Il malaffare dilaga ovunque
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Il malaffare dilaga ovunque
Immigrati, tre onlus sotto inchiesta. L’imprenditore: «Così pagavo i funzionari regionali»
di Leandro Del Gaudio
Finivano a responsabili e collaboratori della Caritas di Teggiano nel Salernitano parte dei soldi lucrati sugli aiuti ai migranti: è un’ipotesi sulla quale stanno lavorando i pm napoletani titolari dell'inchiesta che ha portato all’arresto di Alfonso De Martino - il presidente dell’onlus accusato di essersi appropriato di oltre un milione di euro - e della compagna Rosa Carnevale, ai domiciliari. Anche due esponenti campani della Caritas, compreso un sacerdote, don Vincenzo Federico, sono indagati per peculato. Tre le onlus sotto inchiesta legate al centro Caritas di Teggiano. Tutte replicano alle accuse rivendicando la correttezza del proprio operato. Le tre coop, apparentemente senza fine di lucro, avrebbero gestito in modo sospetto i rimborsi destinati dal governo italiano ai recenti immigrati africani (anno 2011-2013). Decisive due sponde istituzionali: la Caritas di Teggiano; ma anche due funzionari regionali oggi indagati per corruzione. Le accuse di De Martino: così pagavo i funzionari. Spuntano anche pressioni per ottenere assunzioni. Gli incontri sarebbero avvenuti in un bar di Posillipo.
http://www.ilmattino.it/NAPOLI/CRONACA/ ... 3950.shtml
di Leandro Del Gaudio
Finivano a responsabili e collaboratori della Caritas di Teggiano nel Salernitano parte dei soldi lucrati sugli aiuti ai migranti: è un’ipotesi sulla quale stanno lavorando i pm napoletani titolari dell'inchiesta che ha portato all’arresto di Alfonso De Martino - il presidente dell’onlus accusato di essersi appropriato di oltre un milione di euro - e della compagna Rosa Carnevale, ai domiciliari. Anche due esponenti campani della Caritas, compreso un sacerdote, don Vincenzo Federico, sono indagati per peculato. Tre le onlus sotto inchiesta legate al centro Caritas di Teggiano. Tutte replicano alle accuse rivendicando la correttezza del proprio operato. Le tre coop, apparentemente senza fine di lucro, avrebbero gestito in modo sospetto i rimborsi destinati dal governo italiano ai recenti immigrati africani (anno 2011-2013). Decisive due sponde istituzionali: la Caritas di Teggiano; ma anche due funzionari regionali oggi indagati per corruzione. Le accuse di De Martino: così pagavo i funzionari. Spuntano anche pressioni per ottenere assunzioni. Gli incontri sarebbero avvenuti in un bar di Posillipo.
http://www.ilmattino.it/NAPOLI/CRONACA/ ... 3950.shtml
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Il malaffare dilaga ovunque
Bisogna comprendere per quale motivo i tricolori che si lamentano continuamente, accettano passivamente questa condizione.
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Re: Il malaffare dilaga ovunque
FRANCESCO STA CERCANDO DI SVUOTARE L'OCEANO CON IL CUCCHIAINO
Francesco lavora per rimediare ai danni precedenti, gli altri lavorano in senso contrario per demolire.
La settimana scorsa nel caso della prostituzione minorile della Stazione Termini era coinvolto anche un sacerdote.
Ieri é stata la volta di monsignor Paglia.
^^^^^^^^^
Castello di Narni, monsignor Paglia indagato per associazione a delinquere
L'ex vescovo di Terni, rimosso da Ratzinger dopo avere causato un buco da 20 milioni alle casse della curia avrebbe partecipato attivamente alla compravendita del Castello di San Girolamo, distraendo più di un milione di euro alla diocesi
di Francesco Antonio Grana | 27 maggio 2015
Monsignor Vincenzo Paglia indagato per associazione a delinquere. Secondo quanto riporta il Corriere, il presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, è indagato dalla procura di Terni per la compravendita del castello di Narni. Secondo i magistrati, infatti, la gara pubblica si sarebbe svolta in modo irregolare. Le accuse vanno dall’associazione per delinquere alla turbata libertà degli incanti, truffa ai danni del Comune di Narni, abusivo esercizio del credito, appropriazione indebita.
Paglia, esponente di spicco della Comunità di Sant’Egidio fondata dall’ex ministro Andrea Riccardi, prima di diventare presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia nel 2012, per 12 anni era stato vescovo di Terni-Narni-Amelia dove ha lasciato un buco da 20 milioni di euro. Una situazione economica disastrosa tanto da richiedere l’intervento di Papa Francesco che aveva autorizzato un prestito infruttifero di 12 milioni di euro dello Ior alla diocesi umbra. Prestito che aveva inciso negativamente sul bilancio del 2013 della banca vaticana.
Pubblicità
Una situazione che aveva portato alla rimozione di Paglia dalla guida della diocesi di Terni, decisa, nel febbraio 2013, da Benedetto XVI pochi giorni prima delle sue dimissioni. Fu sempre Ratzinger a scegliere come amministratore apostolico per risanare i conti della Curia umbra, monsignor Ernesto Vecchi, vescovo ausiliare emerito di Bologna. Dopo l’operazione di risanamento finanziario durata due anni, con il prestito dello Ior voluto da Bergoglio, Papa Francesco aveva scelto come nuovo vescovo di Terni il francescano padre Giuseppe Piemontese, ex custode del Sacro convento di Assisi.
Ora per Paglia arriva una nuova tegola dalla procura di Terni. Al centro delle indagini, infatti, c’è la compravendita avvenuta quattro anni fa del castello di San Girolamo a Narni, formalmente da parte della Imi immobiliare Srl, ma che in realtà sarebbe stata realizzata utilizzando indebitamente denaro della diocesi di Terni. Secondo i magistrati sarebbe stato lo stesso Paglia uno dei promotori dell’affare. Il presule avrebbe agito in concorso con altri soggetti tra cui Paolo Zappelli, amministratore unico della Imi Immobiliare ed economo della diocesi umbra, Luca Galletti, direttore dell’ufficio tecnico della diocesi e Francesco De Santis vicario episcopale e portavoce del vescovo. Sotto indagine ci sono anche Stefano Bigaroni, sindaco di Narni all’epoca dei fatti, gli amministratori del comune umbro Antonio Zitti, Alessia Almadori e Alessandra Trionfetti e i componenti del cda di società immobiliari Gian Luca Pasqualini e Giampaolo Cianchetta. Quest’ultimo anche presidente dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero della diocesi.
Secondo gli inquirenti, la compravendita del Castello di San Girolamo, oggi in stato di abbandono, sarebbe costata alla diocesi di Terni più di un milione di euro. L’operazione sarebbe stata realizzata utilizzando due conti correnti della Curia umbra che erano nella disponibilità dei due collaboratori di monsignor Paglia, Galletti e Zappelli, i quali avrebbero poi beneficiato del business immobiliare. Sempre secondo i magistrati, l’allora sindaco di Narni comunicò al vescovo l’intenzione del Comune di vendere il castello prima ancora della pubblicazione dell’elenco delle aree del Comune di Narni poste in vendita, prevedendo nel bando di gara un prezzo di 1 milione e 760mila euro, una somma largamente inferiore al valore reale stimato di oltre 5 milioni e mezzo di euro. Da qui una serie di carteggi, che il pm giudica illeciti, fino all’aggiudicazione del bene a una società non solo diversa dalla vincitrice della gara, ma che non aveva nemmeno i requisiti per parteciparvi.
Twitter: @FrancescoGrana
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05 ... e/1723407/
Francesco lavora per rimediare ai danni precedenti, gli altri lavorano in senso contrario per demolire.
La settimana scorsa nel caso della prostituzione minorile della Stazione Termini era coinvolto anche un sacerdote.
Ieri é stata la volta di monsignor Paglia.
