G R E C I A
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Re: G R E C I A
I problemi che si accumulano
In fuga dalla guerra: i profughi siriani arrivano sulle isole greche
http://www.corriere.it/foto-gallery/est ... 4b3b.shtml
In fuga dalla guerra: i profughi siriani arrivano sulle isole greche
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Re: G R E C I A
Sembra di essere sulle montagne russe. Un giorno tutto a posto e l'altro
di segno opposto.
“La Grecia fuori dall’Euro? E’ una possibilità”
Lo dice Christine Lagarde, direttore del Fondo monetario internazionale, che ribadisce la linea dura
“Atene deve rispettare i suoi impegni e pagare i debiti partendo da un intervento deciso sulle pensioni”
Zonaeuro
L’uscita della Grecia dall’Euro “è una possibilità”. Lo ha detto il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, al quotidiano tedesco Faz, spiegando che “è molto improbabile” arrivare ad un accordo finale nei prossimi giorni. Per Lagarde però l’uscita di Atene dall’eurozona “non vorrà dire la fine dell’euro”
•RICOMINCIA CORSA AI BANCOMAT. RITIRATI 300 MILIONI IN UN GIORNO •PER L’ITALIA LA POSTA IN GIOCO È DI 40 MILIARDI DI EURO
http://www.ilfattoquotidiano.it/?refresh_ce
^^^^^^
Grecia, Fmi: “Uscita dall’euro? Una possibilità. Improbabile accordo a breve”
L'esternazione del numero uno del Fondo Monetario, Christine Lagarde, fa da pendant al ritorno alla carica sulle pensioni con la richiesta ad Atene di mettere mano alla previdenza per saldare i suoi debiti
di F. Q. | 28 maggio 2015
L’uscita della Grecia dall’Euro “è una possibilità”.
A dirlo, gelando ogni attesa su un esito positivo delle disastrate trattative tra Atene e i creditori, è stato il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, al quotidiano tedesco Faz, al quale ha spiegato che “è molto improbabile” arrivare ad un accordo finale nei prossimi giorni.
Per Lagarde però l’uscita di Atene dall’eurozona “non vorrà dire la fine dell’euro”.
Considerazione non condivisa da Kathrin Muehlbronner, analista di Moody’s sui debiti sovrani, che in un’intervista alla Reuters ha sostenuto che un’eventuale uscita della Grecia dall’euro non segnerebbe un ritorno della crisi del debito del 2012, ma genererebbe rischi di contagio e cambierebbe la natura dell’unione monetaria finora considerata permanente.
“Non pensiamo che un’uscita della Grecia sarebbe irrilevante”, ha spiegato Muehlbronner, perché “cambierebbe il volto e la natura dell’eurozona, che dovrebbe essere permanente e invece non si rivelerebbe tale”.
L’analista, intervistata a Lisbona, ha messo in particolare in guardia sui rischi per le aree più vulnerabili dell’eurozona, come il Portogallo.
Ma vale sempre la pena ricordare che il problema è anche dell’Italia che è creditrice della Grecia per circa 40 miliardi di euro.
Lo scambio bordate tra Washington e Atene, del resto, era prevedibile dopo che da settimane il governo Tsipras, a fronte delle casse vuote, rimarca di non essere in grado di versare la prossima rata dei suoi debiti all’Fmi: la scadenza è per venerdì 5 giugno e l’ammontare è di 305 milioni di euro. L’esternazione della Lagarde, in questo contesto, è solo la ciliegina sulla torta di una durissima presa di posizione del Fondo Monetario Internazionale sul caso greco.
Secondo quanto riferito dall’agenzia Bloomberg, infatti Washington nell’ambito del negoziato con Atene sostiene che la Grecia deve intervenire “in modo deciso” sulle pensioni per ottenere surplus primari “più ambiziosi” e pagare i suoi debiti.
Questo a meno che il Paese non ottenga la “ristrutturazione” auspicata dal ministro dell’Economia Yanis Varoufakis.
Secondo Pierre Moscovici, commissario europeo agli Affari economici, però, si iniziano a vedere progetti di riforma consistenti ma l’accordo non è vicino come sostiene il governo greco e resta “molto lavoro”.
Tagliare ancora le pensioni, come chiesto dal Fondo secondo l’agenzia Bloomberg, è un’operazione che il governo Tsipras si è sempre rifiutato di prendere in considerazione, visti gli interventi draconiani già fatti dai precedenti esecutivi ellenici negli anni dell’austerity e del memorandum di intesa firmato con la troika.
Ma a fronte del minacciato default, Washington è tornato alla carica. Uno dei portavoce ha avvertito: “Ci aspettiamo che la Grecia rispetti i suoi impegni.
Perché chi manca i pagamenti non potrà più avere accesso ai finanziamenti.
E questo vale per ogni Paese”. Peraltro, ha ricordato, “ripagare il Fondo è importante innanzitutto per tutti gli altri Paesi”.
Il sottinteso è che mancare una rata di rimborso è il primo passo verso il default.
Che avrebbe conseguenze drammatiche per i cittadini greci ma anche per quelli degli Stati creditori.
L’Italia è il terzo Paese europeo più esposto dopo la Germania (60 miliardi) e la Francia (46 miliardi).
Un credito che in caso di fallimento della Grecia si trasformerà in una voragine nei conti pubblici.
Non è un caso se il portavoce del governo Tsipras Gabriel Sakellaridis ha ammonito che “un’eventuale Grexit avrebbe conseguenze non solo sull’economia, ma anche sull’essenza stessa dell’Unione europea, con una serie di riflessi politici e geopolitici”.
In generale comunque l’esecutivo greco, sia per rassicurare la popolazione sia per motivi strategici, continua a ostentare ottimismo. Sakellaridis, secondo l’agenzia Bloomberg, ha detto che la Grecia “vuole un accordo entro domenica” e sta facendo del suo meglio per evitare un default, mentre le dichiarazioni che arrivano dai creditori internazionali che “non condividono l’ottimismo” sono dei tentativi di “pressioni sul lato greco per ottenere più concessioni”.
Varoufakis però, parlando in Parlamento, non ha abbandonato la linea dura: ha ribadito che l’esecutivo vuole “la ristrutturazione del debito” (la sua proposta, fin dall’inizio, è che i prestiti bilaterali e multilaterali siano sostituti con obbligazioni da pagare solo in caso di andamento positivo del Pil) e definito “asfissiante” la pressione dei creditori sulla revisione dell’Iva.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05 ... e/1727598/
di segno opposto.
