IL LAVORO

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aaaa42
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Re: IL LAVORO

Messaggio da aaaa42 »

IBM ITALIA : IL SOLE E IL BUIO.

queste 2 storie devono far pensare sia in positivo sia in negativo su quali sono le politiche di relazioni industriali in Italia.
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Arianna F., 51 anni, è la prima dirigente transessuale d’Italia. È responsabile europea di prodotto per la Ibm
Lezioni dell’azienda ai colleghi
per tutelare la manager trans
di Elena Tebano


Il 18 novembre 2011 Ibm Italia ha convocato una riunione riservata nella sua sede di Segrate, a Milano, con una trentina di persone. Tra loro c’erano il direttore finanziario dell’azienda e un responsabile delle risorse umane. Ma nelle slide mostrate durante l’incontro non si faceva riferimento a computer o budget. C’era invece la spiegazione di che cos’è la transessualità. «Il management ha annunciato che in Ibm c’era un caso, che quel caso ero io e che se anche mi avevano conosciuto come un uomo, avrei iniziato a vivere una seconda vita, da donna. Soprattutto, ha spiegato che l’azienda era lì per sostenermi». Arianna F., 51 anni, è la prima manager transessuale d’Italia. Oggi, che ha concluso la sua transizione ed è in attesa di finire le pratiche per ottenere la rettificazione anagrafica sui documenti, ha deciso di raccontare la sua storia (ma ha chiesto di usare il suo nuovo nome e di non pubblicare il cognome per proteggere la riservatezza dei figli).

La sua vicenda è un’eccezione non solo per il ruolo che Arianna ricopre in Ibm, dove è responsabile finanziaria di prodotto a livello europeo, ma anche perché l’azienda l’ha aiutata ad affrontare le reazioni dei colleghi alla sua transizione. «Molte ragazze che conosco hanno avuto problemi sul lavoro e anch’io all’inizio non ero sicura su cosa fare – ammette –, perché se per la multinazionale Ibm è fondamentale la diversity, cioè la valorizzazione delle differenze dei singoli lavoratori, compresi quelli lesbiche, gay, bisessuali e trans (lgbt), sapevo che non c’era nessun precedente come il mio. E temevo che su questi aspetti la cultura italiana potesse essere più chiusa di quella internazionale». Ma rassicurata dall’adesione di Ibm Italia a Parks (associazione no profit che aiuta le aziende a essere più inclusive con le persone lgbt) e dai suoi avvocati, ha alzato il telefono per chiamare i responsabili delle risorse umane. «Mi hanno detto che andava bene, ma che avevano bisogno di un po’ di tempo per prepararsi». «Ne è nato — spiega Federica Di Sansebastiano, che in Ibm si occupa di diversity — un percorso guidato anche da un team internazionale, che prevedeva incontri e colloqui con il management e con i colleghi di Arianna». Il primo, convocato di venerdì perché i partecipanti avessero il fine settimana per digerire la notizia, era proprio la riunione di Segrate: «Io non c’ero — dice Arianna — per non creare imbarazzo a nessuno».

All’incontro successivo, il lunedì, è andata anche lei: «Per l’ultima volta mi sono presentata in ufficio al maschile — ricorda —. Eravamo tutti molto emozionati. Ho spiegato le mie ragioni, ho chiesto di avere pazienza e se gentilmente usavano il femminile con me. Infine ho cercato di togliere subito di mezzo la cosa che avrebbe potuto creare più problemi: “Signori, non vi preoccupate per il gabinetto: userò quello dei disabili”. È un argomento a cui non si pensa, ma è delicato — dice con un sorriso —. Oltretutto io non ero pronta ad andare in quello delle donne, mi sembrava di invadere uno spazio». L’indomani ha varcato i cancelli dell’azienda con un filo di trucco e i tacchi. «Non ricordo quasi niente di quel primo giorno, se non che ero terrorizzata all’idea di andare in mensa: mi hanno dovuta portare i colleghi». Per alcuni di loro la sua scelta è stata lo stesso uno choc: «Umanamente lo comprendo — concede Arianna —: non è che ero un uomo effeminato. Ero un uomo. E a un certo punto si sono ritrovati una donna».

