipende dai giudici, l’altra volta dovemmo arrivare fino in Cassazione, ecco perché i tempi furono lunghi; questa volta ci prefiggiamo di arrivare a un rinvio alla Consulta entro la fine di giugno del 2016, prima cioè dell’entrata in vigore effettiva della legge”.

Nel frattempo il parlamento padre dell’ “Italicum” e figlio del “Porcellum” dovrà nominare i due membri tuttora mancanti all’organico della Consulta, più un terzo in scadenza a luglio

di Piero Ricca, riprese e montaggio Matteo Fiacchino
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Re: FASCISMO

Messaggio da camillobenso »

La vox populi



Daniel Fortesque • 2 minuti fa
A leggere l'articolo così, sarebbe il Presidente del Consiglio e/o Presidente della Repubblica che ci vorrebbe!
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camillobenso Daniel Fortesque • alcuni secondi fa
Tieni duro, questo commento deve ancora essere approvato da Il Fatto Quotidiano.
Certo camerata ........
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squalofelice • 40 minuti fa
L'approvazione dell'italicum ha scatenato un canaio, giustamente. Ma Mattarella, si è accorto di quello che firmava?
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MASTRUCATO • 43 minuti fa
a uno che si chiama FELICE i PDINI potranno dargli di tutto man non del GUFO ......
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MASTRUCATO • 44 minuti fa
se i PDINI con questa legge non vinceranno le elezioni , saranno pronti a far fronte comune con BESOSTRI .......
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thepirate • 44 minuti fa
politici che ignorano la costituzione-un razzi,insomma-non dovrebbero stare in parlamento.
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DrugoLebowsky • un'ora fa
l'italicum è il porcellum ma con due/tre cose cambiate per farlo sembrare diverso dalla vecchia legge elettorale
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domenica da cani • un'ora fa
L'unica scelta saggia in questo momento : MAI con il fascismo nero , MAI con il fascismo rosso ! Ora che Renzie è riuscito a spezzare i vecchi consociativismi destra - sinistra , il pus che esce in questi giorni è la logica conseguenza del corpo sociale che si sta spurgando da decennali ripetute infezioni dovute all'immobilismo dello stesso , avanti con riforme e con l'Italicum senza se e senza ma . Alla faccia dei disfattisti l'Italia ne uscirà , con duri sacrifici ancora ma ne uscirà !
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camillobenso domenica da cani • 2 minuti fa
Tieni duro, questo commento deve ancora essere approvato da Il Fatto Quotidiano.
Leggiti la legge Acerbo del 1923 che ha fatto vincere il FASCISMO.

Siete ritornati sotto le spoglie renziane,....ma non passerete....

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camillobenso
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Re: FASCISMO

Messaggio da camillobenso »

Gufo chi molla: Saviano attacca Matteo e i forzati dell’ottimismo

(Paola Zanca)
17/05/2015 di triskel182


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AL SALONE DEL LIBRO LO SCRITTORE SE LA PRENDE CON IL GOVERNO: ”SOLO NEL FASCISMO DAVANO DEI DISFATTISTI A CHI CRITICAVA”.
Volendo ricorrere a un motto, Roberto Saviano avrebbe potuto dirla così: “Gufo chi molla”. Perché in estrema sintesi, ieri al Salone del Libro di Torino, l’autore di Gomorra ha dato del fascista a Matteo Renzi.


L’articolato ragionamento dello scrittore si basa su due pilastri: primo, non si può dare del disfattista a chiunque muova un critica; secondo, succedeva ai tempi di Benito Mussolini.


DEV’ESSERE CHE a Roberto Saviano non è piaciuto il silenzio in cui per un paio di giorni è caduto il suo j’accuse sulle liste in Campania.

Solo allora, evidentemente, ha rimesso insieme i pezzi dello spettacolo a cui assisteva da un po’.

E si è accorto che il “percorso di riforme” a cui aveva “creduto” non ha portato risultati: “Niente è cambiato e niente cambierà”.

E poi, ha notato che due notizie di questa settimana (entrambe raccontavano di gravi minacce mafiose: un bambino sotto scorta e un giornalista licenziato su ordine di un boss) non hanno prodotto “commenti da governo o ministri”.

E ancora, ha messo a fuoco che l’argomento “non seduce più”.

La lotta alla criminalità organizzata, quella che lo costringe a una vita da fuggiasco, non è più di moda.

Saviano fa un paragone preciso: “Quando al governo c’era Berlusconi il tema dell’antimafia era un tema abbastanza principe per dimostrare che la situazione non andava bene, quando ci sono i buoni, l’argomento antimafia scompare”.