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Castello di Narni, monsignor Paglia indagato per associazione a delinquere
L'ex vescovo di Terni, rimosso da Ratzinger dopo avere causato un buco da 20 milioni alle casse della curia avrebbe partecipato attivamente alla compravendita del Castello di San Girolamo, distraendo più di un milione di euro alla diocesi
di Francesco Antonio Grana | 27 maggio 2015
Monsignor Vincenzo Paglia indagato per associazione a delinquere. Secondo quanto riporta il Corriere, il presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, è indagato dalla procura di Terni per la compravendita del castello di Narni. Secondo i magistrati, infatti, la gara pubblica si sarebbe svolta in modo irregolare. Le accuse vanno dall’associazione per delinquere alla turbata libertà degli incanti, truffa ai danni del Comune di Narni, abusivo esercizio del credito, appropriazione indebita.
Paglia, esponente di spicco della Comunità di Sant’Egidio fondata dall’ex ministro Andrea Riccardi, prima di diventare presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia nel 2012, per 12 anni era stato vescovo di Terni-Narni-Amelia dove ha lasciato un buco da 20 milioni di euro. Una situazione economica disastrosa tanto da richiedere l’intervento di Papa Francesco che aveva autorizzato un prestito infruttifero di 12 milioni di euro dello Ior alla diocesi umbra. Prestito che aveva inciso negativamente sul bilancio del 2013 della banca vaticana.
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Una situazione che aveva portato alla rimozione di Paglia dalla guida della diocesi di Terni, decisa, nel febbraio 2013, da Benedetto XVI pochi giorni prima delle sue dimissioni. Fu sempre Ratzinger a scegliere come amministratore apostolico per risanare i conti della Curia umbra, monsignor Ernesto Vecchi, vescovo ausiliare emerito di Bologna. Dopo l’operazione di risanamento finanziario durata due anni, con il prestito dello Ior voluto da Bergoglio, Papa Francesco aveva scelto come nuovo vescovo di Terni il francescano padre Giuseppe Piemontese, ex custode del Sacro convento di Assisi.
Ora per Paglia arriva una nuova tegola dalla procura di Terni. Al centro delle indagini, infatti, c’è la compravendita avvenuta quattro anni fa del castello di San Girolamo a Narni, formalmente da parte della Imi immobiliare Srl, ma che in realtà sarebbe stata realizzata utilizzando indebitamente denaro della diocesi di Terni. Secondo i magistrati sarebbe stato lo stesso Paglia uno dei promotori dell’affare. Il presule avrebbe agito in concorso con altri soggetti tra cui Paolo Zappelli, amministratore unico della Imi Immobiliare ed economo della diocesi umbra, Luca Galletti, direttore dell’ufficio tecnico della diocesi e Francesco De Santis vicario episcopale e portavoce del vescovo. Sotto indagine ci sono anche Stefano Bigaroni, sindaco di Narni all’epoca dei fatti, gli amministratori del comune umbro Antonio Zitti, Alessia Almadori e Alessandra Trionfetti e i componenti del cda di società immobiliari Gian Luca Pasqualini e Giampaolo Cianchetta. Quest’ultimo anche presidente dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero della diocesi.
Secondo gli inquirenti, la compravendita del Castello di San Girolamo, oggi in stato di abbandono, sarebbe costata alla diocesi di Terni più di un milione di euro. L’operazione sarebbe stata realizzata utilizzando due conti correnti della Curia umbra che erano nella disponibilità dei due collaboratori di monsignor Paglia, Galletti e Zappelli, i quali avrebbero poi beneficiato del business immobiliare. Sempre secondo i magistrati, l’allora sindaco di Narni comunicò al vescovo l’intenzione del Comune di vendere il castello prima ancora della pubblicazione dell’elenco delle aree del Comune di Narni poste in vendita, prevedendo nel bando di gara un prezzo di 1 milione e 760mila euro, una somma largamente inferiore al valore reale stimato di oltre 5 milioni e mezzo di euro. Da qui una serie di carteggi, che il pm giudica illeciti, fino all’aggiudicazione del bene a una società non solo diversa dalla vincitrice della gara, ma che non aveva nemmeno i requisiti per parteciparvi.
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Re: Il malaffare dilaga ovunque
Ma non è solo un problema italiano. E' problema mondiale. Ovviamente noi abbiamo il Palmares.
Fifa, a Zurigo inchiesta parallela su assegnazione dei Mondiali 2018 e 2022.
Calcio
Oltre all'indagine della Fbi che ha portato agli arresti di questa mattina, sul gotha del pallone mondiale anche gli occhi degli 007 elvetici. Nel mirino i criteri e le manovre che hanno portato all'assegnazione delle competizioni iridate in Russia e Qatar
di F. Q. | 27 maggio 2015
Fuoco incrociato. Sulla Fifa e sul presidente Joseph Blatter. Che ora non deve temere solo il lavoro della Fbi, ma anche gli 007 di casa sua, la Svizzera. Sì, perché mentre scattavano le manette ai polsi di sette alti dirigenti del gotha del calcio mondiale al Baur au Lac hotel, parallelamente la giustizia elvetica sequestrava dati e documenti elettronici all’interno della sede Fifa di Zurigo. Il motivo? Un’inchiesta parallela per indizi di criminalità nell’assegnazione delle Coppe del Mondo di calcio 2018 e 2022. Ovvero per le due competizioni che al momento non sono la causa degli odierni provvedimenti della Fbi (che però indaga anche su questo). Tradotto: un terremoto di proporzioni e con effetti ancora non calcolabili.
I presupposti, però, non fanno dormire sonni tranquilli ai boss del pallone. Gli inquirenti elvetici, del resto, sospettano l’esistenza di attività fraudolenta e riciclaggio di denaro. Le indagini -hanno precisato le autorità – non sono dirette contro nessuno in particolare. L’accusa, inoltre, ha ordinato a varie istituzioni finanziarie svizzere di fornire alcune coordinate bancarie pertinenti all’inchiesta. “I dati elettronici e i documenti sequestrati oggi, così come i dati bancari, servono sia per il procedimento penale svizzero sia per il procedimento penale all’estero” ha spiegato il procuratore. Tuttavia, secondo le autorità svizzere, non esisterebbe al momento nessuna connessione tra l’inchiesta e l’arresto degli alti funzionari Fifa avvenuta questa mattina.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05 ... 2/1723074/
Fifa, a Zurigo inchiesta parallela su assegnazione dei Mondiali 2018 e 2022.
Calcio
Oltre all'indagine della Fbi che ha portato agli arresti di questa mattina, sul gotha del pallone mondiale anche gli occhi degli 007 elvetici. Nel mirino i criteri e le manovre che hanno portato all'assegnazione delle competizioni iridate in Russia e Qatar
di F. Q. | 27 maggio 2015
Fuoco incrociato. Sulla Fifa e sul presidente Joseph Blatter. Che ora non deve temere solo il lavoro della Fbi, ma anche gli 007 di casa sua, la Svizzera. Sì, perché mentre scattavano le manette ai polsi di sette alti dirigenti del gotha del calcio mondiale al Baur au Lac hotel, parallelamente la giustizia elvetica sequestrava dati e documenti elettronici all’interno della sede Fifa di Zurigo. Il motivo? Un’inchiesta parallela per indizi di criminalità nell’assegnazione delle Coppe del Mondo di calcio 2018 e 2022. Ovvero per le due competizioni che al momento non sono la causa degli odierni provvedimenti della Fbi (che però indaga anche su questo). Tradotto: un terremoto di proporzioni e con effetti ancora non calcolabili.
I presupposti, però, non fanno dormire sonni tranquilli ai boss del pallone. Gli inquirenti elvetici, del resto, sospettano l’esistenza di attività fraudolenta e riciclaggio di denaro. Le indagini -hanno precisato le autorità – non sono dirette contro nessuno in particolare. L’accusa, inoltre, ha ordinato a varie istituzioni finanziarie svizzere di fornire alcune coordinate bancarie pertinenti all’inchiesta. “I dati elettronici e i documenti sequestrati oggi, così come i dati bancari, servono sia per il procedimento penale svizzero sia per il procedimento penale all’estero” ha spiegato il procuratore. Tuttavia, secondo le autorità svizzere, non esisterebbe al momento nessuna connessione tra l’inchiesta e l’arresto degli alti funzionari Fifa avvenuta questa mattina.