È forse la cosa più difficile da capire quando una transizione avviene così tardi: Arianna ha vissuto gran parte della sua vita da uomo. «Una bella vita da uomo — riconosce —, con una moglie che ho sposato per amore, due figli avuti per amore e un sacco di responsabilità». Lo dice con orgoglio: «Mi piaceva avere delle responsabilità». Eppure a un certo punto non ce l’ha fatta più: «C’era sempre questa cosa a latere, fin da quando avevo 12-13 anni: provavo a soffocarla ma è diventata sempre più invasiva. Per 15 anni mi sono persa. Alla fine ho capito che se non avessi assecondato la mia natura sarei rotolata via».

Arianna però sa che la scelta di essere se stessa l’ha dovuta pagare anche la sua famiglia: «Quando sei una persona giovane è diverso: decidi solo per te. Dopo è tutto più complicato. La mia ex moglie ha dovuto affrontare una doppia transizione: la mia e la sua. Io andavo a guadagnare qualcosa. Lei ha dovuto superare una disillusione. Non la ringrazierò mai fino in fondo, anche se abbiamo momenti di difficoltà».

Poi c’erano i figli, appena adolescenti quando Arianna ha iniziato la transizione, cinque anni fa. «Mi ha aiutato l’endocrinologo a spiegargliela. So di non potere offrire molto come genitore adesso: non vado mai ai colloqui con i professori, ho dovuto rinunciare alle riunioni di famiglia. Ma spero che un giorno capiranno — aggiunge, ed è l’unico momento in cui dalla sua voce traspare dolore —. Non mi mostro mai al femminile con loro, cerco di rimanere neutro. E ho chiesto il loro permesso per forarmi le orecchie. “Ormai gli orecchini ce li hanno anche i maschi!” mi ha detto il più grande. “I maschi ne portano uno, io ne voglio due come le femminucce”, ho risposto. E lui: “Ma Papo, tu sei così, che devi farci”. Ecco, io rimarrò sempre quello per i miei figli: “Papo”, un papà sui generis. Mai la loro madre».

Un percorso così complesso sarebbe stato impossibile se Arianna avesse dovuto rinunciare anche al lavoro. «Ho creduto a lungo che l’unica strada per le transessuali fosse la prostituzione e che non sarei mai potuta essere me stessa. Le cose sono cambiate quando ho iniziato a conoscere persone come me che avevano una vita comune — spiega —. Ma so anche di essere stata fortunata a lavorare in Ibm».

La conferma che la sua carriera non aveva risentito della sua scelta l’ha avuta un anno dopo la riunione di Segrate: la sua funzione nella multinazionale, prima divisa tra Europa del Sud ed del Nord, è stata unificata. «Per guidarla potevano scegliere il collega del Nordeuropa, invece hanno scelto me e mi hanno dato più responsabilità», constata.
«Ibm crede fortemente nelle politiche di diversità e inclusione: sono da lungo tempo parte integrante della cultura aziendale e, come tali, ispirano il comportamento quotidiano di ognuno di noi, a ogni livello. Ecco perché, in ambito professionale, la collega ha potuto trovare il sostegno necessario per affrontare un delicato momento della sua vita», rivendica il direttore delle risorse umane Raffaella Temporiti.

