Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzione?
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
http://www.internazionale.it/opinione/b ... ne-europea
I migranti e ciò che siamo diventati noi europei
Bernard Guetta
Consideriamo le cifre. Il Libano ha sei milioni di abitanti e accoglie oltre 1,2 milioni di rifugiati, soprattutto siriani; la Giordania ha una popolazione di otto milioni di abitanti e oltre 600mila rifugiati; la Turchia, 80 milioni di abitanti, ospita 1,8 milioni di rifugiati. L’Unione europea ha una popolazione di 500 milioni di abitanti e si considera in stato d’assedio perché centomila migranti e richiedenti asilo hanno raggiunto le sue coste, un diciottesimo di quelli che sono arrivati in Turchia.
Questi numeri ci fanno pensare che paesi dalla lunga tradizione cristiana abbiano totalmente dimenticato cosa sono la carità e la compassione, al contrario di molti paesi musulmani infinitamente meno ricchi.
Forse è arrivato il momento di preoccuparci per quello che siamo diventati, perché mentre i volti di questi bambini stravolti e genitori disperati compaiono in prima pagina sui nostri giornali e il papa ricorda a tutti gli europei l’obbligo di mostrarsi umani, noi guardiamo da un’altra parte e ci tappiamo le orecchie.
Qualcuno dirà che la compassione non può dettare la politica, esercizio di realismo che ha le sue esigenze, per quanto spietate. Allora parliamo di politica. Davvero la Francia non capisce che il suo capitale internazionale e la sua vantaggiosa posizione economica nascono dall’essere considerata la patria dei diritti umani, della libertà, della fratellanza e dell’uguaglianza?
È proprio grazie a questa immagine internazionale che i migranti più istruiti in fuga dalla morsa dei dittatori sognano la Francia. Eppure noi sprechiamo questa dote rifiutando tra i primi la ripartizione dei richiedenti asilo tra 28 paesi dell’Unione proposta dalla Commissione europea.
Qualcuno, a questo punto, dirà che una maggiore generosità farebbe il gioco del Front national e delle altre forze europee contrarie all’immigrazione. Niente di più falso. La verità è che diamo solo ragione all’estrema destra assumendo lo stesso atteggiamento di questi partiti e accodandoci a coloro che vogliono farci credere che i rifugiati e i migranti sono un pericolo contro il quale dobbiamo difenderci.
Guardiamo in faccia la realtà. I rifugiati sono nostri alleati, perché la loro fuga evidenzia la barbarie di quei jihadisti che temiamo e vogliamo combattere. Sono nostri alleati, ma noi li respingiamo permettendo ai jihadisti di prendersi gioco delle democrazie arabe e dei loro presunti alleati europei.
In questo modo ci tiriamo la zappa sui piedi, terrorizzati da una massa di derelitti il cui unico desiderio è quello di sfuggire alla paura. È un atteggiamento incomprensibile, aberrante. Non so voi, ma io mi vergogno.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
I migranti e ciò che siamo diventati noi europei
Bernard Guetta
Consideriamo le cifre. Il Libano ha sei milioni di abitanti e accoglie oltre 1,2 milioni di rifugiati, soprattutto siriani; la Giordania ha una popolazione di otto milioni di abitanti e oltre 600mila rifugiati; la Turchia, 80 milioni di abitanti, ospita 1,8 milioni di rifugiati. L’Unione europea ha una popolazione di 500 milioni di abitanti e si considera in stato d’assedio perché centomila migranti e richiedenti asilo hanno raggiunto le sue coste, un diciottesimo di quelli che sono arrivati in Turchia.
Questi numeri ci fanno pensare che paesi dalla lunga tradizione cristiana abbiano totalmente dimenticato cosa sono la carità e la compassione, al contrario di molti paesi musulmani infinitamente meno ricchi.
Forse è arrivato il momento di preoccuparci per quello che siamo diventati, perché mentre i volti di questi bambini stravolti e genitori disperati compaiono in prima pagina sui nostri giornali e il papa ricorda a tutti gli europei l’obbligo di mostrarsi umani, noi guardiamo da un’altra parte e ci tappiamo le orecchie.
Qualcuno dirà che la compassione non può dettare la politica, esercizio di realismo che ha le sue esigenze, per quanto spietate. Allora parliamo di politica. Davvero la Francia non capisce che il suo capitale internazionale e la sua vantaggiosa posizione economica nascono dall’essere considerata la patria dei diritti umani, della libertà, della fratellanza e dell’uguaglianza?
È proprio grazie a questa immagine internazionale che i migranti più istruiti in fuga dalla morsa dei dittatori sognano la Francia. Eppure noi sprechiamo questa dote rifiutando tra i primi la ripartizione dei richiedenti asilo tra 28 paesi dell’Unione proposta dalla Commissione europea.
Qualcuno, a questo punto, dirà che una maggiore generosità farebbe il gioco del Front national e delle altre forze europee contrarie all’immigrazione. Niente di più falso. La verità è che diamo solo ragione all’estrema destra assumendo lo stesso atteggiamento di questi partiti e accodandoci a coloro che vogliono farci credere che i rifugiati e i migranti sono un pericolo contro il quale dobbiamo difenderci.