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Re: Il malaffare dilaga ovunque
vladimiro Lenin avrebbe chiesto lo fa per la rivoluzione ? Bettino Craxi avrebbe chiesto lo fa per il partito ?
monsignore lo fa per i suoi fedeli peccatori?
io se fosse cosi non mi scandalizzerei
se invece l alto prelato lo faceva per andare in Brasile a caccia di viados allora papa Francesco dovrebbe portarlo a ....piazzale Loreto ....
monsignore lo fa per i suoi fedeli peccatori?
io se fosse cosi non mi scandalizzerei
se invece l alto prelato lo faceva per andare in Brasile a caccia di viados allora papa Francesco dovrebbe portarlo a ....piazzale Loreto ....
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Re: Il malaffare dilaga ovunque
In questo sport, il malaffare, noi possiamo insegnare a tutto il mondo. Siamo i migliori.
Al padiglione Italia all'Expò, potremmo tenere della lezioni.
^^^^^^^
Arresti Sicilia, l’ira di Teresi: “Nuova legge distrugge tutto ciò che è stato fatto contro mafia e potere elettorale”
Mafie
Il gip non ha riconosciuto il reato di voto di scambio ai tre politici finiti agli arresti domiciliari a Palermo, ma "solo" quello di corruzione elettorale. Il procuratore aggiunto Vittorio Teresi: "Non è ammissibile che ogni volta ci si debba chiedere di dimostrare il metodo mafioso. Faremo un esame della vicenda e vedremo se e quali valutazioni del gip impugnare"
di Giuseppe Pipitone | 27 maggio 2015
Un pacchetto di trenta voti venduto per centocinquanta euro: in pratica, 5 euro per ogni preferenza. In tempi di crisi persino il voto di scambio ha subito una pesantissima spending review. Una sforbiciata talmente netta che a Palermo, alle elezioni comunali del 2012, ogni scheda elettorale votata e fotografata veniva scambiata con il costo di un pacchetto di sigarette. Basta ascoltare le intercettazioni telefoniche, agli atti della procura di Palermo, per rendersene conto: preferenze scambiate con pacchi di pasta, pacchetti di voti acquistati a pochi euro e poi girati ad altri candidati.
È uno spaccato di mafia, criminalità e miseria quello che viene fuori dall’ultima indagine del nucleo di Polizia valutaria della Guardia di finanza: agli arresti domiciliari sono finiti tre deputati regionali (due in carica e un ex) dal passato altisonante come Nino Dina, Franco Mineo e Roberto Clemente. I tre politici sono tutti accusati di corruzione elettorale .“Non è stato riconosciuto il voto di scambio politico-mafioso e l’agevolazione ai mafiosi, perché il giudice ha considerato che la legge attuale è più favorevole all’imputato” ha spiegato il procuratore aggiunto Vittorio Teresi. “La concezione che sta alla base delle norme sul nuovo voto di scambio – ha continuato il pm – distrugge tutto ciò che è stato fatto negli ultimi venti-trenta anni contro la mafia e il suo potere elettorale. Non è ammissibile che ogni volta ci si debba chiedere di dimostrare il metodo mafioso. Faremo un esame della vicenda e vedremo se e quali valutazioni del gip impugnare“.
“Sbaglia chi crede che ci sia una mafia militare e una mafia politica e che queste siano due parti scindibili, indipendenti e autonome dell’organizzazione mafiosa. Non sono la stessa cosa dal punto di vista ideale e operativo, sono la stessa cosa dal punto di vista personale. I criminali mafiosi a cui ci si rivolge” per ottenere voti “sono coloro che commettono i reati più gravi all’interno dell’associazione mafiosa per raggiungere i fini dell’associazione stessa”.
La procura aveva contestato la corruzione elettorale per i tre esponenti politici, e il voto di scambio politico mafioso per l’aspirante consigliere comunale Emanuele Bevilacqua e per altri 23 indagati (tra cui molti presunti uomini d’onore dei clan di Passo di Rigano): richiesta rigettata dal gip Ettorina Contino, che nell’ordinanza di custodia cautelare, fa esplicito cenno alla riforma dell’aprile 2014. “Tale cambiamento – scrive il giudice – apportato nel corso dei lavoro parlamentari dimostra, secondo la Suprema Corte, che il legislatore ha deliberatamente inserito la previsione relativa al metodo di procacciamento dei voti: sulla scorta di questo ragionamento, la Cassazione è pervenuta alla conclusione che il nuovo reato costituisce legge più favorevole all’imputato”
Una guerra tra poveri: soldi, cibo e posti di lavoro in cambio di voti
Il voto di scambio è stato invece contestato al faccendiere che ha dato inizio all’inchiesta: si chiama Giuseppe Bevilacqua, è un dipendente dell’Amat (azienda municipale del trasporto pubblico) ed è finito anche lui agli arresti domiciliari. Bevilacqua aveva un obiettivo: entrare in consiglio comunale alle elezioni palermitane del 2012. Per questo motivo si era candidato nei Popolari d’Italia Domani, il partito creato dall’ex ministro Saverio Romano. E sempre con lo stesso scopo si era rivolto ai boss di Passo di Rigano e Tommaso Natale. Una lotta all’ultimo voto, con Bevilacqua che al telefono parla spesso di voti da acquistare. “Quattrocentocinquanta euro, con tutti i soldi che gli ho dato. Centocinquanta euro per trenta voti”. E per avere quei soldi, Bevilacqua si rende protagonista di un business per nulla onorevole: il cibo destinato agli indigenti, venduto in nero a commercianti. Ma non solo: a quegli stessi indigenti che si recavano al Banco Opere di Carità per ottenere gratis un sacchetto con le derrate alimentari, Bevilacqua chiedeva “un’offerta” di due euro, “o quindici euro per tutto l’anno”. Scene da guerra dei poveri, con qualcuno che minaccia di chiamare i giornalisti. “Io questa volta gliela do (la spesa ndr) – si sente nelle intercettazioni – il prossimo mese lei verrà scartato direttamente”.
Le elezioni però vanno male: nonostante gli oltre mille voti, Bevilacqua non riesce ad entrare in consiglio comunale. Poco male perché arriva il primo dei candidati non eletti. Basterebbe quindi che si dimettesse Roberto Clemente, l’ultimo degli eletti in consiglio, e Bevilacqua potrebbe finalmente entrare a Palazzo delle Aquile. Pochi mesi dopo le comunali, la Sicilia torna al voto per rinnovare il governo regionale dell’isola: Clemente si candida all’Assemblea Regionale Siciliana. E promette di dimettersi dal consiglio, garantendo il seggio a Bevilacqua, in cambio del suo appoggio. “C’è la sua parola”, dice Bevilacqua alla sorella. E invece quella parola non sarà mai mantenuta. “Volevo farti gli auguri, posso stare tranquillo?”, chiede il dipendente dell’Amat, pochi minuti dopo l’elezione di Clemente. “Tu parli assai per ora”, risponde il neo deputato regionale, come se sapesse di essere intercettato. Alla fine non si dimetterà mai, fino alla sospensione decretata stamattina a causa del provvedimento di arresto. Non è stato sospeso invece Franco Mineo, ex braccio destro di Gianfranco Micciché, condannato in primo grado a otto anni di carcere per intestazione fittizia di beni: alle ultime elezioni, infatti, non era riuscito ad essere rieletto all’Ars, nonostante il sostegno di Bevilacqua. “Mi aspetto da te una grande mano – dice Mineo intercettato – e il tuo impegno sarà premiato, con uno dei due incarichi che ti ho detto”.
