Regionali 2015

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camillobenso
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Re: Regionali 2015

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31 MAG 2015 10:28
1.ALLA VIGILIA DEL VOTO LO SPACCONE DI PALAZZO CHIGI, DOPO AVER GIRATO L’ITALIA E LE TELEVISIONI A FARE CAMPAGNA ELETTORALE PER I SUOI CANDIDATI, RACCONTA: QUESTE ELEZIONI NON SONO UN TEST SU DI ME. COME NO, TE NE SEI STATO IN DISPARTE


2. LA VERITÀ È CHE GLI ULTIMI SONDAGGI DI PALAZZO CHIGI NON SONO BUONI E RENZI TEME DI PERDERE IN VENETO, CAMPANIA E LIGURIA. NON SOLO, MA C’È L’INCUBO DI UN’ASTENSIONE A LIVELLI RECORD. IN OGNI CASO IL 40,8% DELLE EUROPEE SEMBRA UN PALLIDO RICORDO



3. VITTORIO FELTRI: “QUESTE ELEZIONI SONO UN TEST DEL SUO PARTITO SU RENZI. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È TRA MAGGIORANZA E OPPOSIZIONE, TRA PD E GRILLINI, LEGHISTI O FORZISTI. LA GUERRA È INTERNA ALLA SINISTRA. È UNA BATTAGLIA DI POTERE TRA VECCHIA E NUOVA GUARDIA, TRA APPARATO E GIGLIO MAGICO”. E DOPO IL VOTO CI SARA' UNA RESA DEI CONTI


4. E SCALFARI AVVERTE: RENZI, NON FARE ABUSO D’UFFICIO SULLA SOSPENSIONE DI DE LUCA




IL SEGRETARIO TEME UN NUOVO RIBALTONE “IN CAMPANIA E IN LIGURIA PUÒ SUCCEDERE DI TUTTO”
Goffredo De Marchis per “la Repubblica”

Misurare il consenso rispetto alle riforme dell’ultimo anno, dal Jobs Act alla legge elettorale, dai dati sull’economia alla prima manovra finanziaria del suo governo. Pesare il dato del Pd, al netto della rottura ormai conclamata seppure non esplosa definitivamente con la sinistra.


Alla fine Matteo Renzi dice che non è un referendum sulla sua persona, ma in questa dichiarazione ci sono anche i mille dubbi che improvvisamente oscurano le certezze del premier. «Sono preoccupato », confessa ai suoi collaboratori. Non esclude affatto il contraccolpo dopo la diffusione della lista degli impresentabili da parte della commissione Antimafia che può fare danni ben oltre la Campania, anzi incide più sulle previsioni di altre regioni coinvolte dal voto.

Eppoi c’è la Liguria, che sta diventando un po’ l’Ohio italiano, il posto dove si valutano i pesi degli schieramenti in campo. In questo caso, la sfida è tutta interna al Pd. Renzi cerca di dimostrare l’irrilevanza del dissenso più irriducibile. La sinistra vuole mostrare la sua forza numerica. «Ma le cose stanno cambiando», ripete il capo del governo alla vigilia del voto. Un pessimismo che si basa sugli sondaggi ricevuti da Palazzo Chigi e meno confortanti rispetto a quelli precedenti.


Campania e Liguria sono dunque gli snodi delle elezioni di oggi. E se non lo saranno sul governo avranno sicuramente un effetto sul Partito democratico, sui suoi assetti e sulla convivenza tra minoranza e maggioranza. Lorenzo Guerini è destinato ad abbandonare la poltrona di vicesegretario per trasferirsi alla Camera come capogruppo di una pattuglia di 310 deputati. È un esito ormai scontato, Guerini, superrenziano, potrà però sfruttare alcuni buoni rapporti personali con i ribelli in modo da arrivare a superare il quorum d’elezione.

Ettore Rosato, che era il favorito per la presidenza del gruppo, a sorpresa potrebbe diventare il vicesegretario del Pd insieme con la Serracchiani. Ma a lui toccherebbe il ruolo di vero plenipotenziario per tutte le partite in periferia. Un ruolo molto delicato come si è visto nel caso De Luca. Rosato è molto legato al sottosegretario Luca Lotti e ha dato prova di tenuta durante il voto sull’Italicum, portando a una “scissione” nel fronte dei dissidenti. Resta per il momento una suggestione l’idea di affidare a Maria Elena Boschi la delega di vicesegretario unico con conseguente uscita dal governo. Se però finisse così, la sinistra coglierebbe un segnale.


«Boschi rimane al ministero se Matteo pensa di andare fino in fondo sulla riforma costituzionale ipotizza Alfredo D’Attorre -. Ma per arrivare al traguardo il premier o fa un accordo con noi della minoranza o con un pezzo di Forza Italia. Se invece va a Largo del Nazareno significa che la riforma finisce su un binario morto e Renzi si prepara alle elezioni molto presto».

Sono comunque scenari che non possono prescindere dal voto di oggi. «Francamente non sono un test politico sul governo dice Renzi -. Potevano esserlo le elezioni europee, lettura che anche in quel caso non condividevo. Ma le elezioni locali servono per le elezioni locali. Non c’è nessuna conseguenza». Parole solo in parte vere.


Sia per l’esecutivo sia per il partito. La sinistra è convinta che finiranno 6 a 1, che le bandierine saranno decisamente a favore del premier-segretario. Quindi, Renzi andrà avanti puntando al 2018. Ma con quale tipo di dialogo dentro il Pd? Lo scontro dopo la pubblicazione dei nomi dell’Antimafia dimostra che i rapporti sono ai minimi termini. Persino la dichiarazione distensiva del leader in pectore dei dissidenti va letta in due modi. «Conosco bene De Luca - dice Roberto Speranza all’Ansa - e vedere il suo nome accostato all’Antimafia è in totale contraddizione con il suo impegno e con la sua storia che sono stati sempre rivolti al servizio esclusivo della comunità ».


Un assist contro la Bindi e a favore di Renzi? Non solo. È anche la dichiarazione che avrebbe dovuto fare un segretario di partito in piena campagna elettorale e a 48 ore dal voto. «Rispettosa delle istituzioni e di sostegno al proprio candidato senza esitazioni», recita un bersaniano. Insomma, una lezione di stile che potrebbe tornare utile nel caso di una futura resa dei conti post elettorale. Del resto Speranza ha fatto campagna elettorale a tappeto per i candidati del Pd. È stato a Napoli con De Luca e ha guidato un appuntamento di Raffaella Paita in Liguria. Come dire: non si esce dal Pd, si cerca il suo successo.

Poi arriverà il momento del confronto. Se il partito dovesse scendere dal 40,8 per cento a percentuali più vicine al 30, la minoranza è convinta che si dovrà riflettere sui voti persi a sinistra, dopo gli scontri con il sindacato, il Jobs act, la contestata riforma della scuola e in ultimo la legge elettorale con la fiducia messa in aula.

Non sarà un test, ma nelle urne delle 7 regioni si giocano molte partite e Renzi ha bisogno di una vittoria netta almeno vicina a quella del 40 per cento. Perché il consenso è il vero motore del suo governo.


