FASCISMO
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Re: FASCISMO
IL DUCE
Landini: premier autoritario, pensa solo agli industriali
(PAOLO GRISERI)
24/05/2015 di triskel182
L’IDEA del sindacato unico «è la conseguenza di un modello autoritario ». Così reagisce il leader della Fiom, Maurizio Landini, alle dichiarazioni del premier. Per Landini, Renzi «invece di disegnare modelli sindacali, che non è il suo mestiere, dovrebbe varare la legge che ripristini la democrazia in fabbrica dando ai lavoratori la possibilità di decidere sui contratti che li riguardano».
Landini, Renzi dice che in Fiat Marchionne vi ha sconfitti 3 a 0. Come si vive dopo una simile batosta?
«Intanto Renzi dovrebbe sapere che la partita non è finita. E poi anche lui avrebbe perso la sua partita politica se gli avessero impedito di partecipare alle primarie. Renzi è uno che si intende di calcio: se ti fanno giocare in nove e senza il portiere non ti devi stupire se vincono gli altri».
Usciamo dalla metafora. Che cosa intende dire?
«Che per tre anni la Fiom è stata cacciata dalla Fiat. Siamo stati esclusi dai diritti sindacali, messi fuori dai cancelli e c’è voluta una sentenza della Corte Costituzionale per riportare i nostri delegati in azienda. Il governo che Renzi presiede avrebbe dovuto ascoltare le indicazioni della Consulta (di cui faceva parte allora Sergio Mattarella) e varare una legge che garantisse democrazia in fabbrica. Invece non lo ha fatto e ancora oggi la libertà sindacale non è garantita in Fiat. Comunque Renzi si tranquillizzi. In questi giorni si cominica a votare in Fca per i delegati della sicurezza. Lì la Fiom non può essere esclusa, c’è una legge. E i primi risultati sono positivi».
In questi giorni la Fiat sta chiudendo la trattativa con i sindacati del sì. Sono state fatte assunzioni e si parla di aumenti in quattro anni fino a diecimila euro. E’ forse a questo che si riferiva la battuta di Renzi?
«Se vogliamo essere onesti, quella che si sta facendo in Fiat non si può chiamare contrattazione. Marchionne ha proposto un modello salariale totalmente legato ai risultati dell’azienda e le altre organizzazioni sindacali lo hanno sottoscritto. Così è accaduto sul diritto di sciopero. Gli aumenti che si stanno firmando in Fiat sono totalmente legati ai bilanci, una materia che i lavoratori non riescono a controllare e non aumentano mai la paga base oraria. E la limitazione del diritto di sciopero viene incontro a un’esigenza che non mi sembra il problema più grave da risolvere in questi mesi alla Fiat».
Fino a tre anni fa Marchionne e Renzi litigavano pubblicamente e lei incontrava il premier. Ora le parti si sono capovolte. Perché?
«Dopo le elezioni europee Renzi ha fatto una scelta precisa. Non cerca il consenso delle persone che lavorano, cerca il consenso delle imprese ».
Però le imprese assumono..
«Certo. Assumono perché c’è la ripresa e anche perché il governo ha finanziato ogni assunzione con 8.000 euro. Poi il job act ha cancellato lo statuto dei lavoratori. Il consenso delle imprese è scontato. Le politiche sul lavoro di questo governo sono peggiori di quelle dei governi di centrodestra».
Draghi chiede di spingere sui contratti aziendali. Dice che tutelano l’occupazione più di quelli nazionali. E’ d’accordo?
«Quello di Draghi è un assist per cancellare i contratti nazionali. E tra pochi giorni la Confindustria annuncerà la morte di quei contratti rincorrendo il modello voluto da Marchionne in Fiat».
Con quali conseguenze?
«Con due conseguenze. La prima è che a parità di lavoro corrisponderà disparità di condizioni. Tra una fabbrica e l’altra, tra nord e sud. La seconda è che perderanno ruolo i sindacati confederali. Avremmo una miriade di sindacati aziendali e corporativi. L’ideale per le imprese».
Eppure Renzi vuole il sindacato unico..
«Ah ecco, il modello del sindaca- to unico, quello dei regimi autoritari. In ogni caso lo lasci decidere ai lavoratori quale sindacato vogliono. Per me serve invece un sindacato più democratico e quindi unitario e pluralista. Servirebbe ridurre il numero di contratti nazionali, che oggi sono troppi: con cinquesette contratti nazionali si semplificherebbe il sistema senza togliere le tutele minime a chi non ha il sindacato in azienda. Lasciare solo i contratti aziendali significa escludere dai diritti l’80 per cento dei lavoratori italiani».
Anche la Consulta, dopo la sentenza sulle pensioni, è nel mirino del governo. Padoan ha detto che si sarebbe dovuto tener conto delle conseguenze della sentenza. E’ d’accordo?
«A me hanno insegnato che la corte Costituzionale deve tenere conto della rispondenza tra i principi della Costituzione e le leggi. E non di altro. Mi sembra un po’ surreale che si cerchi di risparmiare riducendo le pensioni a gente che ha lavorato 40 anni in fabbrica. Una vera riforma deve far pagare chi ha i fondi in deficit, a partire dai dirigenti di azienda».
Gli altri sindacati vi accusano di non voler mai firmare…
«Mentre il dottor Marchionne imponeva il suo modello in Fiat noi abbiamo firmato contratti alla Ducati e alla Lamborghini ottenendo aumenti superiori a quelli Fiat, senza cancellare il contratto nazionale e aumentando la flessibilità. Come si vede, trattare con la Fiom si può».