L’ex cuffariano Dina e i sospetti fuori tempo massimo di Crocetta
Alle regionali dell’ottobre del 2012, però, Bevilacqua gioca anche su altri tavoli. Promette sostegno elettorale anche a Nino Dina, esponente di primo piano dell’Udc, braccio destro dell’ex governatore siciliano Salvatore Cuffaro (poi condannato per favoreggiamento alla mafia), già indagato per concorso esterno a Cosa Nostra. Dina è uno dei tanti sopravvissuti del vecchio establishment cuffariano che si è trasferito integralmente alla corte di Rosario Crocetta: alle regionali del 2012, infatti, l’Udc sostiene il candidato del Pd. E mentre fa campagna elettorale per Crocetta, Dina si lascia andare ad affettuose telefonate con Bevilacqua. “A che punto siamo gioia mia come stai?”, dice intercettato. “Apposto: ma di quelle cose non mi dai novità? Di mia sorella e di Anna?”. “Quelli sono pronti…subito dopo queste cose, cominciamo”. Il riferimento è per due posti di lavoro che Dina ha promesso di fare avere alla sorella e alla moglie di Bevilacqua: contratti da 15 mila euro all’anno, in un ente pubblico, che non prevedevano una continua presenza sul posto di lavoro.
“Lui mi ha fatto capire – spiegano al telefono – almeno una volta a settimana, non ci sono problemi, si firma e basta”. “Espressi perplessità su Dina quando si candidò, tanto che non andai ai comizi elettorali a Monreale”, dice oggi Crocetta, a tre anni da quella campagna elettorale in cui raccolse anche gli oltre diecimila voti di preferenza portati da Dina. Da allora, l’esponente dell’Udc si è fatto eleggere presidente della commissione Bilancio, approvando tra le polemiche ben tre finanziarie regionali.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05 ... e/1723713/
Al padiglione Italia all'Expò, potremmo tenere della lezioni.
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Arresti Sicilia, l’ira di Teresi: “Nuova legge distrugge tutto ciò che è stato fatto contro mafia e potere elettorale”
Mafie
Il gip non ha riconosciuto il reato di voto di scambio ai tre politici finiti agli arresti domiciliari a Palermo, ma "solo" quello di corruzione elettorale. Il procuratore aggiunto Vittorio Teresi: "Non è ammissibile che ogni volta ci si debba chiedere di dimostrare il metodo mafioso. Faremo un esame della vicenda e vedremo se e quali valutazioni del gip impugnare"
di Giuseppe Pipitone | 27 maggio 2015
Un pacchetto di trenta voti venduto per centocinquanta euro: in pratica, 5 euro per ogni preferenza. In tempi di crisi persino il voto di scambio ha subito una pesantissima spending review. Una sforbiciata talmente netta che a Palermo, alle elezioni comunali del 2012, ogni scheda elettorale votata e fotografata veniva scambiata con il costo di un pacchetto di sigarette. Basta ascoltare le intercettazioni telefoniche, agli atti della procura di Palermo, per rendersene conto: preferenze scambiate con pacchi di pasta, pacchetti di voti acquistati a pochi euro e poi girati ad altri candidati.
È uno spaccato di mafia, criminalità e miseria quello che viene fuori dall’ultima indagine del nucleo di Polizia valutaria della Guardia di finanza: agli arresti domiciliari sono finiti tre deputati regionali (due in carica e un ex) dal passato altisonante come Nino Dina, Franco Mineo e Roberto Clemente. I tre politici sono tutti accusati di corruzione elettorale .“Non è stato riconosciuto il voto di scambio politico-mafioso e l’agevolazione ai mafiosi, perché il giudice ha considerato che la legge attuale è più favorevole all’imputato” ha spiegato il procuratore aggiunto Vittorio Teresi. “La concezione che sta alla base delle norme sul nuovo voto di scambio – ha continuato il pm – distrugge tutto ciò che è stato fatto negli ultimi venti-trenta anni contro la mafia e il suo potere elettorale. Non è ammissibile che ogni volta ci si debba chiedere di dimostrare il metodo mafioso. Faremo un esame della vicenda e vedremo se e quali valutazioni del gip impugnare“.
“Sbaglia chi crede che ci sia una mafia militare e una mafia politica e che queste siano due parti scindibili, indipendenti e autonome dell’organizzazione mafiosa. Non sono la stessa cosa dal punto di vista ideale e operativo, sono la stessa cosa dal punto di vista personale. I criminali mafiosi a cui ci si rivolge” per ottenere voti “sono coloro che commettono i reati più gravi all’interno dell’associazione mafiosa per raggiungere i fini dell’associazione stessa”.
La procura aveva contestato la corruzione elettorale per i tre esponenti politici, e il voto di scambio politico mafioso per l’aspirante consigliere comunale Emanuele Bevilacqua e per altri 23 indagati (tra cui molti presunti uomini d’onore dei clan di Passo di Rigano): richiesta rigettata dal gip Ettorina Contino, che nell’ordinanza di custodia cautelare, fa esplicito cenno alla riforma dell’aprile 2014. “Tale cambiamento – scrive il giudice – apportato nel corso dei lavoro parlamentari dimostra, secondo la Suprema Corte, che il legislatore ha deliberatamente inserito la previsione relativa al metodo di procacciamento dei voti: sulla scorta di questo ragionamento, la Cassazione è pervenuta alla conclusione che il nuovo reato costituisce legge più favorevole all’imputato”
Una guerra tra poveri: soldi, cibo e posti di lavoro in cambio di voti
Il voto di scambio è stato invece contestato al faccendiere che ha dato inizio all’inchiesta: si chiama Giuseppe Bevilacqua, è un dipendente dell’Amat (azienda municipale del trasporto pubblico) ed è finito anche lui agli arresti domiciliari. Bevilacqua aveva un obiettivo: entrare in consiglio comunale alle elezioni palermitane del 2012. Per questo motivo si era candidato nei Popolari d’Italia Domani, il partito creato dall’ex ministro Saverio Romano. E sempre con lo stesso scopo si era rivolto ai boss di Passo di Rigano e Tommaso Natale. Una lotta all’ultimo voto, con Bevilacqua che al telefono parla spesso di voti da acquistare. “Quattrocentocinquanta euro, con tutti i soldi che gli ho dato. Centocinquanta euro per trenta voti”. E per avere quei soldi, Bevilacqua si rende protagonista di un business per nulla onorevole: il cibo destinato agli indigenti, venduto in nero a commercianti. Ma non solo: a quegli stessi indigenti che si recavano al Banco Opere di Carità per ottenere gratis un sacchetto con le derrate alimentari, Bevilacqua chiedeva “un’offerta” di due euro, “o quindici euro per tutto l’anno”. Scene da guerra dei poveri, con qualcuno che minaccia di chiamare i giornalisti. “Io questa volta gliela do (la spesa ndr) – si sente nelle intercettazioni – il prossimo mese lei verrà scartato direttamente”.
Le elezioni però vanno male: nonostante gli oltre mille voti, Bevilacqua non riesce ad entrare in consiglio comunale. Poco male perché arriva il primo dei candidati non eletti. Basterebbe quindi che si dimettesse Roberto Clemente, l’ultimo degli eletti in consiglio, e Bevilacqua potrebbe finalmente entrare a Palazzo delle Aquile. Pochi mesi dopo le comunali, la Sicilia torna al voto per rinnovare il governo regionale dell’isola: Clemente si candida all’Assemblea Regionale Siciliana. E promette di dimettersi dal consiglio, garantendo il seggio a Bevilacqua, in cambio del suo appoggio. “C’è la sua parola”, dice Bevilacqua alla sorella. E invece quella parola non sarà mai mantenuta. “Volevo farti gli auguri, posso stare tranquillo?”, chiede il dipendente dell’Amat, pochi minuti dopo l’elezione di Clemente. “Tu parli assai per ora”, risponde il neo deputato regionale, come se sapesse di essere intercettato. Alla fine non si dimetterà mai, fino alla sospensione decretata stamattina a causa del provvedimento di arresto. Non è stato sospeso invece Franco Mineo, ex braccio destro di Gianfranco Micciché, condannato in primo grado a otto anni di carcere per intestazione fittizia di beni: alle ultime elezioni, infatti, non era riuscito ad essere rieletto all’Ars, nonostante il sostegno di Bevilacqua. “Mi aspetto da te una grande mano – dice Mineo intercettato – e il tuo impegno sarà premiato, con uno dei due incarichi che ti ho detto”.