2. OGGI RENZI RISCHIA IL POSTO
Maurizio Belpietro per “Libero Quotidiano”


Oggi Renzi rischia grosso. E non tanto perché il voto delle Regionali potrebbe mettere in discussione la sua permanenza a Palazzo Chigi: dalla poltrona di presidente del Consiglio nemmeno un esercito di Rosy Bindi riuscirebbe a schiodarlo. Ma perché se le elezioni non si risolveranno con trionfo, per il premier i prossimi mesi saranno dolori. Paradossalmente Renzi paga la vittoria schiacciante dello scorso anno, quando alle Europee portò il Pd al 41 per cento. Una soglia mai immaginata dallo stesso ex sindaco di Firenze e che in questi mesi gli ha consentito di campare di rendita, ignorando le richieste della minoranza del partito e procedendo come un carrarmato contro chiunque gli si opponesse.

E però quel 41 per cento oggi è diventato il benchmark con cui confrontarsi. E dunque incassare meno di quella percentuale parrebbe una flessione e poco importa che la legge elettorale appena approvata assegni il premio di maggioranza intorno al 35 per cento e nemmeno che l’elezione di un governatore abbia nulla a che fare con quella di presidente del Consiglio.Una perdita di consenso sarebbe vista comunque come una battuta d’arresto, un appannamento della sua leadership, e la guerra fratricida in corso dentro il Partito democratico si inasprirebbe, e in molti affilerebbero i coltelli in vista di una resa dei conti.


Insomma, o oggi il premier esce vincitore senza se e senza ma, oppure chi non sogna altro se non di prendersi la rivincita si sentirà rinvigorito e pronto a colpirlo. Renzi ieri ha detto che le Regionali non sono un test nazionale su di lui. Vero. Ma sono un test del suo partito su di lui. Già, perché il problema non è tra maggioranza e opposizione, tra Pd e grillini, leghisti o forzisti. La guerra è tutta interna alla sinistra. Non c’entrano neppure i riformisti e l’ultra sinistra o le vecchie divisioni ideologiche del passato. Quella in corso è una battaglia di potere tra vecchia e nuova guardia, tra apparato e giglio magico, tra giovani vecchi e tra vecchi che si sentono ancora così giovani da poter infliggere a Renzi il colpo mortale.


Nessuno è in grado di anticipare come questa lotta senza esclusione di colpi finirà, anche perché, come abbiamo visto in passato, le previsioni della vigilia non sono quasi mai state rispettate. Dopo anni in cui i sondaggisti sembravano saperla più lunga degli stessi elettori, da un pezzo si è scoperto che le rilevazioni elettorali hanno la stessa valenza scientifica delle previsioni del tempo, cioè non hanno nessuna attendibilità. Sta di fatto che il primo a manifestare incertezza e inquietudine è lo stesso presidente del Consiglio.

Dell’aria trionfante dipinta sul volto nei giorni dell’elezione del presidente della Repubblica o in quelli successivi alla votazione della legge elettorale, non c’è più nulla, o quasi.Da almeno una settimana infatti il premier confida di temere un quattro a tre, ossia quattro regioni al Pd e tre alle opposizioni. All’inizio la sua poteva sembrare un’operazione scaramantica o, come qualcuno ha sospettato, un modo per tener basse le aspettative per poi gridare al trionfo di fronte a un 6 a 1.


Visto però ciò che è successone gli ultimi giorni, la previsione di un 4 a 3 potrebbe essere tutt’altro che furbizia. Già, perché le ultime settimane per Matteo Renzi sono state una via crucis senza resurrezione. Prima le contestazioni degli insegnanti contro la buona scuola: essendo da sempre quello dei docenti un bacino di voti per la sinistra, gli effetti del malcontento potrebbero influire sui risultati più di quanto ci si immagini, perché a fronte di un milione di lavoratori del settore bisogna poi tener conto delle famiglie.Come se non bastasse la protesta dei docenti, è arrivata la grana dell’indicizzazione delle pensioni la cui restituzione, nonostante le belle parole del capo del governo in tv e sui giornali, non è stata percepita come un successo, ma semmai come un sopruso.


Ci mancava quindi la grana dei candidati impresentabili, una botta messa a segno da esponenti dello stesso Pd e che ha azzoppato il candidato democratico della Campania. Puntare su un aspirante governatore che la commissione Antimafia - icona della sinistra - ha etichettato come impresentabile è un boomerang, se non in Campania, dove Vincenzo De Luca è forte, nelle altre regioni in cui si vota. All’inizio,dato per perso il Veneto, gli occhi di tutti erano puntati sulla Liguria, dove la sinistra si è spaccata e la candidata del Pd, Raffaella Paita, oltre che da Giovanni Toti e Alice Salvatore (rispettivamente candidati del centrodestra e del M5S), si deve difendere anche da Luca Pastorino, un ex piddino passato con Pippo Civati. Ma negli ultimi giorni i dubbi si sono estesi anche alle Marche e perfino all’Umbria, dove i numeri sarebbero assai più fragili di quel che sembravano.

Naturalmente è molto difficile che alcuni feudi storicamente nelle mani alla sinistra passino in quelle del centrodestra, ma anche la sola possibilità che in una regione come la Toscana il governatore uscente non strappi una vittoria piena sarebbe giudicata come una sconfitta. È per questa ragione che Renzi ha cominciato a sentire un brivido lungo la schiena. In un partito di rottamati, quelli che sognano di rottamarlo cominciano ad essere troppi: un esercito con cui prima o poi il premier dovrà fare i conti.


3. RISCHI E SCOMMESSE DI UN PREMIER CHE DECIDE DA SOLO
Eugenio Scalfari per “la Repubblica”

(…) L’ordinanza della Cassazione recita così: «La legge Severino non attribuisce alcuna discrezionalità alla Pubblica Amministrazione (in questo caso al governo) in ordine di provvedimento di sospensione che opera al solo verificarsi delle condizioni previste. Al prefetto (in questo caso al presidente del Consiglio) non è attribuito alcun autonomo apprezzamento in ordine al provvedimento di sospensione e non è consentito di ritardarne la decorrenza sulla base di concorrenti interessi pubblici».


E se il presidente del Consiglio indugiasse? Si renderebbe responsabile di abuso d’ufficio poiché il codice penale stabilisce: «Compie abuso d’ufficio chiunque ritardi un atto del proprio ufficio per assicurare ad altri un vantaggio che non vi sarebbe se l’atto fosse tempestivo». Ne segue che Renzi può soltanto concedere a De Luca (se vincerà le elezioni di oggi) di insediare il Consiglio regionale e poi deve sospenderlo. Spetterà al Consiglio regionale eleggere un presidente vicario che procederà all’insediamento della giunta e al governo della Regione.

Questo è il caso De Luca e non mi sembra ci siano alternative. La Bindi dal canto suo ha dichiarato, nella qualità di presidente dell’Antimafia, De Luca un “impresentabile”. La dissidenza interna al Pd si è associata a quella dichiarazione. I renziani invece l’hanno contraddetta.