Guardiamo in faccia la realtà. I rifugiati sono nostri alleati, perché la loro fuga evidenzia la barbarie di quei jihadisti che temiamo e vogliamo combattere. Sono nostri alleati, ma noi li respingiamo permettendo ai jihadisti di prendersi gioco delle democrazie arabe e dei loro presunti alleati europei.
In questo modo ci tiriamo la zappa sui piedi, terrorizzati da una massa di derelitti il cui unico desiderio è quello di sfuggire alla paura. È un atteggiamento incomprensibile, aberrante. Non so voi, ma io mi vergogno.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
Te ne do atto !! Nella vecchia europa il rapporto non regge con quelli che hai citato te pero' bisogna aver il coraggio di dire che queste soluzioni non risolvono il problema . Lo nascondono e basta e fra questi oltre a quelli che si prodigano su questa accoglienza spudorata, ci siamo anche noi perche dopotutto e'ì la strada piu conveniente e poco importa a costoro se nascono guerre tra poveri e scontri culturali. Costoro non vivono 24ore con questi problemi. Son ben altrove. O non li possono capire o fanno finta di non capirli poiche non sanno come risolverli per non far pagare dazio. E il dazio chi lo paga?flaviomob ha scritto:http://www.internazionale.it/opinione/b ... ne-europea
I migranti e ciò che siamo diventati noi europei
Bernard Guetta
Consideriamo le cifre. Il Libano ha sei milioni di abitanti e accoglie oltre 1,2 milioni di rifugiati, soprattutto siriani; la Giordania ha una popolazione di otto milioni di abitanti e oltre 600mila rifugiati; la Turchia, 80 milioni di abitanti, ospita 1,8 milioni di rifugiati. L’Unione europea ha una popolazione di 500 milioni di abitanti e si considera in stato d’assedio perché centomila migranti e richiedenti asilo hanno raggiunto le sue coste, un diciottesimo di quelli che sono arrivati in Turchia.
Questi numeri ci fanno pensare che paesi dalla lunga tradizione cristiana abbiano totalmente dimenticato cosa sono la carità e la compassione, al contrario di molti paesi musulmani infinitamente meno ricchi.
Forse è arrivato il momento di preoccuparci per quello che siamo diventati, perché mentre i volti di questi bambini stravolti e genitori disperati compaiono in prima pagina sui nostri giornali e il papa ricorda a tutti gli europei l’obbligo di mostrarsi umani, noi guardiamo da un’altra parte e ci tappiamo le orecchie.
Qualcuno dirà che la compassione non può dettare la politica, esercizio di realismo che ha le sue esigenze, per quanto spietate. Allora parliamo di politica. Davvero la Francia non capisce che il suo capitale internazionale e la sua vantaggiosa posizione economica nascono dall’essere considerata la patria dei diritti umani, della libertà, della fratellanza e dell’uguaglianza?
È proprio grazie a questa immagine internazionale che i migranti più istruiti in fuga dalla morsa dei dittatori sognano la Francia. Eppure noi sprechiamo questa dote rifiutando tra i primi la ripartizione dei richiedenti asilo tra 28 paesi dell’Unione proposta dalla Commissione europea.
Qualcuno, a questo punto, dirà che una maggiore generosità farebbe il gioco del Front national e delle altre forze europee contrarie all’immigrazione. Niente di più falso. La verità è che diamo solo ragione all’estrema destra assumendo lo stesso atteggiamento di questi partiti e accodandoci a coloro che vogliono farci credere che i rifugiati e i migranti sono un pericolo contro il quale dobbiamo difenderci.
Guardiamo in faccia la realtà. I rifugiati sono nostri alleati, perché la loro fuga evidenzia la barbarie di quei jihadisti che temiamo e vogliamo combattere. Sono nostri alleati, ma noi li respingiamo permettendo ai jihadisti di prendersi gioco delle democrazie arabe e dei loro presunti alleati europei.
In questo modo ci tiriamo la zappa sui piedi, terrorizzati da una massa di derelitti il cui unico desiderio è quello di sfuggire alla paura. È un atteggiamento incomprensibile, aberrante. Non so voi, ma io mi vergogno.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Creare campi profughi non credo che sia dignitoso per un popolo anche per il fatto stesso che i problemi li sposti solamente da un paese all'altro.
Inoltre che dai da fare a questi che scappano dalle guerre o che cercano opportunità se il lavoro manca anche ai residenti?
Facciamo 4 ore ciascuno con lo stesso stipendio di una giornata intera o dimezziamo? Come pensi di risolvere questo punto?
Accoglierli e metterli in un campo "di concentramento" non mi sembra un'idea eccezionale.
Io, la mia proposta l'ho fatta e se qualcuno e' in grado di propormene altre di certo posso cambiare idea.
Mi son dimenticato di fare una premessa e cioe' che il danno e' gia' stato fatto e quindi bisogna trovare un modo di risolvere questo problema immediatamente pero' il perseverare su questa strada diventa molto diabolico e pericoloso degno della piu bassa preparazione politica e di un'europa unita che non esiste per niente.
un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
Posto qui una riflessione di Marco Della Luna, perché pancho ha scritto:
Inoltre che dai da fare a questi che scappano dalle guerre o che cercano opportunità se il lavoro manca anche ai residenti?
Facciamo 4 ore ciascuno con lo stesso stipendio di una giornata intera o dimezziamo? Come pensi di risolvere questo punto?