L’ex cuffariano Dina e i sospetti fuori tempo massimo di Crocetta
Alle regionali dell’ottobre del 2012, però, Bevilacqua gioca anche su altri tavoli. Promette sostegno elettorale anche a Nino Dina, esponente di primo piano dell’Udc, braccio destro dell’ex governatore siciliano Salvatore Cuffaro (poi condannato per favoreggiamento alla mafia), già indagato per concorso esterno a Cosa Nostra. Dina è uno dei tanti sopravvissuti del vecchio establishment cuffariano che si è trasferito integralmente alla corte di Rosario Crocetta: alle regionali del 2012, infatti, l’Udc sostiene il candidato del Pd. E mentre fa campagna elettorale per Crocetta, Dina si lascia andare ad affettuose telefonate con Bevilacqua. “A che punto siamo gioia mia come stai?”, dice intercettato. “Apposto: ma di quelle cose non mi dai novità? Di mia sorella e di Anna?”. “Quelli sono pronti…subito dopo queste cose, cominciamo”. Il riferimento è per due posti di lavoro che Dina ha promesso di fare avere alla sorella e alla moglie di Bevilacqua: contratti da 15 mila euro all’anno, in un ente pubblico, che non prevedevano una continua presenza sul posto di lavoro.
“Lui mi ha fatto capire – spiegano al telefono – almeno una volta a settimana, non ci sono problemi, si firma e basta”. “Espressi perplessità su Dina quando si candidò, tanto che non andai ai comizi elettorali a Monreale”, dice oggi Crocetta, a tre anni da quella campagna elettorale in cui raccolse anche gli oltre diecimila voti di preferenza portati da Dina. Da allora, l’esponente dell’Udc si è fatto eleggere presidente della commissione Bilancio, approvando tra le polemiche ben tre finanziarie regionali.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05 ... e/1723713/
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Re: Il malaffare dilaga ovunque
SPERO CHE QUALCUNO POSSA CONTRADDIRE CON ARGOMENTAZIONI CONVINCENTI LE SEGUENTI CONSIDERAZIONI.
Stamani ho avuto un duro confronto con un renziano. Tra l’altro ottantenne. Non un ragazzetto qualunque privo di esperienza.
Ha iniziato sciorinando per 10 minuti, rivolto agli amici del tavolo, le solite giaculatorie cialtronesche. Ma quanto è bravo Renzi. E quanto sono cretini tutti gli altri. Compreso Civati, presente ieri sera dalla Gruber.
Sono rimasto ai margini della discussione senza intervenire fino a quando il vicino di tavolo non mi ha tirato in ballo. “Perché non intervieni su una discussione come questa?”
“Perché non parlo con la criminalità organizzata” è stata la risposta.
E da lì è partito tutto il casotto.
Ero carico per aver letto prima come Il Corriere della Serva aveva liquidato in taglio basso in fondo alla decima pagina la notizia :
Voto di scambio da 5 euro in su
Due arresti all’assemblea siciliana
Ai domiciliari i consiglieri regionali Dina (Udc) e Clemente (Pid)
Nell’articolo piuttosto succinto, nessun accenno a quanto rimarcato dal procuratore aggiunto di Palermo, Vittorio Teresi. Mentre ieri il Fatto in rete aveva riportato:
Arresti Sicilia, l’ira di Teresi: “Nuova legge distrugge tutto ciò che è stato fatto contro mafia e potere elettorale”
Mafie
Il gip non ha riconosciuto il reato di voto di scambio ai tre politici finiti agli arresti domiciliari a Palermo, ma "solo" quello di corruzione elettorale. Il procuratore aggiunto Vittorio Teresi: "Non è ammissibile che ogni volta ci si debba chiedere di dimostrare il metodo mafioso.Faremo un esame della vicenda e vedremo se e quali valutazioni del gip impugnare"
di Giuseppe Pipitone | 27 maggio 2015
Non si trattava della notizia del ribasso del prezzo dei voti di scambio, ma del fatto che Teresi era sbottato dichiarando:
“La concezione che sta alla base delle norme sul nuovo voto di scambio – ha continuato il pm – distrugge tutto ciò che è stato fatto negli ultimi venti-trenta anni contro la mafia e il suo potere elettorale. Non è ammissibile che ogni volta ci si debba chiedere di dimostrare il metodo mafioso. Faremo un esame della vicenda e vedremo se e quali valutazioni del gip impugnare“.
La modifica alla legge è stata effettuata da Pittibimbo quest’anno.
Tradotto, con la modifica dell’articolo 143 ter Pittibimbo ha fatto l’ennesimo favore alla Mafia SpA.
^
Da questa situazione non se ne esce più. Il potere più forte dei poteri forti è la criminalità organizzata, che controlla l’esecutivo, il Parlamento e l’intera nazione.
L’anziano renziano ha capito al volo cercando di mettere una pezza.
“Sono tutti così”.
Così, tutti banditi, nessun bandito. Neppure Pittibimbo.
Ogni settore della vita pubblica italiana che si prende in esame, presenta situazioni tali da cui non se ne esce più.
In Italia per andare avanti si usa la benzina delle belle parole.
Lo ha fatto anche il presidente Mattarella in occasione del discorso di commemorazione dell’eccidio di Giovanni Falcone.
Infatti ha dichiarato: “Noi sconfiggeremo la mafia”.
Sapeva benissimo che si tratta di una frottola. Solo belle parole di circostanza che non avranno mai soluzione pratica.
Potevamo aspettarcele da tutti, ma non da un membro della Corte Costituzionale.
Non c’è riuscito neppure Mussolini che disponeva del potere di una dittatura e Mattarella ci vuol far credere che sconfiggeremo la mafia in uno dei Paesi più corrotti del mondo.
Da Wilipedia
La lotta alla Mafia[modifica | modifica wikitesto]
………..Dopo l'ottimo lavoro in provincia di Trapani, Benito Mussolini nominò Mori prefetto di Palermo, dove si insediò il 20 ottobre 1925, con poteri straordinari e con competenza estesa a tutta la Sicilia, al fine di sradicare il fenomeno mafioso nell'isola. Questo il testo del telegramma inviato da Mussolini: «vostra Eccellenza ha carta bianca, l'autorità dello Stato deve essere assolutamente, ripeto assolutamente, ristabilita in Sicilia. Se le leggi attualmente in vigore la ostacoleranno, non costituirà problema, noi faremo nuove leggi»[7].
Mori si insediò quindi a Palermo il 1º novembre[8] dello stesso anno e vi rimase fino al 1929. Mussolini comprese che la mafia era presente nel Parlamento fascista e abbandonò l’impresa di demolirla richiamando Mori a Roma.
Sono poco propenso al fatto che qualcuno possa rimetterci la vita nel tentativo di combattere le mafie.
Dopo i numerosi omicidi di magistrati e forze dell’ordine, abbiamo visto che nessun passo avanti stato mai fatto.
La vita è una sola e perché questi uomini dovrebbero sacrificare la vita per gli altri che se ne sbattono.
E’ la stessa storia della Resistenza.
Perché dei ragazzi e delle ragazze di vent’anni hanno dovuto sacrificare la loro vita per un mondo migliore, se poi il mondo ritorna sempre agli stessi identici punti da schifo???
Spero che qualcuno abbia argomenti seri da smentirmi.
Stamani ho avuto un duro confronto con un renziano. Tra l’altro ottantenne. Non un ragazzetto qualunque privo di esperienza.
Ha iniziato sciorinando per 10 minuti, rivolto agli amici del tavolo, le solite giaculatorie cialtronesche. Ma quanto è bravo Renzi. E quanto sono cretini tutti gli altri. Compreso Civati, presente ieri sera dalla Gruber.
Sono rimasto ai margini della discussione senza intervenire fino a quando il vicino di tavolo non mi ha tirato in ballo. “Perché non intervieni su una discussione come questa?”
“Perché non parlo con la criminalità organizzata” è stata la risposta.
E da lì è partito tutto il casotto.