Conclusione: Renzi si è cacciato in un grosso pasticcio. È probabile che De Luca vinca lo stesso; è probabile addirittura che questa vicenda gli porti un flusso di voti di provenienza nuova (e forse non molto pulita) ma eserciterà il suo peso negativo sulle altre regioni e in particolare in Liguria
camillobenso
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Re: Regionali 2015

Messaggio da camillobenso »

Elezioni regionali, alle 12 affluenza oltre 15%. Troppi.
iospero
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Re: Regionali 2015

Messaggio da iospero »


Venezia e Liguria, due occasioni per la democrazia

di Paolo Flores d'Arcais

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Domenica prossima si vota. In sette regioni e in numerosi comuni. Dall’esito delle urne dipenderanno anche molte questioni nazionali. Per il comune di Venezia e per la regione Liguria la posta in gioco è molto più grande: un’occasione straordinaria per la democrazia di mettere un argine e lanciare un segnale per invertire la rotta rispetto alla deriva di berlusconismo senza Berlusconi rappresentata dal governo Renzi.

Vittoria della democrazia significa, a Venezia, elezione di Felice Casson al primo turno. Casson vuol dire una politica della legalità, che dopo un quarto di secolo di spadroneggiare bipartisan su scala nazionale dell’impunità di establishment equivale a una rivoluzione della legalità. Tanto più necessaria a Venezia, dove il ceto politico quasi nella sua interezza, duce Galan, si è reso promotore mallevadore o tre scimmiette (non vedo, non sento, non parlo) della melma di corruzione chiamata Mose.

Casson ha vinto le primarie contro le nomenklature vecchie e nuove del Pd, l’appoggio del partito in questa campagna elettorale è spesso tiepido. Se dovesse andare al ballottaggio tutte le forze della Venezia degli affari e malaffari e privilegi si salderebbero in una santa alleanza contro il “giustizialismo”, con tanto di santificazione delle megalopoli da crociera che ogni giorno mettono a rischio l’incolumità di Venezia. Riuscire a far vincere, e magari stravincere, la candidatura di Felice Casson al primo turno vorrebbe dire che la società civile, di nome e di fatto, non ha rinunciato alla presenza politica, non si è rassegnata al sonno della ragione e ai suoi mostri.

Vittoria della democrazia significa, in Liguria, elezione a governatore di Alice Salvatore, candidata del Movimento 5 stelle. Miracolo possibile, miraggio che può diventare realtà. La grancassa mediatica cerca di accreditare uno scontro tra la candidata del burlandismo-scajolismo ligure di decenni, Raffaella Paita, e il “dissidente” Pd Luca Pastorino, ma si tratta di una bufala in perfetta disinformacjia brezneviana, anzi di una duplice bufala. Intanto dell’eretico Luca Pastorino non ha un bel nulla, è un perfetto esemplare di uomo di apparato appoggiato da pezzi di apparato (ad esempio l’ex sindaco di La Spezia Pagano, di cui la Paita fu capo di gabinetto). Insomma, una faida dentro la nomenklatura Pd, niente di più. In secondo luogo tutti i sondaggisti, nelle anticamere delle trasmissioni televisive, sciorinano con preghiera di massima discrezione e riserbo, la verità dei sondaggi più aggiornati: Pastorino è totalmente fuori gioco, come Toti del resto, il fotofinish è tutto tra Paita e Alice Salvatore.

In Liguria dipenderà insomma da ogni singolo voto fino all’ultimo singolo istante di urne aperte. Alice Salvatore ha scoperto l’impegno civile coi girotondi e costituisce l’unica possibilità per la Liguria di sottrarsi al gorgo di immondizia morale, inefficienza tecnica, saccheggio e distruzione di risorse (materiali, ecologiche, culturali), insomma abiezione in cui l’ha precipitata l’intero ceto politico.

Sarebbe doveroso che quanto ancora resta di società civile nel tessuto ligure, nelle professioni, nella cultura, nel sindacalismo, nell’ecologismo, in una classe operaia ancora non interamente cancellata, pronunciasse ad alta voce il suo outing per la candidatura di Alice Salvatore, mettendo tra parentesi le tante ragioni di diffidenza verso il movimento di Grillo e Casaleggio, perché ora e qui conta solo mettere fine al ventennio di burlandismo-scajolismo, e al renzismo che se ne fa evidentemente erede. Come sarebbe doveroso e soprattutto intelligente, da parte del M5S ligure, uscire da una logica troppo frequente di autoreferenzialità, fare esplicito appello a tutta la società civile, capire che si può vincere solo conquistando i voti del partito oggi maggioritario, quello del non voto, dei cittadini oberati dalle delusioni e conseguente apatia.

La mia speranza è che ogni cittadino che abbia ancora a cuore la democrazia e non sia totalmente rassegnato, faccia quanto può, direttamente o indirettamente, perché a Venezia e in Liguria una bandierina di democrazia segni l’altolà alla deriva di liberismo autocratico che da un quarto di secolo ci sta immelmando. Direttamente, per chi in quelle zone vota, indirettamente, perché nell’epoca dei social network ciascuno ha l’opportunità di influire, di sollecitare amici e conoscenti, di esercitare opinion-leadership a distanza, di portare voti autentici, che bilancino e travolgano i voti comprati, i voti di scambio, i voti del clientelismo, i voti della rassegnazione, che ingrassano chi ha spolpato questo paese.

(25 maggio 2015)
camillobenso
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Re: Regionali 2015

Messaggio da camillobenso »

SCANDALO DE LA7 RENZIANA.


SONO LE 13,34 E NON VA IN ONDA IL CONSUETO TG. STANNO TRASMETTENDO UN DOCUMENTARIO SUI VULCANI.


GIA' LO SCANDALO ERA PARTITO QUESTA MATTINA.

ORE 07,00 NIENTE LETTURA DEI GIORNALI

ORE 07,30 NIENTE TELEGIORNALE MA UN FILM DI TOTO'


MENTRE PITTIBIMBO VIOLA IL SILENZIO, LA 7 COME, SOTTO IL FASCISMO, EVITA DI DARE NOTIZIE.

E' ARRIVATO UN ORDINE DALL'ALTO O E' UNA SUA INZIATIVA, VISTO CHE SONO TUTTI RENZIANI?



SE GLI ITALIANI NON LO CACCIANO ADESSO, PREPARATEVI A VIVERE SOTTO IL NUOVO FASCISMO DEGLI ANNI 2.000
camillobenso
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Re: Regionali 2015

Messaggio da camillobenso »

Regionali: affluenza in aumento,
ma nel 201o si votò in due giorni

Amministrative 2015, lo speciale
Si decidono governatori e sindaci in 7 Regioni e 742 comuni, tra cui 17 capoluoghi: tra tutti Venezia. Alle 12 i votanti sono stati poco più del 15%

di Redazione Online


Amministrative 2015, il giorno è arrivato. Dopo una chiusura di campagna elettorale al vetriolo, soprattutto a causa della vicenda degli “impresentabili” schedati dalla lista della Commissione Antimafia, oggi si vota. Alle ore 12 per le Regionali l’affluenza alle urne è stata del 15,75% nelle sette regioni chiamate al voto (Liguria, Veneto, Toscana, Umbria, Marche, Campania e Puglia). Difficile il confronto con il dato delle precedenti votazioni del 2010, perché cinque anni fa si votava in due giorni, mentre ora le urne sono aperte solo fino alle ore 23 di domenica. Il dato è in aumento di circa 5 punti rispetto alle precedenti regionali, ma rispetto alle Europee 2014 (quando si votò solo domenica) il dato è in calo tranne che in Campania.
Votanti alle ore 12
Scomponendo il dato regione per regione, alle ore 12 in Veneto ha votato il 17,8% degli elettori, in Liguria il 16,8%, in Toscana il 14,6%, nelle Marche il 13%, in Umbria il 15,5%, in Puglia il 13,3% e in Campania il 14,8%. È stata invece del 20,2% l’affluenza alle urne rilevata alle 12 per le elezioni comunali in 512 centri chiamati al voto. Il dato diffuso dal Viminale, non tiene conto delle comunali in corso in Friuli Venezia Giulia (21,87%) e Sicilia.