Ecco, visti alla prova dei fatti, i “buoni” lo hanno parecchio deluso.

Insiste lo scrittore: “Il semestre italiano in Europa era la grande occasione per dire che noi siamo il paese con la più importante giurisprudenza antimafia, che abbiamo pagato un grande tributo di sangue e che possiamo quindi chiedere all’Europa leggi antiriciclaggio, finalmente.


Invece, le parole mafia e antiriciclaggio non sono mai state citate quasi ci si vergognasse di avvicinare l’immagine dell’Italia all’immagine mafiosa”.

Eccolo, il gufo chi molla. Saviano la chiama “angoscia”.

“È pericolosissimo – spiega – pensare che ogni volta che ci sia una critica si venga considerati disfattisti.

Questo succedeva nel fascismo, non è pensabile che la critica venga associata al disfattismo.

Alla critica si risponde, la si ignora, ma non la si può considerare di per sé ideologicamente un vincolo”.

Lo ha avvertito sulla sua pelle con quell’intervista all’Huffington: denunciare la Gomorra che sta nelle liste collegate al Pd, ammette, gli ha creato intorno “una specie di fastidio, come a dire ‘Come ti permetti, qui le cose stanno cambiando’”.

Non è così, sostiene Saviano. Il voto di scambio c’è ancora. E i giovani del Sud, e ormai non più solo loro, hanno risolto la questione alla radice: “Ce ne andiamo”. E poi ci sono i giornali, non abbastanza in grado di “fare pressione” e “stressare fino alla fine i governi perché diano risposte”.

Da Il Fatto Quotidiano del 17/05/2015.
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Re: FASCISMO

Messaggio da camillobenso »

LA SUPERCAZZOLA SHOW




Renzi: il Partito Unico della Nazione
(Negli anni venti del secolo scorso lo avevano chiamato PNF - ndt)



Il partito della nazione, ci assicura Renzi, “non è un minestrone in cui entra di tutto.


Il Pd è la casa del centrosinistra. È un partito di sinistra con una visione riformista del Paese che si può allargare anche ai più moderati.

È una continuazione del partito a vocazione maggioritaria di cui parlava Veltroni.


Mi sembra del tutto evidente che gli elettori del Pd non moriranno democristiani”.

Il proposito, se interpreto bene, è di trasformare il Pd in un partito nuovo che aspira a rappresentare un ampio arco d’interessi, bisogni e culture e a raccogliere di conseguenza un consenso elettorale talmente ampio da consolidare ancora di più il proprio ruolo di forza di maggioranza relativa, se non assoluta.


Progetto del tutto legittimo, ma perché chiamare un partito con queste caratteristiche “partito della nazione”?

Se le parole hanno ancora un senso nel dibattito politico italiano, del che è lecito dubitare, “partito della nazione” vuol dire molto di più di un partito che aspira a raccogliere ampi consensi.


Deve essere un partito che si propone di rappresentare tutta la nazione, di esserne la più vera espressione, la sua guida sicura.

Ma in questo caso gli altri partiti diventerebbero degli inutili intralci.



A considerarla con un minimo di attenzione, l’idea del partito della nazione nasce dalla malcelata ambizione a essere partito unico.


Questa vocazione a fare da soli si è già manifestata nella sconsiderata determinazione di Renzi ad attuare la riforma della Costituzione a maggioranza e a far passare la nuova legge elettorale a colpi di voti di fiducia senza cercare l’accordo con le minoranze esterne ed interne.


È emersa pure nella disponibilità ad accogliere tutti nelle proprie file: condannati, inquisiti, corrotti, corruttori, neofascisti, collusi con la mafia.

Anche loro sono parte, e non piccola né irrilevante, della nazione.

A che titolo escluderli, se sei il ‘partito della nazione’?



In regime repubblicano e democratico i partiti devono rimanere parti.

Parti che rappresentano interessi diversi, con diverse visioni della società, con diversi progetti per il futuro e diverse memorie rispetto al passato.


Parti che cercano accordi e compromessi per il bene comune e si sforzano di convincere il maggior numero possibile di cittadini della bontà delle loro proposte.


Parti che si sentono sinceramente leali alla Costituzione repubblicana e operano per mandare in Parlamento cittadini che sanno e vogliono rappresentare la nazione.


Ma sempre parti rimangono e non aspirano a diventare il tutto.