Ero carico per aver letto prima come Il Corriere della Serva aveva liquidato in taglio basso in fondo alla decima pagina la notizia :
Voto di scambio da 5 euro in su
Due arresti all’assemblea siciliana
Ai domiciliari i consiglieri regionali Dina (Udc) e Clemente (Pid)
Nell’articolo piuttosto succinto, nessun accenno a quanto rimarcato dal procuratore aggiunto di Palermo, Vittorio Teresi. Mentre ieri il Fatto in rete aveva riportato:
Arresti Sicilia, l’ira di Teresi: “Nuova legge distrugge tutto ciò che è stato fatto contro mafia e potere elettorale”
Mafie
Il gip non ha riconosciuto il reato di voto di scambio ai tre politici finiti agli arresti domiciliari a Palermo, ma "solo" quello di corruzione elettorale. Il procuratore aggiunto Vittorio Teresi: "Non è ammissibile che ogni volta ci si debba chiedere di dimostrare il metodo mafioso.Faremo un esame della vicenda e vedremo se e quali valutazioni del gip impugnare"
di Giuseppe Pipitone | 27 maggio 2015
Non si trattava della notizia del ribasso del prezzo dei voti di scambio, ma del fatto che Teresi era sbottato dichiarando:
“La concezione che sta alla base delle norme sul nuovo voto di scambio – ha continuato il pm – distrugge tutto ciò che è stato fatto negli ultimi venti-trenta anni contro la mafia e il suo potere elettorale. Non è ammissibile che ogni volta ci si debba chiedere di dimostrare il metodo mafioso. Faremo un esame della vicenda e vedremo se e quali valutazioni del gip impugnare“.
La modifica alla legge è stata effettuata da Pittibimbo quest’anno.
Tradotto, con la modifica dell’articolo 143 ter Pittibimbo ha fatto l’ennesimo favore alla Mafia SpA.
^
Da questa situazione non se ne esce più. Il potere più forte dei poteri forti è la criminalità organizzata, che controlla l’esecutivo, il Parlamento e l’intera nazione.
L’anziano renziano ha capito al volo cercando di mettere una pezza.
“Sono tutti così”.
Così, tutti banditi, nessun bandito. Neppure Pittibimbo.
Ogni settore della vita pubblica italiana che si prende in esame, presenta situazioni tali da cui non se ne esce più.
In Italia per andare avanti si usa la benzina delle belle parole.
Lo ha fatto anche il presidente Mattarella in occasione del discorso di commemorazione dell’eccidio di Giovanni Falcone.
Infatti ha dichiarato: “Noi sconfiggeremo la mafia”.
Sapeva benissimo che si tratta di una frottola. Solo belle parole di circostanza che non avranno mai soluzione pratica.
Potevamo aspettarcele da tutti, ma non da un membro della Corte Costituzionale.
Non c’è riuscito neppure Mussolini che disponeva del potere di una dittatura e Mattarella ci vuol far credere che sconfiggeremo la mafia in uno dei Paesi più corrotti del mondo.
Da Wilipedia
La lotta alla Mafia[modifica | modifica wikitesto]
………..Dopo l'ottimo lavoro in provincia di Trapani, Benito Mussolini nominò Mori prefetto di Palermo, dove si insediò il 20 ottobre 1925, con poteri straordinari e con competenza estesa a tutta la Sicilia, al fine di sradicare il fenomeno mafioso nell'isola. Questo il testo del telegramma inviato da Mussolini: «vostra Eccellenza ha carta bianca, l'autorità dello Stato deve essere assolutamente, ripeto assolutamente, ristabilita in Sicilia. Se le leggi attualmente in vigore la ostacoleranno, non costituirà problema, noi faremo nuove leggi»[7].
Mori si insediò quindi a Palermo il 1º novembre[8] dello stesso anno e vi rimase fino al 1929. Mussolini comprese che la mafia era presente nel Parlamento fascista e abbandonò l’impresa di demolirla richiamando Mori a Roma.
Sono poco propenso al fatto che qualcuno possa rimetterci la vita nel tentativo di combattere le mafie.
Dopo i numerosi omicidi di magistrati e forze dell’ordine, abbiamo visto che nessun passo avanti stato mai fatto.
La vita è una sola e perché questi uomini dovrebbero sacrificare la vita per gli altri che se ne sbattono.
E’ la stessa storia della Resistenza.
Perché dei ragazzi e delle ragazze di vent’anni hanno dovuto sacrificare la loro vita per un mondo migliore, se poi il mondo ritorna sempre agli stessi identici punti da schifo???
Spero che qualcuno abbia argomenti seri da smentirmi.
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Re: Il malaffare dilaga ovunque
Maggio 28
Scritto da redazione
TTIP- la grande coalizione colpisce ancora, contro i cittadini
TAG correlati: TTIP, parlamento eu,
TTIP - FORENZA (ALTRA EUROPA - GUE/NGL): «OGGI VOTO NEGATIVO IN COMMISSIONE COMMERCIO ESTERO: LA GRANDE COALIZIONE COLPISCE ANCORA, CONTRO I CITTADINI E LA DEMOCRAZIA. LA BATTAGLIA CONTRO IL TTIP CONTINUA IN PLENARIA»
Eleonora Forenza, eurodeputata dell'Altra Europa con Tsipras - gruppo GUE/NGL, ha dichiarato:
«Poco fa in Commissione Commercio Estero al Parlamento europeo si è votato sul TTIP il parere della Commissione in vista del prossimo voto in sessione plenaria dell'Europarlamento: la maggioranza formata soprattutto dalla grande coalizione tra socialisti e popolari ha votato di fatto a favore ( 41 a 28) dell'inserimento della clausola ISDS sotto altro nome, la clausola cioè che permetterebbe alle multinazionali di fare causa agli Stati che volessero tentare di mantenere una normativa a difesa dei diritti dei cittadini.
Non solo, hanno votato anche un emendamento contro le politiche per contrastare i cambiamenti climatici: la grande coalizione ancora una volta si schiera contro i cittadini e la democrazia.Il mio voto su questi punti è stato ovviamente negativo e mi sono espressa anche contro il meccanismo della cooperazione regolatoria, che darebbe un potere enorme alle multinazionali. Ho votato inoltre perchè non vi siano i servizi pubblici all'interno di questo
accordo e più precisamente abbiamo chiesto che i cittadini possano sapere cosa sarà incluso nel trattato e cosa no. Conseguentemente mi sono espressa con voto contrario sull'intero parere della Commissione.Continua in ogni caso la nostra battaglia contro un trattato che rischia di mettere in pericolo la nostra democrazia, la nostra produzione agroalimentare e i nostri diritti: il prossimo 10 giugno in plenaria voteremo nuovamente e serve la massima mobilitazione
dei cittadini, delle associazioni, di tutte e tutti. Ora e sempre #stopTTIP».
Scritto da redazione
TTIP- la grande coalizione colpisce ancora, contro i cittadini
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TTIP - FORENZA (ALTRA EUROPA - GUE/NGL): «OGGI VOTO NEGATIVO IN COMMISSIONE COMMERCIO ESTERO: LA GRANDE COALIZIONE COLPISCE ANCORA, CONTRO I CITTADINI E LA DEMOCRAZIA. LA BATTAGLIA CONTRO IL TTIP CONTINUA IN PLENARIA»
Eleonora Forenza, eurodeputata dell'Altra Europa con Tsipras - gruppo GUE/NGL, ha dichiarato:
«Poco fa in Commissione Commercio Estero al Parlamento europeo si è votato sul TTIP il parere della Commissione in vista del prossimo voto in sessione plenaria dell'Europarlamento: la maggioranza formata soprattutto dalla grande coalizione tra socialisti e popolari ha votato di fatto a favore ( 41 a 28) dell'inserimento della clausola ISDS sotto altro nome, la clausola cioè che permetterebbe alle multinazionali di fare causa agli Stati che volessero tentare di mantenere una normativa a difesa dei diritti dei cittadini.