Dove si vota
Alle urne sono chiamati quasi 22 milioni di italiani, fino alle ore 23, per una tornata amministrativa che riguarda il rinnovo di sette regioni a statuto ordinario, ma anche tantissimi comuni, 742 in tutto, suddivisi tra i 512 nelle regioni “ordinarie”, dieci in Friuli Venezia Giulia, 167 in Sardegna e 53 in Sicilia (dove si voterà sia oggi, dalle 8 alle 22, sia lunedì 1° giugno, dalle 7 alle 15). Nell’ambito comunale c’è molta attesa per l’esito del voto in 17 capoluoghi, primo su tutti Venezia, cui seguono Rovigo, Lecco, Mantova, Arezzo, Fermo, Macerata, Chieti, Andria, Trani, Matera, Vibo Valentia, Agrigento, Enna, Sanluri, Nuoro e Tempio Pausania.
Lo scrutinio
La fase di scrutinio dei voti inizierà a partire dalle ore 23 di oggi, una volta concluse le operazioni di voto e accertato il numero dei votanti. In Sicilia invece lo scrutinio inizierà alle ore 15 di lunedì 1° giugno. Inoltre, in caso di svolgimento contemporaneo di elezioni regionali e comunali lo scrutinio relativo a queste ultime inizierà a partire dalle ore 14 di lunedì 1° giugno. Il 10 maggio scorso sono andati al voto circa 300 amministrazioni in Valle d’Aosta e in Trentino Alto Adige, che hanno portato alla conferma di Alessandro Andreatta (Pd) a sindaco di Trento, alla vittoria di Fulvio Centoz (Pd) ad Aosta e la conferma a Bolzano, dopo il ballottaggio di Luigi Spagnolli (Pd).
Veneto
In Veneto i candidati alla presidenza sono sei. Si va dal governatore uscente Luca Zaia(Lega) alla diretta antagonista Alessandra Moretti (Pd). Ci sono poi Flavio Tosi, staccatosi dal Carroccio, e l’indipendentista Alessio Morosin. M5S presenta Jacopo Berti, mentre la lista civica ambientalista e solidale si affida a Laura Di Lucia Coletti.
Toscana
In Toscana sono sette le candidature, sostenute complessivamente da 10 liste. Enrico Rossi, governatore uscente, è sostenuto da Pd e dalla lista Popolo toscano. Claudio Borghi, candidato di Lega Nord e Fratelli d’Italia, Giacomo Giannarelli, sostenuto dal M5S, Gianni Lamioni, candidato della lista Passione Toscana, espressione di Ncd e Udc e Tommaso Fattori, candidato di Sì-Toscana a sinistra. Stefano Mugnai, candidato di Forza Italia e di LegaToscana-Più Toscana. Gabriele Chiurli, sostenuto da Democrazia Diretta.
Liguria
In Liguria la sfida è Raffaella Paita contro Giovanni Toti. Paita è sostenuta da Pd e Liguri per Paita; Giovanni Toti da FI, Ln, FdI, Nuovo Psi, Riformisti, Ap-Liguria, Liberali. Occhi puntati sul risultato che otterrà l’ex Pd Luca Pastorino, che si è candidato in contrapposizione a Paita, e che potrebbe erodere consensi alla candidata renziana. Poi c’è Alice Salvatore, 32 anni, che corre per il M5S. Gli altri candidati sono Antonio Bruno per “Progetto Altra Liguria”, Enrico Musso, per la lista civica di centrodestra “Liguria Libera”; Matteo Piccardi del Partito comunista dei lavoratori; Mirella Batini per Fratellanza donne.
Umbria
In Umbria sarà con tutta probabilità lo scontro tra la presidente uscente, Catiuscia Marini (centrosinistra), e il candidato del centro destra, il sindaco di Assisi, Claudio Ricci (con Andrea Liberati del M5S a fare da terzo incomodo), a determinare il risultato. Marini è sostenuta da 4 liste, con il suo partito, il Pd, il Psi e Sel e molti esponenti della società civile, mentre Ricci può contare sull’appoggio di 6 liste, tre delle quali civiche (con anche esponenti Udc e Ncd) e tre politiche (FI, Ln e FdI).
Marche
Nelle Marche cinque i candidati presidenti. Tra loro il presidente uscente Gian Mario Spacca, in lizza per la terza volta, dopo avere rotto con il centrosinistra, questa volta sostenuto da Marche 2020 (la sua lista in cui sono confluiti anche candidati di Area Popolare) e FI; l’ex sindaco di Pesaro Luca Ceriscioli, sostenuto da Pd, Uniti per le Marche e Popolari Marche-Udc. E ancora Gianni Maggi di M5S, Edoardo Mentrasti (Altre Marche-Sinistra Unita), Francesco Acquaroli con la coalizione Centrodestra Marche (FdI-An e Lega). La candidatura di Acquaroli è stata depositata dalla leader di FdI-An Giorgia Meloni.
Campania
In Campania Vincenzo De Luca (Pd, Campania in rete, De Luca presidente, Campania Libera, Insorgenza Civile e Meridionalisti democratici, Idv, Scelta e Centro Democratico, Udc, Psi, Davvero Verdi), proverà a sfidare l’attuale governatore, Stefano Caldoro (Popolari per l’Italia, Vittime della Giustizia, Movimento mai più la Terra dei fuochi, Caldoro presidente, Noi Sud, Ncd, FI e FdI). Gli altri in lizza sono Valeria Ciarambino (M5s) e Salvatore Vozza (Sinistra e Lavoro).
Puglia
In Puglia con Michele Emiliano (8 liste di centrosinistra) ci sono gli uscenti del Pd Mario Loizzo, Giovanni Giannini, Filippo Caracciolo e Ruggiero Mennea. Con la lista civica “Emiliano sindaco di Puglia” sono candidati l’ex prefetto di Bari Antonio Nunziante, il presidente uscente del Consiglio regionale Onofrio Introna e l’assessore uscente al Bilancio Leonardo Di Gioia. Nella lista “La Puglia con Emiliano” è capolista l’ex pm Desirée Digeronimo. Centrodestra diviso: con Francesco Schittulli c’è l’ex deputato Pinuccio Gallo oltre ai fittiani Stefano Miniello, Ignazio Zullo, consigliere uscente di Forza Italia e il senatore Pietro Liuzzi. Altre quattro liste di centrodestra sostengono Adriana Poli Bortone con 8 consiglieri regionali uscenti candidati nella lista di FI.
Venezia
Altra sfida importante, ma a livello comunale, sarà quella che riguarderà il comune di Venezia, commissariato dopo l’arresto di Giorgio Orsoni a giugno del 2014 per lo scandalo Mose. La lista dei candidati comprende: Gian Angelo Bellati (Lega e civiche), Mario d’Elia (Movimento per l’autonomia), Francesca Zaccariotto (ex presidente provincia Venezia uscita da Lega con civica “Veneziadomani”), Camilla Seibezzi (Civica “Noi la città”), Felice Casson, vincitore delle primarie del centrosinistra (sua civica, Pd, Psi e altre aree sinistra e centro), Luigi Brugnaro (sua Civica, FI, Area Popolare al altre civiche), Davide Scano (M5s), Giampietro Pizzo (“Veneziacambia”), Alessandro Busetto (Pcdl).
31 maggio 2015 | 06:55
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http://www.corriere.it/amministrative-2 ... 3bb7.shtml
camillobenso
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Re: Regionali 2015