In effetti manca lavoro, per noi e per altri. Ma tutto quello che ci circonda sul pianeta è opera nostra. Quindi mi chiedo e vi chiedo: Ma noi sappiamo vivere?
Fabbricano debito e diventano padroni di tutto, grazie a noi
Scritto il 18/6/15 • LIBRE nella Categoria: idee
Il nostro destino? «E’ molto semplice da capire», secondo Marco Della Luna, perché «la struttura socio-economica del mondo contemporaneo è caratterizzata da una classe bancaria globale che esercita il potere di creare dal nulla, e a costo zero, quantità virtualmente illimitate di simboli dotati di potere d’acquisto (mezzi monetari) e di strumenti finanziari convertibili in tali simboli, mediante il reciproco accreditamento contabile dei medesimi in un gioco di sponda tra banche, su scala mondiale».
Per giunta, la “classe finanziaria” esercita anche il potere e privilegio di creare, mediante erogazione dei prestiti a interesse, tutti i mezzi monetari di cui abbisogna il resto della società, divenendo così sua creditrice strutturale.
«Per finire, questa classe privilegiata dispone anche delle agenzie che fanno il rating dei debitori (Il rating, in italiano classificazione, è un metodo utilizzato per valutare sia i titoli obbligazionari, sia le imprese (vedi anche modelli di rating IRB secondo Basilea 2) in base al loro rischio finanziario. Le valutazioni del rating sono emesse ad opera delle cosiddette agenzie di rating. In questo caso si definiscono rating di merito creditizio da non confondersi ai rating etici che invece misurano la qualità della governance, della CSR, o in generale della sostenibilità sociale e ambientale di un'emittente.- ndt)
nonché di un buon controllo manipolatorio su tutti i mercati».
Con queste premesse, non c’è scampo: «La politica è finita, i partiti si riducano a missionari antisociali della classe finanziaria e la partecipazione popolare alle decisioni rilevanti diviene impossibile, il principio di eguaglianza rimane un ricordo, mentre reddito e ricchezza sono oggetto di una redistribuzione inversa, cioè concentrante».
Per schematizzare al massimo, scrive Della Luna nel suo blog, «immaginatevi che io abbia il potere esclusivo di creare moneta, stampando pezzi di carta, che metto in circolazione prestandoli a interesse, e che la mia moneta sia accettata e domandata da tutti, e in quantità crescenti, per pagare (a me) gli interessi: gradualmente ma automaticamente divento creditore del resto della società per tutta la sua ricchezza reale, senza contribuire minimamente alla produzione di ricchezza reale».
Ovvero: «Non creo nulla per gli altri, ma gli altri mi saranno debitori di tutto il valore che creano».
Questa caratteristica della società globale «dovrebbe essere la premessa ad ogni discorso etico, politico e costituzionale», invece è sempre sottaciuta.
Quindi, ogni altro discorso risulta monco, irrealistico.
Continuiamo a non “vedere” il ruolo decisivo di «una classe che ha la prerogativa di creare soldi dai soldi, producendoli dal nulla come simboli dotati di potere d’acquisto o comunque di potere di scambio sui mercati (cioè del potere di comperare il frutto del lavoro del resto della società), mentre il resto della società, l’economia reale, non lo può fare, e lavora per pagare gli interessi sui debiti».
Una super-casta come l’élitre finanziara, dunque, «accresce il proprio potere d’acquisto sottraendolo al resto del mondo e all’economia reale: quindi tendenzialmente compra tutto, diventa padrona di tutto, creditrice universale, sovrano politico, legislatore e governante globale incontrastato e senza opposizione, dotata com’è di un grande potere di ricatto e di divide et impera».
E proprio questo è ciò che avviene nel mondo, aggiunge Della Luna, anche grazie al fatto che la popolazione, «nella sua illimitata ignavia collettiva», sostanzialmente sta al gioco, che non capisce, «perché pensa i simboli finanziari e monetari come valori reali, e li compra, investe in essi, li accetta come garanzia, gioisce quando le quotazioni salgono e patisce quando scendono».
Così facendo, «assicura la domanda, quindi l’apparenza di realtà, di questi titoli stessi, e la legittima – legittima il potere di chi li genera e smercia.
Così l’uomo comune si fa veramente artefice del proprio destino, fabbro delle proprie catene», visto che non ha il coraggio di rifiutare «la legittimità di ogni ordinamento giuridico internazionale e nazionale che quel meccanismo ha creato», sistema «anti-umano, quindi “eo ipso” criminale».
E allora «il destino del mondo è suggellato, finché il sistema non si rompa da sé, assieme ai suoi sigilli di legalità».
Inoltre che dai da fare a questi che scappano dalle guerre o che cercano opportunità se il lavoro manca anche ai residenti?
Facciamo 4 ore ciascuno con lo stesso stipendio di una giornata intera o dimezziamo? Come pensi di risolvere questo punto?
In effetti manca lavoro, per noi e per altri. Ma tutto quello che ci circonda sul pianeta è opera nostra. Quindi mi chiedo e vi chiedo: Ma noi sappiamo vivere?
Fabbricano debito e diventano padroni di tutto, grazie a noi
Scritto il 18/6/15 • LIBRE nella Categoria: idee
Il nostro destino? «E’ molto semplice da capire», secondo Marco Della Luna, perché «la struttura socio-economica del mondo contemporaneo è caratterizzata da una classe bancaria globale che esercita il potere di creare dal nulla, e a costo zero, quantità virtualmente illimitate di simboli dotati di potere d’acquisto (mezzi monetari) e di strumenti finanziari convertibili in tali simboli, mediante il reciproco accreditamento contabile dei medesimi in un gioco di sponda tra banche, su scala mondiale».