Da parte dell’azienda questo ha significato anche tamponare alcune reazioni negative: «Hanno fatto capire chiaramente che se qualcuno aveva delle difficoltà, il problema era suo, non mio — dice Arianna —. Quando c’è un management (o nel caso di un Paese, un governo) che dà un messaggio molto diretto di accettazione, le riserve vengono abbattute» afferma sicura. Lei se ne è accorta poco dopo il suo coming out in azienda: «Prima di Natale sono arrivate delle colleghe a dirmi: ma vieni nel bagno delle donne, che problemi ti fai. Da quel momento ho capito che avevamo voltato pagina».
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ANCORA COLLOQUI INDIVIDUALI, ANCORA STRESS, STRESS, STRESS

Ancora una volta dei Lavoratori della Sede di Napoli (ma è notorio che ciò sta avvenendo anche in altre Sedi) si sono trovati di fronte ad una mail molto inquietante: un colloquio con un manager della propria Linea di business, ma non viene specificato il contenuto.

Ancora una volta chi è stato raggiunto da questa “missiva” si è trovato di fronte a pensieri frustranti e stressanti per capire i motivi della scelta sulla propria persona e quali colpe avesse potuto commettere per entrare a far parte dell’attuale tornata di “colloqui”.

La risposta? Nessuna, nessun motivo valido e riferibile alle sue attività professionali e lavorative!

Motivo del colloquio? Incentivazione all’uscita.

I Lavoratori non tollerano più da un punto di vista psicologico questa modalità di diffusione dell’ “informativa” attuata con la sistematica alleanza tra Ufficio del Personale e Linee di business; ben altre alleanze dovrebbero mettere in campo questi Soggetti per onorare gli accordi sindacali e realizzare adeguate e tempestive azioni di ricollocazione e riqualificazione dei Lavoratori!

Abbiamo già ribadito più volte con vari comunicati che le ricorrenti situazioni di “colloqui” individuali richiesti ad alcuni Lavoratori con modalità tendenti al mobbing non vanno affatto bene e in passato abbiamo già denunciato al Responsabile di Sede, attraverso i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza, che questa modalità di informazione sugli incentivi all’esodo è causa di forte rischio di aggravio dello stress lavoro-correlato.

Ribadiamo ancora una volta come RSU che le comunicazioni di incentivi all’esodo devono avvenire esclusivamente mediante albo aziendale, e richiamiamo la nostra proposta all’Azienda di intervenire direttamente con un responsabile dell’Ufficio del Personale che informi tutta la popolazione sull’iniziativa e si renda disponibile per incontrare i Lavoratori che, eventualmente, ne facciano esplicita richiesta.

E’ del tutto fuori luogo che un manager o un direttore di linea convochi un Lavoratore per proporgli un incentivo all’esodo e magari appena il giorno prima gli aveva chiesto di organizzare questa o qualla attività, riprendendo, dopo la tornata di “colloqui”, a collaborare con lui come se nulla fosse successo: questi comportamenti da Dr. Jekyll e Mr. Hyde sono indotti dai “bonus” messi in palio ai tagliatori di teste e distruggono il clima lavorativo e i Lavoratori che vi incappano.

Per tutto quanto sopra esposto, ribadiamo che questa è la nostra linea e che l’attuale modalità di informazione sugli incentivi non può essere più tollerata dai Lavoratori: stress, stress, stress gratuito di cui tutti ne farebbero volentieri a meno.

Napoli, 22 aprile 2015

RSU FIOM-UILM Sede IBM Napoli
camillobenso
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Re: IL LAVORO

Messaggio da camillobenso »

Whirpool e l'operazione di acquisto della Indesit "fantastica ...
http://www.cornicerossa.com/whirpool-e- ... a-indesit-...
17 apr 2015 - “UN'OPERAZIONE FANTASTICA” MANDA A CASA 1300 OPERAI. RENZI ESALTÒ COSÌ L'ACCORDO TRA WHIRLPOOL E INDESIT.