Messaggio da camillobenso »

Lei lo sa chi sono io
(Marco Travaglio 31/05/2015)
di Gianluca il 31 maggio 2015


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Se fosse vera la teoria secondo cui nulla accade mai per caso, neppure le gaffe, questo finale di campagna elettorale entrerebbe di diritto nel mondo del paranormale, alla voce “premonizioni”.


L’altra sera intorno alle ore 23 Silvio Berlusconi, non si sa bene portato da chi, si materializza a una festa in piazza per giovani organizzata da una delle liste in lizza alle elezioni comunali di Segrate.

Scende dall’auto blindata e – seguito dalla scorta – gironzola per gli stand, privi di qualsiasi simbolo di partito.


Ai giovani che gli si avvicinano, chiede il nome del candidato sindaco e, una volta appreso che si chiama Paolo Micheli, gli impartisce la sua solenne benedizione dinanzi a centinaia di presenti: “Allora mi raccomando andate a votare, trovate un’ora domenica per votare Paolo.


Mi raccomando, votate per Paolo”.

Attimi di imbarazzo, gelo generale, stupore collettivo, qualche risolino ironico, alcuni ne approfittano per scattarsi qualche selfie con l’ex Caimano (del resto, quando mai gli ricapita).


Poi un’anima pia dello staff gli sussurra all’orecchio: “Dottore, mi sa che abbiamo sbagliato festa, anche perché il nostro candidato sindaco di Segrate è una donna, Tecla Fraschini”.

Invece Paolo Micheli è in tutta evidenza maschio.


A quel punto B. ha salutato i presenti e, senza tradire il minimo imbarazzo, è risalito in auto in direzione PalaSegrate, dov’era in corso la convention della Fraschini, e lì ha invitato gli astanti a trovare un’ora, domenica, per votare Tecla, mi raccomando: Tecla.

Ed è già un miracolo che non l’abbia chiamata Isotta.
“Dopo l’endorsement del Cavaliere – ha postato Micheli su Facebook – posso dire che è fatta”.


Una gaffe dovuta alla stanchezza per la maratona televisiva degli ultimi giorni (dov’è riuscito persino a chiamare “dottor Fede” Bruno Vespa, facendo incazzare entrambi)?


Oppure un lapsus freudiano causato dall’inconfessabile nostalgia per il Patto del Nazareno con Matteuccio suo? Ah saperlo.


Ma la presenza dell’anziano Zelig brianzolo in partibus infidelium non ha sorpreso più di tanto i ragazzi della festa democratica, anche per via delle notizie da Roma sulla lista degli impresentabili bipartisan e sulle reazioni infuriate dei pidini che parlano come i berluscones dei bei tempi andati.

Dalla Lombardia a Napoli, eccoci al bar Gambrinus, già sede di tanti moniti napolitani.

Qui il leader di Ncd nonché ministro dell’Interno, Angelino Alfano, pensa di dover incontrare gli eventuali simpatizzanti suoi e dell’assessore regionale Pasquale Sommese.

Alle 17 in punto Angelino Jolie, noto frequentatore di se stesso, fa il suo ingresso trionfale nello storico locale.

E si guarda intorno, alla ricerca degli elettori ansiosi di abbracciarlo, farsi una foto, congratularsi per la sua meravigliosa attività ministeriale così pregna di successi, nazionali e internazionali.

Niente, nessuno.


Un gentile cameriere gli fa gentilmente osservare, allargando le braccia, che “oggi al Gambrinus non è previsto nessun incontro e i tavoli sono tutti occupati”.

Manca poco che aggiunga: “Anzi, per la precisione, lei chi sarebbe? Alfano chi? Per che cos’era? No, guardi, qui non ci risulta nessun Alfano, ripassi un’altra volta e si ricordi di prenotare”.



Non male, per l’aspirante condottiero dell’Invincibile Armata Moderata, che da un po’ di tempo porta a spasso il suo monumento equestre con tanto di piedistallo, credendosi la reincarnazione del generale De Gaulle.

L’imperdibile raduno degli alfanidi – che, data l’infima rilevanza dell’ospite, si erano comprensibilmente scordati di prenotare una sala – si è così trasferito alla spicciolata nella buvette dell’antistante teatro San Carlo, dove un barista misericordioso ha dato ospitalità ai quattro gatti che seguivano il cosiddetto ministro, domandandosi perché non avessero scelto una cabina telefonica. La scena ricorda il famoso monologo di Giorgio Gaber sulla democrazia: “È nata così la ‘democrazia rappresentativa’ che, dopo alcune geniali modifiche, fa sì che tu deleghi un partito che sceglie una coalizione che sceglie un candidato che tu non sai chi è, e che tu deleghi a rappresentarti per cinque anni, e che se lo incontri per la strada ti dice giustamente: ‘Lei non sa chi sono io!’…”.Quel che Gaber non poteva sapere è l’ultima geniale modifica: quella che fa sì che almeno alcuni candidati si sappia chi sono. Gli impresentabili. Questi capibastone sono decisivi per fare eleggere o trombare qualcuno, dunque sono più preziosi dell’oro. Ma non lavorano gratis: vogliono cadreghe.

Renzi, per battere alle primarie i suoi rivali interni al Pd che li usavano dalla notte dei tempi, riuscì a soffiarne loro un discreto numero. Poi questi gentiluomini gli presentarono il conto: il più furbo, tale Don Vincenzo, pretese di concorrere a governatore, e Renzi lo lasciò fare, trascurando il dettaglio che il soggetto è ineleggibile; i più fessi si accontentarono di un ruolo di ascaro nelle liste di appoggio, che al momento opportuno furono misconosciute come funghi spuntati per caso all’insaputa del leader. Il quale però, dopo aver fatto un po’ lo schizzinoso, fu costretto a recarsi nelle loro tane a fare campagna per loro. E a chiedere voti come segretario del Pd per i supporter di un candidato che lui stesso, lunedì, da presidente del Consiglio, dovrà per legge dichiarare decaduto. Se non lo farà, rischierà un’incriminazione per abuso d’ufficio, cioè per lo stesso reato per cui De Luca s’è buscato la condanna che ne comporta l’automatica decadenza. Per sua somma sventura, in extremis , se n’è accorta anche la commissione Antimafia. Così De Luca & C., se diranno mai a qualcuno “lei non sa chi sono io”, si sentiranno rispondere: “Guardi che lo so benissimo: lei è un impresentabile. A proposito, perché si presenta?”.


https://controcorrenteblogdotcom.wordpr ... -31052015/
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Re: Regionali 2015

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Re: Regionali 2015

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Non ricordo che alle 19,00 non venissero diffusi i dati dell'afflusso alle 19,00.