“La Grecia fuori dall’Euro? E’ una possibilità”
Lo dice Christine Lagarde, direttore del Fondo monetario internazionale, che ribadisce la linea dura
“Atene deve rispettare i suoi impegni e pagare i debiti partendo da un intervento deciso sulle pensioni”
Zonaeuro
L’uscita della Grecia dall’Euro “è una possibilità”. Lo ha detto il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, al quotidiano tedesco Faz, spiegando che “è molto improbabile” arrivare ad un accordo finale nei prossimi giorni. Per Lagarde però l’uscita di Atene dall’eurozona “non vorrà dire la fine dell’euro”
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Grecia, Fmi: “Uscita dall’euro? Una possibilità. Improbabile accordo a breve”
L'esternazione del numero uno del Fondo Monetario, Christine Lagarde, fa da pendant al ritorno alla carica sulle pensioni con la richiesta ad Atene di mettere mano alla previdenza per saldare i suoi debiti
di F. Q. | 28 maggio 2015
L’uscita della Grecia dall’Euro “è una possibilità”.
A dirlo, gelando ogni attesa su un esito positivo delle disastrate trattative tra Atene e i creditori, è stato il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, al quotidiano tedesco Faz, al quale ha spiegato che “è molto improbabile” arrivare ad un accordo finale nei prossimi giorni.
Per Lagarde però l’uscita di Atene dall’eurozona “non vorrà dire la fine dell’euro”.
Considerazione non condivisa da Kathrin Muehlbronner, analista di Moody’s sui debiti sovrani, che in un’intervista alla Reuters ha sostenuto che un’eventuale uscita della Grecia dall’euro non segnerebbe un ritorno della crisi del debito del 2012, ma genererebbe rischi di contagio e cambierebbe la natura dell’unione monetaria finora considerata permanente.
“Non pensiamo che un’uscita della Grecia sarebbe irrilevante”, ha spiegato Muehlbronner, perché “cambierebbe il volto e la natura dell’eurozona, che dovrebbe essere permanente e invece non si rivelerebbe tale”.
L’analista, intervistata a Lisbona, ha messo in particolare in guardia sui rischi per le aree più vulnerabili dell’eurozona, come il Portogallo.
Ma vale sempre la pena ricordare che il problema è anche dell’Italia che è creditrice della Grecia per circa 40 miliardi di euro.
Lo scambio bordate tra Washington e Atene, del resto, era prevedibile dopo che da settimane il governo Tsipras, a fronte delle casse vuote, rimarca di non essere in grado di versare la prossima rata dei suoi debiti all’Fmi: la scadenza è per venerdì 5 giugno e l’ammontare è di 305 milioni di euro. L’esternazione della Lagarde, in questo contesto, è solo la ciliegina sulla torta di una durissima presa di posizione del Fondo Monetario Internazionale sul caso greco.
Secondo quanto riferito dall’agenzia Bloomberg, infatti Washington nell’ambito del negoziato con Atene sostiene che la Grecia deve intervenire “in modo deciso” sulle pensioni per ottenere surplus primari “più ambiziosi” e pagare i suoi debiti.
Questo a meno che il Paese non ottenga la “ristrutturazione” auspicata dal ministro dell’Economia Yanis Varoufakis.
Secondo Pierre Moscovici, commissario europeo agli Affari economici, però, si iniziano a vedere progetti di riforma consistenti ma l’accordo non è vicino come sostiene il governo greco e resta “molto lavoro”.
Tagliare ancora le pensioni, come chiesto dal Fondo secondo l’agenzia Bloomberg, è un’operazione che il governo Tsipras si è sempre rifiutato di prendere in considerazione, visti gli interventi draconiani già fatti dai precedenti esecutivi ellenici negli anni dell’austerity e del memorandum di intesa firmato con la troika.
Ma a fronte del minacciato default, Washington è tornato alla carica. Uno dei portavoce ha avvertito: “Ci aspettiamo che la Grecia rispetti i suoi impegni.
Perché chi manca i pagamenti non potrà più avere accesso ai finanziamenti.
E questo vale per ogni Paese”. Peraltro, ha ricordato, “ripagare il Fondo è importante innanzitutto per tutti gli altri Paesi”.
Il sottinteso è che mancare una rata di rimborso è il primo passo verso il default.
Che avrebbe conseguenze drammatiche per i cittadini greci ma anche per quelli degli Stati creditori.
L’Italia è il terzo Paese europeo più esposto dopo la Germania (60 miliardi) e la Francia (46 miliardi).
Un credito che in caso di fallimento della Grecia si trasformerà in una voragine nei conti pubblici.
Non è un caso se il portavoce del governo Tsipras Gabriel Sakellaridis ha ammonito che “un’eventuale Grexit avrebbe conseguenze non solo sull’economia, ma anche sull’essenza stessa dell’Unione europea, con una serie di riflessi politici e geopolitici”.
In generale comunque l’esecutivo greco, sia per rassicurare la popolazione sia per motivi strategici, continua a ostentare ottimismo. Sakellaridis, secondo l’agenzia Bloomberg, ha detto che la Grecia “vuole un accordo entro domenica” e sta facendo del suo meglio per evitare un default, mentre le dichiarazioni che arrivano dai creditori internazionali che “non condividono l’ottimismo” sono dei tentativi di “pressioni sul lato greco per ottenere più concessioni”.
Varoufakis però, parlando in Parlamento, non ha abbandonato la linea dura: ha ribadito che l’esecutivo vuole “la ristrutturazione del debito” (la sua proposta, fin dall’inizio, è che i prestiti bilaterali e multilaterali siano sostituti con obbligazioni da pagare solo in caso di andamento positivo del Pil) e definito “asfissiante” la pressione dei creditori sulla revisione dell’Iva.
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Re: G R E C I A
La vox populi
steprazin • alcuni secondi fa
Dai, su, levategliele proprio le pensioni ai greci. Eliminatele. Che non se ne parli più. Prima di ogni altra cosa è importante salvaguardare le plusvalenze di questi ricchi epuloni, i loro sacri traffici, la Jaguar per se stessi e le Ferrari per i propri figli e parenti.
Dai su, fatela finita greci insolventi. Hanno ancora il diamante di fidanzamento da comprare, il jet, la villa nuova, sempre più grande, grande. Cosa volete che sia il bisogno di mangiare dei greci rispetto ai loro vizi, al loro sciupio vistoso, ai loro lussi...
Che favola di mondo si sono costruiti e che sistema si sono organizzati alle nostre spalle.
Non ho voglia di arrabbiarmi, ma sono nero lo stesso
Buona serata
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salgaris • 5 minuti fa
Il governo ostenta ottimismo, i suoi concittadini molto meno, infatti ogni giorno che passa continuano a prelevare soldi dalle banche.
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Forzaecoraggio • 6 minuti fa
Così, passato lo shock iniziale, con il conseguente abbassamento, poi l`euro aumenta di valore avendo nell`eurozona una economia debole in meno?
E la zia Angelina è d`accordo?
Ma al FMI che gliene importa?
E all` America, che gliene cale?
Con cordialità.
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steprazin • alcuni secondi fa
Dai, su, levategliele proprio le pensioni ai greci. Eliminatele. Che non se ne parli più. Prima di ogni altra cosa è importante salvaguardare le plusvalenze di questi ricchi epuloni, i loro sacri traffici, la Jaguar per se stessi e le Ferrari per i propri figli e parenti.