Per giunta, la “classe finanziaria” esercita anche il potere e privilegio di creare, mediante erogazione dei prestiti a interesse, tutti i mezzi monetari di cui abbisogna il resto della società, divenendo così sua creditrice strutturale.
«Per finire, questa classe privilegiata dispone anche delle agenzie che fanno il rating dei debitori (Il rating, in italiano classificazione, è un metodo utilizzato per valutare sia i titoli obbligazionari, sia le imprese (vedi anche modelli di rating IRB secondo Basilea 2) in base al loro rischio finanziario. Le valutazioni del rating sono emesse ad opera delle cosiddette agenzie di rating. In questo caso si definiscono rating di merito creditizio da non confondersi ai rating etici che invece misurano la qualità della governance, della CSR, o in generale della sostenibilità sociale e ambientale di un'emittente.- ndt)
nonché di un buon controllo manipolatorio su tutti i mercati».
Con queste premesse, non c’è scampo: «La politica è finita, i partiti si riducano a missionari antisociali della classe finanziaria e la partecipazione popolare alle decisioni rilevanti diviene impossibile, il principio di eguaglianza rimane un ricordo, mentre reddito e ricchezza sono oggetto di una redistribuzione inversa, cioè concentrante».
Per schematizzare al massimo, scrive Della Luna nel suo blog, «immaginatevi che io abbia il potere esclusivo di creare moneta, stampando pezzi di carta, che metto in circolazione prestandoli a interesse, e che la mia moneta sia accettata e domandata da tutti, e in quantità crescenti, per pagare (a me) gli interessi: gradualmente ma automaticamente divento creditore del resto della società per tutta la sua ricchezza reale, senza contribuire minimamente alla produzione di ricchezza reale».
Ovvero: «Non creo nulla per gli altri, ma gli altri mi saranno debitori di tutto il valore che creano».
Questa caratteristica della società globale «dovrebbe essere la premessa ad ogni discorso etico, politico e costituzionale», invece è sempre sottaciuta.
Quindi, ogni altro discorso risulta monco, irrealistico.
Continuiamo a non “vedere” il ruolo decisivo di «una classe che ha la prerogativa di creare soldi dai soldi, producendoli dal nulla come simboli dotati di potere d’acquisto o comunque di potere di scambio sui mercati (cioè del potere di comperare il frutto del lavoro del resto della società), mentre il resto della società, l’economia reale, non lo può fare, e lavora per pagare gli interessi sui debiti».
Una super-casta come l’élitre finanziara, dunque, «accresce il proprio potere d’acquisto sottraendolo al resto del mondo e all’economia reale: quindi tendenzialmente compra tutto, diventa padrona di tutto, creditrice universale, sovrano politico, legislatore e governante globale incontrastato e senza opposizione, dotata com’è di un grande potere di ricatto e di divide et impera».
E proprio questo è ciò che avviene nel mondo, aggiunge Della Luna, anche grazie al fatto che la popolazione, «nella sua illimitata ignavia collettiva», sostanzialmente sta al gioco, che non capisce, «perché pensa i simboli finanziari e monetari come valori reali, e li compra, investe in essi, li accetta come garanzia, gioisce quando le quotazioni salgono e patisce quando scendono».
Così facendo, «assicura la domanda, quindi l’apparenza di realtà, di questi titoli stessi, e la legittima – legittima il potere di chi li genera e smercia.
Così l’uomo comune si fa veramente artefice del proprio destino, fabbro delle proprie catene», visto che non ha il coraggio di rifiutare «la legittimità di ogni ordinamento giuridico internazionale e nazionale che quel meccanismo ha creato», sistema «anti-umano, quindi “eo ipso” criminale».
E allora «il destino del mondo è suggellato, finché il sistema non si rompa da sé, assieme ai suoi sigilli di legalità».
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
Certo che manca il lavoro: la produttività aumenta, l'età pensionabile aumenta, ci sarà sempre meno lavoro inteso come necessità di ore lavorate pro capite. Lavorare meno, lavorare tutti.
Manca il denaro perché gli strozzini fanno il loro sporco mestiere col debito degli stati: ma sono gli stati che si sono incravattati da soli quando hanno lasciato che il debito venisse "venduto" alle banche, che pretendono copiosi interessi.
Detto questo, siamo consapevoli che siamo il continente più ricco del mondo? Ricco ed egoista, visto come distribuiamo i redditi ed ergiamo muri. Non ci vergognamo quando vediamo il Libano con un milione di rifugiati e sei milioni di abitanti? Non ci vergognamo quando pensiamo a 24 milioni di Italiani emigrati nel globo terracqueo (che, con i loro discendenti, formano un totale di sessanta milioni di "Italiani" all'estero)?
Manca il denaro perché gli strozzini fanno il loro sporco mestiere col debito degli stati: ma sono gli stati che si sono incravattati da soli quando hanno lasciato che il debito venisse "venduto" alle banche, che pretendono copiosi interessi.