Nella storia dell’Italia repubblicana, il partito che meglio degli altri ha saputo rappresentare interessi e culture diverse è stato la Democrazia cristiana, maestra nell’arte della mediazione e del compromesso.


In questo senso è stato un partito nazionale.


In modo diverso anche il Pci ha cercato fin dal ritorno di Togliatti di essere partito di classe e nazionale, vale a dire capace di raccogliere attorno al nucleo fondamentale della classe operaia, contadini, intellettuali, ceti medi produttivi e le forze più sane dell’imprenditoria.


Ma né l’una né l’altro hanno mai accarezzato l’idea di proclamarsi ‘partito della nazione’. Non l’hanno fatto perché erano orgogliosi della propria identità ed erano consapevoli del carattere inevitabilmente autoritario di qualsiasi partito che vuol essere il tutto.


Il partito che diventa il tutto, d’altra parte, lo conoscevano bene: era il partito nazionale fascista.


Ha ragione Ferruccio de Bortoli quando sostiene, su questo giornale, che “il partito della Nazione è il trionfo del trasformismo”. Aggiungo che con l’Italicum e una sola camera elettiva avrebbe di fatto il monopolio del potere politico: ricetta infallibile per avere una classe politica ancora più corrotta e incompetente di quella attuale.

il Fatto Quotidiano, 15 maggio 2015


http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05 ... e/1689633/
camillobenso
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Re: FASCISMO

Messaggio da camillobenso »

PERICOLI
"Con la scusa del terrorismo ci tolgono i diritti"
Stefano Rodotà denuncia la deriva europea

Francia e Spagna hanno appena approvato due leggi che limitano la libertà di espressione e autorizzano la vigilanza di massa, mentre il caso Nsa continua a scatenare polemiche. Parla il giurista e già garante della privacy. Che punta il dito contro la politica
DI ANTONIO ROSSANO
12 maggio 2015



È dal giugno del 2013, quando Il The Washington Post ed il The Guardian pubblicarono le rivelazioni di Edward Snowden sulle attività di intercettazione e sorveglianza a tappeto messe in atto dalla Nsa, che il termine "sorveglianza di massa" è entrato nella discussione pubblica e nella consapevolezza collettiva.

Se da un lato è proprio di questi ultimi giorni la notizia che una Corte Federale di New York ha dichiarato "illegali" queste attività di sorveglianza, dall’altro, proprio in Europa, dopo gli attentati terroristici di Parigi, i governi di Francia e Spagna, sostenuti dai rispettivi parlamenti, hanno avviato un’attività di legiferazione mirata a censurare la libertà di espressione e ad attivare meccanismi giuridici e tecnologici volti a controllare massivamente i cittadini e le loro comunicazioni.

Con grave pericolo per la democrazia di quei paesi. Ma anche con il timore che quella che sta diventando una vera e propria deriva autoritaria, possa espandersi ad altri paesi del vecchio continente o comunque minarne l’integrità e la fragile unità istituzionale.

Per Stefano Rodotà è un momento di importante verifica della tenuta delle istituzioni ed ordinamenti europei da cui potrebbe nascere, sul piano della democrazia, un’Europa a due velocità.

Professor Rodotà, in Francia e Spagna la democrazia e la libertà di espressione sembrano a rischio. Cosa sta accadendo nel cuore dell’Europa?
Sta accadendo, e non è la prima volta, che utilizzando come argomento, o meglio, come pretesto, fatti riguardanti il terrorismo o la criminalità organizzata si dice "l'unico modo per tutelare la sicurezza è quello di diminuire le garanzie e di aumentare le possibilità di controllo che le tecnologie rendono sempre più possibile".
E questo è sempre avvenuto, è avvenuto in particolare dopo l’11 settembre, vicenda che ho vissuto in prima persona perché all’epoca presiedevo i garanti europei e ho avuto una serie di contatti continui con gli Stati Uniti che chiedevano un’infinità di informazioni da parte dell’Europa, cui abbiamo in parte resistito.
Questa volta si tratta di una spinta molto interna. Però mi consenta di fare una notazione perché in questi anni si è parlato infinite volte di "morte della privacy": questa è una vecchia storia, perché già negli anni ’90 l’amministratore delegato di Sun Microsistems Scott McNealy diceva , riferendosi alla potenza della tecnologia: "Voi avete zero privacy, rassegnatevi". La verità è che il rischio non viene dalla tecnologia, viene dalla politica, dalla pretesa di una politica autoritaria di usare tutte le occasioni per poter aumentare il controllo sui cittadini. Controllo di massa, non controllo mirato. Politica in senso lato. Perché sono i governi, le agenzie governative di sicurezza che in questo modo cercano di impadronirsi della maggior quantità di potere possibile.