Non solo, hanno votato anche un emendamento contro le politiche per contrastare i cambiamenti climatici: la grande coalizione ancora una volta si schiera contro i cittadini e la democrazia.Il mio voto su questi punti è stato ovviamente negativo e mi sono espressa anche contro il meccanismo della cooperazione regolatoria, che darebbe un potere enorme alle multinazionali. Ho votato inoltre perchè non vi siano i servizi pubblici all'interno di questo
accordo e più precisamente abbiamo chiesto che i cittadini possano sapere cosa sarà incluso nel trattato e cosa no. Conseguentemente mi sono espressa con voto contrario sull'intero parere della Commissione.Continua in ogni caso la nostra battaglia contro un trattato che rischia di mettere in pericolo la nostra democrazia, la nostra produzione agroalimentare e i nostri diritti: il prossimo 10 giugno in plenaria voteremo nuovamente e serve la massima mobilitazione
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Re: Il malaffare dilaga ovunque
iospero ha scritto:Maggio 28
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TTIP - FORENZA (ALTRA EUROPA - GUE/NGL): «OGGI VOTO NEGATIVO IN COMMISSIONE COMMERCIO ESTERO: LA GRANDE COALIZIONE COLPISCE ANCORA, CONTRO I CITTADINI E LA DEMOCRAZIA. LA BATTAGLIA CONTRO IL TTIP CONTINUA IN PLENARIA»
Eleonora Forenza, eurodeputata dell'Altra Europa con Tsipras - gruppo GUE/NGL, ha dichiarato:
«Poco fa in Commissione Commercio Estero al Parlamento europeo si è votato sul TTIP il parere della Commissione in vista del prossimo voto in sessione plenaria dell'Europarlamento: la maggioranza formata soprattutto dalla grande coalizione tra socialisti e popolari ha votato di fatto a favore ( 41 a 28) dell'inserimento della clausola ISDS sotto altro nome, la clausola cioè che permetterebbe alle multinazionali di fare causa agli Stati che volessero tentare di mantenere una normativa a difesa dei diritti dei cittadini.
Non solo, hanno votato anche un emendamento contro le politiche per contrastare i cambiamenti climatici: la grande coalizione ancora una volta si schiera contro i cittadini e la democrazia.Il mio voto su questi punti è stato ovviamente negativo e mi sono espressa anche contro il meccanismo della cooperazione regolatoria, che darebbe un potere enorme alle multinazionali. Ho votato inoltre perchè non vi siano i servizi pubblici all'interno di questo
accordo e più precisamente abbiamo chiesto che i cittadini possano sapere cosa sarà incluso nel trattato e cosa no. Conseguentemente mi sono espressa con voto contrario sull'intero parere della Commissione.Continua in ogni caso la nostra battaglia contro un trattato che rischia di mettere in pericolo la nostra democrazia, la nostra produzione agroalimentare e i nostri diritti: il prossimo 10 giugno in plenaria voteremo nuovamente e serve la massima mobilitazione
dei cittadini, delle associazioni, di tutte e tutti. Ora e sempre #stopTTIP».
Con il Ttip, l’Europa succursale degli Usa (e la Bce della Fed)
Scritto il 11/5/15 • LIBRE nella Categoria: segnalazioni
Il 20 aprile ha preso il via a New York la nona tornata di trattative tra Stati Uniti e rappresentanti dell’Unione Europea per la Ttip (Transatlantic Trade and Investment Partnership). I funzionari di entrambe le parti convengono sulla cifra di 100 miliardi di dollari. Pare che sarà questa la cifra di cui saranno aumentati il Pil statunitense e quelli di tutti i membri dell’Ue messi insieme. Finora, nessuno ha dato una spiegazione chiara sull’origine di questa previsione economica. Anche se fosse vero, 100 miliardi di dollari in rapporto ai Pil di Usa e Ue nel 2014 (17,4 + 18,5 trilioni di dollari) è meno dello 0,3%. In altre parole, l’entità degli effetti attesi è a livello di errore tecnico. Sembra che per qualche motivo si tenti di arginare l’orto Transatlantico. Tradizionalmente, l’Europa vanta un notevole surplus commerciale stabile con gli Stati Uniti (86,5 miliardi di dollari nel 2012 e 92,3 miliardi nel 2013). Probabilmente Washington spera di mettere le mani su quei 100 miliardi di dollari virtuali, o che per lo meno ci sarà una parziale riduzione nel deficit commerciale tra Stati Uniti ed Europa.Washington è la forza trainante dietro il procedimento negoziale della Ttip. Un europeo non molto ferrato in politica non è in grado di capire cosa debba aspettarsi dalla partnership. Tuttavia, ci sono già abbastanza preoccupazioni per una riduzione negli standard di qualità e di sicurezza dei prodotti, per via dei prodotti Ogm che inevitabilmente invaderanno il mercato europeo. Ma anche questo non è tutto, purtroppo. Il punto è che verrà inferto il colpo di grazia a quel che resta della sovranità nazionale europea. In primo luogo, l’accordo in questione copre il commercio e gli investimenti. Le società multinazionali (Tncs) potranno citare in giudizio i governi nel caso in cui questi le ostacolassero nel loro intento di massimizzare i profitti. Ad esempio, alle Tncs verrà riconosciuto il diritto di impugnare la legalità delle decisioni adottate dai paesi europei, come ad esempio le restrizioni ambientali, i regolamenti per tutelare i diritti sociali dei lavoratori, gli aumenti fiscali e così via. Le dispute non rientreranno nell’ambito delle legislazioni nazionali ma in quello del diritto internazionale.In secondo luogo, una volta firmato l’accordo della Ttp, l’Europa perderà una volta per tutte la sovranità finanziaria e monetaria. Ciò perché Washington avrà il diritto di impugnare molte delle decisioni adottate dagli organismi monetari Europei, in base al presupposto che tali decisioni hanno come scopo quello di manipolare il tasso di cambio dell’euro, violando quindi norme di diritto internazionale. Gli esperti europei sono comprensibilmente preoccupati perché la Bce e la Commissione Europea finiranno con il doversi coordinare per ogni cosa con Washington, o semplicemente eseguire ordini che gli giungeranno da oltre oceano. Il tasso di cambio delle valute nazionali è un potenziale strumento di concorrenza, ed è nelle mani delle banche centrali. Detto questo, è stato utilizzato relativamente poco nel XIX e XX secolo. In un modo o nell’altro c’era lo standard aureo, che serviva a contenere, o anche a rendere impossibili, le manipolazioni valutarie. Inoltre, i principali mezzi di concorrenza erano le tariffe doganali, le sovvenzioni alle esportazioni, il dumping e, più recentemente, le restrizioni commerciali non tariffarie (quotas, standard tecnici, ecc.); in altre parole, gli strumenti convenzionali delle guerre commerciali ed economiche.Le possibilità di manipolazione valutaria giunsero solo negli anni ’70, dopo la fine del sistema monetario e finanziario Bretton Woods (lo standard del dollaro aureo), e dopo l’abolizione dei tassi di cambio fissi delle banche centrali. Furono poi conclusi in ambito Gatt/Wto degli accordi che limitarono ulteriormente l’uso di questi tradizionali strumenti di concorrenza economica e commerciale. Un tasso di cambio tenuto basso in modo artificiale allo stesso tempo dà maggiori vantaggi agli esportatori e rende le importazioni più costose (il valore delle importazioni è determinato in valuta nazionale). In ultimo, la bilancia commerciale nazionale verrà livellata, o per lo meno diminuirà il bilancio negativo del commercio estero. Se un gran numero di paesi fa ricorso alla manipolazione valutaria (con alcuni che tentano di penetrare i mercati globali ed altri di proteggersi dai dumping valutari), allora è “guerra valutaria”. Secondo gli esperti, durante la crisi finanziaria del 2007/2009 c’e’ stata di fatto una guerra di valute su vasta scala. Nel settembre del 2010, il ministro delle finanze del Brasile, Guido Mantega, dichiarò che tra il 2009 e il 2010 il Real brasiliano si era rafforzato del 30% rispetto alle maggiori valute mondiali, e che questo non era il risultato di naturali dinamiche di mercato, ma una deliberata politica dei paesi più avanzati che emettevano valute mondiali.Il ministro brasiliano