Detto questo, siamo consapevoli che siamo il continente più ricco del mondo? Ricco ed egoista, visto come distribuiamo i redditi ed ergiamo muri. Non ci vergognamo quando vediamo il Libano con un milione di rifugiati e sei milioni di abitanti? Non ci vergognamo quando pensiamo a 24 milioni di Italiani emigrati nel globo terracqueo (che, con i loro discendenti, formano un totale di sessanta milioni di "Italiani" all'estero)?
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
Messa così, Flavio, non fa una grinza.flaviomob ha scritto:Certo che manca il lavoro: la produttività aumenta, l'età pensionabile aumenta, ci sarà sempre meno lavoro inteso come necessità di ore lavorate pro capite. Lavorare meno, lavorare tutti.
Manca il denaro perché gli strozzini fanno il loro sporco mestiere col debito degli stati: ma sono gli stati che si sono incravattati da soli quando hanno lasciato che il debito venisse "venduto" alle banche, che pretendono copiosi interessi.
Detto questo, siamo consapevoli che siamo il continente più ricco del mondo? Ricco ed egoista, visto come distribuiamo i redditi ed ergiamo muri. Non ci vergognamo quando vediamo il Libano con un milione di rifugiati e sei milioni di abitanti? Non ci vergognamo quando pensiamo a 24 milioni di Italiani emigrati nel globo terracqueo (che, con i loro discendenti, formano un totale di sessanta milioni di "Italiani" all'estero)?
Precedentemente avevo risposto al Camillone(credo) che il confronto con l'esodo europeo e italiano verso le Americhe nel secolo scorso non va bene poiché queste avevano assolutamente bisogno di manodopera noi ora non mi sempre che siamo in queste condizioni anche se vogliamo merci tutta la ns. buona volontà. Purtroppo non è così .
Ti ha anche detto che i paesi confinanti con questi popoli la loro assistenza umanitaria se così si può chiamare l'hanno messa a disposizione ma come? Imbastendo su alla meglio campi per rifugiati che assomigliano molto ai famosi campi di concentramento nazisti.
Ti sembra questa una soluzione? Momentanea certamente si ma a quel che appare e' più definitiva che momentanea.
È' vero che siamo un continente ricco e che queste ricchezze dovrebbero essere divise più equamente ma non è questo il modo per arrivarci.
Le soluzioni sono più drastiche poiché se non si ritocca questo sistema e se il popolo stesso non ne è cosciente, non se ne viene a capo e allora che ci resterebbe se non far progredire questi paesi arretrati e non eliminiamo definitivamente il contrabbando illegale di armi.
Hai ragione quando fai notare che il mondo non dovrebbe avere frontiere e che ognuno di noi dovrebbe avere la possibilità di migrare dove vuole poiché la terra e' di tutti e non di pochi.
Certo è vero tutto questo ma allora bisogna rivoltare come un calzino questi sistemi altrimenti come potremmo arrivare a questi obiettivi.
Il sistema è certamente marcio ora come lo era un tempo poiché funziona così e quindi in questo sistema sei costretto a muoverti non come verresti ma come richiede il sistema.
Cmq, detto questo, se vogliamo aprire una discussione se sia utile scappare dal proprio paese o invece rimanerci per cambiarlo, sono sempre pronto a questa discussione.
Son sempre stato un po' critico verso coloro che per vari motivi si sono spostati perché questi hanno lasciato ad altri il compito di riformare il proprio paese.
Certo, a parte il dolore di lasciare gli affetti qui, chi se ne è andato ha scelto le strada più facile mentre chi è rimasto ha dovuto ricevere angherie e fare molti sacrifici fra cui la fame per dare il suo contributo al Paese.
Ora non voglio fare alcun confronto con quello che succedeva nel secolo scorso con quello che sta succedendo ora ora ma ho ancora parecchi dubbi che la soluzione sia quella di scappare "verso i paesi del ben godi".
Questo può peggiorare le loro situazioni e crearne altre all'interno dei paesi in cui intendono arrivare.
Questo tema e assai difficile da discutere poiché implica anche analisi politiche che spesso intendiamo sfuggire per comodo.
Non a caso un tempo(e qui mi ripeto fino alla noia) tutta la sinistra su questo tema era unita ed aveva questa parola d'ordine: aiutiamoli in caso loro in tutti i modi ( intendevamo anche aiutandoli a cambiare i loro governi fantocci) poiché solo così possiamo dare un giusto contributo.
Contrariamente non sarebbe altro che accettare passivamente lo status quo del terzo e quarto mondo poiché dopo tutto va ancora più a vantaggio nostro accettare la loro rana umana umana.
Un salutone
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
Da buon masochista, visto che nessuno guarda più i talk politici e i Tg, io, mi sorbisco quelli de LA7. Ma non per l’intero.
Quando interviene Bufala Bill, spengo il televisore. Quando ci sono i masnadieri della sua Banda azzero l’audio. Solo Silvietto e la sua Banda, per un ventennio hanno provocato nel sottoscritto le stesse reazioni.
Ieri sera però a Servizio Pubblico non c’erano le Bande, e quindi il talk lo si poteva vedere per intero. In un servizio su Ventimiglia, è stata raccontata la storia di una ragazza immigrata minorenne.
E’ riuscita ad arrivare a Parigi, ma i franzosi l’hanno rispedita in Italia, a Ventimiglia.
Quando era arrivata a Parigi aveva in tasca 170 euro. Adesso non ne ha più uno.