C’è un "pericolo democrazia"?
Questo momento rappresenta un passaggio istituzionale importante, vi è una prepotenza governativa, rispetto alla quale i parlamenti non se la sentono di resistere: tanto in Spagna quanto in Francia, in sostanza c’è una accettazione sia della maggioranza che dell’opposizione. In Francia addirittura l’iniziativa è di un governo socialista, anche se sappiamo chi è Manuel Valls e perché è stato scelto. Tutto questo sta spostando l’attenzione e le garanzie nella direzione degli organismi di controllo giurisdizionali, cioè gli organismi che vegliano sulla legittimità di queste leggi dal punto di vista del rispetto delle garanzie costituzionali. Che sono le Corti Costituzionali in Europa e negli Stati Uniti le Corti Federali.
Non vorrei che si dicesse "Eh cari miei voi la privacy l’avete già perduta perché la tecnologia in ogni momento vi segue e vi controlla", perché la verità è che l’attentato ai diritti fondamentali legati alle informazioni viene dalla politica e questo è il punto. Non è la tecnologia.

La motivazione che viene proposta dai governi è sempre di voler individuare i criminali, non spiare i cittadini e con la tecnologia è possibile farlo…
Non tutto ciò che è tecnologicamente possibile è politicamente ammissibile e giuridicamente accettabile. C’è un momento in cui la politica si deve assumere le sue responsabilità e non può dire "ma la tecnologia già rende disponibile tutto questo".
La legge spagnola e la legge francese mettono radicalmente in discussione la libertà di manifestazione del pensiero. Finora commettere un reato nell’accesso ad un sito era previsto solo per la pedopornografia. Adesso in Spagna è previsto "l’indottrinamento passivo": il semplice fatto che io vada su un certo sito può essere reato.
D’altro canto, nella norma francese in discussione si è introdotta la possibilità di mettere in rete strumenti che consentono di seguire continuamente l’attività delle persone. Nella legge francese si usa addirittura l’espressione "boîtes noires" per definire dei congegni che riducono le persone ad oggetti, utilizzando un apparato tecnologico per verificarne minuto per minuto, il comportamento. E qui c’è una trasformazione stessa del senso della persona, della sua autonomia, del suo vivere libero. La Germania ha stabilito che non è possibile farlo, esiste una privacy dell’apparato tecnologico che si utilizza, estendendo l’idea di privacy dalla persona alla strumentazione di cui si serve.
Inoltre, relativamente alla possibilità di entrare all’interno dell’apparato tecnologico dell’utente, che è una delle ipotesi al vaglio del legislatore, la Corte costituzionale tedesca recentemente ed ancor più recentemente la Corte Suprema degli Stati Uniti hanno affermato che non è legittimo.
Se la Francia porta avanti questa discussione e la Germania resta ferma sui principi enunciati dalla sua Corte Costituzionale allora avremo nuovamente un’Europa a due velocità, dove i cittadini francesi perdono velocità, perdendo diritti.

Ma ormai forniamo, consapevolmente o meno, i nostri dati ovunque, in rete. Non è già andata perduta la nostra privacy?
Io so che se uso la carta di credito in quel momento sono localizzato, viene individuato che tipo di transazione viene effettuata e quindi si sa qualcosa sui miei gusti, sulle mie disponibilità finanziarie e così via. Però questo argomento non giustifica il fatto che poi, la conseguenziale raccolta delle informazioni implichi che chiunque se ne possa impadronire impunemente. Anzi il problema di uno stato democratico è quello di rendere compatibile la tecnologia con la democrazia. È questo il punto. Uno stato che dice di voler mantenere il suo carattere democratico non dice "visto che ho una tecnologia disponibile la uso in ogni caso".
Il problema ulteriore è che si sta determinando un’alleanza di fatto tra soggetti che trattano i dati per ragioni economiche e agenzie di sicurezza che li trattano per finalità di controllo. Perché, dopo l’11 settembre in particolare, l’accesso ai dati raccolti dalle grandi società da parte dei servizi di intelligence c’era e c’è stato solo l’accenno a qualche timida reazione, ad esempio, da parte di Google. Sappiamo che in quel momento si sedettero allo stesso tavolo gli "Over the Top" (intendendo con questo termine le grandi multinazionali dell’ICT - ndr) ed i responsabili delle agenzie di sicurezza.