OGGI:

Indesit, gli esuberi aumentano da 1350 a 2060
Governo: “Piano dell’azienda è inqualificabile”

Senza successo il tavolo Whirlpool-esecutivo. Agli operai a rischio si aggiungono 480 amministrativi

Immagine
Lavoro & Precari
Salgono a 2.060, dai 1.350 annunciati in aprile, gli esuberi previsti nella vertenza Whirlpool-Indesit. Ad annunciarlo sono state le sigle sindacali, all’uscita dall’incontro al ministero dello Sviluppo economico. Il governo a sua volta bolla come “inqualificabile” la proposta dell’azienda, perché un piano che “taglia di un terzo la forza lavoro del gruppo in Italia non può compensare gli aspetti positivi previsti pur presenti nel progetto, come gli investimenti da mezzo miliardo di euro e il trasferimento di alcune linee di produzione del gruppo attualmente all’estero”


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Whirlpool, sindacati: “Esuberi salgono da 1.350 a 2.060″. Governo: “Inqualificabile”
Nonostante il tavolo aperto più di un mese fa al ministero dello Sviluppo economico, il gruppo che ha comprato le fabbriche Indesit non rivede il piano di ristrutturazione. Anzi, i dipendenti italiani a rischio salgono di 710 unità (tra cui 480 amministrativi) su 6.700 totali. Ed è confermata la chiusura dell'impianto di Carinaro. Federica Guidi ha detto di essere "delusa" per il tempo perso e chiesto "proposte credibili e tangibili"
di F. Q. | 20 maggio 2015


Dopo un mese di trattative al ministero dello Sviluppo economico, la situazione è peggiore rispetto a quella di partenza. Gli esuberi che il gruppo statunitense Whirlpool prevede in Italia sono infatti saliti dai 1.350 annunciati in aprile a 2.060, su 6.740 dipendenti totali. Ad annunciarlo sono state le sigle sindacali all’uscita dall’incontro di mercoledì in via Veneto, definendo “inaccettabile” e “irresponsabile” la proposta messa sul piatto dalla multinazionale. Il governo a sua volta bolla come “inqualificabile” il piano, che “taglia di un terzo la forza lavoro del gruppo in Italia”. La riduzione “non può compensare gli aspetti positivi previsti pur presenti nel progetto, come gli investimenti da mezzo miliardo di euro e il trasferimento di alcune linee di produzione del gruppo attualmente all’estero”. Guidi ha espresso “delusione” e “preoccupazione” per il tempo perso nell’ultimo mese di discussioni con l’azienda. Il sottosegretario al Lavoro Teresa Bellanova ha parlato di “una dinamica del confronto che punta all’esasperazione“, affermando che il governo non accetterà una tattica che punti a dividere i vari stabilimenti del gruppo in Italia. Per altro l’azienda sarebbe disponibile a congelare gli esuberi fino al 2018 solo a patto di poter contare fino ad allora sugli ammortizzatori sociali.

“Hanno fatto una grave retromarcia nella direzione opposta a quella che serve ad arrivare ad un accordo”, ha commentato il leader della Fim Marco Bentivogli. “Non c’è nessun piano per Carinaro (Caserta) e gli esuberi aumentano da 1.350 a 2.060 tagliando così il 30% dei dipendenti. E questi dati insistono su un quadro che vede ad oggi la chiusura di Carinaro, None e Albacina, la sede di Milano”, mentre “ci aspettavamo la conferma di una missione produttiva per Carinaro e una prospettiva industriale per None”. Il gruppo statunitense che nel 2014 ha acquisito le fabbriche Indesit, dunque, per la Fim non solo ha chiuso “tutti gli spiragli che si erano aperti la scorsa settimana”, ma delineato ” il totale vuoto di prospettive certe. Ora il governo risponda chiaro e forte o lo scontro sarà inevitabile”.