Ho ragione di credere che siano in migliaia in questa condizione.
Perché mesi addietro, un servizio raccontava che in alcuni villaggi africani facevano/fanno la colletta perché almeno qualcuno di loro a turno, avesse/abbia la possibilità di salvarsi.
Non ricordo chi la settimana scorsa ha affermato che stiamo perdendo il senso dell’umano.
E’ così???
Quando interviene Bufala Bill, spengo il televisore. Quando ci sono i masnadieri della sua Banda azzero l’audio. Solo Silvietto e la sua Banda, per un ventennio hanno provocato nel sottoscritto le stesse reazioni.
Ieri sera però a Servizio Pubblico non c’erano le Bande, e quindi il talk lo si poteva vedere per intero. In un servizio su Ventimiglia, è stata raccontata la storia di una ragazza immigrata minorenne.
E’ riuscita ad arrivare a Parigi, ma i franzosi l’hanno rispedita in Italia, a Ventimiglia.
Quando era arrivata a Parigi aveva in tasca 170 euro. Adesso non ne ha più uno.
Ho ragione di credere che siano in migliaia in questa condizione.
Perché mesi addietro, un servizio raccontava che in alcuni villaggi africani facevano/fanno la colletta perché almeno qualcuno di loro a turno, avesse/abbia la possibilità di salvarsi.
Non ricordo chi la settimana scorsa ha affermato che stiamo perdendo il senso dell’umano.
E’ così???
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
Si tratta solo di avere pazienza ed aspettare per vedere le reazioni dei bianchi.
CATANIA
«I migranti? Bruciateli vivi»
Frasi razziste del dirigente Polfer
I post su Facebook di un commissario della polizia ferroviaria: «Mi manca Hitler. Gli immigrati? Buttateli a mare».
http://corrieredelmezzogiorno.corriere. ... 1154.shtml
CATANIA
«I migranti? Bruciateli vivi»
Frasi razziste del dirigente Polfer
I post su Facebook di un commissario della polizia ferroviaria: «Mi manca Hitler. Gli immigrati? Buttateli a mare».
http://corrieredelmezzogiorno.corriere. ... 1154.shtml
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
In alcuni casi no. Gli altri stati più sviluppati dell'Italia (al netto dei falsi poveri che qui ho visto sono molti) non vogliono neanche dividere le responsabilità e la conseguenza è che poi deve risolvere i problemi l'Italia che ha un debito pubblico altissimo (che queste nazioni poi con una grossa faccia di bronzo vogliono che si abbatta quanto prima) e uno stato di difficoltà economiche che si estende anche a chi ha un lavoro regolare. Prima o poi il problema si deve affrontare alla radice.camillobenso ha scritto: Non ricordo chi la settimana scorsa ha affermato che stiamo perdendo il senso dell’umano.
E’ così???
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
NOSTRA SIGNORA "L'IPOCRISIA" CHE DOMINA INDISTURBATA IL PIANETA
Il titolo de L'Espresso di questa settimana è:
Immigrazione
Naufragio Europa
Parigi e Londra respingono i profughi ma sfruttano le risorse delle loro ex colonie.
Dove, con pochi euro, si possono creare posti di lavoro. E rallentare l'esodo.
Come dimostra l'inchiesta di Fabrizio Gatti dal cuore dell'Africa.
^^^^^^^^^^^^^^^^
Ascoltare i dibattiti nei talk tra giornalisti e pseudo politicanti è estremamente vomitevole.
Continuano a dibattere sul nulla facendo finta di non conoscere il problema di fondo.
Tutti quanti nell'ultimo ventennio si sono diplomati al ProIstituto Santanché, dove hanno imparato alla perfezione il modo di raccontare balle nel miglior modo possibile per infinocchiare(diciamo così per non scadere nel volgare, anche se più pregnante) i merli italiani.
Per la prima volta un giornalista d'assalto affronta l'origine del grande esodo.
Sedici anni fa un giornalista de La Repubblica aveva segnalato che dovevamo aspettarci in futuro un esodo biblico dall'Africa.
Ovviamente, come sempre, se ne sono sbattuti tutti i cojiotes.
Il risultato di questo sbattimento è sotto gli occhi di tutti.
Il titolo de L'Espresso di questa settimana è:
Immigrazione
Naufragio Europa
Parigi e Londra respingono i profughi ma sfruttano le risorse delle loro ex colonie.
Dove, con pochi euro, si possono creare posti di lavoro. E rallentare l'esodo.
Come dimostra l'inchiesta di Fabrizio Gatti dal cuore dell'Africa.
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Ascoltare i dibattiti nei talk tra giornalisti e pseudo politicanti è estremamente vomitevole.
Continuano a dibattere sul nulla facendo finta di non conoscere il problema di fondo.
Tutti quanti nell'ultimo ventennio si sono diplomati al ProIstituto Santanché, dove hanno imparato alla perfezione il modo di raccontare balle nel miglior modo possibile per infinocchiare(diciamo così per non scadere nel volgare, anche se più pregnante) i merli italiani.
Per la prima volta un giornalista d'assalto affronta l'origine del grande esodo.
Sedici anni fa un giornalista de La Repubblica aveva segnalato che dovevamo aspettarci in futuro un esodo biblico dall'Africa.