I media tacciono.


Sul sito del ministero di Algerino Alfano ci sono questi dati:

http://elezioni.interno.it/regionali/vo ... index.html



Sembrano un pò bassi.


E' per questo che non vengono diffusi?

Per non condizionare l'affluenza delle prossime ore?
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Re: Regionali 2015

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Elezioni amministrative 2015, aperte le urne. Si vota in 7 regioni e 742 comuni. Alle 19 affluenza intorno al 37%

Elezioni 2015
I seggi sono aperti dalle 7 alle 23, in Sicilia dalle 8 alle 22 e dalle 7 alle 15 di lunedì 1 giugno. La votazione interessa 23 milioni di italiani, per un totale di 26.398 sezioni. Lo scrutinio delle schede a partire dalle 23
di F. Q. | 31 maggio 2015



Dopo settimane di scontri interni e polemiche, tra candidati impresentabili e spaccature, l’Italia si presenta alle urne. Sono 23 milioni i cittadini chiamati a esprimere la propria preferenza: si vota per il governatore di 7 Regioni (Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Umbria, Campania e Puglia) e per il rinnovo dei consiglio di 742 comuni, tra cui 17 capoluoghi (Venezia, Rovigo, Lecco, Mantova, Arezzo, Fermo, Macerata, Chieti, Andria, Trani, Matera, Vibo Valentia, Agrigento, Enna, Sanluri, Nuoro e Tempio Pausania). Alle 19 l’affluenza – con dati dal 50 per cento dei seggi – è intorno al 37 per cento. Alle 12 l’affluenza era oltre il 15 per cento, in aumento quasi ovunque rispetto al 2010 quando però si voto in due giorni: per le Regionali è del 15,75 per cento; per le Comunali è del 20,42% (dato per 601 Comuni su 679 escluse Friuli Venezia Giulia e Sicilia).

Rispetto alle Europee 2014 il dato è in calo, tranne che in Campania. Difficile il confronto con le scorse elezioni, ma il dato è comunque in crescita in quasi tutte le Regioni: in Liguria l’affluenza è al 16,8 per cento (in aumento di cinque punti rispetto al 2010); in Toscana al 14,65 per cento (9 per cento nel 2010); in Umbria al 12,55% (più 7 punti rispetto ale 2010); nelle Marche al 13,4 per cento (più 5 punti rispetto al 2010), in Veneto al 17,76%; in Campania al 13,90 per cento.

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“Non è un test su di me”, ha detto Matteo Renzi al Festival dell’Economia di Trento solo ieri pomeriggio. Ma anche se il presidente del Consiglio ha provato a scacciare il fantasma dell’esame sull’esecutivo, la prova è tutta nazionale. Il Pd sogna la vittoria in 6 Regioni, ma le tensioni delle ultime settimane e la polemica sui candidati “impresentabili” ha reso ancora più difficile la campagna elettorale. A rischio per i democratici ci sono Campania e Liguria: nel primo caso c’è la “diffida” dell’Antimafia per Vincenzo De Luca a turbare i sogni di vittoria di Renzi, nel secondo è la sinistra secessionista (i civatiani sostengono Pastorino) a rendere tutto più complicato per Raffaella Paita. Il centrodestra corre a schema libero, con alleanze a geometria variabile che vanno dalla Lega Nord agli alfaniani. Il consigliere politico dell’ex Cavaliere Giovanni Toti sogna di strappare un bel risultato in Liguria, mentre le guerre di logoramento tra fittiani e berlusconiani rischiano di affossare per sempre Forza Italia in Puglia. Chi si prepara a incassare una conferma di leadership è Matteo Salvini: il Carroccio punta alla vittoria in Veneto, ma i sondaggi fanno sperare in qualcosa di più di una semplice bandierina nel nord Italia. Terzo incomodo quasi ovunque il Movimento 5 Stelle: le elezioni amministrative per il partito liquido sono la grande bestia nera per i grillini. Ma ancora una volta gli altri partiti ce l’hanno messa tutta per favorirli.

I seggi sono aperti fino alle 23. In Sicilia invece, i seggi saranno aperti dalle 8 alle 22 e dalle 7 alle 15 di domani. Ad essere interessati da queste elezioni sono 23 milioni di italiani. Il numero complessivo delle sezioni è 26.398. Le elezioni nelle Regioni a statuto ordinario, in Veneto, Liguria, Toscana, Umbria, Marche, Campania e Puglia, interesseranno 18.976.354 elettori e le sezioni saranno 22.943. Si vota inoltre per eleggere i sindaci e i consigli di 512 comuni delle Regioni a statuto ordinario (di cui 12 capoluoghi di provincia), di 10 comuni del Friuli Venezia Giulia, di 167 comuni della Sardegna (di cui 3 capoluoghi di provincia) e in 53 comuni della Sicilia (di cui 2 capoluoghi di provincia). Le elezioni in 679 comuni di Regioni a statuto ordinario e della Sardegna interesseranno 4.487.862 elettori, di cui 2.176.660 di sesso maschile e 2.311.202 di sesso femminile; le sezioni saranno 5.347.

In caso di turno di ballottaggio per l’elezione dei sindaci, si voterà domenica 14 giugno dalle 7 alle 23. In Sicilia invece, domenica 14 giugno dalle 8 alle ore 22 e lunedì 15 giugno dalle 7 alle ore 15. Lo scrutinio dei voti inizierà a partire dalle 23 domenica 31 maggio, subito dopo la conclusione delle operazioni di voto e l’accertamento del numero dei votanti. Fa eccezione la Sicilia, dove lo scrutinio inizierà alle 15 di lunedì primo giugno. In caso di contemporaneo svolgimento di elezioni regionali e comunali lo scrutinio relativo alle prime inizierà alle ore 23, mentre quello delle seconde verrà rinviato alle 14 di lunedì 1 giugno.

TUTTI I RISULTATI NELLO SPECIALE DE ILFATTOQUOTIDIANO.IT

CRONACA ORA PER ORA

Ore 19.17 – Affluenza alle 19 intorno al 37%
Quando sono noti i dati relativi a circa il 50% dei comuni sul totale di 1.456 di Veneto, Liguria, Umbria e Campania (le regioni di cui il Viminale rende noti i dati elettorali) l’affluenza alle urne per le elezioni regionali, rilevata alle ore 19 di oggi, va attestandosi al 37%. Nelle precedenti omologhe si votò in due giorni.