Ma oltre la questione giuridica vi è la necessità di una maggiore consapevolezza degli utenti, che si rendano conto anche di cosa accade, di come sono gestiti i propri dati che capiscano l’uso che ne viene fatto…
Assolutamente d’accordo. C’è un grande problema culturale. È un problema che investe il sistema dell’istruzione ed il sistema dei media. Molte delle sentenze che ho citato, infatti, provengono da richieste di semplici cittadini o di associazioni che hanno portato davanti alle corti questi comportamenti. Quindi non c’è dubbio che oggi il problema, in largo senso, della "consapevolezza civile" è un problema fondamentale.
I cittadini non sanno ad esempio, che possono rivolgersi persino al ministero dell’Interno per sapere se vi sono trattamenti in corso sul proprio conto. Addirittura in Italia, tramite il Garante, il cittadino in alcuni casi può accedere ai dati trattati dai servizi di intelligence che lo riguardano.

http://espresso.repubblica.it/attualita ... a-1.212058
camillobenso
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Re: FASCISMO

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IL DUCE


Nel mondo intellettuale è rimasto solo Saviano a combattere.



“Renzi chiuso a società civile, parla solo ai suoi
Nel Pd o si dice signorsì o si è gufi? Io critico”

Nuovo affondo di Roberto Saviano a due settimane dalle frasi su “gomorra nelle liste dem in Campania
“L’Italia è come Trono di Spade. Dopo le Europee il premier ha fermato il confronto” (video integrale)


Politica
“Renzi si è chiuso alla società civile dopo la vittoria alle elezioni europee, sta parlando solo ai suoi. L’Italia è come Game of Thrones. Io faccio questo di mestiere: racconto, sollecito”. Così lo scrittore Roberto Saviano attacca il premier Matteo Renzi e quanti lo hanno definito un gufo. “Quindi critico, altro che gufo. Il Pd – conclude Saviano – non può rimanere nella logica per cui si dice signorsì o si sta gufando: bisogna crescere. Per farlo è necessario il muscolo del confronto”
http://www.ilfattoquotidiano.it/?refresh_ce

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Saviano: “Renzi chiuso alla società civile. Parla solo ai suoi. Io Gufo? No, critico”

Nuovo affondo dello scrittore a due settimane dalle frasi su “gomorra nelle liste dem in Campania": "L’Italia è come Trono di Spade. Dopo le Europee il premier ha fermato il confronto"
di F. Q. | 24 maggio 2015

“Dopo la vittoria alle Europee, Renzi si è chiuso alla società civile e parla solo ai suoi.

Il Pd non può rimanere nella logica per cui si dice signorsì o si sta gufando: bisogna crescere. Io gufo? No, io racconto e critico.

E’ il mio mestiere”. Parola di Roberto Saviano.

Che, durante un intervento al Wired Next Fest di Milano, è tornato ad attaccare in maniera aspra il presidente del Consiglio.

Il contesto? La risposta a chi gli chiedeva di chiarire il senso della querelle tra lui e Renzi, scaturita da un post pubblicato qualche tempo fa sulla pagina Facebook dello scrittore.

“L’immagine del gufo usata dal premier Renzi come simbolo della sfortuna sembra aver avuto successo mediatico – scriveva Saviano in Rete – Renzi, però, non può liquidare un disagio come fosse solo tifo negativo, una sorta di collettiva iattura.

I problemi sono così tanti e il consenso così necessario da mantenere che Renzi corre un grave rischio: invece di mutare il corso delle cose, gestisce il corso delle cose”.


A Saviano, in pratica, non va giù la definizione di gufo usata per descrivere chi non la pensa come il capo del governo. E oggi è tornato a sottolinearlo, con considerazioni ancora più nette e tranchant. “E’ inaccettabile parlare di disfattismo ogni volta che c’è una voce di dissenso, come è inaccettabile sventolare una ripresa che invece non c’è”. Poi un paragone: “L’Italia è come il Trono di Spade: si costruisce un re per pugnalarlo. Un paese di contrade, come già diceva Guicciardini. Bisogna confrontarsi, prima delle Europee Renzi era molto più aperto alle critiche e all’ironia. Ora si è chiuso”. Lo scrittore vede l’esempio più lampante di questa chiusura alla società civile nel sud, con una situazione in Calabria e Campania definita “disastrosa”. Ma Saviano ha anche ribadito di non avere alcun interesse per ruoli politici: “A me importa solo la trasformazione culturale dell’Italia, per questo, pure fra molte critiche, partecipo a trasmissioni popolari come Amici“.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05 ... o/1714330/
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