Ovviamente, come sempre, se ne sono sbattuti tutti i cojiotes.
Il risultato di questo sbattimento è sotto gli occhi di tutti.
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
NOSTRA SIGNORA "L'IPOCRISIA" CHE DOMINA INDISTURBATA IL PIANETA
Luigi Vicinanza
Editoriale http://www.lespresso.it - @vicinanzal
L’Europa rifiuta di affrontare il tema immigrati.
Nel gioco degli interessi nazionali perde anima
e valori. Quando dovrebbe ascoltare Francesco...
Continente vecchio
egoismi nuovi
L’EUROPA SI INFRANGE sugli scogli di
Ventimiglia.
Affonda sulle sponde dello
Stato anarchico di Libia.
Si scanna nelle campagne dell’Ucraina.
L’Europa si dissolve giorno dopo giorno sotto il
peso della sua opulenza messa in crisi
dalla paura per gli sbarchi dei disperati.
Minaccia di bloccare le frontiere,
respingere gli indesiderati, bombardare
gli scafisti, radere al suolo i campi
della vergogna.
Riesce solo a dividersi.
E a perdere se stessa.
C’è la Germania, ma l’Europa no,
dice Romano Prodi a Eugenio Scalfari
nel serrato dialogo sui destini del Vecchio
Continente (pagina 22).
Un confronto avvenuto in redazione, nella sede
de “l’Espresso”, venerdì 12 giugno,
dunque prima ancora che si conoscessero
i risultati elettorali dei comuni
italiani andati al ballottaggio.
Eppure l’ex presidente del Consiglio italiano ed
ex presidente della Commissione europea
annotava: «Viviamo un’era in cui
tutte le democrazie ragionano in tempi
brevi. Ogni elezione, anche la più locale,
inisce per accorciare i tempi delle scelte
e delle decisioni dei governi».
La mente, oggi, corre a Venezia, alla sconfitta subita
dal Pd, alla resa dei conti interna.
Ma quella considerazione fatta da Prodi
vale non solo in Italia, bensì in tutti i
Paesi dove si svolgono libere elezioni.
La Francia, per esempio. Irriconoscibile
in queste ultime amare settimane.
Ci siamo sentiti tutti “Charlie” appena
sei mesi fa.
Ma Parigi ora sembra aver
paura essa per prima di quelle tre magiche
parole coniate duecento anni fa,
divenute patrimonio del mondo libero.
Così Oltralpe il socialismo di Hollande
si annacqua nel razzismo del Front
National e mostra i muscoli alla frontiera
con l’Italia.
La solidarietà europea,
se mai è esistita, è finita in rissa.
Il presidente francese, in pericoloso calo
nei sondaggi (terzo dopo la Le Pen e
Sarkozy) teme le prossime elezioni;
quindi le sue scelte sono dettate da un
tatticismo di corto respiro.
Lo stesso è accaduto nella Gran Bretagna
di Cameron.
Il leader conservatore
ha vinto le elezioni in maggio barattando
l’Europa con la sua riconferma.
Un populismo molto british ma non per
questo meno preoccupante.
Così di opportunismo in opportunismo la vecchia
grande Europa si sta disgregando.
La copertina di questa settimana è dedicata
a un disastro politico: valori,
speranze, soluzioni, intese naufragano
nel mare degli egoismi nazionali.
IL NOSTRO FABRIZIO GATTI, inviato in
Niger, crocevia delle migrazioni di
massa dall’Africa sub-sahariana verso
le coste libiche, documenta (da pagina
14) la politica coloniale ancora condotta
in quell’area nevralgica. Il Niger
è all’ultimo posto nel mondo per indice
di sviluppo umano; eppure con l’uranio
estratto dal suo sottosuolo l’industria
nucleare di Parigi alimenta un
terzo dell’energia necessaria per il
buon funzionamento di ogni cosa in
Francia. Accade da anni nella non-ingerenza
della comunità internazionale.
Ora però appare intollerabile più che
mai. Perché fame e disperazione in
quelle terre sono la causa dell’esodo,
inarrestabile anche di fronte al pericolo
di morte su una delle troppe carrette
destinate a naufragare nel mar Mediterraneo.
Per noi europei è inconcepibile:
la morte in viaggio non fa paura
a chi sa con certezza di morire per fame
e stenti lì dove è nato.
DEBOLI NELLE ANALISI, continuiamo
ad affrontare il fenomeno delle migrazioni
in una logica emergenziale. Con
l’illusione che prima o poi inisca. Evidentemente
non sarà così. Ogni nuovo
sbarco ci coglie impreparati. In Italia
come nelle nazioni nostre alleate.
Nell’inchiesta condotta sul campo in
Africa documentiamo come con una
spesa molto inferiore e un’eficienza
maggiore una serie di interventi di cooperazione
con le popolazioni locali
potrebbe creare quelle condizioni di
vita accettabili. Un’alternativa vera
alla disperazione. Non basta però uno
slogan elettorale a buon mercato: aiutiamoli
a casa loro. Serve un impegno
continuo, duraturo e dificile. Progetti
decisi con la gente del posto. Capacità
di dialogo.
Ancora una volta Francesco, con la
sua enciclica (pagina 38), si rivela un
vero leader mondiale, capace di parlare
oltre la casa dei fedeli. C’è «un’intima
relazione tra i poveri e la fragilità
del pianeta», scrive il ponteice per poi
denunciare «la grave responsabilità
della politica internazionale e locale».