Da La Repubblica del 24/05/2015.
Landini: premier autoritario, pensa solo agli industriali
(PAOLO GRISERI)
24/05/2015 di triskel182
L’IDEA del sindacato unico «è la conseguenza di un modello autoritario ». Così reagisce il leader della Fiom, Maurizio Landini, alle dichiarazioni del premier. Per Landini, Renzi «invece di disegnare modelli sindacali, che non è il suo mestiere, dovrebbe varare la legge che ripristini la democrazia in fabbrica dando ai lavoratori la possibilità di decidere sui contratti che li riguardano».
Landini, Renzi dice che in Fiat Marchionne vi ha sconfitti 3 a 0. Come si vive dopo una simile batosta?
«Intanto Renzi dovrebbe sapere che la partita non è finita. E poi anche lui avrebbe perso la sua partita politica se gli avessero impedito di partecipare alle primarie. Renzi è uno che si intende di calcio: se ti fanno giocare in nove e senza il portiere non ti devi stupire se vincono gli altri».
Usciamo dalla metafora. Che cosa intende dire?
«Che per tre anni la Fiom è stata cacciata dalla Fiat. Siamo stati esclusi dai diritti sindacali, messi fuori dai cancelli e c’è voluta una sentenza della Corte Costituzionale per riportare i nostri delegati in azienda. Il governo che Renzi presiede avrebbe dovuto ascoltare le indicazioni della Consulta (di cui faceva parte allora Sergio Mattarella) e varare una legge che garantisse democrazia in fabbrica. Invece non lo ha fatto e ancora oggi la libertà sindacale non è garantita in Fiat. Comunque Renzi si tranquillizzi. In questi giorni si cominica a votare in Fca per i delegati della sicurezza. Lì la Fiom non può essere esclusa, c’è una legge. E i primi risultati sono positivi».
In questi giorni la Fiat sta chiudendo la trattativa con i sindacati del sì. Sono state fatte assunzioni e si parla di aumenti in quattro anni fino a diecimila euro. E’ forse a questo che si riferiva la battuta di Renzi?
«Se vogliamo essere onesti, quella che si sta facendo in Fiat non si può chiamare contrattazione. Marchionne ha proposto un modello salariale totalmente legato ai risultati dell’azienda e le altre organizzazioni sindacali lo hanno sottoscritto. Così è accaduto sul diritto di sciopero. Gli aumenti che si stanno firmando in Fiat sono totalmente legati ai bilanci, una materia che i lavoratori non riescono a controllare e non aumentano mai la paga base oraria. E la limitazione del diritto di sciopero viene incontro a un’esigenza che non mi sembra il problema più grave da risolvere in questi mesi alla Fiat».
Fino a tre anni fa Marchionne e Renzi litigavano pubblicamente e lei incontrava il premier. Ora le parti si sono capovolte. Perché?
«Dopo le elezioni europee Renzi ha fatto una scelta precisa. Non cerca il consenso delle persone che lavorano, cerca il consenso delle imprese ».
Però le imprese assumono..
«Certo. Assumono perché c’è la ripresa e anche perché il governo ha finanziato ogni assunzione con 8.000 euro. Poi il job act ha cancellato lo statuto dei lavoratori. Il consenso delle imprese è scontato. Le politiche sul lavoro di questo governo sono peggiori di quelle dei governi di centrodestra».
Draghi chiede di spingere sui contratti aziendali. Dice che tutelano l’occupazione più di quelli nazionali. E’ d’accordo?
«Quello di Draghi è un assist per cancellare i contratti nazionali. E tra pochi giorni la Confindustria annuncerà la morte di quei contratti rincorrendo il modello voluto da Marchionne in Fiat».
Con quali conseguenze?
«Con due conseguenze. La prima è che a parità di lavoro corrisponderà disparità di condizioni. Tra una fabbrica e l’altra, tra nord e sud. La seconda è che perderanno ruolo i sindacati confederali. Avremmo una miriade di sindacati aziendali e corporativi. L’ideale per le imprese».
Eppure Renzi vuole il sindacato unico..
«Ah ecco, il modello del sindaca- to unico, quello dei regimi autoritari. In ogni caso lo lasci decidere ai lavoratori quale sindacato vogliono. Per me serve invece un sindacato più democratico e quindi unitario e pluralista. Servirebbe ridurre il numero di contratti nazionali, che oggi sono troppi: con cinquesette contratti nazionali si semplificherebbe il sistema senza togliere le tutele minime a chi non ha il sindacato in azienda. Lasciare solo i contratti aziendali significa escludere dai diritti l’80 per cento dei lavoratori italiani».
Anche la Consulta, dopo la sentenza sulle pensioni, è nel mirino del governo. Padoan ha detto che si sarebbe dovuto tener conto delle conseguenze della sentenza. E’ d’accordo?
«A me hanno insegnato che la corte Costituzionale deve tenere conto della rispondenza tra i principi della Costituzione e le leggi. E non di altro. Mi sembra un po’ surreale che si cerchi di risparmiare riducendo le pensioni a gente che ha lavorato 40 anni in fabbrica. Una vera riforma deve far pagare chi ha i fondi in deficit, a partire dai dirigenti di azienda».
Gli altri sindacati vi accusano di non voler mai firmare…
«Mentre il dottor Marchionne imponeva il suo modello in Fiat noi abbiamo firmato contratti alla Ducati e alla Lamborghini ottenendo aumenti superiori a quelli Fiat, senza cancellare il contratto nazionale e aumentando la flessibilità. Come si vede, trattare con la Fiom si può».
Da La Repubblica del 24/05/2015.
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