Dai su, fatela finita greci insolventi. Hanno ancora il diamante di fidanzamento da comprare, il jet, la villa nuova, sempre più grande, grande. Cosa volete che sia il bisogno di mangiare dei greci rispetto ai loro vizi, al loro sciupio vistoso, ai loro lussi...
Che favola di mondo si sono costruiti e che sistema si sono organizzati alle nostre spalle.
Non ho voglia di arrabbiarmi, ma sono nero lo stesso
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salgaris • 5 minuti fa
Il governo ostenta ottimismo, i suoi concittadini molto meno, infatti ogni giorno che passa continuano a prelevare soldi dalle banche.
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Forzaecoraggio • 6 minuti fa
Così, passato lo shock iniziale, con il conseguente abbassamento, poi l`euro aumenta di valore avendo nell`eurozona una economia debole in meno?
E la zia Angelina è d`accordo?
Ma al FMI che gliene importa?
E all` America, che gliene cale?
Con cordialità.
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Re: G R E C I A
Mauritius • alcuni secondi fa
l'Euro è stato concepito per arricchire alcuni Stati del Nord Europa ed in particolare la Germania contro gli Stati del sud Europa....lo dicono decine di economisti ed analisti
via dall'euro subito tutti.... Italia, Francia, Spagna, e anche coloro che vengono trattati come colonie (Irlanda e altri)..... questa Europa della finanza non ha motivo di esistere se non per arricchire i già ricchi a discapito degli altri
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Alieno Giallorosso • 11 minuti fa
La Lagarde ha tutta l'aria della signorina Rottermaier di Heidi. Antipatica, cattiva, ti viene voglia di prenderla per il collo e sbatterla contro il muro. Chi mai parteggiava per lei contro la piccola e indifesa Heidi ?
Bene, vogliamo prendercela ancora contro la piccola Grecia ? Soldi non ne hanno, a stento pagano gli stipendi...altro che pagare le rate al Fondo Monetario degli usurai legalizzati.
E la signorina Rottermeier parla cosi perchè si diverte a far ballare i greci sui carboni ardenti. Adesso inizieranno le speculazioni sui mercati internazionali. Fondi di investimento pieni zeppi di risorse finanziarie a prendersela contro i cugini dei greci, cioè noi, gli spagnoli e qualche altro sventurato.
La Rottermeier dopo il sangue greco vuole quello nostro ? Ancora non l'avete capito ?
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l'Euro è stato concepito per arricchire alcuni Stati del Nord Europa ed in particolare la Germania contro gli Stati del sud Europa....lo dicono decine di economisti ed analisti
via dall'euro subito tutti.... Italia, Francia, Spagna, e anche coloro che vengono trattati come colonie (Irlanda e altri)..... questa Europa della finanza non ha motivo di esistere se non per arricchire i già ricchi a discapito degli altri
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Alieno Giallorosso • 11 minuti fa
La Lagarde ha tutta l'aria della signorina Rottermaier di Heidi. Antipatica, cattiva, ti viene voglia di prenderla per il collo e sbatterla contro il muro. Chi mai parteggiava per lei contro la piccola e indifesa Heidi ?
Bene, vogliamo prendercela ancora contro la piccola Grecia ? Soldi non ne hanno, a stento pagano gli stipendi...altro che pagare le rate al Fondo Monetario degli usurai legalizzati.
E la signorina Rottermeier parla cosi perchè si diverte a far ballare i greci sui carboni ardenti. Adesso inizieranno le speculazioni sui mercati internazionali. Fondi di investimento pieni zeppi di risorse finanziarie a prendersela contro i cugini dei greci, cioè noi, gli spagnoli e qualche altro sventurato.
La Rottermeier dopo il sangue greco vuole quello nostro ? Ancora non l'avete capito ?
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- Iscritto il: 18/03/2012, 10:43
Re: G R E C I A
Ma Tsipras non ha detto a quelli dell'Europa che voleva fare una manovra dove pagano le classi che veramente hanno fatto arrivare il debito a quei livelli? Non se ne sta parlando, pare che le uniche riforme debbano essere quelle che propone l'Europa, che non si esprime per nulla sul piano alternativo, che a questo punto non so neanche se è stato proposto con decisione.
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: G R E C I A
cielo 70 ha scritto:Ma Tsipras non ha detto a quelli dell'Europa che voleva fare una manovra dove pagano le classi che veramente hanno fatto arrivare il debito a quei livelli? Non se ne sta parlando, pare che le uniche riforme debbano essere quelle che propone l'Europa, che non si esprime per nulla sul piano alternativo, che a questo punto non so neanche se è stato proposto con decisione.
Bisogna appurare perché non si è voluto salvare la Grecia quando era più facile.
Invece qualcuno ha scelto di mandare la Troika, che qualche anno dopo in documenti riservati ha ammesso di aver sbagliato.
^^^^^^^^
Finanza e Mercati In primo piano
A inizio 2010 la Grecia poteva essere salvata con (solo) 167 miliardi
di Fabio Pavesi
06 gennaio 2012
Banche contro Stati, salvataggi a due velocità
Cento miliardi di euro. Forse qualcosa in più. Erano i soldi che servivano, a inizio 2010, per stoppare sul nascere la spirale perversa della crisi greca.
Un intervento, certo imponente, ma decisivo per evitare l'avvitamento su sè stessa della crisi ellenica e il suo dirompente effetto-contagio sull'intera stabilità dell'area dell'euro.
Da dove spuntano quei 100 miliardi e per fare cosa?
Quell'iniezione di denaro in un colpo solo avrebbe riportato il livello del debito greco alla soglia assai meno inquietante del 100% sul Pil.
Con altri 23 miliardi si poteva colmare il deficit di bilancio del 2010 di Atene.
E con un ulteriore soccorso di 44 miliardi si sarebbe portato il livello del debito sul prodotto interno al livello attuale della Germania, intorno all'80 per cento.
Con 167 miliardi si mandavano in soffitta per qualche anno i guai greci. Oggi, due anni dopo, la Grecia viaggia con un debito al 164% del Pil, una recessione profonda e un passivo di bilancio al 9%. Si è perso tempo e l'influenza è diventata polmonite. Non solo per la Grecia, ma per tutti i paesi deboli dell'euro.
Ma si poteva intervenire in modo draconiano o è pura fantasia?
Difficile dirlo con il senno di poi. Del resto chi obbligava l'Europa con la sua moneta unica, ma senza un Governo unico a soccorrere un paese inaffidabile e che il debito se l'era tutto costruito da solo?
Quel debito non potevano certo sanarlo nè i tedeschi nè tanto meno finlandesi o francesi. Sarebbe stata una bestemmia. E così si è andati avanti prendendo tempo, traccheggiando, centellinando gli aiuti in piccole tranche.
Morale: la crisi è degenerata e ha prestato il fianco al più grande attacco finanziario all'Europa da parte di capitali in cerca di occasioni di guadagno.