definì questa politica “guerra valutaria”. Nell’ottobre del 2010, il capo del Fmi Dominique Strauss-Kahn confermò che era in corso una “guerra valutaria globale”. E’ ovvio che i capi delle banche centrali e dei governi dei paesi più avanzati dell’Occidente non fanno mai alcun accenno al fatto che le decisioni adottate riguardo alle questioni monetarie hanno come scopi principali l’espansione del commercio estero, il livellamento delle bilance commerciali e la protezione delle società nazionali. Esiste una regola non scritta di astenersi da qualunque recriminazione durante una guerra valutaria. I funzionari parlano di guerre valutarie solo in modo marginale, mentre i giornalisti le definiscono con l’espressione “guerre dell’impoverisci-il-tuo-vicino”. Questa politica di impoverimento dei paesi vicini, spesso, si cela dietro un formale obbiettivo di politica monetaria, come ad esempio la “lotta alla deflazione”. Mentre con l’inflazione il denaro si deprezza, con la deflazione invece cresce il suo potere d’acquisto. Le banche temono la deflazione (le manda nel panico), poiché con essa scompaiono gli incentivi ai prestiti e crolla così tutto il castello millenario usuraio del sistema bancario.La lotta alla deflazione e la politica di svalutazione del tasso di cambio di una valuta prevedono gli stessi metodi – pompaggio di liquidità aggiuntiva nell’economia del paese e riduzione dei tassi d’interesse, anche arrivando ad applicare in alcuni casi tassi di valore negativo. Queste misure a volte sono corredate anche da interventi valutari. Tuttavia, le guerre valutarie vanno discusse anche a livello ufficiale. Altrimenti il mondo potrebbe crollare nel caos valutario totale. Il Giappone, ad esempio, per diversi anni ha contrastato la deflazione facendo ricorso alla propria zecca e ai tassi d’interesse zero della sua banca centrale. E lo ha fatto, e lo fa, in modo ancora più aggressivo di altri paesi. Di conseguenza, nel periodo da ottobre 2012 a febbraio 2013, il Giappone è riuscito a ridurre il tasso di cambio Yen/paniere Sdr di quasi il 20%. Questo ha fatto molto alterare diversi suoi partner commerciali. Al summit del G20 tenutosi a Mosca nel febbraio del 2013 (presieduto dalla Russia quell’anno), i ministri delle finanze e i capi delle banche centrali giurarono solennemente di non fare mai ricorso alle tattiche di guerra valutaria.In poco tempo, tuttavia, tutto è tornato alla normalità. Washington ha proseguito nel suo programma di allentamento monetario (Quantitative Easing – Qe), che però non ha avuto tutto questo effetto stimolante sull’economia statunitense, ma ha contribuito a far svalutare il dollaro. In questo modo, gli Stati Uniti sono stati di cattivo esempio per altri, compresi i loro partner europei. In ultimo, nel 2015, gli Stati Uniti hanno deciso di dare un freno al programma di Qe. Tuttavia, nello stesso preciso momento la Bce ha dato inizio al suo programma di Qe. Oltre a questo, ha iniziato ad introdurre tassi di interesse di segno negativo sui conti di deposito e a concedere prestiti senza interessi. L’altalena valutaria pende verso l’euro, il cui tasso di cambio rispetto al dollaro era iniziato a scendere. Nonostante questo, l’Europa ha registrato un notevole surplus di bilancia commerciale con gli Stati Uniti, che potrebbe raggiungere il suo record proprio nel 2015. Cinque o sei anni fa ci sono stati tuttavia dei momenti in cui il tasso di cambio euro/dollaro era più del 1,50. A fine 2014, era poco più del 1,20 e ad aprile 2015 era sceso a 1,06. Gli esperti ritengono che entro il 2016 si raggiungerà la parità tra le due valute.Washington la sta prendendo molto seriamente. Nel 2014, il deficit della bilancia commerciale statunitense era di 505 miliardi di dollari, ovvero maggiore del 6% di quello dell’anno precedente. In anni recenti, i paesi dell’ Unione Europea hanno rappresentato il 20% del totale deficit di bilancia commerciale degli Stati Uniti. Nel 2015, tale deficit potrebbe raggiungere il suo record assoluto. Washington non può impedire alla Bce di dare il via al suo programma di Qe, ma se si concluderà l’Accordo della Partnership Transatlantica, gli Stati Uniti saranno in grado di interferire nella politica monetaria europea su basi giuridiche. E’ mia opinione che questa è una delle ragioni principali per cui si è resa necessaria una nona tornata di trattative per la Ttip: il procedimento si sta rivelando molto più complesso di quanto si credeva all’inizio.In realtà l’abolizione delle barriere doganali nei rapporti commerciali non è un grave problema, poiché queste barriere erano già basse anche prima che iniziassero le trattative per l’accordo. Ma se Washington acquisirà il controllo della politica monetaria e valutaria dei paesi dell’Unione Europea, significherà la totale e definitiva perdita della sovranità da parte di questi ultimi. Questo lo sanno molto bene i politici e le maggiori personalità dei paesi europei. Molti sono sorpresi del fatto che uno dei principali fautori del raggiungimento dell’accordo Ttip sia proprio il presidente della Bce Mario Draghi: dopo tutto, se l’accordo sarà firmato, la Bce diventerà una filiale della Fed. Ma forse è proprio questo a cui mira Mario Draghi, che non ha mai nascosto la sua propensione verso gli Stati Uniti. Non per niente è stato per diversi anni direttore esecutivo e vicepresidente della banca americana Goldman Sachs.(Valentin Katasonov, “Trattato Transatlantico e sovranità monetaria in Europa”, da “Strategic Culture” del 27 aprile 2015, tradotto e ripreso da “Come Don Chisciotte”).
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Re: Il malaffare dilaga ovunque
Non si salva nemmeno la protezione civile
Fa la cresta sui finanziamenti per la Protezione civile: stangato
di Roberto Ortolan
CRESPANO DEL GRAPPA - Tre anni e tre mesi di reclusione (la Procura ne aveva proposti 5 e mezzo), con interdizione perpetua dai pubblici uffici: è la condanna che il Tribunale di Treviso ha inflitto all'ex presidente dell'Avab (prevenzione incendi boschivi di Crespano) Giampaolo Berton, 56 anni, di Fonte.
L'uomo dovrà versare una provvisionale immediatamente esecutiva di 10mila euro all'Avab che si era costituita parte civile, chiedendo un risarcimento di 100mila euro tra danni patrimoniali e d'immagini. Berton era accusato di peculato perché avrebbe girato sul proprio conto personale un finanziamento comunale per i servizi di protezione civili forniti dall'Avab.
La difesa, che ha annunciato appello, aveva chiesto la derubricazione dell'accusa da peculato ad appropriazione indebita, sostenendo che l'Avab non è un soggetto di diritto pubblico. Tesi respinta dai giudici che hanno usato il pugno di ferro con l'ex presidente del volontari.
http://www.ilgazzettino.it/NORDEST/TREV ... 7784.shtml
Fa la cresta sui finanziamenti per la Protezione civile: stangato
di Roberto Ortolan
CRESPANO DEL GRAPPA - Tre anni e tre mesi di reclusione (la Procura ne aveva proposti 5 e mezzo), con interdizione perpetua dai pubblici uffici: è la condanna che il Tribunale di Treviso ha inflitto all'ex presidente dell'Avab (prevenzione incendi boschivi di Crespano) Giampaolo Berton, 56 anni, di Fonte.
L'uomo dovrà versare una provvisionale immediatamente esecutiva di 10mila euro all'Avab che si era costituita parte civile, chiedendo un risarcimento di 100mila euro tra danni patrimoniali e d'immagini. Berton era accusato di peculato perché avrebbe girato sul proprio conto personale un finanziamento comunale per i servizi di protezione civili forniti dall'Avab.
La difesa, che ha annunciato appello, aveva chiesto la derubricazione dell'accusa da peculato ad appropriazione indebita, sostenendo che l'Avab non è un soggetto di diritto pubblico. Tesi respinta dai giudici che hanno usato il pugno di ferro con l'ex presidente del volontari.
http://www.ilgazzettino.it/NORDEST/TREV ... 7784.shtml
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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