Il piano presentato mercoledì, ha dettagliato poi Gianluca Ficco della Uilm, prevede “1.430 esuberi nelle fabbriche, 150 nella ricerca e sviluppo e 480 nell’amministrazione”. Da questi numeri ”andrebbero però detratti i 280 incrementi occupazionali che sono programmati a Cassinetta (Varese)”. Dei 480 nuovi esuberi annunciati negli uffici amministrativi 200 sono a Varese, 200 a Fabriano, 80 a Milano. Inoltre “Whirlpool sta valutando di accorpare i siti di Comerio (Varese) e di Milano in un’unica sede ancora da individuare in Lombardia”. Venerdì 22 è già in programma uno sciopero generale del settore industria a Caserta, ma la Uilm Campania auspica anche una manifestazione nazionale a supporto della vertenza. Il segretario generale della Fiom Maurizio Landini ha anticipato: “A questo punto siamo per proporre alle altre organizzazioni una grande mobilitazione di tutto il gruppo e di andare negli stabilimenti a discutere con i lavoratori”.

Il ministro Guidi, che insieme a Bellanova ha presieduto l’incontro, ha ribadito la disponibilità a riconvocare le parti “anche immediatamente” ma soltanto dopo che l’azienda avrà presentato nuove proposte “credibili e tangibili” che diano certezze ai lavoratori del gruppo e che rispondano all’esigenza di preservare gli aspetti occupazionali del piano Whirlpool originario. Quello che nel 2014 il premier Matteo Renzi aveva definito “operazione fantastica” rivendicando di aver “parlato personalmente con gli americani a Palazzo Chigi”.”Continuiamo a pensare che gli accordi fatti all’epoca di Indesit vanno mantenuti e quindi chiediamo a Whirlpool di ripresentare il proprio piano industriale”, ha detto il ministro del Lavoro Giuliano Poletti. “La trattativa si complica se arrivano affermazioni o proposte che non sono coerenti con gli accordi che erano stati presi all’epoca. Noi siamo fermi a questa posizione, difendiamo la condizione che riteniamo necessaria di un giusto equilibrio tra il bisogno di riorganizzazione dell’azienda e dall’altra parte la tenuta del lavoro”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05 ... 0/1702548/
camillobenso
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Re: IL LAVORO

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Whirpool e l'operazione di acquisto della Indesit "fantastica ...
http://www.cornicerossa.com/whirpool-e- ... a-indesit-...
17 apr 2015 - “UN'OPERAZIONE FANTASTICA” MANDA A CASA 1300 OPERAI. RENZI ESALTÒ COSÌ L'ACCORDO TRA WHIRLPOOL E INDESIT.


OGGI:

Indesit, gli esuberi aumentano da 1350 a 2060
Governo: “Piano dell’azienda è inqualificabile”

Senza successo il tavolo Whirlpool-esecutivo. Agli operai a rischio si aggiungono 480 amministrativi

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Lavoro & Precari
Salgono a 2.060, dai 1.350 annunciati in aprile, gli esuberi previsti nella vertenza Whirlpool-Indesit. Ad annunciarlo sono state le sigle sindacali, all’uscita dall’incontro al ministero dello Sviluppo economico. Il governo a sua volta bolla come “inqualificabile” la proposta dell’azienda, perché un piano che “taglia di un terzo la forza lavoro del gruppo in Italia non può compensare gli aspetti positivi previsti pur presenti nel progetto, come gli investimenti da mezzo miliardo di euro e il trasferimento di alcune linee di produzione del gruppo attualmente all’estero”


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Whirlpool, sindacati: “Esuberi salgono da 1.350 a 2.060″. Governo: “Inqualificabile”

Nonostante il tavolo aperto più di un mese fa al ministero dello Sviluppo economico, il gruppo che ha comprato le fabbriche Indesit non rivede il piano di ristrutturazione. Anzi, i dipendenti italiani a rischio salgono di 710 unità (tra cui 480 amministrativi) su 6.700 totali. Ed è confermata la chiusura dell'impianto di Carinaro. Federica Guidi ha detto di essere "delusa" per il tempo perso e chiesto "proposte credibili e tangibili"
di F. Q. | 20 maggio 2015