Prima il ventre molle ellenico, poi la Spagna e l'Italia. Con gli spread impazziti come non mai nel 2011 e le borse di tutta Europa che hanno vissuto l'anno scorso il loro annus horribilis.
Con la crisi greca fuori controllo, ecco l'attacco all'Italia e perchè no anche alla Francia. Con i capitali Usa, fondi monetari in testa con i loro 700 miliardi di dollari, a fuggire dall'Europa continentale. Giù i prezzi dei bond pubblici, giù le borse.
Si poteva intervenire già nel 2010 anche sull'Italia, garantendo con 300 miliardi l'obiettivo di portare il debito/Pil al 100% e con 560 miliardi a livello tedesco. Non si è fatto per la Grecia figuriamoci per l'Italia.
DOCUMENTI
Il confronto sugli aiuti
Il costo dell'inazione
Il non aver agito per tempo, l'inazione o meglio l'inanità dei governi europei e l'assenza di un prestatore di ultima istanza come la Fed americana ha avuto così un costo salatissimo. Per i greci, ma in realtà per l'intera Europa, Germania inclusa. Nel solo 2011 la ricchezza finanziaria bruciata sull'altare di una crisi lasciata incancrenire è pesante. Le borse dell'area euro hanno perso la bellezza di 520 miliardi di euro. Di questi ben 200 miliardi hanno riguardato le borse di Francia e Germania.
Ma non solo le borse hanno punito l'Europa zoppa della moneta unica senza Governo federale. Il parco bond della Repubblica italiana ha perso in media in conto capitale circa 160 miliardi di euro nell'apice della crisi degli ultimi mesi del 2011. I bond greci sul mercato segnano perdite per 135 miliardi e 36 miliardi i bond portoghesi.
Il conto sarà anche approssimativo ma siamo tra Borse e obbligazioni nell'ordine degli 850 miliardi di ricchezza finanziaria andata in fumo. Pagata dai risparmiatori europei. Poi va aggiunto il costo di mutui, prestiti alle imprese rincarati sull'onda degli spread impazziti. Si arriva facilmente ai mille miliardi.
L'interventismo anglosassone
Eppure la crisi dell'euro non nasce in Europa. Il prologo è tutto americano. La crisi tutta privata è partita da Wall Street.
La turbo-finanza, fatta di mutui subprime e titoli tossici, dal crack Lehman in poi ha visto implodere il sistema bancario anglosassone. Cosa è avvenuto lì? I Governi Usa e britannico, la Fed e la Banca d'Inghilterra hanno messo in campo le contromisure: l'aiuto diretto e indiretto per salvare l'intero sistema bancario dei due paesi è stato, secondo i dati Mediobanca, di 2.800 miliardi di dollari (2.200 miliardi di euro) per Wall Street e di oltre 1.200 miliardi di euro per Londra e Dublino. Uno sforzo immenso. Ma che ha permesso a distanza di tre anni di schivare la crisi strisciante che invece ha avviluppato l'Europa della moneta unica.
Lo si è fatto perchè lì non dovevano accordarsi 17 capi di Stato e le due banche centrali hanno inondato il sistema di liquidità. Ha avuto un prezzo: il debito a salire in condizioni oggi peggiori dell'eurozona e con un deficit di bilancio allargato al 9-10 per cento del Pil contro il 4 per cento dell'area euro.
Tutto ovviamente ha un costo che da privato è diventato pubblico. Ma è solo la gabbia stretta dell'Europa, zoppa di guida politica, che finisce per trasformare l'influenza in polmonite.
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AaQjJEbE
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Re: G R E C I A
Grecia, ricomincia la corsa ai bancomat. Ritirati 300 milioni in un giorno
Il timore di tasse sui prelievi e controlli sui movimenti di capitali ha fatto scattare un'ondata di ritiri di contante. Secondo un sondaggio della Confederazione generale del lavoro e dell’Associazione consumatori, la metà dei greci con un lavoro dipendente deve attingere ai risparmi per sopravvivere
di F. Q. | 27 maggio 2015
Trecento milioni di euro ritirati in un solo giorno. E’ il bilancio del martedì nero della Grecia, quello in cui il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis ha ipotizzato l’introduzione di una tassa sui prelievi ai bancomat per contrastare l’evasione e recuperare risorse, visto che le casse dello Stato sono vuote in attesa di un accordo con i creditori. Nonostante l’ottimismo ostentato dal premier Tsipras, l’assalto agli sportelli è ricominciato come nei giorni precedenti la vittoria elettorale di Syriza, lo scorso gennaio. La gente comune teme che l’esecutivo voglia imporre controlli sui movimenti dei capitali, come accaduto a Cipro nella primavera 2013, e si muove di conseguenza, anticipando i prelievi. A rendere più pesante il clima, le dichiarazioni di vari esponenti del governo sull’impossibilità per il Paese di ripagare le prossime rate di rimborso del debito. Parole che, seppur subito ritrattate, hanno fatto temere il default, l’uscita dall’euro e il ritorno alla vecchia dracma, che si svaluterebbe subito fortemente.
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Soltanto nella giornata di martedì i prelievi sono stati pari al triplo di quanto uscito dai forzieri delle banche nei giorni precedenti. Un’emorragia che si spera si fermi dopo i messaggi positivi diffusi dal governo. Che però valgono poco di fronte alla situazione economica della maggior parte dei greci, che continua ad aggravarsi. Da uno studio condotto dall’Istituto del lavoro della Confederazione generale del lavoro greco (Gsee, il maggiore sindacato ellenico) e dall’Associazione Consumatori (Eeke), è emerso che a causa della riduzione dei redditi provocata dalla crisi la metà delle persone con un lavoro dipendente deve attingere ai risparmi per sopravvivere. Il 47% degli intervistati ha ammesso che negli ultimi mesi ha dovuto ricorrere a quanto messo da parte per far fronte alle proprie necessità, mentre il 16% è stato costretto a chiedere prestiti. In più la chiusura di 5.341 imprese nei primi tre mesi dell’anno contribuirà a far salire il tasso di disoccupazione, che a febbraio scorso era sceso al 25,4% rispetto al 25,6% del mese prima. Quello dei giovani tra i 15 e i 29 anni è stimato al 48,49%.