Lo capiremo mai noi occidentali?
Luigi Vicinanza
Editoriale http://www.lespresso.it - @vicinanzal
L’Europa rifiuta di affrontare il tema immigrati.
Nel gioco degli interessi nazionali perde anima
e valori. Quando dovrebbe ascoltare Francesco...
Continente vecchio
egoismi nuovi
L’EUROPA SI INFRANGE sugli scogli di
Ventimiglia.
Affonda sulle sponde dello
Stato anarchico di Libia.
Si scanna nelle campagne dell’Ucraina.
L’Europa si dissolve giorno dopo giorno sotto il
peso della sua opulenza messa in crisi
dalla paura per gli sbarchi dei disperati.
Minaccia di bloccare le frontiere,
respingere gli indesiderati, bombardare
gli scafisti, radere al suolo i campi
della vergogna.
Riesce solo a dividersi.
E a perdere se stessa.
C’è la Germania, ma l’Europa no,
dice Romano Prodi a Eugenio Scalfari
nel serrato dialogo sui destini del Vecchio
Continente (pagina 22).
Un confronto avvenuto in redazione, nella sede
de “l’Espresso”, venerdì 12 giugno,
dunque prima ancora che si conoscessero
i risultati elettorali dei comuni
italiani andati al ballottaggio.
Eppure l’ex presidente del Consiglio italiano ed
ex presidente della Commissione europea
annotava: «Viviamo un’era in cui
tutte le democrazie ragionano in tempi
brevi. Ogni elezione, anche la più locale,
inisce per accorciare i tempi delle scelte
e delle decisioni dei governi».
La mente, oggi, corre a Venezia, alla sconfitta subita
dal Pd, alla resa dei conti interna.
Ma quella considerazione fatta da Prodi
vale non solo in Italia, bensì in tutti i
Paesi dove si svolgono libere elezioni.
La Francia, per esempio. Irriconoscibile
in queste ultime amare settimane.
Ci siamo sentiti tutti “Charlie” appena
sei mesi fa.
Ma Parigi ora sembra aver
paura essa per prima di quelle tre magiche
parole coniate duecento anni fa,
divenute patrimonio del mondo libero.
Così Oltralpe il socialismo di Hollande
si annacqua nel razzismo del Front
National e mostra i muscoli alla frontiera
con l’Italia.
La solidarietà europea,
se mai è esistita, è finita in rissa.
Il presidente francese, in pericoloso calo
nei sondaggi (terzo dopo la Le Pen e
Sarkozy) teme le prossime elezioni;
quindi le sue scelte sono dettate da un
tatticismo di corto respiro.
Lo stesso è accaduto nella Gran Bretagna
di Cameron.
Il leader conservatore
ha vinto le elezioni in maggio barattando
l’Europa con la sua riconferma.
Un populismo molto british ma non per
questo meno preoccupante.
Così di opportunismo in opportunismo la vecchia
grande Europa si sta disgregando.
La copertina di questa settimana è dedicata
a un disastro politico: valori,
speranze, soluzioni, intese naufragano
nel mare degli egoismi nazionali.
IL NOSTRO FABRIZIO GATTI, inviato in
Niger, crocevia delle migrazioni di
massa dall’Africa sub-sahariana verso
le coste libiche, documenta (da pagina
14) la politica coloniale ancora condotta
in quell’area nevralgica. Il Niger
è all’ultimo posto nel mondo per indice
di sviluppo umano; eppure con l’uranio
estratto dal suo sottosuolo l’industria
nucleare di Parigi alimenta un
terzo dell’energia necessaria per il
buon funzionamento di ogni cosa in
Francia. Accade da anni nella non-ingerenza
della comunità internazionale.
Ora però appare intollerabile più che
mai. Perché fame e disperazione in
quelle terre sono la causa dell’esodo,
inarrestabile anche di fronte al pericolo
di morte su una delle troppe carrette
destinate a naufragare nel mar Mediterraneo.
Per noi europei è inconcepibile:
la morte in viaggio non fa paura
a chi sa con certezza di morire per fame
e stenti lì dove è nato.
DEBOLI NELLE ANALISI, continuiamo
ad affrontare il fenomeno delle migrazioni
in una logica emergenziale. Con
l’illusione che prima o poi inisca. Evidentemente
non sarà così. Ogni nuovo
sbarco ci coglie impreparati. In Italia
come nelle nazioni nostre alleate.
Nell’inchiesta condotta sul campo in
Africa documentiamo come con una
spesa molto inferiore e un’eficienza
maggiore una serie di interventi di cooperazione
con le popolazioni locali
potrebbe creare quelle condizioni di
vita accettabili. Un’alternativa vera
alla disperazione. Non basta però uno
slogan elettorale a buon mercato: aiutiamoli
a casa loro. Serve un impegno
continuo, duraturo e dificile. Progetti
decisi con la gente del posto. Capacità
di dialogo.
Ancora una volta Francesco, con la
sua enciclica (pagina 38), si rivela un
vero leader mondiale, capace di parlare
oltre la casa dei fedeli. C’è «un’intima
relazione tra i poveri e la fragilità
del pianeta», scrive il ponteice per poi
denunciare «la grave responsabilità
della politica internazionale e locale».
Lo capiremo mai noi occidentali?
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