Dopo un mese di trattative al ministero dello Sviluppo economico, la situazione è peggiore rispetto a quella di partenza. Gli esuberi che il gruppo statunitense Whirlpool prevede in Italia sono infatti saliti dai 1.350 annunciati in aprile a 2.060, su 6.740 dipendenti totali. Ad annunciarlo sono state le sigle sindacali all’uscita dall’incontro di mercoledì in via Veneto, definendo “inaccettabile” e “irresponsabile” la proposta messa sul piatto dalla multinazionale. Il governo a sua volta bolla come “inqualificabile” il piano, che “taglia di un terzo la forza lavoro del gruppo in Italia”. La riduzione “non può compensare gli aspetti positivi previsti pur presenti nel progetto, come gli investimenti da mezzo miliardo di euro e il trasferimento di alcune linee di produzione del gruppo attualmente all’estero”. Guidi ha espresso “delusione” e “preoccupazione” per il tempo perso nell’ultimo mese di discussioni con l’azienda. Il sottosegretario al Lavoro Teresa Bellanova ha parlato di “una dinamica del confronto che punta all’esasperazione“, affermando che il governo non accetterà una tattica che punti a dividere i vari stabilimenti del gruppo in Italia. Per altro l’azienda sarebbe disponibile a congelare gli esuberi fino al 2018 solo a patto di poter contare fino ad allora sugli ammortizzatori sociali.

“Hanno fatto una grave retromarcia nella direzione opposta a quella che serve ad arrivare ad un accordo”, ha commentato il leader della Fim Marco Bentivogli. “Non c’è nessun piano per Carinaro (Caserta) e gli esuberi aumentano da 1.350 a 2.060 tagliando così il 30% dei dipendenti. E questi dati insistono su un quadro che vede ad oggi la chiusura di Carinaro, None e Albacina, la sede di Milano”, mentre “ci aspettavamo la conferma di una missione produttiva per Carinaro e una prospettiva industriale per None”. Il gruppo statunitense che nel 2014 ha acquisito le fabbriche Indesit, dunque, per la Fim non solo ha chiuso “tutti gli spiragli che si erano aperti la scorsa settimana”, ma delineato ” il totale vuoto di prospettive certe. Ora il governo risponda chiaro e forte o lo scontro sarà inevitabile”.

Il piano presentato mercoledì, ha dettagliato poi Gianluca Ficco della Uilm, prevede “1.430 esuberi nelle fabbriche, 150 nella ricerca e sviluppo e 480 nell’amministrazione”. Da questi numeri ”andrebbero però detratti i 280 incrementi occupazionali che sono programmati a Cassinetta (Varese)”. Dei 480 nuovi esuberi annunciati negli uffici amministrativi 200 sono a Varese, 200 a Fabriano, 80 a Milano. Inoltre “Whirlpool sta valutando di accorpare i siti di Comerio (Varese) e di Milano in un’unica sede ancora da individuare in Lombardia”. Venerdì 22 è già in programma uno sciopero generale del settore industria a Caserta, ma la Uilm Campania auspica anche una manifestazione nazionale a supporto della vertenza. Il segretario generale della Fiom Maurizio Landini ha anticipato: “A questo punto siamo per proporre alle altre organizzazioni una grande mobilitazione di tutto il gruppo e di andare negli stabilimenti a discutere con i lavoratori”.

Il ministro Guidi, che insieme a Bellanova ha presieduto l’incontro, ha ribadito la disponibilità a riconvocare le parti “anche immediatamente” ma soltanto dopo che l’azienda avrà presentato nuove proposte “credibili e tangibili” che diano certezze ai lavoratori del gruppo e che rispondano all’esigenza di preservare gli aspetti occupazionali del piano Whirlpool originario. Quello che nel 2014 il premier Matteo Renzi aveva definito “operazione fantastica” rivendicando di aver “parlato personalmente con gli americani a Palazzo Chigi”.”Continuiamo a pensare che gli accordi fatti all’epoca di Indesit vanno mantenuti e quindi chiediamo a Whirlpool di ripresentare il proprio piano industriale”, ha detto il ministro del Lavoro Giuliano Poletti. “La trattativa si complica se arrivano affermazioni o proposte che non sono coerenti con gli accordi che erano stati presi all’epoca. Noi siamo fermi a questa posizione, difendiamo la condizione che riteniamo necessaria di un giusto equilibrio tra il bisogno di riorganizzazione dell’azienda e dall’altra parte la tenuta del lavoro”.