Arrivare alla fine del mese è sempre più difficile, complice l’aumento del costo della vita: in base ai dati diffusi dall’Eurostat le famiglie greche, a fronte di un calo del prezzo del gas del 10,1%, hanno dovuto fare i conti con un aumento della bolletta dell’elettricità pari al 5,2%. In termini di aspettative per il trimestre in corso, i partecipanti al sondaggio hanno risposto che le cose non potranno andare molto peggio: tre su quattro (il 75%) hanno affermato che a loro parere i redditi resteranno stabili ma per il 16% gli stipendi diminuiranno ancora. Un esiguo 9% di ottimisti si è invece detto convinto che il proprio reddito aumenterà.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05 ... o/1725198/
Il timore di tasse sui prelievi e controlli sui movimenti di capitali ha fatto scattare un'ondata di ritiri di contante. Secondo un sondaggio della Confederazione generale del lavoro e dell’Associazione consumatori, la metà dei greci con un lavoro dipendente deve attingere ai risparmi per sopravvivere
di F. Q. | 27 maggio 2015
Trecento milioni di euro ritirati in un solo giorno. E’ il bilancio del martedì nero della Grecia, quello in cui il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis ha ipotizzato l’introduzione di una tassa sui prelievi ai bancomat per contrastare l’evasione e recuperare risorse, visto che le casse dello Stato sono vuote in attesa di un accordo con i creditori. Nonostante l’ottimismo ostentato dal premier Tsipras, l’assalto agli sportelli è ricominciato come nei giorni precedenti la vittoria elettorale di Syriza, lo scorso gennaio. La gente comune teme che l’esecutivo voglia imporre controlli sui movimenti dei capitali, come accaduto a Cipro nella primavera 2013, e si muove di conseguenza, anticipando i prelievi. A rendere più pesante il clima, le dichiarazioni di vari esponenti del governo sull’impossibilità per il Paese di ripagare le prossime rate di rimborso del debito. Parole che, seppur subito ritrattate, hanno fatto temere il default, l’uscita dall’euro e il ritorno alla vecchia dracma, che si svaluterebbe subito fortemente.
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Soltanto nella giornata di martedì i prelievi sono stati pari al triplo di quanto uscito dai forzieri delle banche nei giorni precedenti. Un’emorragia che si spera si fermi dopo i messaggi positivi diffusi dal governo. Che però valgono poco di fronte alla situazione economica della maggior parte dei greci, che continua ad aggravarsi. Da uno studio condotto dall’Istituto del lavoro della Confederazione generale del lavoro greco (Gsee, il maggiore sindacato ellenico) e dall’Associazione Consumatori (Eeke), è emerso che a causa della riduzione dei redditi provocata dalla crisi la metà delle persone con un lavoro dipendente deve attingere ai risparmi per sopravvivere. Il 47% degli intervistati ha ammesso che negli ultimi mesi ha dovuto ricorrere a quanto messo da parte per far fronte alle proprie necessità, mentre il 16% è stato costretto a chiedere prestiti. In più la chiusura di 5.341 imprese nei primi tre mesi dell’anno contribuirà a far salire il tasso di disoccupazione, che a febbraio scorso era sceso al 25,4% rispetto al 25,6% del mese prima. Quello dei giovani tra i 15 e i 29 anni è stimato al 48,49%.
Arrivare alla fine del mese è sempre più difficile, complice l’aumento del costo della vita: in base ai dati diffusi dall’Eurostat le famiglie greche, a fronte di un calo del prezzo del gas del 10,1%, hanno dovuto fare i conti con un aumento della bolletta dell’elettricità pari al 5,2%. In termini di aspettative per il trimestre in corso, i partecipanti al sondaggio hanno risposto che le cose non potranno andare molto peggio: tre su quattro (il 75%) hanno affermato che a loro parere i redditi resteranno stabili ma per il 16% gli stipendi diminuiranno ancora. Un esiguo 9% di ottimisti si è invece detto convinto che il proprio reddito aumenterà.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05 ... o/1725198/
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Re: G R E C I A
ECONOMIA OCCULTA
Grexit e Brexit, le due anime contrapposte che rifiutano l’Europa
Economia Occulta
di Loretta Napoleoni | 31 maggio 2015 COMMENTI (130)
Il Grexit, l’uscita della Grecia dall’euro, ed il Brexit, la rinuncia della Gran Bretagna a far parte dell’Unione Europea, simboleggiano le due anime, profondamente dicotomiche, del sogno europeista. Tutti gli altri Stati membri oscillano al loro interno, come un pendolo. Nei prossimi due anni entrambe potrebbero frantumarsi, un’implosione che danneggerebbe tutta la costruzione europeista e, chissà, forse questa catastrofe potrebbe anche dar vita ad una versione più realista dell’Unione europea e meno contraddittoria di quella attuale.
La tragedia del Grexit ormai è come una telenovela tormentone che tutti continuano a vedere per scoprire come andrà a finire ma che non finisce mai. I problemi reali che la costituiscono sono tanti, dalla follia del settore bancario europeo antecedente al crollo di Lehman Brothers – che ha elargito denaro a iosa ad una nazione la cui maggiore componente del Pil erano gli aiuti economici dell’Unione Europea -, fino alla follia della Troika, la cui formula lacrime e sangue ha fatto contrarre l’economia greca del 25 per cento nel giro di un paio d’anni. Neppure la dilagante povertà della gente, i suicidi dei pensionati, la carenza di medicine e così via ormai generano compassione nell’europeo medio, in fondo l’attuale tragedia greca, come quelle antiche messe in scena durante il suo glorioso passato, si metabolizzano velocemente perché sono manifestazioni, seppur aberranti, della natura umana.
Ma il Grexit è un fenomeno a parte, che non ha nulla a che fare con la psicologia umana, piuttosto rappresenta una ribellione, no, ormai è meglio definirlo una denuncia nei confronti delle promesse europeiste. Ai greci sembra aver pagato abbastanza, e forse hanno ragione; il governo sostiene che continuare ad alzare le tasse ed a tagliare la spesa pubblica sarà controproducente come lo è stato fino ad ora, e molto probabilmente anche ciò è vero allora perché perseverare su questa strada che rischia l’implosione?
L’attuale minaccia del Grexit mette anche a fuoco le contraddizioni del piano di salvataggio europeo. Il settore privato ha già, nel lontano 2011 e 2012. abbonato ai greci più del 75 per cento del debito, rimane però quello nei confronti delle istituzioni sovranazionali: Fondo monetario, Banca centrale europea ecc. Un grafico interessantissimo del Wall Street Journal mostra tutta la gamma dei creditori e ciò che è loro dovuto da qui al 2010. Di gran lunga il più grosso creditore della Grecia è l’Unione europea attraverso le sue istituzioni.
Il discorso di Atene è semplice: per evitare che la Grecia sia costretta ad abbandonare l’euro bisogna fare un balzo in avanti nel processo di integrazione. Che questo si concretizzi con gli eurobond o con la garanzia di Bruxelles per rinegoziare e tagliare una buona fetta di debito ha poca importanza, purché la costruzione europea di cui Atene fa parte a tutti gli effetti manifesti un impegno fiscale e finanziario per salvare la Grecia. Basta la volontà di farlo. Ed infatti simbolicamente questa decisione rafforzerebbe l’idea che prima o poi il vecchio continente diverrà una sola nazione, senza parlare dell’effetto positivo che avrebbe sui mercati la certezza che l’Unione è sempre più coesa.
Discorso diametralmente opposto ci arriva dalla Gran Bretagna, la minaccia del Brexit non solo proviene dal rifiuto della filosofia europeista, ma pretende una revisione del concetto di coesione, principalmente in termini fiscali e finanziari. Londra non ha intenzione di ascoltare Bruxelles su come gestire la propria politica interna o estera, ma soprattutto non ha intenzione di finanziare la follia pre-crisi delle banche europee o quella dei governi dei Piigs che si sono indebitati eccessivamente.