Ore 18.30 – Rissa davanti al seggio in Puglia, assessore uscente ferito
Un diverbio degenerato in scontro fisico si è verificato a Ceglie Messapica (Brindisi) nei pressi di uno dei seggi aperti per le elezioni regionali e comunali. Un candidato, ex assessore in carica nella giunta del sindaco uscente, Angelo Palmisano, ha riferito alla polizia, chiamata a intervenire sul posto, di essere stato aggredito e picchiato dal padre di una candidata a sostegno di Pietro Mita (Pd). A sua volta l’uomo, Mario Nigro, ha denunciato agli agenti di essere stato aggredito da Palmisano.

L’episodio si è verificato questa mattina nell’androne della scuola elementare De Amicis dove sono allestiti i seggi elettorali. Palmisano è stato medicato per ferite alla fronte e dimesso con prognosi di quattro giorni. Nigro si è riservato di ricorrere alle cure dei sanitari. Indagini sono in corso da parte dei poliziotti del commissariato di Ostuni per risalire all’esatta dinamica dei fatti. Ieri sera, a quanto era stato segnalato ai carabinieri, il sindaco uscente, Caroli, avrebbe subito una analoga aggressione.

Ore 18.20 – Denunciato presidente seggio a Cardito (Campania). Di Maio (M5S): “E’ farwest”
Il presidente di un seggio è stato denunciato dalla Polizia di Stato a Cardito, in provincia di Napoli, per avere fotografato il proprio voto. É successo nell’istituto Gianni Rodari della città. L’uomo, che ha 60 anni, si è spostato dalla sua sezione in quella dove doveva votare ma quando ha scattato la foto, mentre era in cabina, è stato scoperto. E’ stato quindi denunciato. Successivamente ha presentato le dimissioni da presidente del seggio per motivi di salute. Secondo il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio in Campania ci sarebbe il “farwest” ai seggi. “A Cardito (in provincia di Napoli) hanno arrestato un presidente di seggio”, ha scritto su Facebook. “Ad Ercolano hanno arrestato due individui che vendevano il voto al di fuori del seggio per 20 euro”. Da qui l’appello. “Chiedo a tutti i rappresentanti di lista del Movimento 5 Stelle di filmare tutte le irregolarità al di fuori dei seggi e consegnare il video al commissariato di zona e agli agenti in servizio. Nel caso non dovesse esserci immediato riscontro, chiedete ad uno dei nostri candidati di contattarci. Nei seggi invece chiedete di verbalizzare le irregolarità. Chiameremo la prefettura e il comando generale dei carabinieri. Questa volta lo schifo non lo permetteremo”.

Ore 18 – Venezia, Lega: “Impedito il voto in due sezioni”. Il Comune: “Falso”
La Lega Nord ha annunciato di riservarsi il diritto di rivolgersi alla magistratura per presunti disservizi avvenuti a Venezia, in due sedi elettorali del centro storico. Li denuncia Nicola Eremita, segretario di circoscrizione del Carroccio. “Molti aventi diritto al voto si sono presentati presso i seggi e le sezioni alle quali come d’abitudine sono sempre andati a votare in passato. Gli scrutatori e i presidenti di sezione hanno notificato che il loro nome non era nella lista e che quindi non avrebbero potuto votare presso quella sezione ma avrebbero dovuto fare l’aggiornamento della tessera elettorale. In molti hanno rinunciato ad esprimere il proprio voto”. Opposta la versione fornita dal servizio elettorale del Comune di Venezia. “Non risultano particolari evidenze – viene comunicato – circa elettori che non abbiano potuto votare perché non avevano la tessera elettorale aggiornata riguardo alla sezione di voto”.

Ore 17.30 – Cicchitto: “Bindi ha azzerato la campagna elettorale”
Il deputato di Area popolare Fabrizio Cicchitto torna ad attaccare la presidente della commissione Antimafia per la lista dei candidati impresentabili diffusa venerdì scorso: “Bindi ha azzerato buona parte della campagna elettorale. L’ultimo giorno utile per parlare. Ma è normale tutto questo?”.

Ore 17 – Umbria, zecche al seggio
Sono state sospese per circa un’ora le operazioni di voto stamattina nel seggio di Monte Martano, Spoleto, in provincia di Perugia. Il motivo per cui si è resa necessaria la sospensione è che i carabinieri ci hanno trovato dentro delle zecche. A quel punto sono stati allertati gli uffici comunali e i presenti di sono spostati in altre stanze dell’immobile. Le operazioni di voto poi sono regolarmente riprese dopo circa un’ora.

Ore 16 – Cgil Puglia: “Alta adesione voto simbolico immigrati”
Oggi i cittadini stranieri residenti nella Regione Puglia “stanno aderendo numerosi alla campagna nazionale ‘l’Italia sono anch’io’ esprimendo simbolicamente il loro voto per l’elezione del governatore pugliese”. Lo rende noto con un comunicato Cgil Puglia evidenziando che “si tratta di un’iniziativa volta a sensibilizzare istituzioni e opinioni pubblica sull’urgenza di modificare la legislazione in materia di voto per i cittadini stranieri (attualmente sono 5 milioni le persone che in Italia si trovano escluse dalle prossime elezioni regionali)”.

Ore 15 – Berlusconi: “Ho sbagliato comizio a Segrate? Una storiella inventata”
La storia di Segrate “è una bufala, una storiella montata come al solito”. Silvio Berlusconi oggi a Bocca di Magra (La Spezia) ha negato di aver sbagliato comizio. “Quella sera ho sentito un’orchestrina che suonava e sono sceso perché ero curioso. Non ho parlato con nessuno, ho soddisfatto la mia curiosità e me ne sono andato”, ha spiegato.

Ore 14.40 – Firenze, due schede trovate nel giardino di una scuola
Problemi nelle sei sezioni della scuola Kassel, in via Svizzera a Firenze, dove stamani due schede, siglate ma non timbrate, sono state trovate nel giardino. Le operazioni di voto sono state interrotte per circa 45 minuti, quando si sono presentati i funzionari della Digos. Gli agenti sono risaliti alla sezione e uno degli scrutatori avrebbe riconosciuto la sua sigla. Il presidente è stato ascoltato dalle forze dell’ordine. Le due schede, secondo quanto ricostruito, potrebbero essere cadute da una delle finestre: in entrambe c’era la sigla dello scrutatore ma ancora non era stato apposto il timbro. I componenti del seggio hanno confermato che tutte le schede erano state ricontate. Indaga la polizia.

Ore 14.30 – Corrado Passera: “Dati su affluenza poco confortanti”
“I primi dati di affluenza alle urne”, ha detto in una nota il leader del neonato partito Italia Unica Corrado Passera, “non sono confortanti. Solo il 15 per cento degli aventi diritto hanno fino ad ora deciso di esercitare il proprio diritto, un numero insufficiente che auspichiamo cambi e di molto da qui alla chiusura dei seggi. C’è un enorme bisogno di democrazia e di rappresentatività oggi in Italia e questa può essere garantita solo da un grande sforzo di fiducia da parte di un’opinione pubblica troppo spesso dimenticata da parte della politica in generale e dei partiti in particolare”.