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camillobenso
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Re: IL LAVORO

Messaggio da camillobenso »

La vox populi


ANTONIO D'UGGENTO • 7 minuti fa
Il piano di quest'azienda è, noi in un'altro paese un'operaio ci costa 500 euro, se volete che rimaniamo la differenza la metta lo stato.
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never8 • 12 minuti fa
Il governo a meno che regali soldoni non può fare niente. E' una impresa privata e fa quel che gli pare, e per certi versi è anche giusto. E' solo teatro.

Quello che potrebbe e dovrebbe fare è aumentare la competitività italiana, non sul lavoro, ma con leggi, leggine, corruzione, giustizia incerta (pure quella civile anni e anni per una vertenza di lavoro come su una fornitura), tasse alte fare impresa è difficile. Loro hanno cominciato dai poracci pensando potesse bastare ... Ma non non basta, o fate davvero delle riforme serie che colpiscano sprechi e corruzione, quijndi permetta di ridurre tasse, togliete le 3000 leggi e adempiementi inutili che aumentano i costi e riformate seriamente la giustizia civile (e penale) o qui ci resta chi deve. Gli altri cercano paesi in cui vivere è più semplice, se ne vanno gli italiani, figurarsi gli investitori stranieri che gli strafrega ...

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camillobenso
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Re: IL LAVORO

Messaggio da camillobenso »

redmachine • 6 minuti fa
Licenziati ma sereni, vero Matteo?
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carfranco • 25 minuti fa
Ci si sorprende dell'acqua calda. Questi sono americani: dalle loro parti le persone si assumono e si licenziano come se fossero pupazzi di pezza. I discendenti di gente che ha sterminato in un paio di secoli dieci milioni di autoctoni solo perché aveva bisogno di spazio, pensate che si preoccupi della sorte di 2.000 lavoratori?
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Paolo Catti De Gasperi • 26 minuti fa
Renzi ha fatto il miracolo
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Re: IL LAVORO

Messaggio da camillobenso »

alessandro landi • 30 minuti fa
le multinazionali nascono per fare profitto, e la prima cosa che fanno, sempre, è tagliare il personale.
punto.
i governi possono ben poco in questi casi
quello che possono invece fare è incentivare le aziende che non delocalizzano con piani di sviluppo economico anche a lungo termine, che i nostri politicanti da

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ANTONIO D'UGGENTO alessandro landi • 10 minuti fa
le multinazionali si battono, solo con uno Stato sovrano, se non fosse che l'apparato che ci governa sono azionisti di queste multinazionali.
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camillobenso
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Re: IL LAVORO

Messaggio da camillobenso »

Finchè eravamo noi gufi a rimarcarlo...........