Così mentre Atene chiede più unione Londra ne chiede molta di meno. Un tiro alla fune che con molta probabilità nessuno vincerà, è infatti probabile che la corda si rompa ed entrambe le squadre si ritrovino a terra.
Riflettiamo su come sia possibile che queste due nazioni facciano parte della stessa Unione europea, che tutte e due siano strumentali al raggiungimento di accordi di maggioranza assoluta in sede di Commissione e di Consiglio d’Europa. Se la visione dell’Europa che hanno è diametralmente opposta allora il compromesso necessario per ottenere il loro appoggio finirà per svuotare dei contenuti veri qualsiasi proposta. In altre parole, la macchina infernale europea non funziona perché il meccanismo di base al suo interno fa sempre cilecca.
Forse, perché prevedere il futuro è impossibile non solo per gli economisti ma anche per i chiromanti, perdendo queste due anime l’Europa ne troverà una terza con la quale poter riformulare meglio il sogno europeista.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05 ... a/1734329/
Grexit e Brexit, le due anime contrapposte che rifiutano l’Europa
Economia Occulta
di Loretta Napoleoni | 31 maggio 2015 COMMENTI (130)
Il Grexit, l’uscita della Grecia dall’euro, ed il Brexit, la rinuncia della Gran Bretagna a far parte dell’Unione Europea, simboleggiano le due anime, profondamente dicotomiche, del sogno europeista. Tutti gli altri Stati membri oscillano al loro interno, come un pendolo. Nei prossimi due anni entrambe potrebbero frantumarsi, un’implosione che danneggerebbe tutta la costruzione europeista e, chissà, forse questa catastrofe potrebbe anche dar vita ad una versione più realista dell’Unione europea e meno contraddittoria di quella attuale.
La tragedia del Grexit ormai è come una telenovela tormentone che tutti continuano a vedere per scoprire come andrà a finire ma che non finisce mai. I problemi reali che la costituiscono sono tanti, dalla follia del settore bancario europeo antecedente al crollo di Lehman Brothers – che ha elargito denaro a iosa ad una nazione la cui maggiore componente del Pil erano gli aiuti economici dell’Unione Europea -, fino alla follia della Troika, la cui formula lacrime e sangue ha fatto contrarre l’economia greca del 25 per cento nel giro di un paio d’anni. Neppure la dilagante povertà della gente, i suicidi dei pensionati, la carenza di medicine e così via ormai generano compassione nell’europeo medio, in fondo l’attuale tragedia greca, come quelle antiche messe in scena durante il suo glorioso passato, si metabolizzano velocemente perché sono manifestazioni, seppur aberranti, della natura umana.
Ma il Grexit è un fenomeno a parte, che non ha nulla a che fare con la psicologia umana, piuttosto rappresenta una ribellione, no, ormai è meglio definirlo una denuncia nei confronti delle promesse europeiste. Ai greci sembra aver pagato abbastanza, e forse hanno ragione; il governo sostiene che continuare ad alzare le tasse ed a tagliare la spesa pubblica sarà controproducente come lo è stato fino ad ora, e molto probabilmente anche ciò è vero allora perché perseverare su questa strada che rischia l’implosione?
L’attuale minaccia del Grexit mette anche a fuoco le contraddizioni del piano di salvataggio europeo. Il settore privato ha già, nel lontano 2011 e 2012. abbonato ai greci più del 75 per cento del debito, rimane però quello nei confronti delle istituzioni sovranazionali: Fondo monetario, Banca centrale europea ecc. Un grafico interessantissimo del Wall Street Journal mostra tutta la gamma dei creditori e ciò che è loro dovuto da qui al 2010. Di gran lunga il più grosso creditore della Grecia è l’Unione europea attraverso le sue istituzioni.
Il discorso di Atene è semplice: per evitare che la Grecia sia costretta ad abbandonare l’euro bisogna fare un balzo in avanti nel processo di integrazione. Che questo si concretizzi con gli eurobond o con la garanzia di Bruxelles per rinegoziare e tagliare una buona fetta di debito ha poca importanza, purché la costruzione europea di cui Atene fa parte a tutti gli effetti manifesti un impegno fiscale e finanziario per salvare la Grecia. Basta la volontà di farlo. Ed infatti simbolicamente questa decisione rafforzerebbe l’idea che prima o poi il vecchio continente diverrà una sola nazione, senza parlare dell’effetto positivo che avrebbe sui mercati la certezza che l’Unione è sempre più coesa.
Discorso diametralmente opposto ci arriva dalla Gran Bretagna, la minaccia del Brexit non solo proviene dal rifiuto della filosofia europeista, ma pretende una revisione del concetto di coesione, principalmente in termini fiscali e finanziari. Londra non ha intenzione di ascoltare Bruxelles su come gestire la propria politica interna o estera, ma soprattutto non ha intenzione di finanziare la follia pre-crisi delle banche europee o quella dei governi dei Piigs che si sono indebitati eccessivamente.
Così mentre Atene chiede più unione Londra ne chiede molta di meno. Un tiro alla fune che con molta probabilità nessuno vincerà, è infatti probabile che la corda si rompa ed entrambe le squadre si ritrovino a terra.
Riflettiamo su come sia possibile che queste due nazioni facciano parte della stessa Unione europea, che tutte e due siano strumentali al raggiungimento di accordi di maggioranza assoluta in sede di Commissione e di Consiglio d’Europa. Se la visione dell’Europa che hanno è diametralmente opposta allora il compromesso necessario per ottenere il loro appoggio finirà per svuotare dei contenuti veri qualsiasi proposta. In altre parole, la macchina infernale europea non funziona perché il meccanismo di base al suo interno fa sempre cilecca.
Forse, perché prevedere il futuro è impossibile non solo per gli economisti ma anche per i chiromanti, perdendo queste due anime l’Europa ne troverà una terza con la quale poter riformulare meglio il sogno europeista.
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Re: G R E C I A
Grecia, Tsipras: “Serve una soluzione definitiva sul debito”
Zonaeuro
Il premier ellenico: "La proposta di accordo del presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker non è realistica. I greci non vogliono che il governo ceda a ricatti"
di F. Q. | 5 giugno 2015
Il governo greco vuole una soluzione definitiva al problema del debito ellenico che metta fine allo scenario di Grexit. Lo ha detto il premier Alexis Tsipras in Parlamento, aggiungendo che i greci non vogliono che l’esecutivo ceda a ricatti. “La proposta di accordo presentata dal presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker è stata una brutta sorpresa – ha spiegato Tsipras – spero che i creditori ritirino la loro proposta perché non è realistica. Nella trattativa ci sono ancora distanze tra Grecia e creditori, ma siamo molto vicini a un accordo”. E ancora: “Questi sono temi che non riguardano la sola Grecia, ma anche l’intera Eurozona e il suo futuro”.