Ore 14 – Mattinale di Forza Italia: “Tutte le paure di Renzi”
Dal “voto popolare” a Silvio Berlusconi, da Rosy Bindi al caso pensioni: Il Mattinale, la nota politica dello staff di FI alla Camera, nel giorno delle Regionali elenca così “tutte le paure di Matteo Renzi“. “Renzi era partito nella campagna elettorale convinto del cappotto da rifilare al centrodestra. Voleva presentarsi forte di due successi: la riforma elettorale e quella della scuola. La prima ha mostrato il suo volto autoritario, la seconda la vuotaggine di contenuti. Il trampolino del successo facile gli si è ribaltato in fretta”, scrive Il Mattinale che sul caso pensioni seguito alla sentenza della Consulta sottolinea: “Ora ha i pensionati tutti contro, e gli fanno una paura blu“.

Ore 13.30 – Fitto: “Il voto serve, non sono tutti uguali”
“La democrazia ha un nemico e si chiama partito dell’astensione”, ha commentato l’eurodeputato dei ‘Conservatori e riformisti’ Raffaele Fitto, che oggi ha votato a Maglie (Lecce) per le elezioni regionali in Puglia, regione in cui sostiene uno dei due candidati governatori del centrodestra, Francesco Schittulli (Oltre con Fitto, Fratelli d’Italia, Ncd-Ap).

Ore 13 – Berlusconi fa l’aperitivo con il candidato in Liguria Toti
Silvio Berlusconi è a Bocca di Magra con il candidato alla presidenza della Regione Liguria Giovanni Toti. L’ex Cavaliere, accompagnato da Francesca Pascale, si è fermato al porto per un aperitivo, poi pranzerà in un ristorante di Ameglia. Berlusconi ha fatto qualche battuta con i fotografi: “Anche io facevo fotografie; ai funerali e poi le vendevo”. Quindi ha salutato alcuni cittadini presentando Toti come “il presidente della Regione Liguria” ed ha aggiunto: “Non fatemi parlare di politica, c’è il silenzio elettorale”.

Ore 12.27 – Alessandra Moretti (Pd): “Andate a votare, occasione storica”
“Andate a votare! In Veneto si vota solo oggi e c’è tempo fino alle 23. È un’occasione storica!”. Lo scrive la candidata democratica in Veneto Alessandra Moretti, che twitta una foto che la ritrae all’uscita dalla cabina elettorale.

Ore 12.25 – Affluenza Comunali: 20,2 per cento
E’ del 20,2% l’affluenza alle urne rilevata alle 12 per le elezioni comunali in 512 centri chiamati al voto (il dato diffuso dal Viminale, non tiene conto delle comunali in corso in Friuli Venezia Giulia e Sicilia). Nelle precedenti omologhe si votò in due giorni.

Ore 12.20 – Affluenza Regionali: 15 per cento
Alle 12 di oggi l’affluenza alle urne per le elezioni regionali in Veneto, Ligura, Umbria e Campania è intorno al 15%. In 1193 Comuni rilevati su 1456, il dato è pari al 14,95%. L’affluenza più alta al momento è in Veneto (17,19%). I dati sono quelli del Viminale.

Ore 11.30 – Grillo al seggio in Liguria: “Ho scatola di Maalox, ma sono fiducioso”
“Di Maalox ne ho sempre una scorta dietro, ma sono ottimista per la nostra Alice Salvatore”, ha detto Beppe Grillo uscendo dal seggio di Sant’Ilario dopo aver votato, riferendosi alla candidata del Movimento 5 Stelle alla presidenza della Regione Liguria. Grillo citò il farmaco Maalox dopo il voto per le Europee in cui il Pd superò il 40% e il Movimento 5 Stello registrò una frenata nella crescita. “Oggi è una bella giornata, mi sento bene e sono ottimista. I risultati li aspetterò a casa. Alice può vincere”.

Ore 11 – Guerini: “Chiarimento con chi pensa a rivincite”
“Credo dovremmo concentrarci sul merito: aver immaginato da parte di alcuni di costruire rivincite interne al partito non è stato certo utile alla causa”, ha detto il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini, in un’intervista a La Stampa, a proposito delle elezioni regionali, per cui si vota oggi. “Ci sarà molto da decidere – aggiunge – sulle modalità con cui si sta insieme e sulla lealtà. Nessuna rappresaglia, ma è giunto il momento di guardarci negli occhi”.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05 ... i/1734312/
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Re: Regionali 2015

Messaggio da camillobenso »

Quando non parla del suo padrone, Sallusti sembra quasi un giornalista.



Il risultato che c'è già
Al governo Renzi si comporta da dittatore, ma fuori dal Palazzo viene a galla tutta la sua inesperienza. Non solo non ha il controllo del suo partito ma deve pure fare i conti con una opposizione che può fargli davvero male


Alessandro Sallusti - Dom, 31/05/2015 - 15:12


Oggi si vota in sette Regioni, stanotte sapremo.

Ma non bisogna aspettare lo spoglio per tirare le prime conclusioni di questa campagna elettorale.

La prima è che Matteo Renzi non ha il controllo del suo partito.

La seconda è che fuori dal Parlamento, dove abbaia ma non morde per paura di andare a casa, l'opposizione interna può fare davvero male al premier-segretario, come dimostrano la scissione in Liguria e il blitz di Rosy Bindi contro il candidato campano De Luca.


Il combinato di questi due fattori porta a dire che il Pd renziano, comunque vada a finire il conteggio di questa sera, non è elettoralmente imbattibile come si pensava dopo il 40 per cento di un anno fa alle Europee.

Terza osservazione. Matteo Renzi al governo si comporta da dittatore, ma fuori dal Palazzo viene a galla tutta la sua inesperienza.


In campagna elettorale ha inseguito i suoi avversari - in primis Berlusconi -, a tratti ha dato l'impressione di essere impaurito: non un guizzo, uno slancio, non una di quelle bischerate, per dirla nella sua lingua, assolutamente inutili ma che piacciono alla gente.


È sembrato politicamente già vecchio e poco lucido nel gestire le crisi e i trabocchetti che ha incontrato strada facendo.

La quarta osservazione è la conferma dell'assoluta inutilità dei piccoli partiti.

Completamente assenti dalla campagna elettorale, hanno barattato qui e là chissà cosa in cambio di manciate di voti ma senza alcun senso politico, solo piccoli club personali al servizio del leaderino di turno.


Diverso invece - quinta osservazione - il destino dei due movimenti - quello di Grillo e quello di Salvini -, che si contendono il voto di protesta.

Appaiono pasciuti, ben alimentati dalle scellerate scelte economiche del governo Renzi, dal mostro fiscale che continua a crescere, dalle indecisioni con cui si sta affrontando l'emergenza immigrazione, da scandali che non accennano a diminuire.

L'ultima osservazione, non certo in ordine di importanza, è sul ritorno alla politica attiva di Silvio Berlusconi.


È apparso in forma, tutt'altro che vinto o rassegnato come giornali interessati lo avevano descritto negli ultimi mesi.


La sua visione folle di dare vita da domani a un grande schieramento liberal-conservatore sganciato dai ricatti e dai lacci del passato mi è sembrata l'unica novità di questa campagna elettorale.

Un domani che con un po' di fortuna e l'aiuto di chi è chiamato oggi alle urne potrebbe anche iniziare sotto buoni auspici.


http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 35113.html
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