Il Fmi: precarizzare il lavoro (Jobs Act) affonda l’economia

Scritto il 21/5/15 • LIBRE nella Categoria: segnalazioni


Renzi bocciato anche dal Fmi: il Jobs Act che penalizza i lavoratori trasformandoli in precari a vita non migliora in alcun modo l’economia. Anche se la Commissione Europea e la Bce di Draghi continuano a raccomandare le “riforme strutturali” e in particolare la deregulation del mercato del lavoro, dopo gli orrori della “austerità espansiva” incarnata da proconsoli come Mario Monti, nel suo “Word Economic Outlook” (aprile 2015) è il Fondo Monetario Internazionale a smentire gli eurocrati: non vi è alcuna evidenza circa un effetto positivo della flessibilità sul potenziale produttivo. «Un’ammissione piuttosto sbalorditiva, se si pensa che la deregolamentazione del mercato del lavoro è sempre stata tra le condizioni dello stesso Fmi per l’assistenza finanziaria, compresa quella ai paesi in crisi dell’Unione Europea», annotano Guido Iodice e Daniela Palma. Secondo il Fmi, gli effetti delle riforme strutturali sulla produttività sono importanti solo se si parla di deregolamentazione del mercato dei beni e dei servizi, di utilizzo di nuove tecnologie e di forza lavoro più qualificata, di maggiore spesa per le attività di ricerca e sviluppo. Al contrario, la deregolamentazione del mercato del lavoro non funziona.Per questo, scrivono Iodice e Palma su “Left”, il Fmi suggerisce alle economie avanzate un costante sostegno alla domanda per «incoraggiare investimenti e crescita del capitale», nonché «l’adozione di politiche e di riforme che possano aumentare in modo permanente il livello del prodotto potenziale». Politiche di segno diametralmente opposte rispetto a quelle attualmente adottate dai vari governi, di centrodestra e centrosinistra, tutti allineati ai diktat austeritari dei grandi padroni del mercato, l’élite finanziaria che impiega i suoi tecnocratici e i suoi politici per condurre la grande privatizzazione colpendo l’economia reale, lavoratori e imprese. Il Fondo Monetario raccomanda politiche diverse, per «coinvolgere le riforme del mercato dei prodotti, dare maggiore sostegno alla ricerca e allo sviluppo e garantire un uso più intensivo di manodopera altamente qualificata», oltre che «di beni capitali derivanti dalle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni». Si richiedono inoltre «più investimenti in infrastrutture per aumentare il capitale fisico» e, infine, «politiche fiscali e di spesa progettate per aumentare la partecipazione della forza lavoro».Secondo Iodice e Palma, «il Fmi arriva buon ultimo, dopo che in moltissimi – anche tra gli economisti mainstream – hanno sottolineato che la “via bassa” alla flessibilità, vale a dire ridurre le garanzie e le tutele e agevolare i contratti precari, è nei fatti un incentivo per le imprese a non innovare, sostituendo il capitale e le tecnologie con più lavoro mal retribuito». In altri termini, «con la flessibilità si indebolisce quel “vincolo interno” che costringe le imprese a trovare modi migliori per produrre, invece che vivacchiare grazie all’abbattimento dei costi della manodopera», come sembra suggerire l’italico Jobs Act creato da Renzi per accontentare la Confindustria. «Nonostante ciò – aggiungono i due analisti di “Left” – l’incrollabile convinzione che una maggiore flessibilità porti ad accrescere la produttività la fa da padrona nel dibattito pubblico. Ma l’idea che la deregolamentazione del mercato del lavoro abbia effetti espansivi nel lungo periodo non è meglio fondata dell’ipotesi – dimostratasi ampiamente fallimentare – che il consolidamento fiscale produca maggiore crescita del Pil».
camillobenso
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Re: IL LAVORO

Messaggio da camillobenso »

LA VITA NEGATA




Disoccupazione, nel 2014 oltre un milione di genitori senza posto di lavoro


http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05 ... o/1714058/
aaaa42
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Re: IL LAVORO

Messaggio da aaaa42 »

da leggere capitolo formazione politica
http://www.laricostruzione.org/?p=712
camillobenso
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Re: IL LAVORO

Messaggio da camillobenso »

La propaganda governativa e non solo, tracciano un'Italia che non esiste. Si vede che va bene così.

Forza supercazzole.


Addio al McDonald’s di San Babila: chiude dopo 30 anni il primo fast-food di Milano
L’era dei paninari: le foto


Protesta dei dipendenti, ai quali la comunicazione è stata data all’improvviso

http://www.corriere.it/index.shtml?refresh_ce
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