Il premier ellenico ha anche detto che il governo intende presentare una proposta definitiva sulla riforma del mercato del lavoro. Secondo le sue previsioni, la Grecia è all’ultima fase del negoziato con i creditori. “La decisione di ieri di trasferire i pagamenti all’Fmi alla fine del mese – sostiene Tsipras – dimostra che nessuno vuole la rottura”. Il primo ministro ha quindi elencato i sei punti della strategia del governo: 1) riduzione del surplus primario 2) ristrutturazione del debito 3) protezione di stipendi e pensioni 4) redistribuzione del reddito a favore della maggioranza della società 5) ripristino della contrattazione collettiva 6) un programma di investimenti.
Secondo un sondaggio della compagnia Metron, pubblicato venerdì, il 47% della popolazione greca vuole che il primo ministro accetti l’accordo per liquidità in cambio di riforme presentata dai creditori internazionali, mentre il 35% crede che il premier dovrebbe respingere la proposta. “Difenderemo fino in fondo il diritto della nostra gente a vivere con dignità. E’ venuto il momento che ciascuno, inclusa l’opposizione, si comporti con responsabilità: vi esorto a sostenere i nostri sforzi”, ha concluso Tsipras con un chiaro riferimento alla fronda interna ed esterna che nei giorni scorsi ha ventilato più volte le urne.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06 ... o/1751967/
Zonaeuro
Il premier ellenico: "La proposta di accordo del presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker non è realistica. I greci non vogliono che il governo ceda a ricatti"
di F. Q. | 5 giugno 2015
Il governo greco vuole una soluzione definitiva al problema del debito ellenico che metta fine allo scenario di Grexit. Lo ha detto il premier Alexis Tsipras in Parlamento, aggiungendo che i greci non vogliono che l’esecutivo ceda a ricatti. “La proposta di accordo presentata dal presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker è stata una brutta sorpresa – ha spiegato Tsipras – spero che i creditori ritirino la loro proposta perché non è realistica. Nella trattativa ci sono ancora distanze tra Grecia e creditori, ma siamo molto vicini a un accordo”. E ancora: “Questi sono temi che non riguardano la sola Grecia, ma anche l’intera Eurozona e il suo futuro”.
Il premier ellenico ha anche detto che il governo intende presentare una proposta definitiva sulla riforma del mercato del lavoro. Secondo le sue previsioni, la Grecia è all’ultima fase del negoziato con i creditori. “La decisione di ieri di trasferire i pagamenti all’Fmi alla fine del mese – sostiene Tsipras – dimostra che nessuno vuole la rottura”. Il primo ministro ha quindi elencato i sei punti della strategia del governo: 1) riduzione del surplus primario 2) ristrutturazione del debito 3) protezione di stipendi e pensioni 4) redistribuzione del reddito a favore della maggioranza della società 5) ripristino della contrattazione collettiva 6) un programma di investimenti.
Secondo un sondaggio della compagnia Metron, pubblicato venerdì, il 47% della popolazione greca vuole che il primo ministro accetti l’accordo per liquidità in cambio di riforme presentata dai creditori internazionali, mentre il 35% crede che il premier dovrebbe respingere la proposta. “Difenderemo fino in fondo il diritto della nostra gente a vivere con dignità. E’ venuto il momento che ciascuno, inclusa l’opposizione, si comporti con responsabilità: vi esorto a sostenere i nostri sforzi”, ha concluso Tsipras con un chiaro riferimento alla fronda interna ed esterna che nei giorni scorsi ha ventilato più volte le urne.
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Re: G R E C I A
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IL MONDO IN UN CLICK
Ore contate per Tsipras e la Grecia
Senza accordo la Troika li abbandonerà
Il premier greco è solo contro tutti. Il Fondo Monetario internazionale gli ha voltato le spalle, l'Unione europea non ha più pazienza, l'eurozona è a rischio. L'unico dialogo possibile sembra essere con la Merkel, che deve però fare i conti con gli interessi delle banche e della finanza tedesca
DI LUCA STEINMANN
12 giugno 2015
“E' tempo di decidere” hanno intimato i creditori ad Atene. In una serie di incontri a Bruxelles i plenipotenziari del Fondo Monetario Internazionale hanno detto a Tsipras che il suo governo deve prendere una rapida decisione: quella tra l'accettazione delle riforme economiche proposte e la bancarotta. Secondo gli analisti europei, qualora si optasse per la seconda opzione, allo Stato greco resterebbero ancora dodici mesi di vita. Ciò nonostante le due parti non sono riuscite ad accordarsi. Restano ancora troppe divergenze sul piano dei finanziamenti e sulla scelta di un programma di riforme per la crescita che renda a il debito sostenibile e rimborsabile ( Financial Times ).
Tensione tra Grecia e Fondo Monetario Internazionale
Momenti di tensione non sono mancati, tanto che, alla fine, i rappresentanti del Fondo Monetario Internazionale hanno abbandonato Bruxelles in segno di protesta contro l'ostinazione dei greci a non accettare le loro direttive. Rientrati a Washington i portavoce del Fondo hanno spiegato in una inusuale conferenza stampa che “non c'era motivo di rimanere in Europa, perché siamo più lontani che mai da un accordo perché permangono enormi differenze di vedute in tutte le aree chiave” ( Wall Street Journal ).
Eurozona in crisi
In caso di mancato accordo l'Unione europa si troverebbe in grande difficoltà, perché non avrebbe abbastanza tempo per approvare l'accesso ai fondi di salvataggio prima della scadenza dei termini per il pagamento del debito al Fmi (1,5 miliardi di euro entro il 30 giugno) e ai possessori di bond (3,5 miliardi entro il 20 luglio). Bruxelles ha bisogno di giungere a una soluzione al massimo entro il 17 giugno, altrimenti non riuscirebbe a sua volta a rispettare le proprie scadenze internazionali ( Financial Times ).
Anche l'Unione Europea abbandona la diplomazia
“A questo punto il governo greco deve essere più realistico” ha detto il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, la cui posizione è totalmente allineata a quella del Fondo Monetario Internazionale. Tusk ha incontrato di persona Tsipras e non ha usato mezze parole: “Non c'è più posto per il gioco d'azzardo. Non c'è più tempo per il gioco d'azzardo. E' giunta l'ora che una delle due parti accetti il Game Over” ( Reuters ). Mercoledì il presidente greco si era anche incontrato con quello della Commissione europea Jean-Claude Juncker. I due avrebbero dovuto rivedersi anche giovedì, cosa che però non è avvenuta date le loro posizioni antitetiche. ( Financial Times ).
Il fantasma dell'uscita dall'euro
Il faccia a faccia tra Troika e Tsipras potrebbe portare al fallimento dello Stato greco. In tal caso si potrebbe concretizzare la fuoriuscita della Grecia dall'euro. Secondo il Presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi la Grexit metterebbe in scacco l'intera tenuta del mercato unico europeo, perché creerebbe un precedente pericoloso che potrebbe indurre altri paesi a seguirne l'esempio. A volere essere ricordata come la salvatrice dell'euro e dell'Europa è Angela Merkel, l'unica sul fronte comunitario ad avere adottato posizioni di apertura verso Atene per scongiurarne la fuoriuscita. La Cancelliera tedesca non è però stata esentata da taglienti critiche né dai suoi partner europei, né dai membri del suo stesso governo. Permangono infatti grandi differenze tra le sue vedute e quelle del suo Ministro delle finanze Wolfgang Schäuble. Se per la Merkel l'obiettivo è di tipo politico (ovvero mantenere la Grecia all'interno dell'Unione) Schäuble ha espresso posizione favorevole alla Grexit, su consiglio di Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, che ha detto che “la Grecia non ha più tempo”, aggiungendo che il rischio di insolvenza aumenta giorno per giorno e che per evitare che ciò avvenga è meglio lasciare che gli ellenici vadano per la propria strada ( Financial Times ).
Anche il Bilderberg si occupa della Grecia
Data l'apparente rottura tra greci ed europeisti sarò il gruppo Bilderberg a cercare di trovare una soluzione. L'incontro annuale, iniziato giovedì 11 giugno a Telfs-Buchen (Austria) e che si prolungherà fino a domenica 14, si sta occupando di strategia europea, globalizzazione, Grecia e economia ( The Guardian ). Molto più numerosi i partecipanti appartenenti al mondo economico-finanziario rispetto a quello della politica. A rappresentare l'Italia vi sono l’ex primo ministro Mario Monti, la giornalista Lilli Gruber, il banchiere Franco Bernabé, gli industriali John Elkann e Gianfelice Rocca ( Wired ).
http://espresso.repubblica.it/internazi ... =HEF_RULLO
IL MONDO IN UN CLICK
Ore contate per Tsipras e la Grecia
Senza accordo la Troika li abbandonerà
Il premier greco è solo contro tutti. Il Fondo Monetario internazionale gli ha voltato le spalle, l'Unione europea non ha più pazienza, l'eurozona è a rischio. L'unico dialogo possibile sembra essere con la Merkel, che deve però fare i conti con gli interessi delle banche e della finanza tedesca
DI LUCA STEINMANN
12 giugno 2015
“E' tempo di decidere” hanno intimato i creditori ad Atene. In una serie di incontri a Bruxelles i plenipotenziari del Fondo Monetario Internazionale hanno detto a Tsipras che il suo governo deve prendere una rapida decisione: quella tra l'accettazione delle riforme economiche proposte e la bancarotta. Secondo gli analisti europei, qualora si optasse per la seconda opzione, allo Stato greco resterebbero ancora dodici mesi di vita. Ciò nonostante le due parti non sono riuscite ad accordarsi. Restano ancora troppe divergenze sul piano dei finanziamenti e sulla scelta di un programma di riforme per la crescita che renda a il debito sostenibile e rimborsabile ( Financial Times ).
Tensione tra Grecia e Fondo Monetario Internazionale
Momenti di tensione non sono mancati, tanto che, alla fine, i rappresentanti del Fondo Monetario Internazionale hanno abbandonato Bruxelles in segno di protesta contro l'ostinazione dei greci a non accettare le loro direttive. Rientrati a Washington i portavoce del Fondo hanno spiegato in una inusuale conferenza stampa che “non c'era motivo di rimanere in Europa, perché siamo più lontani che mai da un accordo perché permangono enormi differenze di vedute in tutte le aree chiave” ( Wall Street Journal ).
Eurozona in crisi
In caso di mancato accordo l'Unione europa si troverebbe in grande difficoltà, perché non avrebbe abbastanza tempo per approvare l'accesso ai fondi di salvataggio prima della scadenza dei termini per il pagamento del debito al Fmi (1,5 miliardi di euro entro il 30 giugno) e ai possessori di bond (3,5 miliardi entro il 20 luglio). Bruxelles ha bisogno di giungere a una soluzione al massimo entro il 17 giugno, altrimenti non riuscirebbe a sua volta a rispettare le proprie scadenze internazionali ( Financial Times ).
Anche l'Unione Europea abbandona la diplomazia
“A questo punto il governo greco deve essere più realistico” ha detto il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, la cui posizione è totalmente allineata a quella del Fondo Monetario Internazionale. Tusk ha incontrato di persona Tsipras e non ha usato mezze parole: “Non c'è più posto per il gioco d'azzardo. Non c'è più tempo per il gioco d'azzardo. E' giunta l'ora che una delle due parti accetti il Game Over” ( Reuters ). Mercoledì il presidente greco si era anche incontrato con quello della Commissione europea Jean-Claude Juncker. I due avrebbero dovuto rivedersi anche giovedì, cosa che però non è avvenuta date le loro posizioni antitetiche. ( Financial Times ).
Il fantasma dell'uscita dall'euro
Il faccia a faccia tra Troika e Tsipras potrebbe portare al fallimento dello Stato greco. In tal caso si potrebbe concretizzare la fuoriuscita della Grecia dall'euro. Secondo il Presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi la Grexit metterebbe in scacco l'intera tenuta del mercato unico europeo, perché creerebbe un precedente pericoloso che potrebbe indurre altri paesi a seguirne l'esempio. A volere essere ricordata come la salvatrice dell'euro e dell'Europa è Angela Merkel, l'unica sul fronte comunitario ad avere adottato posizioni di apertura verso Atene per scongiurarne la fuoriuscita. La Cancelliera tedesca non è però stata esentata da taglienti critiche né dai suoi partner europei, né dai membri del suo stesso governo. Permangono infatti grandi differenze tra le sue vedute e quelle del suo Ministro delle finanze Wolfgang Schäuble. Se per la Merkel l'obiettivo è di tipo politico (ovvero mantenere la Grecia all'interno dell'Unione) Schäuble ha espresso posizione favorevole alla Grexit, su consiglio di Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, che ha detto che “la Grecia non ha più tempo”, aggiungendo che il rischio di insolvenza aumenta giorno per giorno e che per evitare che ciò avvenga è meglio lasciare che gli ellenici vadano per la propria strada ( Financial Times ).
Anche il Bilderberg si occupa della Grecia
Data l'apparente rottura tra greci ed europeisti sarò il gruppo Bilderberg a cercare di trovare una soluzione. L'incontro annuale, iniziato giovedì 11 giugno a Telfs-Buchen (Austria) e che si prolungherà fino a domenica 14, si sta occupando di strategia europea, globalizzazione, Grecia e economia ( The Guardian ). Molto più numerosi i partecipanti appartenenti al mondo economico-finanziario rispetto a quello della politica. A rappresentare l'Italia vi sono l’ex primo ministro Mario Monti, la giornalista Lilli Gruber, il banchiere Franco Bernabé, gli industriali John Elkann e Gianfelice Rocca ( Wired ).
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